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Autore: Horror_Vacui    14/09/2015    4 recensioni
Primo settembre, Londra, stazione di King's Cross, binario nove e tre quarti.
Come sempre, anche in quel giorno, la vita dava dimostrazione della sua crudele indifferenza allo scorrere del tempo e alle persone che erano state strappate via dal giardino del mondo.
Il sole continuava a sorgere, il vento a soffiare forte, la pioggia a cadere incessante, mentre a soli pochi mesi di distanza si era consumata la tragedia della Seconda Guerra Magica.
Il dolore avviluppava nelle sue spire scure le anime scucite dei superstiti, mentre i cuori sanguinavano per le ferite inferte dalle perdite subite.
Eppure eccoli lì, riuniti sul binario che aveva sancito il loro ingresso nel mondo degli adulti, gli studenti che avevano combattuto quell'ultima battaglia, pronti a concludere il percorso iniziato insieme anni prima, inconsapevoli della nuova minaccia che si profilava all'orizzonte.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 5. Il Marchio dell'odio

Rimase immobile a trattenere il fiato sotto il getto d'acqua calda, nella speranza che quell'odore sparisse. Acqua di colonia, tabacco e menta piperita. Chiuse gli occhi, spostò i capelli dal viso e si sforzò di pensare a qualcos'altro.
Chi era il ragazzo di Pansy? Era un Corvonero, forse lo conosceva, era convinta di aver già sentito quella voce nasale... ma il flusso dei suoi pensieri veniva interrotto da quel profumo, da quegli occhi grigi e dal martellante ritmo del suo cuore.
Aprì il rubinetto dell'acqua fredda e si lasciò andare contro la parete della doccia. Che le avesse scagliato una fattura? O magari era vittima di un filtro, lui era sempre stato bravo con le pozioni.
Sono solo gli ormoni, Hermione. Solo gli ormoni. 
Batté la testa contro le piastrelle per convincersene, così forte da non sentire che qualcuno stava bussando.
«Hermione, tutto bene?» la voce ovattata di Harry giunse da dietro la porta.
«Sì! Hai bisogno di qualcosa?» si affrettò a rispondere chiudendo l'acqua.
«Che stai facendo?»
«Harry, ti sembrano domande da fare?»
«Stai per caso...?»
«La doccia! Sto facendo la doccia!» gridò. Non aveva mai avuto molta pazienza, ma forse Ron si era portato via le sue ultime scorte come souvenir.
«Ah, va bene!» disse spalancando la porta.
«HARRY!» il ruggito della leonessa fece quasi tremare tutta la torre di Grifondoro. 
Hermione fece capolino tra le ante di vetro colorato nella speranza che il suo sguardo uccidesse il Salvatore del mondo magico. 
«Senti lo so che non dovrei essere qui, però ti devo parlare di una cosa che ho visto. È importante!»
«Harry, se non esci entro cinque secondi, ti trasformo in uno schiopodo sparacoda per il resto dei tuoi giorni» provò con tutte le sue forze a mantenere un tono di voce amichevole.
«Va bene, ma sappi che questo tuo atteggiamento mi ferisce» le fece la linguaccia prima di andare via.
Se quel troll di montagna le avesse fracassato la testa con la clava, invece di sfondare la fila di lavandini, non si sarebbe trovata in quella situazione.
Chissà, forse avrei vagato per le tubature insieme a Mirtilla Malcontenta...
Infilò l'accappatoio e uscì dalla doccia tremando. Non aveva abiti per coprirsi ma una bacchetta per schiantare il suo migliore amico, così, forte di questa convinzione, rientrò in camera, dove Harry la aspettava in piedi accanto al letto.
«Ho il permesso di vestirmi o vuoi che...?»
«No, vado di fretta, Ginny mi aspetta di sotto» si grattò la testa un po' a disagio. Parlare di lui e Ginny insieme continuava a metterlo in imbarazzo.
«E va bene! Su, dimmi cosa hai visto» alzò le braccia rassegnata.
«Non sembri molto convinta, sicura di volerlo sapere?» 
«Harry...!»
«Draco Malfoy al terzo piano» disse allora come se fosse la rivelazione del secolo. 
«M-malfoy? E perché dovrebbe interessarci?» 
«Devo ricordarti che l'ultima volta in cui ho beccato Malfoy a gironzolare per i corridoi poi ha fatto entrare una schiera di mangiamorte a Hogwarts?»
Mangiamorte. Nessuno smette mai di essere un mangiamorte.
«Senti, lo so che...» iniziò a dire, ma qualcosa le fece perdere il filo. «Cos'è quella?»
«Di che parli?»
«Di quella!» indicò Harry con un movimento circolare. «La tua faccia, conosco quell'espressione e non promette nulla di buono. Quel che fa Malfoy non ci riguarda più, non se vogliamo riprendere a vivere... normalmente» incespicò sull'ultima parola. 
Harry sbuffò, tuffando una mano tra i capelli scompigliati «Lo so, hai ragione».
Vederlo combattuto risvegliava in lei l'istinto materno, così non poté fare a meno di abbracciarlo.
«Ehi, tutto bene?» le chiese con la faccia affondata nella spugna del suo accappatoio. Lui era il fratello che non aveva avuto, l'amico che non si sarebbe mai sognata di incontrare e tra le sue braccia si sentiva protetta, al sicuro da ogni pericolo. 
«Va' da lei» gli diede un buffetto sul naso. «A Malfoy ci penso io e - prima che tu lo dica – no, non lo affronterò da sola. Cambierò gli orari della ronda notturna e i turni dei prefetti, ok?»
Harry non sembrò affatto rassicurato da quelle parole, ma forse andava davvero di fretta dopotutto. Le stampò un bacio sulla fronte e volò giù per le scale.

Non è finita qui, me lo sento.
Come poteva esserlo? Aveva assistito a qualcosa quella sera, doveva solo attendere le conseguenze, non aveva neppure il bisogno di cercarle.
L'insolito atteggiamento di Malfoy non poteva portare a niente di buono, ne era certa. E non perché si fosse allontanato dai propri compagni di Casa, né perché avesse paura di subire delle ritorsioni.
Ciò che l'aveva messa in agitazione era il nuovo modo che aveva di approcciarsi a lei.
C'era qualcosa dietro quello sguardo crucciato che le aveva gettato addosso una strana inquietudine, a cui non sapeva dare il giusto peso o collocazione all'interno dei propri pensieri.
Rózsák Örokké. 
Quelle due parole, a cui non trovava un significato, le ritornarono alla mente per ricordarle che il biondo Serpeverde non era l'unico problema e forse nemmeno il più importante.
Aveva smesso di credere al caso da un pezzo e se quei due si erano incontrati nel buio di un corridoio non era solo per pomiciare.
Nel mondo dei maghi le parole avevano un certo peso, un valore particolare sconosciuto ai babbani. Una parola pronunciata da un mago al momento opportuno poteva fare la differenza tra la vita e la morte.
Con un colpo di bacchetta asciugò i capelli e si vestì con in mente solo il letto e la voglia di spegnere il cervello. 
Poggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, mentre Grattastinchi si acciambellava accanto a lei.
L'ultima cosa a cui pensò prima di addormentarsi fu il volto impaurito del Serpeverde.
Dannato spirito Grifondoro... dannato Malfoy.


*

Era il grande giorno, la prima lezione di Difesa tenuta da un'intera squadra di auror e a chi era destinata? Al settimo anno di Grifondoro e Serpeverde. Ovviamente.
Se Silente fosse stato ancora lì avrebbe potuto provare a captare del sadico umorismo, ma dalla McGranitt non se lo sarebbe mai aspettato un tale colpo basso.
Aveva dormito davvero poco, tra un incubo e l'altro, il sonno non era stato che un semplice intermezzo. Si era trascinata a colazione con la voglia di vivere sotto la suola delle scarpe e aveva proseguito il tragitto fino all'aula di Difesa con lo stesso entusiasmo.
Sapeva quanto potesse essere meschino come pensiero, ma sperava che tutte le attenzioni di Matthew Turner si sarebbero concentrate sulle Serpi, magari su Pansy... 
«Pensi che ci metteranno alla prova?» la domanda di Harry le giunse alle orecchie come un messaggio lontano e appena udibile, nonostante l'amico fosse a pochi centimetri da lei.
Gli auror occupavano meno della metà dei suoi pensieri quella mattina, il resto era tutto dedicato all'incontro notturno a cui aveva assistito assieme ad uno certo ragazzo dagli occhi grigi.
Tra lei e Harry non c'erano mai stati segreti e ora quella piccola omissione di verità le gravava sulle spalle come un peso troppo grande da sopportare. Il senso di colpa l'avrebbe schiacciata prima della fine dell'anno... o del mese. Tutto stava nella velocità con cui sarebbe entrata in possesso di nuove informazioni, perché lo sapeva che sarebbero arrivate prima o poi.
Dannato Malfoy!
Come se avesse ascoltato i suoi pensieri, lui si voltò nella sua direzione e le lanciò un'occhiataccia.
«Sbaglio o Malferret ci ha appena riservato uno dei suoi amichevoli sguardi?» disse Harry tra i denti dandole una leggera gomitata. Sembrava dire “te l'avevo detto”.
«No, non mi pare» mentì spudoratamente, tanto che persino Neville, accanto a loro, fu costretto a dedicarle un'occhiata di biasimo.
L'aula era stata sgomberata, non c'erano più banchi e sedie ma solo la cattedra e una grossa pedana centrale di forma circolare, attorno a cui si radunarono gli studenti.

Grifoni da una parte, Serpi dall'altra, a fronteggiarsi come eserciti prima di una battaglia.
Hermione guardò di sfuggita Pansy. Se ne stava in piedi, con le braccia conserte e il solito broncio annoiato stampato in faccia, un'immagine molto lontana da quella dell'isterica che aveva avuto modo di vedere la sera prima. Schermò la mente per quanto le fosse possibile nonostante il costante affastellarsi di pensieri... compromettenti.

Stavano aspettando gli auror da un tempo che sembrava infinito, dilatato dal mistero e dalle aspettative. Cosa sarebbe accaduto? Erano sospesi nell'incertezza.
E poi, finalmente, la porta dell'ufficio cigolò sui cardini, Turner entrò in aula scendendo i pochi gradini con il suo personale passo saltellante. Nello stesso momento altre quattro persone fecero il loro ingresso dalla porta principale e tutti e cinque si posizionarono in fila davanti alla pedana, nello spazio lasciato libero dalle due "fazioni".
Un silenzio di piombo calò sulla stanza e Hermione riuscì a percepire la tensione proveniente dai Serpeverde. Molti di loro tenevano lo sguardo basso, altri appena sollevato come chi si prepari a ricevere uno schiaffo. Solo alcuni sembravano indifferenti alla presenza degli auror e tra questi vi erano loro, la vecchia combriccola di attaccabrighe: Parkinson, Zabini, Nott e Malfoy.
Ciò che emergeva forte e chiaro, come l'insegna luminosa di un negozio babbano, era che non si sarebbero piegati a quell'aria di oppressione, che non avrebbero avuto paura di affrontare le conseguenze delle loro malefatte.
Mangiamorte. Nessuno smette mai di essere un mangiamorte.
Ancora una volta quelle parole le rimbombarono in testa come un duro monito proveniente dall'alto.
Eppure, allo stesso tempo, non riusciva a mettere da parte il discorso fattole da Malfoy.
Lui era stato un mangiamorte, ma era anche un traditore agli occhi di coloro che un tempo chiamava amici. Era solo, molto più di quanto non fosse lei, molto più di chiunque altro in quella stanza.
«Benvenuti al corso avanzato di Difesa contro le Arti Oscure!» Turner era salito sulla pedana con un balzo, mentre gli altri auror erano rimasti fermi ai loro posti in posizione di riposo.
Erano tre uomini e una donna, dimostravano la stessa età di Turner, ma non la stessa delirante euforia.
Quello più a sinistra, vicino ai Grifondoro, era alto e muscoloso, di carnagione scura, teneva lo sguardo fisso davanti a sé come un automa privo di vita.
Accanto a lui vi era l'unica donna del gruppo. Il viso squadrato e la testa rasata a zero, al contrario del compagno, li osservava con un mezzo sorrisetto a incresparle le labbra sottili.
Gli ultimi due erano gemelli, ma molto diversi da quelli a cui era abituata. Uno aveva i capelli lunghi fin sopra la spalla, neri come piume di corvo, e una grossa cicatrice trasversale sul viso che finiva sull'occhio sinistro, coperta da una benda scura; l'altro invece sembrava il prototipo del soldato modello, impassibile e avvolto da un'aura di pericolosa minaccia.
«Come vi ho già anticipato il mio sarà un corso diverso dagli altri, rappresenta una vera rivoluzione all'interno di questo vecchio castello! Avremo più ore da passare insieme e le dedicheremo alla pratica, perché il mondo là fuori non è quello che si legge nei libri, non è vero?» si rivolse direttamente ai Grifondoro.
Harry sostenne lo sguardo del nuovo professore, senza battere ciglio né degnarlo di una risposta.
Turner non sembrò però sorpreso da quella reazione, ma anzi quasi soddisfatto.
«Bene, credo sia utile accompagnare il primo argomento a una dimostrazione concreta. Mi serve l'aiuto di uno di voi...» lasciò correre lo sguardo tra gli studenti, con lentezza, ma era evidente che avesse già scelto la “vittima sacrificale”.
«Oh!» un ghigno cattivo si dipinse sul suo volto angelico «Malfoy, che ne dici?»
Il cuore di Hermione perse un battito. Vide salire Malfoy sulla pedana con la stessa indifferenza di sempre, ma il pallore cadaverico del suo viso le fece intuire ben altro.
«Sì, bravo, mettiti qui al centro dove tutti possono vederti».
Malfoy fece quanto richiesto e poi Turner iniziò a girargli attorno, come un lupo famelico che circonda la preda.
«Come si riconosce un mangiamorte?» scandì con tono squillante «Come facciamo a sapere che l'uomo di fronte a noi, che ci parla, ci offre una tazza di tè o un bicchiere di whisky non sia in realtà uno spietato assassino? E se quello stesso uomo fosse il nostro migliore amico? C'è l'intuito certo, ma a volte... non... basta»
A quelle parole la sicurezza di Malfoy vacillò e il ragazzo si mosse per allontanarsi, ma un cenno della mano da parte di Turner e i due gemelli gli furono addosso.
Provò a divincolarsi, mentre sussurri spaventati si agitavano tra gli studenti, ma ogni tentativo era inutile, i due auror erano troppo forti per lui. Gli bloccarono entrambe le braccia, tendendole e facendo pressione su di esse. Non sarebbe stato difficile per loro spezzarle come fossero stuzzicadenti.
«Dicevo, a volte non basta, esistono altri metodi, ad esempio il Veritaserum, la Legilimanzia, le maledizioni. Tutti validi, ma a volte irreperibili, lenti o aggirabili. Se non avete molto tempo a disposizione, la cosa migliore da fare è dare un'occhiata alla pelle del vostro presunto mangiamorte. Come già saprete, non si può cancellare il Marchio Nero» un colpo di bacchetta e la camicia di Malfoy sparì. 
Draco aveva smesso di lottare e guardava Turner con disprezzo e disgusto, lo stesso che avrebbe riservato a un insetto.
Nessun Serpeverde fiatò né mosse un dito in sua difesa. Hermione allora rivolse la propria attenzione ai compagni di Casa, ma nessuno sembrava turbato dal trattamento che gli auror stavano riservando a Malfoy. Era solo, solo contro il resto del mondo.
«Signor Malfoy! Che bella pelle bianca, perché non ci fa vedere la schiena?» i gemelli lo strattonarono, costringendolo a voltarsi.
«Esiste un incantesimo che ha lo specifico compito di migliorare l'aspetto della pelle, di solito lo usano le ragazzine per coprire i segni dell'acne. A quanto pare anche Malfoy è una ragazzina nel pieno della pubertà» ridacchiò maligno, seguito a ruota dai colleghi, e poi passò la bacchetta sulla pelle nuda del Serpeverde.
L'incantesimo rivelò la presenza di numerose e lunghe cicatrici, i segni di colpi frusta che non erano stati curati con la magia. Hermione sentì una morsa afferrarle lo stomaco e la gola e d'istinto strinse il braccio di Harry. Lui non era scosso quanto lei, ma era chiaro che quella situazione cominciasse a infastidirlo.
«A quanto pare papà Malfoy puniva a dovere il suo prezioso erede!» l'auror si finse sorpreso «Come? Se farfugli così non ti sentiamo... fatelo voltare!» 
I gemelli ubbidirono al comando. 
«Mio padre non ha mai usato questi rozzi metodi medievali. I suoi colleghi ad Azkaban, professore, invece ne andavano matti» rispose Draco con l'usuale tono strascicato. Non aveva paura, era evidente.
Turner fece una smorfia contrariata «E tu come ci sei finito ad Azkaban?»
«Conosce già la risposta».
«Già e, sai, la lezione non è ancora finita» gli disse a pochi centimetri dal viso e poi riprese a parlare al resto della classe.
«Il giovane Malfoy ha passato le vacanze in cella, lo sapevate? Era un mangiamorte, ha tentato di uccidere Silente, ha fatto entrare altri mangiamorte nel castello, ha combattuto dalla loro parte. E allora perché non riusciamo a vedere il suo marchio?»
Draco, che si era dimostrato calmo fino ad allora, cominciò a opporre resistenza, come una belva in catene «Lasciatemi andare! Non avete alcun diritto di tenermi qui!»
Il più muscoloso dei due gli sferrò un calcio che lo fece cadere in ginocchio e allora l'altro gli sollevò il braccio sinistro, poggiandogli un piede sulla spalla per tenerlo fermo.
«Esiste un altro incantesimo, è stato creato appositamente dal Ministero per i mangiamorte redenti. Solo noi auror conosciamo la formula per applicarlo e... per toglierlo» infuse una nota di maligno compiacimento nelle ultime due parole.
«L'unico problema è che può rivelarsi un'operazione parecchio dolorosa. Il Marchio, nonostante tutto, continua a bruciare quando entra in contatto con la magia».
Quella non era una lezione, ma una grottesca farsa e serviva da monito a tutti gli studenti invischiati con il lato oscuro, a tutti i mangiamorte presenti che avevano appena odorato l'aria di Azkaban senza respirarla davvero. La loro libertà era fittizia, proprio come il ruolo degli auror all'interno della scuola.
Turner si sposto dietro Draco, puntò la bacchetta sull'avambraccio teso e dalla punta di legno scuro uscirono scintille, che sfrigolarono sulla pelle finché un grosso sfregio informe, un'ustione rossastra e rialzata, non apparì chiara agli occhi di tutti.
Draco continuava a dimenarsi, lasciandosi sfuggire pochi lamenti soffocati, il respiro sempre più pesante.
Era un orrendo spettacolo a cui non era disposta ad assistere. Non le importava chi fosse quel ragazzo, cosa avesse fatto in passato o cosa avrebbe fatto in futuro, lei era migliore, lei era superiore ai metodi usati dai mangiamorte. Gli stessi utilizzati dagli auror in quello stesso istante.
«Basta!» urlò prima ancora di collegare la lingua al cervello e in breve tutta l'attenzione fu rivolta su di lei.
Si sentì quasi sopraffatta dagli sguardi allibiti dei Serpeverde e da quelli inorriditi dei Grifondoro, ma non si lasciò abbattere, non era da lei rinunciare ad una causa persa.
L'auror sollevò la bacchetta e la guardò come se fosse un'apparizione, un raro animale mai visto prima.
«Hermione Granger?!» sbottò a metà tra l'incredulo e il divertito «Tra tutti i Serpeverde presenti non mi sarei mai aspettato che proprio la migliore amica di Harry Potter si levasse in difesa di un Malfoy!» allargò le braccia con enfasi, ricercando approvazione nei volti dei suoi compagni.
Harry provò a trattenerla per un braccio, ma lei era già salita sulla piattaforma degli orrori.
«E allora? Cosa crede che me ne importi?» domandò stizzita.
«Questa non è una prigione, né una sala interrogatori, questa è una scuola e lei dovrebbe essere un professore. Dovrebbe insegnare a questi ragazzi qualcosa di utile, non trattarli come cavie da torturare!» 
«A questi ragazzi? Lei non è compresa nel pacchetto studenti?» la schernì «Oh, quasi dimenticavo, lei è un'eroina nazionale! Ha imparato tutto sul campo e questa» indicò Draco, ancora immobilizzato «è una situazione a lei familiare, dico bene?»
Aveva ormai perso il tono stucchevole, ogni traccia di divertimento era sparita per lasciare spazio ad una cupa aggressività.
Hermione indietreggiò, toccando la bacchetta nella tasca del mantello. Quell'uomo, quel ragazzo, non era ostile solo ai Serpeverde. Con la coda dell'occhio vide che anche Harry era pronto a raggiungerla e, nonostante tutto, ancora stentava a capire cosa stesse succedendo.
«Professore! Vedo che non ha perso tempo».
Una voce calda e profonda giunse dal fondo dell'aula, accompagnata dal rumore di passi leggeri.
«Adesso capisco perché gli studenti sono così poco attratti dalla mia materia...» 
«Che vuoi, Dukes?» 
«...cosa vuoi che siano dei comuni oggetti babbani in confronto a questo!» Brett lo ignorò, continuando ad avvicinarsi al palco. «Qual è l'argomento del giorno? Tortura applicata?» 
Turner si passò una mano tra i capelli e lisciò le pieghe della divisa. 
«No, stavo dimostrando agli studenti come smascherare un mangiamorte» rispose allora serafico; la rabbia aveva fatto la stessa fine degli indumenti di Malfoy.
«Capisco... be' io sono qui per lui» indicò Draco con un cenno della testa «Ieri sera non ha portato a termine la sua punizione e lo stavo aspettando fuori, quando ho sentito dei lamenti e delle urla provenire dall'aula. Credevo che tu avessi bisogno di aiuto, ma a quanto pare mi sbagliavo».
«Esatto, ti sbagliavi! E ti conviene tornare alle tue cose da babbano, la lezione non è ancora finita»
Brett sistemò gli occhialetti sul naso e sorrise, un sorriso diverso dai soliti... gelido.
«Io dico di sì» sollevò gli occhi su Turner, due pezzi di tormalina blu incastonati in una maschera di sfida e ostilità.
«Signorina Granger, porti Malfoy in infermeria» disse senza distogliere lo sguardo.
Turner scoppiò in una risata sguaiata, ma Brett non si scompose.
«Che cerchi di fare, Dukes?»
«Oh, niente di particolare, quello che faccio di solito» 
«Sarebbe?»
«Insegno» disse e poi guardò l'orologio «Ma guarda un po' come passa veloce il tempo! E il tuo è appena scaduto» sorrise sornione.
Matthew, le orecchie rosse come pomodori, i pugni stretti e i denti serrati alla fine dovette accettare la sconfitta.
«La lezione è terminata!» disse compiendo uno sforzo titanico.
Il ragazzo con la benda rivolse un mezzo sorriso a Hermione e poi lasciò andare Malfoy come fosse un sacco di immondizia, dirigendosi assieme agli altri auror verso l'ufficio del professore di Difesa.
La ragazza non ebbe il tempo di preoccuparsene, Draco giaceva sul fianco, forse svenuto.
«Be'? Che ci fate ancora qui? Non avete un'altra lezione da seguire? Tutti fuori!» Brett rimproverò gli altri studenti che si stavano accalcando intorno al Serpeverde.
«Tu no,» disse rivolto a lei «sei Caposcuola e devi aiutarmi a trasportarlo in infermeria»
«Non... non vedo il nesso tra le due cose» protestò debolmente. Alcuni suoi compagni erano ancora lì e la accusavano in silenzio, ma tra tutti quei visi arrabbiati cercò quello di Harry, l'unico di cui le importasse davvero. Lui la guardò con apprensione.
«Fa' attenzione. Ci... ci vediamo più tardi» disse e poi seguì gli altri fuori dall'aula.
Si sentì confortata da quelle parole, almeno Harry non aveva perso l'ultimo pizzico di umanità.
Una volta che tutti se ne furono andati, si avvicinò a Malfoy ma questi scattò in piedi facendola sobbalzare.
Era livido di rabbia, aveva i capelli incollati alla fronte e alcune gocce di sudore gli scendevano lungo le tempie, il viso era segnato dalla sofferenza causatagli dall'incantesimo, mentre il braccio era ancora arrossato. Da vicino riuscì a vedere l'infinità di piccole cicatrici chiare che gli segnavano il resto del corpo e di nuovo le si strinse il cuore.
Non la degnò di uno sguardo, né di una parola, nessun ringraziamento da parte del Serpeverde. La scansò infuriato e, dopo aver recuperato il mantello e la borsa, si diresse all'uscita a passo di carica.
«Seguilo, ovunque vada, e non permettergli di scendere nei sotterranei» le disse Brett quando furono anche loro fuori dall'aula.
«Perché proprio io?» arrossì imbarazzata. 
«Perché nessuno oserebbe sfidarti» le fece l'occhiolino e poi si incamminò nella direzione opposta a quella presa da Draco.
«E Malfoy?» gli chiese prima che girasse l'angolo.
«Andiamo, sei troppo in gamba per lui!»


*


Ferito e umiliato davanti a quella manica di idioti e soccorso da una Grifondoro mezzosangue e dal professore di Babbanologia. Se il fantasma di suo nonno l'avesse visto sarebbe morto un'altra volta, dissolto per sempre nel nulla.
Non avrebbe mai smesso di pagare per quel marchio impostogli, per le azioni commesse contro la sua volontà, per non aver scontato la propria pena ad Azkaban.
Si aggrappò al pensiero di sua madre, ancora rinchiusa in una cella buia e sporca, tenuta sotto scacco da auror senza scrupoli. Il Ministero aveva deciso, dopo molte accese discussioni, di non utilizzare più i Dissennatori come guardie della prigione e questo un po' lo consolava. Aveva molte più possibilità di restare viva mentre lui compiva la propria missione e, se ce l'avesse fatta, avrebbero potuto andarsene via insieme, in un altro posto, il più lontano possibile da Londra.
Una folata di vento scosse le fronde dell'albero che lo sovrastavano e alcuni raggi di sole penetrarono attraverso le foglie, illuminandogli il viso. Toccò l'erba e ne strappò alcuni fili, respirò l'aria a pieni polmoni. Stando lì, ai limitare della Foresta Proibita, dove nessuno studente si avventurava mai, poteva rimettere insieme i pezzi, riflettere sul da farsi, in piena solitudine, la sua nuova amica, la più preziosa alleata. Peccato, però, che quella volta non fosse solo.
«Puoi smetterla di nasconderti, i tuoi passi saranno anche silenziosi ma i rami e le foglie secche che spezzi fanno parecchio rumore. Ribadisco, sei patetica» disse annoiato.
Hermione gli si accostò con cautela, mantenendosi ad una sorta di distanza di sicurezza.
«Un altro passo e potrò vedere quali misteri si celano sotto la tua gonna» sospirò stanco, mettendosi a sedere. La guardò di traverso, aveva le guance in fiamme e guardava la foresta a disagio, continuando a sistemarsi i capelli dietro le orecchie, che però sfuggivano mossi dal vento.
«Vattene via Granger, non mi accompagnerai in infermeria»
Lei non rispose subito, ma prese posto sull'erba accanto a lui, restando in silenzio per un po'.
«Ti ci posso sempre mandare in infermeria» 
«Oh cielo! Era una battuta?» 
«Mai stata così seria» disse laconica, come se con la mente fosse da tutt'altra parte.
Provò a sondare i suoi pensieri, ma incontrò un muro, o meglio, una vera fortezza difensiva. Stava per raggiungere il limite e se lo avesse attraversato avrebbe mandato a puttane l'intera operazione.
«Si può sapere che cosa vuoi?» domandò esasperato balzando in piedi «Credi che io sia un elfo domestico da salvare? Ti faccio pena, è per questo che mi segui, che mi guardi, che mi dedichi minuti del tuo prezioso tempo? Io sono un fottuto mangiamorte, Granger! Ho fatto cose terribili e, soprattutto, noi ci odiamo! Sì, perché tra tutte le incertezze l'unico punto fermo che mi sia rimasto è l'odio che provo per te. Ti ho fatto un favore, sapevo di poter ottenere qualcosa in cambio ed è successo, il tuo debito è saldato! Sei libera di tornare alle tue inutili occupazioni!» si era sfogato, aveva detto tutto quello che gli passava per la testa, ma non si sentiva affatto meglio.
Era come vivere con il collo dentro una ghigliottina pronta a scattare, non c'era niente che riuscisse a dargli pace.
La Granger, che era rimasta seduta ad ascoltarlo, si alzò, lisciò le pieghe del mantello, riavviò indietro i capelli e poi gli tirò un pugno dritto sullo stomaco, così forte che gli fece mancare il respiro.
«Vaffanculo, 
Malfoy
Il suo cognome era di nuovo un insulto e aveva visto il disprezzo riaccendere quei grandi occhi marroni.
Ancora piegato in due dal dolore, sorrise vedendo la sua schiena e la massa di ricci ribelli allontanarsi. 

Almeno una cosa era tornata al proprio posto.


*


«Cosa ti è saltato in mente? Hai rischiato di rovinare tutto!» abbatté una cesta piena di oggetti con un calcio. Le ore passate nella Foresta non erano servite a calmarlo.
«È tutto quello che hai da dire?» gli domandò Dukes, poggiato sulla cattedra con le braccia incrociate al petto. 
«Sì, cazzo!»
«Un grazie non mi farebbe schifo». 
Draco fece un respiro profondo, sedendosi sopra un banco della prima fila. Alla fine aveva saltato tutte le lezioni, non aveva voglia di rivedere le facce dei suoi compagni, ancor meno quella della Granger, per non parlare di quella di Blaise. Il suo migliore amico che era rimasto in silenzio a guardare...
«Che ti aspettavi? Un po' di sano coraggio Serpeverde? Per loro sei solo un traditore, dovresti saperlo ormai» gli disse Brett senza mezzi termini.
«È sempre un piacere parlare con te» lo fulminò con lo sguardo «Conosci i principi base di una conversazione civile? In genere si aspetta che sia l'altro a dire qualcosa, non si fruga nella sua testa»
«Oh sì, ti prego continua, adoro le tue lezioni di bon ton» disse, un sopracciglio pericolosamente alzato e le labbra tese in una smorfia di disapprovazione.
«Se non fossi intervenuto avrebbe cancellato l'effetto dell'incantesimo e poi ti avrebbe messo sotto torchio. Ho visto i suoi pensieri, è convinto di essere un auror migliore dei suoi superiori e voleva costringerti con la forza a confessare»
«Confessare cosa?» chiese allibito.
«Qualcosa,» fece spallucce «qualsiasi cosa per poterti rispedire al fresco e buttare per sempre la chiave. E poi, ovviamente, voleva dare una dimostrazione di forza agli altri Serpeverde e a Harry Potter!» rise pronunciando il nome dell'acerrimo rivale di Draco.
«Che c'entra quell'idiota adesso?!»
«Sai,» gli si avvicinò «dallo scontro tra Silente e Voldemort al Ministero, le regole di addestramento sono molto cambiate e le reclute sono sottoposte a sforzi disumani. Gli stessi auror sono stati costretti ad adeguarsi alle nuove norme, perciò credo che il “successo”» mimò con le dita le virgolette «ottenuto da Potter non sia andato giù ai nuovi auror come Turner»
«Perfetto!» si passò una mano sugli occhi «Non avrei potuto chiedere di meglio di un auror fuori come un balcone e il suo un fedele seguito di marionette, un auror idiota come contatto...» 
«Idiota? So che puoi fare di meglio» prese posto sul banco accanto a Draco.
«Sì, ma è inutile sprecare fiato con te» gli scoccò un'occhiata al vetriolo.
Brett ignorò l'ultima affermazione e si accese una sigaretta.
«Ne vuoi una? Sono quelle alla rosa canina» sorrise, stringendola tra i denti per non farla cadere.
Draco restò a guardare il pacchetto aperto che Dukes gli tendeva. 
«Ti odio, lo sai vero?» disse prendendone una.
«E tu sai che leggo nella mente, vero?» ridacchiò porgendogli l'accendino.
«Sì, non ho dubbi al riguardo» espirò una grossa boccata di fumo.
«”Ti odio”. Quante volte l'hai detta questa frase oggi? Non ne combini una giusta, lasciatelo dire» stese le gambe in avanti fino a toccare la cattedra con i piedi, puntellandosi sulle mani per non cadere.
«Se ti riferisci alla Granger, ti assicuro che ho fatto la cosa giusta. Stavo diventando il suo nuovo caso umano da salvare. Io! La guerra deve averle spostato qualche rotella»
«Mmh, ne sei sicuro?»
«Sì, il passato non si cancella»
«Hai ragione, ma si può sempre decidere di andare avanti. Secondo me la Granger è l'unica amica che ti rimane»
«Amica?! Come fai a sapere sempre tutto quello che penso e allo stesso tempo non capire un cazzo? Io e lei non siamo amici e mai lo saremo»
«Va bene, ma resti comunque un incapace. Visto che di lei non ti importa, perché non sfruttarla? Lo sanno tutti che senza di lei Potter avrebbe combinato ben poco. La sua intelligenza potrebbe tornarti utile, hai mai pensato a questo zuccone?»
«Oh, certo! Dato che sono un Serpeverde marchiato ed ex-prigioniero devo manipolare e sfruttare gli altri a mio piacimento» 
«Ehm, fammici pensare... Sì!»
«Che stronzo! Altro che Tassorosso, tu sei il diretto discendente di Salazar!»
«Si fa quel che si può. In ogni caso, è meglio che tu vada, la scusa della punizione non reggerà a lungo e poi è quasi ora di pranzo» scese dal banco e si stiracchiò come un gatto appena sveglio. 
Anche Draco balzò giù «Non vedevo l'ora» disse allontanandosi verso l'uscita.
«Menti sapendo di mentire, tu mi adori già!»
Si girò e, con tutta la nobile grazia di cui la natura lo aveva dotato, sollevò il dito medio, scatenando l'ilarità del professore. 
«Ti amo anch'io!» lo sentì urlare mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Dannato irlandese!


   
 
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