Federica si staccò con aria sognante dalle labbra di Francisco.
Erano appartati in un angolo del corridoio del sesto piano e avevano
cacciato tutti dalla zona, minacciando di togliere punti alle case. "Se
non possiamo approfittare della nostra posizione di prefetti almeno in
questa situazione, a cosa servono quelle spille?" Aveva scherzato lei.
Poi lui l'aveva stretta e avevano iniziato a baciarsi.
Non
aveva neanche lei ben capito come ci era finita in quella situazione.
Forse era inziata quando lui l'aveva cercata il primo giorno di scuola,
dopo quel maledetto interrogatorio, lasciandole una rosa di ghiaccio
sempiterno. Oppure quando era venuto di nuovo a cercarla, proponendole
una passeggiata nel parco. Oppure erano stati i sorrisi e gli
occhiolini che le aveva rivolto in svariate occasioni, ogni volta che
la incrociava nei corridoi.
Federica non sapeva cosa l'avesse condotta tra le braccia di Francisco
Suarez, o meglio, come fosse stato possibile che quel ragazzo
oggetto della sua cotta storica avesse deciso all'improvviso di
ricambiarla. Sapeva solo che ciò la rendeva molto felice. E si
godeva il momento.
Avevano
parlato anche molto in quei giorni, avvicinandosi sempre di più
a causa di tutti quegli avvenimenti strani e terribili accaduti dentro
e fuori le mura del Castello. Così Federica aveva anche capito
il significato di quella frase criptica che lui le aveva sussurrato il
primo giorno di lezioni. "Hanno
paura di noi perchè non siamo come loro. Questo però non
significa che siamo pericolosi, ma soltanto che non ci capiscono."
Francisco non era un mago normale: era un metamorphomagus -
caratteristica ereditata dal lato Black della famiglia - ma era anche
un Elternteil, un controllore degli elementi: poteva dominare la
natura, piegarla al suo volere. Ecco come aveva fatto a creare quella
rosa di ghiaccio.
"Devo
andare Fran. Ho lezione tra quindici minuti." Riuscì alla fine a
dirgli malvolentieri. Non aveva la minima voglia di staccarsi da
lui.
"Sicura che non puoi rimanere un altro po'?" La tentò lui, dandole un altro bacio sul colle e scatenandole i brividi.
Federica
dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non mandare al
diavolo la lezione e restare lì. "Sì devo proprio
andare." Sussurrò a malincuore.
"Okay, allora ti accompagno in aula." Si limitò a sospirare lui,
portandole una ciocca castana dietro all'orecchio e rubandole un altro
bacio.
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Joseph represse un sospiro, sistemandosi meglio a gambe incrociate sulla sedia. Si sentiva completamente impotente.
Anastasia Davis si trovava davanti a lui, sdraiata, immobile e inerme
su quel letto dell'infermeria della Scuola, completamente incosciente e
indifferente rispetto a ciò che le accadeva intorno. Non sapeva
che la vita nella scuola stava continuando senza di lei. Non sapeva che
Jonathan stava impazzendo nella Biblioteca per cercare qualcosa per
aiutarla. Non sapeva che lui, Joseph, andava tutti i giorni a
trovarla.
Tutti i giorni, da quando era entrata in coma, lui si recava da lei. Non lo faceva ad un orario preciso. A volte prima della colazione, a volte dopo, a volte durante un'ora buca. A volte più volte al giorno. Entrava, si sedeva su quella sedia, si rialzava, le girava intorno, la osservava, le parlava, le raccontava ciò che stava succedendo. Le raccontava ciò che imparava a lezione. A volte stava semplicemente in silenzio.
Non sapeva neanche lui il perchè stesse facendo questo. Forse perchè la spilla da Caposcuola gli faceva sentire più responsabilità di quelle che effettivamente aveva. Forse perchè si sentiva in colpa per aver interrotto Jon quando aveva provato a chiedere ad Eleonore il rimedio. Perchè aveva visto qualcosa negli occhi di Eleonore Grimm. Qualcosa di velato e nascosto che lei sapeva e non voleva rendere noto agli altri. Ma al contempo lui era un Caposcuola, esattamente come lei. E non poteva e non voleva credere che, nel caso in cui la Corvonero veramente sapesse qualcosa, non lo avrebbe reso noto: se non lo faceva, aveva sicuramente delle ottime ragioni. Perchè non poteva credere che una ragazza che sul treno si era prodigata per proteggerli, di punto in bianco volesse lasciarne un'altra a marcire.
Ma Anastasia continuava a restare lì, sdraiata su quel letto, immobile. E lui si sentiva obbligato ad andare da lei ogni giorno.
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"Signorina
White!" Sbottò la professoressa Hellcat. Water fece un salto
sulla sedia. Di solito Melanie chiamava i suoi studenti per nome, il
fatto che fosse tornata all'uso del lei e del cognome significava solo
una cosa: guai.
"Sì prof?" Chiese con un sorriso innocente, il più
innocente che riuscisse a creare in quel momento. Non aveva ascoltato
una sola parola di quelle dette fino a quel momento, perciò
pregò silenziosamente che la docente non decidesse di
interrogarla sulla lezione appena tenuta.
"Ma si può sapere che fine ha fatto il signor Morrison?" Chiese
invece a sorpresa l'insegnante. "Ha saltato tutta la settimana di
lezione e non si trova in infermeria. Non sarà ancora chiuso in
biblioteca?"
"Perchè lo sta chiedendo a me? E perchè siamo ritornati
all'uso del "lei"?" Le rispose per le rime Water. In fondo era anche
colpa sua se Ani era in coma. Sua, di Robert e di Vitious. Loro tre
avevano preparato quella lezione con la trappola del diavolo. Loro
avevano la colpa se era finita in quel modo.
"E se Jon è chiuso in biblioteca, è per cercare un
rimedio per ciò che avete creato voi! Che si è verificato
a causa vostra." Le dette man forte Diamante, inserendosi nella
conversazione. Forse con un altro insegnante non si sarebbe permessa di
agire in quel modo, ma Melanie era... Melanie. Una figura materna
più che una professoressa. Non aveva mai avuto figli
perchè non poteva e aveva sempre riversato sui suoi studenti
tutto l'affetto che avrebbe avuto per dei figli.
Diamante
si pentì di quelle parole subito dopo averle
dette: un'ombra scura passò sul volto della docente. Si
sentiva in colpa per Anastasia. Lei aveva cercato in tutti i modi di
convincere Robert a non usare le trappole per quella lezione, arrivando
a chiedere di ripensarci fino a cinque minuti prima della lezione
stessa. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare le conseguenze. Nessuno.
"Non potevamo immaginare quello che sarebbe successo, ragazzi. Ma dite
a Jon che non troverà una soluzione in quei libri." Commentò tristemente la prof.
"Mel...
ma veramente non c'è soluzione? Un modo?" Iniziò a
chiedere concitatamente Page, inserendosi a sua volta nella
conversazione. "Magari un caso simile già successo nel passato
da vedere, da analizzare, con il quale confrontarsi? Ani non può
essere la prima hexenbiest rimasta intrappolta in una trappola del
diavolo! Se ciò fosse successo già nel passato, e fosse
documentato da qualche parte, magari si potrebbe..." ma la Corvonero si
interruppe bruscamente. Presa com'era dal discorso, non si era resa
conto di essersi lasciata scappare troppo. Hexenbiest. Aveva rivelato
cos'era Anastasia a tutta la classe. E, a giudicare dall'espressione
sorpresa, anche alla stessa Melanie.
"Una hexenbiest?" Chiese infatti a mezza voce, con tono stupito. Con un
gesto della mano richiamò a se una sedia e poi si sedette,
piegandosi su se stessa e portandosi la testa tra le mani.
"Questo... questo spiegherebbe tutto. Sei una ragazza sveglia
Page, questo lo so. Ma tu come fai a saperlo se neanche noi ne
eravamo a conoscenza? Se l'avessimo saputo, non le avremmo mai permesso
di affrontare la trappola. Mai!"
"Sì, beh, lo sapevamo. Almeno tra noi Corvi era risaputo." Intervenne a sua volta Brian per cercare di limitare il danno creato involontariamente dalla compagna di casa. "Adesso possiamo cercare di tornare al problema principale? Cosa possiamo fare per tirarla fuori dal coma?" Chiese con tono di voce febbrile. Forse, adesso che almeno un professore era a conoscenza della verità, qualcuno sarebbe riuscito ad aiutarli e a creare almeno un lieto fine. E avere un docente come alleato, poteva essere la soluzione migliore.
"Io non... non credo..." Iniziò a tentennare Melanie, incerta su come proseguire. Aveva notato che l'attenzione nella classe si era notevolmente alzata, molto di più che nell'ora e mezza precedente, dove aveva affrontato una lezione sulla trasfigurazione umana.
"Avanti professoressa! Se conosce un modo, lei deve dircelo! Si tratta di un'alunna in difficoltà. Non siete sempre stati tu e Robert a dirci che per qualsiasi cosa avremmo potuto contare su di voi? Che era meglio avere un professore informato disposto ad aiutarci piuttosto che andare avanti alla cieca rischiando di combinare casini? Il momento è arrivato: abbiamo bisogno di aiuto." Proclamò Raphael a gran voce, calcando per bene l'ultima frase e agitandosi sulla sedia. Michelangelo, seduto davanti a lui di fianco a Milly Halliwell, gli fece un gesto di conferma col pollice alzato dietro alla schiena, confermando come quella frase ad effetto fosse stata ben piazzata, al momento giusto.
In quel momento la campanella suonò, risuonando nel silenzio teso che si era venuto a creare. Ma nessuno si mosse. Erano tutti in attesa. In attesa di una risposta.
Melanie sospirò, affondando il volto nelle mani. Non le era servita la frase di Raphael per convincersi. Sapeva che era la cosa giusta da fare. E poi il senso di colpa la stava divorando da una settimana. Lo avrebbe fatto. Anche se chissà quali sarebbero state le conseguenze. "Molto bene ragazzi. Qui lo dico e qui lo nego. Se ciò che dite è vero, e Anastasia è una hexenbiest, allora esiste un modo per aiutarla."
"Finalmente!" Commentò Milly, sospirando di sollievo e alzando gli occhi al cielo. "Grazie Morgana!"
"Ma è completamente illegale."
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"Jon! Hey Jon!"
Il
ragazzo si girò di scatto, appena uscito dalla biblioteca
insieme a Michael. Non aveva mai frequentato quel posto così
tanto in sei anni di scuola, eppure ultimamente si ritrovava a passare
lì ogni minuto libero che aveva. Da quando aveva capito che
forse esisteva una cura per Ani. E che Eleonore Grimm gliela aveva
volutamente nascosta.
Da quel momento Jon passava ogni dannato secondo in biblioteca, alla
ricerca di non sapeva bene neanche lui cosa. Aveva chiesto anche
l'accesso agli insegnanti per giorni al Reparto Proibito e
non aveva ceduto finchè una disperata McGrannit non glielo aveva
concesso. Aveva cercato su ogni libro possibile tutto ciò che
riguardava le trappole del diavolo e gli hexenbiest.
Aveva scoperto che questi ultimi erano creature estremamente rare,
dotate di un'enorme sensibilità e il cui potere poteva anche non
manifestarsi mai, aveva imparato che potevano avere visioni non solo
sul futuro ma anche sul passato e sul presente, aveva imparato che la
loro mente poteva essere proiettata in dimensioni e luoghi lontani,
mentre il loro corpo rimaneva ancorato nel luogo fisico dove si
trovava. Aveva anche imparato che, se la visione di un hexenbiest
veniva brutalmente interrotta, mente e corpo potevano venire
bruscamente separati, che potevano anche non ricongiungersi mai
più. Ma non aveva trovato assolutamente nulla su come aiutare
quelle creature - su come aiutare Anastasia - a far ricongiungere
quelle due parti.
Se esisteva un metodo per tirare fuori Anastasia Davis dal coma, allora solo una ragazza dentro Hogwarts lo conosceva. E questa ragazza era Eleonore Grimm.
La stessa ragazza che in quel momento si trovava di fronte a lui insieme a Gabriela Suarez. E che lo aveva chiamato con insistenza prima di riuscire a ricevere la sua attenzione.
"Cosa
vuoi?" Le chiese in tono scontroso. "A meno che tu non sia venuta a
consegnarmi la cura per Ani, vattene." Le soffiò irato.
"Jon, per favore." Lo richiamò Michael, appoggiandogli una mano
sul braccio. Michael era stato l'unico a restargli accanto. Lo aveva
seguito in quella pazzia, condividendo con lui notti insonni tra i
libri e accompagnandolo in biblioteca ogni momento libero. Sapeva cosa
l'amico stava passando. Ma non gli sembrava giusto prendersela col
mondo intero solo perchè continuava a respirare e a vivere.
"Michael, per favore, pui lasciarci soli un attimo? Gli devo parlare." Chiese Eleonore.
"Perchè? Se vuoi dirmi qualcosa puoi farlo anche davanti a lui." La attaccò Jon, furioso.
Michael invece si allontanò senza protestare, salutandoli con un
cenno della testa. Anche Gabriela lo seguì, non prima di aver
gettato uno sguardo preoccupato alla sua amica.
Eleonore
si guardò intorno più volte, come per accertarsi che
nessuno fosse nelle vicinanze. "Vieni con me, per favore." Si
limitò a dire alla fine.
E Jon, nonostante la rabbia immensa che provava dentro, decise di
seguirla. Stupito, si accorse che la Caposcuola lo riconduceva
esattamente nella stessa stanza dove neanche una settimana prima lui
l'aveva attaccata.
Eleonore si sedette sul divano, facendogli segno di accomodarsi a sua
volta. Con sorpresa del tassorosso, Gabriela era già
lì, sistemata sulla poltrona.
Poi, prima che Jon potesse avere il tempo di chiedere ulteriori
spiegazioni, la Corvonero gli consegnò un foglio piegato in
quattro parti.
"Cos'è?" Chiese lui aprendolo. Dentro erano segnati gli
ingredienti e le istruzioni per creare "Una pozione? Cosa me ne faccio
di una pozione?" Chiese incuriosito.
Anche solo con una breve occhiata, aveva però capito che non si trattava di una semplice pozione. Era
una pozione molto complicata. Molto di più di tutte quelle che
aveva mai visto. E se c'era una cosa che Jon adorava, erano proprio le
pozioni. Per lui non erano solo una serie di istruzioni da
seguire in ordine. Per lui erano un'arte. Bastava quel millilitro in
più o in meno per fare la differenza. Inoltre chi anche fosse
riuscito a ricreare una pozione perfetta, secondo il ragazzo sarebbe
stato comunque nient'altro che un pozionista mediocre. Bravo solo a
seguire le istruzioni.
"Non è seguendo le istruzioni
che ti danno che farai successo. Tutti sono bravi a seguire gli ordini.
Devi avere inventiva per fare la differenza, Jon. La pozione antilupo
non è stata inventata rispettando le regole." Era solito
ripetergli sempre suo padre. Era forte suo padre. Era sempre stato un
punto di riferimento per lui. Tutto ciò che il Tassorosso
conosceva nel campo delle pozioni gli era stato insegnato da suo padre.
Era sempre stato il suo modello da seguire. Almeno finché...
"Volevi la cura per Ani? Eccola." Spiegò Eleonore. "Avevi ragione, ti ho mentito: esiste. E ce l'hai tra le mani."
Jon
dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non alzarsi in piedi
di scatto e stringere le mani intorno alla gola della ragazza. Si era
reso conto solo dopo di ciò che aveva rischiato nell'attaccarla
così apertamente quel sabato. La Caposcuola era in grado di
uccidere dei lupi mannari, sarebbe stata sicuramente in grado di
spezzargli il collo con un semplice gesto. Ma qualcosa l'aveva spinta a
non reagire e Joseph era intervenuto in tempo, bloccando la situazione
sul nascere.
"Perchè hai mentito? Perchè non me l'hai data prima?
Perchè adesso?" Si limitò a chiedere in tono scontroso.
"Perchè quella pozione è illegale." Intervenne Gabriela. "E' stata bandita dal MinIstero secoli fa e ancora oggi è nella lista nera delle pozioni proibite."
"Io non avrei voluto dartela neanche oggi, ma qualcun altro - e qui la Corvonero lanciò un'occhiata in tralice alla Grifondoro - ha insistito per fartela avere. E Daniel mi ha detto che sono giorni che nessuno ti vede in Sala Comune perchè passi tutto il tuo tempo in biblioteca, per cercare una cosa che non troverai mai. Non me la sono sentita di prolungare la tua agonia."
Jon osservò il foglio che aveva tra le mani, vedendo tutto sotto una luce nuova. Una pozione illegale. Non si trattava più di infrangere qualche stupida regola della scuola, ma le stesse leggi del Ministero. E la ragazza gliela aveva data, nonostante avesse la piena coscienza di ciò che stava facendo. "Grazie." Si ritrovò a dire suo malgrado. "Ma come mai hai accesso ad una pozione illegale, che non si trova neanche nel reparto proibito di Hogwarts? E quanto tempo ci impiegherei a realizzarla, avendo tutti gli ingredienti a disposizione?" Chiese non riuscendo a trattenersi.
"Perchè è stata inventata da una mia antenata, Crimilde Grimm. Serve per aumentare i poteri delle persone. In questo caso, somministrandola ad Ani, si aumenterebbe il suo collegato alle visioni: al momento è bloccata nella sua testa, essendo passata bruscamente dal mondo creato dalla trappola a quello di ciò che ha visto. Se avesse un'altra visione riuscirebbe ad uscire dall'enpasse, ma questo potrebbe anche non avvenire mai in maniera naturale. Con questa pozione invece, il processo verrebbe accelerato: sarebbe costretta ad avere la visione e questo la farebbe uscire dal coma. Se tu avessi tutti gli ingredienti a disposizione, ci impiegeresti un mese per produrla. Sempre Daniel mi ha detto che sei il migliore in assoluto in pozioni." Spiegò Eleonore.
"E qui entro in gioco io." Intervenne Gabriela. "Sto portando avanti studi di pozioni avanzate per diventare medimaga. Ho quindi accesso a tutti quegli ingredienti - disse puntando il dito contro il foglio - che servirebbero a te. E sono disposta a procurarteli ad una condizione. Che tu mi permetta di aiutarti a realizzare quella pozione."
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"Lo
so che ultimamente siete state poco insieme, ma lo sai come è
fatta Elly. Adesso ha l'ossessione di capire cosa sia successo sul quel
treno e sta passando tutto il suo tempo libero a cercare nei diari di
famiglia. Pensa che ha anche fatto richiesta alla Preside per un
permesso speciale per tornare a casa!" Stava spiegando Daniel a
Caitriona, passeggiando per il parco di Hogwarts. Era pomeriggio ed
entrambi avevano deciso di imbacuccarsi nei loro mantelli e di uscire,
aprofittando di una delle ultime giornate di sole autunnali.
"Lo so, lo so. Ma mi sembra che stia creando un muro invisibile tra
noi. Lei non è presente come prima, Chris non risponde alle mie
lettere, Hogwarts non è più il posto sicuro che tutti
credevamo... è come se tutti i miei punti di riferimento
stessero venendo meno uno alla volta!" Si sfogò lei,
stringendosi ancora di più nel mantello. Il freddo che sentiva
non era solo esterno.
Il Tassorosso rimase per qualche secondo in silenzio, non sapendo bene come controbattere. Anche il suo rapporto con la Corvonero si era leggermente incrinato in quei giorni. Lex aveva pienamente ragione, ma allo stesso tempo nell'ultimo periodo gli eventi li avevano travolti completamente, uno dopo l'altro, non lasciando loro respiro. Due settimane di scuola, quattro morti e una ragazza in coma. Ed Eleonore si sentiva terribilmente in colpa per non essere riuscita a proteggere tutti. Il cognome Grimm iniziava a pesarle troppo.
"Dan! Quello non è...?" Chiese lei bloccandosi di colpo in mezzo
al prato e interrompendo così il silenzio che si era venuto a
creare.
"Signor Grimm!" Completò Daniel per lei, chiamando
contemporaneamente l'uomo che si stava effettivamente avvicinando
a loro, proveniendo dalla parte opposta.
Se Brian fosse sorpreso di ritrovarsi davanti il fidanzato e la migliore amica della figlia, non lo diede a vedere. "Ragazzi." Li salutò semplicemente con un cenno del capo, arrestando però il suo passo. "Elena non è con voi?" Chiese utilizzando il secondo nome della figlia. Non la chiamava mai con il suo primo nome. Eleonore lo aveva scelto Talisia. E ogni cosa che riconduceva a lei era una ferita aperta nel suo cuore.
"E'
al castello con Gabi." Rispose prontamente Daniel. Non sapeva bene il
perchè, ma tutte le volte che aveva a che fare con Brian un
senso di inquietudine si veniva a creare in lui. Lex represse un
sospiro. Un'altra occasione mancata per stare insieme a lei, in cui la
Corvonero le aveva preferito la compagnia di qualcun altro.
"Voi due sareste in grado di condurmi all'ufficio della Preside? Ho
frequentato Durmstrang, non ho molta dimestichezza con Hogwarts."
Mentre Daniel faceva un cenno di assenso col capo e si incamminava, Lex si azzardò a chiedere "Ci sono novità sul caso?". Un ulteriore senso di angoscia iniziò però a farsi strada in lei. Se Brian Grimm era lì per ciò che era successo sul treno, allora la situazione era davvero grave. Lui non si muoveva mai, se non quando una creatura oscura era davvero... oscura: non a caso dirigeva proprio il settore dell'ufficio Auror dedicato a demoni e affini. I semplici "maghi cattivi " li lasciava agli altri.
"Di questo voi non dovete occuparvi." Fu però la risposta secca dell'uomo. "Ma vi dico un'altra cosa. E siete pregati di riportarla a mia figlia, anzi a tutti gli studenti. Hogwarts non è un luogo sicuro al momento. Le vie sono controllate. Se potete evitare di inviare gufi, fatelo."
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Buona domenica a tutti!
Sono tornata!
Allora, domande della settimana:
1) preferite che arrivi alla pozione pronta in poco tempo (massimo due capitoli) oppure faccio scorrere il tempo normalmente (almeno 4 o 5)? (potete anche scriverlo nella recensione)
2) date una priorità a queste cose: - partita di Quidditch - luna piena - gita ad Hogsmeade
voto in questo modo (L'ORDINE LO DECIDETE VOI) --> MESSAGGIO PRIVATO (chi vota x recensione non verrà considerato). Chi ha due personaggi voti una sola volta.
es: Eleonore Grimm: XXX Partita di Quidditch
XX Luna piena
X Gita ad Hogsmeade
Sarà l'ordine con cui compariranno le prossime scene. Non aggiorno finchè non avrò ricevuto le risposte da TUTTI.
A presto! ;)