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Autore: piccolo_uragano_    19/09/2015    3 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Sirius spalancò gli occhi, ritrovandosi a fissare il soffitto, ascoltando il respiro di sua moglie Martha, che dormiva beata sul suo petto. Gli era mancata talmente tanto, che aveva bisogno anche di annusarle i capelli, qualche volta, per accertarsi che fosse vera.
Ma Sirius spalancò gli occhi per un altro motivo.
Era il trentuno luglio.
Harry Potter, il figlio di James e Lily, il suo figlioccio, il ragazzo che lui e Martha avevano in affido e a cui avevano donato la soffitta, stava compiendo undici anni in quell’istante. Tralasciò il ricordo che Lily avesse dato alla luce Harry solo in tarda mattinata, dopo un certo numero di anni, l’ora della nascita non conta più.
Harry stava compiendo undici anni.
E loro dovevano festeggiare.
Probabilmente aveva accelerato troppo il respiro, perché Martha si svegliò di colpo, più che certa che lui fosse già sveglio. “Che ore sono?” chiese, guardandolo e scoprendo nei suoi occhi quella scintilla di follia.
“È il compleanno di Harry.” Rispose lui.
“E questa ti sembra una risposta alla mia domanda?” replicò lei, alzando un sopracciglio.
Si allungò posizionandosi esattamente sopra a Sirius (in una posizione che poteva facilmente essere fraintesa, soprattutto da quel muscolo involontario di cui ogni Black vantava le doti) per arrivare al comodino ed afferrare la sveglia, esclamando: “Cazzo,Padfoot! Sono appena le cinque!”
Lui non si mosse. “Redfort, non sono sicuro di essere ancora tornato in me. Ma se vuoi, possiamo provare a … darci da fare …”
Lei si rimise dal suo lato del letto, tenendo le braccia incrociate. “Certo, con un marito che si è svegliato alle cinque per il compleanno del suo figlioccio, invitante!”
Anche lui sistemò il cuscino in verticale, così da tirarsi su e stare seduto. “Non sarai mica diventata frigida, vero?”
Lei usò un cuscino per picchiarlo, mentre ridevano come ragazzini, e lei lo insultava.
“A che ora arrivano i gufi?” chiese lui, quando lei riprese uno dei sui mille cuscini e se lo tenne abbracciato sul petto. “Alle nove, come ogni anno.”
“E a che ora posso svegliare Harry?”
“Alle otto e trenta, come ogni mattina.”
“Ma questa non è una mattina come le altre!”
“E per questo devi svegliarlo tre ore prima del solito?!”
Lui finse di mettere il broncio.
“Mi auguro che farai così anche per il compleanno di Kayla, Sirius.”
Lui annuì convinto. “Posso portarla ai mondiali?”
“Dannazione, Sirius!” Martha lo guardò con stupore. “Sono undici, non diciassette!”
“Ecco, qui si vede che sei cresciuta con una madre babbana.”
“Ah, è abitudine dei Purosangue gasarsi come bambini per il compleanno del proprio figlioccio?”
Sirius abbassò lo sguardo. “James lo avrebbe fatto.” Sussurrò.
Martha, con uno sguardo carico di nostalgia e comprensione, si accovacciò nuovamente sul petto di suo marito. “James sarebbe fiero di noi, Sirius.”

“HARRY!”
“Mh?”
“HARRY! È il grande giorno!”
“Ma cosa?”
Sirius spalancò la finestra. Il sole era alto nel cielo di fine luglio, e quella sarebbe stata una bellissima giornata.
“Harry, su! Vuoi restare a poltrire proprio oggi?”
“Oggi?” Harry allungò la mano verso il comodino e prese gli occhiali, mettendo a fuoco Sirius, che saltellava in mezzo alla stanza, e Martha, che lo osservava con aria rassegnata sulla porta.
“Oggi è il tuo compleanno, Harry!”
“Ah, si.” Poi guardò Martha. “Ma sta bene?”
“Oggi è il tuo undicesimo compleanno!” esclamò di nuovo Sirius.
“Mammaaaaa?” urlò la voce di Robert dal piano di sotto.
“Mammaaaaa, che succede?” lo seguì Kayla.
“Arrivo, ragazzi!” urlò Martha in direzione delle scale. “Harry, tesoro, ti prego, dagli retta. Si è svegliato alle cinque esclamando che era il tuo compleanno.”
Harry sorrise, imbarazzato da quell’affetto. Gettò le coperte ai piedi del letto e guardò Sirius, sorridendo. “Allora, che facciamo oggi?”
Sirius pareva non aspettare altro. “Andiamo a Londra!”
“A Londra?!” domandò Martha. “Perché?”
Non metteva piede volentieri, a Londra. E Sirius se lo sarebbe dovuto ricordare bene. Era solo il loro primo Natale insieme, quando decisero di fare un giro a Londra, e Martha beccò tre Cruciatus in pieno petto.
“Perché Harry conosce solo la Londra dei babbani!”
“Veramente no, non la conosco.” Rispose il ragazzo. “I miei zii non mi ci hanno mai portato.”
“Non andremo a Londra.” Tagliò corto Martha.
“Oh, Redfort! Vinci i fantasmi dei tuo passato!”
Martha incrociò le braccia sul petto. “Oh, certo!”
“Mamma, c’è un gufo per Harry!” esclamò la voce di Kayla.
“Portala qui, tesoro!” urlò Sirius in risposta. Pochi secondi dopo, Kayla, salì le scale di corsa con la busta in mano, e la porse ad Harry.
“Sei un mago anche tu, Harry!” esclamò la bambina.
“Arriverà anche a te, principessa.” La rassicurò Sirius, accarezzandole i capelli con aria affettuosa. Lei guardò verso l’alto, scoprendo occhi come i suoi che la guardavano con tutto l’amore di cui erano capaci.

“Quindi, si chiama Burrobirra?”
“Burrobirra.”
“Perché Burro?”
“Perché è molto dolce.”
Rose e Martha, contro il parere di Marie, avevano organizzato un pranzo in giardino, invitando Remus ed i Tonks. Marie aveva preparato cotolette e patatine, una torta splendida e aveva preteso di usare il servizio buono per apparecchiare, ma Ted, senza dire nulla, aveva portato della Burrobirra.
“Vuoi provarla?” domandò Sirius.
“Non la proverà.” Sentenziò Martha.
“Perché no?” domandò Robert.
“Non potresti nemmeno tu, pulce.”
Robert alzò le spalle. “Remus e Rose me la fanno bere.”
Martha si voltò verso sua sorella ed il suo migliore amico, con aria furiosa.
Rose alzò le mani, in segno di resa. “Dai, Martha, ormai è grande!! E poi, porta i nomi di due grandi buongustai di Burrobirra e Whisky Incendiario!”
Incendiario?” domandò Harry. “S’incendia?!”
Martha scosse la testa e rise. “Hai molto da imparare, tesoro.” E gli scompigliò i capelli, sentendo chiaramente che James e Lily erano accanto a loro, in quel momento.

“Ciao.” A Rose non sembrava vero. Stava davvero parlando con lei?
“Ciao, Remus.”
Le stelle, sopra di loro, sembravano guardarli. “Che fai qui?”
“Aspetto che mia madre smetta di riordinare il salotto e poi la porto a casa. Tu?”
Remus estrasse una sigaretta dal pacchetto, porgendolo a Rose, che accettò con un sorriso.
“Io sono di nuovo disoccupato e approfitto del mio migliore amico e di sua moglie.” Sfiorando la sigaretta con la bacchetta la accese, e fece lo stesso con quella di Rose.
“Tecnicamente, la stanzetta al piano terra era apposta per te.”
Remus scosse la testa. “Non so se hai notato, ma una diciottenne dai capelli blu occupa la stanzetta.”
“Ninfadora ha il suo letto in camera di Robert.”
“Ninfadora ha diciotto anni, e non può dormire con Robert.”
“Ninfadora ha diciotto anni e ti piace.”
Remus, per la prima volta in vita sua, si ingozzò con il fumo. “Ma che ti passa per la testa?”
Rose sorrise. “Guarda che non c’è nulla di male, anche se è giovane.”
“Io sono un Lupo Mannaro.” Taglio corto lui.
Lei finse di spaventarsi. “Merlino, davvero? Non lo sapevo!”
Fu lui a sorridere. “Sei molto d’aiuto.”
“Nessuno ti conosce meglio di me, Remus John Lupin. E Ninfadora ti piace, e se non ti piace, ti piacerà. Perché ci sono cose che sono scritte nel destino.”  Nonostante mancassero ancora un paio di tiri a quella Marlboro, lei la gettò a terra. Fece per rientrare, decisa a salvare il salotto di Martha dalla mania dell’ordine di Marie, ma si fermò per guardarsi indietro, scoprendo che Remus la guardava con la trasparenza di sempre.
“Io e te eravamo scritti nel destino, Rosalie?”
“Evidentemente no.”

“Hagrid!” esclamò Robert, vedendolo comparire in salotto. Gli corse incontro come fosse un vecchio amico.
“Robert Black!” esclamò il mezzogigante. “Ti sei fatto grande, ti sei!”
“Hagrid!” corsero in salotto anche Tonks, Martha e Sirius.
“Vecchio mio!” esclamò il Malandrino.
Hagrid guardò Sirius con aria dispiaciuta. “Sirius, mi … mi dispiace, io ci ho creduto, ci ho creduto al Profeta, ci ho creduto che eri te il colpevole, mi dispiace …”
Sirius sorrise e scosse la testa. “Non fa niente, Hagrid, non fa niente.”
“Però ci ho raccontato a Robert che eravate ragazzi simpatici, voi quattro, voi Malandrini, ci ho raccontato …”
Alla parola ‘quattro’ Sirius e Martha si irrigidirono. Nessuno parlava mai di Peter davanti ai ragazzi, e Silente aveva lasciato istruzioni precise, dicendo di non raccontare a Harry di Wormtail fino a quando non sarebbe stato abbastanza grande per capire. Era una ferita ancora aperta (James e Lily erano morti, per colpa di quel ratto) e nonostante ora conducessero la vita di due coniugi quasi normali, alle spalle avevano comunque una guerra magica combattuta valorosamente.
Prima che Martha potesse dire qualcosa, Harry scese la scale con aria timida.
“Ciao, Harry Potter!” esclamò Hagrid.
Harry guardò Hagrid con aria impaurita.
“Non ti preoccupare, Harry.” Lo rassicurò Martha. “All’inizio sembra burbero, ma ha un cuore d’oro.”
Harry tramutò la sua smorfia in un sorriso e strinse la sua mano in quella gigante di Hagrid.
“Rubeus Hagrid, Custode dei Luoghi e delle chiavi a Hogwarts.”
“Tu e Hagrid andrete a fare compere per Diagon Alley, oggi.”
“Perché non tu?” domandò a Sirius.
“Perché lui è a casa da poco più di un mese e la Gazzetta del Profeta scrive ancora di lui. Dobbiamo lasciare calmare le acque.” Intervenne Martha.
“Ed è per questo che tu non vai a lavorare?” domandò Kayla.
“Anche. Tornerò a settembre, non ti preoccupare.” Scompigliò i capelli della bambina, poi tornò a guardare Harry. “Allora, piccolo. Testa sulle spalle e non accettare caramelle dagli sconosciuti.” Scherzò. Poi si rivolse a Tonks, lanciandole un paio di chiavi. “Prendi Robert e Kayla e divertitevi un pochino, okay?”
La ragazza afferrò le chiavi con stupore. “Sono le chiavi della tua macchina!”
“Sappi che è un gesto di estrema fiducia, Dora.” Rispose la donna.
“E voi come vi muovete?” domandò Robert.
Hagrid, sorridendo, porse a Sirius un piccolo mazzo di chiavi. “Immagino che te le devo restituire, immagino.”
Sirius si illuminò. “La mia motocicletta!” esclamò, contento come una bambino.
Martha sorrise, e lui capì che lei aveva già progettato tutto. La abbracciò e istintivamente, la baciò, dimenticandosi che non l’aveva mai baciata prima davanti ai ragazzi.
Aveva confessato, a Remus, che non lo faceva perché a volte non gli sembrava nemmeno vero, di poterla baciare di nuovo, e voleva che rimanesse una cosa solo loro. Ma ora aveva di nuovo la motocicletta, nel giro di poche settimane ci sarebbe stato il processo, e avrebbe riavuto il lavoro. Sarebbe tornato tutto come prima, come doveva essere. E allora, poteva baciare sua moglie davanti ai loro figli, che li guardarono con tenerezza.

Martha se ne stava seduta in mezzo al niente, più che contenta di essere lì. Attorno a lei, intere distese di verde  le popolate da mucche, capre e cavalli  le trasmettevano pace, mentre il cielo nuvoloso tipico dell’Inghilterra osservava la scena dall’alto senza pesare. La motocicletta era stata parcheggiata accanto ad un vecchio fienile abbandonato, e lei e Sirius, tenendosi abbracciati come due adolescenti in fuga, avevano iniziato a camminare e cercare un posto in cui sedersi e godersi un momento solo per loro.
Lui si teneva le ginocchia tra le braccia, osservando quelle mucche pascolare, mentre lei, avvinghiata al suo braccio, respirava il suo odore. Era strano, ma era davvero convinta che non si sarebbe mai stancata di lui e di ogni suo piccolo particolare.
“Secondo te, se tornassi a lavorare, riuscirei a trovare Peter?” chiese lui, di punto in bianco.
“Secondo me quel codardo vive in una fogna insieme ad altri ratti idioti.” Tagliò corto lei.
“Forse hai ragione.” Sussurrò Sirius. Baciò Martha sulla testa e le fece segno di spostarsi.
“Che fai?” chiese lei, sorridendo. Lui si stava levando la maglietta verde scuro. “Mi vuoi stuprare?”
Sirius scosse la testa, divertito. “No, non oggi, almeno. Voglio vedere se …” levò anche i pantaloni e glielo lanciò, mentre lei non smetteva di ridere, una luce argentata si era come impossessata di lui. Davanti a Martha, ora, un grosso cane nero pareva sorriderle.
“Sei un cretino, Padfoot.” Disse lei.
Felpato inclinò leggermente la testa, e Martha fece lo stesso. Dopodiché, il cane si mise a cercare di infastidire le pecore che si facevano tranquillamente i fatti loro. Nemmeno una sembrò essere infastidita da quell’essere, che si spazientì facilmente, provando a prendere di mira un cavallo.
“Secondo me sentono che non sei un vero cane, Black!” esclamò Martha, sapendo che lui l’avrebbe sentita.
Il cane, scodinzolando, trotterellò verso di lei. In un attimo, assunse nuovamente la forma di Sirius, che indossava solo i boxer. “Sono molto più animale di quelle pecore noiose, Redfort.” Rispose, con il suo solito tono.
“Non ti si filano nemmeno i cavalli, comunque.”
Lui, facendole il verso con delle smorfie da bambino, si rimise i pantaloni. Lei, senza pensarci due volte, si alzò e lo baciò con trasporto. In un primo momento, lui rimase di stucco, ma dopo pochi secondi rispose al bacio, prese in braccio Martha, che legò le gambe dietro di lui così che Sirius avesse le mani libere e le sfilasse la camicia.
“Ti amo.” Le sussurrò.
“Ma quanto?”
“Più di ieri e meno di domani.” Rispose lui, con il suo vecchio sorrisetto Malandrino.
E si amarono su un prato, in mezzo a mucche invidiose e pecore indifferenti, come due ragazzini, fuggiti da tutti per riscoprire la semplicità di vivere.

Quando Harry rientrò in camera sua, pieno di libri e di tutto ciò che aveva acquistato durante la giornata, trovò sulla scrivania un trespolo, sopra al quale una civetta bianca lo guardava con sospetto. Martha, che stava facendo Fluttuare il calderone nuovo, non si accorse che il ragazzino si era fermato, e si scontrò contro la sua schiena.
“C’è un gufo!” esclamò lui per giustificarsi.
“Ah, si!” rispose lei. “È il tuo regalo da parte mia e di Sirius, se ti piace.”
Lui mollò tutti i libri per terra e si avvicinò alla civetta. “Scherzi? È bellissima!”
Martha, con un colpo di bacchetta, sistemò tutto ciò che Harry aveva comprato sulle mensole sopra la scrivania. “Mi fa piacere che ti piaccia. Potrai usarla per darci tue notizie, quando sarai a scuola. O se vuoi scrivere ai tuoi zii e farli spaventare.”
L’ultima frase lo fece ridere. “Tu la conoscevi, mia zia, vero?”
Martha annuì. “Io e tua madre ci conoscemmo in un parco all’età di otto anni. Lei faceva nascere delle margherite nella sua mano, e io ne fui attirata, perché io potevo sposare gli oggetti solo desiderandolo, e Rose cambiava il colore ai vestiti senza volerlo. Pensai che forse noi tre avevamo qualcosa in comune, e non mi sbagliavo. Ma a tua zia non piacqui, mi credeva un mostro, come Lily e ogni strega o mago.”
“Mi dispiace che vi abbia trattati male.” Rispose flebilmente.
“Non ti devi assolutamente scusare per lei, Harry Potter!” scattò Martha. “Comunque, non mi hai detto com’è andata a Diagon Alley.”
Lui sembrò perplesso. “Non lo so, sinceramente.” Si sedette sul letto, e Martha si appoggiò davanti a lui. “Vedi, un sacco di gente mi indicava, mi stringeva la mano, mi chiedeva cose che io non so … perché la verità è che io non lo so, come ho fatto a sconfigger Voldemort.”
Martha abbassò lo sguardo. “Non lo so neanche io. Non lo sa nessuno, tesoro, come hai fatto. Ma che importa? Non c’è una risposta a tutto, Harry. Perché Robert e Kayla assomigliano a Sirius e non a me? Eppure li ho cresciuti io. Ma non importa, li amo lo stesso, e amo ugualmente mio marito.” Sorrise. “Troverai degli amici a cui non importerà ciò che hai fatto, ma ciò che hai dentro. Amici veri, come i tuoi genitori lo erano per me.”
“Li troverò davvero, secondo te?”
“Ma certo!” Martha allargò il suo sorriso. “Hai la voglia di vivere di James e la purezza d’animo di Lily. Chi non vorrebbe essere amico tuo? E comunque, a Hogwarts c’è Robert, se hai bisogno. e non dimenticare mai che noi ora siamo la tua famiglia!”
Harry la guardò con gli occhi lucidi. “Io ho una famiglia.” Lo disse più a sé stesso che a lei, perché a volte ancora non ci credeva.

Kayla, con la mano ben stretta a quella di suo padre, non poteva fare a meno di notare, che ogni persona si girava ad indicarli. Certe donne sorridevano a Sirius, maghi e streghe dal volto conosciuto abbassavano la voce al loro passaggio, altri indicavano Sirius o Harry, altri ancora addirittura Martha. La stazione di King’s Cross non le era mai sembrata più affollata di così: non riusciva a vedere più in là di sua madre, perché, al contrario di ogni altro Black, Kayla era notevolmente bassa rispetto alle altre ragazzine.
Sirius teneva la sua manina ben stretta, chiedendole di tanto in tanto se andasse tutto bene, mentre Martha ricopriva Robert e Harry di raccomandazioni inutili.
“E fammi chiamare ancora da Piton, Robert, che …”
“Che ci parlo io, pulce.” Concluse Sirius. “Merlino, Redfort, falli respirare!”
Prima che Martha potesse rispondere a Sirius come meritava, Robert fu travolto da due ragazzi dai capelli rossi che Martha conosceva fin troppo bene.
“Martha!” esclamò Molly Weasley, tenendo per mano Ginny, mentre Percy si lamentava che sarebbero arrivati in ritardo.
“Molly!” rispose Martha, abbracciandola. Poi, Molly guardò Sirius.
“Che piacere rivederti, Sirius!” strillò, allargando le braccia.
Sirius la abbracciò, senza mollare la mano di Kayla. “Sei uno splendore, Molly.”
“Oh, e lui deve essere Harry!” esclamò la donna. “È il primo anno anche per te, caro?” domandò.
Harry annuì con convinzione.
“Oh, immagino sarai agitato! Non ti preoccupare, anche per il mio Ron è il primo anno!” indicò un ragazzo con i capelli rossi, come i suoi fratelli, che spingeva un carrello con aria annoiata.
In pochi passi, arrivarono al muro tra il binario nove ed il binario dieci, ed Harry deglutì. Robert si accorse della sua agitazione gli posò una mano sulla spalla con aria fraterna. “Non ti preoccupare, Harry, correremo insieme.”
In quell’istante, Fred passò la barriera, seguito immediatamente da George.
Robert si scambiò un veloce sguardo d’intesa con suo padre, e poi, senza mollare la spalla di Harry, corse dritto vero la barriera. Subito dopo Molly, Ginny, Sirius, Martha e Kayla li seguirono, trovando il vecchio binario fantasma esattamente com’era sempre stato. La mente di Sirius si riempì di ricordi, da quando aveva visto James per la prima volta, all’ultima volta che erano scesi da quel treno, tutti insieme, sapendo che tutto sarebbe cambiato.
Robert, Fred, George, Ron e Harry seguirono Percy verso l’ingresso del treno, persi a parlare.
“Ehi!” esclamò Kayla. “Robbie, Harry, non mi salutate?!”
Robert corse verso sua sorella e la prese in braccio, stringendola forte a sé, raccomandandole di non fare troppo la brava. Abbracciò Sirius, sussurrandogli per la prima volta da quando era tornato che gli voleva bene, riuscendo a commuoverlo. Ormai più alto di sua madre, le passò un braccio attorno al collo e le baciò la fronte, raccomandandole di non preoccuparsi troppo. Poi, con aria Malandrina, seguì Fred e George sul treno.
Harry si avvicinò a Sirius e Martha con aria imbarazzata. “Grazie di tutto, davvero. Siete una vera famiglia, e vi sono grato di avermi accolto tra di voi.”
Sirius, senza pensarci due volte, lo abbracciò. “Abbi cura di te, piccolo Prongs.” Gli sussurrò, scompigliandoli i capelli.
“Mi mancherai, Sirius.” Rispose Harry, che sciolse l’abbraccio con lui per abbracciare Martha. “Immagino che se mia mamma fosse qui, ti direbbe che è contenta che stai facendo del tuo meglio per farmi sentire amato, Martha. Grazie. Mi mancherai.”
Harry seguì Robert, verso il treno che già stava fischiando. Sirius, Martha e Kayla lo seguirono con lo sguardo, due paia di occhi colmi d’affetto lo salutarono, consapevoli che quei tre mesi senza i due ragazzi sarebbero stati vuoti.

Tonks si premurò di prendere Kayla e portarla a Londra, ad un cinema Babbano, perché un attore che piaceva moltissimo ad entrambe aveva dato il volto al protagonista di una storia d’amore struggente, ed ogni ragazza inglese quella sera sarebbe andata al cinema. Così, Sirius e Martha si ritrovarono ai Tre Manici di Scopa, accanto a Remus e Rose, che stavano imparando ad essere semplici amici e a volersi bene come meritavano.  La gente, come quella mattina in stazione indicava Sirius e bisbigliava, ma lui, con li braccio sulle spalle di Martha, sorrideva e se ne fregava.
Una civetta delle nevi che Martha riconobbe immediatamente, picchiettò sulla finestra del locale, e Rose, senza farsi vedere, fece scomparire momentaneamente il vetro per farla entrare.
“Questa è di Harry.” Disse subito la piccola Redfort. Aprì la busta e lesse velocemente.

Cara Martha,
tu e Remus avevate ragione. Hogwarts è magica, accogliente, piena di cose belle. Non immaginavo che i fantasmi fossero così amichevoli, e non immaginavo che il Cappello Parlante ci avrebbe messo tanto a Smistarmi. Ad un certo punto, ho pensato che non avrebbe mai scelto e che sarei stato costretto a tornare a casa, perché non ero adatto.
Poi mi sono ricordato di ciò che mi avete sempre detto voi, che i miei genitori erano due eroi e due grandi maghi, e allora ho chiesto al Cappello Parlante di poter essere Smistato a Grifondoro, come te, come loro. Il Cappello ha accettato, e ora sono un Grifondoro!
Il viaggio è andato bene, io e Ron abbiamo conosciuto una ragazza piuttosto saputella, ma per il resto è stato bellissimo.
Non ho ancora avuto modo di vedere il campo da Quidditch, ma Robert mi ha promesso che domani pomeriggio mi ci porta, e poi andremo a prendere un caffè da Hagrid.
Ti scriverò presto.
Saluta Sirius, rassicura Remus e dai la buonanotte a Kayla da parte mia.
Robert dice di dirti: Fatto il misfatto.
Ma che vuol dire?
A presto,
Harry


Martha sorrise e ripiegò la lettera. “Fatto il misfatto, piccolo Potter.”
Baciò Sirius, che sembrava sollevato, e sorrise in direzione di Remus e Rose. “Dicevamo?”
“Di quando Mocciusus ti ha fatta chiamare per Robert.” Rispose Rose.
“Oh, dannato bastardo, mi ero preoccupata a morte!”
“Scommetto che non si azzarderà a fare una cosa del genere, ora che io sono tornato.”
“Sirius, siete adulti, ormai.” Lo rimproverò Sirius.
“E gli hai già fatto rischiare la vita una volta.” Aggiunse Martha.
“Si, piccola, ma quello è mio figlio.”
Martha si portò una mano sul cuore, dichiarandosi commossa per come aveva difeso quel ragazzo.
“Secondo te, quante ragazze ha ai suoi piedi?” domandò Rose a Sirius.
“Nessuna.” Rispose Martha subito. “È troppo piccolo.”
“Merlino, ma lo hai visto?” replicò la maggiore. “È troppo uguale a Sirius per non essere un rubacuori.”
“E poi, io e James al quarto anno avevamo già le nostre soddisfazioni.”
“Al quarto anno vi odiavo.” Replicò Martha. “Vi credevate i re del castello.”
“Noi eravamo i re del castello, Redfort.”
Martha alzò gli occhi al cielo e sorseggiò la Burrobirra. “Ora ti odio di nuovo, Black.”
“Ti odio anche io, non ti preoccupare.”
Remus scosse la testa. Stava tornando tutto come prima. Il loro amore che rimaneva nascosto dietro le loro battute e le loro finte litigate, il suo affetto per Rose, che per la prima volta era davvero solo affetto, loro, in quel locale fin troppo conosciuto, e guardando fuori, per un attimo ebbe l’impressione che James e Lily fossero seduti lì fuori a fargli ciao con la mano.

Sirius se ne stava chino sul tavolo della cucina, quando Martha rincasò. “Ciao, Felpato. Come va?” Sapeva che lui stava studiando i fascicoli per il processo del giorno dopo. Ottobre era alle porte, ormai, e l’inverno si preparava ad avvolgere l’Inghilterra. Robert e Harry mandavano tre lettere a settimana, e a breve Harry avrebbe affrontato la sua prima lezione di Quidditch. Nelle sue lunghe lettere, il piccolo Potter raccontava la sua vita. Giurava che Piton lo odiasse, ma Robert lo rassicurava dicendo che odiava tutti. Raccontò di Ron, che aveva il letto accanto al suo e che amava giocare a scacchi, e di Hermione, la ragazza saputella del treno, che gli aveva mostrato una medaglia donata a James in quanto migliore Cercatore.
Kayla, intanto, si godeva ogni giorno suo padre, che accettava di giocare a fare il principe azzurro che la salvava da una vecchia strega cattiva, che quasi sempre era Tonks, la quale per l’occasione si faceva crescere un naso orribile e dei capelli grigiastri. Remus viveva ancora da loro, mentre Dora era tornata dai suoi, ma spesso e volentieri si presentava alla porta di casa Black prima o dopo il corso Auror. Rose continuava a studiare nuove pozioni nel suo appartamento, facendosi viva di tanto in tanto, mentre Sirius aveva regalato a Marie una fantastica crociera che l’avrebbe tenuta impegnata per due mesi.
“Dovrò fare leva sul fatto di non aver avuto un processo dieci anni fa e di non aver mai lanciato nessun incantesimo in grado di uccidere.”
Martha gli strinse le braccia attorno alle spalle, da dietro. “Credo in te, amore mio.”
Lui le baciò una mano e la ringraziò, mentre lei comunicava che quella sera avrebbe cucinato lei, e Kayla, dal piano di sopra, la implorava di non farlo.

“Non ho fame.” Rispose Sirius, quando, la mattina dopo, Martha gli porse delle uova con il bacon che lui amava.
“Non l’ho cucinata io.” Provò a rassicurarlo.
“Non ho fame comunque.” Non riuscendo nemmeno a rimanere seduto, si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro. “Metti che Peter sappia di questo processo, metti che abbia fatto in modo che io venga condannato di nuovo, metti che …”
“Sirius Black!” sbraitò Martha, nella camicia buona. Si mise davanti a lui con l’indice puntato contro il suo petto. “Ascoltami bene, razza di idiota. Tu non verrai condannato di nuovo, e Peter probabilmente non si rende nemmeno conto di essere al mondo. Quindi ti prego, ti prego, smettila di dire stronzate. Non ti permetterò di sparire di nuovo, non ora che io e i ragazzi ti abbiamo ritrovato. Tu non mi lascerai di nuovo, mi hai capito?”
Lui le sorrise, più rilassato.

“Non ho fame.” Ripeté Robert, seduto al tavolo Grifondoro. La sua cravatta era allacciata come capitava, mentre muoveva le mani con un tic nervoso.
“Robert, andrà bene.” Lo rassicurò Fred.
“Certo, certo.” Rispose, poi tornò a guardare quella fetta di torta che non lo attirava nemmeno per un po’. “Ma se va male, lo perdo per altri dieci anni.” Si alzò di scatto, con la vecchia tracollo di Martha a cui era davvero affezionato, e raggiunse la fine del tavolo, dove Harry aveva la sua stessa faccia. “Tutto bene, Harry Potter?” domandò.
“Harry Potter non vuole mangiare.” Rispose Hermione, mentre Ron si abbuffava come sempre.
“Mangia, ragazzo. Andrà bene, vedrai.”
Harry alzò gli occhi verso Robert. “Se va male, voi lo perderete di nuovo e io dovrò tornare dai Dursley.”
Robert si guardò un secondo attorno, passandosi la lingua sulle labbra. Poi si chinò leggermente. “Ma ora ci hai trovati, no? Credi che se andasse male, mia madre non lotterebbe per tenerti, ora che ti ha trovato?”
“Ma andrà bene.” Tagliò corto Hermione. “Tu Robert, hai mangiato qualcosa?”
Robert sorrise a quella ragazzina astuta, che lo fissava in attesa di una risposta. Facendo qualche passo indietro, allargò le braccia. “Non chiedere, Hermione Granger, ed io non ti dirò bugie.” Sorrise, allontanandosi, e poi rise, sentendo che Hermione lo stava insultando, come faceva da quando lo aveva conosciuto. E non poté fare a meno di pensare che quella ragazzina, un giorno, sarebbe stata ancora più insopportabile e bella. 



Ho due cose da spiegare. 
La prima riguarda Remus e Rose. Il fatto che si siano lasciati non implica il fatto che non si possano volere bene, no? 
(Come quando il tuo ex ragazzo sta male e te lo dice, tu ogni mattina gli chiedi come sta anche se ci sono novecento chilometri di mezzo.)
Ecco. Quindi questa è una cosa che ho voluto scrivere anche un pò per me, perdonatemi. 
LA seconda cosa è che se vi va, posso scrivere della vita di Robert al castello, più avanti, oltre a quella di Harry, ma quella la conosciamo tutti, no?
Comunicazioni di servizio. 
Siccome non avevo assolutamente nessuna idea, mi sono messa a rileggere i primi capitoli, accorgendomi che facevano davvero schifo. Per questo motivo, li ho riscritti, (solo fino alla non-gelosia di Sirius, per ora) e li ho pubblicati. Se vi va, dateci uno sguardo. 
Secondo comunicazione, ho pubblicato una song-fic per i fans di Liga che come me non sono a campovolo. Feel u. 
Ringrazio sempre di cuore chi segue, gossip_girl per sfasare con me su Pinterest e riccardoIII per la sua 'chiave di volta', che è meglio di una canna. 
Fatto il misfatto!

 
   
 
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