Hola a tutti!
Innanzitutto: BUON ANNO NUOVO! :)
Come state? Quanti kg avete preso su in queste feste? :P
Parto con una piccola premessa: avete presente la lista che avevo messo all'inizio in cui vi dividevo tra personaggi primari e secondari? Bene: cancellatela dalla vostra testa. Abolisco tale divisione. Mi sono semplicemente accorta che mi renderebbe molto più agevole nella scrittura avere i personaggi che ho già accettato "senza limiti". In altre parole: potrei decidere di non far comparire un personaggio per cinque capitoli e poi, di punto in bianco, scriverne tre tutti concentrati su di lui. Spero che la cosa non vi crei problemi (nel caso siete comunque liberi di contattarmi...). In particolare in questo non compare quasi nessuno, ma ho deciso di tagliarlo in questo modo per lasciarvi apposta col fiato sospeso. :P
Altra cosa: è stato un capitolo un po' difficile da scrivere, soprattutto nella parte finale. Non so se finirete per odiare Brian Grimm oppure giustificarlo: semplicemente, il personaggio è nato così. Non condivido il suo comportamento e ho - per scelta - deciso di non addentrarmi in certe dinamiche, facendo in modo che il lettore capisca senza però soffermarmi in dettagli inutili.
Detto questo, vi lascio alla lettura del capitolo.
Ci vediamo in fondo! Ciaoo!
LA CAMERA - PARTE I
"Ehy! Giovane Black!"
Eleonore si voltò di scatto lungo il corridoio. Soltanto uno al
mondo la chiamava così. "Zio Draco!" Esclamò
sorpresa.
Era proprio Draco Malfoy quello che le stava sorridendo da un angolo del corridoio, circondato dai gemelli Suarez.
"Cosa ci fai qui?" Gli chiese poi, dopo essersi avvicinata e averlo abbracciato.
"Harry ha smobilitato l'intero corpo Auror." Rispose lui con un sorriso, riferendosi al suo vecchio compagno di scuola. "E quindi eccomi qui. Un modo come un altro per controllare che vada tutto bene. Ho tre figli in questa scuola, dopotutto." Disse sorridendo a turno a Francisco e Gabriela.
Draco
Malfoy era completamente cambiato dalla fine della Guerra. Innanzitutto
era diventato un Auror, stringendo un rapporto di stima saldo con
quello che era stato suo nemico per lungo tempo. Poi aveva accolto in
casa e cresciuti come figli i gemelli Suarez: benchè
mezzosangue, erano figli di sua cugina, Camilla Malfoy, che lui aveva
sempre considerato una sorella. La morte della donna era stata un duro
colpo per lui: i coniugi Suarez erano morti in circostanze misteriose,
mai del tutto chiarite. I corpi erano stati ritrovati dopo giorni di
ricerche in un fiume, gonfi a causa dell'acqua, mentre i bambini,
rimasti orfani, erano stati ritrovati a vagabondare per strada, in
stato confusionale e con una "m" spezzata incisa sul polso. Ancora a
distanza di tempo non avevano il minimo ricordo di cosa fosse successo
quel giorno. Così come nessuno sapeva spiegarsi se quella "m"
indicasse il loro status di mezzosangue oppure che, con la loro
presenza, avevano tranciato l'albero genealogico fino a quel momento
puro dei Malfoy.
"Gli Auror sono qui da tempo ormai. Come mai non sei arrivato prima?" Chiese incuriosita lei. Rivedeva sempre volentieri quell'uomo.
Non
era realmente suo zio, ma i Black e i Malfoy si erano imparentati in
così tanti modi negli ultimi secoli che non sapevano neanche
più quale fosse il loro grado di parentela. Perciò
aveva deciso di semplificare le cose, optando per la formula "zio".
Breve e concisa. E lui aveva preso a chiamarla "giovane Black", sottolineando così quanto nei
lineamenti la bambina fosse la copia della madre Talisia.
Eleonore a
"Come stavo dicendo ai ragazzi, avevo alcuni affari da svolgere in Sud America che richiedevano per forza la mia presenza. Ma ho fatto di tutto per liberarmi il prima possibile, appena ho saputo. Mi dispiace molto per quella ragazza, Jo. Era dai tempi della Guerra che non sentivo una cosa del genere." Spiegò lui tutto d'un fiato, mentre rabbrividiva. "Ho saputo anche che, se non fosse stato per te, sarebbe finita molto peggio sul treno." Affermò l'uomo pieno di orgoglio. "Il ritratto di Phineas non fa altro che vantarsi da giorni della sua splendida pronipote, ma dubito che c'entri qualcosa il sangue Black. Questa è l'impronta Grimm." Concluse poi.
Eleonore rimase per un attimo in silenzio, in imbarazzo. Era da giorni che si sentiva ripetere quella frase da tutti. "Se non fosse stato per te sarebbe finita molto peggio." Ma lei non si sentiva un'eroina. Aveva agito semplicemente d'istinto, in maniera meccanica. Si era trovata in una situazione di pericolo a lei non nuova. E aveva reagito nel modo che riteneva più opportuno, caricatasi di responsabilità maggiori a causa di quella spilla da Caposcuola che in quel momento le era pesata come un macigno. Ma cosa le era servito essere una Grimm se delle persone erano morte comunque?
"Sì, è l'impronta Grimm." Rispose solo con un sussurro.
"Zio così la metti in imbarazzo, non vedi?" La difese subito Fran, passandole un braccio dietro alla schiena, protettivo come al solito. La sua Eleonore - gli venne da pensare mentre sorrideva all'indirizzo della sua sorellina acquisita - in grado di tenere testa ad un branco di dissenatori impazziti ma che si imbarazzava se glienesi faceva un vanto.
"Avete notizie su cosa sia il responsabile degli omicidi?" Chiese invece Gabriela, desiderosa di cambiare argomento.
Draco si passò una mano sul viso, mentre se lo percorreva in tutta la sua lunghezza. "Purtroppo no ragazzi. Mi dispiace dirlo, ma il nostro dipartimento sta totalmente brancolando nel buio. Non abbiamo idea di che cosa vi abbia attaccato, oltre ai dissenatori. Abbiamo cercato in ogni campo di nostra conoscenza e competenza, ma non siamo giunti ad alcuna conclusione. Speriamo solo che nel frattempo non si verifichi qualche altro attacco." L'ultima frase la disse sottovoce, quasi come temesse che solo formulandola ad alta voce la cosa si potesse realizzare. "Ma io queste cose non dovrei dirvele. Perciò acqua in bocca."
Tutti e tre annuirono. Poi Eleonore ruppe il silenzio, dopo aver gettato un'occhiata all'orologio che aveva al polso. "Mi dispiace interrompere questa piacevole riunione di famiglia, ma tra quindici minuti abbiamo lezione. E dieci ci servono solo per arrivare in aula." Commentò con tono vivace.
"E quale sarebbe la lezione?" Chiese interessato l'Auror.
"Difesa contro le Arti Oscure." Rispose Fran con un ghigno.
"Oddio! E la fate ancora in quell'aula spaventosa?" Chiese nuovamente Draco, alquanto interessato.
"Ovvio!" Gli rispose Gabriela facendogli la linguaccia.
"Ciao zietto! Ci si vede in giro!" Urlarono tutti e tre in coro, prima di iniziare a correre per il corridoio.
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"Sei sicuro di voler impostare la lezione di oggi in questo modo Rob? Siamo ancora in tempo per cambiare idea."
"Sono più che sicuro Mel. Ne hanno bisogno."
"Ma... dopo quello che hanno vissuto su quel treno... davvero è il momento giusto per...?"
Robert interruppe la domanda, ancora prima che la sua consorte potesse finire di formularla. "Hai già provato per tutta la settimana a farmi cambiare idea, cara. Pensi davvero di riuscirci in questi cinque minuti?" Chiese ironicamente.
"Ne hanno bisogno proprio a causa di ciò che hanno affrontato su quel treno. Impareranno a gestire le loro paure qui, a scuola, in un ambiente sicuro e protetto, piuttosto che doversi trovare ad affrontarle fuori, completamente alla cieca." Si introdusse anche il professor Vitious, facendo risuonare la voce acuta in tutto l'ambiente.
Robert
Prewett era diventato dalla fine della Seconda Guerra Magica
il professore di Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts. Moro
e muscoloso, con gli occhi neri e sulla cinquantina, ex Auror, ex
Grifondoro, era ormai subentrato nel ruolo di Capocasa al posto della
McGranitt e aveva deciso di abbandonare la carriera per dedicarsi
all'insegnamento.
Era un insegnante alquanto anomalo. Non si faceva mia chiamare
"professore" dai suoi studenti, ma semplicemente Rob. Inoltre aveva un concezione tutta sua di cosa significasse "unità fra case".
Ogni anno, alla prima lezione che affrontava con i ragazzini del primo, faceva bruciare le cravatte e le divise rappresentanti i simboli
delle case e imponeva loro di presentarsi a lezione senza. Inoltre
chiamava i suoi studenti per nome. "I
vostri cognomi, così come le vostre divise, sono simbolo di
divisione. Abbiamo dovuto affrontare due guerre magiche per cercare di
eliminare ciò. Che abbiate un cognome o un altro, che
apparteniate ad una casa o un'altra non importa. Importano solo le
azioni che compiete. Sono quelle che fanno di voi la persona che siete."
Colei che invece aveva provato - per l'ennesima volta - a fargli cambiare idea sulla lezione era stata la professoressa Hellcat, sua moglie, subentrata alla cattedra di Trasfigurazione al posto della Preside. Aveva studiato a Durmstrang e questo faceva di lei un'ottima strega. Era anche una donna molto avvenente, sulla quarantina, con i capelli biondo rossicci che le ricadevano lisci sulle spalle e i profondi occhi blu. Accentuava le sue curve indossando abiti molto stretti che più di una volta le erano costati un richiamo. Non che fosse sua intenzione provocare, semplicemente certe regole, dopo la vita passata nella scuola nordica, non riusciva proprio a digerirle. E non era colpa sua se la natura le aveva regalato la bellezza e le forme. Seguendo l'esempio del marito, anche lei si faceva chiamare Mel, diminutivo di Melanie, dai suoi studenti.
"E in ogni caso, cara, è ormai troppo tardi." Aggiunse con un sorrisetto Robert, prima di indicarle con un cenno della testa i primi studenti che, dopo essersi arrampicati, erano sbucati nell'aula. "Toglietevi pure le divise ragazzi. Oggi lezione pratica. Vi ostacolerebbero solo." Spiegò alzando la voce, in modo tale da essere sentito anche da lì.
D'altra parte la Camera dei Segreti era un ambiente piuttosto grande.
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Caitrona represse un brivido, mentre percorreva il lungo corridoio che portava alla Camera.
Personalmente,
non riusciva ancora a capire perchè i professori avessero deciso
di tenere le lezioni di Difesa in quel luogo. Okay, sicuramente era
un'aula alquanto grande e per quanto i duelli potessero diventare
accesi, non avrebbero mai potuto combinare disastri, ma quel luogo era,
nonostante il passaggio di Harry Potter, ancora impregnato di magia
oscura. Era quella a farla rabbrividire. Quello e ciò che aveva
studiato nei libri di storia.
Quindici
anni prima, l'ex prescelto, sotto insistenza di Robert, era tornato a
scuola e aveva spalancato l'ingresso della Camera. I vari professori
erano poi intervenuti, eliminando il bagno di Mirtilla Malcontenta e
facendo in modo che l'ingresso rimanesse sempre aperto. Il tunnel era
stato allargato, ripulito ed illuminato con torce di luce sempiterna.
Erano state inoltre aggiunti scale e passaggi per permettere a studenti
e professori di raggiungere agevolmente quella che, ormai, era
diventata la nuova aula di Difesa contro le Arti Oscure. Altri spazi
erano stati ricavati dagli ambienti circostanti, tra cui un'aula studio
che in realtà serviva agli studenti per esercitarsi con gli
incantesimi dal punto di vista pratico. Insomma, non era più il
luogo spaventoso e sconosciuto di trent'anni prima, forse non aveva
neanche piu senso chiamarla Camera dei Segreti.
Ma la magia nera lasciava sempre tracce e molti studenti come Caitrona, particolarmente sensibili a quei richiami, preferivano evitare l'ambiente.
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Micah
e Jonathan sollevarono quasi di peso Anastasia, per aiutarla a
oltrepassare l'ingresso della Camera, poi si voltarono per fare lo
stesso con Page.
Quando furono tutti e quattro al di là, sentirono la voce del professor Prewett raggiungerli per ordinare di torgliersi le divise.
I quattro si scambiarono un'occhiata veloce. Quella era una giornata davvero strana. Nessuno di loro aveva avuto lezione la mattina, in compenso si erano accorti che Difesa, Trasfigurazione e Incantesimi coincidevano e che sesto e settimo anno le avrebbero affrontate insieme, impegnandogli tutto il pomeriggio. Quattro ore consecutive con le materie più pesanti. E tutto di venerdì pomeriggio.
"Secondo voi cos'hanno intenzione di fare?" Chiese in un sussurro Anastasia.
"Forse concentrarsi sui duelli. Spiegherebbe perchè le tre materie sono riunite." Provò ad ipotizzare Page.
"E poi ci hanno fatto togliere le divise, dicendo che altrimenti ci avrebbero ostacolato." Continuò per lei Micah.
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"Andrews,
Ashen, Davis, Daylerk, Freeman, Freiser, Grimm, Halliwell, Hamato
Michelangelo, Hamato Raphael, Hunt, Morris, Morrison, Nott, Price,
Rhodes, Suarez Francisco e Suarez Gabriela." Chiamò Vitious in
ordine alfabetico facendo l'appello. Ad ogni nome il ragazzo
corrispondente rispondeva con un "Presente".
"Bene, ci siamo tutti." Concluse chiudendo con uno schiocco il registro
e facendolo evanescere. "Come avete già visto, oggi sarà
una lezione particolare. Per questo motivo abbiamo unito le materie e
vi abbiamo dato così tanto tempo a disposizione."
"In cosa consisterà la lezione quindi?" Chiese Daniel incuriosito.
"Un poco di pazienza, signor Freeman." Lo riprese divertito il Vicepreside.
"Lo scoprirete a breve. Avanzate cinque passi verso di noi." Fu invece la risposta di Robert.
Come un sol uomo, gli studenti fecero quanto richiesto. I tre professori aspettarono che tutti quanti giungessero nel punto previsto, poi puntarono le bacchette a terra sussurrando "Revelio."
I ragazzi fecero appena in tempo a vedere comparire delle linee bianche che, intrecciandosi tra loro, formavano sotto ai loro piedi un determinato simbolo, prima di cadere a terra tutti quanti come birilli.
"La trappola del diavolo." Sussurrò Eleonore in un barlume di consapevolezza. Poi perse i sensi anche lei.
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Giorno imprecisato di settembre 2020, Nord Europa, Luogo imprecisato
Erano sulle loro tracce da settimane, ma ormai avevano raggiunto l'obiettivo.
Loro si trovavano lì. Si nascondevano in quella grotta.
Lo sapeva, poteva percepire il loro odore, la loro essenza.
Brian
avanzò carponi lungo la via buia e silenziosa, nascondendo il
suo corpo dietro a bassi arbusti. Non lo stavano aspettando e questo
lo avvantaggiava.
Ma
anche se loro avessero saputo del suo arrivo, cosa sarebbe cambiato? Li
avrebbe comunque fatti fuori dal primo all’ultimo.
Odiava
profondamente i demoni. Non solo per mestiere - la sua famiglia portava
avanti quella caccia da generazioni - ma anche per aver provocato
la sua morte. Gli avevano tolto tutto quello per
cui valeva la pena vivere. Quasi tutto - si corresse ripensando ai
figli.
Continuò
a procedere strisciando finchè non fu costretto ad interrompere
l'avanzata: poteva sentire le voci rauche dei demoni che parlavano
animatamente fra loro. Si nascose dietro ad un albero dal tronco
piuttosto grosso e si arrischiò a gettare un’occhiata.
A pochi passi, all’interno di una grotta, ardeva un fuoco.
Attorno ad esso una decina di demoni appartenenti alla stessa
tribù stavano parlando in maniera concitata, agitando le braccia
verso il cielo. Nonostante conoscesse bene il loro
linguaggio, parlavano in maniera talmente frenetica che riuscì a
capire chiaramente soltanto le parole “sangue” e
“cibo”.
Dopo un attimo di riflessione, spiccò un salto e si andò ad appollaiare comodamente su un ramo.
“Divide et impera.” Sussurrò.
Alzò
una mano ed evocò una piccola parte della sua magia, che
scagliò nella direzione opposta. Esattamente come previsto, le
bestie interruppero le chiacchere, voltandosi in quella direzione.
Dopo pochi minuti di consultazione, quello che pareva essere il capo
mandò due a controllare. Sorridendo per la facilità con
la quale era riuscito ad ingannarli, li seguì passando da
un ramo all’altro. E quando furono abbastanza lontani
dall’accampamento, saltò giù.
“Mi stavate cercando?” Chiese con voce ironica.
I
due non fecero in tempo neanche a voltarsi nella sua direzione.
Giacevano già morti ai suoi piedi. Ciò che ne rimaneva
erano solo due mucchietti di polvere. Ridendo apertamente per la loro
stupidità li sorpassò, tornando a dirigersi verso la
grotta. Stavolta non si premurò neanche di occultare il suo
arrivo come aveva fatto in precedenza.
Dopo pochi metri, si imbatté in altri tre demoni, mandati in
avanscoperta a causa del mancato ritorno dei compagni. Questi, dopo un
attimo di perplessità, gli si gettarono addosso
contemporaneamente. Ma non fu sufficiente. Nessuno poteva farla ad un
Grimm.
Fece
finta di inciampare, trascinandosi così dietro il primo e
facendosi da scudo con quel corpo. Uno dei due rimasti gli aveva
spedito contro una materia non bene definita che finì per far
disintegrare il suo simile tra urla strazianti.
Brian
ne approfittò per rotolare su se stesso e rimettersi in piedi.
Nel frattempo aveva estratto una lunga lama di metallo che
conficcò senza perdere tempo all’altezza del cuore del
secondo demone, conscio del suo smarrimento per aver ucciso
un compagno. Il terzo, vedendo che le cose si stavano mettendo male,
aveva tentato una fuga precipitosa per mettersi in salvo e, forse,
anche avvertire i compagni rimasti alla grotta.
Ma non fu abbastanza svelto.
Dopo aver estratto la lama dal corpo ormai privo di vita
dell’altro demone, la lanciò verso il fuggitivo. La lama
attraversò con un sibilo la foresta, raggiunse il demone che gli
dava le spalle e lo trapassò. L’onda d’urto creata
fece in modo che il corpo si attaccasse ad un albero vicino, dove
rimase penzolante e privo di vita, afflosciato su se stesso.
Con un gesto della mano, richiamò l’arma a sé e la
reinserì nella cintura, dove era rimasta nascosta fino a pochi
secondi prima. Brian si voltò, diregendosi con passo deciso
verso la caverna.
Doveva farli fuori tutti, dal primo all’ultimo. Voleva farlo e ci
sarebbe riuscito. In fondo, li aveva già dimezzati nel giro di
pochi minuti senza trovare una vera resistenza.
Due
di loro erano ai lati della caverna, eretti ed immobili quasi come due
qualsiasi bodyguard di un qualsiasi locale. Si nascose nuovamente
dietro ad un albero e aspettò. Era sicuro che sarebbero venuti
loro da lui.
Non aveva affatto fretta. Aveva tutta la notte a disposizione.
Dovette
aspettare poco. Uno dei due avanzò verso il bosco e
l’altro poco dopo lo seguì. Dovevano solo dare
un’occhiata in giro e passare il tempo di attesa del ritorno dei
compagni. Non sapevano che questi non sarebbero mai tornati. Non
potevano immaginare che di lì a poco avrebbero fatto la loro
stessa fine.
Erano avanzati di pochi passi, ma gli avevano già dato le spalle.
Errore fatale.
Senza esitazione e muovendosi come un’ombra, estrasse nuovamente la lama, avvicinandosi loro poco a poco.
Prese
il più vicino per la testa e prima che lui potesse minimamente
rendersene conto, gli aveva già trapassato il collo da lato a
lato. Il leggero grido strozzato che era riuscito a farfugliare aveva
messo in allarme però il suo compagno, che si voltò in
tempo per vedere il corpo del compagno disintegrarsi.
La
paura si tinse sul suo volto mentre acquistava la consapevolezza di con
chi aveva a che fare. “Un Grimm!" Esclamò con voce
spaventata.
Ma non fece in tempo ad aggiungere altro.
Brian
si era già smaterializzato dietro di lui, spezzandogli il collo
con un colpo secco. Gliene mancavano solo tre, poi anche quella
tribù si sarebbe estinta per sempre. Doveva tornare alla caverna
adesso. Chissà come se la stava cavando Celia. Sicuramente aveva
agito di testa sua, non rispettando i suoi ordini.
All’interno della caverna il fuoco era ancora acceso, ma ormai nessuno ne stava godendo i benefici.
Con un'occhiata veloce Brian individuò Celia.
Teneva
inchiodato al muro con una mano e un coltello puntato alla gola
quello che sembrava essere il capo, che stava inutilmente urlando
alla ricerca di rinforzi. Degli altri due rimanevano solo
mucchietti di cenere.
“È inutile che ti sgoli. Li ho fatti fuori tutti con le
mie mani. Sei rimasto solo tu. Ma tranquillo, li raggiungerai presto
all’inferno.” Commentò Brian, fissandolo con
disgusto. "Ed è inutile che ti dimeni: quella che ti tiene
amorevolmente per la gola è mia cugina Celia. Grimm. Non hai
scampo."
Celia
gli gettò un'occhiataccia. Le faceva male ogni volta che lui si
riferiva a lei come cugina. Lei era sua moglie diavolo! Già una
volta lui le aveva preferito un'altra, Talisia Black. E anche adesso
che erano sposati da anni, anche dopo che lei gli aveva dato
Gretel, lui continuava a riferirsi a lei come a sua cugina.
"Ti
sei risposato in fretta vedo. Evidentemente non eri poi così
preso dalla Black. Un capriccio del momento?" Chiese il demone. Sapeva
di non avere scampo. Due Grimm sulle sue tracce equivalevano ad un
biglietto di sola andata per l'aldilà. Ma almeno, se non con la
forza, poteva far male ad entrambi con le parole.
"N.O.N-P.A.R.L.A.R.E-D.I-M.I.A-M.O.G.L.I.E"
Sibilò Brian avanzando in modo minaccioso verso di lui. Un
fuoco scoppiò sotto le gambe del demone. Un fuoco nero come la
pece. In pochi secondi anche di quel demone non rimase traccia,
inghiottito dalle fiamme tra atroci dolori.
"Brian..." Provò a parlare Celia.
"Ti
avevo detto di non uscire allo scoperto e di aspettarmi, prima di
attaccare la grotta." La interruppe lui con tono freddo. "Hai agito di
testa tua, come al solito. E che modo è di vestirti per andare a
caccia? Stivali con i tacchi?" Aggiunse gettandole un'occhiata
sprezzente. "Pensi di uccidere i demoni perforandogli la gola con
quelli per caso?" Continuò a deriderla.
"Io..." Provò a rispondere lei.
"Raccogliamo la roba. Mentre eravamo qui a perdere tempo -
non sapevano neanche difendersi - ad Hogwarts è scoppiato
il finimondo. Dobbiamo tornare in Inghilterra." Comandò lui.
"Subito."
La
ragazza contò fino a dieci prima di rispondere. "Va bene."
Acconsentì alla fine. "Andiamo." Rispose con un filo di voce.
Era sempre stato così il loro matrimonio. Non si era mai basato sull'affetto. Figurarsi l'amore.
Lei
e Brian erano stati promessi l'uno all'altro quando lei aveva solo
tre anni e lui quindici, ma le cose non erano andate in quel modo.
Qualche mese dopo se n'era andato di casa, senza dire nulla a nessuno e
per anni nessuno dei Grimm aveva ricevuto sue notizie. Quando era
tornato, a diciott'anni, era stato solo per comunicare alla famiglia
che si era sposato con una Black. E che Talisia era
già incinta di un maschio. Poi, dieci anni dopo, la tragedia. Un
lupo mannaro in cerca di vendetta era entrato in casa loro, mentre
Brian era fuori, a caccia con Hansel ed Eleonore.
Brian
non era stato più lo stesso. Aveva amato la moglie molto
più di quanto non avesse mai amato chiunque della famiglia
originaria, quegli stessi Grimm che, senza rispettare la sua
volontà di non sposarsi più, gli fecero pressioni
infinite per fargli rispettare quel matrimonio combinato anni prima.
E così entrambi avevano obbedito.
Ma
mentre per Celia era stato inizialmente un sogno che si
realizzava - aveva sempre avuto una mezza cotta per il cugino e a
diciott'anni cosa ne poteva sapere? - per Brian era stata solo
un'imposizione, che mai e poi mai avrebbe digerito.
Aveva amato una sola donna nella vita e non intendeva amarne altre.
Al
contrario della cerimonia da favola, la prima notte di nozze fu un
incubo per Celia. Era arrivata vergine al matrimonio, come imponevano
le buone regole dei purosangue. E Brian non l'aveva minimamente
rispettata.
"Volevano
un matrimonio tra noi per avere il loro Grimm purosangue? Bene,
l'avranno. Ma dopo questo non ti aspettare altro da me, cugina." Le aveva detto all'orecchio prima di possederla con forza.
A
volte, quando era veramente di pessimo umore, Brian arrivava anche ad
accusare la moglie e la sua famiglia di aver architettato l'omicidio di
Talisia.
Per
quello Celia era intervenuta quella sera, non aspettandolo come invece
lui le aveva ordinato di fare. Era solo quando erano a caccia che lei
si sentiva veramente viva. Il momento in cui tornava a fare ciò
per cui era nata. Aspettare in un angolo e lasciare tutto il
divertimento ad altri non era nella sua natura. E cacciare, con sua
figlia Gretel ormai lontana ad Hogwarts, era l'unica cosa che le
rimaneva.
Un
forte crack alle sue spalle le comunicò che Brian si era
già smaterializzato, senza aspettarla. Per nulla sorpresa del
solito atteggiamento menefreghista del marito, gettò un'ultima
occhiata al bosco che in quei giorni era diventata la sua casa. Poi si
smaterializzò anche lei.
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Eccomi qua! Due domande (per le quali ho bisogno subito)
1) ho assolutissimamente bisogno che uno dei vostri personaggi abbia il dono della preveggenza (che nella mia testa si concretizza non solo nel fatto che possa vedere il futuro e fare profezie al riguardo, ma anche che possa vedere "in tempo reale" ciò che sta accadendo in luoghi molto distanti rispetto a dove si trova lui e anche nel passato). Chiunque di voi sia interessato me lo comunichi TRAMITE MESSAGGIO PRIVATO (chi me lo comunicherà tramite recensione non verrà minimamente considerato).
2) per TUTTI: Mi avete detto quali sono le vostre paure. Vorrei che mi spediste qualcosa di più preciso (ad esempio: qualcuno mi ha detto "ha assistito alla morte della sorella": quali sono state le circostanze?"). MESSAGGIO PRIVATO
Poooi... (qui i tempi sono più larghi: vi do fino a fine febbraio)
1) TORNEO DI QUIDDITCH: partirà a breve. Perciò mi serve una classifica in base alla quale farò vincere/perdere le vostre case. 1 voto a testa per OGNI AUTORE (cioè chi ha due personaggi ha comunque un solo voto a disposizione).
MESSAGGIO PRIVATO con scritto Nome e Cognome del vostro personaggio, Torneo di Quidditch, Casa che decidete di votare (non può essere la vostra).
es --> Eleonore Grimm, Torneo di Quidditch, Tassorosso
2) COPPA DELLE CASE: idem come sopra. Piccola differenza: potete votare due Case e una delle due può essere la vostra (se date il voto alla vostra DOVETE votarne anche un'altra)
es --> Eleonore Grimm, Coppa delle Case, Corvonero e Tassorosso
THAT'S ALL! SEE YOU NEXT TIME! ;)