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Autore: stefaniaodair    08/12/2015    1 recensioni
Sappiamo tutti benissimo cos'è successo il giorno della mietitura nel Distretto 12. Ma se le cose fossero andate diversamente? E se Katniss non avesse potuto sostituire Prim come tributo femminile del Distretto 12?
Cosa sarebbe successo? E, soprattutto, Prim se la sarebbe cavata contro i Favoriti e gli altri tributi?
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Cosa? No, non può essere, lo diceva anche Katniss, il mio nome aveva pochissime probabilità di venire fuori, ma a quanto pare il mondo ha cominciato a girare al contrario. E in effetti mi sembra davvero così, tutto sta vorticando intorno a me, come per uccidermi addirittura prima che comincino i Giochi. Effie mi incoraggia dicendo: “Vieni, Primrose, è uscito il tuo nome!”. Sorrideva, mentre penso a come faccia a sorridere quando altre tre persone sono sul punto di piangere. A quel punto mi aggiusto il vestito, “tenendo a posto la mia coda da paperella” e avanzo lentamente. “No, Prim, NO!” grida Katniss correndo dietro di me e prendendomi per la vita. “Non importa, hai già fatto tanto per me...”, le rispondo io, prevedendo la sua prossima mossa. A quel punto arrivano due Pacificatori e Katniss, in preda al panico, grida: “Mi offro volontaria come...”, ma i due le impediscono di finire, sedandola. Poi portano via il suo corpo inerte, lontano da me, che cammino verso il palco con passo ancora più incerto di prima. “Oh, che gran colpo di scena... Scommetto la testa che quella era la tua sorella maggiore, vero... Prim?”mi domanda Effie quando arrivo sul palco. “E se non lo fosse te la staccheresti?” bofonchio, infastidita non solo dalla sua indifferenza, ma anche da quel tono canzonatorio che, fino ai passati Hunger Games, non mi dava poi così fastidio. “Ora passiamo agli uomini...” annuncia la donna, stiracchiando le dita dipinte di un rosa shocking piuttosto ridicolo. Poi infila la mano nella boccia e legge: “Peeta Mellark!”. So chi è. Uno dei figli del fornaio. Quello che fa pane vero, e non il rozzo pane dei cereali della tessera di Katniss. Un bel ragazzo alto e biondo cammina verso la mia postazione, senza qualcuno a offrirsi volontario al posto suo. Nessun atto d'amore per Peeta. Successivamente suona l'inno e, quando finisce, un gruppo di Pacificatori ci prende in custodia e ci scorta fino al Palazzo di Giustizia. Pacificatori. Oggi particolarmente vorrei che venissero giustiziati loro al posto nostro. Mi fanno sedere su un divano di velluto, nella stanza più lussuosa che io abbia mai visto: lì c'erano tappeti morbidi e spessi, candelabri d'oro immensi sul soffitto alto probabilmente più di cinque metri... un posto bellissimo, che però non riesco a godermi, proprio ora che a momenti dovrebbero arrivare Katniss e la mamma a salutarmi per l'ultima volta. Un Pacificatore apre la porta, per farle entrare. Sui loro volti c'è tristezza, ma anche rabbia e frustrazione: sanno che questa sera, invece di festeggiare la nostra “non-scelta”, terranno chiuse le persiane e rimarranno in silenzio, come del resto tutte le famiglie dei tributi che vengono dai distretti più poveri. Katniss sembra essersi ripresa: il sedativo non l'ha intontita molto. “Ciao, Prim.”mi dicono, e io rispondo salutandole. “Non avrei mai voluto che accadesse. Scusami, io ho provato a offrirmi volontaria, ma me l'hanno impedito.” , mi sussurra Katniss, con il senso di colpa nella voce. “No, non devi sentirti colpevole di tutto questo. Dopotutto hai fatto già tanto per me, senza di te saremmo già morte di fame... Non hai nulla di cui rimproverarti, te lo assicuro.”, le rispondo. Per una volta sono io a rassicurare lei: è sempre stato il contrario, fino a stamattina. Intanto la mamma mi guarda in silenzio, ancora troppo sconvolta per parlare. A quel punto Katniss comincia a frugare nella tasca del suo vestito, trova una spilla e me l'appunta al petto. “Tieni, questo è il tuo portafortuna: è una ghiandaia imitatrice. Per proteggerti. Ah, dimenticavo. Pensami quando sarai nell'arena.”, mi dice, mentre fisso l'insolito regalo appuntato al mio vestito. “Certo che ti penserò. Grazie. Ti voglio bene.” le sussurro, e lei mi risponde “Anche io, Prim.”, per poi essere portata via con la mamma da due Pacificatori. La porta si richiude, ma poi si riapre, quando Effie mi viene a prendere, raggiante. Per quale motivo, mi sono sempre chiesta. Che sia una sadica? Probabilmente sì. Passa anche da Peeta, e ci conduce su un'automobile. Non ci ero mai salita, di solito noi del Distretto 12 viaggiamo a piedi. Ah, già. Io non sono più una del Distretto 12, adesso. Sono soltanto un tributo, che morirà presto nell'arena, vittima della crudeltà e del potere di Capitol City. Il viaggio dal Palazzo di Giustizia alla stazione dura poco, dopodiché saliamo su un treno, che dovrebbe portarci fino alla capitale.
   
 
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