LA SEDUZIONE E' UN'ARTE
GIORNO
7
Lucy
fece
un paio di respiri pesanti, gli occhi ancora pregni di sonno per essere
aperti;
si accoccolò meglio accanto a quella fonte di calore che le
aveva tenuto
compagnia per tutta la notte, mentre un sorriso involontario le si
dipinse in
volto.
Un
leggero
profumo muschiato estremamente familiare al suo olfatto le
pizzicò il naso e,
facendosi guidare dall’istinto, appoggiò il capo
su quella pelle ruvida che
avrebbe riconosciuto tra mille, inalando a pieni polmoni
quell’odore così
particolare.
Si
stiracchiò leggermente, e con non poca fatica
riuscì finalmente a socchiudere
gli occhi: accanto a lei Natsu dormiva tranquillamente, scomposto, con
un
braccio e una gamba che uscivano pericolosamente dal letto, le lenzuola
candide
che lo coprivano fino al bacino che contrastavano con la sua carnagione
olivastra, l’addome nudo che si abbassava ritmicamente ad
ogni lento respiro
che usciva dalla sua bocca dolcemente socchiusa.
Lucy
si
prese qualche momento per contemplare il viso sereno del Dragon Slayer
ad
appena qualche sospiro di distanza dal suo, la testa ancora appoggiata
sulla
sua spalla scomoda.
Avrebbe
voluto sfiorare quel volto, accarezzarlo delicatamente senza il timore
di
poterlo svegliare, ma non ce la fece; la sua mano rimase immobile sul
ventre di
Natsu.
La
maga
corrucciò la fronte, come destatasi da un sogno bizzarro,
rendendosi
improvvisamente conto che stava abbracciando quel ragazzo mezzo nudo
nel suo
letto.
Si
sedette,
i pochi ricordi del giorno precedente rischiosamente confusi.
“Cos’è
successo?” si trovò a chiedere, senza
però sapere se voler sentire davvero la
risposta.
Scosse
con
vigore il Dragon Slayer, ancora beatamente addormentato accanto a lei.
“Natsu
svegliati, cos’è successo?!”
Come
unica
risposta l’altro si girò lentamente
dall’altra parte, emettendo qualche suono
indistinto con la voce impastata dal sonno.
Con
qualche
difficoltà, Lucy riuscì a buttarlo giù
dal letto con un tonfo sordo, accorgendosi
solo in quel momento dei vestiti sparsi a terra di lui.
Dopo
qualche lamento, Natsu si sedette sul pavimento a gambe incrociate,
massaggiandosi la testa. “Oi, ma che modi sono?!”
“Cos’è
successo questa notte?” Lucy si portò una mano
alla fronte, il capo che aveva
iniziato improvvisamente a pulsarle di dolore.
“Secondo
te? Eravamo a let-”
La
maga non
lo lasciò terminare, e si accasciò sul cuscino
piagnucolando. “No no no, non
può essere…non
può…essere…”
Non
può essere successo davvero, come siamo
arrivati a questo?! E ieri cosa è accaduto,
perché non ricordo niente-
“Lucy?”
Lei
si girò, le sopracciglia corrucciate, in volto
l’espressione sofferente e timorosa
di chi sta aspettando una brutta notizia.
Natsu
la
stava osservando colmo di perplessità. “Abbiamo
dormito.”
Solo
il
silenzio riempì gli istanti successivi.
Lucy
fece
vagare lo sguardo per tutta la stanza prima di parlare, parte del viso
ancora
sprofondata nel cuscino. “E…basta?”
“Sei
delusa?” domandò inaspettatamente lui, un sorriso
furbo che gli colorò il volto.
La
ragazza
tornò rapidamente a sedersi sul letto. “No no,
anzi, anzi…” agitò convulsamente
le mani, un leggero rossore le tingeva le gote. “E’
che…ahm…cos- perché tu
stavi dormendo nel mio letto? Perché
io stavo dormendo con te nel mio
letto? Perché stavo dormendo abbracciata a
te nel mio letto?!” senza rendersene conto, la sua
voce si faceva sempre
più alta e acuta mentre poneva quei quesiti.
“Lucy,
troppe domande in una volta. Lo sai benissimo che dormo nel tuo letto
perché è
comodo. E tu dormivi nel tuo letto perché- bè,
perché è il tuo letto. E
immagino che mi stessi abbracciando perché mi ritieni
comodo, o almeno questo è
quello che mi hai detto ieri sera mentre ti accompagnavo in
braccio.” una
pausa. “Davvero mi stavi abbracciando?”
Una
risatina nervosa. “Ah no, insomma…bè
no, certo che no è che- aspetta, mi hai
accompagnata in braccio?” più parlava con lui e
più i suoi ricordi si facevano
confusi.
L’altro
annuì serio. “Non ricordi proprio niente di
ieri?”
Lucy
si
concentrò, cercando di richiamare alla sua mente qualche
frammento di ricordo
che potesse aiutarla a ricostruire la giornata precedente.
“Ricordo solo che
eravamo alla gilda e…c’era una gara?”
andò a
cercare con lo sguardo il segno di
assenso dell’altro. “E poi…”
corrucciò
le sopracciglia. “…no,
nient’altro.”
“Ti
sei
presa una bella sbronza, Lucy.”
“Cosa?!”
“Ti
è
servito appena qualche boccale e bam,
ubriaca fradicia!” Natsu rise di gusto prima di continuare.
“Non riuscivi
nemmeno a stare in piedi da sola, così ti ho accompagnata a
casa.” una breve
pausa. “…mi dispiaceva lasciarti sola in quelle
condizioni, così sono rimasto.”
aggiunse poi quasi sussurrando, lo sguardo abbandonato su un punto
indefinito
della stanza.
Per
qualche
strano motivo, la maga rimase quasi sorpresa da quella spiegazione.
“Ah…grazie allora.” non sapeva
cos’altro aggiungere.
Finalmente
Natsu
si alzò in piedi e cominciò a vestirsi; Lucy fece
per scendere dal letto ma si
bloccò non appena i suoi piedi toccarono terra.
Appoggiò le
mani sul bordo del materasso, stringendo involontariamente le lenzuola.
“Ieri…ho
fatto qualcosa di stupido?” chiese lei a mezza voce.
“Mmmh…no,
niente che nessun ubriaco non avrebbe fatto.”
scherzò il Dragon Slayer.
Lei
annuì,
gli occhi puntati sul pavimento. “Ho detto qualcosa che non
avrei dovuto dire?”
A
quella
domanda il ragazzo si bloccò.
Rimase
immobile per qualche istante, gli occhi quasi spalancati che fissavano
un punto
lontano. “Hai detto…” la sua voce
sembrava quasi irreale, come una debole eco
proveniente da un passato incerto.
Improvvisamente
riprese a muoversi, infilando la giacca. “…hai
detto tante cose ieri…non- non
ricordo.”
La
maga
strinse più forte le lenzuola, un leggero tremolio delle
mani che accompagnò
quel gesto.
Aveva
come
l’impressione che le stesse sfuggendo qualcosa, come se Natsu
la stesse tenendo
all’oscuro di un segreto che lei stessa aveva rivelato ma che
poi aveva rimosso
dalla sua memoria.
Il
ragazzo
indossò velocemente la sciarpa e spalancò le
finestre. “Ci vediamo alla
gilda?”
Lucy
si
alzò in piedi barcollando, il dolore alla testa che si fece
nuovamente sentire.
“Non
lo so,
magari resto un po’ a casa a riposare…”
“Ma
non
parteciperai anche tu a Miss Fairy Tail?”
“Ah…è
oggi,
me ne ero dimenticata…vedo come mi sento più
tardi.” cercò di accompagnare
quell’affermazione con un sorriso, invano.
Il
Dragon
Slayer annuì semplicemente, poi uscì dalla
finestra con un balzo, lasciando la
maga sola con i suoi ricordi sfocati e i suoi pensieri oscillanti come
un’onda
nel mare.
La
maga
rimase a fissare quella finestra aperta per un periodo di tempo che le
riuscì
difficile determinare.
Si
sentiva
estremamente stanca, e se fosse svenuta non si sarebbe di certo
stupita;
tentava imperterrita di ricordare qualcosa della giornata precedente,
ma i suoi
ricordi si fermavano appena all’inizio del pomeriggio: da
quel momento in poi
non aveva più alcuna memoria come testimone della sua
effettiva esistenza.
Si
sedette
alla scrivania, le fitte lancinanti alla testa che si facevano sempre
più
frequenti e dolorose, come a volerla ammonire che ogni sforzo per
ricordare era
pressoché inutile e penoso.
Fece
un
paio di respiri profondi, cercando di eliminare quell’ansia
che le aveva
improvvisamente attanagliato il corpo e la mente, rendendola sempre
più debole.
E’
inutile provare a ricordare, devo fidarmi di
quello che ha detto Natsu. E se mai avessi detto o fatto qualcosa di
estremamente stupido, è evidente che la colpa sarebbe
dell’alcool.
Ma
quei
pensieri non l’aiutarono affatto a calmarla.
Si
prese la
testa dolorante tra le mani, chiuse gli occhi per qualche istante.
Un’immagine
assolutamente inaspettata illuminò il buio della sua mente:
un campo di grano dorato,
gli ultimi spasmi di un tramonto rosato che coloravano il cielo; un
odore
fresco di terra le aleggiava intorno, le spighe ispide le
punzecchiavano le
gambe e, sotto un vento caldo ma non afoso, esse ondeggiavano
lievemente,
producendo un fruscio allegro.
Si
sentì
improvvisamente ispirata da quella visione.
Prese
il
primo foglio che le capitò
sottomano,
afferrò una penna e iniziò a scrivere.
Le
parole
sembravano fluirle naturalmente dal cuore per poi riversarsi nella sua
mano,
che procedeva nella scrittura senza esitazioni.
Mano
a mano
che l’inchiostro si spandeva sul foglio, sul volto della
ragazza si formava un
sorriso sincero, quasi commosso.
Non
ne
sapeva il motivo, ma quella semplice immagine che la sua mente aveva
deciso di
donarle, le aveva finalmente fatto tornare l’ispirazione per
scrivere.
Era
un’immagine tanto semplice quanto importante.
Era
un’immagine dell’estate.
*
Lucy
rilesse per l’ennesima volta la poesia che
aveva composto.
Aveva
perso
il conto di quante volte avesse riletto quelle parole, e nonostante si
sentisse
complessivamente soddisfatta di ciò che aveva creato, le
sembrava che
mancasse qualcosa.
Aveva
descritto
alla perfezione l’immagine che le era balenata nella mente
qualche tempo prima,
eppure le pareva di aver dimenticato un dettaglio di estrema
importanza, un
dettaglio che forse non era nemmeno presente in quella breve visione.
Camminava
su e giù per il suo piccolo appartamento, i passi lenti e
brevi, una mano che
stringeva il foglio e l’altra che le tormentava le labbra.
Più
ripeteva quelle parole, più la mancanza di quel
dettaglio a lei ignoto la infastidiva.
Ma
come posso scrivere di qualcosa a me
sconosciuto? Non so nemmeno io di cosa si tratta…
Abbandonò
il foglio sul letto, continuò a camminare lentamente
coprendosi il volto con le
mani.
Più
ci
pensava e più quel dettaglio sembrava sfuggirle, come se la
sua mente volesse
tenerla all’oscuro di tale particolare.
Fece
un
lungo e pesante sospiro in segno di resa. “E’
inutile, dovrò farne a meno.”
Lanciò
uno
sguardo fuori dalla finestra; non aveva idea di quanto tempo fosse
passato da
quando Natsu se ne era andato, ed evitò volutamente di
guardare l’orologio.
Rilesse
un’ultima volta la poesia, e in quel momento decise che
avrebbe partecipato a
Miss Fairy Tail.
In
realtà
non le importava affatto del premio che avrebbe potuto vincere, sentiva
solo il
forte bisogno di leggere la sua opera a voce alta, davanti a una folla
di
persone.
In
realtà
non le importava nemmeno della folla nel suo insieme, ma sentiva solo
il
bisogno che Natsu la ascoltasse.
Si
vestì
più lentamente di quanto avrebbe dovuto, sovrappensiero, e
uscì con solo quel
foglio tra le mani.
In
quel
momento sentì di non aver bisogno d'altro.
*
“Mira!
Sono
qui per iscrivermi al concorso, quando inizia?”
La
barista
squadrò Lucy dubbiosa da dietro il bancone, un sorriso
debole accompagnò le sue
parole. “Ahm…veramente è finito circa
un’ora fa.”
“…ah.”
Mirajane
abbassò lo sguardo e, percependo la forte delusione della
bionda, aggiunse un
semplice “Mi dispiace.”
Lucy
cercò
di scacciare quell’improvviso sentimento di sconforto che le
aveva attanagliato
il cuore con prepotenza.
Fece
fatica
a mettere insieme più di qualche parola. “Non- non
è niente. E chi ha vinto?”
L’altra
maga sorrise sinceramente, inclinando leggermente la testa.
“Wendy.”
Lucy
non si
aspettava minimamente di udire quel nome; si sedette su uno sgabello,
onestamente interessata.
“Alla
fine
ha partecipato anche lei?” era una domanda retorica, ma aveva
bisogno di
un’ulteriore conferma.
Mirajane
annuì contenta. “Sì, la sua
è stata un’esibizione davvero carina.”
una pausa
in cui fece vagare il suo sguardo oceanino per tutta la gilda,
indicando poi un
punto lontano. “Ora è là che
festeggia.”
La
maga
degli spiriti stellari si voltò, posando i suoi occhi su un
tavolo allegro
circondato dalla maggior parte dei maghi della gilda.
Wendy
sorrideva imbarazzata ma felice, e parlava allegra con tutte le persone
che
aveva intorno; Natsu, seduto scomposto al suo fianco, le dava di tanto
in tanto
qualche leggera pacca sulla spalla, evidentemente orgoglioso della
piccola
Dragon Slayer.
Lucy
faticò
a voltarsi di nuovo verso la barista. “Dopo andrò
a complimentarmi con lei.” un
sorriso dolce le illuminò il viso.
“Tu
che
esibizione avresti portato?” le domandò affabile
Mirajane mentre riempiva un
paio di boccali.
Ci
fu un
momento di silenzio prima che l’altra riuscisse a rispondere.
“Ahm…avrei letto
una poesia, niente di che.” appoggiò sul bancone
il foglio che fino ad allora
aveva tenuto ben stretto tra le mani.
La
barista
avrebbe voluto chiedere qualcosa a riguardo, ma Lucy bloccò
la sua domanda sul
nascere. “Mira, posso averne uno
anch’io?” chiese indicando i boccali.
L’altra
maga dapprima corrugò la fronte, poi si aprì in
un sorriso. “Ma certo.” una lunga pausa
accompagnò i suoi movimenti esperti che andarono a riempire
un bicchiere per
Lucy. “Ti ricordo però che tu e Natsu mi dovete
pagare ancora tutti quelli di
ieri.”
La
maga
degli spiriti stellari alzò un dito per ribattere,
aprì la leggermente la
bocca, ma poi si trattenne.
Non voleva
più pensare a ciò che era accaduto il giorno
prima, così si limitò ad annuire e
a mordersi il labbro inferiore.
Bevve
tutto
il contenuto del suo boccale in appena un paio di sorsi, poi si
alzò. “Aggiungi
anche questo al conto, non ho soldi con me.”
e senza aspettare la risposta di Mirajane, si
allontanò, decisa ad
unirsi al resto del rumoroso tavolo in fondo alla sala.
Ad
appena
qualche passo dal raggiungere i suoi compagni, essa si
bloccò.
Restò
a
guardali attentamente per diversi istanti, beandosi delle loro risate e
delle
loro voci allegre, sorridendo al pensiero di quanto bene voleva ad
ognuno di loro.
Ma
la sua
attenzione venne catturata specialmente da Juvia: era seduta a
parlottare
amichevolmente con la sua vicina e, per qualche strana ragione, Lucy la
trovò
estremamente diversa.
Sembrava
rilassata, in pace con sé stessa; sorrideva sinceramente, i
suoi occhi
ravvivati da una luce nuova.
Poco
distante da lei, in piedi ed appoggiato ad una colonna, Gray stava
guardando
dolcemente la maga dell’acqua, un leggero sorriso che gli
increspava le labbra
e che non riusciva a nascondere.
Lucy
si
sentì profondamente colpita da quell’immagine; era
la prima volta che vedeva
Gray guardare Juvia da lontano e non il contrario.
La
maga
degli spiriti stellari sorrise nostalgica quando ripensò al
loro bacio,
intravisto appena qualche sera prima.
Scosse
la
testa, cercando di scacciare quei pensieri, poi si avvicinò
a Wendy.
“Wendy,
congratulazioni! Ho sentito che hai vinto il concorso!”
“Lucy-san!”
l’altra le regalò un enorme sorriso.
“Sì, all’inizio ero agitata, ma poi
è
andato tutto per il meglio!”
Lucy
si
rese conto che la stava ascoltando appena. Sentiva gli occhi di Natsu
puntati
su di lei, e la distraevano profondamente.
La
voce del
Dragon Slayer le fece provare un tuffo al cuore.
“E’ stata davvero brava!” donò
a Wendy l’ennesima pacca sulla spalla e un sorriso
smagliante. “E tu Lucy? Stai
meglio?”
La
maga cercò
di guardarlo, ma non riuscì a sostenere il suo sguardo per
più di qualche
istante.
“Sì,
sto
bene…” le sembrò di mentire.
“Ora però torno a casa, mi sento ancora un
po’
debole.” nemmeno lei sapeva se stesse dicendo la
verità.
Dopo
qualche breve e rapido saluto, uscì dalla gilda.
L’aria
fresca della sera imminente le punzecchiava la pelle e le scompigliava
lievemente i capelli, che le solleticavano allegramente il collo.
Incrociò
le
braccia, abbassò lo sguardo sulla strada che si muoveva
lentamente sotto i suoi
piedi.
Perché
non sono riuscita a guardarlo? Perché adesso
mi costa fatica anche solo guardare il suo volto?
Inspirò
e
trattenne il fiato.
Non
posso andare avanti così.
Espirò.
Devo
dirgli cosa provo, è l’unica soluzione.
Inspirò.
Lui
non si accorgerà mai che non lo vedo più come
un amico.
Espirò.
E
a me non va di stare male per questa cosa.
Inspirò.
Devo
solo non fare supposizioni sulla sua potenziale
reazione. Se non ricambia i miei sentimenti, fa lo stesso.
Lucy
stai calma; alla prossima occasione gli
dirai tutto, lui ti dirà qualcosa come mi
dispiace Lucy, ma per me sei solo un’amica
e
tutto tornerà come prima.
Devo
solo sentire quelle parole dette da lui e mi
metterò il cuore in pace.
Andrà tutto bene-
Tossì.
Si
era
dimenticata di espirare.
Mi
ero detta di non fare supposizioni…
Tornò
a
respirare regolarmente.
Sovrappensiero,
raggiunse la sua abitazione prima di quanto non si aspettasse.
Non
appena
entrò in casa corse ad aprire la finestra della sua stanza;
non sapeva perché,
ma le sembrava la cosa più giusta da fare.
Una
folata
di vento però sparse i fogli che teneva sulla scrivania per
tutto
l’appartamento.
Sbuffando,
iniziò a raccoglierli lentamente.
“Il
foglio!” improvvisamente si ricordò di aver
dimenticato la poesia sul bancone
della gilda.
Si
sedette
a terra, appoggiando la schiena contro il bordo del letto, lasciando
cadere i
pochi fogli che aveva raccolto di nuovo sul pavimento.
Si
portò le
ginocchia al petto, su cui poi appoggiò le braccia.
E’
una stupida poesia sull’estate, di che mi
preoccupo? Mira l’avrà già
buttata…e in ogni caso posso sempre riscriverla,
l’ho letta così tante volte che l’ho
praticamente imparata a memoria.
Appoggiò
la
testa sulle braccia.
O
forse l’ho sempre saputa?
Restò
in
quella posizione per un tempo che le riuscì difficile
stabilire, ma era quasi
certa che passarono ore; rischiò di addormentarsi
più di una volta, ma non
voleva andare a letto, non doveva.
“Lucy?”
Poi
di
nuovo quella voce, di nuovo un tuffo al cuore.
Forse
era
quello che stava aspettando.
“Ciao,
Natsu.” la sua voce risultò più fredda
e distaccata di quanto non volesse.
Il
Dragon
Slayer balzò all’interno della casa.
“Mira
mi ha
chiesto di riportarti questo, l’hai dimenticato alla
gilda.” e le allungò un
foglio ripiegato che essa riconobbe immediatamente.
“Ah…grazie,
ma non ce n’era bisogno.”
Appoggiò
di
nuovo la fronte sulle braccia, abbandonate a loro volta sulle sue
ginocchia.
E’
il momento, glielo devo dire, o adesso o mai
più.
Forse
è meglio mai più.
Sentì
un
nodo alla gola.
No
no no, Lucy smettila, almeno alza la testa e
guardalo in faccia.
“Lucy?”
Il
cuore
della maga iniziò ad accelerare inevitabilmente il ritmo dei
battiti.
Perché
continua a ripetere il mio nome, so come mi
chiamo, perché non se ne sta zitto e-
“Oi,
Lu-”
“Natsu,
devo
dirti una cosa.” la sua voce fuoriuscì
incredibilmente atona.
L’altro
non
rispose, solo un silenzio pesante colmò quel vuoto di parole.
Il
ragazzo non
sembrava nemmeno voler chiedere spiegazioni, tanto che Lucy
alzò finalmente il
capo per accertarsi che fosse ancora lì.
Effettivamente
stava ancora in piedi davanti a lei, un’espressione
indecifrabile sul volto
illuminato appena dalla debole luce della luna.
Infine
si
degnò di risponderle. “Dimmi.” poi si
sedette a terra di fronte a lei, le gambe
incrociate che sfioravano i suoi piedi.
Lucy
spostò
lo sguardo da un lato, il pavimento ancora cosparso di fogli le
sembrò
improvvisamente interessante.
Si
schiarì
la gola, ma non riuscì a parlare.
In
realtà
non sapeva nemmeno se voleva parlare.
Il
cuore
continuava a martellarle nel petto, quasi impedendole di respirare
correttamente.
Passò
quasi
un minuto di totale silenzio, interrotto soltanto da qualche lieve
fruscio di
alcuni fogli mossi dal vento.
Poi
la voce
di Natsu la fece trasalire. “Mentre venivo qua ho letto
quella poesia…non me
ne intendo di queste cose, ma mi sembra bella.”
La
maga
spalancò gli occhi, sentì le guance accaldarsi
improvvisamente.
“So-
sono
felice…che ti sia piaciuta.” deglutì a
vuoto.
Nonostante
avesse i piedi a contatto con la pelle di Natsu, li sentiva
estremamente
freddi; non riusciva a capire se il tremolio che percepiva
fosse dato effettivamente dal freddo o
dall’agitazione.
“E’
una
poesia sull’estate…”
continuò lui appoggiando le mani sulle ginocchia.
Lucy
annuì
semplicemente, anche se non avrebbe voluto farlo.
Una
breve
pausa. “Hai freddo, Lucy?”
Lei
impiegò
più di qualche istante per rispondere; strinse i pugni,
digrignò i denti.
“No.”
“Ma
i tuoi
pied-”
“No.”
stava
appena sussurrando, ma la sua voce risultò così
decisa che sentì Natsu
irrigidirsi.
“Perché
sei
così stupido e ingenuo e-”
“Oi,
ti ho
solo chiesto se avevi fred-”
“No!”
urlò.
Poi
tornò a
mormorare. “No. Non è una poesia
sull’estate…è una poesia su di
te.”
confessò più
a se stessa che al diretto interessato.
Avrebbe
voluto guardare il viso del Dragon Slayer, ma si ritrovò a
chiudere gli occhi.
Avrebbe
voluto allontanarsi da lui, ma rimase seduta immobile nella speranza
che
nemmeno lui si muovesse.
Avrebbe
voluto baciarlo, ma si morse semplicemente le labbra.
Avrebbe
voluto fare tante cose contrastanti, ma non sapeva nemmeno se una di
loro fosse
la cosa giusta da fare.
Si
affidò
unicamente alle sue corde vocali, sperando che non la tradissero,
lasciando finalmente libere tutte quelle parole che nemmeno lei stessa
pensava fossero prigioniere nel suo cuore, nella sua mente, nella sua
gola.
“Non
capisco mai se fai finta di non capire o se non capisci davvero. Non
capisco
mai cosa pensi quando mi guardi con quello sguardo neutro. Non capisco
mai se
fingi di non notare certe cose o se non te ne accorgi veramente, non
capisco se
quando scherzi una parte di te faccia sul serio, non capisco
se-” la sua voce
si spezzò; sentì gli angoli degli occhi
inumidirsi, e più teneva lo sguardo
basso, più correva il rischio che una lacrima le solcasse
una guancia.
“Non
capisco…odio tutte queste cose di te.”
Natsu
non
intervenne e la lasciò continuare.
Lucy
sentiva i suoi occhi attenti puntati sul suo volto, ma non aveva la
forza di
voltare il capo per verificare se fosse davvero così.
Ormai
sentiva le parole esondare dalla sua bocca, e anche solo tentare di
fermarsi le
sembrava inutile.
“E
odio
anche quando entri dalla finestra, odio quando resti a dormire da me e
io sono
costretta a stare sul pavimento in uno schifoso sacco a pelo, odio
quando non
mi presti la tua giacca se ho freddo, odio quando non riesci a stare
zitto,
odio quando dovresti dire qualcosa ma non lo fai, odio quando continui
a
ripetere il mio nome, odio-”
Natsu
si
mosse.
Si
inginocchiò, poi le prese il volto tra le mani,
costringendola a guardarlo.
Il
suo
sguardo era così acceso e deciso che Lucy non
riuscì più a staccare i suoi
occhi da lui, quasi per timore.
“Lucy,
anch’io odio tantissime cose di te.”
Poi
posò le
labbra sulle sue.
Lucy
si
immobilizzò.
Sentì
il
respiro troncarsi nel petto.
Gli
occhi
spalancati sulle palpebre chiuse del Dragon Slayer.
Un
ciuffo
di capelli rosa le solleticò una guancia.
Un
tramonto rosato di un pomeriggio estivo.
La
maga
chiuse lentamente gli occhi.
Inalò
il
suo profumo.
L’odore
muschiato della terra.
Sentì
la
sua pelle ruvida sfiorarle un polpaccio.
Le
spighe che mi circondano le gambe.
Lo
sentì
riprendere fiato per un brevissimo istante.
Il
fruscio di un vento caldo.
Sorrise,
la
bocca di lui ancora sulla sua.
Si
sedette
più comodamente per rispondere meglio a quel bacio.
Sentiva
il
suo calore abbracciarla, toccarla, sfiorarla, un calore forte ma dolce,
non
opprimente.
La
sua
bocca era ancora più calda di quell’abbraccio,
della sua pelle che continuava a
solleticarle il corpo.
Avrebbe
voluto
che quel bacio durasse in eterno, di questo era finalmente certa; ma si
staccò
lentamente da lui, il suo viso che la seguì per qualche
istante come un magnete
segue il ferro.
Le
loro
labbra erano ancora terribilmente vicine.
Lucy
spostò
ritmicamente il suo sguardo dagli occhi alla bocca di lui, ancora
leggermente socchiusa.
“Quello…quello
che stavo cercando di dire è che…credo di essermi
innamorata di te.” sussurrò.
“Lo
so, me
lo hai detto anche ieri sera.”
“Co-cosa?”
la maga corrugò la fronte e increspò le labbra,
confusa.
Lui
non
diede nessuna formale spiegazione. “Ma sono felice che tu
l’abbia ridetto,
soprattutto senza essere ubriaca.” sorrise, poi riprese a
baciarla.
Lei
non
obiettò, e rispose con vigore a quel nuovo bacio.
Dopo
pochi
istanti però si separò nuovamente da lui.
“Aspetta! Tu…tu mi hai baciata!”
Natsu
la
osservò, disorientato da quell’affermazione.
“Sì ma…mi ha baciato anche tu,
insomma-”
“No,
cioè…quello che-” la maga si
alzò rapidamente e corse verso la scrivania.
Oggi
è l’ultimo giorno, l’ultimo giorno in
cui posso
vincere quella scommessa! E visto che mi ha baciata…
Non
che le
importasse più di tanto di quella stupida scommessa, ma quel
bacio sarebbe
stato ancora più gradito se fosse stato l’emblema
della sua vittoria.
Afferrò
agitata l’orologio sulla scrivania.
Lo
fissò
per qualche momento, incredula.
Sorrise.
Sentì
avvicinarsi Natsu alle sue spalle.
“Cos’è successo?”
Gli
mostrò
l’orologio: segnava mezzanotte e quattro minuti.
“Hai
vinto.”
Natsu
osservò dubbioso prima l’ora e poi la maga.
“Vinto cosa?”
“La
scommessa.”
“Quale
scommessa?”
Lucy
appoggiò l’orologio sulla scrivania con
più forza del previsto, producendo un
rumore sordo che si propagò per tutta la stanza.
Si
voltò
verso Natsu, fissandolo minacciosa. “Quella che abbiamo fatto
una settimana
fa.”
Lui
si portò
una mano alla nuca, per poi spostare il suo sguardo da un estremo
all’altro
della camera. “Ah sì…qu- quella
scommessa, certo…”
La
maga
alzò le braccia al cielo, rabbiosa. “Non mi dire
che te ne eri dimenticato!”
iniziò a camminare nervosa su e giù per la stanza.
“Ma
certo
che n-”
Non
lo
lasciò terminare.
“Io tutta questa settimana sono stata in
ansia, ho cercato di inventare non so quanti modi diversi per farmi
baciare da
te, ho cercato persino di sedurti
mentre tu…tu avevi
dimenticato la
scommessa?!”
“Aspetta,
tu hai cercato di sedurmi?”
Lucy
aprì
la bocca, sconvolta. “Non te ne sei nemmeno
accorto?!”
Lui fece spallucce, inarcò la bocca in una smorfia. “La seduzione è un'arte, Lucy, e tu mi sembri tutto tranne che un'artista.”
La maga chiuse gli occhi per qualche istante prima di rispondere, adirata. “Inserisci anche mi dici sempre cose cattive nella lista delle cose che odio di te.”
“Oooh
avanti Lucy, non è vero…ma
poi, di cosa trattava
questa scommessa?”
Lei
lo
fulminò con lo sguardo ed inspirò profondamente,
cercando di calmarsi.
“Senti, non importa.”
iniziò a
raccogliere i fogli ancora tutti sparsi a terra, inevitabilmente
furiosa.
“E
dai
Lucy, perché te la devi prendere per tut-”
Un
ulteriore sguardo minatorio gli ordinò di non continuare.
Natsu
si
coricò stremato sul letto, sospirando.
Prima
che la maga
tornasse all’attacco passarono diversi minuti, nei quali
riuscì finalmente a sbollire la sua ira.
“E’ davvero un peccato
che ti sia dimenticato di questa
scommessa, perché il premio in palio ti piaceva
parecchio.”
Il
Dragon
Slayer alzò il capo. “Eh? Quale premio?”
“Se
tu
avessi vinto, avresti potuto dormire nel mio letto per ben due
mesi.” un
sorriso compiaciuto si dipinse sul volto della giovane.
Natsu
si
sedette rapidamente. “Due mesi?! Quindi io potrei dormire su
questo materasso
per due mesi?!”
Lei
non
rispose, si limitò ad inarcare le sopracciglia mentre
continuava a raccogliere
fogli.
“Da
quello
che hai detto, io tecnicamente ho vinto questa
scommessa…”
“Sì,
mi hai
baciata dopo la mezzanotte, quindi la settimana che ci eravamo dati
come tempo
limite era già scaduta.”
“Perciò
potrei restare qua a dormire già da stasera.”
azzardò lui.
Lucy
finì
di sistemare tutti i fogli sulla scrivania prima di
rispondere.
Si avvicinò a
lui e gli stampò un inaspettato bacio sulle labbra.
“Questa volta credo non mi
dispiacerebbe affatto.” sussurrò sorridendo.
Ci
fu
qualche momento di silenzio.
“Natsu?”
“Mmh?”
“La
tua
bocca sa…sa
di
fiammifero bruciato.” constatò infine lei,
lambendosi con la punta della lingua un angolo delle labbra.
“Ho
sempre
questo gusto in bocca.”
“Ah.
Dovrò
abituarmi allora.” si ritrovò a sorridere di nuovo
nell’osservare quel volto
tanto conosciuto quanto amato.
Finalmente
aveva trovato quel dettaglio che mancava sia alla sua visione che alla
sua
poesia.
Il
sapore
dell’estate.
Ma
sapeva
di fiammifero, e non era certo una cosa così romantica da
essere inserita in
una sentimentale visione di un campo di grano né tantomeno
in una poesia.
Eppure
stranamente
le piaceva.
Forse
dovrei scommettere più spesso.
Angolo
Autrice:
Dopo
un
anno giusto dalla pubblicazione del primo capitolo, sono finalmente
riuscita a concludere
questa storia, e spero che il finale non vi abbia deluso ;w;
Naturalmente, se
vi va, fatemi sapere le vostre opinioni e i vostri pareri, sono sempre
ben
accetti! ♥
Alla fine
Natsu ne è uscito vincitore, ma anche Lucy ha avuto la sua
fetta di vittoria~
Credo che
ormai lo sappiano tutti, ma mi sento in dovere di specificare che la
parola natsu, in giapponese,
significa estate, e ho quindi
provato a giocare
(passatemi l’espressione, non so se ce l’ho fatta,
lol) con questo termine.
Infine, vi informo che mi
sono decisa a scrivere anche il breve epilogo di cui vi ho accennato la
volta
scorsa, e posso dirvi con certezza che sarà pubblicato il 31
agosto (questa
volta prometto che non ritarderò, vi do la mia parola
uù). Sarà ambientato
qualche mese dopo questo settimo giorno e sarà davvero breve,
ma spero lo
apprezzerete lo stesso ;w;
Naturalmente
vi ringrazio per aver seguito questa storia fino alla sua conclusione,
ma visto
che qua gli angoli autrice si fanno
sempre più lunghi, vi ringrazierò come si deve
alla fine dell’epilogo, quando sarà
tutto effettivamente finito (gioite, per questa volta vi siete
risparmiati sdolcinati
e commossi ringraziamenti).
Non mi
resta che salutarvi, e spero di ritrovarvi tra una dozzina di giorni! ♥
Shi