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Autore: Neko    10/10/2015    4 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 78: Guai

 

I pirati stavano dormendo tranquillamente sulla spiaggia. La temperatura era scesa parecchio rispetto alla giornata, data l’elevata escursione termica che vi era in quel luogo, ma con fuochi accesi in più parti della spiaggia, permetteva a tutti di godere un po’ del tepore che l’elemento emanava.

Gli unici rumori che si sentivano erano le onde del mare, i grilli della foresta e non mancavano di tanto in tanto i ruggiti delle bestie feroci, scappate dall’incontro con le katane di Zoro.

Tutto sembrava tranquillo, ma qualcuno avvertiva quella calma come un presagio.

“Sta per succedere qualcosa!” disse Yasopp che era rimasto di guardia, insieme ad Usopp. Quest’ultimo aveva fatto a cambio con Franky per approfittare della situazione e stare più tempo con il padre, ma lui non avvertiva nessun pericolo.

“Come fai a dirlo? Io non avverto niente di strano!” disse Usopp stranito.

“Dovresti raffinare i tuoi sensi figliolo!” disse Yasopp guardandosi intorno.

“Sarà che in genere i problemi ce li creiamo noi e quindi non abbia avuto il tempo di sviluppare questo sesto senso!” disse il cecchino.

Yasopp rise “Si, è probabile. Rufy è bravo a cacciarsi nei guai, ma stare all’erta fa sempre bene!”

Usopp annuì “E come posso fare per migliore questa capacità?”

“Ti dirò figliolo. In realtà non esiste un modo. È una sensazione di pericolo che ti nasce dentro. Il problema è che le mie sensazioni si sono sempre rivelare esatte!” disse Yasopp nervosamente.

Usopp sussultò ed ebbe una rivelazione. Si alzò di colpo da terra e guardò il padre dall’alto al basso.

“E se ci fossero problemi al villaggio?” disse il ragazzo “Se le tue sensazioni sono esatte potrebbe essere successo qualcosa agli abitanti. Pensaci, i bambini che hanno ascoltato le nostre canzoni, ci hanno detto di avere paura, perché presto sarebbe giunto il momento in cui qualcuno sarebbe stato portato via… e se fosse sta notte!” disse Usopp sperando che la sua fosse solo una congettura.

Yasopp annuì “Potrebbe essere, ma penso che sia meglio andare a controllare, prima di allarmare tutti inutilmente!”

Usopp “Si, ma il tempo di andare e tornare potrebbe poi essere troppo tardi!”

“Darò un’occhiata io!”

Usopp non accorgendosi di una presenza alle spalle, si spaventò e saltò in braccio al padre che sorpreso, lo afferrò al volo “Robin, non spuntare fuori così, soprattutto quando si parla di certi argomenti!”

In genere la donna si sarebbe messa a ridacchiare, ma non aveva nessuna voglia di sorridere.

Si concentrò e utilizzò il suo potere per sdoppiarsi e far spuntare fuori il suo doppione, o almeno una parte, all’interno del villaggio e dare un’occhiata.

Tutto era un caos, alcune case erano incendiate, vi era gente che urlava, bambini che piangevano e che si aggrappavano alle gonne delle madri, prima di venire strappati con la forza da omoni muscolosi. Qualche abitante era a terra, probabilmente a causa di qualche botta ricevuta.

Robin annullò il suo doppione e spalancando gli occhi, diede l’allarme, prima di correre in soccorso di quella povera gente.

Usopp e Yasopp furono subito dietro di lei, ma il primo a giungere a destinazione fu Rufy, che usando le sue braccia come una catapulta, si librò in volo, giungendo direttamente al villaggio.

Si guardò intorno per capire bene la situazione e si sentì invadere da una grande rabbia a vedere negli occhi di quelle persone il terrore.

Vide nascosto dietro a delle macerie un bambino di circa 5 anni che si guardava impietrito quanto stava succedendo, senza accorgersi, di un pirata dietro di lui, pronto a coglierlo alle spalle.

Rufy non ci pensò due volte a colpirlo dritto in volto, con un pugno carico di haki. Prese il bambino in braccio e gli sorrise per tranquillizzarlo, ma questo non aveva bisogno di rassicurazioni, perché lo aveva riconosciuto tra i tanti pirati con cui aveva giocato la sera precedente.

Il capitano cercò una persona o un luogo sicuro dove lasciare il piccolo, ma nessuno era disponibile, troppo impegnati a difendere se stessi e i propri cari e gli incendi che si propagavano, non rendevano nessun posto sicuro per un bambino così piccolo.

Dovette arrangiarsi come poteva e combattere quei brutti ceffi, con il bimbo in braccio.

Era più faticoso e impegnativo lottare, dato che non doveva far succedere niente al suo ospite, ma se prendeva il nemico uno alla volta, riusciva a cavarsela. Il problema si presentò quando, quanti più cattivi atterrava, più bambini si ritrovava a dover proteggere.

Si ritrovò così, con un bambino per braccio, uno al collo che si teneva tramite i suoi capelli e qualche bambino più grande che si nascondeva dietro di lui, lasciandoli però liberi gli arti inferiori, per saltare e combattere.

Purtroppo ad un certo punto si ritrovò circondato da tutti i nemici che aveva atterrato, i quali erano rimasti storditi solo poco tempo. Rufy avvertiva in loro una potenza anormale e a giudicare dalle cicatrici sul petto, tutti loro avevano subito trapianti di cuori, rendendoli più forti e resistenti ai suoi colpi.

Rufy nonostante la situazione e i bambini che lo imploravano di salvarli, non demorse, anzì sorrise divertito, tranquillo che ne sarebbero usciti tutti illesi.

I nemici alzarono le loro sciabole, spade, mazze chiodate e qualsiasi genere di armi che avevano a portata di mano, pronti a colpirlo, ma lui non si mosse. Non fece nemmeno da scudo ai bambini. Semplicemente aspettò.

“Tre, due, uno…” disse bisbigliando per poi sentire diverse urla diffondersi nell’aria.

“Wow, cos’è quello?” disse un ragazzino meravigliato, nel vedere una grossa pianta carnivora, usare i suoi rami e liane per acchiappare i pirati nemici. Qualcuno di loro finì anche in pasto alla pianta, ma ella, disgustata dal sapore, li risputò violentemente a terra.

“Grazie Usopp!” disse Rufy a trentadue denti.

“Di niente capitano, ma…ti sembra il momento di metterti a fare il babysitter?!” Chiese il cecchino stranito alla vista di tutti quei pargoli.

“Non so dove lasciarli! Te ne occuperesti tu?” chiese speranzoso il capitano, ma il suo nakama facendo una smorfia disse “No, grazie. Amo i bambini, ma mi perderei tutto il divertimento!”

Rufy gli indicò le gambe e disse “Ma se stai tremando come una foglia!”

Usopp si guardò gli arti inferiori e li fermò “Non ho paura, ormai è un riflesso incondizionato e poi voglio fare vedere a mio padre di cosa sono capace!” disse battendosi un pugno al petto.

 Rufy sbuffò, non essendo ancora riuscito a liberarsi dei ragazzini. Si guardò intorno vedendo che tutti i suoi nakama lo avevano raggiunto e disse “Zoro, vorresti per favore…”

“No!” disse schietto lo spadaccino facendo mettere il broncio al capitano.

Sanji tu…”

“Sono un po’ impegnato!” disse il cuoco correndo con in braccio una fanciulla per allontanarla da un buzzurro che l’aveva presa di mira.

Shanks, per favore almeno tu?!” disse Rufy ormai al limite, dopo aver calciato lontano un altro nemico, che aveva cercato di afferrare la bambina di 8 anni, che si era aggrappato alla sua casacca.

“Scherzi vero?” disse Shank guardando poi in cagnesco tre nemici, i quali incrociando il suo sguardo, caddero a terra inconsci.

Chiamò Lucky Lou, Benn Beckman, Franky e tutti quelli che incrociava, ma nessuno sembrava intenzionato a fare da balia a quei bambini.

Gli adulti del villaggio erano a terra svenuti, o intenti ancora a difendersi. E Rufy era spazientito nel non poter far ricorso alle sue potenzialità per aiutare chi ne aveva bisogno.

“Se vuoi posso portarli in salvo io!” disse una bambina sui 10 anni, che si era avvicinato a lui, quando lo vide in difficoltà.

Rufy la guardò stranito, c’era qualcosa che non quadrava in lei.

Non l’aveva vista la sera prima con gli altri bambini e non vestiva nello stesso modo, ma più di tutto lo incuriorono gli occhi azzurri carichi della stessa grinta che aveva visto solo negli occhi di una persona.

“Io conosco un posto sicuro e lassù. Tra quelle colline. Ci ho già portato qualche abitante del villaggio!” disse determinata la bambina, indicandogli con il dito il luogo in questione.

Rufy era dubbioso, ma non perché sentiva qualcosa di strano in lei“Sei una ragazzina anche tu, sei minacciata come loro, non è sicuro lasciarli a te!”

“Se tu li distrai non si accorgeranno di noi. Conosco queste foreste come le mie tasche!” disse la bimba sicura di quanto affermava.

Rufy fissò di nuovo quegli occhi e disse “D’accordo, l’affido a te, piccola Robin!”

La bambina sussultò a quel nomignolo, ma non era il momento di soffermarsi su quel dettagli e grazie a Rufy che le copriva le spalle, riuscì a portare via quei bambini.

 

Robin era corsa via subito dopo aver visto gli abitanti originari dell’isola essere attaccati, ma a differenza di tutti non proseguì il suo percorso verso la cittadina, ma si diresse verso un’altra direzione, non rispondendo ad Usopp che le domandava, dove si stesse dirigendo.

Nami, non si fece domande, agì e staccandosi anch’essa dal gruppo, seguì la compagna al villaggio occupato dai pirati.

Nami era dietro al retro della casa dove aveva visto Robin entrare e con cautela decise di fare qualche passo per affacciarsi alla finestra del piano rialzato e vedere se tutto era ok.

Vide una donna dai lunghi capelli biondi, tenuti raccolti in una coda alta e vestina in modo da far vedere le sue forme, con una maglietta attillata e una minigonna mozzafiato e degli stivali neri che le arrivavano fino alle ginocchia e aveva un boa di piuma che le adornava il collo. Le sue dita erano pieni di anelli, tra i capelli aveva un diadema e diverse collane spuntavano qua e là da sotto il boa.

Nami comprese che quella doveva essere Regina e davanti a lei vi era Robin, che aveva presto a discutere animatamente con la donna.

“Che cosa ci facciamo qui?” disse una voce dietro Nami, la quale, prendendosi un colpo, si buttò a terra, coprendosi la bocca per non urlare.

“Oh scusa, non volevo spaventarti!”

Tashigi, cosa ci fai qui?” chiese Nami, afferrando la mano della ragazza che si era offerta di aiutarla a rimettersi in piedi.

“Ho visto te e Robin allontanarvi dagli altri e la cosa mi è sembrata sospetta. È lei Regina? Il capo di tutti qui?” chiese la ragazza oltre la finestra.

“A quanto pare.” Disse Nami.

“Cosa è venuta a fare qui Robin? A chiederle di interrompere l’attacco contro gli abitanti del villaggio?” chiese Tashigi.

“Forse!” disse la navigatrice, la quale non poteva rivelare le vere intenzioni dell’archeologa.

Le due ragazze sussultarono quando videro Regina dare un forte schiaffo alla loro amica, tanto che ella, colta alla sprovvista, cadde in terra.

“Robin!” disse Nami ad alta voce e correndo all’interno della casa, seguita da Tashigi.

Nami, perché sei qui?” disse Robin sorpresa, con una mano sulla guancia.

“Non penserai mica che ti avrei lasciato da sola!” disse la navigatrice mettendo le mani sui fianchi.

“Io non so cosa stia realmente succedendo, ma puoi contare anche su di me!” disse il membro della marina, sfoderando la sua katana.

“Ferma, me la devo vedere io con lei. È una cosa troppo personale!” disse Robin.

“Ma Robin…” cominciò Tashigi, ma vedendo Nami che con un gesto della mano la metteva a tacere, non si oppose.

“Avete finito di chiacchierare? Sei stata alquanto sciocca a portarti la scorta Robin. Ho risparmiato tua figlia in segno di gratitudine per quello che hai fatto per me ai tempi di  sciocche amiche!”

Tashigi la fulminò con gli occhi, ma non disse niente, così come Nami. Era la lotta di Robin e loro potevano solo essere là per sostenerla.

Regina sogghigno divertita e trasformando le sue dita in strumenti medici e fissando Robin negli occhi disse “Mi stai per caso sfidando?”

“No, se hai intenzione di dirmi dove è mia figlia e di lasciare in pace gli abitanti dell’isola!” disse l’archeologa determinata.

Tashigi era confusa e avvicinandosi all’orecchio di Nami, le bisbigliò “Mi sono persa qualcosa…da quando Robin ha una figlia?”

Nami sospirò e le fece capire che la storia era alquanto complicata.

Regina scoppiò a ridere e disse “Mi hai lasciato quella palla al piede, chiedendomi di prendermi cura di lei. L’ho cresciuta per una decina di anni e ora ti presenti qua per riprenderla? Hai una bella faccia tosta non credi? E secondo te, una volta che hai detto a quella bamboccia che sei la sua vera madre, verrà da te come niente fosse? Non essere ridicola, l’hai abbandonata Robin!”

L’interpellata si morse il labbro e disse “Hai ragione, non posso avere pretese verso di lei, ma non posso permettere che cresca in un ambiente pessimo come questo. Inoltre dalle tue parole posso ben capire che di lei non ti importa niente!” disse infastidita.

“Certo che non mi importa niente. Vuoi sapere dov’è?…vai a cercartela. È da anni che se n’è andata.  Vive insieme a quei poveracci o nella foresta!”

Robin fulminò con gli occhi, ma non disse nient’altro, semplicemente si girò per raggiungere Nami e Tashigi, quando alcuni dei mozzi di Regina, entrarono trafelati nella casa della donna, avvertendola che i pirati di Shanks e di Mugiwara stavano dando loro del filo da torcere. Tutti i bambini e ragazzi di una certa età erano riusciti a nascondersi e loreìo erano stati costretti a ritirarsi, anche a causa di alcune perdite impreviste.

Regina si arrabbiò a quella notizia e con un cenno della testa, ordinò ai suoi sottoposti di afferrare Nami e Tashigi, le quali comprendendo il pericolo, si armarono di Katana e climac attack.

“Che intenzioni hai?” chiese Robin comprendendo le cose si stavano mettendo male.

Regina sogghignò “I vostri compagni hanno ostacolato i nostri piani, ora è il mio turno di ostacolare il vostro viaggio. Siete stati degli stolti a non andarvene prima di essere coinvolti. Non avevo intenzione di attaccarvi o altro, ma voi non siete stati al vostro posto e…come si dice chi semina vento raccoglie tempesta!”

Robin strinse gli occhi e girandosi verso i nemici, si accinse a utilizzare il suo potere. Fece spuntare due braccia sulle spalle di ogni uomo presente, pronta per usare il suo attacco “Clunch” che avrebbe spezzato il collo di quegli uomini, se solo avessero osato fare del male alle sue compagne.

“Non lo farei se fossi in te!” disse Regina divertita.

Robin, Nami e Tashigi si voltarono verso la donna non prevedendo niente di buono. Infatti, ella si era diretta verso un pulsante che si trovava sul muro e premendolo, il suolo sotto i piedi di Tashigi e Nami, si alzò e dai bordi uscirono tante sbarre che andarono a formare una gabbia e dal soffitto, invece cadde la parte superiore che sarebbe andata a chiudere la trappola.

“Che diavoleria è questa!” disse Nami sorpresa.

“Io non mi preoccuperei della gabbia, ma di quei cosi lassù!” disse Tashigi che aveva notato una base separata dalla parte superiore della gabbia, piena di spuntoni, pronta a cadere e a trafiggere le due donne.

Nami spalancò gli occhi “Quelli devono fare piuttosto male. Robin, un aiutino?” disse la navigatrice nervosamente.

L’interpellata lasciò liberi gli uomini di Regina, ma ordinò a quest’ultima di lasciare andare le sue amiche.

“Altrimenti? Non mi sembra che tu abbia il coltello dalla parte del manico.

Nami sbuffò “La vuoi finire con le frasi fatte?”

“Taci tu, piccola insolente!” disse la donna, schiacciando un altro pulsante, che fece scendere lentamente, molto lentamente gli spuntoni.

“Robin aiuto!” disse Tashigi letteralmente spaventata “Vorrei che Zoro fosse qui!”

“Non puoi sempre contare su di lui!” disse Nami esasperata.

“Lo so, ma lui potrebbe tagliare queste sbarre come burro, io non ho questa capacità!” disse Tashigi abbassando il capo.

“Allora Robin, che intenzioni hai? L’unico modo che hai per salvare le tue amiche è quello di premere quel pulsante rosso che si trova sopra la scala, ma dovrai passare sul mio cadavere.

Robin la fissò determinata “Sarà proprio quello che farò!”.

 

 

  
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