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Autore: past_zonk    11/08/2015    1 recensioni
Aurikku! / Commovente / imho una delle migliori fanfiction di Final Fantasy di s-e-m-p-r-e!
C'è un gioco a cui giocano i bambini di Spira. Due o tre, o quattro, o cinque e persino sei si tengono per mano e camminano in circolo cantando questa piccola canzone.
Besaid Djose Kilika,
Bevelle Macalania,
Trova Sin a Zanarkand
Combattilo come Ohalland.
Poi cadono a terra, ridendo. Sanno che stanno emulando le morti degli invocatori e i loro guardiani? Credo lo realizzino solo da grandi. I giochi dei bambini celebrano il sacrificio e il martirio. I loro eroi muoiono sempre.
Benvenuto a casa, Auron. A Spira sei mancato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auron, Rikku
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Soldier of Spira.

 


 


 

Auron:

 

Luca.

 

La grande città.

 

Approdammo al porto il giorno del torneo che avrebbe aperto la stagione di blitzball. Mika e le squadre erano già arrivate. Il Maestro Mika in città. Chissà se i nostri cammini si sarebbero incrociati. L’ultima volta che avevamo parlato era stato… insoddisfacente.

 

Attraccammo in un posto libero. Controllai la mia borraccia e posizionai la spada sulla spalla. La ciurma della nave mi guardava con ansia. Ne erano rimasti quattro – avevano cercato di assassinarmi durante la notte. Il più giovane aveva quattordici anni. Suo padre era morto. Ora avevano paura che io non volessi lasciare testimoni. Nessuno di loro capiva che erano stati loro a commettere il crimine. Feci un passo sulla nave, poi mi fermai.

 

“Voi uomini,” dissi voltandomi. “Potete raccontare la vostra storia, di come la morte abbia veleggiato con voi fino a Kilika, come siete scappati a Sin, ma non rimanete silenziosi. Dite alla gente del prezzo che avete pagato per la vostra paura. A me non interessa. Diventerà semplicemente un’altra storia nella leggenda.

 

“Ma per la vostra sicurezza, vi suggerisco di inventarvi qualcosa. Siete stati attaccati da Sin, o da mostri, o dai pirati. Siete stati sorpresi da una tempesta, o un’improvvisa epidemia ha sconvolto la vostra nave. Non dite loro che ho dovuto uccidervi uno ad uno prima che vi convinceste a salvare Kilika.

 

“Non è questo che le persone vogliono sentire. Provate a dir loro la verità che non vogliono sapere, e loro vi distruggeranno.”


 

Luca.

 

 

Auron:

 

Stetti in piedi sul molo a prendere grosse boccate d’aria. Avrei preferito l’aria leggermente stantia di città – qualsiasi città – all’aria di mare, in quel momento. Non sarebbe durato per sempre, ma ora per me il mare odorava di cadaveri. Un piccolo ragazzo corse verso di me e lasciò un bigliettino nelle mie mani. Mi osservò per un momento, poi scomparì. Era il nome di una taverna. Erano passati più di dieci anni da quando ero stato a Luca, ma avrei trovato il posto. Lasciai la nave, i superstiti, e la mia più recente, sanguinosa, eroica sconfitta dietro di me.

 

La città sembrava piccola mentre camminai le sue strade. Zanarkand aveva cambiato le mie prospettive, ma Luca era una grande città a Spira. Era il centro del mondo del blitzball. La gente assisteva agli attacchi di Sin, poi cercava di ricostruire tutto prima dei prossimi giochi. Non ho mai capito i blitzers, ed ho conosciuto due dei migliori. Ed ancora, mille occhi erano puntati su di me mentre camminavo. Ci furono bisbigli. Le persone mi additavano. Se non fosse stato per il torneo di blitzball, penso sarei stato la notizia del giorno. Sì, sono una leggenda – il guardiano rosso, la morte che cammina, il salvatore di Ocean’s Point (non chiedete del villaggio Starfall), eroe di Klannathe, il più gran guerriero della mia generazione. Ma mi stava sfuggendo di mano.

 

Cosa aveva detto la chiesa di me in questi dieci anni?

 

Trovai la taverna vicino al limite del perimetro della città. Non ero mai stato lì, ma era un posto decente. Ne conoscevo un centinaio come quello, e un migliaio di ben peggiori. C’era il blitzball sugli schermi, ovviamente. Entrai ed ogni conversazione si fermò, poi ricominciarono. Potevo udire le parole “Auron” e “guardiano” di continuo. Forse è il soprabito. I miei occhi furono attirati da tre persone sedute al tavolo all’angolo – la donna che avevo incontrato fuori alla foresta vicino al mare, il vecchio scolaro che mi aveva parlato sulla strada Mi’ihen, e un mercante Al Bhed che avevo conosciuto anni fa. Interessante. Mi sedetti al loro tavolo.

 

“Avevi ragione,” dissi alla donna. “Non sarei dovuto andare a Kilika.”



Auron:

 

Ero diretto allo stadio al centro della città. La squadra da Besaid era arrivata in finale. Evidentemente, era stata una sorpresa. Sapevo avrei trovato Yuna e Tidus con la squadra. L’informazione mi era giunta dai miei nuovi collaboratori. Eravamo arrivati ad un accordo. Mi avrebbero aiutato in vari modi, e io non mi sarei fidato di loro – il mercante aveva sorriso, la donna riso, e lo scolaro s’era accigliato. Il loro nemico era il mio nemico, sì, questo lo accettavo. Ma dopotutto, ognuno giocava anche il proprio gioco. Anche io. Forse mi sarei fidato di loro col tempo. Fino ad allora, mi avevano dato di che pensare.

 

La piccola Yuna era un’invocatrice. Non mi aveva davvero sorpreso che avesse voluto seguire i passi di suo padre, ma era così giovane. Ciononostante, rientrava bene nel Piano, così bene che mi domandai se forse non l’avessi già previsto. Sarebbe stato certamente più facile – sentii un leggero tirare. Guardai in basso e vidi una bambina tirare il mio giaccone.

 

“Posso avere un suo autografo, Signor Auron?”

 

“Vuoi il mio autografo?” Non aveva più che sei anni.

 

“E’ per mia sorella,” aggiunse. Tre teenager guardarono velocemente lontano e scoppiarono in risolini. Numero 9 sulla mia Lista… Oh, beh…non avrebbe fatto male a nessuno. Sospirai e firmai l’autografo, e mi affrettai allo stadio – sì, okay, mi fecero uno sconto di simpatia. Arrivai agli spalti.

 

Eccolo lì – il ragazzo. Sorrisi davvero nel vederlo. Naturalmente, non solo era arrivato a giocare in una squadra di blitzball a Spira, ma persino in campionato. (Quanto tempo era passato dall’ultima volta che avevo sorriso? Un mese? Un anno?) Mi sedetti a guardare. Mentre il blitzball non è nella mia lista di cose che odio e disprezzo, è ben lontano dall’essere il mio passatempo ideale. Ma mi piaceva vedere Tidus giocare. I fans l’avevano sempre amato perché era giovane, perché era il migliore, e perché amava onestamente il gioco. Lo assaporava, lo apprezzava, e loro lo sentivano. Quando era in acqua, e passava, segnava o difendeva, ci metteva tutto il suo cuore. Non si teneva nulla. Moriva dentro quando mancava un tiro, e i fans si dolevano per lui. Quando segnava, impazzivano. Aveva sempre amato il blitzball. Quando era triste, e nient’altro l’avrebbe tirato su, il blitz era l’unica cosa. Quando nient’altro l’avrebbe convinto a darmi retta, lo minacciavo di privarlo del bitzball. La tecnica non aveva mai fallito. Io non avevo mai amato qualcosa in maniera tanto pura. Non penso che molte persone possano.

 

La squadra locale segnò un punto, e il gioco si portò a uno a zero per loro. Tidus cercò tre colpi, ma ognuno di loro fu bloccato. Persino io potevo capire che erano tentativi disperati. Besaid era, a metà partita, indietro di un colpo. Le squadre uscirono di nuovo per il secondo tempo e Tidus attaccò immediatamente la porta nemica. C’erano tre difensori più il portiere. Un altro colpo disperato, come notò telecronista.

 

“E’ l’attaccante sinistro di Besaid a cercare di tirare un altro tiro ai nostri tre Luca Goers…sembra che Besaid sia incapace a – COSA! Cos’è quello! Gente, la palla ha appena messo già uno dei Goers – ED UN ALTRO! Gente, l’attaccante dei Besaid ha appen- GOAL! GOOOOOOOOAAAL! I Besaid Aurochs sono in gioco e due dei Luca Goers stanno cercando di scuotersi dagli effetti! Cosa ERA quel tiro?”

 

Quello era il tiro Jecht. Ho visto Jecht esercitarsi almeno un centinaio di volte. Avrebbe sorriso d’orgoglio vedendo Tidus ora. O forse no. Era un uomo strano in molti modi. Forse l’avrebbe irritato che il suo ragazzo stesse usando il suo colpo.

 

“Mi sto ancora riprendendo da quel colpo, gente, e anche i Goers, non sono riusciti a riprendere il ritmo. E ora i fans…sembra stiano chiamando Wakka!”

 

Vidi Tidus ascoltare la folla. Lo vidi affondare un tantino nell’acqua e poi nuotare verso l’uscita. Poco dopo vidi un uomo con dei capelli rossi e improbabili prendere il suo posto. Ora, Jecht. Sii fiero di tuo figlio ora. Si era messo da parte dal gioco che amava, dato il posto ad un altro giocatore. Cinque anni fa non l’avrebbe mai fatto – dare via il brivido, l’adulazione. Non ci avrebbe mai pensato. È cresciuto, e Io sono orgoglioso di lui.

 

Glielo dirò un giorno.

 

Questo Wakka che aveva preso il suo posto sembrava competente in acqua. Sarebbe stato un vantaggio dopo. Segnò con un qualche tipo di tiro, facendo impazzire la folla e il commentatore ad un livello di isteria entusiasta. Negli ultimi secondi del gioco la squadra locale aveva la palla.

 

“Sembra che i Goers abbiano un ultimo tiro per riprendere il gioco! Il destro-avanti di Luca si libera di un difensore, e un altro! Non c’è nessuno di fronte a lui – CALCIA! SEMBRA UN BUON—FINE! finefinefinefineFINE! Besaid ha vinto la coppa! Besaid ha vinto la coppa! Besaid ha vinto la coppa!”

 

Guardai in basso e vidi Tidus nuotare verso gli altri per congratularsi.

 

“Besaid ha la coppa! Besaid ha la coppa!”

 

Persone corrono. Persone urlano. Ci sono mostri sugli spalti. Ci sono mostri in acqua. Interessante.

 

“Besaid ha la coppa! Besaid—ehi, cosa! Fermatevi! Uscite di qui! Aaaah!”

 

Mi alzo e cammino verso dove credo Wakka e il ragazzo usciranno dall’acqua. Un drago Vivre mi blocca la strada. Il suo più grande pericolo è la sua tecnica Respiro. Questi non sono i mostri del Monte Gagazet. Tidus e Wakka corrono verso di me.

 

“Auron!”

 

“Sir Auron!”

 

Prima che io mi possa congratulare con loro per il gioco, un altro mostro si fa vivo, un garuda questa volta, non solo più potente, ma un mostro volante. Fantastico. Il blitzer si rende d’aiuto. Colpisce il mostro con un attacco nero. Utile. Poi lo colpiamo tutti finché non muore. Poi ne viene un altro, insieme a un dingo e un altro vivre. Non veramente pericolosi, ma noiosi.

 

Ed è qui che una grande ancora cade dal cielo.



 

Auron:

 

E quell’ancora fu Seymour, un maestro per metà Guado, che giocava il suo gioco insieme a quello per Bevelle. Questo era quello che mi avevano detto i tre nella taverna, e non avevo motivo di dubitare delle loro parole. Non avevo mai visto il suo eone, Anima, prima. I miei collaboratori avevano solo un paio di tesi sulla sua origine, ma era davvero potente. Eliminò tutte le dozzine di mostri con onde della sua incredibile forza, pain. Si sarebbe proprio ambientato a Zanarkand.

 

Seymour era forte, potevo percepirlo. Era anche un potere in crescita a Bevelle. Avremmo dovuto tenere un occhio vigile su di lui. Perché una delle domande più interessanti della giornata era, da dove venivano tutti quei mostri? Non da Sin. Sin non era per niente vicino – potevo odorarlo. Quindi, che gioco stai giocando, Seymour Guado?

 

Dopo la battaglia, le introduzioni al gruppo di Yuna furono affrettate. Il cuore della squadra, quella che la faceva andare avanti, era la maga nera Lulu. Era il leader di fatto, silenziosa e sensibile, prendeva le decisioni. Poi c’era il blitzer, Wakka. Era il loro specialista per i volatili. Il suo accento era decisamente delle piccole isole attorno Besaid, ma dal colore della sua pelle e i suoi capelli, pensai che dovesse provenire da una delle tribù delle isole occidentali. Forse quando era giovane. Sapevo era abbastanza capace per il momento, ma non mi fidavo delle sue motivazioni. Si sarebbe concentrato sulla salvezza di Yuna, o sul suo gioco? I miei primi istinti mi dicevano che sarebbe stato…inconveniente…per il Piano se fosse morto nel vicino futuro. Ero contento. Non volevo uccidere nessuno. Se le cose fossero cambiate più in là…beh, ci avrei pensato dopo.

 

Kimahri era lì. Non lo vedevo da dieci anni. Non potevo credere che dopo tutti questi anni il Ronso stesse ancora vegliando su Yuna, mantenendo le MIE promesse a Braska. Mi sentivo umiliato.

 

Ed era quella ancora la mia piccola Yuna, questa giovane donna in bianco e blu, tutta portamento e grazia? Aveva solo sei o sette anni quando l’avevo vista l’ultima volta. Era una bambina silenziosa e ubbidiente. Se le dicevi che avresti giocato con lei tra un po’, avrebbe aspettato con pazienza. Sembrava essere cresciuta in una ragazza tranquilla e calma, un po’ malinconica, ma era un mondo di malinconie, e lei stava intraprendendo un triste viaggio.

 

Avevo bisogno di parlare a Tidus.

 

“È tutta colpa tua!” urlò. Eravamo in fondo alle banchine. “È tutta colpa tua!”

 

Colpa mia. Sin. Non poter ritornare a casa. Era tutta colpa mia, urlò, ruggì. Era sempre stato collerico. L’aveva preso da sua madre.

 

Beh. A chi altro poteva urlare?

 

“Chi sei, comunque?” mi chiese. Una domanda ragionevole. Me l’aveva chiesto solo un’altra volta, prima, quando aveva sette anni, e mi aveva incontrato per la prima volta. Non gli risposi allora. Non gli risposi ora. Quando lo scoprirò, glielo dirò. Dopo un momento, continuò, “Come conoscevi mio padre?”

 

Allora gli ho raccontato l’ossatura della storia. Sconfiggere Sin. Le mie promesse. Andare a Zanarkand. Lasciai molto fuori. Poi gli dissi la parte più difficile – la parte che riguardava Jecht. Sin è Jecht.

 

“No!” disse lui, occhi ricolmi d’orrore. “È ridicolo! Non è possibile! Non ti credo!” ma mi credette e entrambi lo sapevamo. Aveva toccato Sin. Anche lui aveva sentito Jecht.

 

“Vieni con me,” gli dissi. Avrebbe visto la verità con i suoi occhi.

 

“Cosa dovrei dire? Mi dici che è una decisione mia, ma non ho una scelta, vero? Devo venire con te! Devo! Sei l’unico che può dirmi che sta succedendo, dopotutto.”

 

Si accrucciò, le mani sulle ginocchia, come faceva quando era piccolo e voleva chiudere fuori il mondo. Sapevamo entrambi che era vero. Io dovevo andare con Yuna. Avevo bisogno che Tidus venisse con me. Avevo bisogno di entrambi – era la chiave del Piano, ora che Yuna era un’invocatrice.

 

“Irritante,” risposi, “Lo so.” Pensai per un momento. “O hai paura?”

 

Lo sai che è giusto aver paura. La vita può essere un posto spaventoso, specialmente una vita che si rivolta sotto sopra in un posto che non hai mai conosciuto. E sei ancora giovane, pensai. Tidus, mi piacerebbe che tu avessi più tempo, ma Yuna ha bisogno di noi ora, e io ho fatto promesse anche a suo padre. Metto la mia mano sulla sua spalla, e gli dico che andrà tutto bene, come feci la notte in cui sua madre morì di febbre. Come dissi la notte in cui era quasi morto in un incidente. Come dissi la notte in cui mi trovò sull’uscio di casa, sanguinante, immobile, che non respiravo, la notte in cui bruciò il Settore D. La notte del Ballo del Matto.

 

“Auron,” mi chiese con calma, “Tornerò mai a casa? A Zanarkand?”

 

Cosa gli dico? Se tornerai mai a casa, significherà che ho fallito, il Piano a pezzi, Spira ancora una ferita aperta a far sanguinare via i suoi giovani.

 

“Questo dipende da Jecht,” gli ho detto.

 

Era abbastanza vero. Rimanemmo così per un momento. Poi lo tirai in piedi. Era il momento di parlare a Yuna.


 


 

Auron:

 

Quando sentii che la madre di Yuna era morta, lasciai Bevelle in un’ora. Mangiai sulla strada. Non mi fermai mai se non per dormire un po’. Coprii settecento miglia in dodici giorni. Quando raggiunsi la città, mi dissero che Braska s’era buttato sull’alcol. I vicini avevano con sé Yuna.

 

Aveva cinque anni. Era seduta su un muretto di pietra, guardava verso il mare, la mattina che giunsi a Bevelle. Mi sedetti affianco a lei, e dopo un po’ mi guardò e io guardai lei. Non aveva mai pianto, mi avevano detto le persone che si stavano prendendo cura di lei. Non aveva mai pianto, e aveva parlato raramente, e non aveva mai chiesto dove fosse il suo papà. Guardai verso la sua piccola faccia vuota. Niente lacrime. Poi si voltò verso il mare. La guardai per un po’, poi mi avvicinai e la strinsi fra le mie braccia, tirandomela in grembo e abbracciandola forte. Per un lungo momento rimase così, senza muoversi mentre la stringevo al mio petto. Poi iniziò a tremare leggermente. Stava piangendo.

 

Yuna di cinque anni che piange fra le braccia di Auron --- No one is Alone – Mandy Patinkin.

 

Strinsi Yuna per molto. Iniziò piangendo poco, poi un po’ di più. Mi chiese di suo padre. Quando sembrava si fosse calmata, la tenni per un altro po’ e poi mi alzai, mettendola in piedi.

 

“Ti porterò da tuo padre,” le dissi.

 

Persone avevano cercato di parlare a Braska. Non aveva ascoltato, anche se li aveva sentiti. Era in una piccola baracca nel retro della sua casa. La luce era flebile quando entrai, e la stanza puzzava di liquore e corpi sporchi. C’era dell’immondizia sul pavimento. Braska era accasciato su uno sgabello nell’angolo. si erano sbagliati. Non era ubriaco. Era sobrio, e vuoto. Non alzò mai lo sguardo quando mi avvicinai.

 

Gli avevo sempre invidiato la sua famiglia.

 

“Braska,” dissi. Nessuna risposta.

 

“Braska!” Nulla.

 

Mi sentii inutile. Era il mio migliore amico. Era così ferito che si era nascosto da qualche parte lì dentro, in un posto dove non sentiva niente. Non aveva bisogno di bere, solamente di smettere di sentire. Gli camminai vicino. Cosa dovevo fare, prenderlo in braccio? Mi abbassai fino a che non ero faccia a faccia con lui. Gli diedi un pugno così forte che lo feci sbalzare sul pavimento.

 

Forse non dovrei consolare le persone.

 

Lui rimase seduto lì, battendo le palpebre. Almeno stava ponendo attenzione. “Braska!” Dissi. “Devi uscirne! Sì, mi piaceva, era carina, e una buona madre per Yuna, ma lascerai che questo rovini la tua vita? Era solo un’Al Bhed! Trovane un’altra! Aggh-”

 

Mi saltò addosso, e ci schiantammo contro il muro. Mi teneva per il collo. Poi il suo ginocchio atterrò fra le mie gambe. Mi alzò di tre centimetri dal pavimento. Io gli diedi due testate - forte! - lo presi e lo lanciai dall’altro lato della stanza, prima di cadere sulle ginocchia e abbracciarmi “Madre..” Dannazione, faceva male. Tremo ancora a pensarci. Dovetti alzarmi - Braska stava strisciando verso di me, un rivolo di sangue giù dal suo naso. Non ce la feci prima che lui fosse lì, mi afferrasse e continuò, rotolando per terra. Braska subì più danni, ma io quasi mi beccai un altro colpo basso. Gli ruppi il braccio, lui mi morse un pezzo di spalla. Alla fine eravamo entrambi stesi in terra ad urlare vili insulti l’un l’altro fino a perdere il fiato.

 

Rimasi dritto sulla schiena per dieci minuti, respirando semplicemente l’aria viziata.
“Braska,” chiamai. “Sei tornato?”

 

“Sì,” balbettò. “Sono tornato...Sono tornato...Andiamo a prendere Yuna...Portala a casa…”

 

E tornò. Ci furono giornate cattive, e giornate migliori, e alcune notti terribili sia per lui che per Yuna. Ma Braska non tornò mai nella sua mente, in quel posto vuoto. Ogni tanto Yuna piangeva per sua madre. E Braska e Yuna si amarono anche di più.

 

Poi un giorno decise di diventare un invocatore.

 

Idiota.

 

Ora, ecco qui sua figlia, in piedi, dritta di fronte a me, un’invocatrice. Perché, Yuna? Le persone ti paragonavano a tuo padre così tanto? Aveva segnato per te qualche impossibile ideale da raggiungere? O volevi semplicemente essere come lui? Dio santo, Braska, cosa facciamo ai nostri bambini. Cosa fa questo mondo di Spira ai nostri bambini.

 

Lei sembra sorpresa quando mi offro di diventare il suo guardiano, ma accetta. Sarà sicuramente più facile che seguirla di nascosto. Il ragazzo verrà, anche. Sarà un bello sforzo tenere queste persone in vita fino a Zanarkand. Quella sarà la mia prima priorità - allenarli, insegnare loro cose. Penso di poter contare sulla maga per gestire la maggior parte dei dettagli giorno per giorno. Le chiedo dei piani del gruppo, mentre Yuna e Tidus parlano. Il ragazzo è ancora un po’ avventato a volte, ma a lei serve un po’ di follia nella sua vita. Poi corre fino a superarmi, su per le scale della via Mi’ihen. E’ il momento di lasciarsi Luca alle spalle.

 

Sposto la mia spada sulla spalla e controllo che la mia borraccia sia al sicuro. Un giovane ragazzo corre e mi preme velocemente qualcosa in mano. Una nota dal mercante Al Bhed - notizie dalla città. Circola la storia che un guardiano in rosso abbia guidato una nave pirata, e ucciso i pirati perché si erano rifiutati di combattere Sin. Tre uomini erano stati picchiati a sangue in un bar sul lungomare per aver diffamato un eroe leggendario.

 

Mentre mi giro per seguire i miei compagni fuori dalla città e dentro le loro storie, penso al mio incontro con le tre persone nella taverna. “Auron,” la donna aveva detto, “Abbiamo tanto da dirti.”

 

Siediti dritto Auron. Guarda la lavagna, Auron. Prendi appunti. Infatti, sapevano un sacco di quello che volevo sapere. Saranno molto utili a me, e al Piano. Perché, perché e perché? Perché saranno utili? Perché offrono il loro aiuto? Perché lo sto accettando?

 

Queste tre persone - questo vecchio, barbuto scolaro, questo ricco mercante Al Bhed, questa enigmatica donna sconosciuta - sono diverse dalle persone normali, sono prese da parte dal resto dell’umanità. Il mondo non è ciò che la gente pensa. Questi tre sanno la verità.

 

Sanno che io sanno.

 

C’è una guerra in Paradiso.

 

Prossimo: Besaid Djose Kilika













 

   
 
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