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Autore: Oppa_Redz    12/09/2015    2 recensioni
Non so se abbiate mai provato la spiacevole sensazione di non contare niente per le persone che dovrebbero amarti. Che le vostre passioni, le vostre opinioni e il vostro stesso carattere siano messi continuamente in discussione e schiacciati dai vostri stessi familiari.
Io sì. Sono Alex, 14 anni e questa è la mia storia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Lee!».
Chi cazzo mi chiama per cognome.

«Signorina Lee!».
Chi cazzo mi chiama signorina.

«SIGNORINA LEE!»
Ma allora vuole morire.

La ragazza alzò di scatto la testa rossiccia per puntare gli occhi bicromi incazzatissimi in quelli piccoli e di “color asparago” – l’illuminazione era venuta a Noah – della professoressa di filosofia. Tutti sapevano che Alexis odiava il suo cognome ed era per questo che la Blanchet lo utilizzava sempre.

«La ringrazio per averci degnati della sua attenzione signorina, saprebbe dirmi di che cosa stavo parlando?» domandò calcando bene il 'signorina', altra cosa che non sopportava.

«Non deve essere una cosa molto importante se deve chiedere a me di ricordargliela...oppure la memoria la sta abbandonando, prof?» rispose lei ghignando, un lampo di pura sfida negli occhi particolari.

La donna si girò e tornò a passo di carica alla cattedra mentre lei riappoggiava la testa sul banco ignorando la sua compagna di banco che borbottava infastidita.
Amy non era affatto una secchiona, anzi, ma non sopportava che qualcuno non seguisse le regole perché le portava via la scena. Capelli biondi e vestitini striminziti, Amy era una delle troie più brave, a sentir dire i ragazzi, e Alexis ci credeva. Di sicuro non era stata una buona idea metterle in banco insieme, ma d’altronde la prof aveva sviluppato una particolare predilezione per infastidirle anche se solo su cose facilmente giustificabili come motivazioni di insegnamento o di ordine in classe. Il motivo? Semplice, per paura dei loro padri, due importanti avvocati, nessuno le puniva, cosa che se ad Amy faceva comodo, Alexis non sopportava.

La prof aprì il registro e Jason si sporse dal primo banco per controllare se scriveva. Jason giocava nella sua stessa squadra di basket e siccome era finito davanti aveva sfruttato la sua altezza per informare i compagni di quello che scrivevano o non scrivevano i prof, o per copiare dai libri aperti sulla cattedra. Dopo aver constatato che come al solito il registro rimaneva bianco si girò verso di lei e le fece il pollice in su ricevendo un occhiata annoiata dalla ragazza che mal sopportava l’impunità.

Insomma, era anche utile ogni tanto ma lei non voleva passare completamente immacolata come tutto il resto della famiglia. Ok magari non andare in prigione ma delle note sarebbero bastate per mandare in cortocircuito la sua famiglia che aveva fama di essere perfetta. Vestiti sempre con abiti di marca, impeccabili, usciti con i migliori voti dalle scuole, per tradizione gli uomini erano tutti avvocati o dottori e le donne facevano beneficenza e si ritrovavano con le loro amiche ogni giorno, parlando senza mai stufarsi di quanto i loro figli fossero stati bravi a fare quello, di quanto si fossero distinti in quell’altra cosa. Alexis odiava la propria famiglia. Per questo si faceva chiamare Alex e poteva arrivare alle mani se qualcuno la chiamava per cognome senza avere una buona ragione.
L’unico che si salvava dall’odio di Alexis era suo fratello. Elia per quanto fosse stato fedele alle regole non scritte di quella famiglia non l’aveva mai etichettata come quella che rovinava il prestigio della famiglia, l’aveva addirittura incoraggiata a fare quello che voleva, senza fare cavolate, ma non era molto presente visto che si era trasferito in un’altra città.

Stava per riappoggiare la testa sul banco, ultima fila ovviamente, quando un bigliettino la colpì in piena faccia. Si girò con una faccia a metà tra l’insofferente e il divertito verso destra mimando a Noah un “Non ero nemmeno ad occhi aperti!” che il biondo cassò con un ghigno per poi farle segno di leggere e girarsi verso la prof che aveva ripreso a spiegare Dio solo sapeva cosa.
Spostò lo sguardo sul foglio appallottolato e lo aprì, tirando una gomitata ad Amy che si era sporta per sbirciare, per poi esibire un’espressione terrorizzata.

Non è che aiuteresti il portiere, attaccante?

Quando Noah chiedeva aiuto lei ci rimetteva sempre qualcosa, la maggior parte delle volte il tempo o il divertimento.




ANGOLINO DELLA TARMA DISAGIATA
ok allora, grazie a chi ha letto fino a qua, a chi ha recensito o messo tra le preferite/seguite lo scorso cap...coso (che poi sono solo tre persone ma noi facciamo finta di essere pro e di non far cag...pena) e boh io mi dileguo

La Redz
   
 
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