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Autore: Baymax96    22/01/2016    2 recensioni
Solo per essere sano, Michelangelo sviluppa inconsciamente un'ossessione per tagliare il più possibile le calorie e comincia a staccarsi sempre di più dalla sua famiglia fino a quando non giunge al punto di non ritorno...
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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N/A Tanto tempo per postare questo secondo capitolo. Purtroppo non avere tempo è una gran seccatura (detta a modo di Shikamaru!). Beh, almeno sono riuscita a completarlo e ora lo posto. Voglio, come sempre, ringraziare tutti quelli che mi seguono! E' sempre così bello!
Detto questo, Enjoy!!!



Le candele nella camera del maestro Splinter tremavano e creavano giochi d'ombra. L'incenso odorava tutt'intorno, infondendosi nelle narici delle uniche due persone che sedevano l'una di fronte all'altra, sorseggiando del tè.
Era Donatello, inginocchiato, con la testa china e lo sguardo triste perso nella bevanda calda. Non era raro trovarlo da suo padre ma nemmeno troppo scontato, come invece faceva Leonardo che preferiva trascorrere la maggior parte del suo tempo con l'anziano topo.
Il motivo era semplice: dopo la verità esplosa dalle labbra di Michelangelo la scorsa sera, Don aveva sentito il bisogno di parlare con Splinter.
“E questo è tutto...” concluse, prendendo un sorso di tè.
L'altro annuì piano e rispose “Era evidente che primo o poi vostro fratello sarebbe scattato in quel modo. Anche se mi duole dirlo ma è stato il vostro atteggiamento il colpevole di tutto. Ho visto per troppo tempo come lo avete trattato, tagliandolo fuori dalla vostra vita, ignorandolo”.
“Ma... sensei!” esclamò il viola.
“No, Donatello. Sai meglio di me che ho ragione” tagliò corto il topo, alzando una mano “Avete condotto vostro fratello minore verso una solitudine pesante e sta a voi rimediare”.
Donatello abbassò le spalle, un po' imbronciato. Sperava di trovare una risposta accondiscendente da parte del maestro e invece no. Certo, gli doleva sentirsi dire che era uno dei colpevoli ma c'era la causa se si erano sempre comportati così.
“Raphael, Leonardo. Se avete qualcosa da dire, entrate!” fece improvvisamente Splinter.
Le shoji si aprirono leggermente e i due, con volti abbastanza basiti per essere stati percepiti, presero posto accanto al terzogenito.
“Sensei, ascolta” fece Raph “Mikey è un fastidio nel guscio! Distrugge, combina guai, gioca scherzi di pessimo gusto e si mangia sempre tutta la pizza! Se ho preferito allontanarlo è semplicemente perché molte volte mi ha quasi danneggiato la moto!” sputò con rabbia.
“Tuo fratello non è un fastidio, Raphael!” abbaiò Splinter, contrariato, guardando poi Leo.
“Ecco... certo, Raph ha un po' esagerato ma in fondo dobbiamo ammettere che Mikey è un ninja indisciplinato, incapace di meritare fiducia in battaglia e non si può neanche contare su di lui! Nelle imboscate notturne dobbiamo quasi dividerci il lavoro per badarlo perché Mikey è troppo concentrato a fare il buffone!” spiegò l'azzurro “Quindi, anche se mi dispiace ammetterlo, preferisco tenerlo alla larga”.
Il topo chiuse gli occhi per un breve lasso di tempo poi fissò Donatello.
“Hanno ragione loro, sensei. Nel mio laboratorio ho rischiato di vedere la pura rovina dell'intera tana! Mikey lo fa apposta! Gioca con le mie soluzioni, non ascolta, è sfacciatamente prevedibile! Quindi, concludendo, non ci tocca più di tanto il suo sfogo! Se si sente come ci ha detto... beh, peggio per lui!” scattò perfino il viola, a braccia larghe per l'esasperazione “Si è ricamato il tutto con le sue mani!”.
A questo punto, il maestro Splinter poggiò la tazzina ormai vuota di tè sul basso tavolino di legno che lo separava dai suoi figli e si alzò, tenendo uno sguardo duro.
“Certo” cominciò “Probabilmente è meglio cercare di sfuggire al problema piuttosto che affrontarlo, non è così? Donatello, non mi aspetto certamente che tu continui a isolare tuo fratello in questo modo. Così come con te, Raphael. Desidero che provi a parlare maggiormente con lui” disse “Quanto a te, Leonardo, tu sei il leader di questa famiglia e come tale devi saper giostrare ogni singolo componente della squadra che comandi. In qualità di fratello, però, devi saper essere più aperto verso Michelangelo. E' come un bocciolo appassito, in questo momento, e solo sentirsi capiti lo aiuterà. Da parte sua, invece, dovrà impegnarsi a frenare la sua immensa iperattività e seguire ordini e comandi... beh, non certo alla lettera. Non continuamente, almeno”.
I tre Aniki sospirarono a capo chino.
Il maestro chiedeva troppo da loro; Michelangelo non era facile da gestire, era alquanto problematico, non si riusciva mai a definire bene cosa gli passasse per la mente e in più, cosa peggiore, non ascoltava quasi mai. Era come un bambino molto piccolo.
-Ma lui è un bambinone...- pensò Leonardo, con un debolissimo sorriso sulle labbra.
“D'accordo, maestro. Proverò a parlare con Michelangelo. In fondo è nostro fratello e ha bisogno di noi, no?” fece improvvisamente Donnie, alzandosi in piedi “Allora... chi è con me?”.
Il secondo fu Leo.
Raph si guardò intorno, avendo completamente l'attenzione su di lui e alzandosi con una risatina aggiunse “Oh, beh. Cercherò anch'io di interagire con lui ma lo terrò lontano dalla mia moto”.
“Ricorda, Raphael. Un bene materiale non potrà mai sostituire una persona a noi più cara” fece il maestro, congedandoli...
 
Nessuno, però, sapeva che una macchiolina arancione era rimasta quatta e silenziosa sulle scale ad origliare tutto ciò che padre e figli si erano detti. Il risultato era più che visibile sulle sue gote striate  di lacrime fresche e calde, nei suoi occhi ampi sgorgava il dolore.
Aveva avuto la piena risposta di tutti i suoi dubbi profondi.
Nessuno lo amava in quella famigliola.
Un singhiozzo amaro sfuggì dalle sue labbra: Michelangelo si tappò immediatamente le labbra, temendo che gli altri l'avrebbero potuto sentire.
-Non mi vogliono!- pensò addolorato, fiondandosi in camera sua.
Si buttò sul letto, mordendo ferocemente il cuscino per non lasciar trasparire i suoi gemiti addolorati ma nonostante ciò sfuggivano comunque in tono più camuffato.
“Vi odio tutti quanti!” pronunciò, afferrando il cellulare dalla cintura.
Un po' di sollievo lo trovò nell'app scaricata e nella lettura dei vari commenti positivi sulle persone che avevano distrutto i loro chili di troppo.
“Se perdo peso comunque mi accetteranno! Lo so!” pronunciò convinto.
La colazione era prossima; secondo l'orologio sul comodino di Mikey mancavano quasi otto minuti al primo pasto della giornata. La tartaruga non era affatto felice.
“Non posso non andare a mangiare... non così, su due piedi. Darei troppi sospetti ma non certo a quegli idioti bensì al maestro” pronunciò circospetto.
Aprì l'app e pigiò sul menu dedicato alla colazione.
Apparve una piccola lente d'ingrandimento per la ricerca e scrisse “Latte”; apparve una lunga categoria con capacità e soprattutto calorie. Una tazza di 100ml di latte parzialmente scremato senza zucchero aveva circa 47 calorie.
“Non sono molte!” esultò felice, aggiungendolo nel primo menu “Ora dovrei aggiungere qualche altra cosa da sgranocchiare...” disse, ripetendo la ricerca con la parola biscotti, stavolta “Dunque, qui dice che un biscotto vale trentotto calorie. Beh, stando a quelli al cioccolato che abbiamo in casa, almeno!” commentò, aggiungendo due biscotti.
L'app visualizzò subito il totale delle calorie: 123 nette.
“Ottimo!” esultò il giovane, chiudendo l'app e aprendo il browser.
Anche se ora aveva risolto un problema grave riguardo le calorie, Mikey aveva bisogno di sapere molto di più su come perdere peso effettivamente e soprattutto velocemente.
Andò nella sezione “Immagini” e scrisse “calorie dieta”. Certo, la parola poteva sembrava un po' fuori senso ma i risultati che apparvero lo incuriosirono.
C'erano dei calendari duraturi trenta, sessanta e novanta giorni con il numero massimo di calorie da consumare. Oscillavano fra le ottocento e le mille calorie al giorno da non eccedere. In altre immagini bianche e rosa non si poteva mangiare più di cinquecento/seicentocinquanta calorie al giorno.
“Sembra facile” commentò Michelangelo, scaricando i vari calendari.
Mentre il giovane fantasticava sui chili che avrebbe sicuramente perso con dieta, calorie sotto controllo e più esercizio fisico, sentì dei passi avvicinarsi alla sua porta.
“Ehi, vieni a fare colazione!” brontolò Raphael.
Un'ondata di rabbia esplose nell'esofago di Michelangelo: quanto odiava i modi da orco di suo fratello secondo in comando!
“Arrivo!” pronunciò, balzando giù dal lettino.
 
In cucina, l'odore di cibo buono (e soprattutto calorico!) galleggiava tutt'intorno. Zuccherosa pasta frolla allietava la piccola tavola tonda al centro della minuscola cucina tutta in tinta castana.
Splinter era un ottimo cuoco, lo si sapeva e orgogliosamente serviva le portate “leggere ma sostanziose”, come lui le definiva, a tavola.
“Mmh, che buon odore!” esclamò la voce calda di Leo, il primo a far capolino.
L'anziano maestro ridacchiò, ringraziando con un cenno del capo poi fissò pensierosamente gli altri figli che venivano. L'ultimo a entrare fu proprio il giovane Michelangelo.
Quest’ultimo era di malumore e si trascinava di malavoglia verso la sedia scricchiolante fra il posto di Splinter e di Leonardo. Appena si sedette si concentrò sul piatto bianco e vuoto davanti avendo ben cura di non guardare nessuno.
Non ci impiegò molto a capire che gli altri avrebbero preso latte, cereali e biscotti e caffè con ciambella per Donnie. Dov’era la sua colazione, allora? Possibile che era stato dimenticato anche dal topo sensei?
“Ehm… maestro Splinter…!” chiamò perplesso.
“Dimmi, figliolo”.
“Dov’è la mia colazione?”.
“Ma che razza di domande fai, idiota?! Hai il pezzo di pizza di ieri, quindi mangialo e fai silenzio!” tuonò Raphael, mentre sul mento gli colava il latte caldo.
La tartaruga abbassò il capo senza fiatare.
“Ovviamente si è sempre piuttosto lunatici al mattino, non è vero, Raphael?” riprese Splinter, marcando appositamente il suo nome.
La tartaruga in rosso gettò un’occhiataccia al più giovane intento a strofinarsi le mani nel tentativo di non piangere per l’eccessiva durezza del rimprovero e alla fine, non potendone anche più dello sguardo penetrante di suo padre a gravargli sul collo, ammise: “D’accordo! Mi dispiace! Non volevo essere tanto acido! Va bene?”.
Mikey gli volse i suoi occhi lucidi ma non rispose.
“Ecco, prendi un po’ di latte, Michelangelo” riprese dolce Splinter.
“G… grazie…”.
“Posso sapere cos’è che ti ha fatto cambiare idea della pizza a colazione, fratello?” domandò bonariamente Leonardo.
“Mi fa male la pancia. Forse un po’ di latte caldo aiuterà” mentì Mikey, afferrando un biscotto dal piatto al centro del tavolo.
“Come mai? Stai male? Hai passato per caso la notte in bian-“.
“Sto bene!” scattò Michelangelo.
Donatello, colto alla sprovvista, si ritrasse leggermente e annuì piano, alquanto scioccato. Mikey era davvero depresso, allora!
-Quarantasette calorie. Trentotto per due per questi biscotti… fanno 123. Bene. Esattamente come ha detto la mia app e quindi non posso mangiare nient’altro per ora…- pensò il principe dei nunchaku.
“Allora, Mikey. Com’è questa tua nuova colazione?” fece dolcemente Leonardo.
“Non male! Penso che… mi piace!”.
Leonardo sorrise un po’ nervosamente, non certo di come continuare il discorso. Per la prima volta, in vita sua, era a disagio con il piccole sole della famiglia e non riusciva a scegliere parole, comportamenti ed emozioni più giusti per affrontarlo senza ferirlo.
“Che ne dici di un po’ di combattimento corpo a corpo, dopo? Io contro te!” propose ancora il maggiore mentre Splinter annuì.
Certo, le decisioni aspettavano sempre a lui ma adesso poco importava.
La piccola tartaruga sorrise leggermente mentre nel suo stomaco la fame cresceva selvaggia: aveva una fame da lupi, quel poco che aveva ingurgitato non gli era affatto bastato.
-No, devo resistere! Ricorda, Mikey! Sei a dieta!- pensò, strofinandosi la pancia.
Notando il movimento del braccio, Donnie nuovamente si allarmò, esattamente da bravo ingegnere-dottore qual era.
“E’ tutto a posto, Otouto?”.
“Sì. Mal di pancia…” mentì l’altro, quasi meccanicamente.
Doveva cominciare a crearsi una bella lista di scuse credibili per evitare oppressioni. Per un attimo, il minore si drizzò circospetto. Sbagliava o i suoi fratelli mostravano preoccupazione per il suo stato fisico, emotivo e mentale? Beh, tutti eccetto Raph, seduto con una gamba sull’altra a finire il resto dei suoi cereali rigorosamente al miele.
“Allora è meglio esonerarti dalla pratica mattutina, figliolo” fece Splinter, preoccupato.
“NO!” esclamò Michelangelo, alzandosi di colpo.
Tutti si misero a fissarlo straniti dall’eccessiva forza con la quale aveva sbattuto le mani sul bordo del tavolo, in un vibrare di bicchieri e stoviglie. Mikey sbatté un paio di volte gli occhi, poi ridacchiò nervosamente, mormorando uno “scusate”.
-Cambiare umore sono sintomi della depressione- fece Donnie mentalmente.
“Se sei sicuro di farcela, figlio mio, puoi allenarti ma appena senti dolore, fermati” ricordò gentilmente Splinter, accarezzandogli una guancia.
Michelangelo era sempre il suo dolce bambino.
 
Tre giri di corsa come riscaldamento.
Leggera aerobica per riattivare i muscoli e prepararli a dovere.
Splinter faceva sudare già dal riscaldamento ed era davvero severo! Però, per quattro abili ninja con più di dieci anni d’esperienza nel campo del ninjutsu non era nulla di che.
Eppure, per Michelangelo questa routine cominciava a gravare leggermente sul suo piccolo corpo paffutello; forse, aveva mangiato troppo poco e il suo corpo vedendo questo cambio brusco cominciava a protestare.
Non era al cento per cento scoppiettante d’energia.
-Non c’entra il cibo! Sono troppo pieno di rabbia…!- pensò rabbiosa la tartaruga.
“Yahmé!” esclamò Splinter, picchiettando la punta del bastone in terra.
I quattro ninja si disposero in fila orizzontale, dal più grande al più piccolo.
“Leonardo e Michelangelo. Raphael con Donatello” disse.
Obbedirono. I primi due si misero l’uno di fronte all’altro e s’inchinarono, per poi studiarsi silenziosamente. Anche l’altra coppia fece altrettanto.
Leonardo immediatamente partì con un pugno sinistro; Michelangelo lo scansò con una rapida inclinazione del busto all’indietro e contrattaccò con una tallonata nello stomaco.
Il leader guaì leggermente ma tornò subito all’attacco con un calcio raso terra. Mikey perse l’equilibrio e fece per attutire in qualche modo la caduta quando il maggiore lo afferrò per un polso e lo sbatté in terra.
Nell’attimo in cui tentò di rialzarsi, accadde l’impensabile.
Raph era sul punto di colpire Donnie con un pugno giusto sul naso ma quest’ultimo gli afferrò il braccio e lo sbilanciò in avanti. In un attimo, tutto ciò che vide l’arancione fu un pugno verde raggiungere il suo volto e un dolore accecante.
Incapace di rimanere neutrale, lanciò un forte grido di dolore, mentre scivolava in ginocchio e si teneva l’occhio sinistro. Fra le sue dita strette prese a delinearsi un leggero rivolo di sangue caldo, dal forte odore ferroso: sullo zigomo sinistro, poco sotto la palpebra, uno squarcio non troppo profondo stava sanguinando.
“MIKEY!” esclamò disperato Raph, fiondandogli al fianco.
Il giovane tremante si allontanò con uno strattone dalle solide mani forti del fratello e continuando a piagnucolare si rialzò in piedi, andando a nascondersi dietro al divano. Con quel cerchio alla testa, l’aria stanca e il dolore violento non sarebbe riuscito a raggiungere la sua cameretta, al piano superiore.
I tre maggiori si scambiarono uno sguardo addolorato, poi Donnie decise di prestare aiuto al fratellino piagnucolante. Lo osservò dapprima sporgendosi sullo schienale del divano azzurro, poi gli si accovacciò accanto e lo abbracciò.
L’arancione tentò di sottrarsi ma Donnie lo tenne il più stretto possibile contro il suo petto e non aprì bocca neanche quando i singhiozzi divennero più intensi. Mikey aveva bisogno di loro.
“Adesso ci penso io a te, su. Non piangere, piccolo” disse.
Lo squarcio si era tinto di rosso e aveva un’aureola rosata intorno, con piccole chiazze di giallo, viola e cremisi puro. L’occhio si stava già gonfiando, al contrario.
“Mikey, mi dispiace!” gemette Raphael, realmente in colpa.
Il giovane non rispose ma non osò più neanche combattere il fratello genio quando lo issò in braccio e lo condusse al laboratorio.
“Accidenti, se pesi!” commentò bonario il viola.
Mikey si irrigidì: era davvero grasso! Che immensa vergogna! Ma non disse nulla, anzi, il suo cuore sprofondò ulteriormente nel dolore più intenso…

 
   
 
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