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Autore: Holly Rosebane    13/08/2015    1 recensioni
«C'è una "S" sotto i miei vestiti».
«Che starebbe per...? "S"figata?»
«No. "S"uper-tosta. Hai presente Uma Thurman in Kill Bill? Ecco. Quel tipo là».
-
Oppure: la pratica guida di Holly Sullivan su come risalire dal fondo detronizzando la reginetta del ballo, portare al successo la tua band e procurarti un fidanzato superstar. Il tutto in poche, semplici mosse e almeno un dito medio alzato.
[ex " 'Till The Last Song" | in revisione | old formation!One Direction | various!crossovers]
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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17.
The New Song




«You make your way into my veins,
Course right through my limbs and dig your way into my brain,
So in the second that you walk, walk into a room,
I can't help myself from the things that you do.


Oh, you're killing me right now.
I think it's time you burn me down.
»
(PVRISSmoke)
 
 
Holmes Chapel Comprehensive School, parcheggio.
Rifiutandosi di uscire.
Holly’s PoV
 

 

– Devo proprio?
– Sì, Holly. Scendi.
Lo guardai male. Solo a trovarmi di nuovo in quel parcheggio, mi veniva la nausea. La sera precedente mi ero addormentata sul divano, e Zayn doveva avermi spostata nel suo letto. Faticavo ad accettare che appena ventiquattrore prima la mia vita poteva ancora sembrare normale. In cinque minuti, avevo guadagnato un ruolo da vocalist nella band della HCCS, e perso il ragazzo migliore che avessi mai avuto. E in quel momento mi rifiutavo di scendere dalla macchina di Malik, perché avrebbe significato affrontare un nuovo giorno di scuola, vedere Amanda, e… Harry.
– Zayn, non puoi obbligarmi! E io non intendo scendere.
– Invece posso. Forza, Holly, non puoi piantare la scuola per questo. E poi…
– Poi cosa? Ti sembra una situazione facile? Io ora metterò piede fuori da quest’auto, e tutti quanti cominceranno a guardarmi e a compatirmi, a parlarmi alle spalle dicendo: “povera Holly”! Capisci? Queste cose non le sopporto, manderò a ‘fanculo tutti quanti! Ti prego, lasciami qui! – Ormai lo stavo supplicando. Ma lui sembrava irremovibile. Scosse la testa, poi spostò il suo sguardo su di me. Sbuffai.
– Ascolta, Holly, forse dovresti cominciare a riflettere su quello che ti ha detto Louis, ieri sera. Magari le cose non sono davvero come sembrano…
– No, Malik, non mettertici anche tu, adesso! Capisco che Harry per voi sia come un fratello, ma ora basta! A tutto c’è un limite, e lui l’ha passato di brutto.
– Ma se non hai ancora ascoltato quello che ha da dirti…?!
– Ah, vuole parlarmi? Bene! Venisse a cercarmi, e allora forse lo ascolterò. Anzi, no. Non voglio vederlo, non oggi. Discorso chiuso.
Aprii lo sportello irata, lo sbattei e m’incamminai verso l’ingresso della scuola. Alla fine c’era riuscito, ero finita fuori dalla macchina. Entrai nell’edificio, e già qualcuna del primo anno, con la sua divisa da suorina, mi lanciò occhiate di compatimento. Roteai gli occhi, e l’ignorai.
Arrivai al mio armadietto, e suonò la campanella. Pian piano i corridoi si popolarono, ma stranamente c’era un chiacchierio sommesso che conoscevo fin troppo bene. Come se mi servisse un’indovina per sapere che ero sulla bocca di tutti. Cercai il libro d’inglese, imponendomi di non badare a nessuno. L’occhio mi cadde sulle foto appiccicate allo sportello dell’armadietto. I ragazzi. Me e Kate. Harry ed io. Sorridenti, vicini, quando ancora non c’erano tutti quei problemi. Mi venne l’impulso di prenderla e strapparla, ma mi trattenni dal farlo.
– Ehi, Holly.
Sentii il sangue ribollirmi. Mi voltai lentamente, e vidi niente meno che Amanda Levinski. Sorrideva compiaciuta. Era evidentemente felice di avermi rovinato l’esistenza, e conoscendola, si era anche vantata di tale prodezza con almeno trenta delle sue amiche-marionetta.
Strinsi i pugni, il corridoio piombò nel silenzio. Erano tutti attenti a guardare lo spettacolo. Le due gatte affilavano gli artigli prima della zuffa. Bene. Avrei dato loro qualcos’altro di cui parlare, quella mattina. Perché non avevo nessuna voglia di trattenermi.
– Spero che non te la sia presa troppo per la foto, ieri pomeriggio. Non so proprio…
– Foto? Scusami, Amanda. Con che faccia pretendi di arrivare qui a parlarmi di come ti scopi il mio ragazzo? – Sbarrò gli occhi, il sorriso le morì in faccia. Non si aspettava una risposta come quella. Onestamente nemmeno io, era uscita fuori da sola.
– Come ti permetti di parlarmi in questo modo?
– Io dico quello che mi pare e piace.
– Non in questa scuola.
Risi, sarcasticamente. Non in quella scuola? Chi si credeva di essere?
– Ah, sì? Chi me lo vieta?
– Stai attenta, Holly Sullivan. Qui dentro, non conti niente. – Sorrise, perfidamente. Credeva di avermi affondata con una battuta così ovvia. La guardai, esprimendo tutto l’odio di cui ero capace con una sola occhiata. Decisi che sarebbe stato meglio concluderla lì. Ma per uscire di scena, mi serviva il colpo da maestro.
– Allora, stabilisci la popolarità di questo. – Alzai il medio e le sorrisi. Tutti quelli che si erano affollati nel corridoio proruppero in esclamazioni d’approvazione, fischi e commenti poco carini su Amanda. La bionda divenne rossa come un pomodoro, ridotta al silenzio dalla rabbia. Chiusi l’armadietto con uno scatto secco e me ne andai.
– Non sai contro chi ti stai mettendo, Holly! Posso distruggerti, e lo farò! – Esclamò, sovrastando la sollevazione di popolo che avevo scatenato. Mi fermai. Quello era veramente troppo. Iniziai a vedere tutto rosso.
– Va bene, Amanda! Schiacciami, polverizzami! Mi hai già tolto l’unica persona che avessi mai amato davvero, peggio di così non potrà mai andare! Avanti, fammi vedere quello di cui sei capace! Non ho paura di te! – Urlai, sentendo il fuoco risalirmi dallo stomaco alla gola, alle mani, alle guance e agli occhi. Distruggermi? Mi aveva già distrutta, più in basso di dove mi trovavo, non avrei saputo discendere. E poi, non avevo realmente paura di una troietta come quella. Non aveva mai conosciuto Sunshine. Nemmeno lei sapeva di cosa ero capace io.
Gli studenti iniziarono di nuovo a rumoreggiare, spintonandosi e alzando la voce. Vedemmo la porta dell’aula professori aprirsi, e ne uscì la All Saints, di letteratura. Anche quella mattina indossava un vestito anni ’50 con delle calze nere e delle classiche ballerine. Vestiva sempre in maniera casual chic, mi piaceva. Un po’ mi dispiacque che avesse ascoltato quella lite. Si tolse gli occhiali da lettura, arrabbiata come non mai.
– Cos’è tutto questo caos?! Non avete una classe in cui andare? Forza, disperdetevi! Non siamo al Globe Theater, finitela di fare chiasso! – Abbaiò. Rapidamente, il corridoio si svuotò. Vidi Amanda lanciarmi un’ultima occhiata di fuoco, per poi confondersi con la massa di studenti che avevano musica in prima ora. Mi voltai, avevo gli occhi lucidi. Avanzai di qualche passo, neanche facendo troppo caso a quello che facessi, e andai a sbattere contro una polo blu scuro e una giacca grigio chiaro. Alzai lo sguardo, e vidi Harry. Mi osservava, preoccupato. L’ultima persona che avrei voluto vedere proprio in quel momento. Ovviamente aveva assistito alla scena. Ovviamente mi compativa. Ovviamente, non avrei avuto il coraggio di parlargli.
– Holly…
– No. Ti prego… – dissi, e scoppiai a piangere proprio davanti a lui. Cercai di asciugarmi gli occhi con le mani, e corsi in bagno. Non avrei mai potuto dimenticare il suo sguardo. Triste. Dispiaciuto.
Maledissi Amanda.
 
 
***
 
Non seppi in che modo riuscii a tirare fino alla fine della prima parte della giornata. Decisi di saltare il pranzo, uscendo fuori e continuando a lavorare alla canzone che avevo cominciato il giorno prima. Non avevo fame, e poi non mi andava di sedermi allo stesso tavolo di Harry, e vedere Amanda.  Gli altri avrebbero capito. Molto probabilmente Zayn sarebbe venuto a farmi compagnia da lì a poco.
Mi appoggiai con la schiena al tronco dell’albero, in giardino. Era una bella giornata, anche se faceva un po’ freddo. Tirai la zip del cappotto fino al massimo, e scrissi una strofa.
– Niente pranzo, oggi? – La luce che illuminava il foglio venne oscurata dalla sagoma di una testa. Alzai lo sguardo. Era… Ross. Il chitarrista dei Twisted, la band in cui ero riuscita ad entrare, prima del casino. Sapevo che avrei dovuto occuparmi anche di loro, ma li avevo relegati in un misero recesso della mia testa, come se appartenessero ad una realtà diversa. Sorrisi debolmente al biondo, e scossi la testa, per poi ributtarmi sul foglio. Lo vidi con la coda dell’occhio, si sedette accanto a me. Sapeva di buono.
– Mi dispiace per… sai…
– Non preoccuparti. – Scattai, impedendogli di finire la frase. La foto, ovviamente. Strappò un filo d’erba, e io mordicchiai il tappo della penna.
– Alla fine non abbiamo neanche avuto il tempo di parlarci, ieri. Sei scappata via subito dopo l’audizione. – Annuii. Aveva ragione, non mi ero comportata proprio bene. Ma non avrei potuto fare diversamente.
– Lo so, scusatemi. È che non ho capito più niente…
– Tranquilla, succede. Comunque oggi ci vediamo a casa di Adam, dopo la scuola. Per provare. Vieni, vero? – Chiese, sorridendo. Era gentile, non mi aveva nemmeno sgridata per averli piantati, ieri. Sospirai.
– Sì, ma non ho idea di dove abiti…
– Ti accompagno io. Ho due caschi per la moto, non ci sono problemi.
– Lo faresti?
– Certo. – Si rialzò, spolverandosi il retro dei jeans dalla polvere e terriccio. Gli sorrisi, ringraziandolo.
– Stai lavorando ad un nuovo testo? – Chiese, spiando la grafia al contrario sul foglio bianco. Sentii il cuore accelerare i battiti. Quella canzone era piena di Harry, dolore e sofferenza. Sperai che non mi sbattessero fuori dalla band, se gliel’avessi presentata.
– Già… però non è molto allegro.
– Non importa. Tanto dobbiamo rivoluzionare il nostro repertorio, proporre i pezzi che scriveva Hayley è impossibile. E poi, dopo Fall Into Me, stai sicura che non rifiuteremmo mai qualcosa scritta da te. A patto che non sia troppo commerciale…
– Commerciale io?! Ma per chi mi prendi? Le mie canzoni sono profonde e sentite! – Risposi, facendogli una linguaccia. Rise, e alzò le mani in segno di resa.
– Va bene, la smetto! Infondo, ormai sei la vocalist, non posso prenderti troppo in giro. – Disse, sorridendomi. Scossi la testa, alzando un sopracciglio.
– Appunto, ho un ruolo importante, rispettalo.
– Ok, ok! Ora torno dentro. Ci vediamo dopo… buona scrittura!
– Grazie… – e lo vidi incamminarsi verso l’entrata della scuola, con andatura lenta e sicura di sé. Era pure un bel biondo, oltre che estremamente gentile. Fui contenta di essere parte della sua band.
Pochi istanti dopo, dalla stessa porta dalla quale era sparito Ross, comparvero Zayn e Kate. Li osservai avvicinarsi, sospirando. Perché ero dovuta incappare in quella schifosissima situazione? Perché ero costretta ad evitare Harry, quando l’unica cosa che volevo era stare insieme a lui?
– Cos’è questa storia che salti il pranzo, eh? – Mi chiese Kate, sedendosi vicino a me, e tirando fuori dallo zaino una fetta di dolce. Me la porse, ma le riservai un’occhiataccia.
– Ah, no. Ieri sera mi ci sono impegnata, per fare questo ciambellone. Il minimo che puoi fare per ringraziarmi è assaggiarlo.
– Ma non ti ho chiesto io…
– Mangia e zitta. – Rispose, consegnandomi il dolce e sistemandosi bene sul prato. Zayn era in piedi davanti a noi, lanciava occhiate alle finestre della scuola che affacciavano sul giardino.
– Sai che odio quando le ragazze discutono pubblicamente, ma oggi hai fatto bene. – Mi disse. Addentai il dolce, e lo guardai interrogativa. Poi capii.
– Pafli di Amanfa?
– Mi sembri Louis! Deglutisci, prima di parlare! – Esclamò, ridacchiando. Sorrisi, e deglutii. Tomlinson mi aveva attaccato la sua mania di parlare nonostante stesse anche mangiando.
– Ho detto… parli di Amanda?
– Già. Non mi è piaciuto il modo in cui ti ha trattata, ma per fortuna l’hai messa bene a posto.
– E ti dirò di più… mi hanno detto che ha passato metà della prima ora in bagno con Nadia, piangendo e insultandoti. – Riferì Kate, guardandosi le unghie laccate di rosa antico. Sorrisi, beata.
– Bene. Anche se non so cosa aspettarmi di preciso da una come lei, ora…
– Per adesso, niente. Amanda elabora, non agisce subito. Ma non mi preoccuperei più di tanto. – Disse la ragazza, e guardò Zayn. Quello scambio di occhiate m’insospettì.
– Zayn…
– Sì?
– C’è qualcosa che devo sapere su… Harry? – Mi ci volle una grande forza di volontà per pronunciare quel nome ad alta voce, e lo notarono entrambi. Malik sospirò, infilando le mani nelle tasche del suo cappotto di panno, molto british.
– Vuole parlarti, Holly. Ma se tu continui ad evitarlo, non v’incontrerete mai. Ti suggerirei di ascoltarlo.
– Invece è proprio questo il mio scopo! Non voglio vederlo, oggi. Non ce la faccio, semplicemente. Lo scontro con Amanda mi ha esaurito le energie.
– Non sei curiosa almeno un pochino di sentire cosa ha da dirti lui, sulla foto? – Chiese Kate, speranzosa. Morivo dalla voglia di ascoltare Harry, ma m’imponevo il contrario, così come vietavo categoricamente alle lacrime che mi premevano sotto le palpebre di uscire. Speravo che Zayn e Louis avessero ragione, che le cose non potessero essere come sembravano, ma mi ostinavo a credere che lo fossero. Non potevo essere così fortunata da capitare in un malinteso, no. Quelle cose accadevano solo nei film e nei libri, la mia vita era l’apoteosi della sfiga, mica una telenovela.
– Se ti dicessi che mi manca da morire, ritornerebbe? No. Quindi che senso ha essere curiosi della sua versione dei fatti? Non cambia quello che è già successo.
– Sì, ma promettimi che ti sforzerai di ascoltarlo, Holly. Se non oggi, almeno domani o dopodomani. Ma fallo per lui. Avete bisogno di parlare. Non ce la faccio più a vederti così giù, e a sentire tutti i sospiri di Harold. È addirittura peggio di quando ha chiuso con la Flack! – Esclamò Zayn, esasperato. Sbarrai gli occhi, e ridacchiai.
– Ma davvero?! Perché? Racconta!
– Che c’è da raccontare? Quando Tic-Tac-Flack l’ha mollato, ha passato un giorno intero a piangere, e quello dopo ad ascoltare i Backstreet Boys. Ed è dura vedere uno come lui che vive di Queen e Beatles consacrarsi alle lagne post-rottura. O piangeva, o si lamentava. – Disse il moro, e io ero tutt’orecchi. Incredibile. Passare dai Fab Four ai BSB. E tutto per quell’idiota della Flack. Appena avessi avuto abbastanza coraggio da rivolgergli di nuovo la parola, l’avrei preso a parolacce, per quello.
– Almeno, se desideravi picchiarlo, non avevi nemmeno troppi rimorsi di coscienza. Adesso invece mi deprimo solo a guardarlo! Louis non ce la fa più, non l’ha mai visto così silenzioso. Non vuoi che i One Direction si sciolgano, vero?
– Addirittura? Per colpa dei sospiri di Styles?
– Vorrei vedere te, se il tuo migliore amico esuberante diventasse all’improvviso depresso, triste e senza vita!
– Scusa, scusa! – Commentai, pulendomi le mani dalle briciole del dolce di Kate, che nel frattempo avevo finito. Alzai lo sguardo verso le finestre della mensa, e vidi Harry fissare il suo piatto e Louis con il volto fra le mani. Dietro di loro, Liam e Niall cercavano di far conversare il ricciolino. Effettivamente, non mi sembrava proprio al massimo della felicità neanche lui.
Iniziai a sentire freddo, e calcolai che ormai doveva mancare poco al suono della campanella. Piegai il testo della canzone in quattro parti e mi rialzai. Diedi qualche colpetto alla gonna per pulirla, e Kate m’imitò. Zayn occhieggiò il rettangolino bianco che mi ficcavo nella tasca del giubbotto.
– Nuova canzone?
– Sì. Quella che ho cominciato ieri.
– Fammi indovinare… parla di lui. – Disse, passandomi il braccio attorno alla vita. Mi strinsi al suo cappotto e c’incamminammo verso l’entrata dell’edificio, Kate camminava pensierosa accanto a noi.
– Già. Potrebbe essere altrimenti?
– Se solo sapesse… – disse, lasciando la frase in sospeso. Sapesse…?
– Che cosa? Quanto sono sfigata?
– No. Tutto l’impegno che metti nello stare con lui, anche in momenti come questo.
Non risposi. Riflettei su quello che aveva detto. Mi chiesi se le altre ragazze con cui era stato gli avessero mai scritto dei testi.
 
 
 

Irigoyen’s House, garage.
La prima prova col gruppo.
Holly’s PoV
 

 
Dopo la scuola, ero salita sulla moto di Ross, ed eravamo sfrecciati verso casa di Adam, sotto lo sguardo apprensivo di Harry. Ammettevo di essermi voltata indietro verso di lui, mentre il biondo sgasava. Avevo colto anche un po’ di gelosia nel suo sguardo, e ne fui contenta. Si è gelosi di qualcosa solo quando ci si tiene veramente.
In poco tempo eravamo arrivati dal batterista, che abitava dietro St. Luke’s Church, poco lontano dalla panetteria. Il viaggio in moto mi aveva riportato per poco ai tempi del giro, quando mi scarrozzavano di pub in disco, allacciata dietro questa o quella schiena, assolvendo al programma serale quotidiano di auto-distruzione. Invece, in quel momento, stavamo semplicemente andando a provare con la band. Niente droga, né sesso, né alcool. Che cambiamento, eh?
Smontai dalla vettura, e mi tolsi il caso, scuotendo i capelli. Non volli sapere in che condizioni fossero. Adam uscì dal garage, accogliendoci.
– Ciao Holly! Benvenuta nel covo dei Twisted! Che poi sarebbe il mio squallido garage, ma ci si arrangia come si può… – disse, illustrandomi lo spazio dietro la saracinesca, affollato di cavi, strumenti e lattine di Pepsi. Somigliava molto al garage di casa mia, ma lì al posto della Range Rover Sport, troneggiava una bella batteria. Era anche più spazioso, e non c’erano né bici vecchie, né scatoloni ingombri di ricordi d’infanzia, o robaccia da meccanico. Sembrava una sala prove allestita alla bell’e meglio. Vidi Brendan, che stava accordando il basso seduto sull’amplificatore.  Si alzò e venne a salutarmi.
– Ehi ragazzi… Holly ha un pezzo nuovo! – Decretò Ross, entrando a sua volta nel garage, e lasciando cadere lo zaino a terra. L’altra metà dei Twisted mi guardò come se fossi una montagna d’oro. Ridacchiai.
– Non prendetelo troppo sul serio! Diciamo che manca ancora la fine, ed è triste da morire. Siete proprio sicuri di voler sentire com’è? – Chiesi, passandomi una mano fra i capelli, imbarazzata. Adam si accomodò per terra a gambe incrociate, e Brendan si sedette sul divanetto rosso attaccato al muro, dove erano abbandonati una chitarra classica e parecchi spartiti.
– Certo, sorella! Sappi che qui non si butta niente. – Commentò Adam, sorridendo. Risi. Niente, mi metteva di buon umore, e aveva proprio i modi che mi ero immaginata.
– Posso prendere quella? – Domandai, indicando lo strumento che languiva muto accanto a Brendan. Il ragazzo me la passò.
– Ovvio. È di Ross, ma se serve a te, usala. – La presi, e mi sistemai a terra, di fronte ad Adam. Persi qualche minuto per accordarla, durante il quale Ross sparì in casa, e tornò con quattro lattine di Pepsi nuove. Aprì la propria, e si appoggiò con la spalla allo stipite della porta, aspettando. Brendan mi osservava pizzicare le corde, e Adam si rigirava le enormi cuffie fra le mani. Quando ebbi finito, tirai fuori il foglio bianco, e lo stirai un po’ con le mani, per eliminare qualche piega. Sospirai.
– Va bene, andiamo. Si chiama “Hangover”. Se non vi piace, fermatemi subito, ok?
– Lascia parlare la chitarra, ragazza. – Commentò Adam, e risi. Presi fiato, e attaccai.
 
Hit me out of nowhere like a car crash on the street,
Suddenly colliding into me,


Perché quella foto mi aveva letteralmente colpita, come una macchina che sbucava dal nulla. Presa in pieno. Travolta.
 
Now I'm broken, bruised and beat up,
Tangled in my sheets,

 
Mi ero rotta in mille pezzi, come un vaso di cristallo che rovinava in terra. Come se la mia vita fosse stata una pila di fogli, e una raffica di vento freddo l’avesse sparsi per la stanza. Sconvolti in maniera caotica, rapida e disordinata. Senza via di scampo. Perché era successo tutto quel casino, proprio quando credevo di aver trovato la persona giusta?
 
How can this feel so bad when you seemed so good for me?
 
Cambiai accordo, partii col ritornello.
 
Oh my god, what's wrong with my head?
Sweating with the chills, still in my bed,
Tell me how I'll ever make it through...?


Impazzivo, quasi. E tutto per colpa della sua mancanza.
 
It's the short hellos and the long goodbyes,
The shake in my lip from the look in your eyes
Makes me wanna die,
I've got the worst hangover from you.

 
Sì, mi ero presa la peggior sbronza. Perché ero ubriaca di lui. Attaccai la seconda strofa. Credevo di poter nuotare in quella sensazione, pensavo di saper stare a galla. E invece dovevo fare attenzione, altrimenti sarei affogata.
 
Swimming in the deep and trying to keep from turning blue,
Danger, danger, hoping not to drown… 

 
Che qualcuno mi tiri fuori… passavo dall’acqua alle sabbie mobili. Ero a un passo da lui, e affondavo. Perché era così facile costruire qualcosa insieme, e così difficile buttarla giù.
 
Sinking in the quicksand just to walk right up to you,
You're so easy to pick up and so hard to put down…

 
Ripetei il ritornello. Ultima strofa. La verità era che avevo bisogno di un’abitudine di cui disfarmi ogni volta volessi. Qualcosa da cui dipendere e a cui causare dipendenza. E invece… avevo Harry Styles.
 
All that I really wanted was a habit I could drop anytime that I wanted to,
And what I really got was you…

 
Era come un germe, insito sottopelle. E nessuna medicina avrebbe potuto curarlo.
 
Oh my god, what's wrong with my head?
Sweating with the chills, still in my bed,
Tell me how I'll ever make it through…?
It's the short hellos and the long goodbyes,
The shake in my lip from the look in your eyes…
Makes me wanna die,
I've got the worst hangover…

 
Sì, avevo preso la sbronza peggiore della mia vita. Che avevo in testa? Come avrei fatto ad andare avanti? Quando gli addii erano più lunghi dei saluti, nascevano dalle mie labbra e morivano nei suoi occhi… mi avrebbero devastata, perché… avevo preso la sbronza peggiore…
 
Oh my god, what's wrong with my head?
Sweating with the chills, still in my bed,
Tell me how I'll ever make it through…?
It's the short hellos and the long goodbyes,
The shake in my lip from the look in your eyes…
Makes me wanna die,
I've got the worst hangover from you.


 
…Da lui. Fermai la chitarra, e mi sentii in parte vuota, in parte sollevata. Guardai i ragazzi. Tacevano. Mi spostai nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
– Tutto bene…? F-faceva così schifo…? – Chiesi, intimorita. Seguitarono ad osservarmi in silenzio.
– Ross, i fogli. Brendan, accorda il basso. Mettiamoci all’opera, entro stasera tireremo l’oro fuori da quel foglio. Su, su, gente! La musica non si produce da sola! – Scattò Adam, rialzandosi di colpo, e dirigendosi verso la batteria. Lo fissai, allibita. Era piaciuta…?
– Dai, Holly, dacci una mano! Non è che adesso potrai startene tranquilla con le mani in mano perché hai scritto il pezzo, eh?! – Mi disse il moretto, sorridendo.
– Allora vi è piaciuta!
– Scherzi? È fantastica! Persino meglio di quello che buttava giù Hayley. E brava Holly! – Intervenne Ross, scompigliandomi i capelli, divertito. Scoppiai a ridere, e mi alzai. Brendan mi mostrò un pollice alto, mentre accordava il basso. Cercai di sistemare il microfono, sincerandomi che fosse acceso. Ancora non potevo credere che la mia lacrimosissima canzone fosse piaciuta ai Twisted. Ancora non potevo credere che la mia vita potesse prestarsi così bene alle tragedie musicali. 



_________________________________________________________________________________________________________________________________________


Nota: mica mi ricordavo di essere così sarcastica, nella scrittura, due anni fa. Oh beh. Posso dire di essere un po' cambiata, nel frattempo, hahahah! Venendo a cose più serie. Con questo capitolo, è finita una macrosezione di questa storia. Con il prossimo, comincia ciò che io amavo definire "il melodramma da high school", nonché la parte più divertente di tutta la vicenda. Quella in cui Holly e Amanda si danno guerra. Fu così bello scriverlo, che rileggerlo oggi è quasi come rendere giustizia a questo alterego un po' selvaggio che mi sono creata all'interno della vicenda che state leggendo. Mi spiace dirvi che le divergenze fra Harry ed Holly non si placheranno subito. Lo sapete che amo le situazioni contorte. E basta, altrimenti corro il rischio di spifferare troppo!
Ringrazio come sempre tutti coloro che la leggono in silenzio/recensiscono/preferiscono/ricordano/seguono! Alla prossima! E, per chi di voi avesse interesse nel leggere anche le altre storie che sto pubblicando nel fandom dei 5sos... ci vediamo di là! 

P.S.: vi allego la canzone che ho usato per questo capitolo, precisamente quella che avrebbe scritto Holly! Anche la sua voce, immaginatela come quella di Cassadee Pope, la cantante di questa band! 


♫ Hey Monday - Hangover



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