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Autore: Padmini    21/10/2015    2 recensioni
Una mente che non risposa, mille pensieri che si accavallano e che combattono tra di loro per la vittoria. Sacrificare la propria vita per una nobile causa o seguire i propri intimi sogni?
Charles Xavier si era trovato davanti a quel dilemma più di una volta, ma quella notte, avvolto dalle tenebre e dal silenzio, aveva preso la sua decisione. Avrebbe dato tutto se stesso per il suo sogno, lo avrebbe fatto davvero ... ma era ancora troppo presto. Quella notte, Charles scelse di essere egoista e di tornare dall'unico uomo che aveva mai amato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Draw

 

 

Le cene con Amelie e Philippe erano sempre gradevoli e stimolanti e sia Charles che Erik si erano sempre divertiti. C'erano alcuni ospiti fissi, mentre altri venivano solo di tanto in tanto e altri venivano da lontano e a loro due capitò di vederli solo una volta. Erano tutti artisti, scrittori, pittori, musicisti o estimatori di queste arti. Nessuno di loro sembrava infastidito dalle attenzioni che Charles dava ad Erik e viceversa. Avevano quindi avuto modo di vedere una vasta varietà di persone, ma ciò di cui Charles aveva realmente bisogno per far capire ad Erik che i sapiens erano cambiati sarebbe arrivato presto, giusto in tempo per concludere l'esperimento di due mesi.

Quell'ultima domenica Amelie li aveva invitati all'apertura di una mostra di quadri che si sarebbe tenuta al Centre Pompidou. Amelie era entusiasta all'idea perché non si trattava di una semplice esposizione di quadri, ma qualcosa di molto più spettacolare, una performance. Non erano rari gli artisti che si esibivano in simili spettacoli, ma quello sarebbe stato ancor più emozionante perché l'artista in questione era nientemeno che un mutante.

Era stato Philippe, che da quando si era diffusa la notizia dell'esistenza dei mutanti si era interessato di genetica e delle particolari mutazioni che potevano esistere, che aveva spiegato a Charles ed Erik, durante una serata in compagnia, come si sarebbe svolta la cosa.

“Si fa chiamare 'Draw' e il suo potere consiste nel manipolare i liquidi. Grazie al suo potere manipola i colori e li stende sulla tela senza bisogno di pennelli. È straordinario da osservare, io ho avuto la fortuna di vederlo all'opera e c'è da rimanere senza parole, ve l'assicuro!”

Erik e Charles si erano guardati con complicità, sinceramente stupiti per quella novità. Erano ormai abituati alla consapevolezza dell'esistenza di esseri dotati di simili poteri, ma scoprirne di nuovi e soprattutto vederli in azione era sempre qualcosa di prezioso e sorprendente. Nessuno dei due lo disse apertamente, ma la prospettiva di andare ad assistere ad uno spettacolo di un mutante gli aveva fatto tornare in mente i loro primi viaggi, quando ancora cercavano di reclutare giovani agenti per combattere Shaw. Questa volta sarebbe stato diverso però. Non sarebbero andati lì per valutarne i poteri dal punto di vista bellico e soprattutto non lo avrebbero fatto in segreto. Il motivo per cui sarebbero andati ad ammirare Draw era per osservarlo e per osservare le persone che a sua volta si sarebbero stupite della sua mutazione e l'avrebbero applaudita, per farlo sentire accettato dalla società. I piani di Charles sembravano andare per il verso giusto, ma nessuno dei due aveva fatto i conti con il destino.

 

Era un sabato mattina, il cielo di Parigi era limpido, solo qualche nuvola candida passava di tanto in tanto senza però soffermarsi, sospinta da un venticello freddo che aveva convinto Charles ed Erik a vestirsi più del solito.

Avevano raggiunto Amelie e Philippe giusto fuori dal palazzo e, insieme ad altri due amici, un fotografo e uno scrittore, erano saliti al piano dove si sarebbe tenuta la performance.

Erano già presenti giornalisti e curiosi e anche loro si unirono alla folla. Charles ebbe un posto privilegiato, davanti a tutti, a causa della sedia a rotelle. Di solito odiava essere trattato così, ma in quel caso benedisse questa “fortuna” perché avrebbe potuto vedere più da vicino il mutante. Si accorse immediatamente che, tra i tanti presenti, c'erano anche dei militari, ovviamente in borghese, venuti con la sua stessa curiosità ma con obiettivi sicuramente diversi. Non ci fece caso, era normale, lo sapeva e lo aveva previsto.

Le chiacchiere riempivano l'aria, ma ben presto tutti si azzittirono, su esplicita richiesta dell'organizzatrice dell'evento, Therese Laurent, che alzò le braccia per attirare l'attenzione.

“Buongiorno a tutti! Benvenuti! Io sono Therese e lui è Draw.”

La donna fece un passo indietro e indicò il giovane mutante accanto a lei. Draw era magrolino, capelli biondi e occhi azzurri, sembrava spaesato, ma quando la donna gli posò una mano sulla spalla sembrò calmarsi, quasi fosse sotto ipnosi. Il legame tra i due doveva essere molto forte.

“Draw è un mutante e ha scoperto questo suo dono qualche anno fa. Era sperduto, spaventato … poi ha incontrato me. Non sono una mutante, questo è vero, ma sono riuscita a fargli accettare i suoi poteri e a sfruttarli per creare qualcosa di bello, come i quadri che vedete qui appesi e quelli che vedrete tra poco.”

Erik era stupito da quella strana coppia e si stava sempre più convincendo che Charles avesse ragione, che poteva esistere un rapporto sereno tra mutanti e umani, ma quando si voltò verso il compagno aggrottò le sopracciglia. Charles era pallido, teso nella sua sedia a rotelle, e fissava la donna con ossessione. Il signore dei metalli posò la mano sul braccio di lui per attirare la sua attenzione.

“Qualcosa non va? Mi sembri teso, eppure stai vincendo, no? Mi hai mostrato che ci può essere del bene tra mutanti e non mutanti, non vedo perché tu debba essere preoccupato!”

“Non lo so nemmeno io, ma quella Therese non mi convince ...”

Erik scoppiò a ridere osservando lo sguardo scettico del compagno.
“Ho capito!” mormorò, chinandosi e sussurrando perché solo loro due capissero “Sei geloso perché ha accudito lei un giovane mutante e non tu!”

Charles sollevò lo sguardo e guardò male Erik, pur sorridendo.

“Sei totalmente fuori strada. Ci sono migliaia di mutanti in tutto il mondo, non posso pretendere di riuscire a raggiungerli tutti né ce la farei … ma lei … lei ha qualcosa che non va … e la sua storia non mi convince ...”

“Lascia perdere!” esclamò Erik, dandogli una manata sulla schiena “Pensa solo a divertirti. Questa performance mi incuriosisce molto! Sono curioso di vederlo all'opera!”

Dopo la presentazione di Therese e mentre Draw si stava preparando anche altre persone avevano iniziato a chiacchierare, ma quando il ragazzo si mise davanti alla tela tutti si zittirono.

Draw era in piedi, immobile, davanti alla tela, circondato da secchi di colori e acqua.

Era concentrato, silenzioso, meditativo.

Poi si mosse.

Sembrava che stesse eseguendo qualche esercizio di Tai Chi, ma subito dopo qualche movimento videro piccoli fili di colore emergere lentamente dai vari secchi e andare ad abbattersi con precisione sulla tela. All'inizio sembravano colori indistinti ma poi, come in un sogno, presero forma e dal bianco venne fuori un cavallo che correva in una prateria.

Tutti erano rimasti a bocca aperta e senza fiato per l'emozione. Perfino Erik e Charles, che avevano visto anche altri poteri più forti, rimasero ammaliati da quello spettacolo così poetico.

Senza perdere tempo Draw realizzò altri tre quadri: un'aquila, il ritratto di uno dei presenti e un autoritratto.

Alla fine si voltò e si inchinò per raccogliere il meritato applauso, che durò diversi minuti.

Tutti applaudivano, tutti tranne Charles, che se ne stava apparentemente imbambolato, deciso a capire cosa non lo convincesse di tutta quella storia. Guardava Draw e lo vedeva tranquillo, forse troppo … poi guardò Therese e capì. Il suo sguardo si fece duro per la rabbia, ma nessuno se ne accorse. Nemmeno Erik, che nel frattempo era stato affiancato da Philippe che voleva mostrargli un quadro particolarmente bello che ritraeva una coppia di cigni.

Charles avrebbe voluto parlare con Draw, capire cosa stesse succedendo, ma non poteva farlo, non con metodi convenzionali. Si appartò fingendo di prendere da bere dal buffet sul quale tutti si erano avventati, cercò di contattarlo mentalmente.

||“Draw? Draw? Mi senti?”||

Non fu facile per lui intrufolarsi nella sua mente, così barricata, ma in qualche modo udì una lieve risposta.

||“Sì … la sento … ma lei chi è?”||

||“Sono Charles Xavier, sono un mutante, come te … guardami, sono l'uomo in sedia a rotelle vicino al tavolo ...”||

Draw fece finta di nulla, poi si voltò e sorrise.

||“La vedo! Ma … prima non era così! Cosa è successo?”||

||“Ora mi vedi per come sono in realtà. Per motivi che non è necessario spiegarti ho dovuto nascondere la mia reale identità. Ora, dimmi ...” guardò Therese e vide che non si era accorta di nulla, perché continuava a chiacchierare come se nulla fosse con gli investitori “Cosa succede? Chi è Therese? Come vi siete conosciuti veramente? Voglio aiutarti, Draw, fidati di me. So che non deve essere facile, sei già stato imbrogliato da un telepate, ma devi credermi quando ti dico che voglio solo il tuo bene.”||

C'era qualcosa in Charles che andava oltre la sua telepatia. Il suo sguardo, il suo modo di fare, il modo in cui parlava, tutto portava l'interlocutore a fidarsi di lui al primo momento, e così fece anche Draw, il quale in realtà aveva disperato bisogno di aiuto e di qualcuno di cui fidarsi. Così, mentre gli altri continuavano a chiacchierare e ad ammirare i quadri, Draw raccontò la verità sulla sua vita a Charles.

 

Poco più in là, Erik si stava annoiando a morte. Philippe, che lo aveva preso in simpatia fin da subito, sembrava non volerlo più mollare, continuava a descrivere la tecnica pittorica di quel quadro, che Draw aveva realizzato durante la performance alla quale aveva assistito. Lui annuiva e sorrideva, sperando che quella tortura finisse il più presto possibile e ogni tanto lanciava un'occhiata a Charles che, poco distante, sembrava assorto in chissà quali pensieri. Stava per congedarsi da Philippe per raggiungerlo e chiedergli cosa gli stesse succedendo, quando accadde qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere.

Charles era vicino alla porta-finestra, troppo vicino. Un uomo, forse troppo esaltato per lo spettacolo al quale aveva appena assistito, urtò la sedia a rotelle proprio nel momento in cui Charles stava per spostarsi. Dal momento che non c'erano freni e che l'uomo gli cadde addosso, la sedia rotolò verso la finestra aperta e, mentre Erik e molti dei presenti inorridivano di fronte a quella scena, Charles precipitò prima di poter scendere.

   
 
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