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Autore: madelifje    30/08/2015    2 recensioni
Kajdena sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi coinvolgere. Una ladra balbuziente esiliata dal popolo ignjs non è fatta per questo genere di cose. La sua vita era già abbastanza miserabile anche senza le spie, i pirati, le leggende, i complotti, le maledizioni, le profezie scomode, le alleanze discutibili e gli omicidi.
Avrebbe dovuto scappare quando ancora poteva farlo.
Prima di finire nel posto sbagliato al momento sbagliato, cercando di scappare dalle schiere della Caccia Selvaggia.
Prima che la sua migliore amica ricevesse l'avvertimento che le avrebbe cambiato la vita.
Prima che uno degli otto consiglieri venisse brutalmente ucciso e Alles finisse sull'orlo della guerra.
Prima, perché adesso è tardi.
-
«Un uomo mi ha seguita, oggi. Come faccio a sapere che non l’hai mandato tu?»
«Lo sai e basta», disse Nioclàs con un sorriso. E il lampo di paura che attraversò gli occhi di quella ragazzina bionda glielo confermò.
-
Kaj deglutì, chiamando a raccolta tutto il poco coraggio che possedeva. La situazione era anche più assurda del previsto. Doveva fuggire, possibilmente in fretta. Perdi tempo
«Q-quest’agenzia non ha un n-nome?»
«Ce l’ha», disse pacatamente Occhi Verdi, «"Agenzia"».
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ieri una nave mercantile proveniente da Theàri è stata brutalmente saccheggiata da un vascello pirata. I membri dell’equipaggio hanno riportato gravi ferite e sono stati derubati di tutto il loro carico. Gli otto consiglieri, oggi riunitisi per discutere sull’accaduto, hanno apportato delle modifiche alla condanna per pirateria:
- tutte le imbarcazioni e i beni materiali diventeranno immediatamente proprietà della città di Frey;
- i membri dell’equipaggio dovranno scontare una pena da dieci ai quattordici anni nelle carceri della capitale;
- il comandante del vascello potrà scegliere tra l’amputazione della mano della spada e quattordici anni di reclusione nel Lys, il deserto di ghiaccio.
- dagli annali della Torre dei Consiglieri, a cura dell’Intendente Jon Kristinson



 
Capitolo tre – In volo


 
 
La missione era iniziata male. Lo zeppelin era partito in ritardo a causa di qualche problema all’elica, di cui ovviamente si erano accorti all’ultimo minuto. Naturalmente lui aveva chiesto di essere presente come supervisore. Dopo un po, però,’ il pilota aveva finito per cacciare Lambert - “mi mette ansia” - e aveva completato il lavoro con una lentezza a dir poco snervante. Come se avessero tempo da perdere. Cinque ore dopo erano atterrati nella città di Eyjan, capitale della Terra Laekur, ben quarantacinque minuti oltre il previsto.
No, le cose non andavano bene.
«Tu sai dove stiamo andando, v-vero?»
«Sì. Quindi smettila di comportarti da turista e aumenta il passo». Kaj lo fulminò con lo sguardo ma obbedì. Era la sua prima volta nella Terra del popolo dell’acqua e se ne sarebbe accorto anche un idiota. La ragazza camminava piano, con la bocca aperta e lo sguardo che si perdeva in quella città immensa.
A Lambert la capitale della Terra Laekur non aveva mai fatto impazzire, era troppo innamorato dei profumi e dei colori della sua Theàri, così si limitava a camminare con le mani in tasca, cercando di ricordare la via più rapida per il porto.
Il viaggio in zeppelin era stato interminabile – Lambert ricordava che la città fosse molto più vicina – eppure Kaj non sembrava affatto stanca. Anzi. Cercava puerilmente di nascondergli la propria meraviglia, come una ragazzina troppo orgogliosa. Dopotutto, Eyjan era pur sempre la città dei trecento ponti. Era costruita in mezzo al delta del fiume Aorta, il più lungo di Alles, che si divideva in numerosi rami prima di tuffarsi a cascata nel Mare delle Nuvole. Tutto sembrava essere stato edificato in funzione dell’acqua. Probabilmente, né Eyjan né i suoi abitanti avrebbero potuto esistere senza i fiumi.
Se quella ragazzina ignjs era rimasta abbagliata dai trecento ponti e dai palazzi antichi, probabilmente il porto le avrebbe dato il colpo di grazia.
E così fu.
Per prima cosa le voci. I laekur non erano un popolo particolarmente  vario dal punto di vista delle etnie, perfino le loro caratteristiche fisiche erano simili: pelle molto pallida e capelli chiari, oppure carnagione scura come l’ebano e chiome riccissime. Come si divertiva a dire Klaus, non c’erano vie di mezzo. Al porto di Eyjan, invece, si sentivano parlare tutte le lingue. Alcuni scherzavano, altri discutevano animatamente; fuori da una locanda c’era un gruppo proveniente dalle Isole di Ur che improvvisava canzoni a cappella. Erano come le tessere di un mosaico colorato, incastrate in modo da non far sembrare nessuno fuori posto.
Probabilmente tutti gli anni passati a Frey avevano abituato Kaj alle folle, ma niente potrà mai anche solo avvicinarsi al Mare.
Lambert la udì imprecare in lingua ignjs, mentre abbassava il cappuccio del mantello e lasciava che il vento le scompigliasse i capelli.
«Che te ne pare?»
«Oh dèi», sussurrò, troppo sbalordita anche per balbettare.
Ai moli erano legati immensi vascelli, il più piccolo grande quattro volte uno zeppelin. I loro alberi si innalzavano alti nel cielo e le polene dettagliatissime erano appese decine di metri sopra le teste dei passanti.
Lambert e Kaj erano giunti al porto seguendo uno degli affluenti dell’Aorta, lo Yuraen, che sfociava a estuario nel Mare delle Nuvole. Dalla loro posizione riuscivano a sentire il rombo delle acque che si tuffavano a cascata oltre il porto. Se si fossero avvicinati avrebbero addirittura percepito gli schizzi dell’acqua vaporizzata sulla pelle, ma Kajdena Jozic sembrava pietrificata. Sì, perché oltre i moli c’era il nulla. I vascelli galleggiavano a mezz’aria, assicurati ai moli da robuste cime, mentre gli equipaggi si servivano di passerelle per salire e scendere. Poi salpavano e volavano a nord, affrontando i venti più forti che si potessero immaginare, volando in quel cielo immenso che suscitava paura ed estasi allo stesso tempo. Era la città di Eyjan, del popolo dell’acqua, lì Alles finiva e incominciava il cielo.
All’orizzonte si intravedevano le prime isole, che sembravano non più grandi di un acino d’uva. Era lì che le navi erano dirette. A nord, verso il Mondo degli Elfi; a est, verso le Isole Sospese; oppure a ovest, verso l’arcipelago di Ur. Oltre, l’ignoto. I marinai più intrepidi avevano oltrepassato i confini del mondo conosciuto, ma nessuno era mai tornato a raccontare cosa avesse visto. Probabilmente non c’era nemmeno, qualcosa da vedere.
«Chiudi la bocca, o ti entrerà una mosca», disse Lambert. Kaj annuì, ma la sua mandibola sembrò non obbedire.
«Senti, se ce la sbrighiamo in poco tempo, possiamo fare un giro. Piacerebbe anche a me. Adesso però dobbiamo lavorare, hai presente?»
Nessuna risposta.
La afferrò per una spalla e la scosse. «Dio, Jozic!»
Lei si ricosse. «È c-che… non p-pensavo che fosse così. Proprio per n-niente».
Suo malgrado, Lambert sorrise.
 
***
 
 
«Ehi Lambert», Kaj gli appoggiò una mano sul braccio, «q-quello non è Z-zanna, il secondo del nostro pirata?»
Lambert seguì la linea del suo sguardo e non ci mise molto a individuare quel volto magro e spigoloso che usciva da una locanda. Lanciò un’occhiata a Kaj, la quale annuì, ed entrambi si tuffarono con Zanna nel porto.
Il pirata sembrava avere una certa fretta. Teneva un passo spedito e scivolava agile tra la folla, praticamente invisibile, all’apparenza ignaro della presenza delle due spie. Lambert, tuttavia, si allarmò veramente solo quando lo vide dirigersi verso gli ultimi tre pontili a sinistra, tutti occupati da navi mercantili delle Isole Sospese. Dov’era l’Aquila Reale?
«Siamo troppo vicini», sibilò Kaj.
«C’è troppa gente e rischiamo di perderlo. Evita uscite del genere e comportati come se non stessi pedinando qualcuno».  Non sembrava convinta.
«Lambert, c-che fine ha fatto la nave?»
Bella domanda.
Zanna aveva quasi raggiunto il penultimo pontile, quando vennero fermati.
L’uomo aveva l’accento di Ur e la carnagione scura. Indossava una strana casacca bianca e un cappellino grigio, probabilmente tipici della sua terra. Si parò davanti a Lambert con un sorriso a trentadue denti e tese una mano. Fantastico. Lambert si chiese se sarebbe bastato un pugno a tramortirlo, o se gli avrebbe solamente rotto qualche dente bianchissimo. Valeva la pena tentare.
«Buonasera. Mi chiamo Daharo e ho una semplice domanda da farvi: voi non credere che la meccanica e il vapore possono fare magie? No? Ebbene, il qui presente Daharo ne ha la dimostrazione-» Per tutta risposta, Lambert lo spinse da una parte e continuò a camminare. Daharo non si arrese e gli trotterellò dietro. «Voglio mostrare voi uno degli oggetti più straordinari di tutti i mondi! Voi vedere questo piccolo scarabeo di metallo? Questo no semplice scarabeo, questo fa tutto! Potete spiare vostri nemici o anche solo registrare voi mentre cantate, scarabeo lo fa!»
«Daharo, non ce ne frega assoluta-»
«Fa’ vedere». Kaj allungò una mano verso il piccolo oggetto che Daharo le tendeva. Lambert le diede una gomitata.
«Voglio so-solo vedere», ribatté lei, con una strana intonazione nella voce. La mano era ancora tesa verso lo scarabeo, ma i due occhi di ghiaccio non si schiodavano da Daharo. In effetti, l’uomo sembrava leggermente agitato. Si guardava intorno con una certa fretta e continuava a spostare il peso da un piede all’altro. Come se stesse… Lambert sollevò lo sguardo su Zanna proprio mentre Kaj gridava «Sono d’accordo!»
Daharo tentò di ostruire loro il passaggio, ciò nonostante bastò uno spintone per toglierselo di mezzo. Si lanciarono all’inseguimento del pirata, ma Zanna aveva un vantaggio non indifferente. Li guardò dritti in faccia prima di correre lungo uno dei due moli. Arrivato al bordo si fermò. Lo videro aprire le braccia e, con esse, spiegare un ampio paio di ali meccaniche.
Lambert gridò un’imprecazione in lingua crèhl. Accelerò, ma, quando ebbe posato il primo piede sul molo, Zanna si girò di spalle e saltò nel vuoto.
«Che cazzo fa?» urlò Kaj, dietro di lui.
«Ci deve essere una sorta di grotta sotto di noi. È lì che è ormeggiata l’Aquila Reale».
Ne ebbero la conferma una volta raggiunto il bordo del pontile. Sotto di loro, uno dei più grandi vascelli che Lambert avesse mai visto si preparava a spiccare il volo. Aveva tre alberi e un ampio ponte. Dalla sua posizione riusciva a vedere i membri della ciurma al lavoro e Zanna che atterrava sul ponte.
Erano troppo in alto per pensare di saltare e li avrebbero ammazzati comunque. No, ci doveva essere un altro modo.
«Ci serve una nave», annunciò.
«S-seguimi», fu l’inaspettata risposta. La ragazzina ignjs non aspettò un qualsiasi tipo di conferma e cominciò a correre verso un altro pontile, da cui stava salpando una piccola nave con un solo albero. Sempre imprecando, Lambert fece come gli era stato detto.
«Questa è L-lysa», gli comunicò Kaj, brandendo un’oggetto simile a una pistola. Lambert stava per chiedere qualcosa riguardo l’utilità di “Lysa”, quando la sua collega mirò alla nave e sparò. Dalla canna di Lysa partì una sorta di arpione di ferro legato a una fune, che andò a incastrarsi al parapetto della nave. Kaj non perse tempo e si aggrappò forte a Lambert, poi entrambi si sollevarono da terra.
«Ma-»
«Re-reggiti!»
Tirando una leva che si trovava dove avrebbe dovuto esserci il cane, la fune si riavvolse nell’oggetto, trascinando Lambert e Kaj verso la nave. Meno di cinque secondi dopo, erano sul ponte.
Per qualche istante Lambert fu troppo scioccato per poter formulare una frase di senso compiuto, cosa che lo infastidì non poco. Kaj, d’altro canto, ripose tranquillamente Lysa e si sistemò il mantello.
«Cazzo, tu sei completamente fuori di testa», articolò alla fine.
«P-prego. Lysa è utile sia per scalare i muri che p-per scappare dai soldati».
C’erano giorni in cui Lambert malediceva la notte in cui aveva reclutato quella ladra e altri in cui ringraziava il dio Carrày per averlo fatto. In quel momento non avrebbe saputo decidere.
Decise di recuperare un minimo di dignità con una battuta tagliente, ma venne stroncato sul nascere dal rumore di un fucile che veniva caricato.
Quella missione era iniziata male e sarebbe finita anche peggio.
Entrambi si voltarono lentamente verso la fonte del rumore. Un uomo teneva il fucile puntato alla testa di Lambert, mentre l’altro si limitava a osservare la scena con le braccia conserte. Era più alto e possente, perfino i suoi vestiti sembravano irradiare una certa autorità. Il capitano, pensò Lambert, e tutti e due sono ignjs.
«Chi siete?», ringhiò l’uomo col fucile. Domanda legittima. Peccato che, se avessero risposto, probabilmente dopo avrebbero dovuto mettere a tacere quegli uomini per sempre.
«Capisco la vostra curiosità», iniziò, «ma, credetemi, non siamo una minaccia. Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Lavoriamo per il Governo di Alles e dobbiamo assolutamente seguire quel vascello». Al posto dei due uomini non avrebbe di certo acconsentito, ma poteva sempre sperare. 
«Stai perdendo t-tempo», bisbigliò Kaj.
«In realtà sto evitando che questi ci piantino un pallottola in testa. E, visto che questa bella idea è stata tua, che ne dici di collaborare?»
«Non ringraziarmi, m-mi raccomando».
«Ringraziarti?! Jozic, è stata una follia!»
«Sì m-ma se non-» Il Capitano si schiarì rumorosamente la gola.
«Perché dovremmo aiutarvi?», domandò.
«Perché dobbiamo impedire che l’Aquila Reale consegni il carico che trasporta agli elfi». Lambert contava sull’odio viscerale tra elfi e umani per convincere l’uomo, ma temeva che Kaj avesse ragione: stava perdendo tempo e la nave pirata si allontanava.
«Hai detto Aquila Reale? Dovrei rischiare di essere saccheggiato da una nave pirata per due intrusi che sono piombati sul ponte della mia nave? Sentiamo, io cosa ci guadagno?»
Lambert sospirò. «La consapevolezza di aver aiutato il Governo di Alles». Quella frase suonava così idiota che ringraziò che Klaus fosse rimasto a Frey, o l’avrebbe preso in giro fino alla morte.
«Nudjmo zlatno». Qualsiasi cosa Kaj avesse detto, ottenne l’attenzione dei due uomini. Il Capitano rispose. Kaj ci pensò un attimo, prima di dire «Dvadeset».
Il Capitano rise. «Stou!»
Perfetto, stavano contrattando. Se Lambert si fidasse del buon senso di Kaj? Assolutamente no. In quel momento avrebbe venduto una gamba per capire l’ignjs.
«Vedeset».
Il Capitano tacque. Il suo compagno annuì e, dopo quella che sembrò un’eternità, il comandante della nave si rivolse a Lambert.
«D’accordo».
I due uomini diedero loro le spalle senza aggiungere altro. Lambert si voltò verso Kaj. «Cosa gli hai offerto?»
«Oro». Naturalmente.
«Quanto?»
«C-cinquanta».
«Uno di questi giorni t’ammazzo».
Kajdena Jozic scrollò le spalle.
 
***
 
La nave ignjs Mirja seguiva l’Aquila Reale a una distanza sufficiente a non destare sospetti. I membri dell’equipaggio ignoravano completamente le due spie, cosa di cui Lambert fu particolarmente felice. Kaj, d’altro canto, non ci fece nemmeno caso. Rimase per tutto il tempo – quattro ore e mezza – sul ponte, alternando momenti in cui stava seduta a giocherellare con una collana ad altri in cui si sporgeva dal parapetto e guardava giù. Lambert si annoiava, quindi decise di fare un’eccezione alla sua politica del menefreghismo e andò da lei.
«Non è i-incredibile?» Sotto di loro, per centinaia e centinaia di chilometri, c’era solo cielo. Un cielo così azzurro da sembrare finto, interrotto ogni tanto da nuvole candide e piccole isole. Sì, forse era davvero incredibile.
«A me viene l’ansia. Se ti spingessi giù, troverebbero il tuo cadavere nel Mondo Inferiore». Kaj aumentò la stretta sulla balaustra. «Secondo te com’è? Cosa dicono gli ignjs sul mondo di sotto?»
«Non dicono niente. E io sto b-bene anche senza saperlo».
Le leggende del popolo della terra, al contrario, narravano di un’eterna notte e di demoni che si nutrono di altri demoni. Erano storie che si raccontavano a i bambini per spaventarli, perché di fatto non si sapeva niente.
Forse quella era la cosa più spaventosa di tutte. Era meglio non pensare che sotto di loro ci fosse un intero continente praticamente inesplorato, abitato solo da creature oscure. Alles si trovava sopra. Dovevano preoccuparsi solo degli elfi.
«Come mai quella collana?»
«Me l’ha r-regalata una mendicante».
 
***
 
La Mirja si sbarazzò dei due passeggeri indesiderati scaricandoli sulle coste del mondo elfico, senza nemmeno attraccare. Ovviamente il capitano pretese di essere pagato, lasciando Kaj praticamente al verde. Se non fossero riusciti a trovare Nicodemus, Lambert le avrebbe sicuramente chiesto di essere risarcito, poco ma sicuro. Quel giorno sembrava particolarmente di cattivo umore.
Si trovavano su una costa rocciosa a mezz’ora di cammino dal porto. Secondo Lambert era meglio passare inosservati e il comandante avrebbe fatto di tutto per evitare di attirare l’attenzione dei pirati. Così dovettero farsi tutta la strada a piedi.
Il cielo sopra il mondo degli elfi era di una tonalità vicina allo smeraldo, che diventava turchese solo all’alba e al tramonto. Erano più o meno le sette di sera, quindi avevano ancora più di un’ora di luce. Speravano che sarebbe bastato. Non era facile orientarsi in una foresta con alberi alti più di cinquanta metri, perciò Kaj suggerì di procedere vicino al mare. Non era tranquilla. dal momento in cui aveva messo piede sul suolo elfico, aveva iniziato a sentirsi poco bene. Le faceva male la testa e aveva assurdamente caldo, le sembrava di soffocare. La collana che portava al collo era diventata improvvisamente pesantissima e incandescente, tanto che avrebbe voluto strapparsela via e gettarla in mare. Ma non lo fece – primo perché la collana le piaceva, secondo, non era certo colpa di quel ciondolo se lei si stava ammalando.
Si diede della stupida e lasciò la collana esattamente dov’era, senza darle troppa importanza.
Se l’avesse fatto, tutta la sua vita sarebbe stata completamente diversa.
 
 
Per raggiungere il mercato nero bisognava trovare il passaggio nascosto alle pendici di una collina. L’erba alta e i cespugli lo celavano agli sguardi indesiderati, ma Lambert – che sosteneva di averlo già oltrepassato due anni prima con Klaus – sapeva dove trovarlo.
«Oh, a-assolutamente no!», esclamò Kaj, quando vide lo strettissimo tunnel in cui si stavano per addentrare.
«Resta qui, allora, rendi inutile tutto quello che abbiamo fatto oggi».
«Ma n-non c’è un’altra via?»
«No, perché il mercato è sotterraneo. Muoviti», aggiunse, dandole una leggera spinta in avanti.
La ignjs sbuffò e si incamminò lungo il tunnel. Sembrava essere stato scavato nella terra, probabilmente con la magia, ed era in pendenza. Bisognava fare attenzione a non scivolare e a seguire sempre la strada indicata dalle torce. Sui numerosi cunicoli che si intersecavano a quello principale, Lambert non sapeva niente.
In alcuni punti il terreno era più fangoso – Lambert dichiarò che si sarebbe fatto ripagare le scarpe dal direttore Cole, assolutamente – e in altri dovettero addirittura saltare delle spesse spaccature del suolo, ma riuscirono ad arrivare fino in fondo.
Il mercato nero si parò davanti a loro in un’esplosione di suoni, profumi e colori. Il tempo di goderselo però non c’era: avevano fatto troppa strada per anche solo pensare di abbandonare la missione. Erano due spie dell’Agenzia e avrebbero portato a termine il loro lavoro.
 
***
 
Se avessi del d-denaro comprerei tantissime cose”.
«Il tuo denaro adesso è nelle tasche del capitano della Mirja», le ricordò. Non era da lui essere così serio e ligio al dovere. Lui e Klaus erano famosi per riuscire a divertirsi anche durante una missione, perciò non capiva come mai quella volta non ci riuscisse. Dio, perfino Kaj sembrava più rilassata di lui!
Lambert si trovava tre file di bancarelle dietro di lei e si fingeva interessato a dei veleni rari e pericolosissimi. Ogni tanto Kaj faceva dei commenti attraverso il dispositivo di comunicazione − un aggeggio inventato da Raavi che teoricamente funzionava grazie al magnetismo – e lui rispondeva più o meno gentilmente, eppure non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.
 “Freccia, lo vedo”.
Il bisbiglio di Kaj interruppe i suoi pensieri. Lambert si voltò. Zanna era a una bancarella, insieme ad altri tre uomini. Probabilmente il restò della ciurma era rimasto sull’Aquila Reale, valutò Lambert, il che era senza dubbio una fortuna. La loro merce era esposta su un telo, ma la maggioranza dell’etere era nascosto dentro a delle casse. Non era difficile capire chi fosse il capo del gruppo: era l’unico a non muovere un dito. I capelli scurissimi e lisci gli ricadevano sulle spalle e la pelle diafana era priva di qualsiasi tipo di imperfezione. Era alto e muscoloso; avrebbe benissimo potuto passare per umano se non fosse stato per le orecchie a punta e i grandi occhi bianchi.
Lambert si avvicinò senza dare nell’occhio e imprecò sottovoce. Nicodemus, il pirata che stavano cercando, era un mezzosangue. Mezzo uomo e mezzo arkaos. Non ne erano rimasti molti e, soprattutto, quasi nessuno avrebbe affrontato un viaggio fino ad Alles e al Mondo degli Elfi.
Com’era possibile che il Capo non gliel’avesse detto?
«Distraggo Zanna. Phoenix, non farti vedere da lui per nessuna ragione. Ci conosce, chiaro?» Non aspettò la sua conferma e si buttò tra la folla. Attirare il secondo ufficiale lontano dal resto della ciurma non sarebbe stata un’impresa facile. Lambert si stava ancora scervellando, quando la fortuna decise di dargli una mano. «Ehi Zanna!», gridò un uomo che vendeva animali rari. «Questo qui mi vuole pagare in gioielli, io dico che sono falsi. Scommettiamo?»
Zanna andò a dare un’occhiata e Lambert lo seguì. L’avrebbe colpito prima che riuscisse a tornare da Nicodemus, in modo da non far saltare la copertura della Jozic.
Kaj nel frattempo aveva approcciato i pirati e aveva dichiarato di voler comprare dell’etere. Nicodemus le aveva riso in faccia. Kaj sosteneva di avere abbastanza soldi, ma i pirati non le credevano.
“Vuoi farmi credere che hai duecento ori? Chi sei, la figlia del re ignjs?” stava dicendo uno dei pirati.
“Ve ne p-posso dare cinquanta”.
“E secondo te io quanto l’ho pagato?”
Neanche un soldo, probabilmente.
D-dubito che l’abbiate pagato. Ve ne v-vorrete sbarazzare, q-quindi non vi do più di settanta”.
Non era stupida, quella ignjs. Solo tremendamente incosciente.
“Potremmo andare d’accordo, ragazzina”.
Zanna aveva quasi finito di osservare i gioielli. La Jozic doveva darsi una mossa.
“Ragazzina, dove hai preso quella collana?” domandò a un tratto Nicodemus. Era la prima volta che apriva bocca e Lambert dovette sforzarsi per non rimanere incantato dalla sua voce. Era melodiosa, morbida come il velluto ma allo stesso tempo baritonale e dura. Si chiese come sarebbe stato sentirlo cantare e maledisse gli arkaos per l’effetto che avevano su di lui. Gli ibridi, poi… Evitati dai propri simili perché impuri e dagli uomini perché troppo intelligenti, troppo belli, troppo scaltri e troppo poco umani. Secondo Lambert Kane, non esisteva razza peggiore.
Intanto, Kaj non rispondeva.
“Se è per quella che sei qui, mi dispiace ma l’etere non ti servirà a niente”.
“Ma di cosa stai parlando?”
“Ragazzina, andiamo. Vuoi forse fingere con me?”
Probabilmente Kaj sarebbe riuscita a strappargli qualche informazione, se da una bancarella isolata non fosse comparso Daharo, l’uomo degli scarabei meccanici.
«Phoenix, abbiamo un problema».
Zanna abbandonò i gioielli nelle mani del venditore, concordando con lui sulla loro falsità, e fece per tornare indietro.
Maledizione.
«Phoenix, abbiamo due problemi».
Daharo aveva quasi raggiunto i compagni. Era solo questione di secondi, prima che riconoscesse Kaj.
Ti hanno incastrato, umana”.
La missione era iniziata male e sarebbe finita malissimo.
Lambert aveva aspettato abbastanza. Non gli interessava nemmeno sapere di cosa stessero parlando, non c’era più tempo. Lasciando perdere Zanna, corse verso i pirati. Daharo però arrivò prima e non ci mise molto a riconoscere Kaj. Quando Lambert li raggiunse, i pirati stavano accerchiando la Jozic e le due spie si ritrovarono presto schiena contro schiena, circondati.
Erano sei contro due, potevano ancora farcela.
«Lysa non ha un’amica che potrebbe aiutarci?», sibilò Lambert.
«Una daga». Meglio di niente.
«Segui il piano, d’accordo?»
Nel frattempo dal mercato erano sbucati altri due membri della ciurma. Dovevano agire in fretta.
«E d-da quando noi avremmo u-un piano?!», rispose Kaj a denti stretti.
«Perché non ci dite chi siete?», propose Nicodemus.
«Allora assecondami, Jozic».
«Aye».
Nicodemus fece un passo in avanti, come per afferrare la collana di Kaj. Lambert scattò e un secondo dopo gli stava puntando la pistola alla tempia. La canna lucida adesso toccava la testa del mezzosangue e il ragazzo l’aveva afferrato per una spalla, immobilizzandolo. Kaj sfoderò il pugnale e lo raggiunse.
«Un altro passo e gli faccio saltare la testa», disse Lambert ai pirati. «Se eviterete sciocchezze, ve la caverete con l’arresto Altrimenti, ai miei capi dirò che è stata legittima difesa e lei confermerà». Kaj annuì, ancora confusa.
«E chi cazzo sono i tuoi capi?», ansimò il mezzosangue.
«Il Governo di Alles».
Senza abbassare la pistola, Lambert usò l’altra mano per infilare le manette a Nicodemus. Sarebbe stato tutto perfetto, se solo avessero avuto un piano per tornare all’aria aperta, dove li aspettava una nave dell’Agenzia. I pirati però non lo sapevano e continuavano a guardarlo inorriditi. L’unico apparentemente calmo era Nicodemus.
«Non è una buona idea, ragazzo. Io posso esservi utile».
«Ah sì?», fece Lambert, scettico.
«Tanto per dirne una, so cosa sta succedendo alla tua ami-»
Prima che potesse terminare la frase, Kaj lanciò un grido di dolore e crollò a terra.




 

// primo cliffhanger! //
Ecco qua! Bene, è leggermente più corto dello scorso, quindi spero che non vi siate sparati un colpo in testa a metà :) In più, mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo in particolare, quindi spero davvero che appreziate. È stato sfortunato, perché ho dovuto correggere e impaginare tutto circa quattro volte - alla fine sapevo a memoria gli errori di battitura - quindi, se adesso un cataclisma si abbattesse su casa mia, potrei dare di matto.
Non mi voglio trattenere troppo perché credo (spero) che il capitolo parli da solo :) È incentrato sulla missione e il duo Kaj/Lambert perché è in sostanza il punto di partenza della storyline di Kaj. Gli altri personaggi ritorneranno presto!
E niente, fatemi sapere cosa ne pensate, perché la storia diventa sempre più complessa e ho davvero bisogno dei vostri pareri.
un bacione,
Gaia

 
  
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