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Autore: pandafiore    09/03/2016    4 recensioni
E se Katniss non si fosse offerta volontaria?
Gli sfortunati amanti del 12 sarebbero esistiti? Forse sì, una Prim ormai cresciuta dentro di sé, e un ragazzo del Pane che cercherà in ogni modo di salvarla.
Come reagirà Prim a tutto ciò? Ma soprattutto...
Chi ne uscirà vivo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13

~Primrose♥


Tampono con la maglietta il naso di Peeta, che non vuole smettere di sanguinare, prima che un hovercraft venga a prenderci e ci sollevi in aria come fossimo angeli, verso un nuovo futuro.

***

-Voglio rivedere Katniss!- È da circa un quarto d'ora che mi lamento, su questo lettino d'ospedale, con delle infermiere del tutto inefficienti e antipatiche. -Portatemi da mia sorella!!- E mi legano i polsi alla brandina, come fossi una pazza. Non sopporto più questa situazione.
-Non ci è permesso portarla qui, siamo ancora a Capitol City, signorina; la rivedrà quando tornerà nel suo Distretto.- Sbuffo, ma accetto controvoglia.
-E Peeta? Potete farmi vedere almeno Peeta?-
-No ci dispiace, ma ordine del presidente è che voi vi rincontriate in diretta sul palco di Caesar Flickerman.- Oddio, non le sopporto più queste...
-Perfavore...-
-No. Siamo spiacenti.- Dillo che in realtà non te ne frega proprio nulla...

Dopo molte ore vengo slegata e accompagnata in una piccola stanza, dove degli eccentrici truccatori mi sistemano, rendendomi nuova dalla testa ai piedi.
Finalmente dei volti familiari compaiono sulla porta, anche se non sono proprio quelli a capo della mia lista, ma meglio di niente.
-Bravissima!- Saltella Effie, tutta entusiasta, come se non capisse che sono un'assassina.
Haymitch, invece, lo capisce bene e mi rivolge un semplice sorriso sghembo, che vale più di mille parole.
-Come sta Peeta?- Domando, senza riuscire a celare la mia preoccupazione.
-Sta bene, dolcezza. La vostra farsa vi ha fatto amare da Capitol, continuate così.- Farsa? Quale farsa?
-Non era una farsa!-
-Quindi tu vuoi farmi credere che ti sei innamorata del tuo compagno di squadra... durante gli Hunger Games?!- Più o meno è così, dunque annuisco, anche se forse lo amavo già da prima, inconsciamente.
-Tu sei pazza. E se le regole non fossero state rivisitate dagli strateghi? Immagino tu sappia che loro pensavano che avrebbe vinto Marvel.-
-Certo.-
-E allora? Perchè diavolo ti sei innamorata?-
-Non... non è colpa mia.- Le lacrime mi salgono agli occhi, e non è tanto per questa situazione, quanto per tutto quello che ho dovuto passare; ho ucciso delle persone per poter riportare a casa Peeta sano e salvo, e me le devo sentire lo stesso. Non è giusto!
Fortunatamente i truccatori chiedono ad Haymitch ed Effie che abbandonino la stanza, e mi sento più calma in loro assenza. Una farsa..? Che diavolo...

***

-Ed ecco a voi la bellissima vincitrice dell'ultima edizione degli Hunger Games!- La voce di Caesar rimbomba nella mia testa e mi risveglia dai troppi pensieri.
Peeta è già sul palco da un pezzo, perché è stato fatto salire prima di me, ma ora è il mio turno.
Per l'occasione mi hanno fatto indossare un abito sfarzoso rosa cipria senza spalline, lasciando le spalle scoperte, corto al ginocchio e abbinato a dei sandali dello stesso colore dell'abito, che, dopo questa serata, saranno sicuramente all'ultima moda a Capitol; i capelli sono stati raccolti in uno chignon di trecce, simili a quelli che mi faceva una volta mia madre.

La piattaforma sale e il mio cuore impazzisce.
Fra poco rivedrò Peeta... e se fosse stata la sua tutta una farsa? E se Haymitch avesse parlato con me solo dopo aver già discusso con Peeta a riguardo?
Queste preoccupazioni mi assillano e mi uccidono, ma lo scoprirò solo vivendo.
La luce dei riflettori è abbagliante, tale da costringermi a portarmi una mano di fronte agli occhi come generatrice di una leggera ombra; poi scorgo 'quel' sorriso, e il mio cuore tracolla.

Corro, per quanto lo permettono questi tacchi, tra le braccia di Peeta, e affondo il viso sul suo petto, inspirando profondamente il buonissimo profumo che emana.
La sua presa nell'abbraccio è forte e, quando sento che mi sta per lasciare, crollerei a terra, se i suoi palmi non raggiungessero i contorni del mio volto e le sue delicate dita non si infiltrassero tra i miei capelli.
-Sei bellissima.- Sussurra perso nei miei occhi, accanto alle mie labbra, prima di ricongiungerle alle sue, calde, morbide, accoglienti e terribilmente insaziabili.
-Va bene ragazzi, ora permetteteci di continuare il programma!- Ride Caesar, adorabile come sempre, ignorato da entrambi.
-C'è qualcuno qui? Beh, alle vostre spalle c'è un pubblico che attende un'intervista, piccioncini miei!- Parlando, Caesar si avvicina pericolosamente a Peeta, il quale, spingendo bruscamente una mano sul petto del conduttore, lo scaccia indietro, senza mai distrarsi da me.
Una sua mano scende sul mio fianco e mi attira a sé, ancora di più se possibile, facendomi sentire tutto il suo desiderio, e il nostro bacio si trasforma in un quacosa di più passionale e carnale, sento la sua lingua sul mio labbro inferiore, quasi chiedesse il permesso; ricongiungo la mia alla sua e, insieme a dei piccoli e dolci morsi, ci addentriamo in una piacevole e sensuale danza, fatta di baci e carezze.
"Mi sei mancato, Peeta Mellark."

Caesar questa volta ci separa con la forza, prendendoci per le spalle e facendoci sedere sul divanetto che ospita tranquillamente due persone. Mi sto per incamminare, quando, improvvisamente, Peeta mi solleva, facendomi scappare un urlo e, ponendo una mano sotto le mie ginocchia ed una che mi sorregga la schiena, si avvia verso la nostra postazione.
Si siede comodamente e mi tiene in braccio, seduta sulle sue ginocchia, facendomi appoggiare le gambe e i piedi sulla parte libera del divanetto.
-Allora... iniziamo con questa intervista, che ne dite?- Sbuffa Caesar con il suo immancabile sorriso, passandosi in segno di esasperazione una mano tra i capelli blu come la notte.
Peeta fa una battutina a riguardo che non percepisco, da quanto sono frastornata dall'incontro con quegli occhi di cielo... "Ti amo..."
-Bene... allora Peeta, dato che tu sei il più loquace qui, - Caesar si interrompe per tirarmi una frecciatina con lo sguardo, che pare di rimprovero, facendo ridere di gusto il pubblico.
-Dimmi, quando ti sei reso conto che amavi Prim?- Bella domanda... che si inventerà ora Peeta?
-In verità... quando ho capito che la potevo perdere; quindi quando il suo nome è stato estratto per la Mietitura.-
-Mmm, già. Ottimo, bellissimo, ce la ricordiamo tutti quella giornata... Ma quanto siete adorabili?! E tu, Prim?-
Esito nel rispondere, non vorrei risultare antipatica o debole, o... qualsiasi cosa che andrebbe a mio svantaggio.
-Credo di aver compreso i miei sentimenti dentro l'Arena, più precisamente nella caverna; ma in realtà credo di amarlo già da quando ho assaggiato per la prima volta i suoi biscotti! Quanti anni avrò avuto, Peeta? Sei?- Non mi capacito di aver parlato così a lungo...
-In realtà ne avevi quattro. Ricordo perfettamente quando Katniss ti ha portata con sé dentro la pasticceria a prendere i biscotti a forma di farfalla.- Cosa? Come fa a ricordarselo?
-Oh santi lumi! Signori e signore, qui mi sa che scopriamo che si amavano da sempre!- Irrompe Caesar, sempre più emozionato.
-Beh credo sia così...- E, detto ciò, Peeta torna sulle mie labbra, facendomi arrossire davanti a tutta Panem.
-Ehm ehm! Cambiamo argomento, prima che vi consumiate... La tua frase finale, Peeta, ci ha fatto sognare tutti! "Te ne sei andata senza darmi un ultimo bacio. Non potevo accettarlo." Non è vero, signori? Dio quanto ho adorato quel momento!- Enuncia Caesar, ripetendo pari pari le parole che il ragazzo del Pane aveva dedicato a me nell'Arena, ed interpellando il pubblico a riguardo, ricevendo solo assensi euforici.
-A cosa pensavate, ragazzi, in quei momenti?-
Decido di rispondere io per prima, per evitare di fare scena muta:-Non riuscivo a credere ai miei occhi... pensavo... pensavo che Peeta fosse morto. Non volevo crederci, ma era impossibile negarlo con certezza.- Gi occhi mi si inumidiscono a questi orribili ricordi, così Peeta (che, non si sa come, capisce sempre cosa provo) copre il mio imbarazzo con le sue belle parole:-Io riuscivo solo a pensare a lei.- Un piccolo bacio sulla mia tempia, mentre mi porto le mani al viso per nascondermi. - Non potevo davvero permettere che morisse.-
Caesar inizia a lacrimare, ed estrae un fazzolettino di tela lilla dalla tasca del completo porpora.
-Mi siete mancati tanto ragazzi! Siete sempre stati i miei preferiti!! Abbraccio di gruppo?- Propone, fra le lacrime di commozione.
Mi alzo dalle ginocchia di Peeta e butto le braccia al collo del conduttore che, nonostante sia un capitolino, mi fa soffrire vederlo così in pena. Peeta ci raggiunge dopo poco e il suo calore ci ricopre interamente come un mantello, sovrastandoci.

***

Sono passate solo poche ore dall'intervista, ma siamo già sul treno per il Tour della Vittoria. Sono rinchiusa in camera mia, confusa sugli invasivi sentimenti che provo, per riflettere un po' da sola su questo letto così grande, che non ha nulla a che fare con l'ammasso di paglia sul quale dormivo a casa.
Non riesco ancora a credere che siamo usciti da quell'Arena vivi, entrambi; ogni singola volto che ci dedico un pensiero, il mio cuore scoppia di una strana emozione, mista tra la sofferenza e l'amore. Ho ucciso delle persone. Ma io e Peeta siamo vivi, ed è questo l'importante. Sono stata costretta a farlo...

Mi alzo dal letto mezza intontita, e mi rendo conto che sono ancora vestita con l'abito rosa dell'intervista; decido così di farmi una doccia e cambiarmi. Le docce capitoline sono assurde, eccessivamente multiuso, almeno per me, che al momento necessito solo di una doccia fredda per schiarire le idee.
Sembra che sia stato tutto un sogno, un orribile incubo, accompagnato dall'Idillio di Peeta.

Esco e mi avvolgo rapidamente con un soffice asciugamano di spugna bianco, per dirigermi in camera e mettermi qualcosa di comodo addosso.
Ciabatto fino alla stanza adiacente e mai, mai, mi aspetterei di essere sorpresa da Peeta, che irrompe nella stanza.
-Oh, scusa... non volevo. Torno più tardi; è pronta la cena.-
-No, asp...- Non termino la frase, che già la porta si richiude, dietro ad una scia che profuma di pane e dolcezza.
Mi infilo una maglietta leggera e dei pantaloncini corti, dato l'eccessivo caldo che riempe questo treno. Asciugo molto rapidamente i capelli e li mollo giù sciolti, che ricadano in morbide onde sulle spalle.
Mi dirigo in sala da pranzo come un automa, seguendo le parole di Peeta che mi ha annunciato la cena, e mi ritrovo di fronte ad un tavolo circondato da un'Effie troppo entusiasta, un Haymitch troppo sbronzo e un Peeta troppo annoiato, che quasi non crolla per terra; ed è esilarante vederli così, soprattutto Peeta!
Ceno velocemente, senza badare molto ai commenti di Effie sul mio bizzarro modo di tenere le posate, e provando ad ignorare totalmente gli sguardi che mi lancia Peeta di sottecchi, tra il divertito e l'imbarazzato.

***

Conclusa la cena a dir poco strana, ritorno nella mia dimora, l'unico posto dove la mia tachicardia sembra acquietarsi.
Provo a chiudere gli occhi per riposare un po', ma dopo pochi istanti una bussata mi ridesta, facendo riaccendere il fuoco che è la mia anima.
Deglutisco nervosamente, prima di accennare un flebile -Avanti!- Che sembra esprimere tutto il contrario.
Una chioma bionda fa capolino sulla porta e i gli occhi di cielo che ne caratterizzano il volto mi osservano, velati di paura.
-Non riesco a dormire...- Mormora il ragazzo del Pane, come terrorizzato da altri pensieri.
Scosto le coperte e mi sposto nel letto per fargli spazio, dato che immagino sia questo ciò che implicitamente il suo cuore chiede.
-Non... non voglio disturbarti.- "Dov'è finito mai l'impavido ragazzo che mi baciava davanti l'intera Panem senza arrossire?"
-Dai, su... Nemmeno io riesco.- Dico ciò che, in fondo, è la verità.
-Davvero?- Domanda, sgranando quegli immensi occhi impauriti.
-Sì... I loro visi riappaiono non appena chiudo gli occhi.-
-Anche a me.- Ed entra nel letto, ancora mantenendosi ad una certa distanza dal mio corpo. Solo ora, però, mi rendo conto di quanto sia più facile per noi che siamo in due: possiamo parlarne, esplicare ciò che proviamo, perché abbiamo vissuto entrambi le stesse identiche cose.
-Guarda che non mordo, se mi sfiori.- Mormoro, guardandolo piuttosto male; credevo che... che lui volesse questo.
-Prim...- No. So cosa sta per dire.
Era una farsa. Era tutto falso. Aveva ragione Haymitch. Sono solo una stupida.
Merda, quanto sono stupida! -Dimmi...- Lo incito, anche se in realtà non voglio che continui. È doloroso.
Una morsa mi stringe il petto e mi aggroviglia le membra, facendomi male.
Non... non voglio sentire quelle parole.
Non voglio che mi dica che era tutta una recita, per la sua, per la mia vita.
Preferisco morire, che soffrire così.

-Prim io...- Dai, dillo, che poi farà meno male... Spero. -Io... io credo... credo di amarti. E ho paura di non riuscire a frenarmi. Quindi se per te è stata tutta una menzogna, un Idillio, ti prego, dimmelo subito.-

Cosa?


I suoi occhi vagano incerti sul mio volto, in cerca di qualcosa oltre l'incredulità, ma non vi è altro su di esso.
Non riesco nemmeno a concepire l'idea che la sua non fosse finzione, ma che, anzi, crede che lo sia la mia; sono sbalordita, sconvolta, attonita. Lo guardo in quelle iridi velate di tristezza, in grado di leggerti dentro più di qualsiasi altra cosa, e mi ritrovo a sperare che Peeta non senta quanto il mio cuore stia impazzendo in questo istante.
Esito davvero molto nel rispondere, perchè senza parole, ed è forse proprio per questo motivo che Peeta si alza e si incammina verso l'uscita. -Lo sapevo...- Mormora, prima di chiudersi la porta alle spalle con un tonfo.
Cosa? Cosa sapevi Peeta?! No, no, no! È stato tutto frainteso, oddio che disastro.

Mi alzo a mia volta e corro all'uscita, catapultandomi nel corridoio lungo e stretto che porta a mille stanze, ma che ospita anche una figura bionda in lontananza.
-Peeta!- Lo chiamo, ma lui non si volta, continua imperterrito nella sua camminata che lo distanzia da me; corro, poggiando i piedi nudi sulla soffice moquette bordeaux, nella direzione del ragazzo del Pane, perchè devo spiegargli che ha frainteso assolutamente tutto.
-Peeta! Peeta, aspetta!!- Lo raggiungo con il fiatone e lo volto verso di me prendendolo per una spalla.
Gli occhi in tempesta, ricolmi di lacrime salate che non vuole far scendere, mi scrutano, in attesa di ciò che ho da dirgli, della mia scusante.
Ma io non ho scusanti, perché non credo di avere colpe; semplicemente sconvolta, non ho avuto la prontezza di rispondere alle sue errate insinuazioni sulla mia persona.
Tutt'ora tuttavia, nell'approfondita ricerca nei meandri della mia mente, non riesco a trovare le parole adatte ad esprimere ciò che provo. Ed è per questo che allora lascio parlare il cuore e pianto le mi labbra sulle sue, cogliendolo per un attimo di sorpresa.
Ma poi le sue mani mi avvolgono la schiena e la stringono a sé teneramente, mentre ci diamo il nostro primo bacio dopo gli Hunger Games che è solo nostro, solo mio e suo; nessuna telecamera, nessun pubblico.
Solo noi.

Improvvisamente si distacca da me, anche se di poco a me sembra comunque troppo, e mi guarda con quegli occhi perforanti:-Quindi...- Quindi? Quindi cosa?
Ah, ho capito cosa vuole.
E io non voglio esitare a fargli sentire quelle paroline magiche.
-Quindi ti amo, Peeta Mellark!- Esclamo ridendo, e ricongiungendo le nostre labbra per baciare il suo sorriso.

-Ora tocca a me fare una domanda, però...- Sussurro, appggiando le mani sulle sue braccia. Peeta mi guarda consenziente, così riprendo: - Davvero ti ricordavi che a quattro anni sono entrata per la prima volta con Katniss nel panificio?-
-Certo, come avrei potuto dimenticarti?- Beh certo come avrebbe potuto... ma che domande sono?!
-Beh... forse Katniss era un po' più della tua età...- Sussurro accarezzando il suo naso con il mio.
-Forse sì. Ma non credo mi importasse molto l'età, a dir la verità. Mi ricordo benissimo che stavi ogni giorno con il nasino appiccicato al vetro della pasticceria, le guance tutte arrossate dal freddo e due treccine bionde, belle come spighe di grano; e quando finalmente Katniss ti ha portato dentro, tu hai adocchiato immediatamente i biscotti più colorati, quelli decorati da me, cioè le farfalle. E hai insistito, insistito tanto perché tua sorella te ne comprasse uno; e alla fine sei riuscita a convincerla. E io ero così fiero che ti fossero piaciuti propri i biscotti che avevo decorato io, e non i miei fratelli, che da quel giorno iniziai a guardarti sotto una luce diversa, come se... come se qualcosa di invisibile ci unisse. So che è stupido, ma...-
Vorrei negare ogni singola parola che dice, per il semplice fatto che non è possibile che fin da subito mi abbia notato così... ma ricordo perfettamente quel giorno, come fosse ieri, e i biscotti che scelsi furono proprio le farfalle, per la vivacità dei loro colori.
Vorrei negare tutto, ma ogni singola parola è terribilmente vera.
-Non è affatto stupido, perché ricordo anch'io quel giorno così.-
-Davvero?- I suoi immensi occhi celesti da bambino...
-Davvero.-



___
Buonasera!♥
Attualmente non so se ci saranno ancora uno o due capitoli alla fine, devo ancora decidere; anyway non è finita qua!
Devo ammettere che ho inserito davvero moltissime cose in questo capitolo, perchè inizia che stanno ancora uscendo dall'Arena, quindi è bello abbondante;)
Perdonate eventuali errori/orrori, ma sono così stanca che non ci vedo più e mi si incrociano gli occhi D:
GRAZIE a tutti♥
Buona festa della donna♥
Ciao zuccherini,♥
pandafiore
   
 
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