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Autore: xshesagleek    10/11/2015    11 recensioni
|Newtmas|AU|OOC|
Newt è uno studente di legge a Chicago, appena trasferitosi da Plymouth.
Un giorno, tornato da una giornata stressante di lavoro nello studio legale, incontra un barista totalmente diverso da lui, con un segreto che nessuno sa, che però lo attira tremendamente.
Che cosa succederà tra i due?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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epilogue.

I love bittersweet ecstasy that you got me in. Fallin' deep, I can sleep tonight.
And you make me feel like I'm out of my mind. But it's alright, it's alright, it's alright

 

24 Dicembre 2015
Stare con la propria famiglia il giorno di Natale, per Newt, non era mai stata una forzatura. Di solito i ragazzi amavano divertirsi, ed utilizzavano il tempo delle vacanze natalizie per uscire, fare baldoria, andare a bere, andare a rimorchiare e chi più ne ha più ne metta.
Newt, forse a causa del suo carattere così chiuso, così introverso che aveva sempre avuto, aveva sempre adorato passarle a casa del genitori, con la famiglia riunita tutta almeno per una volta, l'aria festosa che si respirava, le risate, le battutine.
Eppure, quel giorno, Newt non sentiva gli stessi sentimenti che, ad esempio, l'anno prima aveva sentito. Con aria assente girava la forchetta d'acciaio nel piatto in ceramica che la madre aveva preso dal nuovo servizio esclusivamente per il giorno di Natale. I suoi pensieri erano altrove, i suoi pensieri erano oltreoceano, la sua mente era ancora ferma tra la vista di una Chicago innevata ed il nasino all'insù rosso di Thomas, che si era evidentemente colorato per via del cambio di temperatura repentino che vi era tra l'interno degli appartamenti e le vie della città.
« Newton, tesoro, è tutto okay? »
La voce tenera di sua madre, con l'accento tipico che aveva sentito sin da quando era nato, lo riscosse dai suoi pensieri fissi. Ormai, erano sempre gli stessi.
Il ragazzo alzò il capo in direzione della madre, che con i suoi occhi scuri lo scrutava, tentando di capire se ci fosse qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato. Ovviamente le aveva raccontato tutto, a proposito di Thomas, della droga e di tutto il resto, e ora lei sembrava ancora più apprensiva di quanto non lo fosse mai stata in ventidue anni di vita.
Allora Newt mise su il sorriso più finto che avesse mai fatto e annuì, risultando quasi convincente.
« Sì, scusatemi, è che sono ancora un po' scosso dal jet-lag. »
E allora tutti i parenti cominciarono a parlare l'uno sopra all'altro, chiedendogli com'era l'America, com'era Chicago, com'erano le persone di Chicago, e Newt si sentì quasi di nuovo a casa, in quel momento. Eppure la frase "casa non è un luogo, è una persona" continuava a riproporsi nella sua mente. 
Gli aveva chiesto tempo. Newt aveva chiesto del tempo a Thomas e lui, volente o nolente, glielo aveva dovuto dare. I primi giorni lì a Plymouth erano stati duri senza poter prendere in mano il telefono e scrivergli, o chiamarlo. Ma sapeva che l'aveva creata lui, quella situazione. L'aveva decisa lui e ora non poteva cambiare idea di punto in bianco e ripresentarsi nella vita di Thomas, entrambi dovevano capire cosa volevano. E anche se Thomas affermava di saperlo già, Newt aveva bisogno di allontanarsi, pensare, schiarirsi le idee e fare mente locale.
Un sospiro uscì dalle labbra di Newt quando si chiuse la porta del bagno dietro la sua figura, appoggiandosi poi contro di essa con la schiena e la testa. Chiuse per qualche minuto gli occhi, ascoltando le chiacchiere fluenti della sua famiglia e dei suoi parenti dall'altra parte del muro.
Almeno qualcuno si stava divertendo.
Aprì gli occhi e si avvicinò al lavandino, appoggiando le mani contro il freddo lavandino di marmo bianco di fronte a lui, ritrovando la propria immagine riflessa nello specchio. Guardò i suoi stessi occhi scuri, chiedendosi che cosa gli stava accadendo.
Gli sarebbe piaciuto potersi dare una risposta.
Un leggero suono acuto lo fece riscuotere, e prese il telefono dalla tasca posteriore dei jeans che quella mattina aveva indossato, senza nemmeno ragionarci su. C'era una chiamata in arrivo.
Una chiamata da parte di Thomas
Aprì velocemente il rubinetto e fece scorrere l'acqua nel lavandino contro il quale poco prima si aggrappava, per non dar modo ai suoi parenti di ascoltare ciò che stava succedendo.
« Pronto? »
Lo pronunciò con una vocina flebile, come se avesse paura dell'eventuale risposta del ragazzo dall'altro capo del telefono.
« Hey. Volevo ... solo augurarti Buon Natale, e chiederti come va lì. »
La voce di Thomas era ovattata da una musica che sembrava provenire dal fondo, come se fosse in un locale con un sottofondo musicale e si stesse allontanando per poter parlare con lui. Probabilmente stava facendo il turno al pub.
« Buon Natale anche a te. Qui va tutto bene, ti ... ti ringrazio per avermi chiamato. Tu sei al pub? »
« Non mi andava di mandarti un semplice messaggio. Siamo comunque amici, no? Ad ogni modo sì, sono al pub. »
Siamo comunque amici, no?
Sì. Ecco la seconda domanda da un milione di dollari. Cos'erano, loro due?
Erano stati un qualcosa, un qualcosa che a Newt era stato in grado di togliere il respiro e di farlo capitombolare in uno stato di trance talmente forte da non farlo più rendere conto di ciò che accadeva intorno a lui. Erano stati un qualcosa. Un qualcosa di perfetto.
Eppure Thomas aveva rovinato tutto.
Si mordicchiò un labbro, appoggiandosi con il fondo schiena contro il lavandino, che continuava a caricare e svuotare acqua nello scarico, come un circolo vizioso. Anche loro erano un circolo vizioso?
Ricominciava sempre tutto da capo, ora Newt, oltre che ferito, si sentiva anche abbastanza nervoso, come se stesse parlando con Thomas per la prima volta e la sua cotta per lui non fosse mai sfumata. 
« Sì, amici. »
No, no che non erano amici. Il casino che regnava tra di loro uguagliava solo quello che Newt sentiva nella sua testa, non sapeva più come gestire l'andamento delle cose e mai l'avrebbe saputo, molto probabilmente. 
Ma perché un semplice ragazzo aveva dovuto rivoluzionare il suo mondo in quel modo?
Come se non esistesse più gravità, come se fosse Thomas a tenerlo ancorato alla terra, come se tutto girasse intorno a lui, ai suoi occhi scuri, al suo naso all'insù e ai suoi mille nei che adornavano quella pelle nivea, delicata, quasi pura.
Ma cosa c'era di puro in lui?
Improvvisamente Newt realizzò che non era per niente contento di essere definito amico da Thomas. Insomma, come poteva esserlo? Avevano condiviso emozioni che di certo non incontri ogni giorno, nel tuo cammino. Ed ora veniva a rivendicargli la sua amicizia?
Sul serio?
« Ancora non sai quando tornerai qui? »
Chiese Thomas, riscuotendolo da quei pensieri difficili che il suo cervellino stava lavorando. Poteva sentirlo girare a velocità diversa dal normale, tentando di metabolizzare ciò che gli aveva detto e capire. 
Perché non gli stava bene?
« Uhm ... a dire il vero no. »
« Okay. »
« Okay. »
Eccolo lì, l'imbarazzo solito che li attanagliava quando sembrava che volessero solo sputarsi addosso tutto ciò che provavano, ed invece non facevano altro che reprimerlo e far finta di niente. 
E non sapevano quando gli facesse male, seguire quell'istinto. 
« Comunque ... forse è meglio che io ora torni dillà, si starano chiedendo che fine io abbia fatto. »
Disse Newt, anche se nemmeno lui sembrava totalmente convinto di ciò che stava dicendo. Ingoiò il boccone amaro, dicendosi che era meglio così. 
« Certamente. Ancora auguri e ... beh, divertiti. »
« Certo. Anche tu, Thomas. »
Si salutarono con un imbarazzato "Ciao" e Newt chiuse la chiamata, insieme con il rubinetto che per tutto quel tempo era rimasto aperto, giusto per coprire le parole che si era scambiato con il ragazzo. 
Sospirò e mise di nuovo il telefono nella tasca. Si sistemò il ciuffo di capelli con una mano e con decisione aprì la porta, uscendo e ritrovando tutti i suoi famigliari. 
« Pensavamo fossi cascato nel water, Newton! »
Risero, e lui si sforzò di fare lo stesso, ma la sua risata non gli uscì proprio vera come quelle degli altri. 
« No, fortunatamente sono qui. È che mi ha chiamato il mi– »
Il tuo cosa?
Una vocina interiore, anche molto fastidiosa, gli fece rimbombare quelle parole nella testa, ricominciando a far girare il cervello come poco prima era successo. 
« Un mio amico di Chicago, per farmi gli auguri. »
Concluse velocemente, sedendosi al posto che aveva lasciato vuoto a tavola. Sorrise di nuovo, come per scusarsi di quell'imprevisto, e si umettò le labbra, mentre con la coda dell'occhio scorse l'occhiata apprensiva della madre. 
« Un amico speciale, per caso? »
Commentò sua zia, un sorrisetto malizioso piantato in volto. 
Gli occhi di Newt si alzarono immediatamente, fissando la donna con uno sguardo a dir poco inceneritore. La cosa che più gli dava fastidio era il fatto che sì, ci aveva indovinato. 
« Un amico e basta. »
Lasciò morire la conversazione di proposito, osservando come la madre in fretta trovò un nuovo argomento di cui parlare. 
« Sai, Newtie? C'è lo studio legale di Jonah che cerca qualcuno. »
Jonah era il cugino di Newt. Non si vedevano spesso perché il ragazzo aveva già messo su famiglia con una donna in carriera di successo, ma ogni tanto nelle festività si incrociavano a qualche pranzo, o cena. 
Newt alzò un sopracciglio, osservando gli occhi scuri della madre che, in qualche modo, tentavano di convincerlo. Voleva con tutte le sue forze che il figlio ritornasse a vivere a Plymouth, ora mai era abbastanza ovvia, come cosa. Il biondino si schiarì la gola e annuì leggermente, mostrandosi minimamente interessato alla cosa. Nonostante volesse allontanarsi da Chicago, sicuramente la sua intenzione non era quella di tornare stabilmente nella piccola cittadina inglese. 
L'America gli aveva offerto nuove possibilità, e ritornare alle origini gli sembrava uno spreco di tempo. Però era pur vero che, forse, tornando nella sua città natia si sarebbe distratto un po'. Non voleva valutare i pro e i contro su due piedi, quindi semplicemente stropicciò l'angolo del tovagliolo sulle sue gambe e annuì. 
« Magari ci dormo su. »
La madre gli sorrise incoraggiante, ed in quel momento suo padre uscì dalla cucina con i primi piatti di antipasti che avrebbero aperto quel pranzo. La voce possente dell'uomo si scatenò in un "Chi è che ha fame?!" e tutti presero a ridere e passarsi piatti su piatti. 
Newt guardava la scena con un sorrisetto sulle labbra. Forse tornare a Plymouth non era stata una cattiva idea.

30 Dicembre 2015
Newt uscì dal suo ufficio riavviandosi il ciuffo di capelli scuri e prendendo dalla tasca del suo cappotto pesante ed invernale un pacchetto di sigarette. Ne sfilò velocemente una, portandosela alle labbra e riponendo nuovamente il pacchettino dalla tasca da cui lo aveva estratto.
Suo cugino Jonah si trovava sulla porta dell'ufficio legale, e lo guardava sorridendogli.
« Gran lavoratore, eh? Sono contento che alla fine hai accettato, cugino, è bello riaverti qui a Plymouth. »
Il ragazzo si tolse la sigaretta dalla bocca e gli sorrise, più che un sorriso fu una specie di ghigno. Inclinò la testa come a volerlo ringraziare delle sue parole e si riavviò la cartella sulla spalla.
« E' bello saperlo. Ti ringrazio per l'opportunità Jonah, ci vediamo tra qualche settimana, giusto? »
« Sì, e oh! A proposito: abbiamo trovato un testimone per quel caso a cui stai lavorando, ti lascio la sua cartella, magari durante queste settimane te lo studi per bene, che ne dici? »
Il biondo prese in mano i fogli che il cugino gli stava porgendo, e diede una rapida occhiata ai dati che vi erano riportati sopra. Annuì leggermente, sfilando con gli occhi scuri tutte le varie informazioni che il cugino aveva raccolto per lui. 
Mise nuovamente la sigaretta tra le labbra, un po' distrattamente, e poi sorrise all'altro ragazzo.
« Va benissimo. Faccio tutto e appena ho qualche informazione ti faccio sapere. »
Gli fece un occhiolino e lasciò lo studio. 
Nel vento gelido di Plymouth Newt si accese la sua sigaretta, uno dei suoi brutti vizi emergenti. Prese qualche tiro, continuando a leggere le parole sul ragazzo che Jonah gli aveva appena fornito. Apparentemente, questo Oliver, era un hacker professionista, e nell'ultimo caso che Newt stava portando avanti, l'hacker in questione aveva avuto uno scontro con la vittima, una ragazza viziata che lo aveva messo in ridicolo di fronte a tutta la comunità divulgando la notizia della sua omossessualità. 
Guarda caso, dopo poco tempo, la ragazza in questione era stata assassinata.
Tra le informazioni di Jonah c'era una notizia che risaltava all'occhio di Newt: andava sempre in un locale che si trovava vicino casa sua. Ora sapeva cosa doveva fare.

Quella sera stessa
« Newtie? Stai uscendo anche stasera? »
In pochi giorni la vita di Newt era cambiata. Plymouth l'aveva fatto cambiare.
Non sapeva ancora bene com'era successo, tantomeno quando era successo, eppure si sentiva diverso, e si comportava anche diversamente.
L'unirsi ad un nuovo studio legale, il conoscere gente nuova e ricominciare ad uscire, conoscere nuovi locali, erano state tutte piccole cose che lo avevano fatto cambiare. Si allacciò gli stivaletti neri che indossava ogni volta che doveva uscire e controllò di avere abbastanza sigarette.
Ovviamente i suoi genitori non sapevano che fosse diventato un fumatore, in ventidue anni di vita non aveva mai provato a prendere nemmeno un tiro di sigaretta, ed ora, in sei giorni, ne aveva presi più di quanti ne avesse potuti immaginare.
« Sì mamma, vado a conoscere un testimone di un caso che io e Jonah stiamo portando avanti. »
Scese le scale nel suo cappotto nero e pesante, perfetto per il clima rigido di fine anno. Sorrise alla donna che era intenta a preparare dei dolci per il giorno dopo, Capodanno, e di fretta uscì.
D'altronde aveva detto una mezza verità. Non l'avrebbe proprio ... conosciuto.
Qualche ora dopo Newt uscì dal bagno del locale, pulendosi le labbra rosse e sistemandosi la maglia che si era stropicciata. Si voltò giusto in tempo per vedere quell'Oliver uscire dallo stesso bagno, sistemandosi i capelli e gli occhiali da vista sul naso, tentando di non destare sospetti.
Ghignò, il biondo, infilandosi una sigaretta tra i denti.
Ora si che aveva tutte le informazioni.

31 Dicembre 2015
« Cinque minuti, ragazzi. Solo cinque, oddio che emozione! »
Sua zia urlò per tutta casa, mentre Newt alzava gli occhi al cielo, ridacchiando. Capodanno gli era sempre piaciuto, significava l'inizio di un nuovo anno, una nuova vita.
Anche se Newt era già cambiato molto, in un lasso di tempo così ristretto. Quell'anno che sarebbe arrivato sarebbe stato sicuramente diverso, e Newt non vedeva l'ora di scoprire cosa Plymouth ed il 2016 gli avrebbero riservato.
Il countdown si muoveva lentamente sulla televisione, mentre i suoi parenti si aggiravano nervosamente per tutta casa sua. Aveva decisamente bisogno di una sigaretta. Quindi furtivamente si avviò verso il bagno, uscendo dalla piccola finestrella e salendo fino al tetto di casa sua. Di solito, quando abitava lì, quel posto lo usava per riflettere, ci andava quando voleva fermare un po' i pensieri e stare da solo.
Ora usava quel posto per dar sfogo alle sue (cattive) abitudini.
Quando la sigaretta era giunta quasi a metà, il suo cellulare trillò. Lo tirò fuori senza nemmeno pensare, finché il nome scritto sullo schermo non lo fece immobilizzare.
Si riprese in tempo per scorrere il dito sullo schermo ed accettare la chiamata.
« Pronto? »
« Hey, biondino. »
La voce di Thomas che lo chiamava con quel soprannome che non sentiva da tempo lo fece sospirare, quasi come se fosse il primo respiro dopo essere stato sott'acqua tutta la giornata. Lui e Thomas non si erano più sentiti dal giorno della vigilia di Natale, quando Thomas, nonostante il fuso orario, lo aveva chiamato per fargli gli auguri.
Sentire di nuovo la sua voce era strano, ma al tempo stesso sembrava quasi come se fosse tornato a casa. La sua idea di rimanere a Plymouth era ormai ferrea, eppure quel pensiero lo colpì come un fulmine a ciel sereno.
« Thomas, hey. Come va? »
Disse il biondo, osservando la sigaretta che, tra il suo indice ed il medio, si stava consumando lentamente. Il suo sguardo di perse nel vuoto, pensando che tra soli cinque minuti sarebbe ricominciata la sua vita, una nuova vita. E sentire Thomas in quegli ultimi cinque minuti fu ... strano.
« Bene. Sono con Minho e Brenda, hanno dato una festa e sono riuscito ad imbucarmi. Sembrano una coppietta sposata, lo sai? Oh, a proposito, ti fanno gli auguri. »
Newt ridacchiò, pensando a quanto fu strano pensare il moro nello stesso luogo in cui vi erano Minho, Brenda, Teresa e tutti quelli del suo vecchio studio legale. All'asiatico e alla sua ragazza non era mai stato molto simpatico, Thomas, per ciò che era successo con la droga e tutto il resto.
« Oh, penso di aver combinato un casino, con quei due. Mi sarei dovuto fare gli affari miei. Ma comunque ringraziali, e salutameli tanto. »
« Lo penso anche io, ma alla fine sono carini, e prometto che dopo te li saluto. Tu che fai? Non sento molto brusio in sottofondo. »
Anche la musica che stava sotto la voce di Thomas aveva cominciato ad affievolirsi, segno che si stava allontanando dal luogo della festa. 
« Sono sul tetto, sto ... mi sto fumando la mia ultima sigaretta del 2015, a dire la verità. »
Dall'altro lato del telefono ci fu solo silenzio, mentre Newt aveva rilasciato una risatina, quasi imbarazzata. Ma quando non sentì più parole da parte di Thomas anche la sua risata, e con essa la sua voce si spense.
« Da quando fumi? »
« Da un po'. »
Quella di Thomas sembrava più un'accusa che una domanda, e la risposta di Newt suonava molto scostante e fredda. Da quando gli interessava quello che faceva?
Da lontano provenne la voce della madre, che urlava a tutti di sbrigarsi, perché mancavano solo due minuti all'inizio del nuovo anno.
« Manca poco lì, vero? »
Thomas aveva cambiato discorso, per sua fortuna.
« Due minuti. »
« Allora ti lascio ai tuoi parenti. »
Newt si mordicchiò un labbro. Voleva, al tempo stesso, tornare dai suoi genitori e rimanere a parlare con Thomas, che sembrava volesse urlargli qualcosa tipo "non andare, rimani qui a parlare con me al telefono!"
« Buon anno, Tommy. »
Di nuovo, le vecchie abitudine erano dure a morire.
« Buon anno a te, biondino. Vorrei essere lì, in questo momento. Mi ricorderò che hai speso gli ultimi due minuti del 2015 al telefono con me, fidati. »
Le sue parole lo lasciarono senza parole, ed il telefono segnalò di nuovo che la linea era libera. Thomas aveva attaccato dopo aver sputato fuori tutte quelle confessioni, e Newt si sentiva un po' più debole dei minuti precedenti.
Da dentro casa provenì un urlo, che sembrava un "BUON ANNO!", ma suonò più come un boato generale. Solo in quel momento Newt si rese conto che aveva finito il 2015 ed iniziato il 2016 con un pensiero in testa.
Thomas.

Gennaio 2020
« Chiamaci quando atterri, mi raccomando! Buon viaggio, amore mio. »
Newt alzò gli occhi al cielo. Nonostante ora fosse vicino ai trent'anni, sua madre ancora gli riservava quegli stupidi soprannomi da bambino piccolo.
Non sapeva se dirsi contento o meno.
Si preparò mentalmente al volo per arrivare a Chicago che avrebbe dovuto affrontare mentre saliva sull'aereo. Gli ultimi cinque anni, per Newt, erano rimasti un po' statici. Aveva lavorato dal cugino, aveva continuato a continuare i suoi brutti vizi, era rimasto ad abitare con i suoi genitori, ma non aveva più sentito Thomas.
Dopo il Capodanno di cinque anni prima avevano parlato un po', scambiandosi qualche messaggio di tanto in tanto, dopo che Thomas gli aveva detto quelle frasi molto strane, secondo il biondino. Ma poi avevano intrapreso strade diverse e si erano concentrati su cose nuove, e tutto era cambiato.
Ora Newt stava tornando in America per una ragione ben precisa: Minho e Brenda avevano deciso di sposarsi, nonostante la loro giovane età. Non poteva dire di condividere la decisione dei due, ma se erano felici allora anche lui lo sarebbe stato.
Chiuse gli occhi e si preparò al volo.
Volo che passò lentamente. Newt si annoiò per tutta la durata e non fece altro che sbuffare e desiderare una sigaretta. In ogni momento.
Finalmente, sbarcato, ritrovò il clima rigido americano, sicuramente meno freddo di quello di Plymouth, ma comunque il freddo lo fece rabbrividire leggermente. Quando arrivò all'uscita dell'aeroporto, i volti di Minho e Brenda lo accolsero sorridendogli a trentadue denti.
« Eccolo qui! »
Si fiondarono contro di lui, stringendolo in un abbraccio caloroso, che Newt ricambiò con molta gioia. Rivederli dopo così tanto tempo era una cosa che lo faceva sentire bene. E anche se non considerava più Chicagno come casa sua, poteva ancora dire di avere un motivo valido per tornarvici.
« Eccomi qui, fresco e riposato per il vostro matrimonio, domani! »
Risero, mentre l'asiatico scortava Newt alla sua macchina. Durante il tragitto i due richiesero un resoconto dettagliato degli ultimi cinque anni passati nella sua madre patria, e poi quando raggiunsero l'hotel che Newt aveva trovato, lo lasciarono con l'eccitazione di rivederlo l'indomani.
Ovviamente il ragazzo, quando aveva capito che sarebbe rimasto a Plymouth, aveva venduto l'appartamento, quindi ora si trovava costretto a dover dormire in un hotel trovato giusto per starci una notte, trovando un po' di riposo, finalmente. Non aveva dormito per niente, sull'aereo, e dopo una dolcia rigenerante si fiondò sotto le coperte.
Domani sarebbe stato un giorno importante.

Newt gettò a terra il mozzicone di sigaretta, spegnendolo con la punta della scarpa lucida e avviandosi verso l'entrata della chiesa.
« Hey, biondino. »
Una voce lo richiamò, facendolo voltare lentamente.
La figura di Thomas, elegante in quel vestito scuro e raffinato, si trovava dietro di lui. Le mani nelle tasche, lo sguardo scuro fermo contro quello di Newt. Per un attimo il respiro gli si bloccò in gola.
Thomas era ancora bellissimo.
Non riuscì a dire nulla perché proprio in quel momento una voce, quella di Teresa, li richiamò all'interno, dicendogli velocemente che la sposa sarebbe arrivata da lì a pochi secondi. Thomas gli sorrise, incoraggiandolo ad entrare, e lui così fece. Trovò posto su di una panca in legno, proprio vicino a Thomas.
Strano il destino eh?
La musica tradizionale da matrimonio accolse l'entrata di Brenda, splendente nel suo abito bianco, che guardava Minho con un sorriso emozionato e le lacrime agli occhi. Newt avrebbe pagato per poter riavere quello sguardo sul proprio volto.
Era cambiato, sì, ed era cambiato anche in peggio. Eppure il tornare a Chicago lo aveva fatto tornare il Newt di cinque anni prima, quello che si emozionava nel vedere i suoi amici felici, quello che nonostante tutto tirava avanti, quello che non faceva altro che pensare a Thomas.
Thomas che stava vicino a lui, che con un sorriso fissava la scena di Brenda che si aggrappava al braccio di Minho, sorridendogli amorevolmente.
E mentre i due si scambiavano le promesse, diverso tempo dopo, sentì la voce del ragazzo al suo fianco pronunciare una frase sussurrata, dando modo solo a Newt di poterla sentire.
« Magari dopo ti offro una birra forte, che ne dici? »
Gli occhi si Newt si spostarono nei suoi, ed in quel momento la parola casa gli figurò nella mente. Si disse che forse era indeciso, che forse stava ancora ragionando sul fatto di dover tornare in America, che forse stava pensando a Plymouth, al fatto che non la voleva lasciare.
Ma poi pensò ad un'altra frase che aveva sentito e che spesso aveva pensato. La pensò mentre le sue dita stringevano leggermente quelle di Thomas, calde, soffici, proprio come se le ricordava.
Casa non è un luogo, è una persona.
E guardando il sorriso di Thomas, Newt capì che era quella, casa sua.

THE END.


NdA:
E ... okay.
E' finita. E' davvero finita. La prima fanfiction che ho finito.
Oddio, I can't even.
Voglio dire che è stata un'esperienza bellissima, e che ho adorato ogni singola parola che avete sprecato per me e questa storia, che spero davvero, davvero vi sia piaciuta.
Ringrazio tutti, dal primo all'ultimo. Da Asia che mi ha aiutato a tirarla fuori alle 25 persone che l'hanno preferita, le 7 che l'hanno messa tra le ricordate e le 43 che l'hanno inserita nelle seguite. Ringrazio le persone che assiduamente si sono adoperate per commentarla, farmi sapere cosa ne pensavano, persone come ehyrivera, norawasabi, LoveFandom22, The_Tenth_Weasley, f_r_e_d, thomasnewtgally, e tutti gli altri che davvero, se starei ad elencarli dal primo all'ultimo finirei in lacrime.
Ringrazio infinitamente il mio #TeamCulopesche, tutte ragazze che AMO, che mi hanno sempre fatta sorridere nei momenti difficili e ridere a crepapelle in altri. Così come amo tutti voi.
La fanfiction è giunta al termine ed ora io spunterò quel "completa", spero che i miei Newtmas vi abbiano emozionato, e tranquilli/e, non vi libererete assolutamente di me!
Tornerò, ho molte idee in mente, e spero che nonostante questo ultimo anno di liceo riesca ad essere costante nella pubblicazione di altre storie, sempre che vi interesseranno.
Alla prossima, guys. Vi adoro, lo sapete. Non dimenticatevi di me! <3
  
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