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Autore: Nene_92    01/02/2016    11 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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8 - Boh?
Non ho ricevuto tutti i voti, ma visto che alcuni continuano a fregarsene ho fatto con quelli che avevo già a disposizione. Se no mi sa che avrei aspettato mesi. La maggioranza di voi (anche se risicata) ha deciso per far trascorrere il tempo velocemente, perciò ecco qua.
Di sotto troverete le domande. RISPOSTA OBBLIGATORIA.
ps: i cambi di stili nel testo sono voluti

VISIONI

Hogwarts, 4 ottobre 2020


Jon inserì con espressione concentrata la radice di erba luna nella pozione. Mescolò lentamente tre volte in senso orario e cinque in senso antiorario. La superficie del composto iniziò a bollire e a schizzare, poi emise un lungo sibilo, passò dal verde acido all'azzurro cristallino e tacque. 
Gabriela, al suo fianco, dopo aver ricontrollato il foglio per la centesima volta, annuì soddisfatta, lasciandosi andare ad un piccolo versetto di giubilo. Tutto era andato secondo la procedura: la pozione doveva essere lasciata a riposo per una settimana, ma era sostanzialmente pronta

I due batterono il cinque, poi si accomodarono sulle poltrone del salotto, completamente sfiniti. Erano state tre settimane parecchio lunghe, ma erano riuscite a superarle. Con l'aiuto di tutti. 

Quando Water, 20 giorni prima, si era recata da Jon per informarlo che un modo per tirare fuori Anastasia dal coma esisteva, Jon, in risposta, le aveva sventolato trionfante il foglio sotto al naso, comunicandole di avere già iniziato a preparare la pozione.

Da lì la mobilitazione era stata generale. 

Praticamente tutti coloro che avevano assistito alla lezione e, conseguentemente, all'entrata in coma di Anastasia, vollero partecipare e contribuire al progetto, fregandosene del fatto che la pozione fosse proibita dalla stessa legge. Avevano dalla loro parte un professore, i due Caposcuola e un numero considerevole di Prefetti, perciò riuscirono ad architettare un piano a prova di bomba. 

La pozione venne preparata nelle stanze private dei due Capiscuola e la preparazione coperta tramite un custode segreto. A sorpresa, per quest'ultimo compito si offrì Joseph: sarebbe stato lui a custodire il tutto e ad informare man mano coloro che dovevano sapere. 

Venti persone, ora, erano a conoscenza di cosa ribollisse continuamente su quel fuoco. 

Per tutti gli altri quella pozione altro non era che un'esercitazione qualsiasi, portata avanti una volta da lui e un'altra da Eleonore.

Jonathan aveva imparato a fidarsi di Gabriela: era molto portata per le pozioni ed era l'unica con la quale si alternava per portare avanti i lavori sul composto. Avevano stretto una buona amicizia e avevano iniziato a scambiarsi informazioni sulle loro vite reciproche, nelle ore che passavano al chiuso in quella stanza. 

Un altro che si era avvicinato ad entrambi, ma soprattutto a Gabriela, era stato Raphael Hamato. In più di una situazione era riuscito a procurare loro delle erbe rare, alle quali neanche Gabriela aveva accesso, approfittando della sua vasta conoscenza della foresta. Questo aveva però sollevato delle domande su come fosse possibile che uno studente qualsiasi, anche se del sesto anno, potesse conoscere in modo così dettagliato la foresta proibita di Hogwarts. Così Raphael, dopo aver a lungo tentennato, decise di confidare almeno alla Grifondoro il suo segreto, già temendo che anche quella ragazza iniziasse a guardarlo con disgusto.
"Mio fratello è un Elternteil, esce con una mezza vampira e io sto preparando una pozione illegale. Credi davvero che mi possa spaventare un lupo mannaro?" Aveva invece commentato lei, iniziando a ridere di gusto e sorprendendolo. Secondo Raphael, Gabriela aveva un sorriso bellissimo. E così glielo aveva detto un giorno, subito dopo averle consegnato dei petali di cremilia, un fiore raro che cresceva solo in pochissimi posti. A quelle parole, il sorriso della ragazza si era illuminato ancora di più. Per questo Raphael aveva trovato il coraggio di chiederle di uscire con lui, alla prima uscita disponibile di Hogsmeade. E la Grifondoro aveva accettato.

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Caitriona si stiracchiò, reprimendo uno sbadiglio. Benchè il coprifuoco fosse già scattato da un pezzo non aveva proprio voglia di tornare nella Sala Comune. Voleva restare lì dove, per la prima volta da quando era ricominciata la scuola, si sentiva completamente serena. Era da tempo che non passava una serata del genere. Certo, non era niente di che: la vera pace dei sensi era in grado di donargliela solo Chris, ma, considerato che si trovava ad Hogwarts, questo era il meglio che poteva chiedere. Una semplice serata con i suoi amici, lontana dalle preoccupazioni e dagli intrighi.

Era rimasta sorpresa quando Eleonore l'aveva raggiunta quella sera al tavolo dei Serpeverde, chiedendole se le andava di passare una serata "alternativa" con lei e Daniel. "Mi va bene tutto, tranne le cose a tre." Aveva risposto Lex scherzando. 
Si era poi scoperto che per "alternativa" Eleonore intendeva semplicemente una serata passata in un posto diverso dal solito - nel caso di specie diverso dalla sua camera - con loro due, in un luogo dove potersi estraniare da tutto ciò che stava succedendo, almeno per una sera. Senza essere costretta a pensare a nulla. Senza dover pensare a morti o persone in coma. "Ci sono sin troppe persone lì in questo periodo." Aveva commentato, riferendosi alle Camere private sue e di Joseph. "Ho bisogno di pace e tranquillità." Non le dispiaceva aiutare Anastasia, così come la intrigava, per la prima volta, infrangere le regole, ma almeno per una sera voleva fingere di essere una ragazza normale, rintanata in un angolo dimenticato da tutti, in compagnia unicamente del suo ragazzo e della sua migliore amica. La scelta era caduta sulla Stanza delle Necessità, che si era tramutata in uno splendido salottino, con tanto di fuoco acceso.

In quel momento la Corvonero aveva le gambe piegate e la testa appoggiata sul petto di Daniel. Rideva per il racconto di Lex, che aveva appena finito di rendicontarle un viaggio negli Stati Uniti a cui aveva preso parte insieme a Chris proprio quella estate. 

"... e insomma quel posto era davvero orrendo, quindi ho dovuto usare la Magia! Secondo la Legge i minorenni sono autorizzati ad usarla prima dei 17 anni se si trovano in pericolo di vita. E vi posso assicurare che quel posto, con tutta quella sporcizia, metteva in pericolo la mia incolumità sia fisica che psicologica! Era un porcile! E te lo dice una che convive con un branco di licantropi!" Inveì Lex, completamente infervorata dal discorso, agitando le braccia in aria. 

"Ma se siete rimasti lì, vuol dire che comunque qualcosa di bello c'era no?" Chiese Daniel ridacchiando. I racconti delle avventure estive di Lex lo divertivano molto. Non si sapeva come, ma la ragazza riusciva sempre a trovare i posti più assurdi e a vivere le esperienze più strane. E il fatto che girasse con un licantropo aumentava di certo il grado di avventura.

"Beh c'era la luna di sangue la sera del quarto giorno della vacanza. E il punto dove eravamo era il luogo dove si vedeva meglio rispetto a qualsiasi altro nella città! Solo quella ha fatto valere la pena per tutto il resto." Commentò Lex con aria sognante, ripensando a quella sera: si erano accampati in una radura che aveva scovato Chris, avevano steso dei teli a terra e poi erano rimasti abbracciati lì, immobili, finchè non era spuntata la luna piena rossa in tutto il suo splendore. Quanto le mancava il suo ragazzo! Per un attimo invidiò i suoi due amici che si trovavano di fronte a lei. Ma poteva resistere: mancava pochissimo alla gita ad Hogsmeade. La data era stata annunciata proprio quella mattina dalla Preside.

"Luna di sangue?" Chiese interessata Eleonore. "Wow! Ma lo sai che è una congiunzione astrale rarissima e potentissima? Se si riuscisse a canalizzare quella magia..."
"Elly, tesoro, non avevi detto che per stasera niente cose 'alla Grimm'?" La interruppe divertito Daniel. "Dov'è che eri esattamente Lex?"
"Bravo Dan! Fai bene a ricordarglielo, visto che la serata l'ha proposta lei!" Gli detto man forte la Serpeverde, allungando il braccio per battere il cinque al Tassorosso. "Comunque ero a Portland." Rispose poi, soddisfando così la curiosità del ragazzo. "Ma, se me lo stai chiedendo perchè cerchi un posto romantico per la tua bella, te lo sconsiglio vivamente. Le principesse Black non sono adatte ai campeggi!" Continuò imperterrita, facendo la linguaccia alla Corvonero, che per tutta risposta le tirò in faccia un cuscino. Le risate si propagarono per tutto l'ambiente circostante.

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Raphael si portò una mano alla bocca per soffocare l'ennesimo sbadiglio. 
 
Quella giornata gli sembrava davvero infinita! E doveva ancora finire la ronda! 
 
Non vedeva l'ora di concludere il turno, dirigersi nei sotterranei e sprofondare nel suo letto. Milly, al suo fianco, gli battè una mano sulla spalla in segno di conforto. Capiva perfettamente come si sentisse il suo amico. "Ecco qui l'ennesimo noioso venerdì di fine settimana! Ma perchè sono finito proprio nel turno di venerdì?" Si ritrovò  pensare, soffocando un altro sbadiglio. 

"Coraggio! Cosa sono quei musi lunghi? Abbiamo iniziato da neanche un'ora!" Cercò di tirar loro su il morale Michael, raggiungendoli in fretta. Poi, abbassando la voce ad un sussurro - perchè voleva essere sicuro che nessun professore li sentisse - aggiunse "Ragazzi, lo so che siete stanchi, ma di là in infermeria ci sono Page e Brian e lo sapete che se beccano Brian son cavoli amari per tutti noi: lui non è un prefetto! Quindi, almeno, fingiamo di farla bene questa ronda!"
 
"Lo so Mike, lo so. Ma gli sbadigli di Raph dicono tutto: siamo davvero stanchi!" Gli rispose Milly, sbadigliando a sua volta. 
 
"Ok, va bene! Facciamo così: finiamo questo piano e i prossimi due. Poi, se non troviamo nulla, io vado a fare rapporto alla Grimm e ad Ashen e voi andate a letto." Rispose Michael alzando di nuovo la voce e facendo finta di arrendersi. Lui era il più grande, perciò era stato incaricato dai Capiscuola di essere il capogruppo e fare da referente. Un gemito di gratitudine uscì dalla bocca degli altri. Nonostante tutto, avrebbero fatto qualsiasi cosa per accorciare il turno e sbrigarsela più in fretta. "Raph, Milly" Continuò Michael "voi due finite di controllare il sesto piano. Io e Micah faremo il settimo. Si comunica via Patronus ok? Sapete tutti produrlo e farlo parlare vero?" 
 
Al cenno di assenso dei due, il Tassorosso si diresse con passo deciso verso la fine del corridoio, puntando verso l'infermeria, deciso a comunicare ai tre Corvonero - Page, Brian e Micah - la decisione appena presa. Ma non fece in tempo a fare pochi passi, che un urlo agghiacciante lo raggiunse. Senza riflettere si mise a correre verso l'infermeria, luogo da dove l'urlo proveniva e con la coda dell'occhio si accorse che anche Milly e Raphael avevano cambiato direzione, attirati a loro volta dal grido.
"Bacchette pronte ragazzi!" Disse senza neanche stare a preoccuparsi del tono di voce. Quelle urla avrebbero comunque attirato l'attenzione dei professori e svegliato mezzo Castello. Non aveva senso perdersi nelle formalità. Forse fu anche per questo pensiero che lo spinse a puntare la bacchetta contro la porta, facendola esplodere.
Poi tutti e tre entrarono. 

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"Vi prego! Lasciatemi andare!" 

Page si tirò su di scatto dalla poltrona, all'improvviso vigile e sveglia rispetto allo stato di dormiveglia nel quale era sprofondata. Si guardò intorno confusa per un attimo, prima di ricordarsi dov'era. In infermeria. 
Da quando avevano iniziato a preparare la pozione si erano dati i turni, in modo da poter monitorare Anastasia da vicino. E il fatto che molti di loro fossero prefetti aiutava nel compito. Quella sera toccava a lei e Brian. Come richiamato da quel pensiero, il ragazzo le fu subito accanto, sbucato da chissà dove.

"Vi prego!" 

Page scattò verso il letto mentre Micah spalancava la porta puntando verso di lei la bacchetta, innondando la stanza con un fascio di luce. Quella sera avrebbe dovuto essere di turno per la ronda, ma in realtà non si era mai allontanato troppo dall'infermeria, sapendo che Page era là dentro.
"Page! Hai chiamato aiuto?"  Le chiese preoccupato, abbassando subito dopo la bacchetta. Non voleva di certo accecarla! 
La Corvonero scosse la testa, gettando un'occhiata preoccupata prima ad Anastasia e poi al suo ragazzo. 

"Lasciatemi andare!" Ripetè la voce supplicando. 

Micah gettò un'occhiata alla stanza, reprimendo un brivido. Ma erano presenti solo loro. Lui, Page, Brian e Anastasia. "Anche i fantasmi sarebbero visibili in qualche modo." Constatò Brian a voce bassa, cercando di illuminare gli angoli bui, come in cerca di una qualche figura opalescente che indicasse la presenza del fantasma stesso. Senza però trovarla. 
Micah intanto aveva iniziato ad avanzare nella stanza, puntando la bacchetta verso il vuoto e osservando attentamente l'ambiente circostante, cercando di carpire quanti più indizi possibili, ma nulla a parte loro era presente nella stanza. Nulla che testimoniasse la presenza di una quarta persona."Un incantesimo di invisibilità? O magari di occultamento?" Chiese a bassa voce. Sembrava quasi più una domanda a se stesso che non a loro.
"Se chiede aiuto perchè dovrebbe rendersi invisibile? Come facciamo ad aiutarla se neanche possiamo vederla?" Rispose Page di rimando. 
Nel frattempo la voce continuava a supplicare in tono sempre più frenetico, ma anche con un tono di voce sempre più basso, soffocato. Come se colei che chiedeva aiuto fosse soffocato dalle lacrime.

"Ragazzi... è Anastasia!" Sussurò Page all'improvviso, colpita da un'intuizione. 
"Quella però non è la voce di Ani!" La contestò Brian, puntando comunque il fascio di luce sulla loro compagna di casa, per verificare se l'intuizione della ragazza fosse corretta.
"Ricordate cosa sappiamo sulle Hexenbiest?" Lo riprese però lei, mentre si avvicinava sempre di più al corpo della ricoverata, fino ad appoggiare un orecchio sulla sua bocca. "Hanno visioni su ciò che succede in altri luoghi e in altri tempi. E se non fosse veramente lei a gridare aiuto? Se fosse qualcun altro?" Chiese in tono frenetico, non lasciando mai lo sguardo di Micah un secondo e cercando contemporaneamente di capire se davvero la voce usciva dal corpo di Anastasia.
"Qualcun altro che in questo momento si trova in pericolo e in cui Ani si è, per così dire, introdotta nella mente?" Completò  il ragionamento lui per lei.

Come a conferma delle loro parole, in quel momento il corpo di Anastasia si tirò su di scatto, cacciando un enorme urlo. I suoi occhi erano spalancati, ma completamente neri. Poi la sua schiena si irrigidì, la ragazza si inarcò su se stessa e iniziò a contorcersi, continuando ad urlare incessantemente.Tutti i presenti rabbrividirono. Non per la situazione in sè, che era già comunque grottesca, ma perchè avevano già visto quegli effetti: nella mente di chiunque Anastasia fosse entrata, in quel momento stava subendo la maledizione Cruciatus.

Poi la hexenbiest, così come aveva iniziato, smise di contorcersi. Rimase per un attimo paralizzata a mezz'aria, come se fosse indecisa sul da farsi. Poi chiuse di nuovo gli occhi e cascò sul letto.

Quasi in contemporanea, attirati dalle urla, altri tre prefetti sbucarono dalla porta, dopo averla aperta violentemente. "Ma che diavolo sta succedendo qui?"


"Vi prego! Lasciatemi andare!" Provò a supplicare per la centesima volta, non sapendo bene neanche lei chi stava supplicando.  Non aveva idea di chi fossero nè di che cosa volessero. 
Sapeva solo che quelle... cose - perchè chiamarli uomini era troppo - erano saltati fuori dal nulla, qualche tempo prima, proprio mentre stava rientrando in casa. 
Erano saltati fuori dal nulla, come se si fossero materializzati dal vuoto, come se si fossero carnificati dall'aria e avevano puntato contro di lei dei bastoncini di legno. 
L'ultima cosa che ricordava era stato lo zampillio di luci rosse esplodere da quei bastoncini e schiantarsi contro di lei, provocandole un enorme dolore e facendole perdere i sensi.

Poi era stato il buio. Totale.

Non sapeva neanche lei quanto tempo fosse passato da quel giorno. Giorni, settimane, forse mesi. Sapeva solo che, quando si era risvegliata, si era ritrovata al buio, legata mani e piedi a qualcosa. Aveva provato a dimenarsi, per vedere se le corde potevano cedere. Aveva provato ad urlare, a chiamare aiuto. Ma era stato tutto inutile. Aveva finito solo per farsi più male. E non solo a causa delle corde che stridevano sulla sua carne ogni volta che lei provava a muoversi. Aveva anche attirato la loro attenzione.

Alle sue urla un uomo si era presentato. Aveva aperto una botola che si trovava sopra alla sua testa e si era calato giù. Le aveva urlato contro, accusandola di averli interrotti. Chi avesse interrotto e dal fare cosa non l'aveva mai specificato. Le aveva detto che in lei scorreva solo sangue marcio, che era solo una puttana e che il suo posto era esattamente quello: per terra tra la polvere. Le aveva detto che meritava la morte, così come tutti quei bastardi dei suoi antenati e che sarebbe stato per lui un onore fornirgliela, quella morte. Ma purtroppo non era ancora il momento. Poi le aveva puntato contro un bastoncino di legno, pronunciando parole sconosciute.
Aveva sentito tutto il corpo andarle a fuoco. Ma non riusciva neanche ad urlare. Era come se tutti i dolori del mondo fossero entrati nel suo corpo e contemporaneamente qualcosa le si fosse appoggiato sulla gola, impedendole di gridare. Perdere i sensi era stato quasi un sollievo.

Ma non era bastato. Era andata avanti così per giorni. Non aveva più aperto bocca, sapendo che era inutile cercare di attirare l'attenzione di qualcuno. Erano dispersi, nascosti chissà dove e lei era loro prigioniera. E anche se qualcuno fosse capitato lì per caso, cosa avrebbe mai potuto fare un pover'uomo contro la magia? Perchè ormai lo aveva capito, anche se la parte più razionale di lei continuava a sperare - sempre più debolmente - che si trattasse solo di un bruttissimo e lunghissimo incubo. Quella era magia e quei bastoncini di legno - che ogni giorno gli venivano puntati contro e che le causavano profonda sofferenza - erano bacchette. Non aveva più aperto bocca, ma l'uomo era tornato a trovarla. A volte da solo, a volte con altri come lui. Facevano sempre la stessa cosa. La insultavano e la torturavano. E non più solo con le bacchette. 
Poi, una volta finito tutto, le spalancavano la bocca e le facevano ingoiare a forza una mistura amara. La prima volta, quando ancora aveva la forza per ribellarsi, si era opposta, sputandola. L'uomo allora aveva riso, puntandole di nuovo la bacchetta contro. "Merlino e Morgana sanno quanto vorrei ammazzarti con le mie mani adesso, in questo preciso istante. Te e tutto il tuo sangue. Ma al momento gli ordini sono di mantenerti in vita, anche a forza, se necessario. Ma non temere: quando sarà il momento ti ucciderò con le mie mani."
E lei capì di non essere più dotata neanche della propria volontà, quandò sentì la voce dell'uomo rimbombarle nella testa, ordinandole di bere, e percepì la sua bocca aprirsi per obbedire. 
Da quel momento smise di combattere. 

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"Robin!"

All'ennesimo richiamo, la Serpeverde aprì gli occhi, cercando di concentrarsi su ciò che Diamante le stava dicendo. Ma non ce la faceva, non ce la faceva. Quello che aveva nella testa la stava disturbando troppo. Le tirava via troppe energie per poter anche solo restare in piedi, figurarsi restare concentrata su qualcosa.
Robin iniziò a dondolare su se stessa, portando le mani sopra alle orecchie, in un vano tentativo di coprirsele e far cessare il rumore che le rimbombava nella testa. Diamante la guardava preoccupata, non sapendo bene cosa fare, come fare per aiutarla.

Era passato un mese da quando Didi aveva scoperto il suo segreto, o meglio, da quando Eleonore lo aveva proclamato davanti a tutti loro, raccogliendo la sfida della stessa Rhodes. All'inizio si era arrabbiata con Robin per averglielo tenuto nascosto, ma poi aveva capito quanto la situazione le facesse male. Quanto le fosse costato non condividere con lei e gli altri il suo segreto, quanto le era costato fingere, ogni volta che il suo potere da Banshee si attivava. Quanto aveva sofferto - come le aveva raccontato una sera tra le lacrime - temendo di finire rinchiusa in un manicomio come sua nonna, solo perchè nessuno era davvero in grado di capirla. 
Così Diamante si era ritrovata a spendere molto del suo tempo libero in biblioteca, per cercare di apprendere il più possibile sulle Banshee. Per cercare di aiutare Robin a gestire questa sua capacità. 

Ma un conto era la teoria e un altro la pratica. Didi non pensava di  doversi trovare di fronte ad una crisi di Robin così presto e adesso che il momento era giunto non sapeva come comportarsi. "Robin?" Provò a richiamarla di nuovo. Poi, spinta da un'intuizione - più da un ricordo sfocato di qualcosa che aveva letto in proposito, in realtà - si precipitò verso le scrivania per recuperare pergamena, piume e inchiostro. Poi li spinse in tutta fretta verso Robin, che non appena li ebbe in mano iniziò a disegnare e a scrivere ripetutamente sul foglio le stesse cose, come se non aspettasse altro. Come se imprimendole su carta potesse togliersele dalla testa. 

Diamante guardò il foglio sconvolta, dove un volto stava assumendo sembianze a lei ben note, ripetuto più e più volte. Accanto ad ogni ritratto, lampeggiavano le lettere G ed M, unite alla parola MORTE.


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Buonasera!
Ecco a voi le domande della settimana.
Alle tre disperse (Chiccacate, Jennifer e Suyka) do ancora una possibilità per le risposte del capitolo precedente (priorità ai 3 episodi).

Per tutti gli altri (compresi le tre di cui sopra) invece chiedo questo: per il Torneo di Quidditch ho due Case a pari merito - Corvonero e Tassorosso - perciò tocca lo spareggio. Chi votate? (Non vi dico in che posizione sono però! Surprise!). --> MESSAGGIO PRIVATO!

Alla prossima! ;)
  
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