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Autore: L_Fy    25/03/2009    14 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 : Mani

Capitolo 9 : Mani

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
      mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:
      Caina attende chi a vita ci spense
.

 

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto V

 

 

Raf entrò in punta di piedi nella stanza e trovò Eva nella stessa identica posizione in cui l’aveva lasciata Gino. Con la differenza che in quel momento era immersa nel buio e la sua schiena sembrava ancora più esausta e curva.

“Dovresti riposare” mormorò l’Arcangelo sedendosi di fianco a lei “La stanchezza non porta che cattivi consigli.”

Eva gli fece un mesto sorriso al quale Raf rispose con un radioso balenio di denti bianchi e luce divina.

“Non riesco a fare a meno di odiarlo” sospirò sottovoce Eva, come se proseguisse un discorso già iniziato “Vlad, intendo.”

“Avevo capito.” mormorò Raf e c’era il sorriso anche nella sua voce.

“So che faccio solo il suo gioco… so che quello stronzo sta cercando in tutti i modi di tirare fuori ciò che c’è di demoniaco in me. E pur sapendolo, non riesco a fare a meno di odiarlo con tutto il cuore.”

Raf posò una mano leggera sulla sua spalla.

“Capisco quanto sia difficile per te” mormorò così pieno di amore e comprensione che Eva si sentì immediatamente più leggera e pulita nell’anima “La tua parte di Demone è molto suscettibile e affine a Vlad e se non ci fosse il Triumviro probabilmente ti perderesti.”

Così impietosamente sincero: l’avesse detto Gino, Eva si sarebbe anche infuriata, ma detto da Raf, con quel sorriso disarmante, come poteva non concordare semplicemente con lui? Perdersi per Vlad… La prospettiva la fece semplicemente rabbrividire.

“Con Vlad” meditò cupamente “Per sempre.”

Girò il viso verso Raf, angosciato e colpevole, e l’Arcangelo fortificò la presa sulla sua spalla.

“Non avere paura” le disse con dolcezza “Sappiamo entrambi che una parte di te lo vuole e lotterà per ottenerlo. Ma tu non sei solo Inferno, Eva: hai anche un Angelo dentro di te. Puoi scegliere cosa vuoi essere e io sarò sempre qui per aiutarti.”

Eva sospirando posò la guancia sul dorso della mano di Raf, fissandolo con occhi scuri d’incertezza.

“Mi fa paura la violenza di quello che sento quando lui è vicino” confessò con malcelata angoscia “Mi scombina tutti gli equilibri che già fatico a mantenere: mi riempie di rabbia, avventatezza, impazienza. E’ così difficile capire… è quasi impossibile pensare coerentemente.”

Raf sorrise e le accarezzò la guancia con la mano libera. L’impulso fu più forte di Eva, quasi involontario: le sue labbra umide catturarono il pollice vagante di Raf e lo succhiarono con debole, struggente abbandono. L’Arcangelo rimase immobile, colto di sorpresa: si guardarono per un attimo infinito, scorgendosi a malapena nella penombra della stanza ed era come se si guardassero per la prima volta.

Com’erano belli gli occhi di Raf quando la guardavano così, pensò Eva stordita: inviavano lente ondate di tepore, luminosi abbracci dell’amore più puro. Quanto anelava scaldarsi di quella luce divina, quasi balsamica… ma durò poco, troppo poco.

Gli occhi celesti di Raf, così innocenti e indifesi, erano già vagamente confusi e tristi quando tolse lentamente il dito dalla bocca di Eva e lasciò cadere la mano in grembo.

“Eva, Eva…” mormorò e lei chiuse gli occhi strizzandoli forte: la tiepida luce si era spenta e lei aveva già freddo.

“Non c’è bisogno” ordinò con un filo di voce “So già che sto sbagliando. Ma ti prego, se lo sai, dimmi come posso fare a strapparmi il cuore di dosso e a non provare niente per te quando mi tocchi.”

Raf tacque. Con delicatezza scostò l’altra mano dalla guancia di Eva e si alzò in piedi lentamente, come se gli pesasse molto farlo.

“Preghiamo.” disse con voce soave, ma anche un pochino incrinata.

Eva rimase col capo chino, disgustata, piena di vergogna e anche decisamente esausta.

“Non ti offendere, Raf, ma preferisco la fiaschetta di Gino.” rispose con voce amara: si alzò in piedi anche lei, gli passò accanto stando ben attenta a non sfiorarlo e sgusciò fuori dalla porta scorrevole.

*             *             *

“Che si fa adesso?” chiese Gino, seduto alla guida e quasi di buonumore.

Lorella sonnecchiava nel salottino del camper, sorvegliata amorevolmente da Raf: si era rifiutata di rientrare in camera e sembrava intenzionata a rimanere tutto il tempo attaccata alle gonne dell’Arcangelo. Aveva un terrore folle di Vlad, era chiaro come il sole: e lui, invece di tranquillizzarla, le lanciava un promettente sorrisetto da squalo ogni volta che lei si azzardava a guardarlo. Infuriata, Eva aveva suggerito a Vlad di chiudersi dentro la stanzetta e impiccarsi, ma il Demone aveva dichiarato che impiccarsi da soli, come fare sesso da soli, alla lunga sarebbe stato stancante, così erano ore che tediava lei e Gino, seduto tra loro nella cabina di guida.

“Mi pare che Madame Buonumore qui non abbia molte idee in proposito.” gorgogliò a quel punto garrulo fissando Eva con intenzione.

“Se hai qualche idea migliore, proponi tu.” buttò lì Eva corrucciata.

Vlad inarcò le sopracciglia scure dal taglio luciferino.

“Fare sesso?” propose garbatamente.

“Ho detto intelligente.”

“No, hai detto migliore.”

“Intendevo intelligente.”

“Ma hai detto migliore. Il rottweiler umano qui può di sicuro confermare.”

“Ma io… ah, perché diavolo sto a perdere tempo con te?”

“Perché in fondo sai anche tu che la mia è l’idea migliore. Pardon, intelligente.”

“Dobbiamo parlare con qualcuno che sappia qualcosa di più” meditò Eva ignorandolo finalmente “Qualcuno del calibro tuo. Ma che sia meno stronzo, possibilmente.”

“Non è che l’Inferno pulluli di Demoni Capitali allegri e amabili” puntualizzò Vlad per niente scomposto “Sai anche tu cosa passa il convento.”

“Non si potrebbero incontrare ‘sti Demoni tutti in una volta?” propose Gino con leggerezza “Se dobbiamo rincorrerli uno per uno per tutto il globo, facciamo in tempo a diventare nonni.”

Ci fu un attimo di silenzio sorpreso e meditabondo.

“Bell’idea, genio” ribatté Eva subito dopo “Sono sopravvissuta a malapena a quella iena idrofoba di Bersaba lasciandole per regalo un brano di carne… dovessi incontrare Alana, Amelia, Linus, Demetrio e Morgana tutti insieme, non mi rimarrebbe addosso un solo centimetro di pelle!”

“Ci sarebbe Vlad a proteggerti.” specificò Gino neutro: Eva si girò a guardare il Demone che face guizzare per un attimo la lingua rosea tra le labbra umide, facendo scintillare il diamante sull’incisivo.

“Oh, certo” mugugnò distogliendo in fretta lo sguardo “Posso sostituire la protezione di Vlad con ali di pipistrello e radici di mandragola? Sono certa che risulterebbero più efficaci, alla fin fine.”

“Non essere così scettica” tubò Vlad serafico “L’idea del rottweiler non è male.”

“Nemmeno lo sterminio di massa era male, secondo Stalin.” borbottò Eva tra sé e sé pur di non dare ragione a Vlad.

Ma ce l’aveva, anche se le bruciava ammetterlo: l’idea di scorrazzare per il mondo guidando il camper, con un’orda infernale alle calcagna, non era affatto allettante; incontrare i Demoni Capitali tutti insieme a quel punto sembrava quasi la soluzione migliore per davvero.

“E’ un bel po’ di tempo che non capita di incontrarci tutti insieme” gorgogliava intanto Vlad, salottiero “L’ultima volta è finita con un’ammucchiata con Amelia e Morgana insieme… e Demetrio faceva certi lavoretti di bocca che…”

“Vlad, risparmiaci” tagliò corto Eva “Potrebbe davvero esserci una possibilità?”

Vlad inarcò un sopracciglio con le labbra che tremavano di sorriso represso.

“Lo sapevo che l’idea dell’ammucchiata avrebbe attirato anche te.” sospirò allusivo allungando pigramente un dito per farglielo scivolare lungo il braccio: Eva lo scansò incollerita.

“Dico sul serio. Vi incontrate davvero tutti insieme voi Demoni Capitali?”

“Sì, succede.” rispose Vlad dopo una breve pausa: gli occhi iniziarono a brillargli, instillando in Eva una sgradevole sensazione di pericolo.

“Quando?”

“A volte.”

“Dove?”

“Di sicuro non in chiesa, tu che dici?”

“Stai glissando: evidentemente quella nocciolina atrofica che hai per cervello sta architettando qualcosa che sono certa non mi piacerà affatto!”

“Potremmo davvero organizzare un incontro.” buttò lì Vlad, ignorandola.

Eva si zittì e lo fissò, guardinga: l’idea era così titanica e assurda che solo a pensarci le veniva freddo, ma Gino aveva ragione, non avevano il tempo di attraversare quel Piano in lungo e in largo inseguiti da un’orda infernale.

“Potremmo…?” suggerì allora, titubante.

“Sarà quasi impossibile farli venire tutti” avvisò Vlad sempre con quella luce malandrina negli occhi “Con così poco preavviso… ma si potrebbe fare, sì.”

La sensazione di pericolo lungo la schiena divenne un fiume in piena di inquietudine.

“Posto che questa non sia un’altra delle tue cazzate ormonali, dimmi solo una cosa: se partecipassi, ne uscirei viva?”

Il viso di Vlad si allargò in un ampio sorriso angelico.

“Mah, scimmietta mia, chi può dirlo… Linus è un mortimpiedi, ma Morgana e Amelia sono due caratterini mica facili. L’unica cosa che ti posso garantire io personalmente è un orgasmo di sedici minuti netti.”

“Balle.” grugnì Gino in sottofondo ed Eva gli lanciò un’occhiataccia furiosa.

“Tu non dargli corda e tu, signor Demone, piantala con queste stronzate!”

“Per te arriverei a diciotto minuti” mormorò imperterrito Vlad con voce vellutata “Saprei essere molto bravo, se solo potessi vedere la tua pelle fremere mentre ti accarezzo tutta…”

La sua lingua guizzò di nuovo, rapida e allusiva: Eva si sentì bruciare. Fissò lo sguardo sul cruscotto piantandosi le unghie nei palmi e riuscì chissà come a rimanere esteriormente impassibile.

“Sii serio. Come facciamo a organizzare un incontro?”

Vlad sogghignò e si accomodò meglio sul sedile allargando sfacciatamente le gambe.

“Se te lo dico tu cosa mi dai in cambio?”

“Ti risparmio una sberla. Allora? Dove vi trovate per l’happy hour infernale?”

“Slacciati la camicia e te lo dico.” sussurrò Vlad con voce carica di malizia.

Gino alzò gli occhi al cielo, Eva arrossì suo malgrado e si trattenne per un pelo dal chiudersi anche l’ultimo bottone della camicia, come una pudica eroina vittoriana.

“Piantala con queste stronzate. Abbiamo un’orda infernale che ci aspetta da qualche parte e tanti di quei guai e domande non risolte che potremmo farci una collana…”

“A me risulta che sia tu ad avere guai e domande” rispose Vlad accomodante “Io sono qui solo per il diletto di vederti slacciare i bottoni della camicia, uno a uno. Avanti, scimmietta: stavolta costo poco.”

Gino alzò di nuovo gli occhi al cielo, ma sorrideva suo malgrado, con le rughette che increspavano la pelle intorno agli occhi. Il respiro di Eva, invece, si era fatto denso di rabbia e di vergogna.

“Sei un porco bastardo, lo sai?”

“Bottone, scimmietta. E sappi che potrei peggiorare e chiederti le mutandine; scommetto che per una perla in meno nella tua collana di domande me le daresti.”

Eva grugnì e fece per alzarsi e (scappare, inutile negarlo) andare via, ma lo sguardo di Vlad la incatenò al sedile come una corda di velluto di acciaio.

“Schifoso.” mugugnò allora, inviperita e spaventata.

“Bottone.”

“Ogni secondo con te è una tortura: sempre con la baionetta puntata, sempre a odiare ogni parola che esce da quella tua boccaccia.”

“Bottone, scimmietta.”

Eva, disperata, lanciò una specie di accorato SOS mentale: in un rapido e leggero frusciare armonico, Raf si materializzò sulla soglia della cabina di guida spalancando la porta scorrevole.

“Che succede?” chiese con angelico buonumore, i pacati occhi celesti radiosamente fissi in quelli di Eva.

“Il signorino sta facendo un po’ lo stronzo” informò Gino con voce piatta “Ricatta, concupisce, sparge letame… insomma, fa il suo lavoro di Demone con una dedizione commovente. Adesso capisco perché l’hanno messo nei quartieri alti: Rosso, ma te li pagano gli straordinari là sotto?”

“Ho solo proposto un piccolo quid pro quo” annunciò Vlad con voce tranquilla senza perdere quella luce maliziosa negli occhi “Una cosuccia da niente. Ma adesso che sei qui tu, mio caro, potremmo rendere il gioco ancora più interessante!”

Eva si sentì gelare le ossa e suo malgrado si irrigidì tutta: sgusciò lesta giù dal sedile ben attenta a non sfiorare il Demone e rifugiandosi quasi alle spalle di Raf.

“Vlad, non…”

“Ho proposto a Eva un incontro con i Demoni Capitali miei colleghi” la interruppe Vlad “L’idea è del primate umano, ma non è affatto male, risparmierebbe un sacco di seccature a tutti quanti. E se qualcuno all’Inferno sa qualcosa di questa storia, loro lo sanno di sicuro.”

“Non è pericoloso per Eva?” chiese Raf dubbioso.

“Mio caro gallo cedrone! Lo sarebbe, ma Eva ha dalla sua il suo Demone Tutore, ovvero moi-même. Naturalmente, io la proteggerei a spada tratta.”

Ammiccò ed Eva pensò a quanto fosse spudoratamente falso il suo sorriso angelico.

“Mi sembra una buona idea.” rispose pacato Raf dopo averci pensato un po’ su.

“Lo è, Biancaneve, lo è. Ma Eva tentenna e fa un po’, come dire, la preziosa…”

“No, sei tu che fai lo stronzo, sporco ricattatore.”

“Le ho solo chiesto di slacciarsi la camicia. A te, Cenerella, sembra una cosa così grave?”

“Beh, no.” rispose Raf corrugando la fronte ed Eva alzò gli occhi al cielo; cosa poteva saperne un Angelo della intrigante malizia che accompagnava lo sbottonarsi davanti a un uomo? Per lui era un gesto sensuale come togliersi un calzino.

“Raf è un Angelo” grugnì rabbiosamente all’indirizzo di Vlad “Non può capire. Non ha la tua mentalità da porco patentato.”

“Ma tu sì, scimmietta.” mormorò lui trionfante.

“Che roba” borbottò Gino ancora bellamente concentrato nella guida “Normalmente troverei tutto questo lavorio ormonale anche divertente, ma con questo maxiparabrezza sembra di stare in Cinemascope, siamo già in quattro in cabina di guida e c’è un posto di blocco ogni tre per due, quindi se non vogliamo finire tutti quanti al fresco, direi che dovreste spostare gli spogliarelli sul retro.”

“Tu Gino chiudi il becco e tu Vlad non credere minimamente di poter scuotere i miei ormoni!”

“Oooooh, che aperta provocazione! Allora, per far contenti tutti, ho avuto un’idea ancora più favolosa! Pollicina, visto che non ci trovi niente di male, perché non sbottoni tu la camicia di Eva?” 

“No!” ruggì immediatamente Eva, stringendosi la camicia al petto come se gliela volessero strappare.

“Io?” domandò Raf incerto sbattendo le palpebre: Vlad agitò una mano con noncuranza, ma gli occhi gli scintillavano di luce maligna.

“Andiamo, che vuoi che sia? Tre bottoni ed è fatta: appuntamento combinato e orda infernale schivata. Che vuoi di più dalla vita? Una cetra d’oro zecchino per cantare i Salmi?”

“Sei così stronzo che mi viene la nausea a guardarti.” berciò Eva, ma non guardava Vlad negli occhi.

Non poteva farlo perché lui avrebbe capito, oh, certo che lo avrebbe intuito al volo… nonostante la vergogna, l’umiliazione e la rabbia, lui avrebbe capito subito quanto le sarebbe piaciuto farsi spogliare da Raf.

“Perché fai così?” si informò Raf con voce tranquilla; Vlad sogghignò con aria rapace.

“Perché sono un Demone” rispose arrogante “Per natura io sono crudele e tu checca. E poi è divertente. A te non viene mai voglia di divertirti?”

“No, se il divertimento comporta quell’angoscia negli occhi di Eva” rispose Raf riflessivo “Mai, per niente al mondo le farei del male volontariamente.”

Era così innocente e disarmante che persino Gino dovette tacere: Eva, dal canto suo, stava furiosamente cercando di non arrossire troppo.

“Un vero angioletto di pan di zucchero” ringhiò tra i denti Vlad, ma una parte del suo sadico buonumore sembrava scomparsa “Comunque i termini dell’accordo sono questi: tre bottoni, un appuntamento. Prendere o lasciare. Adesso.”

Raf, con calma, si girò verso Eva e la fissò con i suoi franchi occhi di cielo.

“Non so cosa dire.” si difese Eva che, chissà perché, si sentiva colpevole.

“E’ davvero importante quell’incontro?”

“Sì” rispose Eva dopo essersi morsa brevemente il labbro “Ma è importante anche non cedere a ogni capriccio di quel crotalo cornuto.”

“Ma stavolta è più importante l’appuntamento, vero?”

Avere la verità che camuffava i bassi istinti di Eva non rendeva di certo le cose più facili. O forse sì?

“Sì.”

Dolce, dolorosa verità…

“E non c’è altra via che accontentare Vlad nelle sue puerili richieste?”

“Storicamente parlando, no.” rispose Eva senza nemmeno bisogno di pensarci su.

Gli occhi di Raf erano un tormento dolceamaro mentre il cuore le batteva come un tamburo contro il petto.

“Tu sei disposta a farti slacciare quei tre bottoni da me?” chiese Raf con dolcezza.

Vlad sbuffò irriverente ma miracolosamente non infierì.

“Sì.” rispose Eva sottovoce.

Ma dovette mettercela davvero tutta per non tremare.

“Ok, allora.”

Rapido e leggero come un battito d’ali di farfalla, Raf si girò verso di lei e le posò con delicatezza le mani sulle spalle: Eva suo malgrado sobbalzò e Vlad sogghignò sommessamente nell’ombra.

“Buona, scimmietta… lo spettacolo è appena all’inizio!”

Eva non osò fulminarlo con lo sguardo: rimase contro lo stipite della porta scorrevole a occhi bassi e viso immobile, le braccia mollemente distese lungo i fianchi e il cuore che batteva così forte che sembrava voler schizzare fuori dal petto.

Raf, sorridendole incoraggiante, fece scivolare le dita leggere sul colletto della camicia e armeggiò con delicatezza al primo bottone: probabilmente voleva solo essere riguardoso, ma per Eva il tiepido tocco delle due dita era una vera e propria tortura infernale.

“Ahi ahi ahi” gorgogliò Vlad garrulo “Che respiro pesante che abbiamo, signorina Sanguemisto! Un po’ di bronchite o ormoni selvaggi in libertà?”

Eva e Raf lo ignorarono, ma le guance di Eva erano rosa e calde come per la febbre: Raf aprì il primo bottone e scese sul secondo, che occhieggiava proprio sull’attaccatura dei seni, continuando a guardarla in viso con tranquilla dolcezza.

“Posso?” domandò sottovoce: Vlad sogghignò di nuovo mentre Eva annuiva appena.

“Sì.” rispose con la gola secca: le dita di Raf aprirono il bottone e le ciglia di Eva sfarfallarono, incerte.

“Che tornado ormonale” commentò Vlad malefico “Principessa sul pisello, ma proprio non senti niente? La donzella qui sta spandendo tanti di quei feromoni che abbatterebbe una mandria di tori! E tu niente? Nemmeno un alito, nemmeno un sussulto…?”

Raf non rispose: arrivò al terzo bottone e lo aprì. Le sue dita sfiorarono il seno di Eva e qualcosa di torbido e irresistibile invase le viscere della ragazza che smise di respirare dalla paura di cedere di colpo a quella marea di emozioni.

“Fatto.” disse Raf con voce neutra, indietreggiando di un passo: per un attimo i suoi occhi incrociarono quelli di Eva e forse per la confusione che la agitava, forse perché un po’ lo desiderava davvero, vide qualcosa in quelle iridi celesti, qualcosa che sarebbe stato molto meglio per tutti se non fosse mai esistito. Ma non fece in tempo a constatare altro perché Vlad, rapido come un serpente, era scattato in piedi e aveva bloccato le spalle di Raf con una salda presa da rapace.

“Allora?” gli alitò nell’orecchio, sensuale, provocante e vicino come non lo era mai stato.

“Lasciami.” pigolò Raf e il suo respiro era denso e liquido come melassa.

“Ho visto le tue dita toccarle la pelle… quella pelle bella e bianca, morbida come velluto… hai sentito com’era calda e pulsante? Hai sentito come voleva solo che tu la toccassi ancora… e ancora e ancora…?”

Gli parlava con la bocca quasi a contatto di pelle, alitandogli sul collo dove una vena pulsava impazzita. Raf aprì la bocca per rispondere e in quel momento Gino inchiodò il camper, facendo barcollare l’Angelo e il Demone fino a dividerli.

“Qui non si respira” bofonchiò l’umano slacciandosi la cintura e aprendo deciso la portiera “Ne ho decisamente piene le balle dei vostri giochetti erotici. Faccio un giro e torno.”

Eva, un po’ sollevata e un po’ irritata, si precipitò a inseguirlo.

“Gino, non è prudente andare soli…” iniziò a dire.

Poi, si scatenò l’inferno.

*             *             *

“Cazzo.” mormorò Vlad irritato.

Nessuno gridò: non ne ebbero il tempo. Dalla portiera spalancata sciamarono dentro il camper tante piccole figure nere e membranose che stridevano come rami spezzati. Prima ancora di rendersi conto di farlo, Eva aveva estratto la sua pistola e aveva sparato in rapida successione a tre Demoni alati inquadrati dalla portiera spalancata; colpiti dalle pallottole d’argento benedetto, i corpi dei Demoni esplosero letteralmente spiaccicando sulle pareti del camper e sul parabrezza una densa melma verdastra e maleodorante. Nel frattempo, Raf si riparava il volto con le braccia alzate e un Demone, tentando di aggredirlo, lo sfiorò e prese fuoco come fosse carta; Vlad, dal canto suo, agitò appena una mano irritata e i Demoni si sparpagliarono attorno a lui come foglie secche mosse dal vento.

“Eva!” grugnì appena appena di malumore “Vuoi chiudere quella fottuta portiera?”

“Raf, pensa a Lorella!” strillò Eva di rimando, colpendo con un calcio piazzato un Demone che cercava di strisciarle addosso dal sedile di guida “Gino! Dove sei, Gino!”

Dalla strada nessuno rispose: Raf, emettendo luce inaccessibile, sparì sul retro del camper, Vlad sbuffò e tranciò la testa di un Demone con una pedata scocciata, spargendo altro liquame brunastro sulla moquette del vano guida ed Eva trattenne a stento un verso disgustato quando il suo massiccio stivale sfondò il cranio bitorzoluto di un Demone, imbrattandola fino al ginocchio di roba grigiastra e fumante.

“Gino!” ragliò infuriata e stava quasi per gettarsi in strada dalla cabina di guida, nel bel mezzo della massa pressante di Demoni, quando Vlad la strattonò rudemente all’indietro, mandandola a sbattere contro il sedile del passeggero.

“Che cazzo fai?” la rimproverò spingendo poi fuori dalla portiera aperta la testa di un Demone, infilando il pollice in una molliccia orbita oculare “Dobbiamo chiudere la portiera e filare!”

Eva scattò in piedi alla velocità della luce.

“C’è Gino lì fuori!” spiegò facendo di nuovo per uscire e di nuovo Vlad la spintonò indietro chiudendo la portiera.

“Sveglia, scimmietta! Ci sono un milione di Demoni che presto spaccheranno in quattro questo trabiccolo e ti smembreranno come tanti piranha! Dobbiamo tagliare la corda, capito?”

Cocciuta, Eva fece per scansarlo e Vlad le immobilizzò i polsi, bloccandole poi il passaggio con tutto il suo peso; Eva gli piantò in faccia due furibondi occhi neri, il naso a un millimetro dalla sua bocca.

“Io non me ne vado senza Gino” scandì con cupa determinazione “Tu fai quello che vuoi, stronzo. Di te posso fare a meno, di lui no.”

Poi, con un deciso colpo di reni, riuscì a rotolare addosso a Vlad e a liberarsi dalla sua presa.

“Stupida Sanguemisto!” le gridò dietro Vlad con voce tonante e furiosa, ma Eva non si prese nemmeno la briga di rispondergli: spalancò di nuovo la portiera e si gettò a testa china tra i Demoni, beccandosi un colpo subito sotto lo sterno che la lasciò letteralmente senza fiato. Qualcosa le ferì una spalla, tagliente come un rasoio; qualcos’altro le atterrò dolorosamente su uno stinco, azzoppandola. Erano davvero troppi: Eva scudisciava con le braccia, sparava, ansimava senza nemmeno vedere dove andava. I Demoni puzzavano in maniera indicibile e le loro ali membranose le vorticavano intorno, rendendo tutto buio e grigio.

“Gino!” ragliò e qualcosa le colpì la testa con violenza: vide tutto bianco, poi tutto nero e una nausea improvvisa le attanagliò le viscere.

“Gino!”

Un Demone le addentò il braccio, subito sopra al gomito: Eva strillò e gli sparò in mezzo alla fronte, facendo schizzare via i suoi furiosi occhietti rossi. Ma un altro le morse un fianco, un altro la coscia; un altro le strappò i capelli.

“Gino!” ansimò Eva e qualcosa le afferrò il braccio, strattonandoglielo con insistenza.

Spaventata Eva si accorse di non poterselo scrollare di dosso.

“Razza di imbecille!” grugnì una voce rauca e arrabbiata. Era la voce di Vlad.

Mai, nemmeno in un milione di anni Eva avrebbe ammesso di essere contenta di sentirla: ma lo fu e per un attimo si abbandonò alla sua presa salda e solida. Subito sentì Vlad trascinarla verso il camper e puntò debolmente i piedi.

“Gino…” gorgogliò sbattendo le palpebre.

Vlad si girò e lei vide i suoi occhi accesi in mezzo alla polvere scura sollevata dai Demoni: brillavano come topazi ed erano bellissimi e furibondi.

“E’ già dentro!” ruggì Vlad strattonandola con ben poca delicatezza “Adesso entra anche tu alla svelta, se non vuoi vedere un Demone Tutore completamente incazzato!”

Eva si lasciò trascinare dentro al camper: Vlad quasi la catapultò dentro e un tremulo respiro di sollievo uscì dal petto di Eva quando per poco non finì addosso a un Gino gemente e sanguinante, disteso sul sedile del passeggero.

“Che diavolo aspetti, maledetto piccione?” strepitò Vlad all’indirizzo di Raf che era più o meno seduto al posto di guida, con la faccia attonita e spaesata “Fila!”

Raf ubbidì di riflesso: accese il motore e ingranò la marcia, facendo schizzare il camper in mezzo alla strada sparato come un proiettile. Dopo un paio di sbandate il veicolo marciò veloce in linea retta, disturbato da alcuni Demoni che erano rimasti aggrappati alle maniglie delle portiere e ai tergicristalli.

“Fateli andare via!” pigolò Lorella ed Eva si accorse di lei solo in quel momento, rannicchiata in un angolo con le mani sopra alla testa come una bambina in mezzo a un uragano. Raf strattonò un po’ il volante e riuscì a liberarsi degli ultimi Demoni: solo allora si girò a lanciare un rapido sguardo ansioso a Eva.

“Stai bene?” le chiese con voce rauca “Eva, parlami!”

“Sto bene.” gorgogliò Eva rauca, ma era una bugia bella e buona: le faceva male dappertutto, dai capelli agli stivali imbrattati di gelatina tiepida e puzzolente. Qualcosa di denso e scivoloso le colava sul viso e con sorpresa Eva si accorse che era sangue suo.

“Fa vedere.” bofonchiò Vlad avvicinandosi: aveva un graffio sulla guancia, i capelli rossi vagamente spettinati e un piccolo strappo alla camicia, ma a parte quello sembrava perfettamente a posto, non fosse stato che sprizzava furore da tutti i pori. Rudemente, tastò la testa di Eva e le controllò la ferita.

“Bel buco” commentò freddamente “Ancora un po’ e si facevano una frittata con il tuo cervello. Deficiente patentata.”

Le tamponò la ferita con uno straccio che Lorella, mani tremanti e sguardo allucinato, gli aveva allungato dal suo angolino protetto. Eva si perse sorpresa a fissare le labbra pressate di Vlad e le sue curate sopracciglia aggrottate. Per un attimo assurdo, pensò a come sarebbe stato disegnarne il contorno con un dito e suo malgrado arrossì furiosamente.

“Scu… ehm, gra… ehm, come sta Gino?” balbettò scostandosi.

“Spalmato sul sedile” grugnì Vlad “Biancaneve l’ha rimesso in sesto, ma stava quasi per tirare le cuoia, era un colabrodo.”   

“L’hai salvato tu.”

Risultò quasi un mormorio a metà tra la domanda e la constatazione. Vlad pressò le labbra in una linea corrucciata.

“Colpa tua” borbottò “Quando ti ci metti sei testarda e irritante esattamente come una scimmia.”

“Ho avuto un buon maestro.” ribatté Eva, con un debole scintillio negli occhi che si rifletté rapido in quelli di Vlad.

“Bell’impresa da mettere sul curriculum” borbottò poi questi infastidito “Se Lucy viene a sapere che ho salvato la vita a un Umano, mi dimezza lo stipendio.”

Le dita di Eva si mossero prima che lei potesse ordinare coscientemente il contrario: si allungarono e sfiorarono il dorso della mano di Vlad, leggere e timide.

“Grazie.” mormorò guardandolo coraggiosamente in faccia. Si aspettava che Vlad facesse qualcosa di tipicamente vladesco, come riderle in faccia o proporle un rapporto anale; invece rimase immobile, con le sue dita a sfiorargli il dorso della mano e nei suoi occhi tempestosi c’era qualcosa che si agitava sul fondo… qualcosa che la fece tremare come se un terremoto interno le squassasse le viscere.

“Vlad…” mormorò sottovoce.

Il dorso della mano di Vlad fremette leggermente sotto le sue dita: lo sguardo sorpreso di Eva catturò il breve attimo in cui la sua mano si girò, sfiorandola in una incerta carezza. Poi il Demone scattò in piedi, fissandola sprezzante dall’alto in basso, di nuovo così completamente sé stesso che Eva dubitò di avere avuto un’allucinazione.

“Ora hai un bel debito di riconoscenza, mi pare” dichiarò Vlad con la solita voce strafottente spazzolandosi la camicia con la punta delle dita come a togliere della polvere invisibile “Vediamo, con cosa si possono barattare due salvataggi? Tre rapporti orali o quattro classici rapporti senza preservativo? Dimmi tu cosa preferisci, scimmietta, per me va bene tutto.”

“Ancora con questi discorsi?” gracidò la voce di Gino, come proveniente dall’oltretomba “Speravo in qualcosa di diverso, dopo essere stato sbattuto come un uovo da maionese.”

“Oh, guarda, il rottweiler è ancora tra di noi” commentò Vlad con voce appena divertita “A cuccia, Fido, per colpa tua abbiamo tutta la moquette del camper che puzza di vomito solforoso. Personalmente lo trovo gradevole, ma scommetto che un bell’incenso all’oppio aprirebbe meglio i chakra della scimmietta, e siccome appena si lava via il sangue di dosso devo riscuotere il mio debito…”

Sospirò rassegnato e Eva agitò debolmente la mano, distogliendo lo sguardo.

“Fottiti.” disse, ma senza convinzione.

“Lo sai che aspetto te.” rispose Vlad sottovoce: Eva non trovò proprio nessuna espressione adeguata per controbattere.

*             *             *

Gino e Lorella dormivano. Chissà se gli umani si rendevano conto di quanto fosse prezioso il dono del sonno: beata incoscienza, almeno per poco… gli Ultraterreni erano costretti a vegliare sempre. A pensare sempre. E durante la notte, quando il buio addolciva i contorni spietati della realtà, tanti, troppi pensieri erano inutili.

Eva pensava alle mani.

Le mani di Raf, tiepide, bianche, innocenti. Quelle mani ferme che le sfioravano il seno, senza malizia, senza peccato. Così agognate e pure, così impossibili e lo stesso così desiderate…

Le mani di Vlad, dure, sporche, implacabili. Quelle stesse mani che avevano avuto un fremito, una carezza rubata, così impossibile e lo stesso così desiderata…

Eva si chiese angosciata dove sarebbe finita a furia di pensieri così assurdi: più pensava a Raf e Vlad e più i contorni delle cose sfumavano, più i confini dell’impossibile si facevano tenui, vaghi… pericolosamente accessibili.

Spaventata, amareggiata e tuttavia piena di assurda speranza, Eva chiuse gli occhi e provò a pregare: il suo mesto surrogato di sonno umano.

Pregò a lungo, senza pensare, perdendosi nella confortante litania di parole note, cullata dalla guida monotona di Raf. Vlad se ne stava seduto di fianco a Raf, le lunghe gambe indolentemente accavallate e lo sguardo annoiato fisso fuori dal finestrino. Muto, miracolosamente: ma non per questo meno pericoloso.

“Dove andiamo?” sentì chiedere dalla voce bassa di Raf.

“Cazzo ne so” rispose scorbutica e arrogante la voce di Vlad “A fanculo, se preferisci.”

“Sei tu che mi devi dire da che parte” insistette la voce di Raf, pacata e paziente “Ti ricordi, vero, dell’incontro con gli altri Demoni Capitali?”

“Si mi ricordo.” sbuffò Vlad imbronciato.

“Allora?”

“Allora cosa?”

“Da che parte devo andare?”

“Dritto.”

Raf gli rivolse un rapido sguardo pietoso.

“A volte sei davvero pesante.” mormorò sottovoce.

“Ha parlato il menhir alato.”

“Non ti stanchi mai di fare sempre il cattivo?”

“E tu, vuoi farmi un pompino?”

Raf sospirò e tacque per un lungo momento.

“Allora, da che parte?”

“Uffa, Bambi, che palle! Dritto ti ho detto.”

“Dritto dove?”

“Dritto e basta.”

Eva suo malgrado sorrise, mentre il dotto scambio di botta e risposta tra Vlad e Raf continuava imperterrito fino alle prime luci dell’alba. Solo allora si accorse che non aveva più avuto bisogno di pregare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE

 

Mi scuso davvero col cuore del ritardo e della discontinuità, ma per cause indipendenti dalla mia volontà mi è impossibile agire diversamente.

Sappiate che siete comunque e sempre nel mio cuore e che ringrazio uno per uno per i consigli, le critiche, l’entusiasmo, la simpatia… per tutto, insomma!

A presto, speriamo

Elfie

 

  
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