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Autore: vale93    13/02/2016    3 recensioni
«C'era qualcosa di estremamente strano e inquietante nel modo in cui si era comportato Malfoy quel giorno, quasi non fosse stato lui a parlare, ma un ragazzo con le sue sembianze. Rivalutò l'ipotesi di un compagno della serpe imbevuto di polisucco, ma ciò le sembrò ancora più assurdo. Chi mai si sarebbe arrischiato a rubare l'identità al figlio del Mangiamorte più temuto della scuola, e per quale scopo?»
La storia si ambienta durante l'ultimo periodo di apprendistato ad Hogwarts, e non tiene conto degli ultimi avvenimenti riguardanti il viaggio del trio in cerca degli Horcrux nè del fatto che Silente sia stato assassinato. Niente di ciò che avviene nell'ultimo libro ha a che fare con questa fiction, che si propone come uno spaccato sulla vita di due dei più interessanti personaggi della saga, sui quali molti aspetti sono rimasti oscuri.
Sul vero carattere di Draco, sul suo rapporto con gli altri, su quello che può succedere fra due individui ostili nel momento in cui si trovano a interagire in ragione di una scommessa ruota la storia che vi apprestate a leggere, la quale trae il suo titolo dall'omonima canzone di Fabrizio Moro.
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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22
Capitolo 21
~♥~





Salì l'ennesimo gradino, poggiandosi al muretto in pietra. Il sole oltre le punte degli alberi illuminò delicato il giardino, stendendo le sue dita sottili sul castello. Raggiunse la cima della torre, stringendo fra le dita una lettera. Aveva pensato a lungo a cosa scrivere; ma aveva trovato qualcosa di assolutamente adatto.
La guferia si aprì deserta, le pareti risuonarono del bubolare dei volatili, sistemati in gabbie abbastanza ampie su trespoli di legno. Si avvicinò a uno di quelli messi a disposizione dalla scuola, legandogli la busta a una zampa. Poi, lasciò scorrere lo sguardo sugli altri, soffermandolo su un particolare gufo bianco.
Le sembrò anomalo che un esemplare di quel genere, estremamente nobile e ben curato, alloggiasse insieme agli altri. Fra animali probabilmente non esistevano distinzioni di rango.
Si avvicinò, infilando il dito indice fra le sbarre. Il rapace girò gli occhi rossi su di lei.
-Ciao- sussurrò.
Il gufo spostò il muso verso il palmo della sua mano, in cerca di qualcosa.
-Non le ho oggi- disse. Le morse appena un pezzo di pelle, tastandolo, poi tornò a fissare il vuoto.
Insinuò la mano dentro, azzardandosi a posarla sul suo piumaggio. Lui glielo lasciò fare e lei affondò le dita fra le penne soffici.
-Bello, vero?-
Sobbalzò. Una voce, alle sue spalle, la colse di sorpresa. Si girò in cerca della fonte e intravide l'esile figura di Luna appollaiata sul davanzale di una feritoia, nascosta dalle gabbie. I suoi capelli biondi brillavano contro la luce del mattino, e il sorriso era sereno, come sempre.
-Credevo fossi Malfoy, quel ragazzo lo strapazza in continuazione.-
-E'... il suo?- balbettò, non trovando altro modo per coprire quell'imperdonabile gaffe.
La vide annuire in silenzio, fissandola con i chiari occhi celesti.
-Che ci fai lì?- domandò quindi, tentando di deviare il discorso. -Non ti avevo vista.-
-Non mi vede mai nessuno, non preoccuparti. Mi piace osservare il via vai. E' molto interessante, non trovi?-
Tacque, mordendosi il labbro. Un'improvvisa agitazione le aveva mandato il cuore in gola, ma poi ricordò di aver confidato agli altri il suo piccolo segreto, e si calmò. Luna, poi, non era una pettegola.
-Dici che lo strapazza?- domandò, rigirandosi verso il gufo che restava immobile, gli occhi pacati.
-Oh sì, gli fa fare un mucchio di viaggi. Lo vedo spesso qui, riceve valanghe di lettere.-
-Sul serio?-
-E' davvero uno strano ragazzo.-
Tornò a voltarsi, spalancando gli occhi. Proprio Luna veniva a fare un'osservazione simile?
-Perchè dici questo?-
-Non trovi bizzarro per uno come lui lasciarsi andare a sfoghi di frustrazione?-
Aprì la bocca verso il basso, sgomenta.
-Spesso impreca contro le lettere che riceve. Sembrano tutte portargli brutte notizie, o irritarlo. Lui non sa che sono qui, crede di essere solo.-
Non disse nulla, valutando in silenzio quelle parole. Possibile che le condizioni della madre fossero peggiorate? O non era questo a preoccuparlo? Perchè non andava da lei?
-Davvero strano, sì...- si lasciò sfuggire, sovrappensiero.
La ragazza la osservò quieta dalla feritoia, poi tornò a voltare la testa verso il paesaggio sottostante.
-E' davvero curioso osservare il via vai- ripetè.
Hermione tacque, fissando le mattonelle del pavimento in pietra. Quindi si avviò all'uscita.
-Ci vediamo dopo- mormorò, continuando a tenere lo sguardo chino. E abbandonò la torre scendendo velocemente le scale.

Quella mattina lo vide di sfuggita. Era sparito, dopo l'orario della colazione, senza dar modo di essere seguito. Girovagò fra i corridoi e il cortile soleggiato, accompagnata da Ginny, Harry e Neville. Ron si era appartato in qualche angolo con la sua nuova fiamma, o così supponeva. Sentì la stizza bruciarle nuovamente lo stomaco, ma si impose di sedarla. Quella situazione non aveva nulla che potesse interessarle, e lei era arrabbiata per ben altro. Erano in lite, e al momento con chi se la spassasse il rosso nel tempo libero era l'ultimo dei problemi che aveva. 
Sostò sotto al salice, mentre i compagni parlavano in sottofondo con spigliata allegria. Il suo umore, al contrario, era instabile. Che cosa stava facendo Malfoy? Perchè spariva all'improvviso? Aveva detto che l'avrebbe avvertita, quando avesse potuto, per incontrarsi... Ma per il momento in tutta la scuola non c'era luogo in cui lo incrociasse, o lo intravedesse alla lontana. Sembrava essere caduto in un buco nero.
-Che ti prende?- la riscosse una voce all'orecchio.
Girò il collo, e il volto di Ginny la squadrò con espressione indagatrice.
-Nulla- si affrettò a rispondere.
-Non dirmi che stai così per mio fratello- fece allora, incurvando le sopracciglia.
Scosse la testa, passandosi la lingua sulle labbra. -Tuo fratello meno si fa vedere e meglio è.-
La vide allargare appena la bocca, ma poi tornare seria. -Cosa è successo?-
Lasciò vagare le pupille sul terreno, combattuta. Poi rialzò lo sguardo e trasse un lungo sospiro.
-Sono preoccupata. Lui...- la rossa intese a chi si riferisse -Ha qualcosa che non va.-
Ginny corrugò la fronte.
-Ci sono dei problemi, a casa sua, te l'ho detto... Ma c'è qualcosa che non riesco ancora a capire- s'interruppe, perchè Harry si era voltato ad ascoltare. Neville aveva preso a discutere con Seamus, Dean li stava raggiungendo dal porticato.
-Di che si tratta?- lo sentì chiedere. I suoi occhi la fissarono penetranti, in cerca di un indizio. Serrò le labbra. Non poteva... Draco glielo aveva chiesto espressamente, di non rivelare nulla di ciò che aveva visto nella Stanza. Aveva fatto una promessa.
-Nulla, nulla, solo sensazioni- tagliò corto, nascondendo la tensione dietro a un sorriso e traghettando la conversazione altrove.
Alle sette alzò lo sguardo da un libro, insofferente. Ancora non aveva ricevuto notizie, e questo la turbava alquanto.
Abbandonò la torre uscendo dalla Sala Comune, dove tutti gli studenti di Grifondoro passavano i pomeriggi di vacanza. Il corridoio era sgombro, la finestra della sua camera non aveva ricevuto visite e il cuore non si dava pace.
Percorse la rampa sbirciando ogni tanto le imboccature dei piani, ansiosa. Alla fine, si fermò all'incrocio col terzo. Ne fissò il lungo pavimento, totalmente deserto. Chi si azzardava a mettere piede in biblioteca, dopotutto? Fece qualche passo sulle mattonelle osservando la porta chiusa del locale: nemmeno la signorina Pince vi era entrata, quel giorno. Superò le imposte.
Non sapeva dove, ma seguì il movimento dei piedi, incapace di star ferma da qualche parte ad attendere. L'acuta sensazione che anche stavolta la stesse evitando le fece male, e non se lo seppe nemmeno spiegare. Dopotutto, un bacio come quello che si erano dati la sera prima era un buon motivo, per il Serpeverde, per andarsi a nascondere. Sentì lo stomaco contrarsi e le budella attorcigliarsi, togliendole il respiro. Una forte ondata di calore le invase le guance e lei dovette fermarsi a riprendere fiato.
Si accorse allora di essersi arrestata di fianco a una corazza.
Sbattè le palpebre, fissandone la superficie lucida. I suoi piedi l'avevano condotta fin lì... Si chiese cosa pensasse di fare, forse il suo inconscio l'aveva portata laddove era sicura di poterlo rivedere? Si diede mentalmente della scioccia e fece dietrofront stizzita, quando qualcosa di simile a una forza invisibile la trattenne. Si voltò di nuovo, osservando la porta chiusa.
I suoi pensieri si arrovellarono disordinatamente dietro alla fronte. Sentì le dita pizzicare, e il corpo spingerla verso quella stanza. Vattene, disse una voce dentro alla sua mente. Ma il braccio si mosse e la mano agguantò la maniglia, spingendo verso il basso.
L'aula era in penombra, le grandi finestre impolverate filtrarono la poca luce emanata dalla luna, fuori dai vetri. Il fresco del locale la accolse come uno spirito notturno, e lei rabbrividì. Fece qualche passo, abituando la vista, quando qualcosa si mosse davanti allo specchio. Si arrestò; l'ombra si voltò a fissarla svelta nell'oscurità. Sentì il sangue gelare, atterrita, ma subito riconobbe gli occhi e la zazzera bionda di un ragazzo.
-Tu- lo sentì dire, stupito.
La paura lasciò velocemente il posto all'imbarazzo, le guance si arrossarono.
-Sei qui- riuscì solo a dire, stupefatta quanto lui.
Lo vide passarsi una mano sulla fronte e distogliere gli occhi. -Ci sono venuto da poco, non pensavo di incontrarti.-
-Nemmeno io- si affrettò a chiarire, sentendosi stranamente a disagio.
Che pensasse che lo avesse pedinato? O cercato?
Malfoy alzò gli occhi grigi nei suoi e sembrò per qualche istante studiarli. -Avanti- disse -Sarai venuta a guardare, immagino.-
Si morse il labbro, chiedendosi se avesse una minima idea di che cosa vedesse nello specchio. Mosse i piedi, avvicinandosi lentamente. Il suo alto corpo slanciato la aspettava immobile, e lei non riusciva a guardarlo senza provare una profonda inquietudine. Alla fine gli si fermò davanti, e quando alzò lo sguardo sul suo viso, lo vide sorridere leggermente con un angolo della bocca. Quella vista la tranquillizzò, e lasciò incurvare spontaneamente anche un po' della propria.
-Ho avuto molto da fare oggi.- 
Si chiese come mai ci tenesse a farglielo sapere. Dunque non voleva allontanarla, nè inventare una qualunque scusa per dirle che non potevano più vedersi.
-Non fa niente, l'ho immaginato- rispose. E il fatto che si chiedesse continuamente cosa di preciso facesse lo lasciò da parte, per il momento.
Malfoy si lasciò cadere sul pavimento, tornando a sedere con le gambe incrociate.
I suoi occhi, completamente abituatisi all'oscurità della stanza, ne studiarono i lineamenti, scorrendo sui suoi capelli chiari.
-Sei tornata spesso?- domandò, fissando la superficie lucida dello specchio.
Scosse la testa.
-No- sedette. -E' la prima volta. Stavo passeggiando e... Mi sono ritrovata qui.-
Draco annuì, come se quella risposta avesse senso.
-Non pensavo di trovarti. Ero convinta che stessi nella Stanza- glielo disse senza filtri di alcun tipo, e lui d'altronde non si agitò. Ormai era chiaro che aveva capito.
-Hai ragione. Ci sono stato.-
Tacquero, fissando lo specchio magico.
Hermione osservò solo per poco le ombre sorridenti dentro la lastra, e il ragazzo in primo piano accanto a lei. Poi riportò gli occhi sulla versione in carne e ossa sedutale a fianco. I tratti dritti e fini erano così incredibilmente virili, nonostante apparissero eleganti e delicati come quelli di una donna. La mascella leggermente squadrata metteva in risalto la carnagione chiara, le ciglia caramellate ombreggiavano le iridi grigie, così potentemente magnetiche. Si lasciò sfuggire un sospiro.
Cosa siamo? avrebbe voluto chiedergli. Quel pensiero sembrò fuoriuscire dai limiti della sua mente e passare in quella di lui, attraverso l'orecchio. Lo vide girarsi, lanciandole un'occhiata.
Distolse subito l'attenzione, prendendo a osservare il pavimento polveroso. Il silenzio che seguì si diramò nello spazio attorno come una macchia d'olio.
-Secondo te può suggerire qualcosa?-
Rialzò gli occhi stranita.
Lui indicò lo specchio con il mento, continuando a fissarla.
-L'immagine. Può essere... una risposta?-
Non seppe che dire, spiazzata. Lui tornò a osservarne la superficie.
-Certe volte mi chiedo se possa essere di più di un semplice specchio delle brame.-
Sbattè le palpebre in silenzio. Allora lui si voltò nuovamente, allungando una mano verso il suo volto. Lo sentì sorpresa sfiorarle la guancia, e poi guardare lo specchio.
Dei passi fuori dalla porta li fecero trasalire. Sgranò gli occhi, e quelli del ragazzo si fecero attenti.
Per qualche istante non s'udì altro rumore, poi i passi tornarono, stavolta più vicini. Le venne in mente l'ordine ricevuto da Gazza da Silente, e i suoi nervi saltarono come un complesso sistema di molle.
-Sta venendo qui- bisbigliò.
Malfoy non si fece prendere dal panico e si tirò in piedi, costringendola a fare altrettanto. La trascinò dietro alla sagoma dello specchio, abbastanza ampia da nasconderli, e sussurrò obscuro nell'area circostante. I passi proseguirono. Hermione avvertì il cuore smaniare dentro lo sterno, e un braccio avvolgerle la vita. Pensò che li avrebbero visti; Silente non se li sarebbe lasciati sfuggire ancora. A un tratto il volto del Serpeverde si chinò sul suo orecchio, sussurrando: -Batte così per lo spavento o per me?-
Avvampò, spingendo contro il torace per allontanarlo, ma lui non glielo permise.
I passi cessarono. Chiuse gli occhi, strizzando le ciglia sulle guance. Draco restò immoto, le pupille puntate sul retro dello specchio. Non seppe se qualcuno avesse aperto la porta, il rombare del proprio palpito era talmente alto da coprire tutto il resto, per quanto le sue orecchie si tendessero.
Più di una volta si illuse che l'anta cigolasse, strusciando sul pavimento. Ma nulla. I secondi trascorsero, in mezzo all'oscurità magica creata dall'incanto; alla fine si rese conto che il visitatore se n'era andato, o forse non aveva proprio considerato la stanza vicino all'armatura.
Il corpo di Draco si rilassò, scostandosi di poco da quello di lei.
-Silente si è accorto del Polisucco.-
Irrigidì, bloccandosi.
Hermione mantenne lo sguardo chino.
-L'ho sentito interrogare Gazza sulla sua scomparsa. Sta facendo ispezionare alunni e insegnanti-.
Non rispose.
Rialzò la fronte. -Perchè è in camera tua?-
La fissò inerme per quelli che parvero minuti, i bulbi leggermente sgranati.
-Si può sapere che stai combinando? Perchè sparisci per ore?- improvvisamente tutta la reticenza nel porgli quelle domande sembrò essere svanita, stappando il vaso del dubbio.
Malfoy fece un passo indietro, deformando il volto. -Nulla, che dovrei fare?- s'infastidì.
-Hai detto che non dovevo parlarne a nessuno, e l'ho fatto. Ma perchè non puoi parlarne a me? Perchè non mi spieghi?-
Lo vide scrollare le spalle. -Non c'è nulla di cui parlare, nulla di importante, dobbiamo dirci tutto? Cosa credi di essere, la mia ragazza?- glielo disse prima ancora di rendersene conto.
La vide serrare le labbra, rigida. Le sue iridi si fecero gelide, ma fu solo un istante.
-No, hai ragione.-
Si voltò, uscendo dal nascondiglio dietro allo specchio. Lui la osservò sgomento, seguendone i passi fino alla porta. Avvolse la maniglia con le dite, allora si sentì prendere per il gomito. 
-Non posso.-
Ancora una volta la parola che realmente avrebbe voluto dire non uscì.
Hermione scrollò il braccio, ma lui tirò indietro. Se la fece aderire al torace, schiena contro petto. Lei trattenne il respiro.
-Non la prendere come una cosa personale... Non posso e basta. E' così.-
Abbassò gli occhi sul suo braccio attorcigliato alla vita. -Lasciami- ordinò.
Draco esitò, poi allentò la presa, scivolando via la mano. Hermione si scostò subito sistemando la camicia.
-Non puoi impedirmi di parlare senza darmi informazioni- si girò. Lo sguardo era grave, come lo era stato quando lo aveva rimproverato in riva al lago. -Quel polisucco non dovrebbe essere nella tua stanza, il preside lo sta cercando. E tu sparisci per ore. Se non vuoi essere aiutato allora non chiedere aiuto.-
La fissò senza fiatare, sbigottito. Hermione credette di intravedere una punta di agitazione in fondo a quelle iridi. Poi chiuse gli occhi. Quando li riaprì, la sua espressione era divenuta pietra. Hermione lo vide fissarla con occhi che non aveva più visto, ultimamente. Era sparita la luce, sparito il calore.
-Dillo allora- sibilò. Sgranò i bulbi. -Dillo, avanti. Va' da Gazza e digli che hai trovato il colpevole.-
Sentì il cuore accartocciarsi dentro al petto.
-Sarà contento di avere un'altra spia, i gatti non possono parlare.-
Lo vide passarle a fianco e aprire la porta, facendo cenno di andarsene. Le sue palpebre si velarono, le labbra si schiusero. Lui la fissò algido per interi minuti, chiuso, distante. Come un ragazzo sconosciuto che la considerava uno straccio e disprezzava la sua vista. Poi lasciò la maniglia, fronteggiandola.
Passò un braccio attorno alle sue spalle, posando il viso a un centimetro dal suo orecchio. Il fiato le si fermò a mezz'aria nella trachea.
-Grazie- sussurrò.



~♥~


-Non ne perde una.-
Alzò gli occhi.
Harry fissava la tavolata all'altro capo della Sala, concentrato. Gli chiese cosa intendesse.
-Il ragazzo invisibile- chiarì. -Non perde un'occasione per entrare senza essere visto.-
Spostò lo sguardo sul posto appena occupato dal biondo. I suoi amici sembravano non essersi nemmeno accorti del suo arrivo, troppo impegnati a fissare eccitati qualcosa di sbalorditivo che doveva essere accaduto pochi posti più avanti. Ne studiò i movimenti, seguendo le linee dure del volto.
-Un vero calcolatore.-
-Smettila- bisbigliò Ginny, guardandola tesa. Ma Hermione abbassò la testa scuotendo il mento, -Non importa.-
Harry la fissò insistente e lei lo ignorò riprendendo a mangiare.
-Hai idea di cosa faccia? Pensavo avresti iniziato a starci assieme, come Ron.-
Non rispose, continuando a masticare.
-Ora che ci sono le vacanze, credevo rimanesse per questo...-
Tacque ancora.
-Non ti sembra strano?-
Sbattè il tovagliolo sul tavolo, prima di rendersene conto.
-Non mi chiamo Lavanda- rispose secca. Harry sbarrò gli occhi sbalordito. Tentò di soffocare l'ondata di delusione e rabbia che quelle parole le avevano scatenato, e deglutì a vuoto.
-Scusami- mormorò quindi. Alzò gli occhi ambrati con un mezzo sorriso, e riprese a mangiare con quelli dei due puntati sulla fronte.

A mezzanotte aprì la porta, trovandolo a terra. Il suo volto era stanco, gli occhi cerchiati da un lieve pallore violaceo. Ma il sorriso che le rivolse era il solito.
-Ti fai attendere-
-Un po' per uno- rispose, con una strana occhiata.
Le iridi del ragazzo si accesero, facendosi attente; qualcosa in lei lo colpì.
-Hai finito di saccheggiare la mia libreria?- chiese aggirando il tappeto di cuscini fino a lui.
-Se non volessi che li leggessi non me li metteresti a disposizione.-
Sorrise, arricciando appena il naso. Era vero. Le piaceva sapere che sbirciava i suoi testi. Era come se, segretamente, potesse conoscerla meglio, più di quanto possibile nella realtà.
-Ho un enorme scetticismo sulla tua cultura personale che non posso far a meno di colmare.-
Draco incurvò un sopracciglio biondo e si levò in piedi.
Ripose il volume chiuso a posto, con l'angolo di una pagina sapientemente piegato. Poi sfiorò il dorso di qualche vicino, fermando l'indice su una costa azzurra. Hermione puntò gli occhi su quella parte di copertina in rilievo.
Si fermò, mettendosi a riflettere. Quindi lasciò la libreria e fece qualche passo verso di lei, fissandola con espressione penetrante. Hermione ne aspettò le azioni in silenzio. Alla fine, i suoi mocassini si fermarono a venti centimetri dai suoi, la frangia bionda alla stessa distanza dalla fine della sua chioma ricciuta.
-Ti ho allontanato?- chiese.
Le iridi scure si spalancarono sul vuoto. I tratti del volto tirarono la pelle per la sorpresa, come pongo. Non sapeva cosa gli avesse fatto dire una cosa simile, ma certo era che non si sarebbe mai aspettata una domanda del genere.
-Cosa?-
-Sì, insomma, ti sto facendo... pentire.-
Sentì la gola gonfiarsi inspiegabilmente. Possibile che Malfoy potesse porsi un problema simile?
-Sei strana- continuò. 
Scosse la testa meccanicamente, agitando al contempo le spalle. Si levò da davanti a lui, tesa. Quelle domande non le piacevano per niente. Se la stava allontanando? Magari fosse stato questo...
-Strana- ripetè, con una nota di sarcasmo.
Malfoy la fissò serio.
Passarono alcuni istanti di silenzio, senza che la ragazza potesse più guardarlo in faccia. Poi mosse le labbra.
-Prendi il libro- disse, fissando i cuscini sul pavimento.
Draco aggrottò la fronte stranito.
-Quello su cui ti sei fermato, poco fa- ripetè sollevando gli occhi. C'era qualcosa in fondo alle sue iridi che sembrava poterlo muovere solo con lo sguardo. Malfoy accondiscese, seppur titubante, e tornò alla libreria stracolma. Allungò una mano verso la copertina azzurra, sfilandola dallo scaffale. Il libro che gli restò in braccio aveva un buffo titolo: Barbablù.
-Lo conosci?- sentì chiedere.
Scosse la testa.
-Dovresti leggerlo.-
Sollevò la fronte su di lei, che si era seduta a terra. Il leggero turbamento che le aveva visto in volto era passato per lasciar posto a una strana gravità. Forse quel libro era una risposta alla domanda che le aveva posto?
-Non potresti semplicemente raccontarmelo?- chiese impaziente. Se c'era una cosa che non sopportava era aspettare, e lei lo sapeva.
Lo fissò muta, i liquidi occhi castani fermi. Poi annuì, passandosi una mano sulla gonna a pieghe.
-Siedi.-
Obbedì, prendendo posto di fronte a lei. Il poco spazio frapposto fu colmato dal libro, messo al centro come lo strano oggetto di un rituale.
-C'era un uomo- cominciò, senza attendere altro; il volto assorto ed estremamente concentrato. -Molto tempo fa. Un ricco nobile con una lunga barba del colore della notte. Il suo difetto fisico lo rendeva spaventosamente aberrante, ma molte donne cedevano al fascino delle sue grandi ricchezze. Si dice avesse avuto sette mogli, o forse di più, tutte morte prematuramente in circostanze misteriose. Il nobile non sapeva stare solo, e cercava sempre nuove nubili a cui unirsi. Un giorno, conoscendo la figlia di una vedova del villaggio, la invitò affinchè si rendesse conto delle numerose proprietà da lui possedute, con lo scopo di conquistarne il cuore. Presto fatto, quando l'accoglienza volse al termine, la fanciulla accettò la proposta di matrimonio, strasferendosi nel suo castello.
Tempo pochi giorni l'uomo ricevette una chiamata che lo costringeva a partire. Lasciò la moglie nel maniero con il permesso di divertirsi il più possibile, avendo accesso a ogni ala dell'edificio. Le consegnò un enorme mazzo di chiavi, con il permesso di usarne tutte meno una: una piccola chiave diversa dal resto, corrispondente all'unica porta che la donna non avrebbe dovuto aprire.
La giovane promise, e, una volta sola, invitò amiche e organizzò feste per molti giorni. Col passare del tempo ogni ala della casa venne visitata, e la curiosità per quell'unica stanza proibita accrebbe tormentandole l'anima.
Un giorno, stufa di doverla evitare, infilò la chiave nella toppa ed entrò. Quel che vide lasciò il bianco sulle sue guance rosee: corpi decapitati di donne erano sparsi ovunque, macchiati di sangue e deturpati da orribili ferite. La giovane riconobbe i volti delle precedenti padrone di casa, misteriosamente scomparse prima del tempo. Molte avevano arti mozzati, altre il volto sfigurato; e ognuna portava uno stato di putrefazione in fase differente. Tremante, lasciò cadere il mazzo in una pozza di sangue, e quando lo raccolse, si accorse che la chiave incriminata s'era tinta. Il liquido le si era attaccato come vernice indelebile, e qualsiasi tentativo di toglierlo fu vano. Prima che potesse fuggire, il rumore della carrozza del nobile, in anticipo rispetto al ritorno stabilito, tuonò nel cortile del castello. L'uomo la raggiunse in poco tempo, come presentendo il misfatto compiuto. Per prima cosa chiese la restituzione del mazzo, accorgendosi subito del tradimento. Il destino della povera era segnato: a causa della sua curiosità, presto avrebbe raggiunto le altre vittime, e Barbalbù le concesse solo pochi istanti per pregare.
Approfittandone, la ragazza corse ad avvertire una sorella ancora ospite nel castello, chiedendole di incitare i fratelli, in viaggio per una visita, ad affrettarsi. Questi riuscirono a giungere prima che l'omicidio prendesse atto e, uccidendo il malvagio padrone, salvarono la vita della giovane vittima.-
Tacque, fissandolo in silenzio con occhi attenti. Draco dimenticò i suoi e restò impietrito, un po' scioccato dalla storia, un po' in confusione per la scelta della ragazza di raccontargliela.
Non ci mise molto a collegare la morbosa curiosità della giovane con i tentativi di indagare i suoi traffici della Grifondoro, perennemente respinti da lui. In fondo, nella sua stanza avrebbe trovato probabilmente molti più cadaveri...
Rabbrividì, distogliendo lo sguardo.
-Pericolosa, la curiosità.- disse, con un tentativo di alleggerire l'atmosfera.
Lei lo fissò senza rispondere.
-Però-, puntualizzò, -Io ti ho fatto entrare.-
La vide aggrottare la fronte.
Lui fece scorrere le pupille attorno, poi le riportò avanti. -La mia stanza segreta. L'hai vista.-
Gli occhi scuri si schiarirono appena, luccicando alla luce fioca della finestra.
-Ma io non parlo di questa.- rispose.
Si sentì fissare con esasperante magneticità, trafitto. Il calore delle guance sembrò abbandonarlo, ma si riprese subito. Lasciò passare alcuni istanti senza più guardarla, giocherellando con la copertina cartacea del libriccino. Poi impugnò la bacchetta e lo rispedì a posto sullo scaffale.
Alzò la fronte, sollevando al contempo il corpo dal pavimento, e sgranchì le gambe. Compì qualche giro per la stanza, distratto, gli occhi della riccia che gli seguivano le spalle. Poi lei lo affiancò.
-Non ti fidi di me- disse.
Contrasse la mascella. -Nemmeno tu.- 
Hermione chiuse le labbra.
Un ostile silenzio di tensione si propagò fra di loro, respingendoli.
Hermione contrasse le dita, nel tentativo di reprimere i propri istinti. Voleva sapere cosa nascondesse, più di qualsiasi altra cosa. Cosa facesse nella scuola, quando non era con lei... Perchè fosse rimasto. Il motivo, lo sapeva, non era affatto se stessa.
Inspirò, gli occhi chiusi, quando un paio di mani le avvolsero la parte alta degli avambracci.
Rialzò le palpebre con un sussulto.
-Facciamo finta di fidarci entrambi e smettiamola con le domande- sentì bisbigliare all'orecchio.
Un brivido le scosse la schiena, e le dita del ragazzo si insinuarono sotto ai ricci dei suoi capelli, sulla nuca. Le sentì disegnare spirali delicate, per scansare i fili castani appiccicatici sopra. Qualcosa nel suo stomaco si attorcigliò facendole salire il diaframma.
-Non c'è bisogno di sapere tutto- continuò. -Non voglio pensare al resto quando sono qui.-
Il tono con cui pronuciò quelle parole suonò talmente errato che Hermione non si fece abbindolare. Scosse la testa, allontanando il collo da quelle carezze ipnotiche.
-Non è quello che direbbe una persona innocente.-
Lui la fissò rigido, lei voltò lo sguardo, posandolo sull'arredo.
Le ombre del notturno velo celeste si insinuarono nella stanza, in perfetta sincronia con il reale andamento del tempo fuori da lì. Draco le vide allungarsi lungo le pareti e il pavimento, profilandosi come spettri. L'atmosfera della camera stava cambiando, e lui sapeva perchè.
Portò gli occhi al volto della riccia, il profilo candido, le ciglia stese sopra lo sguardo cupo. I suoi tratti erano gentili anche ora che non li rilassava, la sua pelle rifiutava di imprimersi di rabbia, o di delusione. Ma era inquieta. Si vedeva dal modo in cui tendeva gli arti.
Si domandò perchè non la lasciasse semplicemente perdere. Aveva concluso il mese, era tutto finito. Non c'era più niente che lo legasse a lei. Cosa aveva di così magnetico la sua presenza?
Emise uno sbuffo, voltandole le spalle. Era stanco di sentirsi fare pressioni. Non era certo in virtù della sua cieca testardaggine se aveva deciso di risparmiarla.. I suoi continui tentativi di impicciarsi avrebbero finito con l'indisporlo.
Assestò un calcio a un cuscino, mandandolo a slittare contro il muro. La Grifondoro ignorò il gesto con fermezza. Ripetè l'atto. Stessa reazione. Quindi sfilò la bacchetta dalla tasca e scaraventò un libro giù dalla libreria ai suoi piedi. Ancora nulla.
Frustrato, calpestò l'inutile distanza che li separava e piantò i piedi davanti ai suoi. Lei mantenne lo sguardo rivolto alla parete. Abbassò una mano sulla sua, inerte, afferrandola con malagrazia. Lei gliela lasciò sollevare, tendendola verso il corpo del ragazzo all'altezza di una porta nascosta, quella più segreta e proibita di tutte. Dentro l'inquilino fece subito sentire la sua presenza.
-Ricordi?- lo sentì dire, con una strana aggressività.
Portò gli occhi scuri sui suoi, inquieti.
-Ci sei già.-
Lo vide nascondere lo sguardo e avvertì i pori della pelle dilatarsi, incredula. Lui piantò le pupille sul pavimento e poi le mollò la mano. Si sentì frastornata e confusa, incerta su quello che aveva appena sentito, mentre lui si allontanava verso lo sgabello del pianoforte.
Lo vide sedersi, mollando esausto la schiena contro la tastiera.
-Suonami qualcosa- chiese in un fil di voce.
Restò immobile. Allora alzò le iridi grigie sul suo volto, stanco. Sentì le gambe muoversi e riuscì a camminare, portandole lentamente davanti allo strumento. Lui restò in silenzio; prese posto.
Quando iniziò, lo avvertì rilassarsi immediatamente, come immerso in una vasca d'acqua calda. Le palpebre si abbassarono sulle occhiaie violacee che gli lambivano gli occhi, il corpo si ammorbidì.
Suonò per lui la melodia più calma che conoscesse, delicata.
Sul petto, la sensazione di aver appena udito qualcosa di anomalo, ma l'insicurezza di crederne sul serio al significato.








Ciao a tutte,
son passati quattro mesi dall'ultima volta, ma credetemi, per me sono volati. La fine del 2015 è stata tempestosa, sono successe cose che non mi hanno fatto piacere, ho iniziato a lavorare, e questo distacco ha fatto male a me quanto a voi. La data di creazione del file risale all'8 novembre, ci ho messo tre mesi esatti per scriverlo. E il risultato sarebbe questo? direte. Avete ragione pure voi.
Non trovo mai il coraggio di postare qualcosa finchè non ne sono convinta, e aborro l'eccessivo romanticismo nelle Dramione.
Evito di fare promesse circa la scadenza del prossimo aggiornamento, ho una decina di esami da dare a distanza di circa due settimane l'uno dall'altro, da qui a Maggio, e ciò mi occupa molto tempo.. Sono in un pantano terribile, se non si fosse capito. Ma non mollo. E spero davvero che voi facciate altrettanto :)
Ringrazio chi sta leggendo questo capitolo dopo mesi e vorrà farmelo sapere. Come sempre ogni tipo di recensione è ben accetta, positiva o negativa che sia, l'educazione è l'unica cosa richiesta. Sappiate che non lascerò questa storia incompleta nemmeno se dovesse prendermi la febbre gialla, per cui non preoccupatevi se mi assento; a questo proposito ringrazio barbarak per essersi informata sulla mia sorte, in questi mesi. L'ho apprezzato tanto. E anche germana, de_dust, PrimrosePotter99, Lullabyx per aver recensito il capitolo precedente.

Un paio di precisazioni sul capitolo:
Hermione è convinta che l'oggetto misterioso che Silente ha ordinato a Gazza di cercare (scena del bagno cap18), perquesendo aule alunni e insegnanti, sia il polisucco. Voi che ne dite?

La fiaba di Barbablù è di Perrault, e io la trovo significativamente affine al rapporto fra D. e H. in questo momento. Il fatto che lui le nasconda cosa faccia nella Stanza delle Cose Nascoste mi ricorda la fiaba, ma ancora di più il suo desiderio di tenerla all'oscuro della verità nonostante sia ovvio che prima o poi questa verrà svelata, come se il pericolo reale si aprisse soltanto all'atto effettivo (così come nella storia la protagonista rischia di morire solo una volta aperta la porta), mentre per ora può ancora fingere che vada tutto bene. Ci sono interpretazioni discordanti circa la morale della trama, a questo proposito: Barbablù affida il mazzo alla moglie con la consapevolezza che, spinta dalla tipica curiosità femminile, infrangerà la promessa e, quindi, ha l'intento preciso di attirarla in una trappola, oppure si sarebbe comportato da marito irreprensibile se solo lei avesse rispettato il suo divieto? Insomma, è la storia di un serial killer o delle conseguenze della curiosità illecita?
Da parte sua Hermione sospetta di lui, ma da brava crocerossina è combattuta nella sua sete di verità dal sentimento che prova nei suoi confronti, e che la porta a non imporsi in maniera risoluta.
Vi lascio qui la versione originale (che io ho abbreviato per ovvi motivi): Barblablù.


Concludo chiedendo a chi mi segue in silenzio di esprimere un parere. So che è una pretesa fastidiosa, ma per me è davvero importante. Ricevere valutazioni è un forte incentivo e anche un calmante per le ansie da prestazione.
Un bacio a tutti, spero che ci siate ancora.. :)

Vale
   
 
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