Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: jaj984    09/03/2009    2 recensioni
Solita mattinata in casa Saeba, alle dieci di mattina di una fredda giornata di febbraio Ryo dormiva beatamente sotto le coperte mentre Kaori era come ogni giorno in giro a fare la spesa.
Genere: Romantico, Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: OOC, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ryo non rispose e la baciò con passione, anche lui la desiderava, non riusciva a fare a meno delle  labbra di quella donna: erano la sua droga.

- È un sì?

Ryo a quel punto riprese a baciarla e a salire con le mani lungo le gambe fin sotto la gonna sfiorando il fondo schiena.

- Hihihi è notevolmente un sì. Biancaneve questa notte farà l’amore con il suo cacciatore.
- No, Kaori farà l’amore con il suo uomo, il suo compagno. Kaori non voglio fingere ruoli che non ci appartengono, voglio fare l’amore con te, con la mia compagna, con la donna che amo.

Tornarono a baciarsi e dopo aver salutato gli amici, si avviarono presso casa di Aimee e sotto l’uscio della casa ripresero a baciarsi con passione, abbandonarono i soprabiti e le scarpe all’ingresso e si diressero verso l’interno dell’abitazione non smettendo mai di baciarsi.
Non c’era bisogno di parole in quel momento, non sembravano neanche due adulti ma due ragazzini alle prese con la loro prima volta.
Le mani che sudavano e tremavano, il respiro corto, le gambe che stentavano a reggersi in piedi e le labbra che non volevano staccarsi.
Il tragitto dall’entrata e alle stanze fu costellato di cadute e di lividi causati da urti accidentali ai mobili.
Arrivarono di fronte alle camere e ripresero a respirare.
Mani tremanti si appoggiarono alla maniglia e scivolarono a causa del sudore e dell’agitazione.
Kaori respirò e aprì la porta a un Ryo più impacciato che mai.
Entrarono e la porta si chiuse alle loro spalle.
L’imbarazzo all’interno della stanza era molto alto, erano arrivati a quel punto e non sapevano cosa fare, come andare avanti e sciogliere la tensione creatasi.
Tante volte, Ryo aveva immaginato questo momento, come avrebbe potuto essere, cercando di pensare a tutte le possibili varianti e sfumature, immaginare i suoi dolci occhi nocciola velati dal desiderio e dall’insicurezza della prima volta.
Sì, perché per loro era come la prima volta. Era la loro prima volta e questo bastava.
Lei era bellissima, illuminata dalla luna, era spettacolare e a lui mozzava il fiato in gola. Era questo, quello che la gente chiamava amore?
Ryo si rispose di sì era questo, il cuore impazziva e gli sembrava che stesse scoppiando da un momento all’altro.
Kaori così apparentemente forte e così fragile, nonostante le sue buone promesse sembrava un pulcino spaurito.
Ryo sorrise e il suo sorriso illuminato dalla luna fece sciogliere Kaori.
Kaori era appoggiata alla porta per non cadere, il cuore le andava a tremila, la ferita pulsava e le faceva male ma non voleva darle ascolto ora.
Quando lui sorrise si sentì tremare la terra sotto i piedi e se non fosse stata appoggiata alla porta, credeva proprio che sarebbe caduta a terra.
Alla fine respirò e fece coraggio e avanzò lentamente si tolse prima il collo alto di Biancaneve che era stato applicato in modo tale da staccarsi velocemente e senza problemi, onde poi riutilizzare il corpetto, ma come i tutti i momenti in cui vai di fretta e/o vuoi che si stacchi velocemente s’inceppa.
Ryo a quello spettacolo rise e Kaori finse di prendersela invitandolo ad aiutarla ecco che la tensione era stata sciolta.
Erano sempre gli stessi, Ryo e Kaori. Kaori la timida e impacciata ragazzina, solare e irascibile di sempre.
Ryo lo scansafatiche e il burlone per eccellenza.
Erano solo loro due, Ryo e Kaori senza nessuna maschera a proteggerli ecco perché era tutto più difficile.
Ryo si avvicinò e l’aiutò a staccare il collo e slacciarle il corpetto mentre lei fece scendere lentamente la gonna.
Era bellissima più di quello che era mai riuscito a immaginarsi. Kaori era completamente nuda e il suo corpo candido risaltava nella penombra della stanza, il suo corpo da dea illuminato dai raggi della luna era magnifico. Ryo sì scoprì a osservare ogni più piccolo particolare di quel corpo che aveva sognato per anni. Gli occhi nocciola che brillavano nell’oscurità, le lunghe gambe che lo facevano impazzire, il ventre piatto e privo di cicatrici, nonostante i proiettili che l’avevano sfiorata più di una volta.
Quel perizoma viola, che giocava al vedo e non vedo, l’ombelico così perfettamente tondo, la pelle candida, i seni magnifici, era perfetta in tutto.
No, perfetta non era il termine esatto, lei era più che perfetta, andava aldilà della perfezione, era una dea scesa in terra. Nessuna donna poteva mai eguagliarla e lui si sentiva insignificante al suo confronto, indegno di poter ricevere quel dono tanto atteso, si sentiva mozzare il respiro, come se nella stanza fosse scomparso tutto l’ossigeno presente fino al momento in cui lei si era spogliata.
Eppure sapeva di non essere fuori posto, sentiva che per la prima volta in vita sua poteva essere felice, poteva essere una persona qualunque che ama la sua donna e che muore dalla voglia di fare l’amore con lei. Finalmente non era più un assassino, uno sweeper, non era “City Hunter” e tanto meno era lo stallone che doveva dimostrare di essere un grande amatore. No questa volta era solo Ryo, un uomo qualunque che stava scoprendo la sua anima, facendo cadere la maschera che aveva sempre indossato.
Kaori era stata l’unica a capirlo realmente, aldilà della maschera aveva visto la sua essenza, il suo potenziale, aveva visto l’uomo e non il giustiziere.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse che non aver ancora distolto lo sguardo dalle forme della sua socia, che si sentiva sotto esame.
Kaori stava tremando dal freddo e non sapeva più che fare, il passo l’aveva fatto era lì difronte a lui, i suoi occhi che la scrutavano, ma lui non faceva un passo verso di lei. Si sentì male al solo pensiero di non essere all’altezza di tutte quelle donne belle e formose che si era fatto.
Lei era lì in piedi e tremante e impaurita, vedendo gli occhi di Ryo senza alcuna espressione. A quel punto decise di averne avuto abbastanza di umiliazioni quella sera.
Prese le sue cose e tentò di rivestirsi alla meno peggio e in più fretta possibile, pur di andarsene da quella stanza. Lui non la voleva era chiaro  allora perché doveva stare lì nuda davanti a lui ad essere osservata come se fosse  un oggetto da comprare? A tutto c’era un limite e lei li aveva superati tutti fino a questo momento. Si era umiliata più volte e ora questa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Ora l’unica cosa che voleva era sparire e chiudersi in camera a sfogarsi e darsi della stupida, cretina perché ci era cascata un’altra volta.
Mentre raccoglieva le sue cose, una lacrima sfuggì al suo controllo, cosa che fece svegliare Ryo dal suo trans ma Kaori era ormai arrivata alla porta.
Ryo con un balzo felino arrivò alla porta e la bloccò, non voleva farla andare via ora che poteva essere sua.
I suoi occhi incontrarono quelli di Kaori e l’abbracciò forte.

- Scusami, mi ero incanto a guardarti, sei bellissima. Non ho mai visto una donna più bella di te.

Kaori scoppio a piangere, era stanca di tutta quella serata, di dover essere forte e di dover sedurre lei Ryo. Voleva solo essere amata da lui.
Ryo la strinse ancora di più a lui e le carezzò i capelli, il collo, la schiena, la tranquillizzò e iniziò a farle il solletico per farla ridere.
Nel periodo in cui aveva deciso di stare con lei e di provare a lasciarsi andare all’amore, aveva scoperto tante cose di lei che non conosceva.
Avevano imparato a conoscersi sotto ogni aspetto e ora era arrivato il tempo di scoprire e di conoscere le sensazioni provocate dall’incontro dei loro corpi.
Ryo continuava a farle il solletico e Kaori rideva, rideva come una bambina. Finalmente le lacrime erano sparite ed era tornata la stessa di sempre.
Si staccò da Ryo e iniziò a giocare a “prova a prendermi se ci riesci”.
Gli abiti che erano retti dalla giovane donna, per non farli cadere, erano ormai a terra mentre la proprietaria correva come una pazza per tutta la camera con Ryo che cercava di braccarla.
Kaori era rimasta solo con il perizoma viola e le calze sorrette dal reggicalze.
Quest’ultima rideva come una bimba, mentre Ryo cadeva a terra ogni volta che sembrava, riuscisse a prenderla.
Alla fine Ryo riuscì a catturarla in prossimità del letto e caddero entrambi su quest’ultimo, l’uno sull’altro.
Nella stanza calò il silenzio, si sentì solo il rumore sordo di due corpi che cadono sul materasso e quello del legno che scricchiolò al peso dei due giovani amanti.
Ryo era sopra di lei schiacciandola con il suo peso, fino a toglierle il respiro, ma si sollevò subito, non voleva farle male.
Lei era così piccola, così fragile al suo confronto sembrava una bambolina di porcellana e lui aveva paura di toccarla, di farle del male, di romperla. I loro occhi erano incollati e i loro sguardi si perdevano nell’infinità dell’altro. All’improvviso, però, scoppiarono a ridere, si erano resi conto di essersi comportati come due bambini, ma si erano divertiti tanto.
Kaori sorrise e lui perse la ragione, era così bella mentre rideva era una visione.
Rimase a guardare il più bel sorriso che aveva mai visto in vita sua.
Kaori si accorse che Ryo la stava osservando con tenerezza e amore e passando le braccia intorno al collo gli disse:
- Cosa c’è?
- Niente, sei bellissima amore mio ed io sono l’uomo più fortunato al mondo ad averti accanto.
- Sì, come no. In tanto ti fai le altre.
- Kao io ti amo e ti giuro che non andrò con nessun’altra.
- Prometti!
- Promesso, non voglio perderti. Farò qualunque cosa tu mi chieda pur di non perderti.
- Allora amami!  Ryo amami come un uomo ama la sua donna. Solo questo ti chiedo!

Kaori lo baciò e lui ricambio il bacio.
Ryo baciò ogni centimetro di quel viso che tanto amava ammirare e accarezzò contemporaneamente i lunghi capelli ramati, che ora erano stesi sul letto.
Le mani di Kaori iniziarono ad accarezzargli il volto con una dolcezza infinita.
Si staccarono da quel bacio per prendere fiato e Ryo si accoccolò vicino a lei.
Rimasero a guardarsi e ad accarezzarsi, per non seppero quanto tempo.
Le carezze si fecero sempre più audaci e desiderose di andare oltre a quel semplice contatto.
Le mani di Ryo scesero ad accarezzare le lunghe gambe della compagna, delicatamente fino ad arrivare al reggicalze.
Si mise ai piedi della donna, alzò la sua gamba per sfilarle delicatamente la calza e iniziò a baciarla, dolcemente sia l’interno sia l’esterno della gamba.
Fece lo stesso con l’altra gamba, provocando gemiti di approvazioni alla sua compagna e continuò in questa direzione, fino a volerla torturare.
Kaori stufa di quel giochetto si alzò e con aria da gattina in cerca di coccole si avvicinò a Ryo e gli tolse la maglia, cominciando a esplorare il torace.
Lo accarezzava delicatamente e lo baciava seguendo le linee dei suoi addominali. Ryo aveva un fisico scolpito e per lei era bello come un dio sceso in terra.  Quando Kaori passò a tracciare i pettorali con la bocca, Ryo emise un gemito prontamente soffocato da un casto bacio.
Ryo la fece ristendere e tornò ad accarezzare quel corpo da dea, baciando quei seni piccoli e sodi.
Quando arrivò a sfiorare la sua intimità e si sorprese a trovarla leggermente umida.
Sbottonò il reggicalze e lo tolse, poi fu il turno di quel piccolo indumento che ancora lei indossava.
Ryo era molto dolce e carino con lei, non avevo mai smesso di carezzarla, di baciarla anche mentre le toglieva il reggicalze e il perizoma.
Baciò l’ombelico e la pancia, lo stomaco, baciò ogni centimetro della zona circostante al basso ventre.
Tolse anche quel triangolino di stoffa e quando vide il suo fiore rimase a bocca aperta a guardarlo.
Trovava bello anche quell’aspetto della sua donna, Kaori invece vedendo Ryo che si era bloccato sì sentì intimorita e istintivamente si coprì con le mani.
Era la prima volta a confrontarsi con le altre, con il suo ex avevano scoperto la sessualità assieme.
Joaquín era ancora vergine quando lo fece con lei e lei si sentì felice quando accadde, voleva che accadesse con una persona che l’amava e che l’aveva aspettata.  Nonostante che avesse ventidue anni, non aveva ancora trovato la ragazza giusta con cui farlo la prima volta o meglio nessuno era all’altezza di Kaori. Non si rese conto neanche lui, fino all’arrivo di Ryo che negli anni si era innamorato di Kaori, di quella bimba e poi ragazzina che aveva sempre considerato alla stregua di una sorella.
Quando lo fecero la prima volta, fu dolcissimo e pieno d’amore, era riuscita in quel periodo a dimenticarsi di Ryo e Joaquín la trattava sempre con amore.
Persa nei ricordi e nel terrore di non essere all’altezza si coprì istintivamente le parte più intime.
Ryo vedendo la paura di non essere all’altezza nei suoi occhi, la baciò e con dolcezza le chiese cosa non andasse.

- Niente e solo che hai avuto tante donne e tutte erano più belle di me.
- No, amore le altre non erano più belle di te. Tu sei bellissima, perfetta. Tutto di te è bellissimo. Kaori io ti amo e voglio che sia tu la donna della mia vita.  Ma c’è dell’altro vero?
- Sì! È solo che …
- È solo che …
- Che tu sei il secondo uomo con cui faccio l’amore. Il primo è stato Joaquín …
- Lui era il tuo ex, lo so, me l’hanno spiegato i tuoi amici. Kaori rilassati non farò nulla di ciò che non vuoi. Prometto!  Rilassati!
- Io voglio fare l’amore con te Ryo anche solo per una notte.
- Amore mio, sarà per sempre e non solo per una notte. Ti amerò per sempre e poi sei bellissima quando sei eccitata per le mie carezze, sei la donna più bella del mondo.

Lei sorrise, e sospirò di sollievo, Ryo la trovava bellissima e lei era felice ed egli riprese a baciarla e con una mano iniziò ad accarezzarla.
Accarezzò il collo, le spalle, le braccia per poi risalire lentamente e ridiscendere per i seni, lo stomaco, fermandosi un attimo prima di arrivare al basso ventre. Il tutto era molto delicato, carezze soffici e dolci, Ryo smise di baciarla e si soffermò ad ammirare il viso della sua dolce amata.
Kaori era con gli occhi chiusi, con il respiro affannoso e  i capelli sparsi su quel letto che a suo confronto sembrava così grande. Ryo la guardava e la desiderava ancora di più ma voleva procedere con calma, la mano ferma sulla pancia, ritornò a risalire lentamente verso lo stomaco e ridiscendere, finché non sentì la mano di Kaori sulla sua che lo spingeva lentamente verso il basso ventre.
A quel punto capì che lei era pronta e scese più sotto, accarezzando la sua femminilità, lentamente  sempre più lentamente, facendole assaporare ogni attimo  di quel magico istante.
Kaori strinse con forza la sua mano che non aveva abbandonato un solo attimo e con l’altra si aggrappò alle coperte ancora intatte, mentre emetteva piccoli gemiti di piacere e inarcava la schiena.
Ryo a quel punto spostò la mano ancora di più verso l’interno andando a sfiorare il piccolo pistillo di quel magnifico fiore.
Quando lo sfiorò appena Kaori sussultò e inarcò ancora di più la schiena, affondo le unghie nella carne di Ryo.
Il ritmo da lento iniziò ad aumentare finché Ryo non si accorse che lei stava arrivando al limite.
Le sue gambe si strinsero attorno alla mano di Ryo per non farla scappare via, il respiro corto e la sua mano che la toccava in un modo in cui non avrebbe mai immaginato.
La sentì irrigidirsi e capì che era giunto il momento e senza smettere mai di accarezzarla, la baciò soffocando con un urlo di piacere.
Alla fine dell’urlo Kaori si accasciò sul letto, ansimante e appagata da un magnifico orgasmo.
Quando i battiti del suo cuore tornarono, regolari riaprì gli occhi e vide Ryo a pochi centimetri dal suo volto che la guardava, le carezzava ogni centimetro del suo corpo e le stava dando un bacio sulla fronte.

- Ryo! Non voglio fermarmi, ti prego voglio essere tua.
- Credo che per oggi sia meglio fermarci, anche se anch’io vorrei andare avanti. Ma hai la febbre, credo che la ferita abbia fatto infezione.
- Lascia stare la ferita, la febbre è “Febbre d’amore” e di desiderio di te ma se non mi vuoi, non posso farci nulla. Vorrà dire che mi dovrò accontentare di aver svegliato le attenzioni del tuo “amico”.
- Kaori io ti desidero da morire, sei la cosa più preziosa che ho. Ti amo!

La baciò un'altra volta e con crescente passione, voleva riempirla di baci, assaporare ogni centimetro della sua pelle, ogni angolo più nascosto.
Non era mai sazio, scese fino all’interno coscia e con la lingua assaporava ogni minimo pezzettino di pelle, infine quando arrivò al monte della sua Venere, si estasio dei profumi e dei sapori incontrati.
Quando Kaori sentì Ryo, giocare con il suo clitoride, era in estasi, più Ryo ci giocava con la punta della lingua e lo mordeva e più il piacere cresceva in lei.
Tutto il suo corpo si contraeva, per le sensazioni che stava provando e alzò il bacino costringendo Ryo quasi a staccarsi da lei.
Lui la prese per il bacino e la fece riadagiare sul letto e riaffondò il viso nella femminilità di Kaori.
Per riprendere fiato si stacco momentaneamente da lei e la guardò in viso.
Aveva gli occhi chiusi, la bocca aperta come se un gemito di piacere le si fosse bloccato in gola.
Sentendo che Ryo aveva smesso aprì gli occhi e lo guardò supplicandolo di continuare.
Ryo acconsentì alla sua muta richiesta e si rituffò in quel mare di sapori che tanto adorava e finalmente quel gemito reciso prima sul nascere poté avere sfogo, assieme alla spuma lasciata dalle onde di piacere sulle labbra di Ryo.
Kaori stremata da quel secondo orgasmo respirava a fatica mentre Ryo si tolse i calzoni e i boxer.
Appena fu libero dagli indumenti, si mise accanto a lei, carezzandola, coccolandola e baciandola, aspettando il momento giusto per entrare in lei.
Il respiro si normalizzò e Ryo tornò a sfiorarla, lubrificandola e preparando il passaggio che l’avrebbe accolto, non voleva farle del male , voleva solo darle piacere e così fu.
Kaori sotto le tenere carezze e all’intrusione di due dita nel suo frutto più prezioso si preparò ad accogliere Ryo.
Quando si sentì Ryo staccarsi da lei ebbe un brivido di freddo, non voleva che lui si staccasse da lei, lo voleva sempre al suo fianco, però quando lo sentì entrare in lei quel brivido di freddo, si trasformò in brivido di passione.
Lui appena entrò rimase un secondo fermo per far abituare la sua compagna all’intrusione e quando  lei si rilassò lui poté dare inizio alla danza dell’amore.
Lui l’accarezzò, la baciò mentre si spingeva sempre più dentro di lei, invece, lei si era aggrappata a lui e a ogni ondata di piacere gli lasciandogli dei segni sulla schiena.
Desiderava poterlo marchiare a vita, voleva che tutti capissero che era solo suo e che nessuna donna potesse mai più avvicinarsi a lui senza capire che c’era un’altra nella sua vita.
Erano l’uno sull’altra, l’uno dentro l’altra, ad accarezzarsi e a baciarsi.
I loro sospiri di piacere erano la colonna sonora di quell’antica danza che si rinnovava ogni giorno con l’amore di due amanti.
Ryo si sentiva a ogni incontro dei suoi fianchi con quelli della sua compagna, come se avesse incontrato l’incastro perfetto, si sentiva come se fossero un'unica cosa.
Lei era bellissima e ora sarebbe stata solo sua e di nessun altro. Sorrise a quel pensiero. Stava facendo l’amore con la donna che amava, stava facendo per la prima volta l’amore. Era felice, di averla incontrata, senza di lei non avrebbe mai conosciuto l’amore.
Il ritmo che cresceva, e la voglia era incontrollabile, ma attraverso gli occhi suoi e i segnali del suo corpo, poté capire che stava arrivando all’apice della passione. Anche lui era al limite ma non voleva lasciarsi andare dentro di lei, aveva paura che fosse troppo presto.
Non avevano preso precauzione e non sapeva se lei fosse stata pronta per un futuro, soprattutto lui non sapeva se era pronto ad affrontare un’eventuale gravidanza.
Quando stava per uscire da lei, Kaori lo bloccò e le sorrise. Quel sorriso lo mandò in estasi e tutte le sue paure svanirono e attese il momento giusto per lasciarsi andare al piacere assieme a lei e ridusse l’intensità.
Quando lei fu pronta, Ryo aumentò il ritmo e vennero contemporaneamente.
Stremato, si accasciò su di lei, rimanendo ancora dentro, mentre lei continuava ad accarezzarlo dolcemente.
Finalmente Kaori si sentì completa, sentire quel liquido caldo dentro di lei, la rese felice e soddisfatta.
Ora si appartenevano e nessuno avrebbe potuto dire il contrario.
Ryo rimase ancora un po’ in quella posizione finché non sentì il corpo di Kaori rilassarsi e smettere di tremare, per poi alzarsi e prenderla in braccio per metterla sotto le coperte.
Anche se l’amplesso era finito, lei tremava ancora e Ryo toccandole la fronte si accorse che aveva la febbre alta.
Ryo si accucciò vicino a lei sotto le coperte e non chiuse occhio, era ormai l’alba di un nuovo giorno e aveva Kaori, stanca e soddisfatta, tra le sue braccia. Era felice, troppo felice per dormire e poi attendeva solo un orario più decente per correre a Tokyo da Doc
Rimase tutto il tempo ad accarezzarla e a guardarla dormire, era la donna più bella che esistesse al mondo.
Finalmente la sveglia segnò le sette e delicatamente lui si staccò da lei, indossò velocemente  un jeans e la maglia nera dell’altra sera e andò in camera di Kaori, prese le sue cose e le mise nella valigia.
Prese poi un paio di calzini, un jeans e un maglione, tornò in camera e la svegliò dolcemente.

-Amore, sveglia è ora di andare.
- Mmmm, buongiorno Ryo.
- Buongiorno principessa, sono le sette passate e ora di alzarsi.
- Hai ragione mi vesto subito.

Kaori si alzò di scatto e iniziò a vestirsi il più in fretta possibile, per non far aspettare Ryo.

- Ehi! Calmati, nessuno ci corre dietro. Non ti soffocare con quel maglione.

R yo vedendo che il collo del maglione si era incastrato l’aiutò a scendere e sfiorò la sua pancia.
Si guardò allo specchio e legò i capelli in un mollettone, trovato nella borsa.

- Mamma mia faccio schifo, ho tutti gli occhi gonfi. In borsa dovrei avere degli occhiali.  -  E cominciò a scavare dentro la borsa – Erano qui perché non li trovo uffa.
- Lascia stare sei bellissima così.
- Mi sa che sei ancora in fase mokkori, per questo mi trovi bella. Te l’ho detto Ryo, non devi fingere oggi, la notte è passata  non mi devi più niente.
- Amore, questa notte non ho finto, ti ho amato e ti amo ancora, per me sarebbe impossibile non abbracciarti, non baciarti non passare l’intera esistenza con te.

Kaori si girò verso di lui esterrefatta e si buttò fra le sue braccia.

- Oh Ryo, scusami, anch’io ti amo è solo che …
-È solo che sei abituata a vedermi con tante donne attorno e pensavi che tu saresti una delle tante, e invece ti sbagli tu sei l’unica donna della mia vita, te lo prometto non ci sarà nessuna altra donna nella mia vita.
- No, non giurare mai una cosa che non potrai mai mantenere, non lo sai che ti riserverà la vita, non ti privare della possibilità di amare un’altra.
- Kaori, l’unica altra donna che amerò sarà mia figlia. Il giorno in cui avremo una bambina l’amerò da morire.
- Ryo, non correre, non mi sento pronta è presto, voglio godermi questa storia così come si presente.
- Va bene, ma ora andiamo a salutare Aimee e Javier, dobbiamo andare da Doc, la ferita ha fatto infezione.
- Ryo, ti ripeto che sto bene.
- No, Kaori non me la beve questa. Tu ora ti fai visitare da Doc e non discutere più.

Salutarono gli amici alla stazione, con la promessa di rivedersi presto e presero il treno.
Prima di prendere il treno però apparve Joaquín, Ryo quando lo vide ebbe un istinto omicida verso quell’essere.
Joaquín si scusò per la sera precedente e sperava che lei stesse bene.
Kaori non disse nulla riguardo alla sua ferita, lo perdonò e gli disse che non era successo nulla. Si salutarono con un grosso abbraccio, sotto lo sguardo geloso di Ryo.
Quando Ryo riebbe Kaori tra le braccia, non la fece più scappare via era geloso e possessivo, ogni uomo che la guardava, riceveva occhiatacce e soprattutto le vietò di rivedere quell’essere di nome Joaquín era pericoloso.
Kaori promise di non vederlo più e si addormentò sul petto del suo uomo.
Dopo cinquantacinque arrivarono alla stazione di Kuki (久喜), Ryo la svegliò e cambiarono treno direzione Akabane.
Si sistemarono e dopo trentasei minuti esatti arrivarono alla stazione di Akabane (赤羽) e dopo circa un quarto d’ora arrivarono a Shinjuku.
Arrivati alla stazione Kaori, voleva andare a vedere la lavagna ma Ryo esasperato la prese in braccio e la portò di corsa da Doc.
Neanche un quarto d’ora era passato dal loro arrivo e Ryo con Kaori in braccio e in mano la valigia, che aveva unificato per evitare che potesse essere d’intralcio, ed era già arrivato da Doc.
Ryo spiegò tutto a Kazue e Doc che la presero subito in consegna.
Ryo non sapeva che fare era preoccupato, voleva uccidere Joaquín se a Kaori fosse successo, qualcosa l’avrebbe ucciso.
Kazue uscì dopo mezz’ora dalla sala visite e gli si avvicinò.

- Ryo, abbiamo pulito, causticato e disinfettato la ferita, Doc ha dovuto metterci qualche punto.  Abbiamo fatto tutto, dobbiamo solo aspettare che la febbre scenda.
- La posso vedere?
- Certo, ma fai attenzione sta riposando, le abbiamo dato degli antibiotici che l’abbatteranno quindi è probabile che dormirà quasi tutto il giorno.

Ryo entrò da Kaori e la vide stesa sul letto dormendo, sembrava un angelo. 
Questa situazione durò per un bel po’ di tempo per circa una settimana.
Gli amici appena seppero corsero da loro e lo invitarono più di una volta a staccarsi da Kaori, per andare a mangiare qualcosa o per andare a casa a farsi una doccia e riposarsi un po’ ma Ryo fu irremovibile.
Dormiva accanto a lei, mangiava quel poco che bastava per reggersi in piedi e non la lasciava maia sola.
C’erano momenti in cui la febbre scendeva un po’ e le permetteva di essere lucida e di chiacchierare un po’ con lui e quei momenti erano oro per lui, non si sarebbe mai staccato da lei per nessuna ragione al mondo.
Alla fine dopo che erano passati sette giorni in cui la ferita migliorava, ma la febbre non scendeva, Kaori si risvegliò senza febbre.
Ryo quando si accorse che Kaori era senza febbre e che l’infezione era stata debellata iniziò a piangere di gioia.
- Ryo … tu … stai … piangendo!?
- Sì, amore mio, piango di gioia, ho avuto tanta paura di perderti e ora che è tutto passato, sono felicissimo.
- Te l’ho detto che non era niente di grave.
- Sì, avevi ragione ora è tutto ok.

Da quella conversazione passarono due giorni, giorni in cui le condizioni di Kaori migliorarono e Ryo iniziò a essere più sereno.
Il giorno dell’uscita di Kaori dalla clinica del Doc, Ryo decise di accogliere la sua dolce amata nei migliori dei modi.
Riscaldò l’ambiente e preparò la cena in base alle indicazioni di Doc.
Decise di preparare una cena in modo magnifico e si mise dalla mattina a preparare tutto.
Scelse con cura il menù dall’antipasto al dolce, voleva che la sua Kaori avesse un’ottima cena.
Scelse d’iniziare con un antipasto di gamberi e asparagi in salsa gialla, in altre parole gamberi e asparagi lessati conditi con una salsa a base di uova, aceto, zucchero e sale.
Decise poi di continuare con Riso al vapore con salmone al tè verde.
Per fare questo piatto ci mise tutto l’impegno possibile.
Tagliò il salmone e lo mise a marinare con la soia e il mirin (vino dolce prodotto dalla fermentazione del riso glutinoso. È utilizzato nella cucina giapponese per creare l’equilibrio tra sapori forti e delicati, ma anche come glassa per cibi cucinati.)
Pulì il cipollotto e lo tagliò finemente mentre il pesce marinava.
Lasciò così in attesa d’impiattarlo e servirlo e passò alla carne “Manzo con tagliatelle di verdure”.
Tagliò il filetto in piccoli cilindretti, aggiunse sale e pepe e lo rosolò a fuoco molto vivace in una pentola antiaderente con un filino d’olio per due o tre minuti.
Dopodiché l’adagiò in una scodella e li mise a marinare, nell’olio con un pizzico di peperoncino, sale, senape e salsa di soia, in frigo per qualche ora.
Pulì e affettò le verdure che sbollentò al dente, in acqua calda salata e lasciò a marinare con lo stesso composto della carne.
A quel punto guardò l’orologio e si accorse che aveva poco tempo per sistemare la casa e si diede da fare.
Sistemò il disastro in cucina e apparecchio la tavola.
Tovaglia bianca, con sottopiatti rossi su cui è adagiato un piatto bianco, tovaglioli di carta stoffa rossi, bicchieri bianchi, posate e bacchette.
Per finire il tocco finale petali di rosa essiccati, bianchi – rossi e rosa, sparsi sulla tovaglia, delle rose rosse di tessute, inserite al centro tavola in un bicchiere e delle roselline sempre rosse attorno al bicchiere.
La mattina mentre faceva la spesa, era passato dal fioraio e aveva preso un mazzo di garofani bianchi che simboleggiavano l’amore puro ed eterno, in più aveva messo al centro della composizione uno stelo di orchidea minore (pan di cuccolo) che stava a significare sono tuo per sempre.
Aveva in oltre preso una rosa rossa a stelo lungo per disporlo sul piatto, così quando si sarebbe seduta, avrebbe trovato la rosa.
La tavola era stata sposta nel salone e aveva ricreato un’atmosfera romanticissima.
Aveva disposto per tutto il percorso che andava dal corridoio al salone e alla cucina delle candele profumate da accendersi nel momento in cui sarebbe arrivata lei.
Davanti alla tv aveva apparecchiato il tavolino con una fondutiera e della frutta attorno, per preparare della fonduta di cioccolato, aveva affittato anche un film in tema, Choccolat.
Aveva cambiato perfino le lenzuola ai letti e tutto perché voleva che Kaori dormisse in lenzuola, fresche e pulite.
Un’ultima occhiata all’orologio e gli mancavano giusto venti minuti prima di uscire e doveva ancora prepararsi lui e sistemare il bagno.
Si fece una doccia veloce, ritenendo che non era il caso di perdere tempo per mettersi a mollo nella vasca da bagno, asciugò alla svelta i capelli e pulì il bagno nel giro di un quarto d’ora. Gli rimanevano solo cinque minuti per vestirsi e uscire da casa.
Si vestì molto semplice ed elegante, un jeans, un maglione a collo alto, nero, e il suo classico spolverino.
Uscì di corsa e andò a prendere la sua Kaori, solo che quando arrivò vi trovò Mick a fare il cretino con Kaori.
Ryo, respirò profondamente e dopo aver contato fino a dieci, deciso a non voler rovinare questa serata, chiese cortesemente a Kazue di fargli sparire Mick dalla vista o avrebbe fatto una brutta fine se si fosse avvicinato ancora di più alla sua Kaori.
Kazue rassegnata a questi attacchi mokkori di Mick lo trascinò lontano da Kaori e Ryo poté regalare il mazzo di fiori a Kaori.

- Questi sono per te, per dimostrarti il mio amore incondizionato.

Kaori gli annusò e sorrise.

-Grazie sono stupendi, sono i miei fiori preferiti e in più hai messo i fiori del matrimonio di Miki. Che dolce che sei.
- Te lo meriti amore mio, come stai oggi?
- Un po’ debole, ma meglio.
- Mi raccomando però ora che andiamo a casa non cominciare con le tue martellate, devi riposare.
- Vedremo, se farai il bravo oppure no.
- In ogni caso, principessa, prego la carrozza ci sta aspettando.

Ryo, la sollevò da terra e prese la sua principessa in braccio andando a salutare gli amici, ringraziando Doc.
Doc fece le raccomandazioni del caso, riposo assoluto per un’altra settima, anche se ora stava bene, doveva riposare e riprendere le forze.
Mick tentò un attacco mokkori su Kaori che Ryo fermo con un piede sulla faccia del biondino.
Uscirono dalla villa e la depose gentilmente sul sedile della mini, fece rapidamente il giro e salì a bordo dell’auto.
Ryo e Kaori arrivarono a destinazione nel giro di mezz’ora, causa traffico, sotto casa Ryo la riprese in braccio,contro parere contrastante della donzella, e la depositò solo sul pianerottolo con l’obbligo di non entrare finché non gliel’avesse detto lui.
Ryo entrò e in un battibaleno acese tutte le candele sparse per la casa e la fece accomodare con gli occhi chiusi.
Quando Kaori aprì gli occhi, rimase senza fiato era tutto romanticissimo, Ryo aveva preparato per fino un vaso in cui mettere i fiori.
La fece accomodare sul divano e andò a prendere due calici con una bottiglia di vino e a mettere in caldo nel microonde l’antipasto.
Aveva fatto il giro delle enogastronomie per trovare del buon vino italiano e alla fine aveva scelto d’iniziare la cena con un greco di tufo, di origine campana, della provincia di Avellino.
Portò la bottiglia in salotto e mise un po’ di musica jazz per creare l’atmosfera.
Degli stuzzichini salati erano stati appoggiati sul tavolino da accompagnarsi al vino.
Si sedette al suo fianco gli versò un po’ di vino e brindarono a loro due e al presente.
Chiacchierarono del più e del meno com’erano soliti fare, anche se più lo guardava, più lo trovava bellissimo e lei si sentiva inadeguata.
Lui era perfetto, quel dolcevita che evidenziava tutti i muscoli, i capelli spettinati e ribelli ma che gli davano quell’aria da macho, quel jeans che mostrava perfettamente il suo sedere . Era da mozzare il fiato, era un adone.
Lei invece si sentiva brutta, indossava un maglione sformato e un jeans largo e i capelli raccolti in una coda e soprattutto si sentiva addosso l’odore dei disinfettanti e voleva toglierselo.
Alla fine quando prese coraggio, Ryo la lesse nel pensiero e gli disse:

- So questi giorni da Doc non sono stati molto belli, che sarai stanca e vorrai solo rilassarti. Per questo motivo ho pensato a questa. Ora mentre vado in cucina perché non ti vai a mettere qualcosa di più comodo? Quando dico qualcosa di più comodo, significa che non voglio vedere tacchi, vestiti eleganti e tantomeno ti voglio vedere truccata.
- Come fai tu a leggermi nel pensiero non lo so. Volevo farmi bella, per questa serata giacché tu sei bellissimo.
- Amo, tu sei bellissima e mi piaci anche senza un filo di trucco, appena sveglia con gli occhi ancora insonnoliti, i capelli arruffati e soprattutto sei ancora più bella dopo che abbiamo fatto l’amore.
- Dai così mi fai arrossire, non sono così bella come mi descrivi, la sera della festa ero una strafigona l’ammetto ma era una maschera , tutto merito dell’abbigliamento e del trucco. Normalmente non sono tutta questa bellezza.
- A quanto pare in questi anni mi hai preso troppo sul serio. Io e la mia cavolo di boccaccia che mi ritrovo, potevo star zitto qualche volte invece di offenderti sempre. Kaori tu sei bellissima e non voglio discutere su questo punto. Te lo dirò fino alla nausea se sarà necessario, ma tu sei perfetta e sei la mia donna. La persona che amo più della mia stessa vita.  Ora vado a controllare l’antipasto e tu fili a metterti più comoda.

Kaori a quell’ordine non fiatò e andò in camera sua e lì decise d’indossare qualcosa di comodo. Aveva ragione Ryo, ora sarebbe perfettamente inutile vestirsi elegante, anche perché si sentiva spossata e dopo cena di sicuro si sarebbe addormenta, com’era accaduto in questi giorni, causa i medicinali. In ogni caso, però, voleva essere carina per lui e quindi scese un pantalone di un pigiama a vita bassa a zampa d’elefante grigio e sopra ci aveva messo una canottiera, corta, rosa e grigia con un pupazzetto sopra e per finire ai piedi un paio di calzettoni sportivi, doppi.
Si sciolse i capelli e se li pettinò  un po’ per poi rilegarseli in uno chignon, si struccò e si avviò da Ryo in cucina.
Entrò e Ryo stava impiattando l’antipasto e si avvicinò a spiare quello che stava facendo e l’abbracciò da dietro.
Ryo che da quando la sua socia era entrata in quella camera aveva fatto finta di nulla, ma quando la ebbe vicino e poté sentire il suo profumo, non resistette oltre e si girò verso di lei per ricambiare l’abbraccio e per baciarla.
Moriva dalla voglia di sentire quelle labbra sulle sue, sembrava che fossero passati secoli e ben presto quel bacio si trasformò in qualcosa di più.
Le mani dai fianchi si spostarono sotto la maglietta accarezzando i fianchi, la schiena e i seni.
La bocca si spostò verso i lobi dell’orecchio e lo cominciò a mordicchiare a baciarlo, scendendo sul collo.
Kaori non rimase ferma e anche le sue mani viaggiarono sotto il maglione di Ryo e glielo sfilò.
La bocca di Kaori scese sul torace di Ryo e iniziò a baciarlo, a mordicchiare i capezzoli e il respiro si fece caldi e affannoso e ben presto anche il pavimento della cucina conobbe la passione dei due amanti.

- Ti ho fatto raffreddare l’antipasto che avevi preparato con tanta cura.

Ryo riprese a baciarla e solo quando si staccò da lei ed ebbe preso fiato rispose.

- Non importa ho avuto un antipasto ben più saporito di quello che avevo preparato.
- Dai passami gli slip che stanno vicino a te, perché non so tu, ma io avrei voglia di mangiare.

Ryo si girò verso di lei e iniziò a baciarla sul collo sussurrando all’orecchio.

- Se hai ancora fame, ci sono io qui, possiamo riprendere da dove abbiamo lasciato.
- Calma i tuoi bollenti spiriti stallone, voglio mettere qualcosa di diverso nel mio stomaco, qualcosa di solido e non di liquido e soprattutto che non provenga da te.
- Fino a poco fa, non la pensavi così e sbaglio o quello che hai ancora vicino alla bocca è parte di me.
- Scemo, si è tuo però io ho fame di altro, voglio cenare.
- Ma ci sono io qui che ti può sfamare.
- Allora muoviti culetto d’oro e torna a preparare la cena o ti lascio a secco per molto tempo.
- Non mi dai neanche il tempo di una sigaretta?
- No, ho fame e tu mi hai invitato a cena, quindi datti da fare.
- Va bene, agli ordini capo. Sei una schiavista.
- Se fossi una schiavista come dici tu, non ti farei rivestire ora, ti ordinerei di cucinare nudo.
- Mmm, io avrei un'altra idea, usare il tuo corpo come piatto.
- Scordatelo!  Ryo te l’ho detto HO FAME e non di mokkori.
- Uffa, va bene!

Ryo si alzò, si rivestì, aiutò Kaori ad alzarsi e mentre lei tentava di rivestirsi lui, la spogliava e la baciava, Kaori gli teneva a bada le mani e non seppe neanche lei come ma finirono o meglio iniziarono di nuovo da dove avevano lasciato in precedenza.

- Hai finito ora?  Io ho fame!
- Lo dicevi anche poco fa ma il secondo round ti è piaciuto.
- Sì, non lo nego ma ora sono stanca Ryo, ho fame e non mi sento molto bene, quindi se non ti dispiace, vorrei cenare.
- Subito, madame. Hai ragione amore, ora riscaldo subito la cena.
- Alleluia!
- Ehehe, la verità è comincio ad avere anch’io fame, dai ti aiuto a vestirti.
- No grazie faccio da sola o va a finire che facciamo un’altro round.
- Giuro che tengo le mani apposto.
- E va bene, facciamo così, io mi vesto e tu prepari l’antipasto.

Mentre Kaori si rivestiva, squillò il telefono e rispose.

- Pronto.
- Casa Saeba? C’è Ryo?
Una voce femminile e sensuale rispose dall’altro capo della cornetta e a Kaori cominciò a salire in sangue in testa.
- Sì, chi lo cerca a quest’ora.
- Digli solo che c’è Jane della festa.
- Ryo sei desiderato al telefono, da una certa Jane. 
Kaori si allontanò e tra i denti bofonchiò:
- Ora ci manca solo Tarzan e stiamo apposto. Ma che scema se lei è Jane, lui è Tarzan.
Ryo rispose al telefono controvoglia e dopo la reazione di Kaori, aveva voglia di non rispondere neanche, ma doveva dire a quella scocciatrice di non rompere più.
- Sì, pronto sono Ryo.
- Ciao Ryo, ti ricordi di me? Sono Jane, ci siamo conosciuti alla festa in maschera.
- No, non mi ricordo di lei e non m’interessa ricordare. Addio.

Chiuse il telefono e corse dalla sua bella, abbracciandola da dietro, era così bella mentre cucinava, ma lei s’irrigidì appena la toccò.

- Sei bellissima.
- Ryo non attacca.
- Sai che mi piaci quando fai la gelosa, sei ancora più bella.
- Non sono gelosa!
- Ah, no! Allora non t’interesserà sapere che non mi ricordo di quella tipa e che l’ho mandata al quel paese perché m’interessa un’altra donna.
- E chi sarebbe questa donna?
- Biancaneve.
- Mmm, e chi sarebbe mo questa Biancaneve.
- La “Biancaneve” che amo è anche un po’ strega. Essa mi ha sedotto quella sera e mi seduce ogni giorno che passiamo assieme.

Kaori finalmente si rilassò e lui seppe che era andata, questa volta era riuscito a salvare il tutto sul nascere.

- E’ pronto, dai Ryo andiamo a mangiare.
- No, ferma, non portare nulla. Ora ti farò accomodare a tavola dopodiché ti servirò la cena. Sarò il tuo cuoco e cameriere per questa serata.
- Va bene.

Ryo fece accomodare Kaori a tavola e le donò la rosa. Lei sorrise e l’annusò era felice di essere così coccolata da lui e sapeva che non sarebbe durato a lungo quel momento di tranquillità e si volle godere a pieno quella sera. Per tutti sembrava una sera come un'altra ma per loro no, era una sera fuori dal mondo, dove esistevano solo loro due.
Persa nei suoi pensieri non si accorse dell’arrivo di Ryo e che lui la stesse fissando con occhi pieni d’amore.
Lei ricambiò quello sguardo e non poteva crederci, che lui tra migliaia di donne, mesi fa aveva scelto lei e ora si sentiva ancora più vicina a lui. Non era vero che era stato solo per una sera, lei l’avrebbe voluto per sempre. Ora che era stata sua più di una volta sapeva che se fosse successo qualcosa a uno dei due o se il loro rapporto fosse andato a scatafascio, entrambi sarebbero stati molto male.
Ryo non resistette oltre e prese un garofano bianco dal centro tavola, tagliò il gambo e lo infilò tra i capelli, ormai sciolti di Kaori.

- Ecco così sei ancora più bella! Dai ora mangiamo prima che si raffreddi.

Kaori ancora imbambolata tra la realtà e la fantasia, annuì, ma manteneva ancora la rosa tra le mani senza staccarsi da lei un solo secondo.
- Ehm! Siamo d’accordo che in alcune cucine si mangiano anche i fiori ma questa rosa non si sposa con il piatto che ho preparato.
-Eh, scusa ero nel mondo dei sogni. Comunque si hai ragione, ora la metto nell’acqua.

Posò la rosa e iniziò a mangiare l’antipasto il tutto annaffiato con il vino che avevano aperto qualche ora fa.
Risero e scherzarono per tutto il tempo, Kaori gli fece i complimenti e ne approfittò un po’ per scroccare qualche cena cucinata da lui.
Erano entrambi rilassati e felici, il vino comincia a fare effetto e Kaori iniziò a essere un po’ brilla e Ryo capì che forse era meglio fermarsi un po’ con il vino e continuare con l’acqua. La voleva lucida e non ubriaca, quella sera.
Andò in cucina e finì di preparare il “riso al vapore con salmone e tè verde”.
Prese il salmone, la salsa marinata e i cipollotti tagliati dal frigo, due ciotoline dalla credenza.
Il riso era ancora nella pentola, solo allora si accorse di averne fatto un po’ troppo, ma non importava per lei avrebbe mangiato riso in bianco per una settimana.
Riempì le due ciotoline con il riso e sovrappose le fettine di salmone e la salsa di marinatura, coprì il tutto con il tè bollente e con un piattino.
Aspettò qualche minuto dopodiché aggiunse un pizzico di wasabi e il cipollotto. Secondo la ricetta avrebbe dovuto metterci anche il sesamo ma la sua dolce metà era allergica e quindi evitò di utilizzarlo.
Lo portò a tavola e Kaori lo guardò con occhi sognanti, immaginando le altre volte in cui lui avrebbe cucinato.
Ryo intuendo i suoi pensieri le disse:

- Non ci pensare neanche.
- A cosa?
- Lo sai bene, perciò non ti abituare.
- Uffa ed io che già mi pregustavo qualche riposo settimanale dalla cucina.
Kaori gli fece gli occhietti dolci e Ryo cadde ai suoi piedi.
- E va bene, lo sai che quando mi guardi così non riesco a dirti di no ma non più di un giorno a settimana.
- Affare fatto e poi questo riso è squisito, sei un ottimo chef.
- Non correre non è merito mio, ma di un tuo libro di ricette, io non so cucinare. Per fare questa cena mi sono messo all’opera questa mattina e non sai quante volte ho sbagliato.
- Non fa niente impari, vorrà dire che d’ora in poi mi aiuterai in cucina e se provi a immaginare qualcos’altro di diverso dal cucinare giuro che non mancheranno i martelloni.
- Messaggio recepito.

Dopo di questa breve presentesi tornarono a chiacchierare godendosi la serata, il vino tornò protagonista della tavola e finì molto presto.
Ryo stava per aprire un’altra bottiglia ma Kaori lo bloccò, non era il caso di aprirne un’altra era già abbastanza brilla e Ryo senza discutere posò la bottiglia senza aprirla.
Kaori era unica e speciale e prima di andare dì la a prendere il secondo la fece alzare da tavola e la invitò a ballare come quel giorno della festa e lei accettò molto volentieri, questa volta sulla loro canzone non discutevano ma ballavano ed erano felici.
La mente di Kaori viaggiò a quella sera di una settimana fa quando sembrava tutto perso e invece ora era a casa abbracciata a lui e stava ballando sulla loro canzone. Non poteva essere più felice di così ma aveva paura che la sua felicità durasse un attimo, l’illusione di quella settimana appena passata.
Ryo come avvertendo i timori della sua compagna la strinse più forte e gli sussurrò: “Non ti lascerò mai”.
La canzone finì e Ryo la fece riaccomodare a tavola, le versò dell’acqua e andò in cucina a preparare impiattare il secondo.
Pose la verdura sul piatto di portata e ci adagiò sopra la carne il tutto condito con la marinatura sia della carne sia della verdura e lo servì.
Kaori gli fece i complimenti e gli chiese se era sicuro che non volesse cucinare lui d’ora in poi, perché era bravissimo.
Scherzarono, le mani si sfioravano ed erano felici, anche la morte difronte alla loro felicità al loro amore sarebbe andata via per tornare mai più, nessuno vedendoli in quel momento, sapendo tutto quello che avevano passato per arrivare a quella sera, così speciale per loro, avrebbe mai avuto il coraggio di divederli.
Finirono di cenare e in cucina cominciò la guerra a chi dovesse lavare i piatti, Ryo non voleva che lavasse i piatti, anzi voleva che lei non facesse nulla quella sera tranne che rilassarsi. Alla fine i piatti furono lavati da entrambi e giocarono con la schiuma lanciandosela contro. Le mani mentre lavavano i piatti si sfiorarono più di una volta e s’intrecciarono per minuti che parvero eternità in cui contavano solo loro due.
Erano piccole cose ma per loro significavano tanto, significava un’apparente normalità.
Alla fine Ryo dovette preparare la fonduta e Kaori lo graziò dicendo che ci pensava lei, che era meglio che ci pensava lei o lui avrebbe fatto impazzire la cioccolata, creando dei grumi.
Con santa pazienza Kaori si mise vicino al fuoco a girare il cacao, che si scioglieva in una ciotola a bagnomaria e quando l’acqua diventava troppo calda, spegneva il fuoco e lo accendeva dopo poco.
Ryo la guardava a bocca aperta era bravissima, se ci fosse stato lui, al suo posto avrebbe combinato dei casini enormi e addio fonduta, non credeva che fosse così difficile sciogliere il cioccolato. Soprattutto non sapeva che ci volesse la panna per dolci e il liquore al suo interno.  Pensava che la panna servisse per accompagnare il tutto.
Quando fu sciolto, vide Kaori aggiungerci del burro e lui gli chiese il perché.
Lei rispose che serviva per rendere lucido il cacao.
Alla fine Kaori lasciò il tutto in mano a Ryo sapendo che non poteva succedere nulla.
Andò a prendere la fondutiera in salotto e la portò in cucina, nel frattempo Ryo aveva aggiunto della cannella e del peperoncino.
Quest’ultimo perché sapeva che era afrodisiaco e poi anche perché si sposava bene con il cacao.
Ryo versò il cioccolato nella fondutiera e involontariamente si sporcò le mani di cioccolata e iniziò così a giocare con Kaori.
Le sporcò il naso e lei per ricambiare tentò di sporcarlo ma Ryo le prese la mano con e le lecco il dito sporco per poi passare al naso, e con l’altra mano l’abbracciò stringendola a sé.

- Sai che il cioccolato fa bene alla pelle?
- Sì, lo so.
- Sai anche che la sulla tua pelle è ancora più buono il cioccolato.
- Ryo, ti conosco, dove vuoi arrivare?
- Da nessuna parte, non voglio muovermi da qui, non voglio staccarmi dal tuo corpo.
- Ti stacchi invece, perché io mi stacco da te. Ne parleremo domani di quello che avevi in mente.
- Mmm io vorrei testarlo stasera.
- Ryo! Non ho intenzione di mettermi quella cosa sul corpo.
- E se ti mettessi solo la panna?
- Ryo! Basta! Sei insaziabile!
- Sì, tu non mi basti mai. Ho sempre voglia di te, della tua pelle e di altro che ti lascio immaginare.
- Io invece voglio sedermi sul divano e gustarmi questa fonduta davanti alla tv.  Altrimenti possiamo fare che il tuo amico assaggi lui questa fonduta e senza aspettare che diventi tiepido.
- No, il mio amico non ci tiene e neanche io, quindi faccio il bravo.
- Ok, allora posso portarla di là la fonduta e non dovrò sprecarla per farti calmare i bollenti spiriti.
- Più che calmare fai ustionare i miei bollenti spiriti, così.
- Ryo, devo agire?
- No, non c’è bisogno. Prego, madame si accomodi sul divano io le porterò a destinazione la fonduta.

Kaori rise come una pazza guardando l’espressione terrorizzata del suo compagno e si accomodò sul divano.
Ryo adagiò il pentolino sul fornellino, si accomodò sul divano accanto a lei e dopo aver brindato a loro con un bicchierino di porto, la strinse tra le sue braccia e premette play sul telecomando.
Si avvicinò all’orecchio e le sussurrò:
- Questo è per te, dolce amore mio.

Ryo aveva noleggiato il film “Chocolat” con Juliette Binoche e Johnny Depp e quando apparve sullo schermo Johnny Depp Kaori, si girò verso Ryo dicendogli:

- Come facevi a sapere che Johnny Depp è il mio attore preferito e l’uomo dei miei sogni più proibiti?
- Uhm, non lo sapevo, ho scelto questo film perché in tema con il cioccolato.
- Sai mi ha fatto un grandissimo regalo, era da qualche tempo che non ammiravo quegli occhi castani che fanno mozzare il respiro. Il pirata dagli occhi più desiderati al mondo per i quali farei follie.
- Mhm! Saresti disposta anche ad andare a letto con lui?
- Hai voglia, di corsa, con uno strafigo del genere non mi farei scappare quest’opportunità per niente al mondo. Johnny Depp è sempre Johnny Depp.
- Uhm! Quindi mi tradiresti per lui!
- Perché dovrei tradirti scusa, noi siamo solo soci con un’ampia intesa sessuale.
-Non siamo solo soci, tu sei la mia donna. Ti amo Kaori come devo dirtelo, come devo fartelo capire.
- Lo so che mi ami, gelosone che non sei altro. Sei talmente geloso da non accorgerti che ti stavo prendendo in giro. Ti amo anch’io scemotto e non ho bisogno di Johnny Depp, mi basti tu.
- Mi ha fatto fesso, ci sono cascato come una pera cotta. Ti amo tanto anche per questo, scemotta mia dolce.
- Però oddio se ne avessi l’opportunità …
- Ancora?
- Ok, la smetto, prometto.

Dopo questa breve discussione tornarono a godersi il film, mangiando la fonduta di cioccolato e frutta e ogni tanto si comportavano come due piccioncini, imboccandosi avvicenda.
La serata passò tranquilla e come previsto Kaori verso la fine del film si era addormentata tra le braccia del suo amore.
Lui spense la tv e la portò a letto, dove l’adagiò e la coprì delicatamente per poi coricarsi accanto a lei abbracciandola forte.
Rimase a contemplarla e ad accarezzarle i capelli per un po’ di tempo finché le dolci braccia di Morfeo non lo cullarono in un sonno dolce e profondo come il loro amore.

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E anche questa storia è finita. Da quando doveva essere una shote si è trasformata in una storia in quattro capitoli. Scuate! br> L'ispirazione è il nome della storia l'ho avuta ascoltando la canzone di Alexia e Lavezzi "Biancaneve".
Spero che vi sia piaciuta e vi ringrazio di averla letta e ringrazio anche chi l'ha commentata!
Vorrei approfittare di questo spazio per fare gli auguri in ritardo di un giorno a tutte le donne, per la loro festa e gli auguri a Kikka perchè oggi compie gli anni!! Auguriiii!

   
 
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