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Autore: effe_95    13/10/2015    5 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I ragazzi della 5 A
 
28. Va e non voltarti indietro, Adesso sto bene e Say something.
 
Dicembre
 
Quella sera del ventitre Dicembre, l’Olimpo era stato addobbato per Natale.
Era stato l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie e come tradizione, ogni anno in quel giorno preciso, organizzavano una serata a tema nel locale dei genitori di Ivan.
Le ragazze indossavano qualcosa di rosso e i ragazzi qualcosa di bianco.
La musica aleggiava come sottofondo piacevole in quel marasma di voci, risate e chiacchiere, ed essendo una serata particolarmente speciale, era possibile invitare anche altre persone estranee alla classe.
Katerina si aggirava in quel marasma di persone con fare agitato, indossava una maglietta rosso fuoco su un paio di jeans stretti e degli scarponi maschili, a loro volta rossi.
Volgeva freneticamente lo sguardo a destra e sinistra facendo rimbalzare la lunga treccia sulla schiena, gli occhi grigi, quella sera messi in evidenza dal trucco scuro, scrutavano frenetici ogni volto, spostandosi frettolosamente ogni volta che non trovavano la persona giusta. Katerina terminò la sua corsa frenetica quando qualcuno le poggiò una mano sulla spalla. << Ohi Katja, che stai facendo? >> Aleksej guardava la cugina con le sopracciglia aggrottate, i capelli biondi come l’oro erano illuminati dalle luci psichedeliche del locale, creando tra le ciocche dei riflessi azzurrognoli, e indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti su un jeans scuro.
<< Sto cercando Gabriele >> Replicò lei senza nemmeno rendersene conto, intrappolata ancora nella foga della ricerca bruscamente interrotta. Aleksej aggrottò le sopracciglia quando ricevette quella risposta, guardando Katerina dritta negli occhi.
<< Gabriele? Perché proprio lui? >>
Katerina sospirò pesantemente e incrociò le braccia al petto.
<< Perché devo tirargli un calcio negli stinchi! >> Aleksej rimase completamente interdetto da quella risposta, spalancò leggermente la bocca, sollevò un sopracciglio e si lasciò scappare un leggero singulto di sorpresa, per poi scoppiare a ridere.
Katerina gli rivolse un’occhiataccia e sbuffò sonoramente spostando lo sguardo altrove.
<< Cos’ha combinato questa volta? >>
Domandò il ragazzo stringendosi lo stomaco dolorante per le troppe risate tra le braccia, Katerina sciolse le braccia e sospirò per l’ennesima volta.
<< Doveva portarmi una cosa importante stamattina, ma se l’è dimenticato! >>
Spiegò distrattamente Katerina, sperando ardentemente che Aleksej si bevesse quella mezza verità, il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sorrise divertito.
<< Sempre il solito, lo trovi nel bagno degli uomini comunque. Anche se tu non puoi … ehi, Katerina! >> Non aveva nemmeno lasciato il tempo ad Aleksej di finire la frase che si era già incamminata verso il bagno degli uomini, senza curarsi del fatto che tecnicamente non avrebbe dovuto mettere piede in un posto del genere.
Spalancò la porta senza curarsene troppo e trovò Gabriele proprio di fronte allo specchio, con le mani appoggiate sul lavandino e l’espressione più abbattuta che gli avesse mai visto.
Anche lui indossava dei jeans scuri, ma a differenza di Aleksej aveva preferito indossare una camicia nera e accompagnarla con una giacca completamente bianca, in tinta con le scarpe.
<< Katerina?! Che fai qui dentro! >>
Sbottò non appena si accorse della ragazzina che avanzava verso di lui con passo di marcia, nel bagno non c’era nessuno a parte lui, ma Gabriele non voleva rischiare, e stava per dirglielo prima che lei gli tirasse un calcio sulla caviglia.
<< Sei un cretino! >> Sbraitò imbufalita, Gabriele sbiancò completamente, trattenne senza ritegno il respiro e si aggrappò con tutte le forze al lavandino, imprecando tra i denti per il dolore che si stava irradiando lungo tutta la gamba. << Ti ho aspettato tutta la mattina! Non ti sei degnato di fare nemmeno una telefonata, sai quanto ero preoccupata?! >>.
Katerina era davvero arrabbiata, Gabriele non l’aveva mai vista con quell’espressione sul volto, fece una smorfia, sospirò profondamente e sollevò il viso, staccando le mani con le nocche biancastre dal lavandino.
<< Mi dispiace, ma credo di non farcela proprio >>.
Katerina contrasse le sopracciglia sentendo le parole di Gabriele, che nel frattempo si era appoggiato con la schiena alla parete e aveva incrociato le braccia al petto.
<< Che significa?! >> Katerina fece un passo avanti e gli afferrò saldamente le braccia, stringendo tra le mani il tessuto morbido e liscio, Gabriele spostò lo sguardo altrove, cercando di non pensare all’intenso profumo di cocco che proveniva dai capelli della ragazza. << Non posso farlo Katja, domani non posso farlo! >>.
Katerina rafforzò la presa senza nemmeno rendersene conto, mentre cercava insistentemente il suo sguardo, che continuava a fuggire altrove.
<< Cosa c’è, hai paura?! E’ solo questo? >>
<< “Solo questo?!” >> Sbottò Gabriele scostando malamente le mani di Katerina dalle sue braccia << Tu ha la minima idea di cosa possa succedere ?! >>.
Senza rendersene conto, accecato dalla collera, aveva afferrato Katerina per le spalle scuotendola con foga, la ragazza lo guardava con un’espressione ferita, arrabbiata, le sopracciglia sottili e chiare erano contratte e corrucciate.
<< Sai cosa succede adesso, invece? >> Gridò lei liberandosi dalla sua stretta << Succede che non te ne importa nulla di me! E’ più importante quello che pensano gli altri, vero? Quello che pensa Aleksej, quello che pensa mio padre, tuo padre … prima tutti gli altri e poi io! >>
Gabriele si passò con esasperazione una mano sulla faccia, era terribilmente stanco, guardandolo con maggiore attenzione, Katerina notò che aveva le occhiaie accentuate e che sembrava invecchiato di parecchi anni, probabilmente non aveva dormito quella notte.
 << Sai cosa ti dico? Facciamola finita qui >>.
Nel sentire quelle parole, Katerina ebbe come la sensazione che qualcuno le avesse tirato un pugno a tradimenti nello stomaco, spalancò la bocca e allungò automaticamente le braccia verso di lui, ma Gabriele fece un passo indietro.
<< Cosa? >> Riuscì a mormorare lei con la voce strozzata.
<< Basta così, Katja, basta. Questa cosa è sbagliata, questa cosa tra di noi non dovrebbe esserci. Io avrei dovuto lasciarti andare molto prima, ti prego, ti prego innamorati di qualcun altro. Qualcuno che abbia la tua età, ti prego io … >> Gabriele non finì nemmeno di pronunciare la frase che qualcosa di freddo e duro lo colpì diritto sul petto, finendo poi sul pavimento sporco e bagnato, il braccialetto giaceva riverso e scomposto, scintillante.
<< Se la pensi così allora riprenditi quel coso! Tanto non vale niente, no?! >>
Gabriele non replicò nulla a quelle parole, spostò lo sguardo dal braccialetto e lo puntò sul pavimento, Katerina sentiva le lacrime bruciarle gli occhi, scosse freneticamente la testa e incrociò le braccia al petto << Ascolta Gabriele, se esco da quella porta … se esco, io … >>
<< Va e non voltarti indietro! >>
Katerina sussultò, si portò entrambe le mani sulla bocca mentre le lacrime cadevano ininterrottamente sul suo viso, Gabriele non la stava guardando, ma aveva chiuso gli occhi.
Quando li riaprì, Katerina non c’era più, di lei era rimasto solamente quel braccialetto.
Si chinò a terra e lo raccolse, stringendolo saldamente tra le mani, sentiva un dolore diffondersi nel suo petto, inevitabile ed inarrestabile, ma aveva ottenuto ciò che voleva.
L’aveva lasciata andare.
 
Giasone stava sorseggiando la sua birra con lentezza, seduto comodamente su uno dei tanti divani sparsi per la sala, al suo fianco, Ivan giocherellava distrattamente con la chitarra, strimpellando canzoni inventate sul momento. Muoveva talmente velocemente le dita sulle corde che Giasone lo guardava come incantato, ipnotizzato, come se fosse stata la prima volta. << C’è qualcosa che vuoi dirmi, Gias? >>
La voce di Ivan lo colse talmente tanto di sorpresa che sobbalzò, versandosi un po’ di birra sui jeans, imprecò tra i denti e appoggiò malamente il bicchiere sul tavolino, cercando inutilmente un fazzoletto. << La reazione mi sembra già una bella risposta >> Continuò Ivan, smettendo di suonare per passare all’amico un tovagliolino raccolto dal tavolo dietro il loro, Giasone lo prese con malagrazia, per poi fulminarlo con lo sguardo.
<< Certo, se mi fai una domanda del genere all’improvviso! >> Ivan puntò lo sguardo sull’amico e lo scrutò con le sopracciglia sollevate, mentre strofinava violentemente il povero fazzoletto sul pantalone macchiato all’altezza del ginocchio sinistro.
<< E’ successo qualcosa tra te e Muriel ieri? >> Giasone fu talmente tanto sorpreso dal fatto che Ivan se ne fosse accorto così facilmente, che il tovagliolino rattrappito gli scivolò di mano atterrando sul pavimento scuro, esattamente tra le sue scarpe bianche.
<< Perché me lo chiedi? >> Si affrettò a replicare, raccogliendo il fazzolettino come scusa per nascondere il viso leggermente arrossato, Ivan picchiettò nuovamente sulle corde e sospirò.
<< Ci conosciamo da una vita, credi davvero di poter nascondere qualcosa di tanto ovvio al tuo migliore amico? Cosa c’è, ti imbarazza? >>. Giasone sollevò di scatto il viso e gettò il tovagliolo raccolto con malagrazia sul tavolino, facendolo finire involontariamente nel bicchiere ancora stracolmo di birra, imprecò mentalmente e rivolse un’occhiataccia ad Ivan.
<< E se ti chiedessi di Italia?! >> Commentò incrociando le braccia al petto e lasciandosi cadere con la schiena sullo schienale del divanetto, sbuffando sonoramente.
<< Questo cosa c’entra con la mia domanda?! >> Le guancie di Ivan avevano assunto una tonalità rossastra nel dare quella risposta, per nasconderle, aveva ripreso a picchiettare le corde con più foga di prima, Giasone si lasciò scappare un buffetto divertito.
<< L’ho baciata >> Ivan rimase talmente spiazzato dalla risposta improvvisa di Giasone che sbagliò tre note di fila facendosi male ai polpastrelli, smise di suonare e sollevò lo sguardo in direzione del suo migliore amico, che stava giocherellando distrattamente, immerso nei proprio pensieri, con i bottoni finali della camicia.
<< Baciata? >> Domandò dopo qualche secondo di silenzio.
<< Uhm … >> Commentò distrattamente Giasone, poi lasciò perdere i bottoni e si sollevò con la schiena, rivolgendo tutta la sua attenzione ad Ivan, che lo guardava sorpreso << Non sono proprio riuscito a contenermi! L’avevo bloccata al suolo perché stava dando di matto, sentivo tutto il suo corpo sotto il mio … era proprio bella con quegli occhi spalancati e le labbra schiuse!  E poi la maglietta era talmente larga che le si vedeva la fascia sotto, e cavolo come era stretta quella fascia!  Le si vedeva proprio la forma del s… >>
Giasone si interruppe bruscamente con la bocca ancora spalancata ad inizio parola, arrossì gradualmente raggiungendo una bella tonalità violacea  e perse letteralmente il respiro, si era lasciato trascinare dalla foga del discorso e non aveva pensato a ciò che stava dicendo realmente. Ivan si lasciò scappare una risata leggera, portando il pugno sulla bocca per darsi un minimo contegno, siccome Giasone gli stava già rivolgendo un’occhiataccia.
<< Non ti sembra più una stupida ragazzina di quindici anni, vero? >> Lo rimbeccò Ivan pizzicandolo leggermente sul braccio, Giasone grugnì qualcosa incrociando le braccia al petto, ripensando con rammarico alla sua povera ed unica birra oltraggiata da un tovagliolino sporco, avrebbe avuto proprio bisogno di qualcosa di forte per schiarirsi le idee.
<< No, è solo che … Muriel non è esattamente quel tipo di ragazza che ti fa girare la testa. Le sue forme sono ancora acerbe, è magra, grezza, eppure … mi … mi … >>
<< Ti piace da morire, ti scatena qualcosa dentro che non riesci proprio a capire >>
Giasone si girò sorpreso a guardare il suo migliore amico, quell’amico che aveva capito alla perfezione cosa stava succedendo nel suo cervello e nel suo cuore da un po’ di tempo a quella parte. << Non guardarmi in quel modo! E’ lo stesso anche per me con Italia, sai? >>.
Commentò Ivan sfilandosi finalmente la chitarra di dosso, Giasone seguì i suoi movimenti con la mente altrove, perso nei suoi pensieri.
<< Tu dici che mi piace così tanto? >> Domandò alla fine dopo alcuni minuti di silenzio, spostando nuovamente lo sguardo sull’amico, che stava fissando distrattamente Italia e Catena sedute sul bancone insieme a Romeo ed Oscar.
Ivan aprì la bocca per replicare qualcosa, ma sia lui che Giasone vennero bruscamente interrotti dalla voce roca e calda di Cristiano, che era seduto sul divano adiacente al loro in compagnia di Enea e Lisandro.
<< Chi è quella tipa che è appena entrata? >>
Automaticamente, anche Giasone ed Ivan portarono lo sguardo verso la direzione indicata da Cristiano, Muriel era appena entrata nel locale, sembrava piuttosto smarrita e si guardava intorno con circospezione. Indossava un jeans strettissimo sulle gambe magre, delle scarpe rosse con un tacco vertiginoso che portava con estrema grazia, una maglietta aderente che metteva in mostra le piccole forme e aveva il volto truccato e le labbra rosse come il fuoco.
Giasone spalancò la bocca senza alcun ritegno, era bellissima.
<< Cosa ci fa qui? >>
Bisbigliò in direzione di Ivan, strattonandolo leggermente per la manica della giacca.
<< L’ho invitata io >>
Al commento di Ivan Giasone fece per replicare con una certa veemenza, ma uno scoppio di risate dietro le sue spalle lo fece zittire immediatamente, sovrastato dalla voce di Cristiano.
<< Scommettiamo che entro la fine della serata me la sono fatta? >>
Giasone trasecolò sulla poltrona quando sentì quelle parole, vide Cristiano alzarsi in piedi, aggiustarsi la maglietta e dirigersi con passo sicuro verso la ragazza, una collera cieca si fece largo nel suo petto.
Giasone era piuttosto sicuro che Muriel non avesse quel tipo di esperienza, lo poteva capire dal modo insicuro con cui si muoveva tra le persone e volgeva sguardi a destra e sinistra, cercando proprio lui, il solo pensiero che Cristiano potesse toccarla gli faceva ribollire lo stomaco. Si alzò in piedi nel momento esatto in cui vide Muriel indietreggiare, impressionata dalla mole di Cristiano, e lui afferrarle un braccio.
<< Che stai facendo con la mia ragazza? >>
Sbottò scostando malamente la mano di Cristiano dal braccio di Muriel, che si era girata a guardarlo sorpresa, Giasone notò che le tremavano le mani per lo spavento.
<< La tua ragazza? >> Commentò Cristiano incrociando le braccia al petto e mettendo su un sorriso ironico e malizioso allo stesso tempo. << Complimenti amico, hai proprio buon occhio. Scommetto che te la sbatti per be … >>
Cristiano non terminò nemmeno la frase che si ritrovò schiacciato contro il muro, Giasone l’aveva afferrato per la collottola della camicia senza troppi complimenti.
<< Attento, questo è esattamente il confine che non puoi superare >>.
Ringhiò tra i denti, Cristiano gli scostò malamente il braccio e si aggiustò la camicia, rivolgendogli un’occhiata scocciata e irritata, anche se il sorriso sardonico non aveva abbandonato le sue labbra per un solo minuto.
<< Va tutto bene? >> Cristiano e Giasone volsero contemporaneamente lo sguardo in direzione di Ivan, che si era avvicinato e aveva un cipiglio preoccupato sul viso.
<< Alla grande >> Commentò Cristiano infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, rivolse un altro sorriso in direzione di Muriel, schiacciata dietro il braccio di Giasone, e se ne andò con passo cadenzato verso il suo tavolo.
<< Stai bene? >> Domandò Giasone rivolgendo la sua attenzione alla ragazza, Muriel sollevò gli occhi verdi puntandoli in quelli azzurri e limpidi del ragazzo, si sentì sollevata scorgendone il viso così familiare, annuì rigorosamente e si strinse le braccia al petto.
Nel frattempo, Ivan si era nuovamente allontanato lasciandoli soli, Giasone si morse istintivamente il labbro inferiore.
 << Adesso sto bene >>. Mormorò Muriel a fior di labbra, senza trovare il coraggio di guardarlo negli occhi, tuttavia, prima che potesse avere il tempo di rendersene conto, si sentì trascinare bruscamente e si ritrovò stretta tra le braccia di Giasone, seppellita nel suo petto ampio.
 
La serata stava lentamente volgendo al termine.
Beatrice adorava quel momento, quando si riunivano tutti nella parte del piano bar per ascoltare Ivan, Oscar e Aleksej, quando tutti restavano in silenzio e si lasciavano trasportare dalla voce calda e gentile di Ivan, che cantava il più delle volte.
Un chiacchiericcio diffuso serpeggiava tra i tavoli, nell’attesa che terminassero di preparare tutta l’attrezzatura, Beatrice giocherellava con una mollica di pane con fare distratto, lo sguardo puntato sul tavolo, mentre al suo fianco Catena e Italia parlavano allegramente.
<< Ehm … siamo pronti >> La voce leggermente imbarazzata di Ivan fece zittire tutti, Beatrice sollevò lo sguardo sul palco e spalancò gli occhi quando vide Enea seduto dietro il pianoforte, che aggiustava con concentrazione lo sgabello e i piedi sui pedali.
<< Enea? >> Domandò in direzione di Catena, che guardava la scena tranquilla.
<< Si, ogni tanto canta anche lui >> Commentò distrattamente Italia, scrutando attentamente Beatrice negli occhi, sentendosi così osservata, distolse frettolosamente lo sguardo per posarlo sul palco, dove Enea aveva cominciato a suonare.
<< Say something I’m giving up on you … >> Di qualcosa, mi sto arrendendo con te …
Il silenzio nella stanza era assoluto, Enea aveva una voce bassa e roca, esattamente come quando cantava anche durante il corso di teatro, sembrava estremamente concentrato, e Beatrice non poté fare a meno di sussultare quando sentì quelle parole. << I’ll be the one if you want me to, anywhere I would have followed you, say something I’m giving up on you  >> Sarò la persona giusta se lo vuoi, ti avrei seguita ovunque, di qualcosa, mi sto arrendendo con te … Beatrice non riusciva a fare a meno di tenere lo sguardo puntato sul pianoforte, dove Enea appoggiava le mani con leggerezza, le sopracciglia contratte e il volto provato.
Era vero? Si stava davvero arrendendo?
<< And I’m feeling so small, it was over my head, I know nothing at all … >>
E mi sto sentendo così piccolo, era oltre la mia testa, non so proprio nulla …
Beatrice aveva stretto, senza rendersene conto, convulsamente le mani sui bordi della sua stessa maglietta rossa, le pizzicavano inspiegabilmente gli occhi, era stupido pensare che Enea stesse cantando quella canzone per lei, ma non poteva fare a meno di sentirla.
<< And I will stumble and fall, I’m still learning to love just starting to crawl … >>
E io inciamperò e cadrò, sto ancora imparando ad amare, solo iniziando a gattonare …
Mentre pronunciava quelle parole, Enea sollevò per un attimo lo sguardo dai tasti bianchi e neri e li posò su di lei, Beatrice sussultò impercettibilmente, passandosi frettolosamente una mano sulle guancie bagnate, sperava che Catena e Italia non se ne fossero accorte.
<< Say something I’m giving up on you, I’m sorry that I couldn’t get to you anywhere I would have followed you, say something I’m giving up on you … >>
Di qualcosa, mi sto arrendendo con te, mi dispiace di non essere riuscito a raggiungerti, ti avrei seguita ovunque, di qualcosa, mi sto arrendendo con te
<< Ti senti bene Beatrice? >> La ragazza sussultò quando Italia le poggiò una mano sul braccio, l’amica aveva un’espressione preoccupata sul viso, Beatrice scosse leggermente la testa e abbozzò un sorriso sulle labbra pallide.
<< Sto bene, sono solamente un po’ sorpresa … >>
<< And I will swallow my pride, you’re the one that I love, and I’m saying goodbye … >>
E io ingoierò il mio orgoglio, tu sei la persona che amo, e ti sto dicendo addio …
Beatrice non riuscì a reggere oltre il peso di quelle parole, si alzò frettolosamente dal tavolo e si allontanò sotto lo sguardo sorpreso di Catena ed Italia, voleva raggiungere il bagno e nascondersi lì dentro fino a sparire del tutto.
Era così che Enea esternava i suoi sentimenti?
Era così che glielo stava dicendo?
Lisandro non aveva detto che non si sarebbe mai arreso con lei?
Beatrice era talmente sconvolta dalla prospettiva che sentiva di poter scoppiare da un momento all’altro, si avvicinava sempre di più al bagno e la canzone andava mano a mano spegnendosi, segno che era quasi terminata.
<< Dove stai andando Beatrice? >>
Si girò di scatto quando Lisandro la bloccò prendendola per un braccio, Beatrice si scostò malamente, stringendosi l’arto al petto come se si fosse scottata.
<< Scusami … ho bisogno di andare al bagno >>
Voltò le spalle a Lisandro e fece per proseguire con le gambe che le tremavano.
<< Vuoi lasciarlo andare così? >>
Le gridò dietro Lisandro, Beatrice lasciò chiudere la porta dietro di se e vi poggiò contro la schiena. No, non l’avrebbe lasciato andare così.



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Effe_95

Buonasera a tutti :)
Vi chiedo perdono per questo ridardo, ma ho dato un esame la settimana scorsa e sono ripresi i corsi, quindi non ho avuto proprio un minuto libero per postare. 
Allora, non sono molto convinta di questo capitolo, ancora una volta temo proprio di non aver fatto un buon lavoro, ma alla fine mi è venuto così e non ci ho potuto fare molto.
La parte di Gabriele e Katerina è tostissima, me ne rendo conto, probabilmente qualcuno di voi vorrà tirarmi qualcosa in testa, ma già nel capitolo precedente avevo lanciato le basi.
Mi sono divertita, stranamente xD, a scrivere la parte tra Giasone ed Ivan, con l'aggiunta poi di Muriel e, per la "gioia" di molti ;), Cristiano, spero vi sia piaciuta.
Nella terza parte invece, quella con Beatrice, Enea canta una canzone che si chiama Say Something dei The Great Big World e Christina Aguilera. Appena l'ho sentita ho pensato che fosse perfetta per descrivere quello che stava provando Enea nei confronti di Beatrice, Beatrice che sembra finalmente aver preso la sua decisione :)
Volevo avvisarvi già da adesso che i prossimi capitoli saranno un po' particolari, descriverò la vigilia di Natale dedicando un momento della giornata ad ognuno di loro, quindi i prossimi capitoli saranno tutti incentrati in quell'unico giorno. Dopo, la storia proseguirà normalmente.
Scusatemi per le note così lunghe, vi prego, non odiatemi troppo per Gabriele e Katerina.
Fidatevi di me ;) 
Grazie mille come sempre per il supporto, siete il motivo per cui do sempre tutta me stessa.
Alla prossima.

 
 
 
  
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