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Autore: Jules_Weasley    22/08/2015    10 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO UNO – Che ci fai qui?


"Pronto?" biascicò una voce amica dall'altro capo del telefono.

"Ehi, Harry!". Hermione si era rifugiata in un angolino riparato di Diagon Alley, per non morire assiderata mentre telefonava al Ragazzo Sopravvissuto.

"Hermione, sei tu?" chiese Harry incerto. "Da quando mi telefoni?!". Lei sbuffò.

"Da quando ho scoperto che sei in possesso di un cellulare babbano" rispose, ovvia.

"Beh... è sicuramente più veloce di un gufo" osservò lui.

"Sei acuto per essere un Auror!" fece, ironica. Lo sentì ridere dall'altra parte, segno che non se l'era presa a male per il sarcasmo.

"Sempre la solita!" ribattè il suo migliore amico. "Antipatica e pedante!".

Sempre la solita...

Lo era davvero? Perché lei sentiva di essere cambiata – e parecchio. Le andava tutto stretto, ultimamente, e si sentiva soffocare in ogni situazione. Qualche tempo prima l'avevano promossa all'Ufficio Misteri – con conseguente aumento di stipendio. Eppure, eccola lì: si era dimessa senza una ragione plausibile, lasciando tutti di stucco – compresa se stessa.

Di notte, gli incubi la tormentavano: Voldemort e i Mangiamorte, Nagini che strisciava sul pavimento nero dell'Ufficio Misteri, Bellatrix Lestrange che la torturava e le scriveva sanguemarcio* sul braccio. Si destava madida di sudore e inquieta tra le lenzuola; Ron dormiva accanto a lei: non si svegliava mai, non la consolava mai, non l'aiutava mai. Aveva smesso di farlo da un pezzo, in effetti.

Le riusciva difficile credere che quello fosse il ragazzo con il quale aveva affrontato peripezie indicibili. Le sembrava passata una vita dai tempi del Golden Trio, mentre a volte era come se la guerra fosse finita da soli cinque minuti; non sapeva spiegarsi quella strana percezione del tempo che aveva sviluppato.

La parte forte della coppia era sempre stata Hermione: non aveva potuto appoggiarsi a Ron, perché era solo lui ad appoggiarsi a lei.

Non era normale, non era giusto, non era sano. Lo vedeva con Harry e Ginny, che si sostenevano a vicenda – nessuno dei due doveva sempre mostrarsi inossidabile.

"Hermione, ci sei? Guarda che scherzavo..." fece Harry, preso in contropiede da quel silenzio prolungato.

"Lo so" si affrettò a rispondere, "e ti chiamo per pura convenienza, sappilo. Mi serve un favore" comunicò sbrigativa.

"Tutto per te!" rispose gentile.

"Potreste ospitarmi stanotte? Sai... sono appena tornata e non so dove andare".

La fine della convivenza con Ron, durata due anni, l'aveva privata anche della casa, visto che era di Weasley e non sua. Sentì Harry mugugnare.

"Io e Ginny siamo in trasferta al momento" spiegò Potter. "Cioè, lei è in trasferta con la squadra e io la guardo giocare" precisò. "Siamo in Irlanda".

"Oh" fece lei, un po' delusa.

"Ovviamente" riprese, "puoi Materiallizzarti direttamente a casa nostra e dormirci, non credo di dovertelo dire". Hermione sorrise rincuorata, pensando che avrebbe dovuto fare un monumento al Ragazzo Sopravvissuto, che l'aveva appena salvata dal barboneggiare indecorosamente per le strade di Londra.

"Sei il migliore!".

"Lo so" si atteggiò, ma era sicurissima che stesse ridendo. "Ora devo andare da Ginny – è piuttosto agitata per la partita. Ci vediamo presto" la salutò, "e non dare rave party in casa".

Quando riagganciò il telefono, Hermione si sentì a dir poco sollevata: aveva un posto dove passare la notte, aveva una sottospecie di lavoro, e aveva degli amici dal cuore d'oro. Riguardo a Ollivander, continuava a chiedersi se fosse una buona idea o meno, ma in fin dei conti cos'aveva ormai da perdere? Però certo... Fare le bacchette non era solo teoria: si andava a gusto, a sensazione, a tatto, a naso.

Insomma, non c'erano manuali che tenessero, di fronte all'esperienza; e non era decisamente il suo campo. Non che si aspettasse di raggiungere la perfezione di Gregorovich o dello stesso Ollivander, ma almeno di non fare una figura barbina.

Si Materializzò a Grimmaud Place n.12* con una fitta al cuore – le ricordava l'Ordine della Fenice, Sirius, Tonks, Lupin, Voldemort.

Ma entrò comunque, senza paura.

Ovviamente la casa era stata modificata parecchio dai nuovi proprietari: ora tutto era arioso e luminoso, privo della precedente sensazione di oppressione che assaliva chiunque vi mettesse piede. Irriconoscibile. Legno chiaro, finestre e vetrate ampie, colori caldi e cornici con foto di famiglia torreggiavano su ogni superficie libera. Persino il ritratto della madre di Sirius era stato – faticosamente - rimosso.

Avanzò di qualche passo nell'ingresso silenzioso, e poi salì le scale per raggiungere la zona notte. Sapeva che l'unica stanza di casa Black a non essere stata toccata era quella di Sirius.

Neanche a dirlo, Hermione intendeva occupare quella che era diventata la camera degli ospiti – non si sarebbe mai permessa di appropriarsi della camera di Harry e Ginny. Letto singolo, piccolo armadio, comodino, fuoco nel caminetto e qualche libro da leggere era tutto ciò di cui necessitava – oltre a una doccia.


Uscì sul pianerottolo e si recò in bagno agognando l'acqua calda che le scorreva lenta sul corpo; ma non appena ebbe aperto la porta, dovette rinunciare a quell'immagine rilassante: era occupato. Il bagno di casa Potter/Weasley era occupato!

Caldi fumi salivano vaporosi fino al soffitto: qualcuno stava usufruendo della sua desiderata doccia – cioè la doccia di Harry e Ginny. I padroni di casa erano fuori, quindi chi diavolo era che si stava lavando con tanto zelo?

Se lo stava chiedendo quando una figura maschile piuttosto alta – e fortunatamente offuscata dal vapore – uscì dal box doccia.

"Granger!" fu l'esclamazione sbalordita del ragazzo. "Che ci fai qui?". Nel frattempo Hermione aveva voltato le spalle per non guardare quello spettacolo indecente.

"Copriti per cortesia!" intimò severa, e lo sentì ridacchiare distintamente.

"Sono coperto, ti puoi girare" le comunicò , evidentemente divertito dalla situazione. Si voltò verso di lui, e scoprì che era "coperto" da un asciugamano, fortunatamente abbastanza ampio. Evidentemente il suo concetto di "coprirsi" non corrispondeva esattamente a quello di Hermione, che pensava più a qualcosa come un mantello di lana grezza. Si sforzò di guardarlo solamente in faccia, mentre chiedeva:

"Si può sapere che ci fai qui, Fred?" il tono inquisitorio, visibilmente scocciata.

"Potrei chiedere lo stesso a te, Granger!" protestò, contrariato. Hermione brontolò.

"Possiamo rimandare i convenevoli a più tardi? Ora, se non ti dispiace, vorrei asciugarmi e vestirmi – sai com'è, siamo a Febbraio! Non sono pudico, ma freddoloso sì!" le fece notare.

"Va bene" concesse Hermione, "ti aspetto giù".

Scese le scale e si diresse in cucina, stravaccandosi su una sedia. Era troppo bello per essere vero; doveva esserci qualche intoppo nella serata, o sarebbe stata troppa fortuna tutta insieme. Possibile che la famiglia Weasley la perseguitasse ovunque? Proprio ora che non ne faceva più parte si trovava davanti un Fred mezzo nudo e gocciolante, nell'appartamento dov'era lei. Roba da matti!

Quando la figura alta di Frederick Weasley apparve sulla soglia della cucina, Hermione affermò senza preamboli:

"Sono ospite di Harry".

"E io di mia sorella" ribattè il roscio, per niente intimidito dal suo tono lapidario.

Hermione comprese che Harry e Ginny, all'insaputa l'uno dell'altra, avevano ospitato due persone diverse per la stessa nottata.

"Io sono appena tornata da un viaggio".

"Sì? Non avevo notato la tua assenza..." osservò caustico. Era stata via per mesi e adesso era ricomparsa, era ovvio che la "scomparsa" fosse stata notata.

"Tu invece?" chiese lei ignorando il tono sarcastico del roscio. "Credevo avessi una casa". Fred sbuffò e si lasciò cadere sulla sedia accanto a quella di Hermione.

"Infatti ce l'ho; ma è invasa da cacche di Doxy* e cavallette giganti" spiegò, lasciandola a dir poco disgustata dall'immagine. "Più qualche formica alata" aggiunse in tono leggero, come se si trattasse dell'appartamento del vicino, anzichè del suo.

"E George?" domandò. Era strano che non fossero insieme: dov'era Fred era George, da sempre. Era una legge magica, più o meno.

"Da Angelina*" grugnì in risposta.

"Non sembri molto contento a riguardo" osservò Hermione.

"Noto con piacere che non ti sfugge niente, Granger!" la prese in giro.

"Come sei simpatico, Weasley!", ribattè a tono.

Fred rise ed Hermione si trovò a pensare che se fosse stato Ron si sarebbe offeso a quello scambio di battute. Era permalosissimo, anche più di lei – e lei sapeva di esserlo. Invece, se c'era una cosa che le era sempre piaciuta di Fred, era che non si offendeva quasi mai.

"Allora" ripartì all'attacco, "sei geloso?".

"Di George?" soffiò lui.

"Veramente parlavo di Angelina – mi ricordo che portasti lei al Ballo del Ceppo, e non ho mai...". Fred la interruppe, dicendo:

"Smonto subito la tua brillante ma fasulla teoria: non mi piace Angelina" specificò, come se l'avesse offeso. "Siamo andati al Ballo del Ceppo insieme, è vero; ma ero al sesto anno! Tu ci sei andata con Krum" aggiunse, "e non mi pare tu l'abbia sposato".

A queste parole, Hermione distolse lo sguardo frettolosamente, pregando che Fred non se ne accorgesse.

"Quindi ti infastidisce che George si sia fidanzato?".

Fred si era accorto perfettamente del cambiamento di lei, ma decise di ignorarlo per farle un piacere; si vedeva che non era in vena di parlare di... qualunque cosa l'avesse causato.

"Non fraintendere" iniziò, "Angelina è a posto, però ecco... mi sento un po' solo. George passa meno tempo con me". Aveva risposto sinceramente, e a Hermione sembrò strana quella versione fragile dello sfrontato, sfacciato e casinista Fred Weasley.

"Oh, andiamo" tentò di consolarlo, "non fare il melodrammatico. Gestite un negozio voi due, di tempo insieme ne passate, no? Come vanno i Tiri Vispi Weasley?" si informò gentilmente. Sapeva di fargli piacere, perché non c'era argomento che lo entusiasmasse più di quello – o, se c'era, Hermione non ne era a conoscenza.

"Alla grande, Granger! Si fanno un sacco di galeoni, credimi".

"Allora perché sei qui a infastidirmi anzichè in albergo?" disse lei, pungente.

Fred la fulminò con lo sguardo, ma alla fine si strinse nelle spalle.

"Mi fanno tristezza" rispose semplicemente. "Sono squallidi".

Un po' le dispiaceva di non trovare mai un modo per stuzzicarlo – dato che lui, quanto a infastidirla, se la cavava piuttosto bene.

"E tu?".

"Te l'ho detto: non ho ancora una casa" glissò abilmente. O almeno, era quello che sperava di fare. "Nei prossimi giorni cercherò un appartamento; sono stata fuori sei mesi".

"Sette" la corresse, stupendola con quella precisione. Stupì Fred stesso, veramente.

"Come lo sai?" aggrottò le sopracciglia, come aspettando chissà che rivelazione.

"A dire il vero..." rispose sincero, "non ne ho idea; me lo ricordo e basta. Quello che so per certo è che sei partita senza salutare, e che l'abbiamo saputo da Harry e Ginny". Non aveva un tono propriamente benevolo, mentre lo diceva. Hermione si sentì biasimata, e non potè dargli torto.

"Mi spiace essere partita all' improvviso, volevo solo... cambiare aria" si giustificò.

"Uhm" mugugnò il roscio. "Dove sei stata?" chiese poi, con studiata noncuranza.

"Fred" mise le mani avanti, "ti spiace rimandare a domani? Sono molto stanca, ed è tardissimo". Lui sembrò sul punto di voler ribattere, ma si trattenne e biascicò un: "Ok" con una scrollata di spalle.

Hermione si alzò, giudicando che quello fosse il momento migliore per battere in ritirata verso il letto. Si avvicinò alla porta della cucina, scontrandosi con Fred, che aveva fatto lo stesso movimento nel medesimo istante.

"Prima le signore". Le cedette il passo cavallerescamente, anche su per le scale. Si separarono sul pianerottolo dandosi la buonanotte. Ovviamente, Fred non ci aveva pensato due volte a prendere la stanza di Harry e Ginny – letto più grande e tutto il resto. Hermione sorrise tra sè e sè e si disse che no, certe cose non cambiano mai. Si chiuse la porta alle spalle, dicendosi che per il momento aveva evitato lo spinoso argomento costituito dal groviglio di emozioni che provava. Certo, aveva anche promesso di riprendere il discorso all'indomani, ma non se ne preoccupò. Spense la luce e, contrariamente ai propri pronostici negativi, in capo a cinque minuti scivolò tra le braccia di Morfeo.




Frattanto, Fred Weasley - strano ma vero - si rigirava nel letto da mezz'ora senza dormire. Il sonno gli era completamente stato risucchiato via dagli occhi della Granger. Ebbene sì: gli occhi della Granger gli avevano comunicato un senso di disagio – come se quel ritorno le fosse stato imposto.

Conoscendola, era probabile che fosse così, ovviamente per sua stessa imposizione: era solita forzarsi a fare qualunque cosa, se la riteneva opportuna – a differenza di Fred.

Come quando voleva convincerlo che lasciare la scuola era sbagliato, che non doveva provocare la Umbridge, che lui e George non dovevano darsi a una carriera così bizzarra.

E alla fine, a dispetto di mamma Molly e di Hermione, I Tiri Vispi avevano funzionato alla grande e i gemelli avevano dimostrato di avere ragione.

Sebbene la Granger facesse sempre la cosa giusta, Fred non riusciva mai a capire cosa davvero le sarebbe piaciuto fare, se non avesse dovuto seguire le sue amate regole.

Del resto quella sera aveva visto qualcosa di insolito in lei e nel suo sguardo, qualcosa che non aveva mai notato prima di allora; e per un bel po' di tempo rimase con gli occhi sbarrati a riflettere. Poi, finalmente, si addormentò anche lui, scivolando in un sonno tranquillo e senza sogni.





NOTE AL CAPITOLO*

1- Sanguemarcio o sanguesporco è il termine corretto per tradurre il dispregiativo inglese mudblood della versione originale. Mezzosangue infatti (com'era nella traduzione di qualche anno fa) crea confusione. I Mezzosangue sono gli halfblood, ovvero quelli come Harry, che non hanno il sangue puro dei pureblood, del tutto magico. Ma Sanguemarcio è un insulto verso i Nati Babbani, come Hermione.

2- Casa di Sirius è sempre stata un po' cupa, ma con qualche miglioramento ho pensato di farne la casa londinese di Harry e Ginny. In fondo era comunque casa del suo padrino.

3- I Doxy sono spesso scambiati per fate, per la loro minuscola figurina umana (peccato che sia ricoperta di folto pelo nero e abbia un paio di gambe e braccia in più). Hanno ali ricurve e brillanti e depongono fino a 500 uova alla volta e le seppelliscono. Hanno denti affilati e velenosi (cit. Gli Animali Fantastici: dove trovarli).




ANGOLO AUTRICE


Salve a tutti gente!

Pubblico in extremis questo primo capitolo, dato che domani parto per qualche giorno. Spero mi farete l'onore di recensire e farmi sapere come la pensate su questa storia: accetto lodi mooolto volentieri, ma accetto critiche costruttive altrettanto volentieri. Fatemi questo regalo :D

A presto!

Jules

  
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