Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Stephanie86    03/01/2016    4 recensioni
Tutti vogliono salvare Emma.
Tutti vogliono trovare un modo per liberarla dall'oscurità prima che la divori.
Ben presto, però, Regina - e gli altri - si rende conto che per raggiungerla e aiutarla avrà bisogno di aiuto. E non di un aiuto qualsiasi.
Lily è sempre stata legata ad Emma, fin dal principio. Ha sempre dovuto lottare contro il potenziale oscuro che gli Azzurri e l'Apprendista hanno trasferito in lei. Cosa accadrà quando la sua oscurità incontrerà quella della nuova Emma? Dove la condurrà il filo rosso che la unisce al nuovo Signore Oscuro?
Regina diventerà davvero la Salvatrice?
[Spoiler! per chi non segue la messa in onda americana | Pairing: principalmente Swan Queen e Swan Star]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Lily, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3

 

 

 

Sulle prime non accadde assolutamente niente, proprio come non era accaduto niente quando Regina aveva provato ad attivarla.

L’aria rimase immobile. Non vi furono scintillii, non vi furono bagliori magici, nessun segno che indicasse che la bacchetta dell’Apprendista stava funzionando.

La mente di Regina iniziò a turbinare alla ricerca di un’altra soluzione che non includesse Zelena, oppure di una soluzione che la includesse ma che non comportasse correre dei rischi inutili.

C’è oscurità dentro questa dannata ragazza, pensava. C’è oscurità. L’oscurità di Emma! Deve funzionare!

Uncino si mosse in avanti. David allungò una mano per fermarlo e Neve aprì la bocca per dire qualcosa...

Poi vi fu l’improvvisa sensazione che qualcosa stesse cambiando. Regina avvertì chiaramente la pelle delle sue braccia che si accapponava e un soffio d’aria che le spostava una ciocca di capelli.

La bacchetta scintillò, sinistra.

- Io credo... – cominciò Lily.

La magia si attivò, esplodendo come un gigantesco tuono.

Lily avvertì una fitta al petto che la costrinse a piegarsi in due. Per qualche secondo il mondo diventò nero e in quel nero lei vide gli occhi argentei di Murphy, il ragazzo che aveva ucciso a calci. Vide il suo corpo abbandonato sull’asfalto dell’area di servizio. Vide se stessa mentre calava la pistola sulla sua testa. Vide lo stivale sporco di sangue. Le fiamme che avevano bruciato l’auto che si levavano verso il cielo. E quelle fiamme mutarono, trasformandosi in un drago fatto di fuoco. Il drago spalancò le enormi ali e aprì la bocca per emettere un ruggito...

- Che diavolo succede?! – gridò Uncino.

Il nero si diradò e Lily vide che la bacchetta era caduta.

Regina corse alla finestra e si sporse per guardare fuori. Nessun portale si era aperto all’interno dell’appartamento, ma era accaduto tutto all’esterno. Le foglie vorticavano e rotolavano lungo la strada principale di Storybrooke. Il vento era aumentato di intensità. Alcune finestre si chiusero, sbattendo, ed una andò in frantumi.

Lontano, lungo la linea di confine che separava la città dal resto del mondo, un’enorme nube scura e solcata dai lampi si levò dalla terra come un mostro rudemente risvegliato dal suo letargo.

Tutti si precipitarono in strada.

- Quello è il portale? – chiese Robin, alzando la voce per farsi sentire sopra il frastuono.

La nube mutò lentamente forma, trasformandosi in un gigantesco tornado, che si mosse minacciosamente verso di loro.

- Sì – disse Regina.

- Lily... ce l’hai fatta – disse Malefica, quasi incredula, ma anche ammirata.

Lily non rispose, ma guardò il tornado molto compiaciuta, mentre ciocche di capelli scuri le frustavano il viso.

- E adesso... – disse Regina. – Andiamo a prendere Emma.

- No! – gridò una voce alla sua spalle. – Andiamo da tutt’altra parte!

Zelena usò la magia che aveva recuperato per avvinghiare Robin. Una forza invisibile lo afferrò e lui strisciò sull’asfalto fino alla strega.

- Zelena – sibilò Regina, maledicendo mentalmente quegli idioti del manicomio. – Lascialo.

Non era stato molto difficile trovare una via d’uscita dal manicomio. Dopo essersi liberata della guardia e dell’infermiera con il suo dannato cibo biologico, aveva trovato la via per le cucine e lì aveva sparato tre colpi a raffica, costringendo i cuochi a gettarsi a terra in preda al panico. Lei non possedeva i suoi poteri, ma loro non li avevano mai posseduti. Sua sorella tendeva a sottovalutare le sue capacità. Il pesante coltello da macellaio le era servito per amputarsi il braccio poco sopra il fastidioso bracciale che inibiva la sua magia. Ed essa si era liberata, aveva ripreso a scorrere come sangue nelle sue vene, sotto la pelle, facendola sentire enormemente potente. Si era ricostruita il braccio con un semplice incantesimo. Suo figlio aveva approvato, muovendosi nel suo ventre. Le sembrava incredibile che una creatura ancora così piccola potesse essere già così forte.

- Sì, tesoro – aveva risposto Zelena. – Adesso la mamma ti porta a casa!

Era scomparsa in una nuvola verde per riapparire sulla via principale di Storybrooke, in tempo per ammirare il portale spalancato e pronto a risucchiarli.

- Oh, sorellina. Non fraintendermi. La cella era molto comoda, ho potuto apprezzare un po’ di solitudine e meditare. – rispose. Il sorriso della strega era largo e trionfante.  Costrinse Robin ad alzarsi. Onde di energia scaturivano dalle sue dita; deformavano il viso di lui e formavano pieghe sui suoi vestiti. – Dammi quella bacchetta, se non vuoi vedere il tuo preziosissimo Robin volare come una delle sue frecce e sfondare l’orologio. Sarebbe un peccato, non trovi? Tu sai che cosa si prova. Ma per lui sarà diverso. Lui non è te.

Regina serrò la mascella. – Che cosa intendi fare? Toglili le mani di dosso...

- Oh, non sono venuta per fare del male a Robin. Non deve per forza andare così. Come vedi sto trattando. – disse sua sorella, in preda ad uno dei suoi raptus. I suoi occhi sembravano molto più azzurri; erano come i lampi che squarciavano la turbinante nube nera alle loro spalle. Erano pieni di potere e di collera. Di disprezzo. Erano bellissimi, eppure in quel momento non parvero neppure occhi umani. Si portò una mano al ventre. – Sono stanca di perdere contro di te! Continui a prenderti qualsiasi cosa! Adesso... è giunto il momento di finirla. Adesso ho qualcuno che mi amerà! Qualcuno che amerà soltanto me! Ed è qualcosa che nessuno mi porterà mai via! Io andrò molto lontano da te e da Robin! Il più lontano possibile! Dove non potrai seguirmi...

- Oz... – mormorò Regina.

- Già! Adesso dammi la bacchetta, altrimenti il tuo amato fuorilegge farà una brutta fine.

- No! – intervenne Lily, rivolgendosi a Regina. – Non lo fare! Non puoi!

- Non ho scelta – rispose Regina. E allungò la bacchetta alla sorella.

Zelena si affrettò a prenderla e lasciò andare Robin, spingendolo verso di lei. – Ben fatto! Questo sì che si chiama essere ragionevoli. Ora... lasciate che guidi questo tornado nel posto giusto!

Estrasse il ciondolo che aveva usato per assumere le sembianze di Marian e con un gesto della mano lo attivò. La luce verde brillò nella gemma e Zelena usò la bacchetta per tracciare tre cerchi immaginari intorno al suo talismano. Dopodiché diresse la magia verso il tornado.

Regina udì un ruggito basso e cupo. Sulle prime, troppo impegnata ad osservare la sorella guidare la magia verso Oz, pensò che fosse il portale, pensò che il portale avesse una voce, quasi fosse un essere vivente, una creatura che rispondeva al richiamo della nuova proprietaria. Zelena non era mai sembrata così raggiante come in quel momento.

- Dannazione, state indietro! – gridò Uncino.

Un’ombra enorme calò su di lei e Regina si girò di scatto. I resti di un’altra nube magica disparvero e l’enorme drago nero si drizzò sulle zampe posteriori, spalancando le ali e le fauci. Anche la strega si voltò, colta alla sprovvista dall’apparizione.

- Lily, no! – urlò Malefica.

Il drago rischiò di schiacciarla con una delle enormi zampe e Malefica si ritirò precipitosamente, urtando Azzurro, che l’afferrò prima che potesse cadere. Arretrarono tutti.

Il tornado aveva assunto le stesse sfumature dell’invidia e si avvicinava sempre di più al centro della città.

Zelena guardò Lily per nulla intimorita. – Avresti dovuto mettere un collare al tuo cucciolo!

Il drago ruggì, indignato. Mosse un passo in avanti, scuotendo la terra stessa. Poi tirò indietro il collo e sputò una fiammata contro la strega. Zelena sollevò la bacchetta e formò uno schermo magico, che deviò il fuoco spedendolo dritto contro l’edificio più vicino. Le fiamme intaccarono subito la struttura e una vetrina esplose, mandando frammenti ovunque.

Lily ruggì di nuovo e si preparò ad attaccare ancora. Scosse la testa, sparando altri lapilli infuocati sui tetti delle case. Sventagliò la coda da una parte all’altra. Sfondò due finestre e colpì un palo della luce. Esso si piegò e si schiantò al suolo. Gente spaventata prese a correre per le strade, a casaccio, il più lontano possibile dal drago. Uncino avvertì chiaramente l’enorme coda sibilare a pochi centimetri dalla sua testa.

- Vieni avanti, piccolo drago, ma vediamo di sbrigarci! Ho un portale che mi aspetta! – Dettò ciò, Zelena puntò la bacchetta e l’agitò. Sprizzarono scintille verdi.

- Devo fermarla! – disse Malefica.

- No, aspettate! State indietro. È pericolosa. Non sa quello che fa – esclamò Uncino, trattenendola per un braccio.

- È mia figlia! – urlò Malefica, liberandosi dalla sua presa. – Sei tu che dovresti stare indietro.

Corse verso il drago.

Zelena cercò di attivare di nuovo la bacchetta, ma non rispose ai suoi comandi. La strega si piegò in due, in preda ad un dolore terribile. I suoi polmoni erano come due vesciche sforacchiate e aveva l’impressione di avere una grossa scheggia conficcata nel fianco. Lily aprì l’enorme bocca fumante, alimentando la fornace che aveva nella pancia.

Malefica si mise tra lei e Zelena, alzando entrambe le mani. – Lily, aspetta!

Il drago si spostò in avanti e quasi la investì. Sentì il calore che emanava e percepì la sua furia.

- Lily, non è per questo che hai aperto il portale. Ti prego! Puoi controllarlo, se lo vuoi!

Regina non ci pensò due volte e raggiunse la sorella, intrappolando il suo polso nel bracciale nero. Zelena imprecò ferocemente.

Lily piantò gli artigli nell’asfalto e allungò il collo verso la madre. Il suo sguardo era acceso e furibondo. Malefica non si tirò indietro. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni ebbe l’impressione di osservarsi in uno specchio. Sua figlia, in quella forma così selvaggia, era enormemente simile a lei. Era più incontrollabile, ma all’inizio lo erano tutti. Lily lo era più degli altri, certo, eppure vide il guizzo di consapevolezza nei suoi occhi. Sapeva che la stava ascoltando e che stava cercando un modo per fermarsi, sebbene l’istinto le suggerisse di colpire e distruggere.

- Lily...

Regina lanciò un’occhiata al tornado. Stava arrivando e a gran velocità. Se non l’avesse diretto subito verso il posto giusto si sarebbero ritrovati ad Oz e sarebbe stato un grosso problema.

La testa di Lily scattò all’indietro e dalla fauci esplose un’altra fiammata, diretta verso il cielo come lava eruttata da un vulcano. Infine la nube viola riavvolse il drago, ricoprendolo completamente.

David accorse per aiutare Regina con la strega, che si dibatteva.

Lily recuperò la sua forma umana. Respirava affannosamente e aveva la netta sensazione che il fuoco stesse per uscirle dalla bocca un’altra volta. Invece tossì e basta. Malefica la aiutò.

- Va tutto bene. – le disse. – È tutto finito.

Lily vide il fumo che saliva e udì il crepitio delle fiamme. – Non mi sembra che vada tutto bene. Dov’è quella strega?

- Non si è fatta niente. Ha solo passato un brutto momento come meritava.

Lily si alzò in piedi. Il casino che aveva provocato era notevole. – Mi dispiace.

- Non è niente di irreparabile – commentò Malefica.

Ma avrebbe potuto esserlo, pensò Lily, osservando la strega, mentre veniva strattonata. Non le sarebbe dispiaciuto farle un po’ male... ma avrebbe anche potuto uccidere persone che non c’entravano nulla.

- Che è successo? – domandò Uncino, riferendosi a Zelena. – Cosa le ha fatto, quella bacchetta?

- È successo che io non sono stupida – rispose Regina, sorridendo soddisfatta. – Lei sarà anche capace di aprire il portale, ma so quali sono le sue debolezze.

Zelena la fissò, fuori di sé, i capelli che le ricadevano disordinatamente sul viso.

- La nostra famiglia sa fare molto bene una cosa, sorellina: sfruttare il dolore. E questo ti ha sconfitta.

 

 

- TORNADO!!! – Leroy si fiondò all’interno del Granny’s, seguito dagli altri nani. – Tornado in arrivo! E c’è anche un drago nei paraggi!

- Sta tranquillo, Leroy. Non c’è più nessun drago. E il tornado l’abbiamo visto. Siamo stati noi – disse Neve, stringendo di più il figlio. Ormai il rumore prodotto dal turbine era diventato un boato e Regina aveva già usato la bacchetta sulla coperta perché li conducesse nel posto giusto. Zelena, invece, era stata legata saldamente ad una sedia.

- Voi...? – si sorprese Leroy.

- Ci porterà da Emma.

Veramente sono stata io a farlo, avrebbe tanto voluto dire Lily. Stava sbirciando da una finestra. La tromba d’aria sradicò alcuni alberi e si tuffò lungo la strada principale, dirigendosi rapidamente verso il locale di Granny. Sono stata io a fare tutto.

- Fuori, nani. Solo gli adulti sono ammessi – disse Regina.

- No! – le rispose Leroy.

- No? – chiese un altro nano.

Lily si girò a guardare la piccola schermaglia. Regina aveva tutta l’aria di averne le scatole piene dei nani. Ovvio. La matrigna di Biancaneve non poteva che detestare quelle creature. Supponeva che il nano che guidava il gruppo fosse Brontolo. Bastava guardarlo in faccia per riconoscerlo.

- Noi restiamo – precisò di nuovo, rivolto a Biancaneve.

- Restiamo?

- Siamo stati estromessi per troppo tempo, sorella. Eravamo abituati alle avventure.

Lily sbirciò ancora dalla finestra. Il tornado era a pochi metri da loro. Non vedeva più niente, se non i lampi e il turbinare della tromba d’aria che li avrebbe portati da Emma.

La tua oscurità... contro quella del nuovo Signore Oscuro.

- Ora sta diventando imbarazzante – continuò Leroy, sempre più adirato. – Come ti sentiresti se qualcuno ti chiedesse di raccontarti la tua avventura... e non potessi farlo perché non sei stato invitato? Perché non c’era bisogno di te?

Abbiamo davvero bisogno dei Sette Nani?, si chiedeva Lily.

- Non ti volteremo le spalle di nuovo. Neanche dinanzi ad una morte certa.

Neve sorrise. – Grazie.

- Morte certa?

A quel punto il tornado travolse il Granny’s. Lo travolse e lo sradicò letteralmente dalle sue fondamenta.

Lily cercò invano di aggrapparsi a qualcosa, ma rovinò sul pavimento, mentre il resto della truppa si barcamenava per trovare un appiglio.

- Tenetevi forte! – gridò qualcuno.

Piatti e bicchieri si ruppero con fracasso, le sedie scivolarono fino alla parete opposta, le lampade oscillarono da una parte all’altra. I muri vibrarono, scossi dalla forza della magia.

- Stai bene? – le chiese Malefica, raggiungendola.

- Per ora sì – rispose Lily.

Sua madre la strinse saldamente contro di sé. Da sopra la sua spalla, Lily vide che Regina faceva lo stesso con suo figlio Henry.

 

***

 

Tempo addietro Lily aveva assistito ad una gara di bull riding.

Gli aspiranti vincitori erano uomini vestiti da cowboy che montavano tori imbufaliti, lottando per restare in sella e per portarsi a casa un generoso premio in denaro. Alcuni venivano disarcionati subito, altri invece riuscivano a restare in groppa all’animale abbastanza a lungo da ottenere un buon punteggio e passare alla fase successiva, durante la quale venivano abbinati ad un altro toro.

Proprio nel corso dell’ultima gara, Lily aveva visto un uomo robusto e molto sicuro di sé in sella ad un bestione di nome Thunder, che più che un toro pareva un mostro nero partorito da chissà quale incubo. Sbuffava furiosamente, sgroppava come un forsennato, gli occhi sembravano braci ardenti in procinto di scoppiare nelle orbite. Il suo cavaliere reggeva la corda con una mano e usava il braccio libero per mantenersi in equilibrio.

Aveva resistito circa un minuto, poi era stato sbalzato dalla schiena della bestia ed era rotolato malamente nella polvere dell’arena. Si era alzato, zoppicando e aveva cercato di darsela a gambe. Il toro l’aveva caricato.

Non ricordava più bene cosa fosse successo dopo. Di certo l’uomo aveva riportato una serie di fratture e lesioni, ma Lily non aveva pensato tanto allo spettacolo del toro che cercava di ucciderlo, quanto al fatto che la sua vita era proprio ciò che aveva visto quella sera. La sua vita era Thunder e sgroppava esattamente come lui. L’oscurità che aveva dentro era Thunder e più lei si sforzava di controllarla, più ne perdeva il controllo. Più cercava di restare in sella, più l’oscurità la costringeva con la faccia nella polvere.

Ma l’oscurità di Emma era ben peggio.

L’oscurità di Emma era qualcosa di più grande, qualcosa di molto più tenebroso, che andava oltre la maledizione che le aveva legate fin dal principio.

Lily ne ebbe un assaggio quando, giunti nella Foresta Incantata, trovarono la nuova Oscura pronta a disintegrare il cuore pulsante di una tizia vestita di azzurro e con una fitta massa di riccioli rosso fuoco. Erano all’interno di un cerchio di pietre, in mezzo alla foresta. Sull’erba c’erano delle frecce.

- Emma, no, aspetta! – gridò Uncino, allungando una mano per fermarla, ma senza arrivare a toccarla.

- Voi...? Come... – disse, vedendo sopraggiungere la sua famiglia al gran completo.

- Il come non ha importanza. Niente ci avrebbe mai fermati.

- Non sapete cosa sta accadendo. – Emma aveva uno sguardo spiritato. Era scossa dai brividi e non sembrava certo in forma; indossava una lunga tunica di un grigio polveroso, vecchia e consunta, quasi avesse vissuto in quei boschi per mesi. Non aveva l’aspetto che forse chiunque si aspettava. La sua pelle era pressoché immacolata, ma gli occhi era segnati da ombre scure.

- Devo. – rispose Emma. La mano che stringeva il cuore della vittima tremava - Questo è l’unico modo per trovare Merlino, lui è l’unico che può sconfiggere l’oscurità. È... l’unico modo per proteggere tutti voi.

- Controlla l’oscurità, se non vuoi che ti consumi. – intervenne Regina, muovendo un passo avanti. Nemmeno lei si azzardò a toccare Emma.

Lei le rivolse una mezza occhiataccia. - Non puoi saperlo.

Regina dovette pensare che fosse diventata pazza.

- Non possiamo permettere che lo faccia. – Neve estrasse il pugnale, pronta ad utilizzarlo.

- No. – disse Uncino. – Deve essere una sua scelta.

Lily si rendeva conto che avrebbe dovuto dire qualcosa a sua volta. Era abbastanza vicina ad Emma e, quando l’Oscura sollevò lo sguardo puntandolo su di lei, Lily seppe che, forse, avrebbe anche potuto convincerla a lasciar perdere. Ma era molto difficile distogliere l’attenzione dalle dita che stritolavano il cuore rosso di quella poveraccia. Era difficile distogliere la mente da tutto il potere che sibilava intorno a loro.

Lo sentiva.

Veniva da Emma.

Era come se ne fosse rivestita. Era... un sussurro. Allettante, ma intimidatorio. Attraente, eppure minaccioso e truce.

Era... il potere era vivo. Era una cosa viva. Un essere reale. Se le avessero chiesto di definire il senso o la natura di quella paurosa vitalità, non ne sarebbe stata capace. Sapeva soltanto che era ricca di energia, intessuta di possibilità.

Gli occhi di Lily si riempirono di fuoco. Improvvisamente anche il taglio che Regina le aveva procurato sulla mano pulsava. Come un cuore. Pulsava anche se non c’era più.

- Lily... – Sua madre era vicina. Però la sua voce sembrava arrivarle come attraverso una nebbia. Suonava distaccata. Lontana.

Non aveva ascoltato una parola di quello che era stato detto fino a quel momento. Vide solo Emma che rimetteva il cuore nel petto della ragazza e poi si appoggiava ad Uncino, che l’abbracciava.

- Lily, dipende dalle tue emozioni. Puoi controllarlo. - Adesso sua madre le aveva messo una mano sulla spalla. Era preoccupata, ma decisa, come poco prima a Storybrooke. Cercava di guidarla.

Vagamente lei sentiva le sue stesse unghie conficcate nella carne. Strinse le palpebre per alcuni istanti, avvertendo... il drago che premeva per uscire.

Poi pian piano la sensazione disparve. Lily barcollò e Malefica la sostenne.

- Sto bene – disse. Parlava più a se stessa che ad altri. – Sto bene.

- Sei sicura?

- Sì...

Non lo era. Per niente.

 

 

- Mamma, papà... è troppo pericoloso. Non sareste dovuti venire – disse Emma, poco dopo.

Suo padre l’abbracciò. – Invece sì.

Oh, certo che è pericoloso. Io sono pericolosa. Emma è pericolosa. Tutto è pericoloso, pensò Lily.

- Tu sei nostra figlia. – disse Biancaneve.

- Beh – intervenne Uncino, squadrandola. Sollevò un sopracciglio. – Non hai l’aspetto di un coccodrillo.

- Perché sono stata attenta.

Neve estrasse di nuovo il pugnale e glielo tese. – Tieni. Dovresti averlo tu.

Emma lo guardò, incerta sul da farsi. Per un istante a Lily sembrò che stesse accarezzando l’idea di prenderlo. Per l’Oscuro, separarsi dal pugnale non era mai una buona idea.

- No – disse, alla fine.

- Emma, pensaci – disse Uncino. – Pensa a cosa potrebbe succedere se finisse nelle mani sbagliate. A cosa tu... potresti fare.

Lily seguì la direzione dello sguardo di Emma. Sembrava cercasse qualcuno. Che stesse guardando qualcuno che avrebbe dovuto essere lì con loro. Tra le alte pietre che formavano il cerchio non c’era nessun altro. Nessuno fuori dall’ordinario. Eppure...

- Forse il pirata ha ragione – commentò Malefica. – Il pugnale è troppo potente. È meglio che sia l’Oscuro ad averlo.

- La mia lotta contro l’oscurità è appena cominciata. È... un potere troppo grande. – Senza esitazioni i suoi occhi si spostarono su Regina. – Qualcuno deve controllarmi.

Non starà per..., si disse Lily. Aveva intuito che cos’altro stesse per fare e dire. E ne aveva avuto sgomento. L’aveva intuito nel momento esatto in cui aveva constatato che quel potere era eccessivo per lei.

Ed Emma lo fece. Afferrò il pugnale e lo diede a Regina. Glielo porse, nello stesso modo in cui avrebbe potuto porgerle qualcosa che andava assolutamente accettato. Qualcosa che era di vitale importanza e che necessitava di una mano ferma.

- Fai sul serio? – domandò Regina, prendendolo.

- Io ti ho salvata. Ora tu salva me – rispose Emma. – E se non potrai salvarmi, allora fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei l’unica in grado di mettere da parte le emozioni e fare ciò che è necessario. Distruggermi.

- Non arriveremo a quel punto – ribadì fermamente Henry.

- No, ragazzino. – Emma lo strinse a sé. In realtà sperava di non arrivare a quel punto. Ma immaginava quanto potesse essere facile arrivarci. – Quindi... intendete spiegarmi come siete arrivati fino a qui?

- È tutto merito di Lily – disse Malefica.

- Ah, davvero? – domandò Emma.

- A quanto pare l’Anti-Salvatrice sa far funzionare le bacchette magiche e produrre tornado. È molto utile... – rispose Lily. Istintivamente andò verso Emma e le appoggiò una mano sul braccio. L’ondata di potere che l’aveva stordita e che aveva minacciato di farle perdere il controllo per ora era svanita. C’era qualcosa. Ma era più un rumore di fondo, come di una mosca rinchiusa sotto una campana di vetro.

Emma ricambiò la stretta. – Sai che non dovresti definirti in questo modo.

Non badò a quel commento. – Tutto sommato... ha ragione il pirata. Non sei messa poi così male. Non è esattamente il tuo look ideale, ma almeno la tua pelle non è verde.

Emma accennò  un sorriso. - Perciò... il tornado vi ha portati direttamente qui?

- Sì. Vieni. Ti facciamo vedere il nostro mezzo di trasporto. – Uncino allungò una mano per prendere la sua e condurla fuori dal cerchio di pietre.

La portarono alla tavola calda, che aveva trovato la sua nuova sistemazione in mezzo ai boschi. L’atterraggio non era stato dei migliori, ma non aveva riportato danni così gravi.

- È davvero una buona idea? – domandò Lily a sua madre, mentre la nonna si lamentava delle friggitrici inutilizzabili e Leroy della conseguente mancanza del suo piatto preferito, cioè gli anelli di cipolla.

- Che cosa?

- Dare il pugnale a Regina.

Malefica osservò il gruppetto di persone assiepate fuori dal Granny’s. - È... credo sia una buona soluzione. Regina ha avuto il precedente Oscuro come insegnante, ha più esperienza degli altri in questo genere di cose.

- Tu ti fidi di lei.

Non capì se fosse o meno una domanda. - Sì. La conosco da molto tempo, Lily. Regina è... cambiata. Ma so che potrebbe ancora fare ciò che Emma ha detto: distruggerla, se le cose dovessero volgere al peggio.

- E come intende distruggere l’Oscuro? Mi hai detto che può morire solo se viene colpito con il suo stesso pugnale. Ma a quel punto... Regina diventerà il nuovo Oscuro. E il sacrificio di Emma non sarà servito a niente.

Malefica non sapeva rispondere a questa domanda. Intuiva di dover fornire una risposta sensata, ma non ne aveva. Non aveva mai sentito parlare di un Oscuro che aveva eliminato l’Oscuro precedente senza che questo avesse comportato diventare il nuovo contenitore dell’oscurità.

- Dovrai raccontarmi che cos’è successo tra te e Regina. – continuò Lily

Malefica sorrise. C’era qualcosa di limpido e di positivo nei suoi grandi occhi celesti. – Mi ha aiutata in un momento difficile. Grazie a lei mi sono ricordata chi ero, ovvero, come dici tu, un drago feroce e spaventoso. Te lo racconterò.

- Prima non sembravi molto contenta.

- La mia preoccupazione riguardo a quella bacchetta era comprensibile. Era la bacchetta di un mago potente.

Lily stava per aggiungere qualcos’altro, ma vennero interrotte dal rumore di cavalli lanciati al galoppo e da grida di uomini che li incitavano. Venivano verso di loro.

- State indietro – disse Emma.

Da una svolta in fondo al sentiero sbucò un piccolo gruppo di cavalieri, tutti in armatura, con i mantelli rossi e in sella a dei bellissimi destrieri. Quando si fermarono davanti ad Emma, l’uomo che li guidava, su un cavallo bianco, rivolse loro un sorriso. Sembrava un sorriso cordiale, circondato dalla barba scura. In più, era il sorriso di chi si aspettava di trovarli lì. Lily vide l’elsa della spada che spuntava dal fodero. Nel pomolo era incastonata una grande pietra rossa.  

- Chi siete voi? Che cosa volete? – chiese Emma, sulla difensiva.

- Sono re Artù di Camelot – annunciò l’uomo. – E siamo venuti a prendervi.

- A prenderci? – chiese Uncino, perplesso.

- Mio signore – disse il cavaliere biondo che stava alla sinistra del sovrano. – Credo che il nostro arrivo sia una sorpresa.

- Ci stavate aspettando – disse Neve.

- È stato Merlino. Ha profetizzato il vostro arrivo molto tempo fa. Così come ha previsto molte altre cose. – Artù aveva l’aria di divertirsi un mondo mentre rivelava quei dettagli.

Lily pensò a Merlino e vide solo un vecchio mago con la barba lunga e bianca, vestito di azzurro, con il classico, lungo cappello a punta calcato in testa, che combatteva contro la sua acerrima nemica, la maga Magò, trasformandosi prima in un coniglio, poi in una tartaruga e poi in un verme. Non ricordava bene quale fosse l’ordine.

- Merlino? – Emma era incredula. – Dov’è? Ci avevano detto che era scomparso.

- Lo è. Sì. – ammise Artù, chinando leggermente il capo. – Ma non per molto. Infatti ha previsto che vi sareste uniti a noi. Adesso... se volete seguirmi...

- Dove? – chiese Emma.

- A Camelot... naturalmente.

 

 

Le guardie schierate lungo il ponte si portarono le trombe alla bocca e suonarono per annunciare l’arrivo del re e dei suoi ospiti.

Artù aveva parlato molto lungo il tragitto. Aveva chiesto loro com’erano arrivati nella Foresta Incantata e naturalmente David gliel’aveva raccontato, parlandogli della bacchetta e di chi l’aveva attivata.

- Abbiamo un’altra maga potente tra di noi – aveva commentato il sovrano, rivolgendosi a Lily.

Lei aveva esitato prima di trovare la risposta adeguata. L’aveva guardato di sottecchi. – Non sono una maga. Me la so cavare.

Nessuno si era curato di dirgli perché erano arrivati fino a lì. Troppo rischioso. Quei cavalieri si sarebbero innervositi se avessero saputo che l’Oscuro era tra loro. E che stavano per farla entrare a Camelot. L’aspetto di Emma non aveva attirato l’attenzione del sovrano o del suo seguito. I cavalieri sembravano concentrati sul cammino da percorrere. Il giovane biondo, che si chiamava Percival, scrutava la compagnia, valutandone i componenti, ma non dava segno di avere dei sospetti per quanto riguardava Emma.

Ora, giunti a Camelot, Artù camminava davanti a tutti, una mano appoggiata all’elsa di Excalibur. Gli altri lo seguivano, guardandosi intorno meravigliati.

Lily alzò lo sguardo alle torri della corte del re, al castello che sembrava risplendere di una luce propria in mezzo al verde dei boschi e dei prati, con le montagne a fare da sfondo. Un luogo da fiaba. Gli stendardi rossi sui quali capeggiava il simbolo del sovrano, un dragone dorato su sfondo rosso, sbatacchiavano scossi dal vento.

- Beh, non sono mai stata in un castello prima d’ora. L’unico castello che ho visto era in un luna park. – commentò Lily. Lei e sua madre erano in coda al gruppo.

- Magari un giorno ti farò vedere il mio. – rispose Malefica.

- Che cosa mi devo aspettare? Un enorme castello nero a strapiombo su una landa desolata?

Malefica batté le palpebre. Si scostò una ciocca di capelli biondi. – Beh... sì. Come fai a saperlo?

- La fiaba. Sai, le ho lette tutte da quando ho scoperto... chi sono. E ho anche guardato i cartoni animati da piccola.

- Ah, certo.

Le porte di Camelot si aprirono per lasciarli passare. Proprio un’accoglienza regale. Artù doveva aspettarsi molto da loro.

- Hai anche un corvo, per caso?

 

***

 

Il mondo era precipitato nell’oscurità.

“Hai anche un corvo, per caso?”

Lily aprì gli occhi lentamente.

Intorno a lei lamenti, gemiti di dolore, grugniti. Tavoli rovesciati. Sedie. Lampade che dondolavano.

Molte persone.

“Che cosa mi devo aspettare? Un enorme castello nero a strapiombo su una landa desolata?”

Una vaga luce che penetrava attraverso le persiane di una finestra.

Dove sono?

La lingua le sanguinava per un improvviso, involontario morso che le aveva dato. La mente gli turbinava e aveva lo stomaco sottosopra, come se fosse appena scesa da un ottovolante.

Si tirò su a fatica, avvertendo una fitta di dolore al collo. Gli altri stavano facendo lo stesso.

Si portò una mano alla fronte e scoprì una ferita fresca all’altezza del sopracciglio.

Era il Granny’s, senza dubbio.

Dov’è Camelot?

Ebbe giusto il tempo di notare che tutti erano vestiti in modo diverso rispetto a pochi minuti prima.  Poi la porta della tavola calda si aprì e un nano che era rimasto a Storybrooke, quello che starnutiva in continuazione, entrò seguito da un suo compare. Indossava una giacca rossa di pelle. Si guardò intorno, incredulo.

- Che diavolo ci fate voi qui? – chiese, guardandoli con gli occhi fuori dalle orbite.

Aiutata da sua madre, Lily riuscì a rimettersi in piedi.

- Cos’è successo? – chiese Neve, stringendo il suo bambino.

- Siamo tornati – mormorò David.

Gli occhi di Lily caddero sull’orologio appeso alla parete. Il quadrante era andato in frantumi, ma le lancette segnavano le otto e un quarto. Fuori era buio.

- Per tutti i diavoli... – disse Uncino.

- Com’è possibile? – domandò Malefica. – Fino ad un attimo fa eravamo a Camelot.

- E perché diamine siamo vestiti così? – chiese Brontolo.

- Già. Tutto questo non ha senso. – disse Regina.

Indossavano tutti abiti... antichi. Abiti da medioevo. Sete pregiate e molto eleganti. Il vestito di Regina era rosso, con rifiniture in oro. Quello di Uncino era una classica uniforme da pirata, pantaloni in pelle, stivali, giubba rossa sotto la lunga giacca con il colletto alto. Malefica indossava un vestito lungo e nero, con alcuni dettagli viola e le maniche che si allargavano, coprendole le mani. Zelena non era più legata, ma aveva comunque il bracciale nero ancorato al braccio, e il suo abito era... giustamente verde. Verde chiaro.

Incapace di liberarsi del senso di confusione, Lily ammirò i suoi, di vestiti: non indossava abiti eleganti come quello di Regina, però aveva una camicia scura con le maniche a sbuffo e dei pantaloni in pelle simili a quelli di Uncino, infilati negli stivali alti. Sopra alla camicia aveva una giacca senza maniche, munita di tasche. In una di esse Lily vi trovò un fiore bianco e ormai appassito.

- Eolo, che cos’è successo? Quanto siamo stati via? – chiese Brontolo.

Prima ancora che lui parlasse, Lily conobbe la risposta. Sapeva che era successo qualcosa di grosso, qualcosa di grave. L’aria era strana, più pesante, elettrica... piena di magia. Magia che si stava scaricando. L’ultimo ricordo era il castello di Camelot con le guardie che suonavano le trombe e le porte che si aprivano.

“Che cosa mi devo aspettare? Un enorme castello nero a strapiombo su una landa desolata?”

“Beh... Sì. Come fai a saperlo?”

“La fiaba. Sai, le ho lette tutte da quando ho scoperto... chi sono. E ho anche guardato i cartoni animati da piccola”.

“Ah, certo”.

“Hai anche un corvo, per caso?”

E poi più nulla.

Come se qualcuno avesse provveduto a staccare la corrente e l’avesse riattaccata al momento opportuno.

- Sei settimane – disse Eolo. Il suo tono sembrava quello di chi trovava la risposta più che ovvia.

- Come? – Regina stentava a crederci.

- I nostri ricordi... sono perduti. – disse David.

- Di nuovo? – disse Neve.

- Che fine ha fatto Emma? – domandò Lily, rendendosi conto che c’erano tutti a parte lei.

Uncino si guardò in giro come se sperasse di trovarla sdraiata da qualche parte, insieme a loro. Solo che non c’era.

La porta della tavola calda si spalancò ancora, di colpo, andando a sbattere contro la parete.

- Rilassatevi – disse Emma. – Sono qui.

La prima cosa che Lily pensò vedendola sulla soglia del Granny’s, circondata dal buio e da scoppi di elettricità, fu che Emma somigliava ad uno dei replicanti di Blade Runner. Aveva i capelli bianchi come Roy Batty, raccolti in una crocchia, una di quelle acconciature che, era sicura, Emma non aveva mai portato in vita sua. La sua pelle era di un pallore spettrale. Il viso sembrava scolpito nel marmo, nella roccia bianca più dura. Gli abiti in pelle nera la facevano sembrare rivestita di oscurità, una vera Oscura, non più la Emma che avevano incontrato nella foresta, la Emma tormentata dalla nuova entità che la possedeva e in procinto di sbriciolare un cuore, ma una Emma che non si sarebbe fatta scrupoli a polverizzarlo, quel cuore.

Lily la fissò a bocca aperta.

- Mamma? – Henry non credeva ai suoi occhi. – Cosa ti è successo?

- Non è ovvio? Siete andati a Camelot per liberarmi dall’oscurità. – Emma entrò e persino la sua andatura risultò diversa. Si muoveva con un’eleganza sconcertante. Senza fretta, ma con determinazione. Sicura di ciò che era. Sicura del suo potere.

Si avvicinò a sua madre e le fece una carezza.

Neve sussultò.

- E avete fallito. – concluse.

Eolo gettò uno starnuto.

Emma si girò a guardarlo.

Forse il nano non se ne rendeva conto, ma aveva commesso un grave errore. E l’errore non era stato starnutire in presenza dell’Oscura.

- Chi diavolo saresti tu? – chiese, osservando la sua giacca rossa. La giacca da sceriffo.

Lui non ebbe il tempo di rispondere. Emma lo pietrificò con un gesto della mano, interrompendo il nuovo starnuto.

- Non c’è più nessuna Salvatrice in questa città. - disse, valutando freddamente il suo operato.

- Emma, ferma – disse Regina, facendosi avanti. - Adesso basta.

Emma la fissò con implacabile concentrazione. - Altrimenti?

- Altrimenti farò esattamente quello che mi hai chiesto di fare. - Regina cercò il pugnale, portandosi una mano al fianco.

Il pugnale non c’era. La consapevolezza colpì Regina come un getto d’acqua fredda, per quanto avrebbe dovuto aspettarsi che, con la scomparsa dei ricordi, doveva essere scomparso anche ciò che le avrebbe permesso di controllare l’Oscuro.

- Cerchi questo? – Emma sollevò l’arma, mostrandole il suo nome inciso sulla lama ondulata. Dalla sua posizione Lily vide che era all’altezza della gola di Regina. Come se, mostrandoglielo, Emma la stesse anche minacciando. – Nessuno toccherà questo pugnale a parte me.

Passò oltre.

“Non c’è più nessuna Salvatrice in questa città”.

Lily mosse un passo in avanti. La sua voce suonò aspra quando le rivolse la parola. – Dove sono i nostri ricordi? Che cosa ci hai fatto?

Emma si girò verso di lei. Malefica impedì alla figlia di avvicinarsi troppo, sbarrandole la strada con un braccio. L’altra mano reggeva il lungo bastone. Lo puntò contro Emma e la sfera su di esso sfavillò.

L’Oscura non la degnò di un’occhiata. Inarcò il sopracciglio. Quando gli occhi si posarono su Lily, a lei il volto della sua vecchia amica sembrò strano, vagamente assorto. Un sorriso misterioso e appena accennato le incurvò gli angoli della bocca. Ma scomparve subito dopo, sostituito da quell’espressione dura che nascondeva appena tutta la furia.

- Tieni a bada i tuoi bollenti spiriti, drago – disse a Malefica. – Non sono venuta qui per combattere. Ma per dirvi... che per quello che mi avete fatto, sarete puniti.

Lily rovistò in quel buco nero che era la sua memoria, rovistò disperatamente alla ricerca delle sue memorie, ma l’ultima cosa che ricordava erano le porte di Camelot e la propria voce mentre chiedeva a sua madre se avesse un corvo.

“Per quello che mi avete fatto, sarete puniti”

La sua mente era diventata un labirinto pieno di svolte cieche e angoli troppo bui.

- Emma – disse Uncino, ottenendo la sua attenzione. - Perché stai facendo questo?

Con la stessa voce calma e indurita, carica di potere, lei disse: - Perché... io sono l’Oscuro.

Scomparve in una nuvola di fumo grigio.

Lily continuò a fissare il punto in cui, fino ad un attimo prima, c’era Emma, come se si aspettasse di vederla ricomparire. Regina fece lo stesso.

Guardò di nuovo il fiore appassito che aveva trovato in una delle tasche. Era un giglio bianco.

 

_____________

 

 

Angolo autrice:

Roy Batty, a cui Lily paragona Emma, è uno dei replicanti protagonisti del film Blade Runner, interpretato dall’attore Rutger Hauer. Lo preciso nel caso qualcuno non abbia mai visto il film.


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stephanie86