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Autore: Deliquium    12/11/2015    2 recensioni
Una manciata di storie. Fugaci occhiate alle vite di alcuni Specters. Tra presente e passato. L'addio all'umanità. I ricordi. Le cose che non faresti mai. E un solo Dio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Garuda Aiacos, Harpy Valentine, Wyvern Rhadamanthys
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Save Our Souls


[ Colui che esprime il dubbio ]


L'Arkhaios Neōs, il tempio dedicato ad Atena Poliàs, ardeva da ore ormai. Le fiamme si avvolgevano attorno alle colonne della perìstasi come serpenti di fuoco, giù fino allo stilobate e poi su fino a inghiottire l'architrave e il fregio e tutto il resto, e oltre.
Felthuz piegò le labbra in una smorfia.
Lui di questa vittoria non riusciva a gioirne.
La lotta aveva un sapore più dolce, persino la sconfitta, aveva un sapore... diverso. Ricordava cose dalle sue vite precedenti. Giusto sprazzi qua e là. A volte faceva confusione, sovrapponeva i ricordi. Ma era normale. Era sempre così. Nel momento in cui diventavi uno Specter cessavi di essere un umano.
Era come entrare nel fiume della metempsicosi da sveglio.
Ricordava le sue sconfitte. La morte che immancabilmente sopraggiungeva. In un eterno ripetersi degli eventi.
La guerra era una necessità. Così diceva il sommo Radamánthys. E a Felthuz andava bene. Combattere, s'intende.
Era ciò che sapeva fare meglio. Azzannare un nemico e non mollarlo finché uno dei due non moriva. Non si era mai tirato indietro!.
Ma c'era rispetto. Tra nemici. Erano guerrieri, non bestie assetate di sangue.
Il dolore alla mano lo trasse fuori dai suoi pensieri.
Si accorse solo in quel momento che il sommo Radamánthys era accanto a lui.
Quando era arrivato?
«Nobile Radamánthys.»
Lo Specter sollevò una mano.
Le braccia appoggiate alle gambe, le mani giunte avanti a sé. Come se fosse lì da tanto, tanto tempo.
«Atena?» si azzardò a chiedere Felthuz.
«E' scomparsa. Nessuno sa esattamente cosa sia accaduto. Ma i suoi Saint si sono ritirati immediatamente.»
Felthuz fu quasi tentato di sbattere il piede a terra dalla frustrazione.
«C'eravamo quasi riusciti. Non capisco perché abbiamo permesso loro di andarsene.»
Radamánthys aggrottò le sopracciglia.
«Noi?» domandò con le labbra piegate in una smorfia.
Felthuz strinse i pugni.
Sì, avrebbe voluto rispondere. Noi. Gli Specter.
Distolse lo sguardo.
«Avete trovato l'uomo che cercavate? Il filosofo?» chiese di colpo.
Doveva distrarsi, pensare ad altro...
«No. Non l'ho cercato. Ora, non ha più importanza.»
Felthuz annuì.
Attorno a loro, la città era silenziosa. Come se non ci fosse più nessuno, come se tutti fossero scomparsi nel nulla.
Cosa riservava loro il futuro?
Cosa era andato storto?
«Che cosa sono, loro, davvero?»
Drizzò la schiena, non appena si rese conto di aver formulato quella domanda ad alta voce, ma il sommo Radamánthys non disse nulla. Forse non lo aveva udito, forse stava pensando
«La guerra è finita, Basilisco.» saettò lo specter, mettendo chiaramente in luce quale fosse il suo pensiero.
«Sì, nobile Radamánthys.»

Atene era caduta sotto l'inesorabile avanzata delle città guidate da Sparta. Una guerra che si protraeva, ormai, da quanto? Venti, venticinque anni?
Tutto finito. Tutto cambiato.
«Qualcosa ti turba?»
Felthuz sbarrò gli occhi incredulo. Una simile domanda? Dal Giudice dell'Inferno?
«No. Assolutamente.» si affrettò a rispondere. Poi a voce più bassa, aggiunse: «Come potrei? Sono uno specter.»
«Già... come potresti.»
Felthuz si fermò di colpo. C'era stato qualcosa nel tono del suo comandante …
«A proposito.» riprese il Giudice «Dovresti tenere a freno la tua indole.»
«A cosa vi riferite, nobile Radamánthys?» domandò Felthuz, in allarme.
«Ti ho osservato, mentre combattevi contro il Drago.» gli rispose, senza fermarsi.
Il Basilisco strinse i pugni.
«L'ho battuto.» ribatté tra i denti.
Dell'altro, Felthuz non vedeva che il profilo illuminato dal chiarore della luna. Una luna accecante, uno splendore che in quella notte avrebbe fatto impallidire il sole.
«Sì, certo. Ma hai rischiato di farti sconfiggere … »
Il sommo Radamánthys si fermò di scatto e si voltò. La luce della luna si specchiava negli occhi dello Specter della Viverna. Un bagliore che lo incatenava.
«Sei avventato.» continuò, con voce più dura. «E non sai quando è giunto il momento di ritirarti.»
Felthuz sapeva che aveva ragione. Era consapevole di essere testardo, di non voler mai mollare la presa... Altro che Felthuz di Basilisk... Avrebbero dovuto chiamarlo Felthuz di Cerbero. Ed era anche consapevole che l'uomo che aveva di fronte era il Giudice dell'Inferno. Uno degli Specter più potenti...
«Lui era più debole di me.»
Si maledisse, perché aveva perso di nuovo l'occasione di tacere.
Ora mi massacrerà... Abbiamo vinto la guerra... che importa avere uno Specter in meno...
«Hai sottovalutato il tuo avversario, e questo, per un guerriero, è grave.» si limitò a dirgli la Viverna, riprendendo a camminare.
Felthuz abbassò il capo. Se non gli fosse servita, si sarebbe tranciato via la lingua di netto... ma l'idea di non poter parlare non gli piaceva.
Gli edifici andavano diradandosi man mano che si allontanavano dall'area adiacente l'Acropoli.
«Ce ne stiamo andando?»
«Sì. Qui non c'è più niente da vedere.»
«Ma... »
«Cosa?»
«Non dovremmo, non so... »
Felthuz s'interruppe, incapace di proseguire. Gli ateniesi si erano barricati entro le loro case, trasformando una città viva, in una città fantasma.
Non dovremmo, portare il regno di Hades su Madre Gea? Prolungare in eterno l'Eterna Notte? Far trionfare la Morte? Non era questo che abbiamo perseguito fin dalla notte dei tempi? Non era questo il desiderio di Hades?
Ma Hades aveva ordinato l'immediato ritorno nell'Oltretomba.
Inizialmente, Felthuz aveva creduto che il dio avesse perso il controllo del corpo umano. Era già capitato, in passato, specialmente quando la volontà del contenitore era troppo forte. Ma la venerabile Pandora aveva confermato che mai, per un istante, Hades era stato altro da Hades e che la decisione di ritirarsi nell'Oltretomba era sua e di nessun altro.
Scorse le mura della città. La porta era spalancata, nessuno a far la guardia. Alle sue spalle Atene sembrava già un ricordo lontano. Una città che loro avevano conquistato, lasciata nello stesso istante in cui era caduta.
Il sommo Radamánthys si era fermato.
Felthuz si vergognò del tremito che di colpo gli aveva attraversato la schiena. Non era da Specter, un sentimento così umano.
No, non è stata una nostra vittoria. Lui ha vinto. Loro hanno vinto.
Sarebbe stato meglio che la luna fosse morta, quella notte. Felthuz si sarebbe illuso di essere solo uno spettro.
I pali erano conficcati nel terreno a poca distanza l'uno dall'altro. Così tanti che non riusciva a vederne la fine. Erano uomini, donne, bambini, vecchi, soldati... persino animali. Non avevano risparmiato nessuno. Nelle case era rimasto chi aveva accettato di sottomettersi, chi aveva rinnegato Atena... tra la vergogna e la rabbia.
Così tanti...
Non si erano nemmeno presi la briga di ucciderli.
No, non era la Morte quella che loro perseguivano. Era il dolore, l'orrore, la sofferenza.
Il vento portava con sé l'odore del sangue. Portava con sé i lamenti, le preghiere.

Nella sua misericordia, il sommo Hades non l'avrebbe permesso...
Nella sua misericordia, la Morte era liberazione.

 


Note dell'Autrice - La parte dell' Arkhaios Neōs... eh... * sospira * qui è un problema.
Il tempio dedicato ad Atena Poliàs è stato distrutto nel 480 a.C. dai Persiani. Pare che sia stato ricostruito, ma non si è certi. È possibile che un altro edificio ne abbia assunto le funzioni. Senofante parla di un incendio che ha distrutto un tempio di Atena nel 406/405 a.C., ma c'è chi fa coincidere questo tempio con l'Eretteo.
Vista la confusione, ho deciso che a bruciare è stato l' Arkhaios Neōs, perché … perché, sì. Notare, il cipiglio d'onnipotenza dello “scribacchino”... Ho pure gli occhi stretti a fessura.
Ovvio, che se qualcuno può illuminarmi... sarebbe graditissimo un intervento ^__^
Penso che unendo questa one-shot alla prima vi siate fatti una certa idea di quello che è accaduto. In questa Guerra Santa, Hades e Ares si alleano per contrastare Atena; nella prima oneshot, definisco il dio alla guida dei “misteriosi” guerrieri come “Il Distruttore di uomini” Brotoloigos (Βροτολοιγός) uno degli epiteti di Ares.
La decisione di Hades di tornare nell'Oltretomba è una decisione più tattica che altro; qualcosa è andato storto. Per la serie, vatti a fidare di uno che è soprannominato "Colui che assalta le mura ", le prossime mura che assalterà potrebbero essere le tue.
Ciò che accadde nel V secolo a.C. - per ora – non ho intenzione di raccontarlo dettagliatamente in una storia, ma verrà citato spesso.
Ultima cosa. Il nome del Basilisco è Shilfield. Ecco... avrei mai potuto chiamare uno nel V secolo a.C. Shilfield? No, mi sembra ovvio. Shil+field. Mentre “field” è “campo”, “shil” non vuol dire fondamentalmente nulla... è una parola che viene usata a caso... “What do you shil do?” “Oh, shil, it's raining!”
Felthuz, non è nient'altro che la parola in lingua proto-germanica da cui, etimologicamente, deriva field.

Con questa, ho concluso la raccolta. Grazie per aver letto fin qui... spero che le storie vi siano piaciute. ^^

   
 
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