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Autore: EcateC    26/02/2016    3 recensioni
Tom Riddle è il classico uomo che piace alle donne. È bello, è carismatico e sa di potere, all'apparenza non potrebbe essere più perfetto. Ma attenzione però, il serpente più velenoso si nasconde proprio tra i fiori più belli. L'hanno imparato a loro spese sette protagoniste, alcune innocenti e altre colpevoli, rappresentanti ognuna una qualità importante per lo stesso Tom.
Se volete scoprire chi sono, e soprattutto se volete sapere chi è la sua preferita, questa storia fa al caso vostro.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Note1: Ragazzi, ce l'ho fatta. Ho scritto un poema immane, ma spero di cuore che lo leggerete fino alla fine e che non vi faccia troppo schifo (anche se il mio personaggio femminile è per molti di voi deludente, lo so!) ci vediamo giù.

 

 


Spesso, nel cuore della notte, le pareva ancora di vederlo.

 

 

 

 

 

Era appena trascorsa la prima settimana del suo primo anno di scuola, e Ginny non poteva essere più triste e insoddisfatta di così.

Tanto per cominciare, sua madre l'aveva messa in ridicolo davanti a tutti- davanti a Harry- con la Strillettera apocalittica indirizzata a Ron, gridando talmente forte che la sua voce roboante si era sentita perfino nel lontano tavolo dei Serpeverde. E, naturalmente, le conseguenze erano state inevitabili: prese in giro, imitazioni provette della signora Weasley e altre infantili provocazioni si susseguirono instancabili per almeno tre giorni interi.

La mattina dopo, durante l'ora di Pozioni, il suo esausto calderone di seconda mano, dopo anni di onorato servizio, decise puntualmente di abbandonarla e smettere di funzionare, facendole guadagnare per grazia ricevuta una sufficienza scarsa nell'infuso della Buona Notte, il più banale di tutti.

Ma non solo.

Ciò che più aveva mortificato Ginny era stata un'altra cosa, e non si calcolava in termini di voti o popolarità scolastica: si chiamava Hermione Granger, o altrimenti conosciuta come la 'fidanzata segreta di Harry Potter'.

Ginny sapeva di non dover dare credito alle dicerie, sua madre gliel'aveva ripetuto tante volte, ma quella volta non poté farne a meno, i fatti parlavano chiaro: quei due erano perennemente e inesorabilmente appiccicati come due ventose.

Ogni volta che la bambina intravedeva il suo beniamino per i corridoi o lo vedeva solo soletto in sala comune, ecco che compariva subito quell'altra e si sedeva vicino a lui.

Harry e Hermione.

Hermione e Harry.

Sempre insieme, sempre vicini, sempre inseparabili.

La piccola Ginny questo proprio non riusciva a sopportarlo, provava una fortissima gelosia per quella ragazza del secondo, bruttina e con i denti da castoro. Eccetto Luna Lovegood, tutte le sue amiche erano convinte che Harry Potter ed Hermione Granger fossero fidanzati, anche se suo fratello Ron l'aveva valorosamente smentito per tutta l'estate, come se la cosa lo riguardasse direttamente.

Ma quando mai lei ascoltava Ron!? La ragazzina si era messa in testa che i due dodicenni stessero insieme, e nessuno al mondo avrebbe potuto dissuaderla... Eccetto forse il diretto interessato.

Non ho potuto nemmeno parlargli” pensò dispiaciuta, mentre cercava tra i bauli semi vuoti il calderone di riserva “Mi sembra ancora di sentire Ron: Tranquilla Ginny! In treno ti siederai vicino noi e io te lo presenterò, vedrai... Sì, vedrò un corno! Quella lumaca di mare l'ha portato a scuola in macchina, mi sembra ovvio!-

Dopo aver rovistato tra le sue cose con malagrazia, Ginny trovò finalmente il calderone ammaccato e arrugginito di suo padre, che usava come porta libri.

Tolse immusonita la copia autografata di Magicamente io, il libro del professor Allock che aveva comprato al Ghirigoro, un rotolo sgualcito di pergamena, due riviste e... E un quaderno nero che non aveva mai visto.

Ginny lo guardò sorpresa, il diario aveva una copertina di pelle nera, liscia al tatto e opaca alla vista, e sul davanti c'erano incise tre piccole iniziali, rispettivamente una T, una O e una R, che Ginny non riuscì a decifrare.

E questo?” pensò stranita, mentre lo sfogliava. Le pagine erano intonse, pareva nuovo.

Ginny non poté trattenere un sorriso, e il pensiero le corse subito a suo padre. Gliel'aveva regalato lui e le aveva fatto una sorpresa, non c'era dubbio...

Prese il diario e si andò a sedere nella sua postazione, non c'era momento migliore di quello per sfogare tutto il risentimento che le bruciava dentro, sola e con un bel diario nuovo.

 

 

-La mia vita fa schifo- scrisse rabbiosa, calcando bene nella pagina -Odio Hermione Granger, odio pozioni, odio la scuola, odio i miei vestiti, odio tutto, TUTTO!!-

Passò solo un secondo, e come per magia, le parole che aveva appena scritto scomparvero dalla sua vista, come assorbite dalla carta.

-Ma che...?-

Ma guarda, e io che pensavo di essere l'unico...

Ginny sobbalzò e lo lasciò subito cadere, come se avesse preso fuoco all'improvviso.

Era impazzita, o quel vecchio quaderno le aveva appena risposto?

Ciao, comunque. Come sei entrata in possesso del mio diario?

-Ma... Ma sei un diario magico?- scrisse Ginny velocemente, con la sua calligrafia tondeggiante da bambina.

Diciamo di sì. Ma non hai risposto alla prima domanda.

Ginny sorrise, appoggiandosi allo schienale della sedia come per voler sfogare l'euforia di una simile scoperta. Il dispiacere in un batter d'occhio le era passato.

-Credo ti abbia comprato mio pap... Mio padre. Però è fantastico! Non avevo mai visto un diario magico!- scrisse entusiasta -Ma come fai!? Riesci anche a vedermi?-

Certo che ti vedo, e so anche come ti chiami.

-E come mi chiamo?- lo sfido Ginny, giocosa.

Fammi pensare...

-Ah, allora non lo sai!-

No, no aspetta. Forse... Imogen?

Ginny rise -No! Che schifo!-

Muriel?

-Quella è mia zia!-

Ah, allora è più difficile di quanto pensassi.... Vediamo, come può chiamarsi una fanciulla bella e adorabile come te?

Ginny inarcò le sopracciglia e le sue guance divennero rosse come due papaveri. Tranne i suoi genitori, nessuno le aveva mai detto che era bella, prima.

Ginevra, magari?

-Sì...- scrisse laconica, imbarazzata ma con un mezzo sorriso. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma il suo misterioso interlocutore la precedette.

Ginevra, io mi chiamo Tom Riddle.

-Ma cosa sei? Sei davvero un diario parlante?-

No.

-E allora cosa sei?- lo spronò Ginny, curiosa come mai in vita sua.

-Sono un ragazzo, uno studente di Hogwarts esattamente come te-

-Un ragazzo? Ma come è possibile?-

Tanti anni fa un mago oscuro mi fece un sortilegio, intrappolandomi dentro questa prigione di carta. Ma io ci sono, sono vivo, sento e vedo come tutti gli altri.

Ginny trasalì.

-Oddio, ma veramente?- gli scrisse, sinceramente sconvolta -Oddio, ma come facciamo? Ti porto da Silente? Lui saprà sicuramente come tirarti fuori, non devi temere che...-

No, non puoi. Fallo, e io cesserò di esistere. Dì a qualcuno della mia esistenza, e io sarò risucchiato per sempre nell'eco delle loro voci. Non è un caso che io sia capitato a te, proprio a te, tra tutti quanti.

Lo stupore di Ginny Weasley aumentava ogni secondo di più, di pari passo al suo entusiasmo.

-Io? Ma perché io?-

Il diario esitò, e dentro l'Horcrux di Voldemort ghignò entusiasta.

Perché sei speciale, la più speciale e coraggiosa di tutti. Non è stato tuo padre a portarmi da te, né tu a prendermi. È stato il destino che ci ha fatto incontrare, perché tu sei l'unica che può aiutarmi. Sapessi quanto ti ho aspettata, non puoi immaginarlo

Ginny deglutì a vuoto. A dire il vero, lei non si sentiva per nulla speciale. Essere la settima di sette fratelli, aver dovuto condividere tutto, dalla camera da letto ai vestiti smessi -e maschili- aveva dato alla sua vita un'impronta di trascuratezza e di genericità che non l'aveva aiutata affatto con l'autostima. In casa Weasley tutto era di tutti, tutti assomigliavano a tutti e non c'era alcun spazio per occhi di riguardo o per la concezione dell'intimo e della privacy.

Capisco il tuo turbamento, ma non avere paura, insieme risolveremo tutto. Intanto, se lo desideri, posso mostrarti il mio aspetto.

-Sì!- scrisse subito e senza remore, piena di innocente curiosità. Non sapeva perché, ma se lo immaginava decisamente bello.

Perfetto. Chiudi gli occhi e conta fino a cinque, lentamente.

1...

Ma Ginny in risposta li strabuzzò, gli occhi.

Chiudi gli occhi, Ginny, ti vedo se non lo fai.

-Sì, scusa- gli rispose velocemente, e con qualche esitazione li chiuse.

2...Ginny!

“Scusa!” pensò tra sé, e questa volta serrò le palpebre senza più sbirciare. Contò a mente come gli aveva detto quella strana scoperta, e appena arrivò a cinque e poté aprirli, ciò che vide fu sconvolgente.

Non si trovava più nello scrittoio disordinato del suo dormitorio, ma era in un mondo completamente diverso, privo di colori, suoni o profumi.

Davanti a lei, un ragazzo alto e moro si stava pettinando i capelli davanti allo specchio. Indossava una versione antiquata della divisa di Serpeverde, più lunga e dai colori più smorzati, e il pettine nero gli tirava indietro i capelli inumiditi con grande abilità, segno che per lui doveva essere una pratica abituale, se non quotidiana.

Ginny gli si avvicinò fino a potersi specchiare a sua volta, ma lui non parve vederla. Il ragazzo continuava a guardare la propria immagine con gelida indifferenza, perso nei suoi pensieri.

La ragazzina invece si incantò a guardarla, con le sue labbra sottili aperte in una 'O' di candido stupore, e proprio quando se lo sarebbe meno aspettato, quel ragazzo sbiadito si accorse di lei e le fece un sorriso furtivo dallo specchio, e subito dopo Ginny si ritrovò di nuovo nel suo dormitorio, catapultata nella realtà.

-È stato... Wow!-

...Tu sei wow” avrebbe voluto aggiungere, ma evitò accuratamente di farlo. In effetti ciò che aveva visto non aveva deluso le sue aspettative, anzi, gliele aveva perfino innalzate.

Contento che ti sia piaciuta l'esperienza. Perdonami se ero poco presentabile, è stato il primo ricordo che mi è venuto in mente.

-Per me eri presentabilissimo...-

Pìù del famoso Harry Potter?

Se prima le guance di Ginny erano due papaveri, adesso parvero due piccoli soli.

Si trovò ad alzare le spalle e ad assumere un'espressione confusa e intontita, e con la piuma grigia sospesa in mano fece cadere per sbaglio una goccia d'inchiostro sulla pagina, che scomparve assorbita.

Ho forse detto qualcosa di sbagliato?

-No, no figurati- si affrettò a rispondere, laconica.

Ginny, onorami delle tue confidenze come io ti ho reso partecipe delle mie. Tutto quello che vorrai dirmi non uscirà da queste pagine, puoi fidarti di me.

-Beh, Harry un po' mi piace- scrisse allora la bambina, stringendosi forte nelle spalle -Solo che lui non sa neanche che esisto, è sempre in giro con Hermione Granger e Neville mi ha perfino detto che stanno sempre in banco insieme. Non è giusto, lei è odiosa, Ron mi ha detto che vuole sempre fare la maestrina e che in classe lo corregge sempre e poi ha dei capelli che sembrano dei cespugli infestati dagli gnomi, non so come faccia Harry a starle sempre vicino, senza contare che Harry è troppo gentile per stare con lei, si mollerebbero subito!-

Per un momento, l'anima del giovane Lord Voldemort si pentì amaramente della sua richiesta.

Ginny infatti lo prese alla lettera e gli raccontò tutte le sue fisime e i suoi piccoli dispiaceri che, spaziando dal disagio di usare libri di seconda mano fino ad arrivare alle pene d'amore per Potter, non facevano altro che tediare Riddle e convincerlo di quanto potesse essere debole e manipolabile una ragazzina pura e ingenua come lei.

Ma Ginny Weasley non era una debole, era solo una bambina come tante, e per questo fisiologicamente ingenua e fiduciosa verso il suo prossimo. All'inizio infatti le sembrava tutto un gioco, trattava Tom come se fosse un amico immaginario, contenta finalmente di avere qualcosa di suo e solo suo, che non doveva condividere con nessun altro.

Solo che, presto, quello strano rapporto iniziò a prendere una brutta piega.

Ginny credeva ciecamente a tutte le soavi menzogne che le raccontava Tom, e più il tempo passava, più ne diventava dipendente, finché non arrivò ad isolarsi dal resto del mondo e a convincersi che solo Tom c'era e che solo lui era importante per lei.

Il suo viso tondo da bambina si fece pallido, il suo carattere solare divenne schivo, e ogni cosa che la distoglieva o le impediva di passare del tempo con l'onnipresente Riddle veniva preso da lei come un'offesa personale, qualcosa di negativo da scacciare come una mosca fastidiosa.

E, di tutto questo, Tom Riddle non poteva che uscirne rafforzato: confidando al diario i suoi segreti più intimi e le sue più grandi paure, Ginny iniziò a diventare sempre più debole e vulnerabile, mentre Riddle, al contrario, si appropriava della sua energia e accresceva le sue forze, tanto da poter comunicare con lei anche senza l'intermediazione del diario.

 

-Tom, mi ero sbagliata nei confronti di Hermione- gli confidò un giorno Ginny -È stata gentile con me, oggi per esempio voleva accompagnarmi in infermeria, pensava che fossi malata-

E tu l'hai ascoltata?

-No, perché altrimenti non avrei potuto stare con te-

Brava la mia bambina... Sai perché ti ha detto questo?

-Perché era preoccupata per me?-

No, sciocca, perché così ne avrebbe approfittato per separarci per sempre. Credi davvero che qualcuno possa interessarsi a te senza pretendere qualcosa in cambio? Ginevra, solo io ho capito quanto vali, solo io voglio il tuo bene, credevo che l'avessi capito.

-Ma infatti l'ho capito, non sono andata!-

Va bene, ora sdraiati e chiudi gli occhi, veglierò io su di te.

-Ma sono solo le otto di sera, devo ancora cenare-

Fai come ti dico, fidati di me.

Ginny allora, ormai incapace di ragionare con la sua testa, obbedì angosciata al suo burattinaio e senza togliersi nemmeno il mantello e le scarpe, si sdraiò nel letto. Come chiuse gli occhi, percepì sopra di sé la presenza vaga ma tangibile di Tom Riddle.

-Tom?-

-Shh, Ginny...- la sua voce era calda, distensiva -Ci sono io con te, non temere-

E come un Dissennatore, Tom si piegò su di lei le rubò dalle labbra un soffio di energia vitale, l'ennesimo.

-Sogni d'oro, principessina-

 

L'indomani mattina, però, Ginny non si sentì affatto bene. Aveva i brividi e le gambe intorpidite, un mal di testa lancinante e una sensazione di debolezza generale in tutto il corpo, come se avesse dormito otto minuti invece che otto ore.

Questo però le impedì di fare la prima cosa della giornata, ossia salutare Tom.

-Ciao, Tom!-

Ciao, tesoro.

-Oggi non mi sento molto bene, credo di avere la febbre-

Poverina... Sarà un male di stagione, passerà in fretta.

-Speriamo!- scrisse Ginny, poi le venne in mente qualcosa di strano -Ma ieri sera sei uscito dal diario? No, perché mi è parso di...-

-...Di vedermi qui?-

Ginny per poco non cadde dal letto. Si girò di scatto, talmente veloce da farsi male al collo, e dietro alle tendine gialle e rosse del suo baldacchino c'era lui, proprio lui, Tom.

La sua figura era semi trasparente e i suoi contorni sfocati lo facevano sembrare un fantasma a colori, ma non per questo si poteva dubitare della sua esistenza: Lui c'era, il suo sorriso di gesso era incontrovertibile.

Come lo vide, Ginny trasalì e diventò paonazza, il cuore iniziò a batterle a spron battuto.

-Tom!- urlò incredula ed entusiasta a un tempo -Sei uscito dal diario! Sei uscito dal diario!-

-Shh!- l'ammonì lui, senza essere sgradevole -Vuoi farmi scoprire proprio ora che sto per tornare?-

-Oh, scusa- ridacchiò goffamente, tappandosi la bocca con una mano -Ma come hai fatto?-

Tom le sorrise, un sorriso insinuante che la ragazzina non riuscì a interpretare.

-Ma come, non l'hai capito?- le rispose dolcemente, avvicinandosi a dov'era seduta -È solo grazie a te, tu sei la mia salvatrice, Ginny Weasley, la mia adorabile salvatrice...-

-Io? Ma io non ho fatto nulla...-

-Invece hai fatto tanto, più di quanto immagini, e io non posso che ringraziarti- Tom ormai la fronteggiava, e solo in quel momento Ginny parve realizzare cosa stava succedendo: era in camicia da notte, sul letto, con un ragazzo grande di Serpeverde.

-Ehm...Prego- gli rispose imbarazzata, con le spalle incassate sul collo e lo sguardo fisso sulla coperta.

-Posso chiederti una cosa io, ora?-

Ginny annuì appena, guardandolo di sottecchi.

-Ti piace ancora il grande Harry Potter o hai cambiato idea?-

La sua voce suadente e vellutata sembrava una carezza, e Ginny si limitò ad alzare le spalle e allargare le braccia, era talmente imbarazzata da non riuscire a parlare.

-No, perché se non ti piace più, magari potremmo...- lasciò cadere la frase a metà, e sorrise divertito davanti alla sua patetico imbarazzo.

-Lasciamo stare. Ora alzati e preparati, non vorrai mica essere malata durante la notte di Samhain, non è vero?-

-Va bene- gli rispose Ginny, senza chiedergli cosa fosse questa notte di Samhain, che non aveva mai sentito mai nominare.

Quando entrò in classe per le lezioni, però, fu un disastro: Non ascoltò una parola dei professori, né diede udienza alle sue amiche, che cominciavano a diventare sospettose rispetto a quel suo strano isolamento.

 

-Si può sapere che cosa ti prende, Ginevra?- le domandò Luna Lovegood subito dopo l'ultima ora, con quella sua voce lenta e narcotizzata -Sei strana, quasi quanto me-

-Io non sono strana, sono solo un po' malata. Una malattia di stagione, niente di grave-

-Oh, già, la stagione- concordò Luna, guardando meditabonda fuori dalla finestra -Eppure una mia amica mi ha suggerito un'altra cosa-

-Chi?-

-Helena-

-E chi è?-

-Una mia amica-

-Ho capito che è una tua amica, ma volevo sapere chi è, cosa fa-

-Vola, è un fantasma-

-E tu ascolti quello che dicono i fantasmi!?-

-Non mi pare di essere l'unica-

Ginny le lanciò uno sguardo sconcertato, incredulo, ma l'altra continuò a sorriderle come se niente fosse, lo sguardo azzurro come sempre un po' perso e trasognato.

-Ti saluto, Luna- le disse sbrigativa, caricandosi la cartella sulla spalla e iniziando a camminare.

-Ciao Ginevra, allora ci si vede la notte di Samhain-

La Grifondoro si volse a guardarla, sfinita, ma continuò comunque a camminare velocemente, cercando di reprimere quella strana sensazione di paura e irrequietezza che sentiva nel profondo di se stessa.

 

La notte di Samhain, o più banalmente conosciuta come la notte di Halloween, è stata ritenuta dagli stregoni medievali e dagli uomini di Chiesa come la più oscura e malefica dell'anno, in cui i demoni e i praticanti di arti oscure raggiungevano picchi di potere altissimo, ineguagliabile.

Circondata da un alone di ignoranza e superstizione, fu bollata come la notte dei sabba e dei sacrifici, e sia i maghi che i babbani erano caldamente invitati a restare in casa, in compagnia di esorcisti, corni e stupidi amuleti di protezione.

Nessuno a quei tempi avrebbe immaginato che una tale ricorrenza si sarebbe trasformata in una festicciola commerciale con tanto di costumi e decorazioni, e che tutta la sua valenza minacciosa fosse stata fagocitata dalla voglia di trasgressione, di vestire i panni del cattivo anche solo per poche ore.

A Hogwarts, però, l'orrore di Samhain quell'anno venne riconfermato in modo esemplare.

Nella parete spoglia del primo piano brillava di rosso la famosa frase che decretò l'inizio del terrore, l'annuncio che la Camera dei Segreti era stata aperta, di nuovo.

Naturalmente a Hogwarts scoppiò il finimondo e, altrettanto naturalmente, la colpa fu scaricata

sull'ultima persona che avrebbe potuto compiere un simile orrore: Harry Potter, il ragazzino più chiacchierato e popolare della scuola.

Solo Ginny Weasley non si era accorta di niente. La poverina giaceva svenuta sul suo letto ancora intatto, priva di qualsiasi forza, mentre il Ministero inglese e tutto restante il mondo magico veniva avvertito e allarmato di quel recente pericolo.

La mattina seguente, Ginny si risvegliò in un letto dell'infermeria, con un tubicino attaccato al braccio e un beverone di chissà quale pozione puzzolente sul comodino. Era pallida come un cencio e la testa le doleva, ma la cosa più sconvolgente era che non riusciva a ricordare assolutamente nulla della sera precedente. Nella sua mente c'era come un grosso e inquietante buco nero, contornato però da sensazioni macabre e spiacevoli.

Le pareva di ricordare un bagno stranissimo, i cui lavandini si muovevano e si disgiungevano fra loro come spicchi di limone, e insieme a questo delle lettere rosse e buttate senza logica nello sfondo nero del suo inconscio. E poi, delle frasi...

 

 

-Nuova fiamma, Riddle?-

-Dai, Myrtle, lo sai che non ho mai smesso di pensare a te...-

-Certo! La prima vittima non si scorda mai, non è vero?-

-Sei proprio adorabile. Salutami la Dama Grigia-

-Col cavolo-

 

 

 

-Ah, signorina Weasley, finalmente si è svegliata- la voce brusca di Madama Chips la destò dai suoi pensieri -Ieri sera ha avuto un mancamento, probabilmente per un calo di zuccheri, niente di troppo grave. Però voi ragazzine dovete finirla con questa stupida mania di digiunare. Se fosti nata ai miei tempi, quando si faceva carte false per una castagna, vedevi te come mangiavi...-

-Hmm... Il di-ario...- mugugnò Ginny, talmente esausta da faticare a parlare -Il diario, mi serve... dov'è il diario...-

-Diario? Non ti serve nessun diario, riposati-

-No! No! Portami il diario, il diario di To... Il mio diario! Devo andare a prenderlo- Ginny fece per alzarsi, ma l'infermiera la bloccò -Signorina Weasley, cosa pensa di fare? Non vede che non si regge in piedi? Si sdrai subito-

-No, per piacere...-

Ma con modi poco garbati, la donna spinse Ginny sul letto, e la ragazzina quasi si mise a piangere per la frustrazione. Ma per fortuna, appena Madama Chips fu chiamata con urgenza fuori dalla camera ospedaliera, Tom Riddle le si presentò davanti.

Inspiegabilmente, era diventato ancora più visibile e concreto, i suoi colori si erano fatti più densi e luminosi, anche se la sua figura restava comunque sfocata e avvolta da una strana aura nera.

Appena lo vide, però, Ginny si illuminò.

-Tom!- lo chiamò sorridendo, sentendosi subito meglio.

-Come sta la mia principessina?-

-Benino, madama Chips ha detto che ho avuto un calo di zuccheri, strano perché non mi è mai capitato-

-Capita a tutti... Piuttosto, hai sentito cosa ha fatto il tuo innamorato?-

A quella parola, Ginny scosse la testa e arrossì come un pomodoro, capendo immediatamente a chi si stava riferendo.

-Pare che l'eroe del mondo magico abbia smarrito la retta via- le disse allusivo, e poi le raccontò tutto e in breve, dalla scritta sul muro a Mrs Pur pietrificata.

Ginny ne rimase naturalmente sconvolta, senza poter credere che Harry, il suo gentile e generoso Harry, avesse potuto anche solo architettare una cosa del genere. Infatti, malgrado lo conoscesse praticamente solo di vista, Ginny aveva percepito tutto il buono e la luce che c'erano in lui: quegli occhi verdi come frammenti di mare non potevano che essere buoni, Ginny ne era sicura.

Per la prima volta, quindi, quello che le disse Tom non le parve verità assoluta, e un piccolo germe del dubbio iniziò a insinuarsi dentro di lei.

 

 

-Comunque, per me non può essere stato Harry- scrisse nel diario un giorno in biblioteca, dopo aver lanciato a Harry Potter uno sguardo veloce -Lui non lo farebbe mai-

Sei così ingenua, piccolina... Posso sapere quante volte gli hai rivolto la parola?

Ginny si morse un labbro, in effetti oltre a quel 'ciao' che lui le aveva rivolto alla Tana non c'era stato più niente. Di nuovo la ragazzina spostò lo sguardo su Harry, ma questa volta lui se ne accorse e le lanciò un'occhiata, perciò Ginny virò subito verso il basso, imbarazzatissima.

-Mai- scrisse a Tom, con la testa immersa tra le pagine.

Ebbene, per quale motivo credi più a lui che a me? Mi fai rimanere male...

-No, Tom, non rimanerci male- Ginny cercò di consolarlo, convinta che il suo manipolatore fosse davvero dispiaciuto -Non è che non ti credo, però Harry ha qualcosa dentro che mi rende sicura, non so perché. Per me l'hanno solo incastrato-

Esci da qui, ora.

Ginny aggrottò la fronte, stupita.

-Perché?-

Non fare domande, Ginevra, esci e basta.

-No, scusa ma devo ancora finire i compiti-

Ho detto, esci.

Subito.

Sbuffando, Ginny si alzò davanti a tutti e uscì dalla sala studio. Perché non riusciva mai ad obbiettare? Questa sensazione di impotenza la stava davvero esasperando, era come se fosse sotto l'influsso perenne e velato della maledizione Imperius.

Camminò preoccupata fino alla sala delle armi, ma come si trovò all'altezza di un arazzo, qualcosa l'agguantò e la spinse dietro il tessile con violenza.

-Finalmente, piccola Ginny- Tom le era a un palmo dal naso, venti centimetri più alto di lei -Cominciavo a sentire la tua mancanza... Ma sbaglio o stai diventando un pochino polemica? Dopo tutto quello che ho fatto per te?-

Ginny arrossì e una grande paura la invase. Indietreggiò qualche passo, ma sentì subito la parete fredda e dura del muro.

-Non sono polemica- mormorò allora, dopo essersi fatta coraggio -Tu non sei mio padre, non mi puoi comandare-

Tom scosse lentamente la testa, e un sorriso pigro gli incurvò le labbra sottili.

Si piegò su di lei, nero come l'inchiostro, e con un dito affusolato gli tracciò il profilo del mento.

-Accidenti, mi hai scoperto- la sbeffeggiò, con gli occhi ipnotici fissi nei suoi -Posso almeno darti un bacio d'addio?-

Quella di Riddle non era una domanda. E neanche il bacio che le diede fu un vero bacio, ma piuttosto uno spietato risucchio della sua forza vitale, strappatale direttamente dalle labbra.

Ginny infatti cadde svenuta subito dopo, e quello stesso pomeriggio l'erede di Salazar Serpeverde pietrificò la sua seconda vittima, Colin Canon, e poco dopo anche i malcapitati Justin Finch-Fletchley e Nick Quasi-Senza-Testa.

Giorno dopo giorno, l'umore e le condizioni di salute Ginny peggioravano vertiginosamente, e allo stesso tempo i sospetti su Harry Potter si facevano sempre più fondati e incontrovertibili: Sembrava che il triste destino dei due futuri sposi viaggiasse già su binari paralleli.

Durante un duello amatoriale di magia, infatti, si era scoperto che Potter parlava il serpentese e pareva che ne avesse avesse aizzato uno proprio contro Finch-Fletchley, trovato poi pietrificato la sera stessa, mentre Ginny era stata riportata in infermeria da suo fratello Percy, sempre per un sedicente calo di zuccheri.

Sola in infermeria, in piena notte e senza il disincentivo dato dalla presenza delle sue compagne di dormitorio, Ginny era in balia di Tom Riddle.

-Giiiinny...-

-Lasciami stare- sussurrò con le lacrime agli occhi, rannicchiandosi più che poté sotto le coperte ruvide dell'ospedale -Vattene via!-

-Giiinny- Tom aleggiò sopra di lei con il suo corpo, che ormai era diventato consistente -Perché non mi parli più, principessina?-

La ragazzina si nascose la testa tra il cuscino, ma questo non impedì a Tom di attaccarla e prendere possesso del suo corpo.

-Alzati, Ginevra- le ordinò, e la piccola strega si alzò subito, rigida come un manichino.

-Seguimi ora-

Ginny obbedì anche a questo, e in stato di semi incoscienza seguì la figura evanescente di Riddle fino al bagno di Mirtilla Malcontenta. Non capiva cosa stava succedendo né le interessava, si sentiva bene, estremamente tranquilla e rilassata. Anche i suoi sensi erano appannati dalla nebbia dell'ipnotismo, niente era genuino, tutto era artefatto.

Non poteva rendersi conto di quello che stava facendo, non poteva neanche immaginare che Tom la stava usando per aprire la Camera, sguinzagliare il basilisco e pietrificare i figli di babbani.

Né poteva immaginare che quel mostro la stava uccidendo piano piano, che le stava succhiando le energie e che la stava consumando sia fuori che dentro, come una candela accesa.

Non poteva immaginarlo, ma gli incubi continui, i vuoti di memoria e il brutto presentimento che continuamente le suggeriva di allontanarlo, furono spie di allarme che la ragazzina non si sentì più di ignorare.

Per questo, il mattino seguente a quello della pietrificazione della Granger, forte del suo coraggio da Grifondoro, Ginny scagliò il diario di Tom Riddle nel bagno ammuffito di Mirtilla, liberandosi così del fantasma che le aveva tormentato anima e corpo per quasi sei mesi.

Non fu una decisione facile, nei giorni seguenti le ritornarono in mente tutti i bei momenti che Tom le aveva fatto passare, dalla soddisfazione di ricevere tanti complimenti al piacere di sentirsi cullare da quelle parole incoraggianti e da quella amicizia segreta e un po' proibita, che era stata solo sua, sua e di nessun altro.

Però non si lasciò ingannare, si era sentita illusa e delusa una volta, non voleva rischiare di provarlo di nuovo.

Ci fu solo un problema, l'ennesimo scherzo del destino che Ginny non aveva potuto preventivare: quel diario che aveva abbandonato, fu trovato e raccolto da niente di meno che da Harry Potter in persona.

Appena Ginny lo venne a sapere, il mondo le crollò addosso, di nuovo.

Ebbe paura che Tom gli spifferasse tutto, che la colpevolizzasse o che inducesse Potter ad autoaccusarsi o, cosa peggiore di tutte, che gli facesse del male.

Corse quindi da Harry, pur non avendo la benché minima idea di cosa dirgli o fargli, seguì solo il suo istinto e si lasciò trasportare dal tenero sentimento che provava per lui.

Ma come arrivò nella sala comune di Grifondoro, Ginny Weasley non incontrò Harry, ma il frammento d'anima di Tom. Era incredibilmente regredito senza di lei, più sfocato e trasparente che mai, sembrava quasi un ricordo sbiadito...

-Ciao, principessina, ti sono mancato?-

Ginny scappò subito nella direzione opposta, pronta a gridare con tutte le sue forze ma, come negli incubi peggiori, Tom le si parò davanti e la bloccò.

-Dove credi di andare, eh?- la derise -Pensi che basti scappare per poter evitare l'ira del Signore Oscuro, Lord Voldemort?-

Dopo quella atroce scoperta, la ragazzina ammutolì. Rimase a bocca aperta, talmente sconcertata che la paura fu attutita dallo sgomento. Quel demone dalla faccia d'angelo aveva finalmente tolto la maschera e rilevato la sua vera identità.

-Sei così stupida... Siete così stupide, basta talmente poco per illudervi e raggirarvi che mi fate quasi pena- continuò Tom, sprezzante -Credevi davvero che mi interessassero i tuoi piagnistei da mocciosetta? Che mi importasse qualcosa di te, che non sei nulla, che vali meno del nulla?-

Ginny avrebbe voluto indietreggiare, ma si sentiva i piedi bloccati per terra. Sudore freddo, ansia, panico, impotenza e delusione imperavano nel suo io e non lasciavano posto a nient'altro, solo a quel senso di incredulità che si prova subito dopo un torto o un altro evento negativo.

-Ammetto però che ti devo ringraziare- continuò Riddle -Se non fosse stato per te, non sarei mai riuscito ad aprire la Camera dei Segreti e a pietrificare quegli inutili esseri nati babbani. Grazie, Ginny, Lord Voldemort ti ringrazia-

-Harry ti fermerà- sussurrò Ginny, ormai sull'orlo delle lacrime -Lui non ti permetterà di fare del male agli altri studenti... Lui è più coraggioso e più forte di te, lui ti fermerà-

-Potter morirà, esattamente come te, se non farai quello che dico io- le rispose Tom tra i denti, palesemente adirato, quasi offeso, dalle sue parole -Dato che sei stata tu a iniziare questa storia, mi pare ovvio che sarai tu a finirla. O vieni con me nella Camera dei Segreti, oppure io ucciderò Harry Potter e tutti gli altri studenti messi insieme. A te la scelta-

-Ma cosa devo fare io nella Camera dei Segreti?-

-Nulla, devi solo venire con me. Vieni con me, e ti prometto che dopo la chiuderò. Dimostra per una volta di valere qualcosa, di avere coraggio e di essere degna della tua casa-

La voce e l'espressione di Riddle si erano raddolciti, tanto che Ginny aveva già dimenticato che si trattava della versione giovanile di Lord Voldemort. In realtà le sembrava una cosa talmente impossibile che il suo cervello non era stato in grado di accettarla. Dire che Tom Riddle fosse Lord Voldemort per lei equivaleva a dire che Draco Malfoy fosse Gellert Grindelwald: assolutamente inaccettabile.

-Mi farai male?- gli chiese quindi ingenuamente, sempre con gli occhi lucidi. Tom le fece un sorriso vellutato.

-Non sentirai nulla- 

Ginny allora acconsentì, e permise al mago oscuro di oscurarle gli occhi con la mano e di farla cadere in quel famigliare stato catatonico.

Dopo aver scritto nel muro l'epitaffio sanguinolento della sua morte, la Grifondoro si lasciò trasportare da Tom fin nella Camera, dapprima con le sue gambe, e poi, quando il suo corpo prosciugato non ce la fece più, in braccio a lui.

Quando riaprì gli occhi, davanti a lei c'era solo la coltre buia di un soffitto altissimo, nella quale si perdevano lunghi pilastri di pietra formati da serpenti a fauci aperte intrecciati fra di loro. Era sdraiata su un pavimento gelato e disgustosamente umido, respirava a fatica e i battiti del suo cuore erano deboli e lenti. Non volava una mosca in quell'aria verdastra, se non per i passi calmi e misurati di Tom, che girovagava intorno a lei e canticchiava come se niente fosse.

Ginny cercò di muoversi e parlare, ma le uscì solo un gemito.

-Shh, Ginny, tra poco sarà tutto finito-

-Vo-Voglio tornare a ca-casa...-

-Temo che non sia possibile, mia cara- le rispose Riddle, dolcemente -Dovrai stare qui ancora per un po', giusto qualche secolo...-

Ginny non ebbe la forza di reagire, si sentiva talmente debole che perfino respirare le costava fatica.

Quando però credette di essere giunta alla fine della sua vita, poco prima di chiudere gli occhi udì un frastuono, e l'eco di una voce lontana le arrivò alle orecchie, una voce maschile che conosceva bene e che in quel momento le parve come il richiamo di un angelo.

-Ron! Stai bene!?!-

-Harry?- sussurrò a malapena, mentre Riddle era scattato in avanti.

Subito dopo, i suoi occhi si chiusero.

Quando li riaprì, dopo un momento lungo che le parve un istante, si sentì miracolosamente forte e piena di energie, e seduto accanto a lei un ragazzino sporco, ferito e malmesso le stringeva forte una mano.

Tom Riddle non c'era più.

C'era Harry, solo Harry.

 

 

 

 

Note2
Oddio. Sono sconcertata.
Sappiate che se fossi stata al vostro posto e avessi letto Ginny Weasley nel titolo del capitolo, un bel “MA NO, CHE SCHIFO!!” non me l'avrebbe tolto nessuno. Sì, perché Ginny non mi è mai stata simpatica, diciamo proprio che non l'ho mai potuta sopportare. Questo capitolo, però, da questo punto di vista è stato terapeutico: dopo aver scritto di lei e averla immaginata così, Ginny non mi fa poi così schifo... Anzi, mi è piaciuta. Cosa altrettanto incredibile, mi è piaciuto perfino anche quell'accenno di Harry-Ginny ( la cd. Hinny, se non erro) che ho inserito qua e là. Cosa ancora più incredibile, ho quasi tifato per i buoni,  quasi.
Se anche voi avete provato qualcosa di simile, posso dire aver fatto tombola. Se non vi è piaciuto, cosa ben più probabile, mi dispiace di avervi deluso e fatto perdere del tempo.
Ad ogni modo, vi ringrazio di cuore per tutto il supporto che mi avete dato, e scusate il ritardo mostruoso e l'assenza in generale su Efp, ma non è dipesa da me :(
Buona serata e un bacio grande,
Ecate.

 

   
 
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