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Autore: _Wonderwall_    16/01/2016    0 recensioni
Alessandra Roxanne Greco è il cliché più ricorrente nelle storie per teenagers. Una famiglia numerosa, una migliore amica stramba e, ovviamente, una cotta per l’amico più bello del fratello. Con ambiziose aspirazioni sul suo futuro si trova a fare i conti con il suo presente.
Una favola moderna in cui la principessa lascia il posto al maschiaccio e il principe diventa lo stereotipo del ragazzo più ambito della scuola. Ma sarà davvero così?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 3
 
Questo è sfruttamento minorile. Non importa se metà degli studenti in questa stanza sia maggiorenne, io sono ancora nella tenera età dei diciassette anni e per questo non merito di essere sfruttata in questo modo barbaro e inumano. La preside della mia scuola ha ben pensato che per la preparazione del ballo di inizio anno fosse necessario l’aiuto di tutti gli studenti degli ultimi due anni che necessitano dei crediti aggiuntivi per entrare a college. Indovinate. Io ho bisogno di quei crediti quindi ora mi ritrovo qui, insieme a Ronnie a decorare la palestra per il grande giorno.
Ricordate il piano infallibile e segreto di Ronnie per accoppiarmi con Sam? Beh non è più segreto ne tantomeno infallibile. 
Il fatto è che il ballo è in realtà un ballo in maschera. Quindi il piano della mia migliore amia sarebbe quello di stringermi in un vestito mozzafiato, mettermi su dei trampoli da capogiro e mandarmi all’avanscoperta, importunando Sam per tutta la sera. Ovviamente senza cadere. O senza parlare.
Perché sì, la mia identità sarà segreta, o dove era la parte divertente? Questo per lo meno è ciò che pensa lei.
Quindi, ricapitolando, il mio viso sarà coperto per metà dalla maschera, lasciando scoperte le labbra per dare a Sam la possibilità di baciarmi perché, ovviamente, è ciò che succederà. Credo che la mente di Ronnie sia stata infettata dai tutti film romantici che vede. Ultimamente è fissata con Cenerentola, quindi ha già preparato tutto.
Il lento strategico, la luce soffusa. Poi gli eventi faranno il proprio corso. Sam mi avvicinerà a sé, poggiando una mano sulla mia vita, con l’altra mi accarezzerà i capelli allungati per l’occasione e si avvicinerà lentamente posando poi le sue labbra sulle mie.
Un bacio molto in stile Spiderman. Magari anche con la pioggia finta, evitando la parte dove lui si trova a testa in giù.
Nella mia immaginazione la serata andrà in maniera molto diversa. Primo, se non indosso mai i tacchi un motivo ci sarà ed è che non so camminarci affatto. Secondo, non ho idea di come sia fatto questo fantomatico vestito. Terzo, non sono molto positiva nel farlo innamorare di me in una sera, senza parlare d’altronde, considerando che non ci sono riuscita in anni ed anni di tentativi.
Ronnie dice che avendo il viso coperto sarà molto più facile. Non ho ancora deciso se arrabbiarmi.
Fatto sta che la mia amica sembra irremovibile su quella serata e, considerando che le devo un favore bello grosso (per cosa esattamente non lo ricordo), andrò al ballo e cercherò di imbattermi casualmente in Sam, mettendo in atto il suo piano.
Per adesso mi limito a dipingere la parete di blu notte, mentre Ronnie si diverte ad intrecciare i suoi capelli.
<< Dovresti aiutarmi, lo sai? >> sbuffo, spostando dalla fronte un ciuffo di capelli.
Lei lascia la ciocca viola e mi guarda sorridendo.
<< Oh, giusto >>
Detto questo prende in mano un pennello e comincia a dipingere, canticchiando.
Ronnie è sempre stata una ragazza strana, a partire dall’aspetto. Ha la pelle pallida e due enormi occhi scuri che la fanno assomigliare ad un cerbiatto, i capelli sono viola, lisci e lunghi fino ai fianchi. È abbastanza alta e magra, ma il suo corpo non è come quello di una modella, è completamente piatta e probabilmente i suoi fianchi sono un po’ troppo arrotondati. Oggi indossa una gonna lunga fino alle caviglie, dei sandali estivi ed una t-shirt che le lascia scoperto l’ombelico. Direi che ciò che attira l’attenzione siano gli enormi cerchi che ha come orecchini.
Beh, non  mai stata la tipica ragazza normale, ma a me piace così. Averla come amica significa non avere mai un giorno uguale all’altro e questo è grandioso.
<< Posso vedere i vestiti per il ballo? >> chiedo ancora, lanciandole un’occhiata veloce.
Ronnie continua a fischiettare e sorride, facendo segno di no con la testa.
<< Non ti fidi della tua amica stilista? >>
<< Non è che non mi fido, ma probabilmente la taglia è sbagliata >>
<< Conosco la tua taglia >>
Sbuffo.
<< Adesso non rompere e continua a pennellare. Queste pareti non si finiscono da sole >>
Sbuffo di nuovo e lei riprende a canticchiare.
Intingo il pennello nel colore e ricomincio a spennellare, cercando di contenere i miei sbuffi.
Ora che ci penso, io non so ballare. Davvero, sono negata, sembro una balena arenata quando provo a muovermi con almeno un po’ di grazia. Diciamo semplicemente che le attività artistiche non fanno per me.
La mia voce non è delicata e soave come quella delle principesse Disney.
I miei movimenti sono bruschi e impacciati.
Una volta ho provato a fare un disegno di un paesaggio in riva al mare, al ritorno mia madre mi ha chiesto se fosse stata Grace a farlo. Ho detto di si e portato via di corsa la mia sorellina quando ha provato a protestare. L’ho istruita alle bugie a soli due anni. Sì, lo so, sono una pessima sorella maggiore, ma avrebbe comunque imparato a mentire, quindi meglio imparare prima così quando si è più grandi si ha più tempo per altre cose. E meglio imparare sotto la supervisione di un adulto che ti vuole bene, come si fa con il fumo o l’alcol. La prima volta, e l’ultima, che ho fumato una sigaretta è stata con mio padre. E comunque sì, io sarei l’adulto responsabile.
L’unica cosa con un sottofondo creativo e artistico che forse riesco a fare è scrivere. Ma ciò che scrivo rimane tra me e il mio computer. Ah, sì, e sono abbastanza decente per la recitazione.
Che ci volete fare? Una donna multitasking.
Uno squittio proveniente dalla mia destra attira la mia attenzione. Ronnie ha portato le mani davanti al viso, sporcandosi la guancia e i capelli con il pennello, e guarda con occhi sbarrati qualcosa davanti a lei. Non ci metto molto a capire di cosa si tratta ed infatti vedo subito dopo mio fratello, Sam e il loro gruppo di scimmiette addestrate fare la trionfale entrata nella palestra.
Ovviamente con mezz’ora di ritardo ed ovviamente con quell’aria di superiorità che non si tolgono dalla faccia nemmeno a bastonate. Tutti ugualmente belli, tutti ugualmente scemi.
E adesso, signori e signore, è arrivato il momento di ricordarvi i cliché della mia vita. Come in ogni scuola di ogni stupida commedia americana (che io adoro) che si rispetti, anche la mia scuola si divide in categorie. Più specificatamente, in cinque categorie.
Categoria numero uno, gli sfigati. Ovvero tutti coloro che fanno parte del club di scacchi, di quello dei giochi di ruolo ed anche del giornalino della scuola, e altri centinaia di club che nessuno conosce.
Categoria numero due, le persone normali. Ovvero povere anime come la sottoscritta e, anche se lei è tutto meno che normale, anche Ronnie.
Categoria numero tre, gli alternativi. Gruppo di ragazzi e ragazze che si vestono principalmente di nero, hanno lo stesso colore di capelli e sono coperti di piercing e tatuaggi.
Categoria numero quattro, i moralisti. Questa categoria si divide in due. I moralisti religiosi a cui piace chiamarsi ‘i figli di Dio’ e che si riuniscono tre volte a settimana per capire come si possa scacciare il diavolo dalla nostra scuola. E i moralisti in generale, ovvero chi organizza campagne su ogni cosa possibile e immaginabile. Salvaguardia degli animali. Amore verso la natura. Coerenza politica. L’ingiustizia nell’indossare solo il nero perché disturba la felicità. Non scherzo, è successo davvero.
Categoria numero cinque, i popolari. Ovvero un gruppo ristretto di ragazzi e ragazze, solitamente sportivi e cheerleader che credono di avere il mondo ai propri piedi, sono inverosimilmente belli e anche stronzi.
E proprio questo ultimo gruppo si muove adesso verso la professoressa per chiedere le proprie mansioni.
I popolari racchiudono una cinquantina di persone, forse un po’ di più, ma quelli che davvero contano sono otto.
I ragazzi, altrimenti conosciuti come fratello e compagni (a me piace chiamarli idioti), sono quattro: Sam, Robert, Chace e Logan.
Le ragazze, chiamate le quattro A: Anastasia, Ashley, Alyson e Audrey.
Sempre tutti e otto insieme. A volte mi chiedo come sia possibile che io e Robert condividiamo gli stessi geni. Insomma io non sono così idiota.
Mi sento strattonare in avanti e subito dopo la figura alta di Ronnie si nasconde dietro la mia, che riesce a coprire solo la metà di lei.
<< Ronnie, ma che diamine fai? Smettila >>
Mi agito, ma la mia migliore amica stringe maggiormente la stretta e squittisce ancora, brandendo con una mano il pennello ancora sporco.
<< Nascondimi da tuo fratello >> mi prega, cercando di seguire i miei movimenti.
Mi giro verso di lei, ma così facendo il pennello mi colpisce in faccia, lasciando una scia di colore dalla fronte alle labbra. La guardo male, ma davanti a quegli occhi così scuri e così profondi non riesco a fare altro se non sospirare e acconsentire a nasconderla.
Ancora non capisco come sia possibile che mio fratello non si sia ancora innamorato di lei, ma credo che il fatto che si nascondi o balbetti ogni volta che lo vede possa c’entrare qualcosa. Devo inventare qualcosa per farli conoscere meglio.
Ma come, non lo sapete? , giocare ad Alex passione cupido mi diverte tantissimo.
<< Tu sei completamente fuori di testa. Così non risolvi niente >> le dico, muovendo con una mano il mio pennello e brandendolo come un’arma.
Ronnie sbuffa e sbircia con la coda dell’occhio oltre la mia spalla, nascondendosi di nuovo subito dopo. Alza gli occhi al cielo e mi rivolge un’espressione sofferente.
<< Arrivano Satana e le servette >> mi avverte, alzandosi nuovamente in piedi.
Faccio un’espressione schifata e mi giro verso il quartetto che si avvicina a noi. Satana sarebbe Alyson, soprannominata così perché è una vera e propria stronza.
Il fatto che Rob sia mio fratello ha spostato più di una volta l’attenzione delle stronzette su di me e Ronnie, attenzione però tutt’altro che positiva.
Diciamo che non ci sopportiamo. Altro cliché. Sono davvero stanca di tutta questa roba scontata.
<> esordisce Alyson, fermandosi.
Controlla con una smorfia di disappunto le macchie che entrambe abbiamo sul viso e sospira decidendo che non è quello il momento per farcele notare.
Quello che mi stupisce è che è lei la regina delle stronzette, nonostante sia solo al terzo anno e due delle ragazze del suo gruppo (Audrey e Ashley) siano già all’ultimo.
<< Cosa vuoi? >> chiedo, bagnando di nuovo il pennello di colore e ricominciando a spennellare.
<< Aiuto con biologia >>
Dovete sapere, inoltre, che io e Satana frequentiamo la stessa classe e, cosa che non mi da poco fastidio, abbiamo qualcosa di simile nell’aspetto. Il colore dei capelli è molto simile, nonostante i suoi siano lunghi fino alla vita, i suoi occhi sono più chiari dei miei, più verdi, ma a volte tendono al nocciola e la sua altezza è, beh, non molto alta. Ma lei è molto più proporzionata e decisamente più bella. L’ho detto all’inizio di questa soap opera che sarebbe la mia storia, io sono una ragazza carina, nella media, con una normale autostima e anche la capacità di vedere le cose oggettivamente. Quindi sono in grado di riconoscere la superiorità estetica di Satana.
<< No >> rispondo secca.
<< Dico a Logan che hai una cotta per lui >> minaccia, puntandomi il dito contro.
Io alzo gli occhi al cielo e mi giro verso di lei. Non voglio sminuire la sua capacità di minacciare quindi chiarisco che di solito è molto più convincente, chissà, probabilmente ha finito le sue armi contro di me.
<< Non mi piace Logan e tu sei patetica >>
Alyson alza gli occhi al cielo e si avvicina di un passo.
<< Mi servono le risposte al compito di domani, sgorbio >>
Oh, sì, mi sono dimenticata, dall’alto della sua gentilezza e intelligenza, mi chiama dalle elementari sgorbio. Questo soprannome sembra aggradarla e  a me non fa ne caldo ne freddo quindi la lascio fare.
<< Oppure? >>
<< Oppure farò in modo he nessuno più in questa scuola ti rivolga la parola se non per prenderti in giro >>
Sbuffo.
<< E di grazia come faresti? >>
Alyson ghigna e si allontana di un passo da me.
<< Oh, Alex >> dice alzando la voce ed attirando un paio di sguardi su di noi << Non ci posso credere. Ti avevo detto che a lui non piacevi, come sarebbe potuto essere altrimenti? Un metro e sessanta per sessanta chili di troppo, che ti aspettavi? >>
Scoppio a ridere.
<< Il tuo piano sarebbe quello di farmi sentire grassa? >>
Alyson mi guarda e ghigna ancora.
<< Poi ti chiedi perché nessun ragazzo si sia ancora avvicinato per il ballo, tesoro, si sa che ai bei ragazzi non piace chi ha decisamente troppa carne su alcune parti del corpo >>
Lancia uno sguardo alla mia pancia e poi uno generale. Sorrido e la guardo di ritorno.
<< Sai, ai bei ragazzi piace chi ha le tette >>
Detto questo mi giro e ricomincio il mio lavoro, ignorando lo sbuffo di Satana. Qualche volta una vittoria fa bene all’autostima.
 
 
 
<< Canon, Trainor, Dollas, Rowling, Marinne e Greco riserve >>
Sbuffo, sciugandomi il sudore dalla fronte e bevendo un sorso d’acqua dalla borraccia. Domenica ci sarà la prima partita del campionato della mia regione ed io starò tutta la partita in panchina ad osservare quella stronza di Satana al mio posto. Avrei capito se avessero preso al mio posto una ragazza alta un metro e ottanta con un po’ di muscoli nelle braccia, ma Satana no.
Sbuffo e mi alzo, avvicinandomi al coach. Non so se l’ho accennato prima di ora, ma questa è la mia squadra di pallavolo. Ora, io non sono una campionessa, ma me la cavo abbastanza.
<< Ehi coach >>
Mr. Brown si ferma e mi rivolge un sorriso.
<< Dimmi Alex >>
<< C’è una possibilità che la prossima partita io giochi? >> chiedo diretta.
Lui sospira e mi lancia un’occhiata dispiaciuta.
<< Ultimamente sei un po’ sotto tono, mentre Alyson è migliorata parecchio e credo che la prossima partita lascerò lei come schiacciatrice >>
<< Un po’ sotto tono? >>
Lui si siede sulla panchina e mi guarda dal basso, passandosi una mano tra i capelli.
<< Alex, lo avrai notato anche tu. Alyson è più brava in questo momento. Non dico che lo sarà sempre, hai delle buone basi, ma per adesso è così e questo campionato è importante >>
Annuisco e mi sforzo di sorridergli. Stringo la piccola coda che finalmente sono riuscita a fare con i miei capelli e rivolgo un’occhiata alla squadra che sta entrando negli spogliatoi.
<< Capisco >> dico e mi allontano insieme alle altre.
Entro nello spogliatoio e indosso i pantaloni della tuta, legando la felpa intorno alla vita ed afferrando il borsone. Sciolgo la coda e saluto le ragazze, ma vengo bloccata da un commento di Alyson.
<< Oh, tesoro, mi spiace. Nessun appuntamento per il ballo, nessun posto in squadra. Cosa ti rimane? >>
Sbuffo scocciata.
<< Una A in biologia, non so se tu abbia mai visto questa lettera su un compito >>
<< Oh, tesoro –alzo gli occhi al cielo quando mi chiama ancora così- , sai una cosa, ieri sono stata gentile, ho ripiegato su Logan perché non volevo davvero umiliarti, ma tutti sanno che in realtà ti piace Sam. Anche lui lo sa >>
Prendo un respiro profondo e la guardo negli occhi, cercando di non far trasparire nessuna emozione.
<< Ma i ragazzi sono il tuo unico punto fisso? >> chiedo retorica.
Lei si avvicina di un paio di passi, oramai tutte le nostre compagne di squadra ci stanno guardando.
<< Voglio solo che tu sappia che ti porterò via tutto. Il tuo posto nella squadra, le tue già inesistenti possibilità con Sam e, credimi, anche i tuoi voti e se possibile il tuo posto al college. Medicina ad Oxford, eh? Sai che mio padre lavora agli uffici di ammissione? >>
Mi ripeto che non ne vale la pena e chiudo gli occhi, cercando di calmarmi il più possibile.
Li riapro e li fisso nei suoi verdi e puliti dal trucco. Vorrei poter dire che metà della sua bellezza è data dal trucco, ma sono costretta ad ammettere che non è così, vorrei dire che i ragazzi continuano a venerarla solo perché sanno che non è difficile da ottenere, ma so che in realtà ha fascino. Qualcosa che attira.
<< Prova a farti una vita, anzi di rovinare quella degli altri >>
Mi giro e me ne vado, sbattendo la porta dello spogliatoio.
Ciò che più mi da fastidio è che il coach ha ragione. Lei è più brava di me ultimamente.
 
 
 
Sbatto la porta di casa, lanciando la sacca sul pavimento ed ignorando il saluto di mio fratello. Ho solo bisogno di stare sola e di fare un bel bagno rilassante.
Chiudo la porta a chiave, riempio la vasca di acqua bollente e di schiuma. Mi spoglio, lasciando la tuta a terra e un asciugamano accanto alla doccia. Non ho trovato il mio accappatoio, credo sia ancora a lavare.
Mi immergo nell’acqua e rilascio un sospiro di sollievo. Ho avuto una giornata orribile, già a partire dalla mattinata.
Primo di tutto è sabato e l’ultima cosa che volevo fare era alzarmi per andare a fare una corsetta con Ronnie, ma lei sembrava tenerci davvero. Quindi ho puntato la sveglia alle sette e dopo mezz’ora ero sotto casa della mia migliore amica, pronta per correre. O meglio, il mio piano era quello di una corsetta leggera per cinque minuti, forse meno, e poi lasciare che Ronnie corresse il suo usuale chilometro e mezzo, mentre mi dilettavo a mangiare più gelati possibili al chiosco vicino al parco. Ma quella stronza (questa volta se lo merita) mi ha costretto a correre tutta la distanza con lei per poi impedirmi di mangiare un bel panino, o forse due, per dare posto a cose più salutari. Adesso, so che dovrei ringraziarla per pensare alla mia salute, ma in quel momento il mangiare bene era l’ultimo dei miei pensieri. In realtà è sempre l’ultimo dei miei pensieri. E, di solito, è anche l’ultimo dei suoi, ma, da quando ha visto mio fratello baciare una ragazza fuori dalla scuola, ha cominciato questo strano piano, ovvero ‘come conquistare Robert in dieci mosse’.
  1. Allenarsi e mangiare sano
  2. Evitare di nascondersi
  3. Parlargli
  4. Da decidere
  5. Da decidere
  6. Da decidere
  7. Da decidere
  8. Da decidere
  9. Da decidere
  10.  Da decidere
Sì, bhe, ha ancora parecchi punti in sospeso.
Fatto sta che dopo una corsa e una colazione negata, sono tornata a casa speranzosa di trovare del latte, del pane e dalla nutella. Senza a dirlo, nessuno di questi era presente.
Nel pomeriggio c’è stato l’allenamento e beh, cosa è successo lo sapete. Mentre tornavo a casa, a piedi perché quell’idiota di mio fratello si è rifiutato di venire a prendermi, ha cominciato a piovere. Quindi sono tornata a casa correndo (ancora) come un pulcino bagnato, arrabbiata, nervosa e decisamente affamata.
Sospiro di nuovo e chiudo gli occhi, rilassandomi completamente nella vasca.
Devo fare ancora una cosa prima di andare a dormire.
 
 
Afferro l’asciugamano e lo avvolgo intorno al mio corpo, mi strizzo con una mano i capelli e li asciugo approssimativamente, lasciandoli cadere poi sulle spalle. Butto la tuta tra gli altri panni da lavare ed apro la porta, chiudendola dietro le mie spalle.
<< Mh. Comincio a credere di dover venire a casa tua più spesso >>
Sono di spalle, ma riesco a riconoscere facilmente la voce e (cosa strana!) il mio cervello lavora velocemente, facendomi capire la situazione. Sono nuda, coperta da un asciugamano, ma pur sempre nuda, bagnata e davanti al ragazzo di cui sono innamorata da più di un anno.
Il mio viso prende fuoco e sospiro cercando di stemperare l’imbarazzo. Mi giro perché so che prima o poi devo farlo e mi trovo davanti a Sam, in tutta la sua bellezza e sfacciataggine.
Deglutisco e sbatto le palpebre.
<< Ed io comincio a pensare che tu ci stia provando con me >> rispondo, cercando di comportarmi  come con qualsiasi altro ragazzo.
Ma è così difficile con lui.
Sento una sensazione di ansia e cerco di pensare a tutto tranne che alla sua vicinanza. Oh, guarda, il tappeto persiano che mamma ha comprato in Persia. Beh, non che ci fossero dei dubbi. Se il tappeto è persiano dalla Persia deve venire, nessun dubbio.
Sam ride e mi distoglie dalla contemplazione del tappeto, attirando il mio sguardo su di sé. Si avvicina di un passo nello stesso momento in cui io ne faccio uno indietro.
La troppa vicinanza non è una buona opzione.
<< Sai, Roxie, sei simpatica >> detto questo si gira e se ne va, tornando al piano inferiore da mio fratello.
 
 
Mi avvicino al divano dove è steso Rob. Indosso il mio pigiama preferito che in realtà consiste semplicemente in vecchi pantaloncini di pallavolo e maglie extralarge di mio padre (o all’occorrenza di mio fratello).
Sono davvero stanca e non vedo l’ora di finire questa giornata, ma devo parlare con Robert e devo farlo adesso.
<< Ehi, Rob >> dico, sedendomi accanto a lui.
Prendo il telecomando e spengo la televisione, mentre con l’altra mano gli lancio la lettera dell’accademia militare che è arrivata l’altro giorno.
<< Grazie Alex >> si limita a rispondere, mentre riaccende l’apparecchio elettronico.
Sbuffo e strappo il telecomando dalle sue mani, spegnendolo di nuovo. Lui fa il mio stesso gesto e poi ci si sdraia sopra per impedirmi di prenderlo di nuovo. Dopo vari e vani tentativi, mi arrendo all’evidenza e faccio l’unica cosa possibile. Mi alzo e spengo la televisione dal pulsante principale. Soluzione in realtà semplice e veloce a cui avrei dovuto pensare prima, ma diciamo che trovo la lotta per il telecomando sempre abbastanza interessante.
Robert sbuffa e alza gli occhi al cielo, spostandosi i capelli castani dalla fronte.
<< Cosa vuoi Alex? >> mi chiede scocciato, stendendo le gambe sul divano e rivolgendo lo sguardo al soffitto.
<< Non voglio essere invadente quindi mi limito a dirti che quando vuoi parlare riguardo questo io ci sono >>
Non dico altro, non nomino lo zio né tantomeno il nonno. So che ha bisogno di tempo e non voglio costringerlo a parlarne prima che si senta pronto.
Grace mi viene incontro, strillando, rincorsa da Daniel che in boxer e con la cravatta di papà legata intorno alla fronte, strilla e urla come un forsennato, cercando di acciuffarla.
Afferro la piccola in braccio e mi ritrovo lo scherzo della natura che mi corre intorno, cercando di afferrare la bambina che continua a strillare e si stringe alla mia maglietta.
<< Daniel, finiscila >>
Mio fratello ovviamente non si ferma e continua ad urlare tanto da spaccarmi i timpani. Ne sono sempre più sicura, i miei genitori devono aver trovato questo essere per la strada. Non può essere altrimenti.
Lui. Non. Può. Essere. Mio. Fratello.
Mi rendo conto che l’unica cosa da fare è scappare e correre ai ripari. Stringo forte la piccola Grace e scatto verso le scale, salendole velocemente inseguita da quel demone sotto forma di un ragazzo che si avvicina all’adolescenza. Ancora urla. Io a dodici anni non avevo tutto quel fiato. Ora che ci penso, non ce l’ho nemmeno ora.
Mi chiudo dentro la camera della mia sorellina e la poso sul letto, lasciandole un bacio sulla fronte.
<< Buona notte, tesoro >>
Grace mi accarezza il viso con le mani e mi lascia un bacio sulla guancia.
<< Ti voglio bene >> sussurra e si rannicchia su un lato, chiudendo gli enormi occhi verdi.
Sorrido, ma poi sento mio fratello urlare dietro la porta e con un sospiro mi accorgo che la mia giornata non è ancora finita e che devo attraversare il corridoio per arrivare alla mia camera.
  
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