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Autore: piccolo_uragano_    28/11/2015    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Harry rimanse chiuso in camera per più di venti ore prima di accettare di lasciare entrare Kayla e Robert. Martha e Sirius bussavano alla sua porta a intervalli regolari, ma i due giovani Black (che ormai dormivano anche nella stanza del fratello adottivo) chiedevano loro di allontanarsi. Nel momento dei pasti, Martha e Rose cucinavano per i tre ragazzi, e Kayla scendeva a prendere i tre piatti per mangiare in camera. Andò avanti così fino a quando il trenta dicembre, Hermione Granger bussò alla porta di casa Black: Robert corse ad aprirle e la abbracciò, mentre Sirius li osservava scuotendo la testa. La ragazzina chiese scusa per l’intrusione e corse al piano di sopra, ma nemmeno lei fu in grado di convincere Harry a parlare con Martha o a uscire dalla stanza. La notte di Capodanno Tonks, Fred, George e Ron si aggregarono agli altri in camera di Harry, mentre Remus, Rose, Sirius e Martha si persero a guardare le stelle come facevano ogni anno, e come tradizione vuole, Martha e Rose cantarono ‘Accidentally in love’. Con grande sopresa di tutti, Hermione, Robert, Kayla e Tonks scesero in giardino per cantare con loro.
Anche il Capodanno passò, e ben presto fu il momento di riaccompagnare i ragazzi al castello. Se Martha e Sirius speravano che con quella scusa Harry avrebbe messo il naso fuori dalla stanza, si sbagliavano di grosso: Robert, la mattina del sette gennaio, chiese a sua madre che fosse Tonks ad accompagnarli al Binario. Martha, capendo le ragioni, cedette la macchina e, guardando Robert con gli occhi pieni di preoccupazioni, gli disse “Ti prego, abbi cura di Harry.” Lui annuì e l’abbracciò.
Quando, quella sera, si iniziò a sentire il peso del silenzio (nessuno che gira per casa, che urla, che rompe cose e cerca di nasconderle) Martha era in casa da sola: Sirius si era trasformato in Padfoot ed era corso a tenere compagnia a Moony, che, seppur innocuo grazie alla pozione, soffriva come una bestia. Si aggirava per casa con una tisana in mano, quando vide chiaramente la sagoma di un uomo seduto sul divano. Lo conosceva fin troppo bene: alto, muscoloso, con i capelli scompigliati e gli occhiali tondi sempre storti sul naso.
“Ho litigato con Harry.” Era più che consapevole che James fosse frutto della sua immaginazione, ma pensare di poter parlare ancora con lui la confortava.
“Beh” rispose una voce tremendamente simile a quella di Prongs “credo abbia preso tutto da quei due stupidi che l’hanno concepito.”
Sorrise e si sedette accanto al sogno. “E io ora come faccio? È partito senza nemmeno salutarmi!”
“Aspetta.” Rispose la voce calma di James.
“Aspettare?”
“Aspetta che torni.”
“E se non torna?”
“Chi ti vuole bene torna sempre.”
“E se non mi volesse bene?” domandò lei, preoccupata.
“Oh, andiamo, Martha” rispose James “è impossibile non volerti bene!”
Lei sorrise e si perse a fissare il fuoco il tempo necessario perché James tornasse ad essere un ricordo.

Il mese di gennaio fu più freddo del solito: due partite di Quidditch vennero sospese, le zucche di Hagrid congelarono, e Robert si costrinse a indossare la sciarpa, cosa che non aveva mai fatto. Hermione, naturalmente, lo prese in giro fino alla morte, insieme a Kayla e Ginny. Harry, invece, pare sempre tra le nuvole.  Un giorno a colazione domandò a Robert di raccontargli quante più cose sapesse sul conto di Peter, ma lui scosse la testa dicendo che non sapeva molto: era scomparso da tutte le foto, nessuno ne parlava mai e sua madre, nei dieci anni di galera di Sirius, non lo aveva mai nominato se non in occasione di una discussione con Remus.  
Gennaio lasciò il posto a febbraio prima che ce ne si potesse accorgere, i Dissennatori vegliavano su Hogwarts e Martha aveva compito trentaquattro anni. Harry aveva provato a scriverle almeno venti volte, quel giorno, ma aveva stracciato tutte le lettere.
Marzo arrivò in punta di piedi, portando con sé il primo caldo primaverile. Gli alberi fiorirono, Madama Chips smise di distribuire Pozioni contro il raffreddore e iniziò con quelle per l’allergia al polline. Robert si tolse la sciarpa, ma Hermione non smise di prenderlo in giro, trovando sempre un pretesto.
Aprile si annunciò con il compleanno dei fratelli Weasley: Fred, George e Robert si ritrovarono in giro per Hogsmeade più ubriachi che mai, mentre Oliver Baston e Tonks li raccoglievano da terra. Misteriosamente, Tonks continuò ad aggirarsi per il castello per poco meno di una settimana.
Intanto, la vita a casa Black procedeva. Sirius e Martha lavoravano tutto il giorno al Ministero, sotto lo sguardo vigile di Kingsley e quello pronto ad accusare di Moody, ma di Peter Minus non trovarono nessuna traccia. All’inizio di marzo, i due coniugi seguirono una falsa pista nello Yorkshire, perché il padre di Peter era di lì. Alloggiarono in un albergo babbano e passarono a tappeto l’intera zona, ma Peter sembrava davvero scomparso. Così, prima della fine del mese, Martha si costrinse, seguita da Kinglsey, a bussare alla porta della casa di Magda Minus, una donna bassa, con dei capelli ingriti dal tempo che aveva sempre addosso un grembiule a fiori e offriva da mangiare a chiunque. Magda capì subito le intenzioni della signora Black, ma Martha fu abile nell’evitare lo scontro. La convinzione della signora Minus che il figlio fosse morto e che Sirius fosse colpevole, le permise di escludere che Peter fosse tornato dalla madre.
Ma allora dove diamine era?
Harry e Kayla, invece, nei mesi a venire, rivisitarono moltissime volte tutte le battute della discussione che il giovane Potter aveva origliato il giorno di Natale, ma la sola cosa che riuscirono a capire fu che Peter Minus, attualmente ricercato per l’intera Inghilterra, godeva della piena fiducia di James e Lily Potter, ma Martha lo aveva chiaramente definito ‘la spia’. Robert, intanto, li osservava da lontano, rivivendo i brividi del momento in cui sua madre gli aveva raccontato di tutti i sensi di colpa che la tormentavano per essere arrivata alla soluzione troppo tardi. “Era tutto un gigantesco disegno bleffato contro di noi” gli aveva detto Martha, stringendo la mano di Sirius “solo che non ce ne eravamo mai accorti.”
Kayla avvicinò più volte Robert chiedendogli se lui sapesse qualcosa di più, ma lui aveva promesso che non avrebbe raccontato a nessuno quanto scoperto due estati prima, così con la sorella si era ritrovato a fare il vago e a sentirsi tremendamente in colpa.
Una sera di metà aprile, Kayla se ne stava seduta sulla poltrona della Sala Comune con Astoria Greengrass, quando sentì la voce di Draco, dietro di lei, inveire gratuitamente contro il povero Fierobecco.
“… dovrei ricevere un gufo da mio padre a momenti.” Stava dicendo. “Oggi è andato all’udienza per raccontare del mio braccio, che non ha potuto muoversi per tre mesi …”
Kayla alzò gli occhi al cielo, consapevole, come tutti, che Malfoy si fosse solo graffiato e spaventato.
“Vorrei davvero sentire quel grosso babbeo peloso che cerca di difendersi, sapete? Quell’Ippogriffo è già bell’ e morto …”
“Come la tua dignità, non è vero, Draco?” domandò Kayla, senza voltarsi.
“No, affatto, Black: è proprio per difendere la mia dignità che quel mostro deve morire.”
“Nessuno merita di morire, Draco. Nessuno, tranne te.” Con queste parole, si voltò e incrociò le braccia sul petto. Credeva davvero in quella che era stata la prima parte della frase, anche se, per un secondo, le balenò in testa l’idea che Peter Minus fosse la sola persona al mondo degna solo di morire.
Malfoy la squadrò, sulla difensiva. “Tu dici, Black?” rispose, con un sorrisetto beffardo. “E perché meriterei di morire, sentiamo?”
“Mai sentito parlare di peccati capitali? E di arroganza?”
“Peccati capitali? Sono le favole che ti legge il caro papà rinnegato e filobabbano?”
Kayla si morse il labbro per ignorare l’accenno a Sirius. “i Peccati Capitali, Draco.” Mosse un passo verso di lui, e poi iniziò a ruotargli attorno. “Superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia.” Si bloccò alle sue spalle.  “Prova a dire che non ti riconosci in tutti, e sarai anche un bugiardo.”
Draco scosse la testa e si voltò verso di lei. “Gola?” domandò.
“Gola.”  Rispose lei, sicura. “Il richiamo alla nostra animalità.”
“Chi sarebbe l’animale?”
“I tuoi ad averti concepito, sicuramente.” Scherzò lei.
“Accidia?” domandò di nuovo, ignorando il riferimento.
“Disinteresse per il presente e mancanza di prospettive per il futuro.” Rispose lei, calma. “Si detesta ciò che si ha, si brama ciò che non si ha.”
“Oh, e tu non saresti così?”
“Non ho detto di essere esente.” Rispose sicura lei. “Dico che tu sei i peccati capitali.”
“Signorina Black!” esclamò uno dei quadri. Lei alzò lo sguardo, aspettandosi di venire sgridata e preparando una risposta fredda e vincente, ma il quadro raffigurava una donna che la guardava con aspetto materno. “Vostro fratello Harry domanda di voi, cara. Si trova a metà del corridoio del quarto piano.”
Kayla sorrise e afferrò il maglione, lasciato sulla poltrona. Stava per uscire, quando Malfoy urlò: “BLACK!” lei si costrinse a girarsi.
“Che vuoi, ancora?” domandò.
“Che succede a chi commette tutti i peccati capitali?”
“Si va all’Inferno.”
“Oh, perfetto: ci verrai con me?”
Kayla scosse la testa e uscì dalla stanza, nascondendo un sorriso.
Quando arrivò al corridoio del terzo piano, Harry la stava aspettando davanti al quadro della donna che aveva accesso anche ai sotterranei. Con aria spaventata, teneva in mano una vecchia pergamena. “Kayla!” sussurrò. “Kayla, ho visto Peter!”
La ragazzina spalancò la bocca. “Che … come?! Qui? Devi dirlo a Remus, Harry, non …”
“Qui.” Disse, indicando la pergamena. La mostrò a Kayla, e lei rimase sbalordita da ciò che essa le rivelò: era una mappa di Hogwarts, che mostrava ogni studente e ogni insegnante nel luogo esatto in cui era in quel preciso istante.
“Per Salazar, Harry, ma …”
“Non dire a Robert che sai della sua esistenza” la bloccò lui. “ho giurato che l’avrei tenuta ben nascosta.”
“Ma come Merlino è possibile?” domandò afferrando la Mappa. Draco, Astoria, Flora e tutti gli altri erano ancora in Sala Comune, Ron era a letto, Robert sulle scale (niente di nuovo) insieme ad Hermione, Remus pareva perquisire l’ala est, Silente faceva su e giù nel suo ufficio e la McGranitt pareva dirigersi verso l’infermeria.
“Non credo di potertelo dire, ma è la Mappa del Malandrino.” Le rispose Harry. “Si rivela solo con una formula, e …” si bloccò: il cartiglio di Piton era pericolosamente vicino. “Fatto il misfatto!” si affrettò a dire, e, con grande sorpresa di Kayla, la Mappa tornò ad essere una pergamena vecchia. Harry la mise nella tasca della felpa (che era di Robert) e spense la bacchetta pochi istanti prima che Piton piombasse davanti a loro.
“Oh, buonasera.” Esordì l’uomo. “Cosa vi porta qui a quest’ora della notte?”
“Harry mi stava riaccompagnando ai sotterranei.” Rispose velocemente Kayla.
“Si” confermò lui. “non mi va che percorra i corridoi da sola, al buio.”
Piton scrutò Kayla per qualche secondo, poi passò a Harry, e lo studiò per più di un minuto.  “Sapessi quanto assomigli a tuo padre, Potter.” Disse. “Anche lui era straordinariamente arrogante: quel suo po’ di talento a Quidditch gli dava la certezza di essere superiore agli altri. Come te. Si pavoneggiava per il castello con i suoi amici, e …”
Harry non riuscì a trattenersi. “Mio padre non si pavoneggiava. E nemmeno io.” 
“Non interrompermi mentre parlo, Potter. Rispettami. Sono un professore. Lo vedi? Anche tuo padre disprezzava le regole, perché le regole erano per i comuni mortali, non per …”
“La smetta!” sbottò Kayla. “Insultare James Potter la fa sentire meglio, per caso?” Nemmeno Kayla era riuscita a trattenersi: sentiva la rabbia di Harry crescere, e sentì il dovere di difenderlo.
“Non rivolgerti mai più a me così, signorina Black.”
“Nostra madre Martha ci ha detto perché odia così tanto mio padre.”
Kayla cercò di non sorridere, ma Harry aveva appena chiamato ‘madre’ Martha, di nuovo. Forse, presto le cose si sarebbero sistemate.
“Ah si?” domandò Piton. “E quale sarebbe la versione di vostra madre?”
“Lei e James le hanno salvato la vita, professor Piton. Se non fosse per loro, lei non sarebbe qui, oggi.”
Piton scosse la testa. “Povera piccola illusa.” Osservò il petto di Kayla gonfiarsi e la sua mascella serrarsi, poi proseguì.  “Vi siete immaginati un atto eroico e cavalleresco?” domandò, poi. “Mi dispiacerebbe che vi faceste un’idea sbagliata di quell’arrogante mago e di tua madre.” Sottolineò il ‘tua’ come se ammettere che Martha era la madre adottiva di Harry gli costasse uno sforzo disumano. “Quegli stolti hanno pensato di fare uno scherzo davvero spiritoso, che si sarebbe concluso con la mia morte, se James Potter e Martha Redfort non avessero avuto paura di essere espulsi. Non c’è niente di coraggioso in quello che hanno fatto. Lo fecero per salvare la mia pelle quanto la loro.” Poi, si tornò a guardare i ragazzi con aria severa. “Vuotate le tasche. Entrambi.”
Harry si irrigidì, mentre Kayla lo coprì, mostrando che in tasca aveva il suo fedelissimo Spioscopio * era illuminato. Era di piccole dimensioni, quindi non era molto sensibile, eppure brillava quanto una lampadina babbana.
“Da quanto tempo è così?” domandò Harry.
“Da ottobre.” Rispose Kayla, con aria colpevole. Sapeva che Harry si aspettava di venire a conoscenza di una notizia del genere. “Ha pure smesso di suonare, da tanto tempo è illuminato.”
Piton esaminò attentamente lo Spioscopio. “Eppure non sembra manomesso …” borbottò. Poi sembrò tornare in sé, e fece segno a Harry di estrarre la Mappa dalla tasca. “Questa cosa sarebbe?” domandò, con il solito tono distaccato.
“Una pergamena di riserva.”
“Beh, Potter, di sicuro non serva a nulla una pergamena così vecchia … perché non la buttiamo via?”
“NO!” tuonarono i due. Troppo tardi: Piton aveva puntato la bacchetta sulla Mappa. “Rivela i tuoi segreti.” Le impose. Lentamente, come se una mano stesse scrivendo, sulla mappa comparvero delle parole. “Leggi.” Ordinò Piton, passando la Mappa a Kayla.
Il signor Lunastorta porge i suoi ossequi al professor Piton, e lo prega di tenere il suo naso mostruosamente lungo fuori dagli affari altrui. Il signor Ramoso è d’accordo con il signor Lunastorta, e ci tiene a precisare che il professor Piton è un brutto idiota. Il signor Felpato vuole sottolineare il suo stupore per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore. Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton e gli dà un consiglio: lavati, puzzone.”
Kayla non fece una piega nel leggere quelle parole, ma Piton sembrava davvero furioso. Strappò la mappa di mano a Kayla, e quando sembrò trovare le parole, Remus Lupin apparve dietro di lui.
“Buonasera a tutti voi.” Salutò, con il solito tono dolce.
“Oh, Lupin: giusto te.” Alzò la Mappa, e lui sembrò non volerla osservare. “Ho appena confiscato questo dalle tasche di Potter.” Gliela porse. Remus la prese, e Kayla ebbe l’impressione che stesse riflettendo rapidamente. “Allora?” domandò Piton, dopo un po’.
“Allora a me sembra solo un foglio incaricato ad insultare chiunque lo legga.” Si mise la Mappa sottobraccio. “Ciononostante, intendo studiarla e se necessario restituirla personalmente a Zonko.” Sorrise e poi si rivolse ai due ragazzi. “Che ci fate in giro a quest’ora, ragazzi?”
“Stavo riaccompagnando Kayla nei sotterranei.” Disse immediatamente Harry.
“Oh. Permettere che sia io a scortarvi? Vorrei fare due parole con voi.” I due ragazzini annuirono: sebbene si trattasse sempre di un professore, era molto meglio ricevere una ramanzina da Remus che da Piton. 
Remus accompagnò i ragazzi fino alla fine del corridoio e poi si fermò. “Ascoltatemi bene, voi due. Questa mappa – sì, so che è una mappa – fu requisita da Gazza anni fa. Non era giusto che l’avesse vostro fratello, e non è giusto che l’abbiate voi. Questa mappa, nelle mani della persona sbagliata, potrebbe essere complice di cose terribili.”
Kayla abbassò la testa. “Ci dispiace, Remus.”
“E vorrei sapere davvero cosa ci facevate in giro per il corridoio.”
“Parlavamo.”
“E la Sala Comune vi fa improvvisamente schifo?”
“C’era Robert.” Si affrettò a dire Kayla. “Non mi andava che sentisse.”
“Kayla, è successo qualcosa con Robert?” si informò Remus.
“No, no, affatto: è che Harry voleva parlare della mamma.”
Harry, da gennaio, aveva iniziato a studiare l’Incanto Patronus con Remus, all’insaputa di tutti meno che di Robert. Durante questi incontri, Remus aveva provato più volte a chiarire quanto successo a Natale o a parlare di Martha e Sirius, ma Harry aveva sempre sviato l’argomento, o, semplicemente, non aveva risposto.
“Hai intenzione di chiarire?” domandò Remus al giovane Grifondoro.
“Per ora, no.” rispose lui.
Remus annuì, lentamente. “Non posso restituirvi la Mappa, mi dispiace.” Comunicò. “E non vi coprirò una seconda volta. Ora, dritti nei rispettivi dormitori. E se non ci andrete” indicò la mappa “io lo saprò.”
Kayla e Harry presero le due strade opposte, senza nemmeno salutarsi, sentendo dei giganteschi sensi di colpa sopra le spalle.

“Sai che ho dovuto sgridare i tuoi figli, ieri?”
Martha, seduta davanti a una Burrobirra, sorrise. “Ah si?”
“Se lo saranno meritato.” Aggiunse Sirius, accanto a lei.
Remus scosse la testa. “Giravano per la scuola con la Mappa.”
Sirius scrutò il suo amico. “E quando li hai sgridati, ti sei reso conto di tutte le volte in cui lo hai fatto anche tu?”
“Ovviamente, Sirius, ma li ho sgridati perché il caro Severus aveva appena perquisito le tasche a Harry, e …”
“Piton non sa svelare la Mappa!” protestò Martha.
“Certo che no.” rispose Remus, estraendo la Mappa dalla tasca della giacca. La posò sul tavolo, ben attento che Aberforth non li stesse guardando, e sia lui sia Martha sentirono il tuffo al cuore che ebbe Sirius, rivedendo quella vecchia pergamena. Quando i due coniugi lessero i messaggi dei quattro Malandrini, scoppiarono a ridere. Martha posò la testa sulla spalla del marito, e lui le baciò la fronte mentre impugnava la bacchetta e la puntava sulla Mappa. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”gli sembrò di non aver passato un giorno senza aver detto quella formula, e la Mappa si rivelò a lui con la semplicità di sempre.
I tre ex studenti si persero ad osservare il castello. Era sabato, e Hogwarts diventava il nido d’amore delle giovani coppie, il luogo per festeggiare per i gruppetti, l’occasione per tanti di recuperare un brutto voto. Videro il cartiglio di Robert uscire dalla capanna di Hagrid, insieme a Harry, Kayla, Hermione, Ron, e …
Peter Minus.



* Lo Spioscopio è un tipo di Detector Oscuro, molto simile a una trottola di vetro babbana, che si illumina, gira e suona quando qualcuno che ha cattive intenzioni si trova nelle vicinanze. 

Eccomi, gente!  Allora, per farmi perdonare per la mia assenza, siamo passati (quasi) al punto cruciale. Cosa ne dite?
Ringrazio con tutti il cuore felpato8, vittoriaM20 (lo inserirò il tuo banner, giuro, ma mi sentivo fiera di questo), Distretto_9_e_34 (evviva i nostri capelli swish), GIOISTICK_177 (grazie ancora), gossip_girl ( #dannatadonnaaLondra :-* ) e alwais
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, buona domenica a tutti. Vi ricordo il Missing Moments (che sto per aggiornare) Take me back to the start http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3316356&i=1 e la pagina facebook https://www.facebook.com/PSil-gufo-morde-%CF%9F-127745170733062/


Fatto il misfatto!
Claude xxx

 
   
 
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