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Autore: Serpentina    28/11/2015    5 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Bentrovati a un altro appuntamento con Baby Boom! La storia si sta avvicinando alla fine: prevedo non più di due capitoli dopo questo. È triste, ma prima o poi tutte le storie terminano. Non preoccupatevi, però: ci saranno Ewan&Jo, i protagonisti di "Love Quest", a tenervi compagnia! ;-)
Grazie, come sempre, a Bijouttina e Calliope S, che hanno recensito, a Edely, Freeyourmind_x, klod, laragosta, lillay, che l’hanno inserita tra le seguite/ricordate/preferite.
Spero che il capitolo valga l’attesa. Enjoy!
 
Bye bye, darling
 
Non avere mai paura di tentare qualcosa di nuovo. Ricorda: dei dilettanti costruirono l’arca, mentre il Titanic fu costruito da professionisti.
Dave Barry
 
Faith e Calliope si scambiarono un’occhiata preoccupata: il loro intuito pareva aver fatto cilecca. Come previsto, avevano legato a velocità impressionante: si conoscevano da meno di un giorno, eppure parlavano e ridevano come vecchie amiche… al contrario dei rispettivi partner; Franz e Jared avevano a malapena aperto bocca - limitandosi a commenti insipidi sul clima e il cibo -  mostrando scarso interesse reciproco e quasi nullo entusiasmo per la visita della Londra letteraria pianificata per l’indomani dalle loro intrepide metà.
Seccate dal mutismo di quei due, Calliope e Faith giocarono un jolly estremo (a mali estremi, estremi rimedi): ingerito un boccone di pasticcio ai funghi, la Irving celiò –A proposito del tour… non ti dispiacerà compiere una piccola deviazione, vero? Ho alcuni acquisti da fare.
–Certo che no! Anzi, sarà una buona occasione per dedicarmi anch’io allo shopping!
–Tu detesti lo shopping, Callie- sibilò Jared. –Tranne di libri. Spero non farai incursione in un’altra libreria, o dovremo comprare una valigia nuova!
–Tranquillo, le mie necessità sono di altra natura- gli assicurò Faith. –Cose da donne.
Calliope comprese il suo gioco e le diede man forte.
–Tipo? Io pensavo di fare una sorpresa al mio caro maritino... siamo in luna di miele, dopotutto, se non ci diamo alla pazza gioia adesso…
–Che combinazione: a me serve dell’intimo! Un po‘ particolare, però… sai, reggiseni per allattare, mutande speciali per il post-partum, cose così.
Alla menzione dell’allattamento, a Franz andò di traverso il vino, e Jared avvampò. Il diabolico duo, avuta conferma della riuscita del piano, proseguì su quella strada.
–Non sapevo fosse necessario dell’intimo particolare, dopo il parto!
–Mah, c’è chi se la cava con quello normale, ma la mia ginecologa mi ha suggerito di usarlo, e perché dovrei contraddirla? Finalmente ho un valido motivo per essere comodamente sciatta sotto i vestiti! Già di solito la lingerie sexy mi dà fastidio - peccato che a lui piaccia vedermi mezza (s)coperta di pizzo - figurati adesso, che ho una tensione alle tette…
–Eh, immagino- chiocciò comprensiva Calliope, lanciando un’occhiata divertita al sempre più imbarazzato Jared. –Ma non credere sia un problema esclusivo delle donne incinte, eh! Dalla quarta in su, il pizzo dà sempre fastidio: per quanto la misura sia giusta, la pelle si infila nei buchini e si irrita. Un prurito! Quante volte ho desiderato essere piatta, ma poi qualcuno apprezzava le mie curve e passava subito. Ah, cosa non si fa per questi uomini!
–Se se lo meritano, ben venga- asserì Faith, leggermente di malumore per essere l’unica a doversi negare gli alcolici.
La dissertazione su seni e reggiseni andò avanti, con sommo sconcerto dei due uomini, i quali, all’inizio, tentarono di resistere impassibili (Franz, addirittura, provò a inserirsi nella conversazione), poi, raggiunto il limite di sopportazione, alzarono bandiera bianca.
–Vi, ehm, dispiacerebbe ordinare il dolce anche per noi mentre ci facciamo una birretta?
–Due birrette!- esclamò Jared, lo afferrò per un braccio e lo trascinò al bar.  –Scusa se ti ho tirato via in quel modo, ma la conferenza sui reggiseni… anche no!
–Una noia mortale!- gli fece eco Franz, per poi ordinare due mezze pinte. –Se non mi avessi portato via tu, sarei scappato in bagno con una scusa! Finché si trattava di libri ok, sono sempre stato di mentalità abbastanza aperta, non mi sono mai precluso delle letture soltanto perché considerate “da femmine“, però il resto me lo risparmio volentieri!
–Già- esalò Jared, brindò alla loro fuga, dopodiché calò il silenzio. A differenza del precedente, però, trasudante imbarazzo, fu un silenzio tranquillo, tipico di chi si sente talmente a proprio agio da non dover dare fiato alla bocca.
Svuotarono i boccali in tutta calma, e con altrettanta calma fecero due chiacchiere; nessuno dei due era particolarmente loquace, e forse fu proprio questa la ragione per cui apprezzarono la reciproca compagnia: a chi non ama le ciarle piacciono le persone che parlano solamente se hanno qualcosa di minimamente intelligente da dire.
–Davvero stavi per investire tua moglie? Non ci credo!
–Giuro!- trillò Jared. –Si era praticamente lanciata sulle strisce, roba da matti! Ancora mi sorprende che sia riuscito a frenare! In quel momento pensai fosse una sciroccata, e ho continuato a pensarlo per molto tempo. C’è chi si innamora all’istante, ma a me non è successo.
–Nemmeno a me- ridacchiò Franz. –Quando la conobbi, al lavoro - sorvoliamo sul livello di cliché della nostra storia - mi disse che non ero il suo tipo e io risposi che neppure lei lo era… perché mi piacciono le belle donne!
–E sei ancora vivo per raccontarlo! Miracoloso!
–Decisamente! Adesso la vedi ammansita dalla gravidanza, ma ti assicuro che Faith è perfettamente in grado di picchiare un uomo- calò di nuovo il silenzio amichevole, quindi –Allora, domani grand tour, eh?
–Così pare. Se dovessimo annoiarci, possiamo sempre rintanarci nel primo pub in cui ci imbatteremo!
–Ci sto!
Al tavolo, Calliope e Faith sorrisero soddisfatte e brindarono alla loro genialità e alla sorpresa speciale che la Irving aveva dedicato alla sua nuova amica (sapendo che aveva una libreria, Austen&Company, le aveva organizzato un incontro con Connie, nella speranza di convincerla a tenervi un incontro con i lettori), infine Faith, impegnata nella scelta del dolce, sospirò scocciata –Secondo te hanno legato, o dobbiamo continuare a fingere di parlare di reggiseni?
 
***
 
Adam, sebbene sveglio da alcuni minuti, teneva le palpebre rigorosamente chiuse; si decise ad aprirle quando avvertì la mano di Monica prendere la sua e portarla tra le sue cosce.
–Rossa, di prima mattina?- sbadigliò, stupito dall’energia della sua ex-migliore amica, ora fidanzata ufficiosa. Non che uno dei due insistesse per affibbiarsi un’etichetta: avevano finalmente messo da parte la paura di rovinare irrimediabilmente il loro rapporto compiendo il salto da amici a coppia, non avevano bisogno di soffocarsi con inutili convenzioni.
–Ogni occasione è buona, Adamino. Abbiamo tanto da recuperare- rispose Monica, sperando che il suo tono di voce fosse abbastanza sensuale, e lo fu, perchè Adam non perse tempo: la attirò su di sè e la baciò avidamente. –Dimmi che possiamo svegliarci così anche domani.
–Tutte le volte che vorrai.
L’atmosfera si stava scaldando, di più, arroventando… peccato che una secchiata d’acqua gelata abbassò la temperatura di parecchi gradi.
–Chiunque sia, ignoriamolo- propose lui, seccato dall’interruzione.
Lo scocciatore, però, non demorse.
–Zio Adam! Oi, zio Adaaaam! Apriii! Sono io, AJ! E daiii, apri! So che ci sei!
–Merda! Tuo nipote!- bisbigliò Monica, sollevandosi di scatto. –Scommetto che non se ne andrà finché non avrai aperto.
–Ziooo, non me ne vado finché non apri! Dai, zietto! Sei… com’è che dice papà… presentabile?
Rassegnati a dover rimandare i “fuochi d’artificio”, Adam e Monica si alzarono dal letto e cercarono a tentoni qualcosa con cui coprirsi. Una volta “presentabili”, consentirono al piccolo Aidan James di irrompere nella stanza.
–Ehi, sei con Nicky!- trillò, lanciandosi su di lei per una razione di coccole. –Avete fatto pace?
–Abbiamo… fatto- risposero in coro i due adulti, arrossendo furiosamente.
–Ehi, sono grande, so come funziona- asserì il pargolo, facendoli arrossire ancora di più. –Quando i grandi vogliono fare la pace, dormono stretti stretti! Allora adesso non litigate più?
–No.
–E state insieme?
–Sì.
–E vi sposate?
Adam era troppo scioccato per elaborare una risposta decente; provvide Monica, con la consueta schiettezza.
–Sì… se tuo zio avrà il fegato di chiedermelo senza balbettare!
–E i tuoi fratelli non mi ridurranno a una polpetta!- aggiunse lui, memore della spedizione intimidatoria risalente a poche settimane prima.
–Non lo faranno, se li picchierai più forte!
–Rossa, dillo che vuoi sbarazzarti di me!- gnaulò Adam. –Picchiare i tuoi fratelli? Li hai visti bene? Il mio braccio è largo quanto il polso di Leonard!
–Sicura di voler sposare questo mollusco, Nicky?- scherzò Brian, comparso sulla soglia reggendo lo zainetto di suo figlio. –Hai più di duecento ossa, cugino, vale la pena di fratturarne qualcuno per amore della tua donzella!
–Vorrei vedere se le ossa fossero le tue- sputò Adam a braccia conserte. Monica scoppiò a ridere e si sporse in avanti per posargli un tenero bacio sulla guancia.
–Siete la dolcezza in persona, piccioncini- cinguettò Brian, quindi, prima di attirare Aidan in cucina con l’allettante prospettiva di una lauta colazione, aggiunse, con tanto di strizzatina d’occhio maliziosa –Ah, Nicky... se mio cugino non dovesse essere all'altezza, fammi un fischio.
–Nei tuoi sogni! E adesso fuori!- ruggì Adam, spingendolo verso la porta a calci.
Sbalordita da quella reazione Monica boccheggiò per qualche secondo, dopodiché si ricompose, appoggiò la schiena al muro, incrociò le braccia e sbottò –Grazie tante! E se avessi voluto considerare l'offerta?
–Ma fammi il piacere! Eh, no, eh! Non con Brian!- esclamò Adam con una lieve nota supplicante nella voce.
–Perchè no?- rispose Monica ostentando indifferenza. –Non dovresti accollarti una moglie insopportabile come me e diventeremmo ugualmente parenti!
–Grandioso- sibilò Adam a denti stretti.
Monica trattenne a stento un ghigno sadico e replicò –Grandioso? Sicuro? Non è che, invece, mi vuoi tutta per te?
Adam sentì i battiti aumentare di colpo e il cuore colpire la cassa toracica tanto forte che temette sarebbe schizzato fuori in un attimo, ma decise di mantenere un contegno dignitoso: cinse le spalle della Hawthorne e le disse –Che domande! Ti amo, Rossa… ma non al punto da affrontare i tuoi fratelli. Possiamo informarli che stiamo insieme… per telefono?
 
***

–Mi dispiace che i White non abbiano potuto prolungare la permanenza a Londra- sospirò Franz: una volta rotto il ghiaccio, lui e Jared erano diventati amiconi, per la gioia di Calliope e Faith, che avevano colto quella ghiotta opportunità per dedicarsi alle loro passeggiate letterarie senza maschietti sbuffanti al seguito.
–Callie ha un’attività commerciale, non poteva permettersi una lunga assenza, non con la festa della donna in avvicinamento. Inoltre ha promesso a Connie di farle da Cicerone nella Grande Mela, in cambio di un incontro nella sua libreria; qualche autografo e indiscrezioni sul suo nuovo romanzo ‘Fashion Victim’, ambientato, per l’appunto, durante la Fashion Week newyorkese- spiegò lei, mollemente adagiata sul divano: al lavoro non c’erano casi interessanti e il capo l’aveva “gentilmente” invitata a riposarsi (“Conosci il significato dell’espressione congedo per maternità, Irving? Perfetto! Porta il tuo culo a casa!”). –Ma ha promesso di tornare, o per il baby shower, o per la nascita del bambino.
Il riferimento al nascituro tolse quel po’ di colore donato alla carnagione di Franz dal riscaldamento a temperatura sub-tropicale: da quando era entrata nel terzo trimestre Faith soffriva molto il freddo. A marzo girava ancora con sciarpa e guanti, nonostante la temperatura mite.
–Trovo i baby shower una pacchianata assurda. Sei convinta di volerlo fare?- esalò, prima di dare un bacio frettoloso a Faith e precipitarsi al lavoro.
–Io no, ma Ab e Demon sì, perciò… che baby shower sia! Non ho la forza fisica e/o mentale di discutere con quelle zucche di marmo, tanto più che si sono offerti di occuparsene loro. Io non dovrò alzare un dito! Non è meraviglioso?
–Ho preparato una tisana. Lampone ed echinacea, ricca di antiossidanti e immunostimolante- celiò Lauren, apparsa con un vassoio tra le mani. Non si scompose sotto lo sguardo disapprovante di Franz e riempì due tazze: era cosciente di non stare simpatica al patologo, e, onestamente, la cosa la divertiva; inoltre la compagnia di Faith e degli amici che le facevano spesso visita era molto stimolante, e a lei piaceva cogliere ogni occasione per allargare i propri orizzonti.
–Lascialo perdere- la tranquillizzò la futura mamma. –Franz è diffidente per natura e teme che eserciti una cattiva influenza su di te: sa che non sono quel che si dice un buon esempio. Forse ha ragione: dovresti frequentare gente della tua età.
–I miei coetanei sono insulsi- replicò Lauren. –E tu un ottimo esempio. Sei la mia salvatrice, Faith! Grazie a te sono uscita dall’ombra di Sebastian, sono tornata a vivere! Avrei voluto conoscerti anni fa, mi sarei risparmiata tanto dolore.
–Non attribuirmi meriti non miei: la forza per superare il momento buio l’hai trovata in te stessa, io ti ho semplicemente dato una spintarella. So cosa si prova quando qualcuno a cui teniamo ci ferisce, mi dispiace che sia capitato a una ragazza dolce come te.
–Non capisco come abbia potuto cascarci- pigolò Lauren. –Avrei dovuto immaginare che aveva un secondo fine: perché mi avrebbe avvicinata, altrimenti?
–Se stai pensando di non essere abbastanza per lui, ti do un ceffone da farti girare la testa come alla bambina de ‘L’esorcista’!- la rimproverò aspramente Faith. –Così fai il suo gioco: questo tizio ha chiaramente un sadismo inversamente proporzionale alle dimensioni del suo pistolino. E tu vorresti perdere tempo appresso ad un mini-dotato cerebrale e… ehm… hai capito, no?
–Dammi qualche dritta- la implorò. –Trucchetti per non ripetere l’errore, in futuro. Da cosa intuisci che puoi fidarti di qualcuno?
–Della sua specie sicuramente non puoi fidarti. Ripetono all’infinito di essere cambiati grazie al tuo amore, ma la verità è che sono irredimibili. Hai presente la favola del contadino che salva la serpe in procinto di morire assiderata e finisce avvelenato? Ecco! Se, invece, intendevi gli uomini in generale, l’esperta è Bridget.
–Si è sposata tre volte, non mi pare tanto esperta- obiettò la giovane.
–Giusta osservazione- convenne Faith. –Allora diciamo che nessuna è un’esperta, perché non esistono leggi universali in materia di sentimenti, relazioni e quant’altro.
–Avrai pur captato qualche segnale che ti ha convinta che Franz è quello giusto!- sbottò Lauren, esasperata: non credeva nei superpoteri, ma la Irving doveva aver avuto la supervista per trovare del buono nello scostante e serioso Weil e quindi sceglierlo come persona con cui dividere la propria vita e procreare. “Solo le sprovvedute si fanno ingravidare a caso!”
–È più facile captare segnali alieni che comprendere chi ci sta davanti- ridacchiò l’altra, sbocconcellando una mela. –Niente regole auree, spiacente. Qualcosa di molto più elementare: l’uomo giusto è quello che ti rispetta, ti tratta da pari, e ti assicuro che, perfino nel ventunesimo secolo, non va dato per scontato. Se comincia a trattarti male, oppure a darti per scontata, se parte dal presupposto che debba essere necessariamente tu a sacrificarti per entrambi, sia in ambito lavorativo che privato… scappa! Chi ama dal profondo del cuore non ti tiene su un piedistallo, perché non sopporta di averti lontano, né ai suoi piedi nel fango, perché ti rispetta come persona… ti tiene al suo fianco. E poi Franz è una gioia per gli occhi, le mani e… ehm… altre parti del mio corpo, il che non guasta.
Lauren restò interdetta: forse la Irving era miope sul serio, perché ai suoi occhi Franz non era questo gran figo. Sebastian sì, eccome, mentre Franz… era bellino, sì, dotato di charme magnetico, ma non bellissimo.
“Ed è pure antipatico! Bah! L’amore è cieco, sordo e scimunito!”

 
***

Lasciata casa Irving-Weil, si diresse in biblioteca: sebbene fosse tentata, non poteva dimenticare i propri doveri.
–Ferma dove sei- sussurrò una voce maschile, due mani le bloccarono i fianchi, costringendola al suo posto. –Dobbiamo parlare.
–Lasciami in pace, Fraser- soffiò lei, cercando di allontanarsi, invano. Maledisse la sua abitudine di studiare con la musica nelle orecchie per isolarsi dal chiacchiericcio: se fosse stata meno concentrata, lui non l’avrebbe colta di sorpresa.
–Non sono disposto a tollerare oltre la tua insubordinazione, Quigley. Tu sei sotto di me, lo sei sempre stata… vuoi che te lo ricordi?
–Cos’è, una proposta indecente? Oppure hai il video sul tuo telefono? Sei disgustoso!- sibilò Lauren, colpendolo col quaderno. – Levami le mani di dosso, maiale! Non sono più disposta a farmi maltrattare da te.
–L’ho notato- sbuffò Sebastian. –Comunque, tanto per cambiare, sono venuto a gongolare: una parolina a Julian e sono stato riammesso in laboratorio! Hai di fronte a te un futuro grande nome della Patologia medica. Peccato che non tutti possano vantare amicizie nelle alte sfere.
–Onestamente, mi sentirei sprecata in laboratorio, preferisco rendermi utile attivamente. Lo frequentavo al solo scopo di farti cacciare, e ci sono riuscita- sospirò la ragazza. –Perciò… sono felice per te. Spero che aver ritrovato la tua strada ti dia serenità, così la smetterai di fare lo stronzo.
–Non posso credere alle mie orecchie: prima al solo vedermi tremavi come una foglia, ti intimorivo, arrossivi e ti nascondevi a ogni presa in giro, ma allo stesso tempo era palese quanto desiderassi provocarmi dolore… saperti inerme mi faceva sentire potente.
–È triste che ti senta potente umiliando gli altri. Uno tra i motivi del mio cambiamento, infatti, è stato realizzare che sei da compatire, non da odiare. Hai tutta la mia pietà. Poi ho scoperto di essere impermeabile alle critiche: l’unica persona della cui opinione deve importarmi sono io. Sono stata stupida a tenere in considerazione qualcuno che ha approfittato dei miei sentimenti per i suoi (letteralmente) porci comodi. Ora basta: non credo più alle tue stronzate, non credo più che la tua carità sia tutto ciò che merito; non sarò la più bella del reame fuori, ma dentro sì, e...
–E io non tollero gazzarra in biblioteca- abbaiò la bibliotecaria. –Fuori, tutti e due!
Una volta in corridoio, Lauren si fermò a sistemare i libri in borsa, sicura che Sebastian fosse sparito a importunare un altro malcapitato. Si sbagliava.
–Finora non ti ho chiesto scusa perché pensavo di non aver fatto nulla di grave, nulla per cui scusarmi- mormorò alle sue spalle.
–Nulla di grave?- ringhiò Lauren, arpionandolo per la maglia. Era furiosa. –Hai preso il mio cuore e ci hai pisciato sopra! Puoi anche strisciare in ginocchio, per quanto mi riguarda; non sarò soddisfatta finché non avrai provato sulla tua pelle cosa significa!
–Sbaglio, o avevi dichiarato di non odiarmi più?
–Smettere di odiare non è sinonimo di augurare ogni bene, Fraser. Stammi alla larga, se tieni alla tua incolumità- soffiò Lauren, gli scoccò un’ultima occhiata assassina e si allontanò.

 
***

È atroce trovarsi al centro del mirino, specialmente se non si meritano i proiettili. Harry James non li meritava, eppure ne riceveva ogni giorno. Aveva smesso di prendere un tè al bar e concedersi un quarto d’ora d’aria con gli amici, si rintanava nel suo ufficio o nel bunker anti-radiazioni fino a fine turno perché non sopportava i bisbigli e le occhiate. Era stato messo alla gogna, innocente.
–Del tè per te. Se Maometto non va alla montagna…
–Grazie, Husky- mormorò, accettando con sincera gratitudine il beverone eccessivamente dolce che avrebbe costituito la sua colazione. –Sei un amico. L’unico che mi è rimasto, in questo momento. Chris è preso dai suoi problemi, e Patty… certe volte vorrei togliergli quel sorrisetto dalla faccia con l’acido! Mi deride perché, secondo lui, quello che avrei combinato mi ha portato al suo livello. Sa che adesso non posso permettermi di biasimare le sue cazzate. Non sono migliore di lui.
–Sei cento volte meglio di lui!- esclamò Franz, battendo il pugno sulla scrivania. –Gli voglio bene, lo conosco da tanto, ma è un insensibile di prima categoria!
–Non è peggio di tanti altri. Hanno condannato me e Shannon senza appello, sulla base dello stupido principio “non c’è fumo senza arrosto”. È impossibile credere che non c’è stato niente, a parte un bacio?
–Non ancora- asserì Franz, scuotendo il capo. –Almeno, spero: sono uno tra i pochi ad aver scommesso che non te la sei ancora fatta!
–Grazie, Husky, tu sì che sai consolare.
–Scusa. Come va con Freddie?
–Ha reagito sorprendentemente bene- rispose il radiologo. –Il mio peggior timore era che per ripicca mi portasse via i bambini, invece è stata grandiosa: non mi ha cacciato di casa, nonostante ne avesse tutte le ragioni, e ha ripreso a parlarmi, anche se soltanto per imprecarmi contro. Nemmeno lei mi crede.
–Non posso darle torto: Shannon è una bella donna, è difficile credere che, pur avendone l’occasione, non abbiate…
–Devo giurarlo sulle teste di Derek ed Emma perché tu mi creda?- ruggì Harry. –Se l’ho desiderato? Sì. Molte volte. Se una parte di me, che lotto per tenere a freno, lo desidera ancora adesso? Sì. Se lo farei? No! Il mio matrimonio sarà una barca alla deriva, ma non sta affondando, e non sarò certo io ad aprire una falla nello scafo! E lo stesso vale per Shannon. Avevamo entrambi bisogno di una spalla su cui piangere, di un quasi estraneo con cui sfogarci; non puoi discutere di un problema con tua moglie se tua moglie è il problema.
–Avresti potuto confidarti con noi.
–Con voi? Ma se eravate talmente presi dai vostri piccoli e grandi casini da essere ciechi a tutto il resto! Non sto muovendo accuse, però, cazzo, non esistete soltanto voi al mondo, e il fatto che non li sbandieri non significa che non abbia dei problemi. Ma no, perché preoccuparsi? Io sono il noioso, “quadrato” Harry James, conduco una vita noiosa senza intoppi, non posso avere problemi. Ho passato anch’io un periodaccio e nessuno di voi re del melodramma se n’è accorto! Ti sorprende che abbia cercato conforto altrove?
–Hai ragione. Hai perfettamente ragione: siamo stati egoisti. Ma tu perché non ci hai detto niente?
–Freddie era rimasta incinta e ha perso il bambino; un argomento delicato, troppo per parlarne a uno di voi: Robert avrebbe scrollato le spalle e asserito che la vita continua, Chris sarebbe stato l’unico a capirmi fino in fondo, forse, ma porta un fardello pesante, affibbiargli il mio non sarebbe stato giusto, e tu… tu sei il peggiore di tutti: da te, che hai avuto il fegato di lasciare la tua donna incinta, avrei potuto addirittura aspettarmi che mi dicessi che ero fortunato, due mocciosi rompiscatole bastano e avanzano.
Franz sbiancò: Harry aveva colto nel segno; bel trio di stronzi aveva per amici, poveretto! Ognuno a rincorrere i suoi guai, di qualunque entità fossero, e non si erano mai fermati un attimo a domandarsi se quei “Sto bene”, “È tutto a posto” e “Non preoccupatevi” corrispondessero al vero.
–Io… non so cosa dire.
–Resta in silenzio, allora. Oppure vai: sono sicuro che avrai da fare, il laboratorio non si ferma mai.
Weil capì di essere stato congedato e tornò nei sotterranei, ma non si diresse in laboratorio, bensì in bagno, dove sfogò la frustrazione e la delusione: si sentiva cattivo, sporco, pessimo, indegno di appartenere al genere umano; quasi non lo conosceva (e covava rancore nei suoi confronti per questo) suo padre, eppure stava diventando come lui, assente, distratto, egocentrico.
Quando Sullivan entrò a cambiarsi, lo vide chino su un lavandino e gli chiese –Stai bene, Franz? Sembra che abbia pianto!
–Ho dimenticato di indossare gli occhiali mentre allestivo un preparato e i vapori alcolici hanno irritato gli occhi, tutto qui- esalò, asciugandosi il viso. –Niente di irreparabile.

 
***

Era strano, molto strano, che la regina dell’eccesso Bridget Mc Duff (ex Mrs. Parker, Da Silva, Rodriguez) avesse scelto di festeggiare il suo trentesimo compleanno con una cenetta intima, riservata a parenti (pochi) e amici; conoscendola, Abigail e Faith avevano previsto di partecipare ad una mega-festa con musica dance a palla e spogliarellisti fisicati (eventualità, questa, che scandalizzava Abigail, non certo Faith).
Dopo l’ennesimo brindisi alla salute della festeggiata e il taglio della torta (ovviamente, un capolavoro creato dalla maestria pasticciera di Melanie), venne l’atteso momento dell’apertura dei regali. Bridget, pur sforzandosi di apparire profonda, non lo era, e faticò a mascherare la delusione quando Faith le porse una misera busta; si aspettava come minimo una parure di gioielli!
–Oh, ehm… grazie mille!
–Prima di deprimerti, aprila- suggerì l’amica.
Bridget obbedì e per alcuni secondi smise di respirare, il battito cardiaco a rimbombarle nella testa: il contenuto della apparentemente misera busta era…
–Un biglietto aereo?
–Per Miami- precisò Faith, rivolgendo un cenno d’intesa a Demon. –Sola andata.
–Solo andata?- esclamò, sbalordita, l’altra. –Vuoi liberarti di me?
–Assolutamente no!- ridacchiò la Irving, prima di abbracciarla. –La mia speranza è… che Rafael non vorrà liberarsi di te!
–Rafa- sospirò Bridget, osservando distrattamente le bollicine nel suo bicchiere. Schioccò le labbra colorate di rosso scarlatto e aggiunse –È stato spesso nei miei pensieri. Un regalo azzeccato. Grazie. Ma temo si rivelerà inutile: il mio fascino non ha effetto su di lui, è diverso da qualsiasi altro uomo abbia conosciuto.
–Allora non ti resta che dimostrargli di essere diversa da qualsiasi altra donna abbia conosciuto lui- replicò saggiamente Demon.
–E se non mi volesse comunque? Nonostante tutti i miei sforzi?
–Beh… si dice che Miami sia splendida in questo periodo dell’anno- rispose Faith, scrollando le spalle, per poi spazzolare a velocità da record la sua fetta di torta.

Note dell’autrice:
Contenti? Faith&co sono tornati!
Baby Weil is on his/her way! Franz se la farà sotto, o si abituerà al nuovo ruolo di padre? Di sicuro Faith, con Lauren, si sta allenando a fare la mamma, comprensiva e rompiscatole allo stesso tempo. La ragazza,
Adamino e la sua Rossa hanno appianato le divergenze e sembrano pronti al grande passo… sempre che lui non scappi terrorizzato dal minaccioso duo! I terribili fratelli di Monica rovineranno la loro neonata storia?
Riguardo Bridget... salutatela! Auguratele buon viaggio, perché la nostra divorziata di professione parte per la Florida! Chissà se tornerà a mani vuote, o riuscirà ad ottenere l’oggetto dei suoi desideri…
Se vi sono mancati Connie, Keithino, Robert (in tutta la sua bastardaggine) e gli altri che qui non hanno avuto spazio, non perdete i prossimi capitoli! ;-)
Grazie per la pazienza e il sostegno che mi avete dimostrato finora. Vi inondo di baci e abbracci!
Serpentina
 
 
   
 
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