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Autore: Straightandfast    27/01/2016    6 recensioni
Amelie ha il mento che le trema un po' e Louis capisce subito che quel mento tremolante gli appartiene, che Amelie non trema per nessuno, ma per lui sì.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao dolcezze!!!!!
Allora, innanzitutto, voglio davvero davvero ringraziarvi per le recensioni che mi avete lasciato. Sarò ripetitiva, sììì lo so, ma ci tengo parecchio a questa storia, perciò avere dei riscontri e potermeli andare a rileggere ogni volta che avevo dei dubbi mi è servito parecchio, perciò grazie grazie grazie.
Per chi mi conosce sa che Chiara=feste, perciò non potevo non inserirne una nella mia storia, ed eccola quiii! Spero davvero che vi piaccia il mio Louis - io me lo immagino così, soprattutto per il discorso Zayn - e che la mia Amelie possa essere apprezzata, io la adoro davvero :3
Penso di aver detto più o meno tutto, vi lascio alla storia!
Un bacione,
Chiara 

(Leggetela, se vi va, con Powerful dei Major Lazer ed Ellie Goulding, io l'ho scritta con quella canzone di sottofondo!)


 


 

A Chiara, perché sì.

 

Ora che ci pensa, una festa in casa sua, lui, non l'ha mai data.
Quando viveva ancora con sua madre, era sempre stata piuttosto categorica sulla possibilità di dare delle feste nella loro ordinatissima villetta a due piani; semplicemente, era fuori discussione. Johanna non aveva grande considerazione di suo figlio adolescente, in quanto a rispetto delle regole e dei limiti imposti dalla società, per lo meno; a ripensarci adesso, Louis non può che dare ragione a sua madre, timorosa di ritrovarsi la casa allagata dalla vodka o pacchettini di erba incastrati tra le pieghe del divano. Non è mai stato un ragazzo particolarmente responsabile.
Certo, lui e i ragazzi hanno partecipato a moltissimi festini lanciati in loro onore, così tanti e così pieni di alcool che della maggior parte Louis non ricorda nemmeno di avervi partecipato; ma non ne ha mai dato uno suo, uno organizzato completamente da lui.
A ben vedere, in realtà, neanche quello che sta affollando le stanze della sua casa nuova è stato organizzato direttamente da lui; si è limitato a lasciar intendere a Calvin e ad Oli che gli sarebbe piaciuto inaugurare casa sua con una festa, e loro si sono subito mobilitati per dar vita al “miglior party di sempre, cazzo!”. Louis è piuttosto sicuro di non aver mai visto tanto alcool come quello che, fino a qualche ora prima, era raccolto ordinatamente nella sua cucina e nel suo salotto, gentilmente offerto dai suoi migliori amici, insieme alle montagne di cibo che sembrano straripare da ogni luogo. Non hanno voluto un solo soldo che lui ha loro offerto per risarcirgli dell'immensa spesa che deve essergli costata comprare tutta quella roba, rifiutando con decisione i suoi soldi affermando che “avere Louis Tomlinson come migliore amico è già un risarcimento dignitoso per la vita.”; lui lo sa, l'ha sempre saputo che il bene che lega loro tre va oltre ogni cosa, oltre la sua carriera di musicista, quella di cassiere di Oli e quella di avvocato in erba di Calvin, ma avrebbe voluto riprendere la reazione dei suoi amici per mostrarla a tutti quelli che pensano che stiano insieme a lui solo per i soldi e per la popolarità.
La gente continua ad entrare dalla porta di casa in un flusso continuo e tutti lo cercano con lo sguardo e gli si avvicinano con dei sorrisi plastici stampati sul viso lasciandogli una pacca sulla spalla – se maschi – o un bacio decisamente troppo affettuoso se si tratta di ragazze. Louis beve in allegria e si gode la folla di gente che riempe il salotto, osservando con divertimento quanto l'intensità dei baci che le ragazze gli lasciano è inversamente proporzionale alla quantità di vestiti che hanno addosso: meno sono vestite, più intensi e più vicini alla sua bocca saranno i loro baci “amichevoli”. Ci è così tanto abituato che quasi ha difficoltà a ricordarsi come era prima, quando per conquistare una ragazza non bastava guardarla e indicarle la porta di un qualsiasi bagno/stanzino o ancor meglio camera da letto, ma si doveva impegnare davvero, perché la sua statura e il suo fisico decisamente non statuario contavano ben più della sua voce e dei suoi occhi azzurri.

 

«Lou, ci sono delle ragazzine nella tua cucina che sembrano piuttosto intenzionate a scolarsi tutte le bottiglie di vodka ed infilarsi nel tuo letto, dopo.» Calvin si avvicina a lui come una furia, in mano una bottiglia di birra e la solita espressione esasperata che ha indosso quando qualcuno fa qualcosa da lui non approvata; si dà il caso che Calvin sia una delle persone più critiche che Louis conosca perciò quell'espressione – con le sopracciglia rivolte verso l'alto e le guance leggermente gonfie - compare decisamente spesso sul suo viso. «Gli ho detto gentilmente di andarsene, sono quasi sicuro che non abbiano nemmeno diciotto anni, ma non mi cagano di striscio. Potresti andare a parlarci tu?»
Louis annuisce velocemente, preoccupato dai titoli che potrebbero uscire sui giornali se uscisse fuori la storia che delle minorenni hanno partecipato alla sua festa tutt'altro che esemplare; Calvin gli risponde con un sorriso enorme, regalandogli l'ultimo sorso della birra che ha in mano e urlandogli, alla sua faccia incuriosita (Calvin non cede mai la sua birra) «ne avrai bisogno, quelle sono pazze!» a mo' di spiegazione.
Lui scuote la testa con un sorriso rassegnato, perché, anche se ne farebbe volentieri a meno, il suo lavoro comporta anche essere perennemente assediato da centinaia di ragazzine urlanti, la maggior parte delle quali del tutto disinteressate a dettagli come la privacy, il rispetto delle volontà altrui e la dignità. Si fa strada tra i corpi sudati e già chiaramente sotto effetto di alcolici dei partecipanti alla festa e raggiunge, faticosamente, la cucina; nota subito, sul tavolo, una serie di bottiglie di vodka aperte e già tristemente finite, ma, almeno a prima vista, non c'è nessuna traccia delle ragazzine di cui parlava Calvin.
L'unica persona presente nella stanza arredata perfettamente da sua madre e dalle sue sorelle, è una ragazza con addosso un vestito nero, la schiena scoperta e una miriade di nei che le decorano la pelle chiara, contrastando vivacemente su di essa; è accucciata davanti al frigo, l'anta aperta e la testa quasi completamente dentro ad esso, alla ricerca di chissà cosa. Louis osserva con attenzione i capelli castano chiari che, lunghissimi, scendono come una cascata da ogni parte, le punte quasi bionde che le sfiorano la schiena e le onde naturali che sono quasi ipnotiche; è ancora intento a cercare di ricordarsi dove abbia già visto quei capelli e quelle gambe quando la ragazza, con uno sbuffo ed un'imprecazione, si solleva piano dalla sua posizione e si volta verso di lui.
Louis la riconosce subito perché quelle labbra sono inconfondibili, e, con quel rossetto scuro che le risalta, sono se possibile, ancora più belle; nel rivederla, con quel vestito semplice ma decisamente d'effetto come gli suggerisce il suo pomo d'adamo che guizza in alto nel constatare quanto sia attillato, con il rossetto e tutto il resto, Louis ne è sicuro. I suoi compagni di band farebbero carte false per uscire con lei.

«Non pensavo che venissi alle feste delle popstar montate.» Commenta con un sorriso sarcastico, appoggiandosi con un fianco al tavolo di marmo bianco e osservandola giocherellare con una ciocca di capelli – ma quanto sono lunghi???- .
«La mia migliore amica mi ha tipo costretto.» Sbuffa lei, sostenendo il suo sguardo senza battere ciglio, gli occhi da gatta allungati ancora più del solito grazie a chissà quale trucco a lui sconosciuto; sente già nella sua testa la voce di sua sorella Lottie commentare ogni minimo dettaglio dell'outfit e del trucco della ragazza, come fa con ogni essere umano che incontra. «Infatti ero venuta a cercare una bottiglia di birra per migliorare la serata ma, a quanto pare, sono già tutte finite. - Mette su un broncio che Louis non riesce a fare a meno di trovarlo incredibilmente divertente, nonostante lei abbia appena detto chiaro e tondo che, della sua festa, non potrebbe importargliene di meno. - Devono essere state loro.» Dichiara, indicando con un dito cinque ragazzine, palesemente sotto i diciotto anni, con dei vestitini striminziti, la scritta “Louis ti amo” sulle braccia e un paio di bottiglie rovesciate ai loro piedi. Stanno litigando maldestramente con Oli, intontite dall'alcool ingerito e a cui, con tutta probabilità, non sono affatto abituate, e Louis le guarda con preoccupazione; ad un'occhiata esasperata del suo amico, corre in suo aiuto, borbottando un «aspettami qua» all'indirizzo della ragazza che, con un sorriso sghembo ed enormemente divertito, lo osserva da lontano.
Louis ci mette ben poco a convincere le ragazze a lasciare la festa, complici i suoi occhi azzurri accesi che fan perdere la testa e la sua voce gentile che propone di fare delle foto, in cambio del loro allontanamento da casa sua. Chiude la porta di casa con un sospiro di sollievo, che l'ultima cosa di cui ha bisogno in quei mesi di pausa è essere accusato di pedofilia o chissà che altro dai genitori decisamente poco attenti di un gruppo di quindicenni poco vestite; prima di ritornare da quella strana ragazza, riesce a recuperare da un tavolino leggermente nascosto un paio di birre ed un pacchetto di patatine ancora piene.
Quando però raggiunge finalmente la cucina, Amelie – o come diavolo si chiama – non è più appoggiata al muro, e non c'è alcuna traccia dei suoi occhi ipnotici; si lascia andare ad un altro sospiro, questa volta sconfitto, perché ancora non ci ha nemmeno provato e quella ragazza gli ha dato di nuovo un due di picche. Decisamente sta perdendo colpi.
Quando sta già per ritornare nella bolgia che affolla il salotto, però, vede una scia di fumo che illumina il buio del balconcino e, con un mezzo sorriso, riconosce una ciocca di capelli della ragazza; il resto, di lei, è coperto dal muro, come se volesse metterlo alla prova, vedere se sia in grado di cercarla, di trovarla.
«Sono riuscito a trovare due birre ancora piene. - Le comunica, sistemandosi accanto a lei sul terrazzo e porgendogli una Heineken ancora ghiacciata; lei accoglie il suo arrivo senza battere ciglio, come se si aspettasse che l'avrebbe cercata, che l'avrebbe trovata. - Potresti rivalutare la mia festa, ora?»
La ragazza beve un lungo, lunghissimo sorso di birra e poi schiocca le labbra con soddisfazione prima di rispondergli «La tua festa ha raggiunto il suo picco più basso quando quelle ragazzette hanno avuto un orgasmo solo parlando con te.- Dichiara il sopracciglio alzato con evidente disprezzo e le unghie che tamburellano sulla bottiglia di vetro. - Perciò sì, immagino che da ora in poi possa solo migliorare.»
Louis la squadra divertito, perché davvero?, esistono ragazze così incredibilmente acide, a parte sua sorella Lottie, al mondo?
«Sei sempre così acida o è una cosa che tiri fuori solo con me?» Le chiede alla fine, guardandola tenere con una mano la birra ormai vuota solo a metà e con l'altra la sigaretta, alternando sorsate da una e boccate dall'altra con una coordinazione che presuppone decine e decine di altre serate trascorse in quel modo.
«Bè, non ho mai parlato con altri membri di band di dubbio gusto, fino ad ora quindi sì.. direi che sei l'unico ad avere questo onore.» Il sorriso a tutta bocca che gli rivolge è, come al solito,incredibilmente sarcastico, e continua ad allargarsi, nel vedere l'espressione indispettita che, alla fine di tutto, compare sul viso di Louis; il ragazzo sta per controbattere qualcosa in difesa della sua band – di dubbio gusto?? ma che razza di musica ascolta lei? - ma i suoi due migliori amici fanno la loro comparsa con una bottiglia di rhum e una di vodka liscia.

 

«Oli, finalmente! Sai dove cazzo è finita la tua ragazza? Mi aveva promesso che ci saremmo ubriacate insieme e invece è sparita chissà dove. Credevo che almeno fosse con te in qualche camera, almeno avrebbe avuto una bella scusa per avermi piantata.» Louis si accorge subito che il modo in cui Amelie parla con le altre persone, chiunque, è molto diverso da quello in cui parla con lui; non è dolce, per carità, ma manca quella punta critica e lievemente acida che ha quando si rivolge a lui.
«Vi conoscete?» Vorrebbe trattenersi e mantenersi indifferente, quella patina di superiorità che alcune superstar riescono ad ostentare quando si trovano in mezzo alla gente “comune” e che lui e i suoi compagni non sono mai riusciti a raggiungere, ma la sua curiosità è infantile quasi quanto la sua passione per le crostate fatte in casa, e non riesce proprio a resistergli.
«Amelie è la migliore amica di Lea – spiega velocemente Oli, per poi rivolgersi nuovamente verso la ragazza. - che, per inciso, si è fermata in salotto a litigare con una ragazza che aveva il suo stesso vestito o qualcosa del genere.» La bocca di Oli si apre in un sorriso divertito subito condiviso da Amelie perché, sul serio, Lea è probabilmente la creatura meno sensata del pianeta, con le sue strane fissazioni; se rimangono in silenzio e si concentrano, possono sentire le sue urla indemoniate che “porca puttana, non si può nemmeno comprare un vestito che ci sono ochette dai capelli ossigenati che ti copiano!” la rendono riconoscibile al di sopra del rumore della festa.
«Potrei offrirti della vodka o del rhum, giovane ubriacona.» Calvin si avvicina alla ragazza con dei passi leggermente traballanti, le due bottiglie nella stessa mano che tintinnano l'una contro l'altra ad ogni suo movimento. «Ma a patto che tu mi prometta di non uscire mai più con Thomas Connel. Al contrario, potresti uscire con me.»
Amelie sbuffa, arricciando le labbra e dando uno spintone a Calvin, facendo intuire a Louis che, quella scenetta, deve essersi ripetuta una gran quantità di altre volte; quante cose si deve essere perso, girando per il mondo per i cinque anni precedenti..
«Oh, smettila Calvin, non capisco davvero perché odiate così tanto Thomas.» Borbotta Amelie, riuscendo a rubare la bottiglia di vodka a Calvin e prendendone un lungo sorso; Louis è quasi sicuro di non essere l'unico dei tre maschi presenti a star osservando la gocciolina che, caduta dalla sua bocca, è atterrata sul petto, infilandosi sotto il vestito. «Con me è sempre stato carino.» Conclude poi, restituendo la bottiglia a Calvin e gettando un'occhiataccia a Louis, ancora con lo sguardo incastrato da qualche parte molto vicino al suo seno.
«Piccola, piccola Amelie, non costringermi a spiegarti il motivo per cui uno come Thomas Connel sia gentile con una come te.» Il ghigno di Oli rimane imperturbabile, pure quando la ragazza si ribella alle sue insinuazioni dandogli un piccolo pugnetto sul braccio e ricoprendolo con parole tutt'altro che gentili e carine.

 

 

«Louis Tomlinson, sei davvero tu?» Lea Stolen è la persona che Louis conosce da più tempo in assoluto; sua madre e quella di Lea erano compagne di stanza prima del parto e la ragazza è nata solo qualche ora prima di lui, come lei ci tiene a sottolineare ogni volta che viene fuori l'argomento.

E' stato lui a presentarla a Oli, sei anni prima, e sempre lui è il principale confidente di entrambi, ogni volta che litigano – molto spesso, a dir la verità – e hanno bisogno di sfogarsi con qualcuno; sono amici da così tanto tempo che ormai Louis, nonostante l'aspetto di Lea sia tutto tranne che anonimo, non riesce a considerarla come una ragazza vera e propria, ma piuttosto come se fosse sua sorella. Eppure, quella sera, dopo mesi e mesi di lontananza, perfino Louis rimane colpito di fronte alla bellezza fulminante della sua amica; i capelli rossicci sono raccolti in uno chignon disordinato e addosso ha un vestito verde che risalta la sua carnagione chiara e la miriade di lentiggini sparse per tutto il suo corpo; Lea, la sua Lea, è cresciuta, è una donna ormai, e lui si sente come chi guarda una partita di calcio e si perde il goal decisivo.
«Posso darti un bacio o c'è qualche bodyguard nascosto tra i cespugli pronto ad azzannarmi se lo faccio?» Lea gli si avvicina con un sorriso scherzoso e gli occhi pieni di affetto, e lui non riesce davvero a capire come abbia fatto a non collegare la sua ironia con quella pungente di Amelie; effettivamente, non riuscirebbe ad immaginare un'amica migliore per Lea di quanto potrebbe essere quella ragazza tutta labbra e frecciatine.
«Vaffanculo, stronzetta!» Louis apre le braccia per accoglierla contro il suo petto e coccolarsela un po', che quello scricciolo di ragazza fa la donna senza cuore di fronte a tutti ma davanti a lui non può proprio nascondersi; l'ha vista in così tante situazioni diverse – perfino quando le sono venute per la prima volta le mestruazioni! - che insieme a lui la corazza che si porta addosso sempre deve proprio toglierla. La abbraccia forte, perché un'amica come Lea è così preziosa che ogni tanto, quando è lontano, ha paura di perderla.
«Mi sei mancato così tanto, Lou-Lou.» Biascica lei, il visino spiaccicato contro il suo petto e la guancia che ha assunto una forma strana; lo guarda dal basso, con i suoi occhioni verdi che sono gli stessi, identici, di quando da piccola la doveva consolare per un ginocchio sbucciato. «Ero preoccupata per te, sai quando Zayn se ne è andato..» Mormora, in un soffio appena percettibile.
Succede tutto in un attimo.

Il sorriso sereno che fino a quel momento distendeva le labbra di Louis cade in pochi secondi, e i suoi occhi azzurri cominciano a fissare il pavimento con nervosismo; persino la stretta attorno al corpo di Lea si fa leggermente meno forte, meno affettuosa, perché davvero, non era preparato, e okay che è insieme ai suoi amici, ma l'argomento “Zayn” non è esattamente il suo preferito. Improvvisamente, si sente all'interno di una di quelle interviste in cui li mettono all'angolo, tutti e quattro, costringendoli a rispondere a domande a cui non vogliono nemmeno pensare, costringendoli a tirare fuori un nome che non fanno nemmeno tra di loro, quando sono soli. Sente gli occhi da gatta di Amelie su di sé, ma non ha alcuna voglia di alzare i suoi per incrociare il suo sguardo attento.
Lea si mordicchia il labbro con preoccupazione, si sente così una stupida che non ha il coraggio di alzare gli occhi, in testa un milione di imprecazioni e insulti rivolti a sé stessa e alla sua boccaccia sempre troppo grande; il fatto è che lei davvero era molto preoccupata per il suo migliore amico, quando aveva visto la notizia dell'abbandono di Zayn, sapeva benissimo quanto quei due fossero legati, anche se non è mai stata certa di quanto quel legame fosse effettivamente positivo per Louis. Ora vorrebbe solo prendersi a sprangate in testa, perché su tutti loro è caduto un silenzio glaciale, Calvin e Oli hanno il viso preoccupato e sembrano terrorizzati da quale reazione potrebbe avere il loro amico e le risate che provengono dall'interno dell'appartamento, dove la festa sta andando avanti come se lei non avesse detto niente, sembrano solo fastidiose e fuori luogo.
«Bè, io ho una specie di cotta per Harry, o come diavolo si chiama.» Amelie rompe il silenzio con una naturalezza ed una spontaneità tali che la sua uscita non sembra qualcosa di forzato, qualcosa detto per distogliere l'attenzione di tutti dal viso teso di Louis; il ragazzo alza la testa di scatto, sorpreso di essere stato aiutato proprio da lei, quella che lo conosce di meno tra tutti i presenti e che, le uniche volte che gli ha parlato fino a quel momento, lo ha preso per il culo senza timore. Amelie non ha cambiato lo sguardo, da qualche minuto prima, ha sempre gli stessi occhi attenti e seri fissi sul suo viso, come se non avesse fatto nulla di speciale, come se non lo avesse appena aiutato ad uscire da una situazione per lui quasi drammatica.
«Tutte hanno una cotta per Harry.» Replica lui, un piccolo sorriso che fa già capolino dalle sue labbra sottili perché, lo sanno tutti, non è uno in grado di rimanere serio per troppo tempo; i suoi amici, intorno a lui, sembrano tirare un sospiro di sollievo e Lea lancia un'occhiata carica di gratitudine in direzione di Amelie, profondamente riconoscente per essere riuscita a risollevare una situazione apparentemente troppo critica per poter essere migliorata.
Amelie, però, non sembra prestare troppa attenzione, perché i suoi occhi sono ancora fissi sul viso di Louis, un sorriso che adesso illumina anche il suo, di viso, perché per un attimo, solo un attimo, anche lei si era preoccupata; non è una certo una cosa da tutti i giorni vedere Louis Tomlinson con un'espressione da funerale sul viso. Lo guarda con aria di sfida, sollevando il mento e aspirando un tiro dalla nuova sigaretta che ha appena acceso e «Mi stai dando della conformista?» gli chiede, un cipiglio carico di disapprovazione che le fa arricciare il naso e aggrottare le sopracciglia.
Louis sorride perché quella ragazza sembra tanto un cartone animato vivente, con tutte quelle espressioni che prendono spazio sul suo viso con prepotenza, velocemente e inaspettatamente.
«Sto solo dicendo che sei una delle tante che viene catturata dal fascino di Harry senza accorgersi di quanto di bello ci sia in chi sta intorno a lui.» Replica Louis, leccandosi le labbra con la lingua, prima di accendersi una delle sigarette che ha rubato qualche ora prima da Calvin, ancora vittima del suo strano vizio di lasciare le sue cose incustodite in giro per casa.
«Tipo te?» Amelie solleva il sopracciglio sinistro, osservandolo con uno sguardo divertito e sarcastico che fa scoppiare a ridere tutti, compreso il permalosissimo Louis, incapace di prendersela con qualcuno in grado di sfornare una tale quantità di espressioni buffe nel giro di pochi secondi. «Mi spiace ma mi piacciono i tipi più, alti, sai.»
«Ahia, questa è crudele, Lie.» Lea lancia una finta occhiata di rimprovero alla sua migliore amica, mentre con la mano libera dalla sigaretta accarezza con fare consolatorio il petto di Louis, sapendo quanto il suo amico sia permaloso, specie se toccato sul tasto “altezza” da lui sempre ritenuta il suo più grande difetto.
«Oh, Lea, penso di avergli detto cose ben peggiori. » Commenta Amelie mentre armeggia con i capelli per legarli in una coda, sempre senza distogliere i suoi occhi dal viso di Louis e rivolgendo un piccolo sorriso destinato solo a lui.
«Confermo.» Risponde al sorriso distendendo le labbra sottili ancora leggermente bagnate di vodka, mentre prende l'ultimo tiro dalla sigaretta e, dopo averla spenta contro la ringhiera, la getta da qualche parte indistinta dietro le sue spalle; ricorda perfettamente tutti gli aggettivi e le caratteristiche che Amelie gli ha assegnato nel corso delle poche altre volte in cui si sono parlati e, il riferimento poco carino alla sua altezza non del tutto esemplare, non è di certo il peggiore di tutti.

 

«Lou, ci sono due ragazze nude nel tuo letto, ho provato a cacciarle via ma sostengono di stare aspettando te.» Lottie – quando diavolo è arrivata? - ha sul viso un'espressione di puro disgusto, mentre ricorda la sorpresa di entrare in camera del fratello e trovarvi due sconosciute completamente nude e decisamente dispiaciute di vedere lei.
Louis si lascia andare ad un sospiro stanco, stanchissimo, mentre si stacca dalla ringhiera a cui era appoggiato e risponde con un dito medio al commento di Calvin che «sono questi i momenti in cui vorrei tanto essere te, Lou»; Lottie gli rivolge un sorriso di incoraggiamento, che da quando è in tour con loro ha perso il conto delle ragazze che hanno cercato di infilarsi nelle mutande di suo fratello. Sa che lui, in quanto maschio, spesso ne viene tentato e alcune volte cede, ma sa perfettamente come la maggior parte delle volte si senta solo usato e solo.

Louis rientra in casa, preparandosi già le risposte alle migliaia di provocazioni che, lo sa già, quelle ragazze avanzeranno non appena lui entrerà in quella dannatissima camera; ritornare a Doncaster, per lui, significa anche allontanarsi da tutto il marcio che gira attorno all'essere una popstar, ragazze sconosciute comprese. Per la prima volta dopo tanti anni, sente di aver bisogno di qualcosa in più.
Saluta gli amici con un semplice gesto del capo, dedicando un sorriso più affettuoso all'indirizzo di Lea; Amelie, a fianco a lei, si è accesa una nuova sigaretta e sta già iniziando a parlottare con Oli di chissà che. Nel frattempo, continua a fissarlo con un'intensità tale che Louis si chiede cosa voglia vedere, cosa voglia scovare in lui, con una tale forza e un tale bisogno.
Si sente i suoi occhi addosso per tutto il resto della serata.

  
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