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Autore: eugeal    28/09/2015    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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La ferita bruciava, mandandogli fitte di dolore lungo la gamba a ogni passo del cavallo, ma Guy strinse i denti e incitò l'animale a proseguire.
Doveva sbrigarsi e riuscire ad allontanarsi abbastanza dalla casa di Adeline prima che gli altri si accorgessero della sua fuga. Non poteva permettere che lo raggiungessero e che lo costringessero a tornare a letto: doveva andare da Isabella e salvarla dal mostro a cui la aveva venduta.
Se fosse riuscito a sopravvivere a quell'impresa, pensò Guy, avrebbe dovuto chiedere scusa ad Allan. Dopo averlo praticamente costretto a dirgli cosa ne fosse stato di Isabella, Guy lo aveva lasciato legato e imbavagliato sul letto al posto suo, profondamente addormentato dopo avergli fatto bere la medicina destinata ad alleviare il dolore della sua ferita.
In quel momento non gli sarebbe dispiaciuto averne presa almeno un po', ma non poteva permettersi di avere la mente annebbiata, doveva salvare sua sorella a tutti i costi.
Fece allontanare il cavallo dalla strada, inoltrandosi tra gli alberi e cercando di non perdere l'orientamento. Non conosceva bene quella zona, ma sapeva che Marian e Allan lo avrebbero cercato e lui non era disposto a tornare indietro prima di aver fatto quello che doveva per liberare sua sorella da Thornton.
Una freccia gli passò vicino e si perse tra i cespugli e Guy si affrettò a prendere l'arco per difendersi, poi si rese conto di chi era stato a scagliarla.
- Hood!
Lo cercò con lo sguardo e poco dopo Robin saltò giù dal ramo dell'albero su cui si era appostato.
- Mi stavo chiedendo quanto ci avresti messo. - Disse il fuorilegge.
- Che ci fai qui? - Chiese Guy, senza scendere da cavallo.
- Sorveglio la casa di Adeline. È stato Archer a dirmi dove eravate.
- Bravo. Continua a farlo allora.
Guy fece per spronare il cavallo, ma Robin afferrò le redini per fermarlo.
- Dove credi di andare?
Gisborne lo fissò con aria di sfida.
- A riprendere mia sorella.
Robin alzò un sopracciglio.
- In queste condizioni? È già tanto che tu riesca a stare in sella.
- Non sarà una ferita insignificante a fermarmi. E di certo non tu.
Robin lo fissò, scettico.
- Ah, sì? Vai pure allora. - Disse, allungando una mano per dargli una pacca amichevole sulla gamba. Guy impallidì e si piegò in avanti sulla sella senza riuscire a trattenere un gemito di dolore.
Robin lo osservò per qualche secondo, poi scosse la testa.
- Una ferita insignificante, eh? Ora vuoi tornare a casa di Adeline di tua spontanea volontà oppure devo trascinarti indietro legato?
Gisborne gli lanciò uno sguardo furioso.
- Io devo andare da Isabella.
- A cosa servirebbe? Cosa pensi di fare se sei ancora così debole?
Guy scese da cavallo facendo attenzione a non appoggiare il peso sulla gamba ferita e afferrò Robin Hood per le spalle, sbattendolo con la schiena contro un albero.
- Tu non capisci, Hood! - Ringhiò Guy.
Robin avrebbe potuto resistere facilmente a quell'aggressione, Gisborne aveva a malapena la forza di reggersi in piedi e sarebbe bastata una spinta a farlo vacillare, ma non lo fece.
Guardò Guy.
- E allora tu spiegamelo. - Disse quietamente.
- Non posso lasciarla nelle mani di quell'uomo! Le ha fatto cose orribili e continua a farla soffrire. Era solo una bambina, Hood, e io l'ho venduta a un demonio! È tutta colpa mia e ora devo salvarla!
Gisborne aveva iniziato a tremare mentre parlava e Robin si rese conto che era davvero sconvolto. Gli mise una mano sulla spalla per cercare di calmarlo.
- Pensi davvero che andare da solo e ferito ad attaccare un maniero per strappare via una donna al suo legittimo marito sia l'opzione migliore? Se vuoi farti impiccare, forse.
- Non la porterò via da suo marito, ucciderò quel porco!
- No, non lo farai.
- È l'unico modo. Se Thornton muore, lei sarà libera.
- E tu penzolerai da una forca. No. Troveremo un altro modo che non implichi la tua esecuzione.
- E se non ci fosse un altro modo?
- In quel caso ti aiuterò e probabilmente finiremo a dondolare attaccati a una corda fianco a fianco. Ma uccidere Thornton dovrà essere l'ultima risorsa e lo faremo solo se non ci saranno altre soluzioni. E in ogni caso prima di fare qualsiasi cosa dovrai guarire completamente da quella ferita.
Guy soffocò un singhiozzo.
- Come posso lasciarla ancora nelle mani di quel mostro? Come? Ora che so cosa le ha fatto, come posso sopportare di stare fermo a riposare mentre lui abusa di mia sorella? Isabella non sa che ho intenzione di salvarla, non posso lasciarle credere di averla abbandonata di nuovo!
Robin gli strinse la spalla per interrompere quello sfogo e Guy lo guardò.
- Ci vado io. - Disse Robin.
- Cosa?
- Tu torna a casa di Adeline e riposati, mangia, prendi infusi e medicine e fai tutto il necessario per guarire e riprendere le forze. Intanto io andrò nel luogo in cui vive tua sorella e studierò la situazione. Cercherò di scoprire se esiste un modo per salvarla e le darò il tuo messaggio, le dirò di non perdere la speranza perché torneremo a liberarla. E lo faremo non appena starai bene. Tu e io. Insieme. Può essere un compromesso accettabile?
- Faresti davvero questo per me?
- Per te, per Isabella, per Marian e per tutti quelli che in qualche modo ci tengono a quella tua testa dura, me compreso. Ora risali a cavallo e torna indietro prima che ti diano per morto. Fidati di me e aspetta il mio ritorno, so che non sarà facile, ma è necessario.
Gisborne annuì.
- Lo farò. E se mi aiuterai a salvarla te ne sarò grato per sempre.
Robin sogghignò.
- Aggiungilo alla lista dei tuoi debiti nei miei confronti.

- E tu glielo hai detto?!
Allan chiuse gli occhi nel sentire l'accusa di Marian, quasi aspettandosi che la ragazza arrivasse a colpirlo con il coltello che poco prima aveva usato per liberarlo dalle corde con cui era stato legato da Gisborne.
- Potrebbe essermi sfuggito qualcosa. - Ammise. - Giz era così insistente sul chiedere di sua sorella che potrei avergli accennato che è partita con il marito…
- Accennare è diverso da raccontare tutto nei minimi dettagli. - Lo incalzò Adeline. - Tu cosa gli hai detto?
Allan fissò le due donne.
- Gli ho detto tutto, va bene? Sapete benissimo quanto possa essere convincente Giz e comunque prima o poi avremmo dovuto dirglielo comunque, non era giusto nascondergli la verità!
Marian lo fissò, furiosa.
- E gliela avremmo detta, ma non subito. Dovrebbe essere a letto a riposare, non chissà dove a cercare vendetta! Se dovesse succedergli qualcosa sarà solo colpa tua, Allan!
Adeline mise una mano sul polso della ragazza per calmarla. Allan aveva sbagliato, ma sembrava talmente preoccupato, umiliato e abbattuto che non voleva infierire su di lui.
- Guy può essere impulsivo, ma non è stupido ed è un uomo adulto, non un ragazzino, non credo che farà nulla di avventato.
Allan pensò a quando Gisborne lo aveva salvato da morte certa impersonando per la prima volta il Guardiano Notturno, mentre Marian si ritrovò a ricordare quando aveva affrontato Barret da solo, senza avere molte speranze di sopravvivere.
Entrambi lanciarono uno sguardo dubbioso ad Adeline.
- Forse non lo conoscete bene come credete. - Disse Marian con un sospiro, mentre Allan si alzò in piedi.
- Meglio che vada a cercarlo.
- Vengo anche io. - Disse Marian.
Uscirono di casa tutti e tre e videro Cedric e Thomas che tornavano verso di loro.
- Non è nei dintorni della casa. - Disse il ragazzo più giovane.
- Il cavallo di Sir Guy non è nella stalla. - Confermò Cedric.
- Sellate quattro cavalli e aiutate Allan e lady Marian a cercarlo. - Ordinò Adeline e Marian la guardò, stupita, mentre i due ragazzi si affrettavano a obbedirle, correndo verso le stalle.
- Voi non venite?
- Mio padre è anziano e non posso lasciarlo da solo a badare a Seth. Presto si sveglierà e farà di tutto per mettersi in qualche guaio.
Come evocato dalle parole di Adeline, il bambino uscì di casa strofinandosi gli occhi e si aggrappò alla gonna di Marian con aria possessiva.
Allan si lasciò sfuggire un sorriso.
- Tutto suo padre.
- Cavallo! - Gridò Seth e Allan stava per dirgli che in quel momento non aveva tempo di giocare quando si accorse che il bambino stava indicando un vero cavallo che era apparso sulla strada e che si stava avvicinando a loro.
- Ehi, è Giz! - Esclamò, stupito, riconoscendo l'amico.
Marian e Adeline sobbalzarono alle sue parole, ma nessuna delle due si mosse per andare incontro a Guy, anche se era chiaro che entrambe avrebbero desiderato farlo.
Rimasero in attesa che fosse Guy a raggiungerli, e, a parte Seth che saltellava eccitato nel vedere lo stallone nero che si avvicinava, sia Allan che le due donne osservavano Guy cercando di capire se stesse bene.
Gisborne era pallido e sembrava dolorante e affaticato, ma era tranquillo e scese da cavallo con cautela.
Seth gli corse incontro con la speranza di essere preso sulle spalle, ma Guy si limitò a sorridergli e a prenderlo per mano.
- Il tuo cavallo ha bisogno di riposare un po', adesso. Più tardi potrai giocare con Allan.
Marian si avvicinò a lui, ansiosa.
- Dov'eri, Guy? Stai bene?
- Ero solo stanco di restare a letto. Avevo voglia di cavalcare un po'.
- E per farlo era davvero necessario legare e drogare Allan, vero? - Disse Adeline in tono di rimprovero. - Sei sempre stato un pessimo bugiardo, ma almeno hai avuto il buon senso di tornare indietro prima di farti male.
Gisborne sorrise con aria innocente.
- Non posso nasconderti nulla, vero?
Marian gli prese una mano e lo guardò, triste.
- Volevi andare da tua sorella?
Guy annuì, tornando serio.
- Suo marito le fa del male ed è mio dovere salvarla. Sono andato via con l'intenzione di aiutarla, ma ho capito di non essere ancora abbastanza forte per farlo.
- Dovresti essere a letto. - Disse Adeline. - Ma se ti conosco almeno un po', sei troppo impaziente e testardo per tornarci, perciò almeno vieni in casa a sederti e a mangiare qualcosa.
Marian gli mise un braccio intorno alla vita e sentì che Guy si appoggiava a lei. La ferita doveva fargli molto male, ma la ragazza intuiva che Gisborne non lo avrebbe mai ammesso.

Guy socchiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale della sedia con un sospiro. La breve cavalcata di poco prima lo aveva sfinito e gli aveva fatto dolere la ferita, ed era sinceramente grato ad Adeline per i cuscini soffici che aveva sistemato su quella poltrona di legno prima di lasciare che si sedesse.
Seth si avvicinò a lui e cercò di salire sulle sue gambe, urtando accidentalmente la ferita e Guy si morse le labbra per trattenere un lamento, ma non mandò via il bambino.
Una volta passata la fitta di dolore, Gisborne sollevò Seth e se lo mise sulle ginocchia, facendolo sedere sulla gamba sana. Il bambino toccò con un dito uno dei fermagli della giacca di pelle di Guy, attirato dalla forma e dalla lucentezza del metallo.
- Cane!
- Non è un cane, è un lupo. - Spiegò Guy, sfiorando a sua volta il fermaglio, ma si accorse che Seth lo guardava perplesso e continuò. - I lupi assomigliano ai cani, ma vivono nei boschi. Sono animali liberi e fieri e non sono costretti a obbedire come i cani, ma collaborano con gli altri membri del loro branco... Della loro famiglia.
Il bambino si illuminò in volto.
- Vivono nella foresta come Robin Hood?
Guy lo guardò, allibito, poi immaginò che doveva essere stato lo stesso Robin, vanitoso come sempre, a raccontare a Seth le proprie avventure e sospirò, rassegnato.
- Qualcosa del genere, sì.
- Da grande sarò come Robin Hood. - Disse Seth con orgoglio e a Guy venne da ridere nel pensare che solo un paio di anni prima una frase come quella lo avrebbe fatto infuriare.
- Non è una cattiva idea, sai? - Disse, badando che potesse sentirlo solo Seth e gli scompigliò i capelli con un gesto affettuoso di cui si sorprese lui stesso.
Poco prima che Annie morisse, la giovane gli aveva chiesto se avrebbe amato suo figlio e Guy non era stato capace di risponderle. In quel momento invece Gisborne sentiva un calore nel petto che non dipendeva dalla vicinanza alle fiamme del camino e si rese conto che ora probabilmente avrebbe avuto una risposta per quella domanda.
Seth si sistemò più comodamente, appoggiandogli una guancia sul torace e abbracciandolo. Per una volta il bambino sembrava essere tranquillo, come se avesse intuito che in quel momento Guy non aveva la forza per giocare con lui come faceva di solito.
Alzò il viso e gli sorrise.
- Ma voglio essere anche come te, padre. - Disse, allegramente. - Mi racconti una storia?
Guy lo guardò ed ebbe l'impressione che il cuore gli avesse saltato qualche battito: era la prima volta che Seth lo chiamava così. Sapeva che doveva essere stata Adeline a insegnarglielo, ma non si sarebbe aspettato di provare un'emozione così forte nel sentirlo.
Chiuse gli occhi per un attimo per ricacciare indietro le lacrime e si guardò intorno per accertarsi che gli altri non si fossero accorti di quel momento di commozione.
Marian e Adeline erano chine sul tavolo della cucina, concentrate sugli ingredienti mentre una insegnava una ricetta e l'altra era impegnata a imparare ogni minimo passaggio, il padre di Adeline sonnecchiava su una sedia accanto alla finestra, Cedric e Thomas erano seduti in un angolo a giocare a scacchi, mentre Allan si divideva tra il piatto stracolmo che aveva davanti e il prendere in giro Marian a ogni errore.
Nessuno badava a lui, ma Guy sapeva che erano tutti vicini e che gli sarebbe bastata una sola parola per ricevere un sorriso.
- Scommetto che vuoi sentire una storia su Robin Hood. - Disse, rivolgendosi al figlio con un sorriso per metà divertito e per metà rassegnato. Seth annuì con entusiasmo e Guy pensò che nulla gli avrebbe impedito di narrare al figlio una delle avventure di Robin Hood e del Guardiano Notturno.
Cominciò a raccontare la sua storia a bassa voce mentre Seth, abbracciato a lui, lo fissava assorto, con gli occhi azzurri pieni di ammirazione e meraviglia e Guy pensò che Annie poteva riposare tranquilla, perché lui ora conosceva la risposta alla sua domanda.
Ora lo sapeva.
   
 
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