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Autore: DeaPotteriana    04/01/2016    5 recensioni
Questa fanfiction era già stata postata, ma ho deciso di riscriverla completamente, in quanto non mi sembrava...mia. Quindi questa è la Re-edizione de "L'Ultima Black".
E se Sirius Black avesse avuto una figlia?
Questa è una raccolta di avvenimenti della vita di Helena Kaitlyn Black, una vita difficile, passata nella rabbia, nel dolore e nella solitudine. Una vita passata senza genitori, con una famiglia dura e razzista e un padrino troppo buono per riuscire a gestire la figlioccia.
Questa storia narra di questo e di molto altro. Narra di un'amicizia eterna, una scuola che fa da casa e una Casa che non sembra adatta a Kait; parla di una guerra in arrivo, di lacrime trattenute a stento e di lutti strazianti. È solo una fanfiction, ma immaginate come sarebbe stata la vita della figlia di Sirius Black, se solo fosse esistita.
Non siete curiosi?
Vorrei dimostrare, in questa storia, che a volte il dolore toglie il fiato, che l'amore spesso non basta e che essere un eroe ha sempre il suo prezzo. Spero di riuscirci.
EDIT: STORIA INCOMPIUTA, NEGLI ULTIMI 2 CAPITOLI SPIEGO COME FINISCE.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, I fondatori, Il trio protagonista | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Isn't that what a great story does? Makes you feel?'
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Questo capitolo, lo so già, avrà parecchie... Reazioni.
CI vediamo alla fine per le note ;)








La fine… E l’inizio



“Fammi parlare con lei.”

“Come diavolo sei arrivato fin qua su?!”

Harry sbuffò, spazientito, e indicò la scopa che teneva tra le mani. “Che spirito di osservazione, sono colpito,” ironizzò con tono acido. Le scale del dormitorio femminile non permettevano la salita ai maschi, ma lui aveva trovato il modo di scavalcare la regola - o meglio, volarci sopra.

Hermione lo osservò piccata. “Comunque sia non credo tu debba entrare,” sbottò. Mise le mani sui fianchi nella sua posa più severa che avesse nel repertorio e lanciò all’amico un’occhiata di disapprovazione degna di Molly Weasley in versione ti-sto-sgridando-guai-a-te-se-respiri. “Te l’ha detto?” mormorò Harry a testa bassa, improvvisamente in imbarazzo. Aveva passato tutta la notte in preda ai sensi di colpa e, non vedendo Kait scendere a colazione, il sentimento si era amplificato.

“Non ha dovuto farlo,” rispose Hermione perdendo un po’ di freddezza. Era arrabbiata, certo, ma quello era il suo migliore amico. Doveva almeno cercare di capirlo. “Ero anch’io al Ballo, se non hai notato.”

“È stato…”

“Penoso,” lo interruppe la ragazza. “È stato penoso vedere Kait scappare dalla Sala Grande mentre tu ballavi con Cho Chang, che tra l’altro sta con Cedric Diggory, se non ti ricordi.”

Harry la fissò confuso. Sembrava che Hermione fosse a metà tra il volerlo picchiare per il suo comportamento e implorarlo di non mettersi in situazioni che lo facessero soffrire. È questo il vero affetto, pensò.

“Senti,” borbottò la riccia. “Cho ti spezzerà il cuore, se continui così. È… Irraggiungibile. O meglio,” cercò di spiegarsi, “non lo è tanto da farti desistere, ma abbastanza perché tu ne esca male.”

Si schiarì la voce, lanciando un’occhiata verso la porta chiusa dietro di lei. “Ma tu così distruggerai Kait - se non lo hai fatto ieri.”
Harry sussultò. 

“E sono quasi certa che lei abbia spezzato il cuore a Jackson.”

“Cosa?!”

“Non hai diritto di reagire così,” lo riprese Hermione. “Non puoi fare l’idiota stando con una ragazza mentre pensi a un’altra. Quindi non ti do il permesso di indignarti perché Kait è stata abbastanza corretta da…”
“Sono mesi che si sbavano dietro a vicenda,” la interruppe Harry. “Ho delle colpe, non lo nego, ma ce le ha anche lei. Se siamo arrivati a questo punto è a causa di entrambi. Entrambi.”

Prese un respiro e alzò lo sguardo al soffitto, costringendosi a respirare e mantenere la calma. “Però voglio sistemare le cose - o almeno provarci,” sussurrò riportando l’attenzione su Hermione. “Voglio stare con lei, non… Non sono pronto a veder finire la cosa tra noi.”

“La… Cosa?” cercò di domandare l’amica, tuttavia all’ultimo riuscì a trattenersi dal commentare. Sembrava che per Harry fosse già abbastanza difficile così.

“Okay,” acconsentì dopo qualche secondo. Si fece da parte, scendendo qualche scalino. “Quando sono uscita stava dormendo, ma sono quasi sicura che stesse fingendo.”

Dopo essere corsa fuori dalla Sala con Jackson, Kait non era più tornata al Ballo; quando Hermione era entrata nel dormitorio - le lacrime agli occhi per le parole di quell’idiota di Ron - l’aveva trovata distesa sul letto, senza tacchi ma ancora in vestito. In posizione fetale, i capelli ormai sciolti a coprirle parte del viso, l’espressione vuota. Kait le aveva lanciato un’occhiata e doveva essersi accorta che c’era qualcosa che non andava, perché era scivolata indietro sul letto per farle spazio. Si erano accoccolate così, rassicurandosi a vicenda con un abbraccio un po’ storto. Nessuna delle due aveva pianto, eppure si sentivano entrambe come se avessero urlato per ore.

Harry entrò nel dormitorio nello stesso momento in cui Hermione scendeva nella Sala Comune. Si sedette sul letto di Kait, che gli dava la schiena con gli occhi chiusi. Non aveva idea di come agire, se parlare o lasciare che lo facesse il silenzio. Decise di sistemarsi al suo fianco, così si tolse le scarpe e scivolò sulle coperte fino a prendere una posa a cucchiaio.
Kait, nonostante non avesse ancora aperto gli occhi, si irrigidì, riconoscendo Harry dal profumo e dalla stretta. Non parlò, a malapena continuò a respirare, in attesa della prossima mossa del ragazzo. Perché era venuto a cercarla? La sera prima pensava fosse stata piuttosto chiara…

“Tengo a te più di chiunque altro,” le mormorò lui all’orecchio, “e so che questo non significa che devi perdonarmi per ieri, lo so.”
Prese un bel respiro. “Non mi sono comportato bene. Per niente. Ma non voglio vivere senza di te, non sono ancora pronto.”

Le baciò il collo, scostando i capelli con un tocco leggero delle dita. “Parlami, ti prego,” implorò sulla sua pelle. “Anche se le cose non vanno bene. Parlami.”

Kait si voltò, l’espressione stanca, e trasse a sé Harry, nascondendo il viso sul suo petto. Rimasero immobili così, senza pronunciare parola, e fu quasi di comune accordo che si mossero ancora. Harry le finì sopra, a tenersi sugli avambracci per evitare di pesare sull’altra, che aprì le gambe quel tanto che bastava per farlo stare più comodo. Avevano i volti tanto vicini che i respiri si mescolarono, e quando Potter le baciò la guancia fu facile, per Kait, girare la testa il necessario a far scontrare le loro labbra. Si baciarono con lentezza, impedendosi di pensare perché in quel caso avrebbero potuto ricominciare a parlare e quindi, forse, anche a litigare. Si strinsero l’uno contro l’altra; Kait avvolse le gambe attorno a quelle di lui, prendendogli contemporaneamente il viso tra le dita. Gli morse la mandibola, causandogli un sussulto, dopodiché passò al collo, alla spalla, all’orecchio. Ritornò al viso e ricominciò. Voleva ferirlo, fargli sentire quanto l’avesse fatta stare male, e allo stesso tempo marchiarlo come suo, così che tutti sapessero a chi davvero apparteneva. Harry, in risposta, le strinse i fianchi tanto forte da lasciarle segni rossi che presto si sarebbero trasformati in lividi.

Si baciarono ancora, con più passione stavolta, e si mossero in contemporanea, creando frizione tra i corpi a contatto - tanto che Harry gemette sulle labbra di Kait e cercò di fermarne gli scatti del bacino.

“Se continui così,” rise senza fiato, in imbarazzo, ma non continuò la frase perché la Black lo aveva morso di nuovo sul collo.

“Kait,” la chiamò sentendone le mani sulla cintura, “Kait, dai.”

Si allontanò di scatto, finendo in ginocchio sul materasso, il respiro affannato e le guance rosse. Si sistemò i pantaloni stretti e aggiustò gli occhiali sul naso, mentre la ragazza si ricopriva con il vestito ormai tutto stropicciato. 

“Non è questa, la soluzione,” mormorò Harry, sbuffando nel notare che l’altra si rifiutava di guardarlo negli occhi. “Magari ti sbagli,” gli rispose lei. “Lo pensi davvero? Pensi che ignorare tutto e-e fare sesso,” e la voce gli si alzò di un’ottava, “migliorerà la nostra situazione?”

“Non lo so, okay?!” sbottò Kait e si alzò dal letto, l’umiliazione bruciante dentro di sé.

“Da quando usi il tuo corpo per-”

Da quando niente tra noi funziona!” strillò allora. “Ho provato a parlarti, a-a trattenerti, a interessarti. Non ha funzionato. Quindi se aprire il mio cuore non basta, forse devo aprire le gambe!”

Aveva ancora addosso il vestito del Ballo, così decise di stuzzicare Harry e avere una piccola rivincita; slacciò il corpetto e lasciò che il tessuto le scivolasse lungo il corpo, cadendo infine a terra. Rimase in intimo e si voltò in modo da essere completamente di fronte al Grifondoro, che deglutì e si costrinse a girare il viso. 

“Ti sono davvero indifferente?” sussurrò Kait dopo qualche secondo. Prese un bel respiro, acquisendo tutto il coraggio di cui era a disposizione e stringendo il mento di Harry in modo che la guardasse.

Si slacciò il reggiseno.

 

Lo fecero sul letto di Kait, e quando lei smise di trattenere le lacrime, il viso nascosto nel collo di lui, entrambi seppero che non fu per il dolore. Non perché erano troppo giovani. Non per tutte le parole che stavano inghiottendo a forza, non perché erano impacciati e a malapena sapevano dove mettere le mani.

Kait pianse ed Harry, pur continuando a muoversi, dovette mordersi la guancia per non imitarla. Si baciarono con rabbia due, tre, quattro volte; si conficcarono le unghie l’una nella schiena dell’altro. Si tirarono i capelli, si morsero.

Ma tutti e due capirono che era finita.

 

 

“Ehi!” chiamò una voce maschile alle sue spalle. Hermione, per un riflesso incondizionato, si voltò - a ragione - per capire se stesse parlando con lei. Al centro del corridoio, che camminava nella sua direzione con passo determinato, c’era niente di meno che Jackson Everdeen. “Hermione, giusto?” domandò lui per pura formalità. Conosceva il nome e l’aspetto di tutti gli amici della Black.

“Hai visto Kait?” le chiese quando la ragazza annuì. “Non da ieri,” mormorò lei in risposta, lo sguardo basso, “e credo non stia mangiando. Sono almeno due giorni che non mette piede in Sala Grande.”

“Ma si può sapere che le prende?”

Jackson non le aveva parlato - né tantomeno l’aveva vista - dal Ballo. “Il pettegolezzo non si è ancora sparso… Strano,” sospirò Hermione.

“Scusa?”

“Lei e Harry hanno rotto.”

Involontariamente, Jackson trattenne il fiato. “Grazie,” le diede una pacca sul braccio, dunque si dileguò in fretta. “Aspetta!” provò a trattenerlo la riccia, ma lui era già sparito.

Il ragazzo cercò Kait in lungo e in largo, prima nel parco, dove pensava fosse un buon posto per isolarsi, e dopodiché nel castello. Stava scendendo dalla Torre di Astronomia, dove aveva disturbato senza volere una coppietta indaffarata, quando una donna gli sbarrò la strada. Gli fece cenno di seguirla e lui, rendendosi conto di chi lei fosse, ubbidì senza esitare.

“Non è un buon segno,” mormorò dopo qualche secondo. “Kaitlyn si è rifugiata da noi qualche giorno fa,” spiegò invece la strega, “e si rifiuta di muoversi, parlare o mangiare.”

“Da voi… Dove?”

La donna si voltò per fissarlo negli occhi e Jackson sentì l’insensato desiderio di chiederle scusa; si trattenne solo per orgoglio. “Sei proprio uno dei ragazzi di Godric,” sbuffò la Fondatrice, poco impressionata. “I miei colleghi ed io abbiamo concordato di poter fare uno strappo alla regola e farti vedere il nostro… Rifugio.”

Priscilla Corvonero aprì un passaggio nel muro del corridoio, dopodiché camminarono nel buio per un po’; una volta arrivati alla fine, la strega aprì una porta tutta dipinta e lo fece entrare in una grande stanza pentagonale. Era probabilmente la camera più incredibile che Jackson avesse mai visto, ma non ebbe modo di goderne perché, raggomitolata su una chaise longue, c’era Kait. Era stretta in una coperta di lana, il viso mezzo nascosto nel petto di Tosca Tassorosso - era piuttosto strano, per Jackson, vedere e parlare dei Fondatori come fossero persone qualsiasi, ma si rendeva conto che non era il momento per pensarci.

Dall’altro lato della stanza, Salazar Serpeverde gli lanciò un’occhiata dubbiosa e Godric Grifondoro annuì in segno di approvazione.
In un secondo le due streghe e i due maghi si dileguarono e Jackson, lasciato solo con Kait, si avvicinò di qualche passo. L’altra non reagì, così lui le si sistemò accanto e la strinse a sé.

“Che tu voglia parlarmene o meno, io sono qui.”

La ragazza gli si appoggiò addosso con tutto il peso e gli si nascose tra le braccia. 

“Andrà tutto bene,” la rassicurò lui. Kait stava tremando, lo sguardo spento e il corpo gelido, ma trovò la forza per alzare il viso e lanciare un’occhiata dubbiosa all’altro. Jackson sorrise con dolcezza e le baciò una tempia.
“Ci penso io, a te,” mormorò traendosela ancora più addosso. “Promesso.”

 

Fu Kait a dare il via alla seconda prova del Torneo. Lo fece con un sorriso tirato, perché Harry era lì e Jackson no, e questo la agitava. Non che con il più grande avesse fatto qualcosa; erano ancora semplici amici e si scambiavano abbracci e baci sulle guance, strette di mano e occhiate di sostegno, ma niente di più. Era più di quanto Kait pensasse di meritare.

A parte Fleur, che non riuscì a superare gli Avvincini e quindi tornò a riva prima del previsto, nessuno dei campioni fu in grado di terminare la prova nel limite massimo di tempo. Il primo fu, comunque, Cedric, che uscì dall’acqua affiancato da Cho; era intendo ad asciugarsi quando si voltò verso Kait e le rivolse un occhiolino. “Bella sfida, eh, Kay?”

La ragazza si pietrificò. Nessuno usava quel soprannome, se non per… “Jackson?!” sibilò a volume abbastanza basso da essere udita solo da lui. Il “campione” strizzò di nuovo l’occhio e si allontanò con aria baldanzosa.

Quella sera, nella propria Sala Comune, fu il Grifondoro a cercarla per prima. “Si può sapere perché avete barato?!” sbottò Kait nel momento stesso in cui lo vide. “E com’è che vi conoscete?”

“Mio padre gli ha salvato la vita, una volta. Cedric stava annegando… Da allora credo abbia sviluppato una fobia o una cosa del genere,” spiegò Jackson sprofondando nei cuscini del divano, nel posto più vicino a Kait. Teneva la voce bassa, nel timore che qualcuno lo sentisse e squalificasse il Tassorosso.
“Mi ha chiesto un favore,” continuò con una scrollata di spalle. La Black avrebbe potuto reagire come Hermione e urlare al tradimento, oppure in stile Molly Weasley, iperprotettiva e preoccupata, ma si limitò a un “la prossima volta avvisami”.

“Non mi succederà niente, Kay,” rise Everdeen. “Sono bravo in queste cose. Quasi quasi potrei fare anche la prossima prova. Facile come bere un bicchier d’acqua.”

C’era qualcosa, riguardo a Cedric e al Torneo, che Kait sentiva di dover ricordare. Ancora una volta, però, la memoria non le venne in aiuto.

“Dove hai trovato la Polisucco?” chiese invece. Continuarono a parlare fino a quando l’ultimo studente non si ritirò nel Dormitorio. A quel punto si abbracciarono e si diedero appuntamento per l’indomani a colazione, quando si sedettero l’uno affianco all’altra.

“Hermione sta venendo qui,” le fece notare Jackson terminando con un morso il suo toast. Kait alzò lo sguardo giusto in tempo per notare che, a poca distanza, Harry e Ron la seguivano. “Ehi,” si sforzò di sorridere la Black.

Harry, con cui ancora non aveva parlato dopo la rottura, le allungò una lettera senza guardarla in faccia. Era di Sirius e proponeva un incontro ad Hogsmeade per quello stesso giorno. Kait annuì, ringraziando il buon senso degli amici, che l’avevano avvisata nonostante non passassero più molto tempo insieme. “Cos’è?” domandò Jackson senza capire. Stava indicando la lettera, che per tutta risposta Harry bruciò, un mezzo sorriso di sfida sul volto.

Kait si morse il labbro, indecisa su come agire, e si alzò da tavola. “Vi raggiungo,” disse ai tre amici. Aspettò che si fossero allontanati, quindi fece cenno al più grande di seguirla e insieme si diressero verso le carrozze. Intendeva prenderne una a parte rispetto agli altri, perché Jackson non aveva idea degli avvenimenti dell’anno prima e desiderava rivelargli la verità.

“Voglio raccontarti una cosa,” lo informò una volta furono soli. “Ma a te. Il mio migliore amico. Non l’aspirante Auror.”

Jackson annuì, già meno tranquillo di quanto lo fosse stato fino a poche ore prima.

Kait prese fiato… E le parole uscirono come un fiume in piena. Non si fermò mai, riportando ogni pensiero e azione commessa, senza lasciare indietro alcun dettaglio. Si sfogò tanto che, alla fine del discorso, si ritrovò con gli occhi lucidi e il respiro affannato.

E Jackson la baciò.

Fu un gesto molto dolce e delicato, completamente diverso rispetto al loro unico altro bacio.

“Grazie,” mormorò staccandosi. “Di esserti aperta con me, intendo. Sono contento di sapere di tuo padre.”

“Aspetta a dirlo,” rispose lei senza riuscire a trattenere un sorriso, “lo stai per conoscere.”












NdA:
(Gradirei sapere se sto rischiando la vita a pubblicare questo capitolo ahah).
Mh. Cosa dire?
1. Harry e Kait hanno rotto. Alcuni lo speravano, altri lo temevano... Spero non sia stato un colpo troppo duro - diciamo che era già quasi annunciato, vero? Era dall'inizio dell'anno che si stavano separando pian piano, e a voler essere pignoli già dal 3, con l'evasione di Sirius. Il rapporto era già minato.
2. Il sesso. So che alcuni di voi diranno che sono troppo giovani e in effetti concordo, - Harry ha 14 anni, Kait 15 - però per com'è lei la scena si è costruita quasi da sola. Ha cercato di trattenere Harry e far funzionare le cose tra loro in ogni modo. Questo è stato l'ultimo disperato tentativo.
Spero la scena non sia scritta male, comunque, perché non volevo modificare il raiting della storia e allo stesso tempo ho cercato di trasmettere i sentimenti dei miei due idioti :P
3. Jackson. Ho una paura che sia giudicato male ahaha più che altro perché afferra la palla al balzo, diciamo così. Non mi dilungo su di lui perché preferisco sapere cosa ne pensate voi, senza influenzarvi troppo.


Avrei altri punti da specificare ma farei notte davvero :P
Perciò grazie di essere arrivate fin qui e ci vediamo con il prossimo capitolo. Se volete, ditemi cosa ne pensate ;)

Un abbraccio forte,
Dea

  
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