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Autore: Sonomi    01/09/2015    9 recensioni
Il suo profilo era vagamente illuminato dalla luce soffusa della lampada, la fotocamera prendeva tutto il suo corpo con una maestria tale da renderlo quasi angelico. Eppure, Alec lo sapeva bene, in lui di angelico non c'era proprio niente.
Solo un'aura distruttiva, come il suo cognome sembrava voler annunciare.
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AU!Malec. In cui un timido ragazzo si ritrova a essere il fotografo di un eccentrico modello.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home:
Salve a tutti! Buon primo settembre! Quanti come me sono sul treno per Hogwarts? Alzate le manine (?)
Ok, fine scleri. Vi chiedo scusa se aggiorno dopo UN MESE, ma ad agosto sono stata 'in vacanza' e il pc l'avrò visto due volte in 31 giorni. Adesso tornerò ad aggiornare regolarmente.
La FF ha quasi raggiunto le mille visualizzazioni e nell'ultimo capitolo ben UNDICI recensioni. IO VI AMO. IO VI AKU CINTA KAMU (che poi "Aku" è "io", quindi dovrei scrivere solo 'aku cinta kamu' ma vabbeh).
Non ho intenzione di stare ad annoiarvi ancora (?) buona lettura :3






 

Parte settima



Magnus guardava con occhio critico il suo sugo di pesce, precisamente alle vongole, sfrigolare nella padella, annusando l’aria per sentirne l’aroma. Sul bancone da lavoro una bottiglia di vino rosso era già stata aperta, affiancata da un bicchiere pieno fino a metà, ma il modello non accennava a berne alcun sorso. Prima doveva assicurarsi che il suo piatto fosse perfetto, con un giusto grado di sale e di spezie, che la pasta non scuocesse e via dicendo. Certo, sarebbe stato facile se solo non avesse avuto gli occhi blu di Alexander puntati sulla schiena.
Come aveva preannunciato nel messaggio mandatogli quel pomeriggio, Magnus era passato a prenderlo alle 18:30 in punto, e si era ritrovato davanti un Alec completamente diverso dal solito. Quando era salito sulla macchina, Magnus aveva notato immediatamente l’abbigliamento del fotografo, un misto di eleganza e famigliarità con quella camicia blu scuro e un paio di semplici jeans. Un accostamento diverso dal maglione con cui si era presentato al servizio. Anche i capelli sembravano avere qualcosa di strano, ma il modello non riusciva a capire cosa. Era come se fossero scomposti in direzioni diverse, ma senza creare disordine. Si poteva notare bene quanto il ragazzo si fosse impegnato a rendersi più presentabile e Magnus aveva gongolato per quello. 
E in quel momento il suddetto Alec se ne stava appollaiato sul divano, con il gatto di Magnus fra le braccia, e guardava il modello ai fornelli con occhio critico. A giudicare dal profumo che sentiva, aveva la sensazione che sarebbe stata un’ottima cena. 
-Posso darti una mano, Magnus?-
-No principessa, ormai ho finito. La pasta è quasi cotta-
Alec annuì e regalò un’altra carezza al piccolo gattino. Quello si arricciò sulle sue gambe, regalandogli una sfilza di fusa. 
-Piaci al mio gatto-
-E’ un bene?- domandò il fotografo, facendo un sorriso. Magnus annuì.
-Non esco con persone che non piacciono al mio gatto. Sei stato promosso dalla sua zampa felina-
Alec rise, e la sua testa sfiorò leggermente la spalliera del divano nell’atto di inclinarsi. Magnus fece scivolare lo sguardo sul collo del fotografo, sulla linea così bianca e pura, e dovette girarsi di colpo prima di iniziare a fare pensieri poco casti. Come ad esempio far scivolare lentamente la lingua su quelle così chiara..
Fermo Magnus. Niente si deve risvegliare là sotto.
-Magnus tutto bene? Sei un po’ rosso in volto-
-Si, si.. È solo il calore della pentola, fa troppo caldo qui dentro- rise istericamente il modello, afferrando lo scolapasta e gettandoci direttamente dentro gli spaghetti. -Vai a sederti al tavolo, adesso arrivo con la padella-
Tempo due minuti ed erano entrambi seduti, uno di fronte all’altro, e nell’aria si respirava una chiara tensione. Alec mangiava senza dire una parola, Magnus lo fissava rischiando di mandare la pasta per terra due o tre volte, e il gatto dall’alto della sua postazione sul divano, sposava lo sguardo felino sui due ragazzi a intermittenza. 
-Allora.. Come sta tuo fratello?- affermò alla fine Magnus, spezzando il silenzio.
-Meglio, nonostante abbia la febbre le energie non gli mancano-
-E tua sorella? Adoro quella ragazza- sorrise Magnus ed Alec deglutì.
“Alec, ricorda i preservativi. Il sesso sicuro è importante”.
Il fotografo scosse la testa.
-Sta bene anche lei. Penso che sia ancora su di giri per aver lavorato con te- affermò il moro. -E probabilmente è ancora più su di giri per il fatto che sono a cena da te-
Magnus sorrise sornione, e Alec si volle sotterrare in cinque secondi. Aveva detto quella frase senza pensarci, a volte era troppo diretto. 
-Ho notato che sembra piuttosto interessata alla tua vita personale- rise Magnus arrotolando gli spaghetti. Alexander sorrise, annuendo poco dopo. 
-Abbastanza da stressarmi ogni due per tre. Ma le voglio bene per questo-
Il modello versò ad entrambi un po’ di vino.
-E tu, invece? Fratelli e sorelle?- domandò Alec dopo due minuti si silenzio, curioso di sapere qualche dettaglio in più su quell’affascinante ragazzo dagli occhi a mandorla. Di certo non si sarebbe aspettato che quello si incupisse di colpo, un incupimento visibile solo negli occhi e nascosto da un sorriso falso. Alec si sentì improvvisamente a disagio.
-Figlio unico. Non amo molto parlare della mia famiglia, non ho molti bei ricordi da raccontare- tagliò corto Magnus posando la forchetta. 
-Non volevo essere inopportuno, scusa-
-Ma non sei stato inopportuno, principessa. Non sai niente di me dopotutto- scherzò il modello, con un debole sorriso. -Per il momento- aggiunse poi facendogli l’occhiolino, e Alec si sentì un po’ meglio. 
-E cosa posso sapere di te, allora?-
Magnus sembrò pensarci seriamente. 
-Posso dirti questo: nulla nella mia vita è stato facile. Dalla mia famiglia, ai miei rapporti sentimentali, alle mie scelte lavorative- iniziò lentamente. -Ma ora mi trovo bene qui. La casa mi piace, il lavoro è ben pagato, ho degli amici a cui voglio un gran bene, adoro il mio gatto e ciliegina sulla torta, ho un meraviglioso ragazzo di fronte a me che sta mangiando spaghetti cucinati dal sottoscritto. Cosa potrei desiderare di più?- concluse Magnus con un sorrisone, e Alec lo guardò rapito. Apprezzava il fatto che il modello avesse voluto fargli capire che c’erano cose del suo passato che non era pronto a raccontare, e che probabilmente anche la questione stessa di quella Camille scoperta la sera prima era più pesante di quanto avesse voluto far intendere. Ma al fotografo andava bene così. A lui stava piacendo quel Magnus, il ragazzo sempre con il sorriso sulle labbra e la battutina senza peli sulla lingua. Sarebbe stato disposto ad accogliere anche la sua parte più nascosta quando anche l’altro si sarebbe sentito pronto. 
Quel pensiero così profondo mandò per un attimo Alec in crisi: possibile che si stesse attaccando a quel giovane a tal punto da fargli pensare una simile cosa?
-Spero che per dolce ti vada bene il gelato, perché non sono riuscito a fare la torta che avevo scelto-
Alec annuì.
-Non preoccuparti, il gelato va benissimo-


Probabilmente per colpa dei due bicchieri di vino in più, o del gelato affogato con un po’ di liquore all’amaretto, o del vino bianco con cui Magnus aveva fatto mantecare il sugo di vongole, o più facilmente degli ormoni, Alec si ritrovava completamente spiaccicato contro il muro. Le labbra di Magnus premevano sulle sue con un’intensità tale da fargli sentire quasi dolore, un dolore completamente annullato dall’eccitazione che gli attanagliava lo stomaco. Era tutto diverso dalla sera precedente, ogni cosa. La consapevolezza che quello che stava accadendo non era dettato dallo shock della presenza di Adrian, stava facendo emozionare Alec a tal punto che quando Magnus fece scivolare la mano sulla sua schiena per sollevargli la camicia non ci fece quasi nemmeno caso. 
Come fossero arrivati a quel punto era un mistero. Alec ricordava che lui e Magnus si erano messi a guardare la notturna Brooklyn dalla bellissima vetrata che fungeva in parte da muro, parlando del più e del meno, quando ad un tratto, dopo uno sguardo forse un po’ troppo intenso e facilitati dalla penombra della stanza, si erano completamente saltati addosso. E Alec si era quasi spaventato nel rendersi conto che voleva sentirsi sfiorare la pelle in quel modo. 
-Adoro il tuo profumo..- soffiò Magnus nell’orecchio di Alec, e quello nascose un brivido, sorridendo. Si sporse in avanti per catturare fra le proprie labbra quello inferiore del modello, tirandolo leggermente con i denti, e sentì i muscoli di Magnus tendersi sotto le sue mani. 
-Principessa, mi stai provocando?- 
Alec non rispose. Si limitò a fissare il suo sguardo blu in quello verde del modello, languido, per poi posare le labbra castamente su quelle di Magnus, in un bacio asciutto ma pieno di strana dolcezza. 
-Si, mi stai provocando..- rise il ragazzo, e Alec gli circondò il collo con le braccia. Le labbra finirono di nuovo una sopra l’altra, le lingue tornarono a incontrarsi e le mani presero a vagare sotto le rispettive magliette. In qualche strano modo finirono sul divano, Brooklyn fuori dalla finestra illuminava la stanza con le sue luci, ma nessuno dei due perse tempo a rimirare ancora il panorama. La maglia di Magnus volò in terra, la camicia di Alec venne aperta, e il contatto della pelle fece rabbrividire entrambi. 
Magnus non si era mai sentito così. Anche quando stava con Camille ogni contatto sembrava fuoco, ma doloroso. Le mani di Alec, la pelle di Alec, erano qualcosa che bruciava teneramente, era un contatto che avrebbe voluto sentire all’infinito.
-Questa volta non ho intenzione di fermarti, sappilo..- sussurrò il modello e Alec sorrise. 
-Fantastico-




Camille camminava a passo spedito lungo i viali di Central Park, i tacchi che risuonavano sulle pietroline e i lunghi capelli biondi mossi dal vento. Tirava aria quella sera, e la ragazza si strinse nella sua giacca per coprirsi il collo. Perché Adrian aveva voluto incontrarla proprio lì, quando New York era piena di comodissimi e caldissimi posti in cui stare seduti? Sbuffò infastidita e si sedette sulla panchina che il giovane le aveva indicato nel messaggio, quella davanti al ponticello che collegava al lago. 
In quei giorni si sentiva perennemente scocciata. Non riusciva a divertirsi, non riusciva a liberarsi di quel peso che le stava sullo stomaco come un sasso di grandi dimensioni. E sapeva anche perché. Odiava vedere Magnus felice. Con qualcuno che non fosse lei, chiaramente. Aveva sempre avuto questa idea, quella che Magnus non potesse appartenere a nessun’altra persona se non a lei. Non riusciva a capire come mai quel ragazzo le facesse sviluppare quel simile pensiero, ma da quando si erano lasciati lei si era resa conto che in qualche modo Magnus le mancava. O molto più probabilmente le mancava la sua innata disponibilità a soddisfare ogni suo capriccio. Camille ridacchiò.
-Una ragazza che ride da sola nell’oscurità.. Sei inquietante Belcourt-
Adrian sbucò dal viale affianco e la biondina sussultò leggermente. 
-E tu dovresti evitare di saltare fuori dal nulla, Thompson- sbottò lei mentre il ragazzo le si sedeva accanto. -Per quale motivo mi hai fatto scomodare a quest’ora? Ho delle cose da fare anche io, sai?-
-Oh andiamo Camille…- Adrian rise e la ragazza lo fulminò con lo sguardo. -Ti conosco abbastanza da sapere che hai capito benissimo di cosa voglio parlarti, e so altrettanto bene che sarai molto interessata alla mia proposta..-
-Che genere di proposta?-
Adrian si mise comodo, intrecciando le gambe davanti a sé, e stiracchiò le braccia.
-Proprio stamattina sono stato contattato da un famoso staff di una rivista di moda, che ha richiesto il mio aiuto per la sistemazione scenica. E guarda caso.. -
-Guarda caso?-
Camille si stava esasperando.
-E guarda caso questo giornale è proprio Vanity Fair, e il modello che vogliono proporre è proprio Magnus e il fotografo che vogliono chiamare.. Beh..-
-Quel Lightwood..- 
-Esattamente-. Adrian sorrise alla ragazza, e quella alzò un sopracciglio. -Inoltre stanno cercando una modella da affiancare a Bane. Mi sono permesso di dar loro il tuo nome..-
-Tu sei terribile- rise Camille. -Sai benissimo che quel Lightwood non si rifiuterà mai di lavorare con te perché è troppo ligio al dovere, proprio come Magnus. Davvero lodevole..- 
-Sono un ragazzo dalle mille risorse. Ti chiameranno domani in mattinata- affermò Adrian infilando le mani nelle tasche della giacca. -Mi devi un favore Belcourt-
-Non preoccuparti Thompson. In questo lavoro siamo una squadra..- sussurrò Camille. -Ci aiuteremo a vicenda- 


Magnus e Alec erano ancora stesi sul divano, aggrovigliati in un bacio che di casto non aveva nulla. Anche la camicia del fotografo era volata malamente sul pavimento, assieme alle scarpe di entrambi e a ogni briciolo di pudore. Magnus faceva scivolare lentamente la punta del naso lungo la pelle dell’altro, sul collo, sulle braccia, ovunque, e Alec rabbrividiva a ogni leggero contatto. Era tutto così strano, così diverso e piacevole. Non era nella sua indole lasciarsi andare a quel modo con persone che conosceva da poco, ma c’era qualcosa in Magnus, qualcosa di altamente attraente e confortante. Qualcosa che vedeva riflesso in quegli occhi verdi, e che gli piaceva. 
-Forse stiamo correndo un po’ troppo..- sussurrò Alec con un sorriso, e Magnus gli sfiorò le labbra tese.
-Tu dici?- ridacchiò, e il fotografo gli passò una mano fra i capelli.
-Un po’. Non che mi dispiaccia, sia chiaro-
Magnus rise e appoggiò il mento sul petto di Alec. I suoi occhi da lì sembravano ancora più blu. 
-Hai ragione. Meglio non correre, altrimenti la prossima volta non avrò nulla di nuovo da scoprire- e il modello gli regalò una strizzata d’occhio. 
-Razza di idiota-
Magnus avrebbe voluto picchiarlo giocosamente, magari fargli il solletico o prenderlo in giro, ma il suo cellulare prese a trillare all’arrivo di un sms, e si spaventò per un attimo considerando l’ora. Forse qualcuno dei suoi amici stava male e aveva bisogno di lui? Fu quel pensiero a farlo staccare da Alec e a fargli afferrare il cellulare ancora abbandonato sul tavolino. 


Da: C. B.
23:56

Ci vediamo presto, mon tresor.
  
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