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Autore: StClaire    22/01/2016    3 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 19
- Degree -

*
 
«Ho l’ansia», mormorò improvvisamente Alexis.
«Mmh», annuì Maisie. Erano al bar dell’Accademia ed era il giorno della laurea di Alexis, Maisie si stava torturando le mani da ore e giorni. Ciò che Paddy le aveva rivelato era qualcosa, per lei, d’incomprensibile. Eppure, eccola lì, con Alexis. Alexis che in poco tempo sarebbe sparita, oltreoceano. Alexis, che ancora non le aveva detto niente. Neanche il minimo accenno alla sua partenza. Nulla.
«Prima ho incontrato Jody e Mia», continuò Alexis, «Mi hanno rimproverato perché indosso una shirt sotto la giacca, ma non ce la faccio, la camicia non la sopporto».
Maisie sentiva la gamba di Alexis tremare.
«Che hai?», le domandò Alexis facendola rinvenire dal suo torpore.
«Niente», si affrettò a rispondere, «Perché?»
«Perché sei completamente assente, Maisie», Alexis si chinò verso di lei, «Ecco che c’è».
Maisie scosse il capo, «Ho solo dormito poco, tutto qui».
«Sono giorni che dormi poco», constatò Alexis.
Maisie la guardò, avrebbe voluto dirle che lei sapeva. Sapeva che tra poco se ne sarebbe andata senza dirle niente, ma era il giorno della sua laurea e Maisie si morse la lingua.
Alexis stava per domandarle qualcosa, ma improvvisamente, un compagno di corso di Alexis, elegantemente vestito, le si affiancò, «Dobbiamo andare», affermò.
Maisie si alzò, seguendo Alexis.
«Paddy e tua madre sono già dentro?»
«Sì», annuì Maisie.
«Ottimo», mormorò Alexis, poi, senza dire nulla, afferrò il braccio di Maisie e la trascinò dietro una delle tante colonne del corridoio.
«C-che c’è?», borbottò Maisie, ma Alexis la zittì con un bacio, dolce, quasi casto. Maisie si sentì paralizzata. Non capiva il perché di quella sensazione, cercava solo di scrollarsi dalla mente quello che Paddy le aveva rivelato, per godersi quel momento rubato. Ma per la prima volta, nella loro relazione, Alexis non riusciva a prenderla.
«Che c’è?», le domandò Alexis preoccupata, «Perché piangi?»
Maisie scosse il capo asciugandosi le lacrime che erano scappate dalle ciglia.
«Niente…», mormorò mordendosi la lingua, «Sono felice per te».
Alexis la guardò per qualche secondo, in silenzio, fissandola negli occhi.
«Io e te dobbiamo parlare», sentenziò, «Ma non adesso».
Maisie la fermò, afferrandole il braccio, prima che Alexis potesse allontanarsi.
«Di cosa vuoi parlare?», domandò, con un filo di voce, ma speranzosa.
Alexis allargò le braccia.
«Di qualsiasi cosa tu stia pensando», rispose, «Ora dobbiamo proprio entrare».
Maisie annuì appena, seguendo Alexis per il lungo corridoio affollato. Quel giorno, insieme ad Alexis, si sarebbero laureate altre nove persone, e l’edificio era pieno di parenti e amici dei laureandi. Maisie alzò lo sguardo verso la sua famiglia. Alice era con Paddy, Ella e Chris e Cate, invece era un po’ più distante, affacciata a una delle grandi finestre che davano sulla piazza. Maisie guardò sua madre, sembrava assorta, lo sguardo che non guardava in realtà a nulla.
«Mamma», la chiamò Maisie.
«Maisie, sei tornata, dov’eri?», le domandò Cate dando le spalle alla finestra.
«Con Alex al bar. Era in ansia», rispose mesta Maisie. Anche lei era in ansia.
Cate annuì sorridendo appena.
«È comprensibile. Maisie», aggiunse, «In questi giorni vorrei parlare un po’ con te, di alcune cose che vorrei capire».
Maisie guardò sua madre, e il tono che aveva usato le aveva fatto venire i brividi.
«D-di cosa?»
Cate sospirò, Maisie stava per dire qualcosa, ma sua madre la precedette.
«Non è il momento adesso, dobbiamo entrare», rispose allontanandosi.
Maisie si girò, Alexis doveva essere già entrata e Alice le fece cenno di muoversi, tutti gli altri avevano già varcato la soglia. Alexis era seduta insieme ai suoi amici, tra cui Ethan. Maisie sbiancò alla sua vista, ricordando tutto ciò che era successo quella mezza volta durante la quale gli aveva parlato. Le era rimasto un certo sentimento di astio, verso quel ragazzo. Cercò di guardarsi intorno, senza farsi notare. Un dubbio le aveva attraversato la testa. Se era il giorno di laurea di Alexis ed Ethan, in sala poteva esserci anche Emma. Infatti, senza neanche farlo apposta, Maisie notò la ragazza una paio di file indietro alla sua. Bella come sempre. Maisie non aveva mai più chiesto che tipo di relazione avessero avuto Alexis ed Emma, ma con il tempo, aveva capito che era una domanda di cui conosceva già la risposta. Ritornò al suo posto. Era una cosa che la infastidiva, ovviamente, ma non per il fatto in sé, ma più che altro perché verso Maisie, Alexis sembrava avere delle restrizioni. Qualcosa che la bloccasse. Maisie sospirò. Si sentiva sempre più stupida. Pensava a certe cose, e poi l’idea del ritorno a Washington le si affacciava prepotente sui suoi pensieri, ricordandole che Alexis le nascondeva, ancora, qualcosa. Un applauso la riportò al presente, qualcuno aveva appena finito di discutere la propria tesi. Guardò la sua famiglia battere le mani e si unì a loro, aspettando, poi, paziente la volta di Alexis. Quando fu il suo turno, Maisie dovette trattenere la voglia di scappare e piangere. Parlava della luca e di altre cose di cui Maisie non capiva niente, ma la fotografia che il Rettore guardava annuendo era quella che Alex le aveva scattato allo studio, agli inizi della loro relazione. Non sapeva cosa pensare. Era innamorata di Alexis, nonostante la facesse soffrire. Come in quel momento. Era lì, a parlare della luce su suo volto consapevole che se ne sarebbe andata. Solo che non sapeva che Maisie sapeva.
Non sapeva come comportarsi. Quando Alexis ebbe finito di parlare, si unì agli applausi, insieme alla sua famiglia. Quando Alexis si voltò per tornare a sedere al suo posto, aspettando la formula di laurea, le dedicò un sorriso, sincero e liberatorio. Maisie le rispose, cercando di nascondere gli occhi lucidi dovuti ai cattivi pensieri, ma sentì il suo sorriso spegnersi subito. Sua madre la stava guardando, e questo la metteva a disagio. Anche Alexis se ne accorse, Maisie la vide rabbuiarsi in volto. Era forse per questo che se ne andava? Per quello che sarebbe potuto succedere una volta che Maisie avrebbe confessato tutto alla madre? Ingoiò a vuoto. Non voleva essere lei la ragione del suo stesso tormento. Sospirò, ascoltando senza troppo entusiasmo l’ultimo ragazzo cianciare della sua tesi. Quando fu finalmente il momento di dichiarare i voti, tutti i laureandi si alzarono in piedi. Alexis era davvero alta rispetto alle altre ragazze. Sorrise, ricordando il loro primo incontro/scontro all’aeroporto.
Applaudì quando ad Alexis fu conferita la laurea “magna cum laude”, si sentì addirittura orgogliosa di lei. Quando la giunta fu sciolta, Alexis si avvicinò accettando la corona di alloro che Alice le porgeva, per poi abbracciarla sorridendo.
«Spero che questo giorno non diventi un altro marchio sulla tua pelle, tesoro», ironizzò Ella, abbracciando sua figlia.
«Non posso prometterti niente, e mi hai dato un’ottima idea. È da quando sono qui che non mi tatuo», rispose Alexis aggiustando la corona che stonava con i suoi capelli ancora tinti di bianco/grigio.
«Non pensi a quando sarai vecchia?», continuò Ella.
«Sarò una vecchia molto figa», rispose prontamente Alexis, facendole una linguaccia. Sembrava felice.
Alexis le si avvicinò, e abbracciò anche lei. Maisie si sentì arrossire tutta. Sapeva che non era un abbraccio come era potuto essere quello che aveva scambiato con Alice. Maisie si sentì inebriare dal profumo di Alexis, e avrebbe preferito non staccarsi così presto. Ma lo sguardo imbarazzato di Ella e l’occhiata sospettosa di Cate, le suggerirono che era meglio così.
Dopo ancora un po’ di convenevoli tornarono tutti a casa. Alice aveva proibito di togliersi la corona d’alloro ad Alexis per tutto il viaggio di ritorno. Una volta in casa, Alexis si lasciò cadere, profondamente, sulla poltrona che aveva occupato negli ultimi dieci mesi.
«Oggi venite con me?», domandò inaspettatamente a Maisie ed Alice.
«Dove?», domandò prontamente Alice.
«In un locale al centro, io ed Ethan abbiamo affittato una parte della sala per festeggiare», rispose massaggiandosi le tempie.
Alice aveva gli occhi che le brillavano.
«Io ci sto!», annuì raggiante, «Tu vieni, vero, Maisie?».
Maisie annuì, improvvisamente timida. Avrebbe voluto fronteggiare Alexis, ma con Alice intorno, sarebbe stato impossibile.
«Vado di sopra, non mi sento bene. A dopo», disse velocemente Maisie, correndo via, evitando di guardare Alexis, ma aveva notato la sua espressione confusa. Si chiuse la porta alle spalle, lasciandosi andare a un profondo sospiro. Scosse il capo per riprendersi e poi si fiondò a letto, addormentandosi. Si svegliò solo quando la voce pungente della sorella le massacrava il timpano.
«Maaaisie!», lo voce di Alice ululava, «Svegliati! E che diamine, neanche i colpi di cannone ti svegliano a te!», continuò scuotendola.
«Ehi, ehi», Maisie alzò le mani a mo’ di resa, «Mi alzo», continuò, con la bocca impastata dal sonno.
«Dai, che se facciamo tardi facciamo tardare anche Alexis. È la sua festa! Non è giusto!»
Maisie si svegliò di colpo, all’improvviso. La festa di Alexis. Se ne era completamente dimenticata.
«Che mi metto?», domandò isterica alla sorella.
Alice la guardò.
«E io che ne so!», rispose candidamente.
Maisie sbuffò, alzandosi dal letto. Guardò fuori dalla finestra, era sera, ma il sole c’era ancora. Adorava il periodo primavera/estate, le giornate erano sempre così lunghe e luminose.
«Mamma e Paddy verranno?», domandò mentre riversava sul pavimento tutto ciò che scartava.
«Oh, no!», esclamò Alice, «Vanno a cena con Ella e Chris».
«Veramente?», Maisie si voltò di scatto, sorpresa e timorosa contmeporaneamente.
Alice si limitò ad annuire, seduta scomposta sul letto, facendo dondolare le gambe nude.
«Che ne dici di questo?», le domandò Maisie, mostrandole un vestitino blu con lo scollo a barca. Non lo aveva mai indossato.
«Uh, carino!», acconsentì Alice.
Maisie annuì e si recò in bagno a prepararsi.
 
*
 
Durante tutto il tragitto in macchina, Maisie era rimasta in silenzio, con le mani tra le gambe. Lo faceva sempre quando era nervosa. E il fatto di trovarsi in macchina con Alexis e sua sorella non la tranquillizzava.
«Che c’è?», le domandò Alexis, bloccandole il passaggio fuori all’ingresso del locale.
Maisie la guardò sbigottita.
«In che senso?»
«Sei strana».
«Non è vero».
«È tutto il giorno che mi eviti», Alexis sembrava terribilmente seria.
Maisie sospirò, come sempre, agli occhi di Alexis era un libro aperto.
«N-non è vero…»
«Maisie!», una voce familiare richiamò la loro attenzione. Maisie notò gli occhi scuri di Alexis ridursi a due fessure, vide le sue braccia irrigidirsi e buttare con foga ciò che rimaneva della sigaretta, ma Maisie era sorpresa quanto lei di vedere Amber lì, in quel momento.
«Ciao!», esclamò una volta che le ebbe raggiunte. Amber era con i due suoi amici, quelli che Maisie aveva visto qualche volta al bar una delle prime volte che aveva incontrato Amber. Di Rose, neanche l’ombra.
«Che ci fate qui?», domandò, ignorando lo sguardo scocciato di Alexis.
Maisie passò lo sguardò velocemente da Amber ad Alexis, poi si affrettò a rispondere, «Siamo qui per festeggiare la laurea di Alexis».
«Davvero! Auguri!», sorrise Amber. Alexis accennò un sorriso, che si spense subito, «Anche noi siamo qui per una laurea!»
«Ti aspetto dentro», fu l’unica risposta di Alexis. Maisie la guardò allontanarsi, le esili braccia che erano scoperte da una delle sue shirt over-size.
«Mmm, non sembra al massimo della felicità», osservò Amber, «È andata male la seduta di laurea?».
«Oh no, anzi, è andata benissimo», rispose prontamente Maisie, «È stanca, i queste notti non ha chiuso occhio».
Amber sorrise, «Beh, posso solo immaginare! Tra poco toccherà a noi fare le nottate per studiare!»
Maisie scoppiò a ridere. C’era qualcosa di frivolo in Amber che la portava sempre a sorridere.
«Fortunatamente ci vorrà ancora un po’!»
«Eh, non credere», continuò Amber, «Un anno passa veramente in fretta!», poi aggiunse, «Entriamo? I nostri rispettivi amici ci staranno aspettando!»
Maisie annuì e così varcarono insieme l’ingresso.
L’interno del locale era buio, in contrasto con il tramonto primaverile fuori. Si sentì un po’ triste per questo, non le piacevano i locali bui e rumorosi. Guardò verso Alexis che stava scartando il regalo che alcuni amici le avevano fatto. Sembrava serena. Perché non poteva esserlo anche lei?
«Prendiamo qualcosa da bere?», le domandò Amber.
Maisie stava per dirle qualcosa, ma quando notò Emma entrare nel locale e correre ad abbracciare Alexis, sentì la voce morire in gola. Stava giusto per dire che voleva prima avvisare Alex, ma improvvisamente non ne vedeva il motivo.
«Certo», rispose, «Perché no».
Poi si voltò nuovamente verso Amber, nascondendo con un sorriso il suo sgomento, «Andiamo?».
Amber e i suoi due amici le sorrisero.
«Non farti problemi, mi raccomando, abbiamo le consumazioni!»
Così si recarono al bar, e poi a un tavolino un po’ in disparte. Gli amici di Amber si chiamavano, Lucy e Jacob, ed erano molto simpatici. Erano ormai al terzo drink, e Maisie si era quasi dimenticata il vero motivo per il quale era lì. Ma non le importava. Finalmente si sentiva leggera, cosa che probabilmente era dovuta all’alcol, e non aveva voglia di rovinare tutto con i torbidi pensieri che ultimamente si affacciavano con prepotenza alla sua testa.
«Vado un attimo in bagno», esclamò rivolta alla sua nuova compagnia, che annuì sorridendole.
Attraversò il locale dirigendosi alle toilette, ignorando che Alexis la stesse seguendo.
Entrò, spingendo la pesante porta nera, che improvvisamente, si spalancò. Solo che di fronte non si trovò nessuno. Solo in un secondo momento, guardano il braccio tatuato che teneva aperta la porta, Maisie realizzò che Alexis era perfettamente dietro di lei.
«Entra», le ordinò.
Maisie eseguì, senza riuscire a decodificare il tono di Alexis.
«Si può sapere che succede?», la voce di Alexis la investì, portandola a fare diversi passi indietro, urtando uno dei lavandini.
«In che senso?», mormorò Maisie, l’alcol iniziava a darle alla testa.
«Sei sparita insieme ad Amber», Alexis la guardò, «Ancora», aggiunse.
Maisie scosse il capo.
«Sei tu che te ne sei andata, lasciandomi con loro!», sbottò Maisie.
«Davo per scontato che mi avresti raggiunta una volta dentro!»
«Ah, scusa! È che tu ed Emma eravate così carine abbracciate insieme, che non volevo disturbare!»
Maisie vide Alexis stringere con forza il bicchiere di birra che teneva in mano. Fortunatamente era in vetro, sennò avrebbe sparso birra ovunque.
«Maisie, non ricominciare di nuovo», mormorò Alex a bassissima voce, «Cosa dovrei dire io?»
«Cosa avresti da dire?», domandò con astio. L’alcol la rendeva molto più irascibile.
Alexis si avvicinò, gli occhi ridotti a due buchi neri.
«Me lo stai domandando veramente?»
Maisie annuì, «Ma non parlo di Amber o di Emma…», mormorò.
Alexis ebbe un guizzo d’incomprensione.
«Non ti seguo», palesò.
Maisie chiuse gli occhi, l’alcol continuava ad aumentarle la temperatura corporea. E la vicinanza con Alexis non aiutava di certo a raffreddare i suoi bollenti spiriti. Si alzò sulle punte, attirando Alex a sé, afferrando i lembi della sua maglietta. Sentiva ancora il sapore della sua caipiroska tra le labbra. Alexis, dal canto suo, appoggiò il bicchiere che teneva in mano, alla meglio, dietro la schiena di Maisie, su un angolo del lavandino. Sembrava sorpresa, piacevolmente, della piega che la loro discussione stava prendendo. Maisie, nonostante la sua innocenza, rimaneva un punto debole per lei. Molto debole. E quel vestito che indossava quella sera, non l’aiutava certo a mantenere la calma. Era già successo, qualche volta, di perdere il controllo, ma era sempre riuscita a controllarsi. Ma fino a quando ci sarebbe riuscita? E soprattutto, perché continuava a controllarsi? C’era qualcosa di diverso in Maisie, qualcosa che la spingeva a rendere le cose diverse, ad aspettare. Cosa? Non lo sapeva ancora. In quel momento c’erano solo lei e Maisie. E queste le bastava. Attirò Maisie a sé, continuando a baciarla. Maisie sapeva di fragola e vodka, il che denotava che aveva bevuto, e anche abbastanza. Era forse sbagliato fare quello che stavano facendo? Portò Maisie a sedersi su quel lavandino, e Maisie eseguì in silenzio, continuando a baciarla. Sentiva il respiro affannato di Maisie, così piccola rispetto a lei, e la cosa le procurò un certo piacere. Morse le labbra carnose di Maisie, scompigliandole i capelli raccolti, e con l’altra mano risalì la coscia di Maisie, scostando la gonna di leggera stoffa, fiondandosi sul suo collo. Maisie si lasciò scappare un gemito di piacere, per poi allontanarsi improvvisamente.
«Non parlavo di Emma», mormorò, le guance arrossate.
Alexis chiuse gli occhi e scosse il capo.
«Maisie, davvero, non ti seguo».
«Neanche io…», sussurrò con le lacrime agli occhi, per poi scendere da quella superficie, sobbalzando, quando la porta si aprì.
«Ehi…», Alice le guardò, interrogativa, «Ecco dov’eravate».
Maisie si sistemò al meglio il vestito, sbiancando, sperando che sua sorella non avesse ottime capacità di deduzione.
«Maisie non si è sentita bene, deve aver bevuto qualcosa che l’ha disturbata», inventò Alexis al momento.
Alice le guardò, confusa.
«In effetti, sei un po’ bianca», asserì Alice, «Vuoi andare a casa?»
Maisie ci pensò su, quasi quasi, sarebbe volentieri andata via, ma decise di restare.
«No, è ok. Ce la faccio, basta che non mi fate più bere».
«Ook», acconsentì Alice, ancora non del tutto convinta.
«Andiamo, torniamo in sala», disse Alexis, superandole e senza degnare di un solo sguardo Maisie, che sospirò, abbattuta.
«Sicuro che va tutto bene?», le domandò Alice.
Maisie annuì, «Certo».
«Ok».
Maisie si andò a sedere un po’ disparte su uno dei divanetti, aspettando che la serata giungesse velocemente al termine.
Dopo quella che le parve un’eternità, sua sorella le si sedette affianco.
«Io vado», disse semplicemente.
«In che senso?», le domandò riprendendosi.
«Vado a dormire da Annie, non ti ricordi? Te l’ho detto oggi!»
Era vero, gliel’aveva detto proprio poco prima di uscire.
«Ok», cedette Maisie alla fine, «Ti viene a prendere sua madre?»
«Sì, è già qua fuori».
«Vuoi che ti accompagni?»
«No, è ok», poi Alice la guardò, «Tu sicura di stare bene?»
Maisie le sorrise.
«Sì. Sono solo un po’ stanca».
«Ok. Ma perché non chiedi ad Alex di andare a casa? Neanche lei sembra molto presa dalla festa…», osservò Alice, guardando verso Alexis. Maisie seguì il suo sguardo, e dovette ammettere che aveva ragione. Alexis se ne stava seduta su uno dei divanetti, in compagnia di un bicchiere mezzo vuoto e una sigaretta spenta tra le dita con lo sguardo perso nel vuoto. Era lei, la causa di quello sguardo?
Stava quasi per alzarsi e andare da lei, quando una figura a lei ben conosciuta, dalle gambe longilinee la precedette. Alexis sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance, ma per come la vedeva Maisie, si era seduta fin troppo vicino ad Alexis. Erano intime, e si vedeva. Da come Emma aveva accavallato le lunghe e sinuose gambe, da come la sfiorava mentre parlavano e scherzavano.
«Alice», Maisie richiamò l’attenzione della sua sorellina, «Se chiedo alla madre di Annie un passaggio, credi che accetterà?»
«Certamente! Tanto casa nostra è di strada», annuì.
«Allora me ne vengo con te», affermò Maisie in preda all’ira.
«Ok», rispose semplicemente Alice, non capendo l’improvviso cambio di umore della sorella, «Non dovremmo avvisare Alexis?»
«No».
 
*
Quando Maisie fu in casa, fu grata di non trovare sua madre e Paddy. In effetti, era abbastanza presto, e se sua madre era andata a cena con Ella e gli altri, avrebbe sicuramente tardato ancora. Andò di sopra a cambiarsi, indossando le prime cose che le capitavano sotto tiro, e poi scese di nuovo al piano di sotto, pronta per accoccolarsi sul divano, davanti a un bel film. Iniziò a fare zapping selvaggio in tv, non c’era niente che le interessasse, anche se in quel momento la sua testa era da tutt’altra parte. Era già da un po’ che era tornata e a quanto pare Alexis neanche si era resa conto della sua assenza. Che bello. Spense con foga il televisore, e si diresse al piano di sopra, ma proprio mentre stava per arrivare in cima, la porta di casa si aprì e Maisie riconobbe la figura gonfia di sua madre.
«Sto solo cercando di capire cosa ti abbia fatto cambiare umore così drasticamente!», stava dicendo Paddy.
Maisie si accovacciò sulle scale, cercando di capire di cosa stessero parlando Paddy e sua madre.
«Niente, Paddy, niente», la voce di Cate era tremante.
«Quando io e Chris siamo tornati, eri pallida come un fantasma», continuò Paddy, «Si può sapere…»
«Paddy, amore, davvero. Niente. Sono solo molto stanca, ormai sono in attesa avanzata, cambio umore per nulla».
«Ok», Paddy sospirò, «È che avevi uno sguardo così turbato… Avevo paura che Ella ti avesse detto qualcosa».
Maisie sentì il cuore saltare un battito, un po’ per le parole di Paddy e un po’ perché il suo cellulare prese a squillare insistentemente.
«Ma è il cellulare di Maisie?», sentì domandare da sua madre, che vide poi passare davanti alle scale, senza accorgersi di lei.
Maisie si maledì per aver lasciato il cellulare sul divano.
«È Alexis, ma non erano alla festa insieme?», domandò ancora Cate.
«Pronto? No, Alexis, sono Cate. Sono a casa, che domande! Maisie? Ma non è con te?».
Maisie continuò a maledirsi, mentre vide Paddy raggiungere sua madre.
«Che significa non la trovi? Alice? Alice è andata da un’amica, mi ha avvisato quando la madre è arrivata fuori al locale. Aspetta, controllo che Maisie non sia in camera sua. Forse hai ragione tu, si sarà fatta dare uno strappo dalla madre di Annie».
Maisie scattò su, e si recò velocemente in camera sua. Che situazione! Si buttò velocemente a letto, ringraziando almeno di aver avuto la brillante idea di cambiarsi. Cercò di regolare il respiro e di sembrare addormentata.
Dopo poco, sentì la porta della sua camera aprirsi impercettibilmente.
«Maisie? Maisie, dormi?»
“Che domande!”, pensò Maisie.
«Mmh?», mormorò voltandosi verso sua madre e assumendo un’espressione dormiente, «Che c’è?»
«Oh, niente», sua madre le sorrise, un sorriso tirato, «Hai dimenticato il cellulare giù. Come sei tornata a casa?»
«La madre di Annie mi ha dato un passaggio», sbadigliò Maisie, o almeno ci provò.
«E ti sei dimenticata di avvisare Alexis. Ti cercava sul cellulare».
«Ah, ok».
«Buonanotte».
«Notte».
Maisie guardò sua madre lasciare la stanza, e poi afferrò il cellulare, più sveglia di prima.
Alexis le aveva mandato vari messaggi.
“Dove sei?”, “Maisie?”, “Dove cazzo sei finita?”, “Perché te ne sei andata senza dirmi niente?”
Maisie lasciò cadere il cellulare. Che avrebbe dovuto dirle? E adesso? Avrebbe dovuto risponderle?
Digitò velocemente il breve messaggio.
“Non lo so, scusa”.
Questo fu tutto quello che riuscì a scriverle, per poi abbandonarsi veramente alle braccia di Morfeo. Tanto una risposta di Alexis non arrivò mai.
 
*
Quando la mattina si svegliò, Maisie fu colpita in pieno dalla consapevolezza della serata precedente. Si alzò mestamente dal letto, sua sorella, ovviamente, non c’era. E improvvisamente si era ricordata che aveva lasciato Amber senza neanche salutarla. Che pessima figura! Si affacciò sul corridoio, controllando che la via fosse libera. Il giorno precedente non aveva cenato, e adesso sentiva un vuoto allo stomaco. La porta di Alexis era chiusa, come sempre. Avanzò a piccoli e silenziosi passi, scendendo lentamente le scale. Quando riuscì nell’ardua impresa dovette reprimere un moto di tristezza. La tavola non era imbandita come ogni mattina, ma presentava solo un foglietto di carta.
 
“Maisie e Alex, io e Paddy siamo da ginecologo, non ho avuto il tempo di prepararvi granché, c’e qualcosa in forno e altro in frigo.
Scegliete voi,
Cate & Paddy”
 
 
Maisie avrebbe voluto piangere. In quei momento solo una super colazione di sua madre avrebbe potuto tirarle su il morale. Guardò l’ora. Erano le undici passate. A che ora era andata via sua madre?
«Buongiorno, eh».
Maisie trasalì. La voce di Alexis l’aveva fatta impaurire.
«C-ciao…»
«Si può sapere che ti è saltato in quella fottuta testa ieri? Mi hai fatto preoccupare! Se volevi andartene, bastava che venissi a dirmelo!», sbraitò Alexis investendola. Maisie batté contro il tavolo della cucina per indietreggiare.
«Perché non mi hai detto che te ne volevi andare? Perché mi hai lasciato lì, senza dirmi niente? Sono dovuta andare da Amber! E neanche lei sapeva nulla! Ti rendi conto di quanto mi sia preoccupata?»
«S-scusa», borbottò Maisie, «È che…»
«Cosa?»
«È che ti ho vista con Emma… e niente».
Maisie video Alexis mordersi il labbro. Stava trattenendo qualcosa.
«Maisie, come devo dirtelo…»
«No», Maisie la interruppe.
«”No”, cosa?», domandò confusa Alexis.
«In realtà non è per Emma».
«Maisie? Ancora? Già ho detto ieri che non ti capisco. Se non mi parli chiaramente, io come posso capire?»
Maisie si fece forza e inspirò profondamente.
«So che te ne vai».
Alexis la guardò senza dire niente, rimase lì, di fronte, senza dire niente. Sospirò.
«Perché non me l’hai detto prima?»
«Che cosa?», domandò Maisie sorpresa e confusa, «I-io avrei dovuto dirtelo? Non tu? Sei tu quella che se ne sta andando! Non io!»
«Esatto, saresti dovuta venire da me, a chiedermi il perché!», sbottò Alexis, «Invece di comportarti come una stupida ragazzina!», continuò urlando, «Saresti dovuta venire a parlarne con me, non mettere il muso e iniziare a delirare!»
Maisie la guardò sconvolta, «Tu mi nascondi le cose, e io sarei dalla parte del torto?»
«Ah scusa, hai ragione tu. Su illuminami dall'alto della tua saggezza come avrei dovuto comportarmi!», Alexis la guardò, «Come avrei dovuto comportarmi?», sbottò.
Maisie non l'aveva mai vista così arrabbiata. Forse aveva sbagliato ad attaccarla.
«Forse la domanda giusta è: "Come avrebbe dovuto comportarsi Maisie conoscendo solo una parte della storia?"», riprese Alexis con tono ironico.
«Basta!», urlò Maisie.
«No Maisie, adesso non puoi tirarti semplicemente indietro! Tu...»
«BASTA!», urlò con quanto fiato aveva in gola. Cercò di non scoppiare a piangere. Non voleva darle questa soddisfazione, «Non puoi giocare con i sentimenti delle persone! Vorrei non averti mai incontrato!», urlò quest'ultima frase con tutto l'odio che aveva in corpo. Alexis la guardò, bloccandosi. Sembrava stremata. Aveva gli occhi cerchiati di nero. Ma Maisie se ne accorse solo in quel momento.
«Bene. Bene», ripeté, «Facciamo come se non fosse mai successo niente», la guardò a lungo, «Facciamola finita», sibilò.
Ma proprio in quel momento, la porta di casa si aprì, spalancandosi. E sia Maisie che Alexis, capirono che quella stria non sarebbe finita lì.

 

Hello!
Mi scuso per il terribile ritardo, ma il mio computer ha deciso di abbandonarmi proprio all'ultimo, portandosi con se gli ultimi capitoli, quindi ho dovuto riscrivere alcune cose. Questo capitolo doveva essere più lungo, ma ho deciso di tagliarlo, in modo da avere già pronto un aggiornamente, mentre riscrivo il resto. Sono così deoslata. 
Detto questo...CI STIAMO AVVICINANDO ALLA FINE!
Sono così triste :(
Vi ringrazio come al solito di tutto il supporto e l'apprezzamento. Non avrei mai pensato di arrivare fin qui!
Mi dispiace scrivere questo breve messaggio, ma sono così triste! Non riesco a crederci che siamo quasi alla fine! Oddio! È una sensazione così strana!
Comunque vi abbraccio e ringrazio tutt* come al solito! Grazie di cuore!
StClaire

«E dimmi, quando avresti voluto rendermi partecipe di questa cosa?», le domandò Paddy.
«Quale cosa?», domandò in risposta Alexis, era terribilmente stanca. Non aveva chiuso occhio tutta la notte.
«Di... Come dire...»
«Della mia omosessualità? Vuoi sapere perché non ti ho detto che sono lesbica?», finì Alexis per lui.
«Si».
«Paddy, tu hai mai dichiarato di essere etero? Hai mai detto a qualcuno che ti piacciono le donne?»
«Che cosa? No!»
«Perché no?»
«Perché é una cosa normale. Non c'è bisogno mica di specificare!»
Alexis lo guardò, un sorriso beffardo in volto, «Ecco la tua risposta».
Paddy rimase in silenzio per un po', cosciente, che la figlia non aveva tutti i torti.
«Dimmi ancora una cosa», riprese Paddy, «Perché Maisie?»
«Che significa?»
«Perché proprio lei?»
«Ma che cazzo si domanda é?», sbottò infastidita Alexis.
«Dico io, fra tutte, proprio tua sorella?»
Alexis guardò suo padre. Le sembrava così buffo, tutto ciò, all'improvviso. Suo padre che era sparito per dieci anni, adesso era follemente interessato al suo cuore.
«Non scegliamo noi di chi ci innamoriamo, no? Non è quello che dicesti tu a mia madre?»

 



 
 

  
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