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Autore: ethy    11/03/2016    3 recensioni
prima mia storia AU
Killian è un ricco ragazzo che incontra Emma in un particolare momento della sua vita a cui si legherà per sempre, i due si perderanno di vista e si ritroveranno con grandi sorprese nel loro presente, non sarà facile riconquistare la fiducia l'uno dell'altro, ma ci proveranno anche se un pericolo incombe sulla vita di uno dei due dovuto ad un passato non molto chiaro.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passarono neanche 20 minuti che la macchina si presentò alla casa di Emma, lei uscì fugacemente, salì senza guardarsi indietro, fece un lieve cenno ad Ingrid che la salutava dalla finestra sorridente e scomparve dietro i vetri scuri dell’elegante auto.
 
 
 
***
 
 
 
Pensava di vederlo  in giardino, era una bella giornata, invece la accompagnarono nella sua stanza
Entrò senza far rumore, sembrava dormire, ma come sentì la posta socchiudersi aprì gli occhi.
-ciao, scusa se non ti ricevo degnamente, ma oggi non è una buona giornata-
-lo vedo- fece lei di rimando notando la flebo al braccio.
-perché la flebo?-
-perché non mangio molto, e non mi lasciano andare…-
-in che senso…-
-nell’unico senso che conosco Swan-
-vuoi dire che non stai mangiando di proposito?-
-no, non proprio.. diciamo che dopo certi avvenimenti ho mangiato sempre di meno, ed ora non riesco a.. A tenere nello stomaco quel che mangio..-
-stai morendo?-
-tecnicamente non ancora, ma vorrei- disse con profonda amarezza
Lei distolse lo sguardo a quelle parole, prese la poltroncina vicina al muro e la sposto vicina al letto
-allora io pensavo di fare un bel giretto nel tuo stupendo giardino, che mi proponi in alternativa?-
-una mezza idea ce l’ho, ma non vorrei sembrarti avventato-
-spara Jones, di che si tratta-
-ti piacciono le favole Emma?- lei annui perplessa
-prenderesti quel libro sulla scrivania? Leggeresti per me?-
Si alzò prese il libro, accennò un sorriso
-ed io che pensavo che proponessi un’avventura-
-infatti, ce ne sono molte li dentro, scegli quella che vuoi-
-davvero vuoi che ti legga una storia?-
-si Swan hai una bella voce, ti prego leggi un pochino, fammi sognare-
 
Emma trovò la storia di Sinbad il marinaio ed iniziò al leggerla con enfasi, Killian la guardava, sorrideva e a volte rideva alle battute del libro fino a quando, qualche tempo dopo, entrò in stanza la cameriera portando un vassoio pieno di pasticcini che Emma guardò con felicità, era cosi tanto tempo che non mangiava dolcetti, ma dolci come quelli non li ricordava proprio.
 
-interrompi Swan, credo tu ti sia meritata uno spuntino-
Emma si alzò e posò il libro e dopo che la cameriera fu andata via si girò verso il letto
-wow! Non ho mai visto dolci cosi belli Killian, quale vuoi? Quale ti porto?- disse entusiasta, con uno scintillio nello sguardo che Killian ammirò.
-nessuno tesoro, non potrei proprio riuscire a mandarlo giù-
-Killian non farmi mangiare da sola, ti porto un po’ di succo d’arancia? Con la cannuccia?- disse inclinando la testa e sbattendo le ciglia più volte per intenerirlo.
-D’accordo, proviamo, non ti spaventerai se dovessi vomitare giusto? E.. non mi vomiterai anche tu sul mio bellissimo e sofficissimo tappeto, vero?-
Lei gli sorrise, prese il vassoio  lo poggiò sul comodino di Killian ed iniziò a mangiare i pasticcini
-non mi osservare cosi Jones, mi sento in imbarazzo, raccontami qualcosa di te-
Killian non aveva molta voglia di parlare, aveva più voglia di osservarla, le piaceva questa ragazzina bionda, con gli occhi di un verde scintillante ed affamata di curiosità.
-che vuoi sapere Swan, spara-
-parlami della tua famiglia-
-beh, sui giornali hanno già scritto tutto, non li hai letti?-
-i giornali mentono anche Killian, dai non posso credere a loro, crederò a te-
Sentendo questo, il ragazzo si convinse
-sono nato in Irlanda, ho quasi 18 anni circa, beh 17  e mezzo, ho perso mia madre quando sono nato, ho subito piu di un intervento al cuore perché spesso ha provato a fermarsi, ma nonostante questo sono sempre stato scapestrato ed avventato.. L’ultima volta che mi sono fatto male mi sono quasi tagliato via una mano, difatti non riesco a muoverla è come se non ci fosse..Mio padre sembra disperso non so dove, mio fratello è morto non troppo tempo fa.. Per uno stupido incidente… E mio zio sta cercando di tenermi in vita mentre io vorrei solo addormentarmi per sempre. Contenta ora?- chiese senza malizia, con aria vuota e stanca -Mi daresti un po’ di succo adesso, mi ha fatto venire sete tutto questo parlare?  dimmi di te adesso-
Emma gli porse il bicchiere, lo afferrò e in attesa che lei parlasse sorseggiò l’aranciata con cautela come se quel liquido scottasse piu della lava.
-quindi tutto quello che hanno scritto, circa era più o meno tutto vero-
-a quanto pare- disse lui sorseggiando ancora un poco il succo.
-Io sono orfana, non ho mai conosciuto i miei genitori, li odio per avermi abbandonata, e li vorrei trovare per abbracciarli- disse finendo di masticare lentamente il pasticcino, guardandosi le mani in grembo , per poi prenderne uno nuovo e cambiare espressione nell’istante stesso in cui ne mise un pezzo in bocca.
-UMMMM Killian devi assaggiarlo, è buonissimo, ti prego un mozzichino-
Non gli diede il tempo di protestare, si alzò e glielo mise in bocca, era cosi vicina che poteva sentire il suo profumo, era fresco e dolce, sembrava odorare di brezza marina, era buono, le piaceva.
 
Si ritrovò col mezzo pasticcino in bocca, sentì le dita di lei premergli sulle labbra ed ebbe un piacevole brivido nel sentire quel contatto, era bella.
 
-Hai ragione è buonissimo, è il tuo preferito dunque?- disse leccandosi le labbra dal cioccolato del biscotto.
-mmm è molto buono anche questo- nel dirlo ne spezzò un pezzetto e cercò di imboccarlo.
-perché lo fai Emma?-
-scusa, ovviamente sai mangiare da solo-
-scuse accettate, dai fammi sentire come è anche questo-
Incerta se parlare o meno, con voce molto lieve gli disse
-non voglio che tu muoia Killian.. ti conosco appena, ma nonostante tutto quello che ti è accaduto non trovo giusto che tu muoia..-
-sicura che non sia perché ti piaccio?- Disse lui malizioso,lei lo guardò furente, come se avesse messo a nudo il suo pensiero più nascosto, si irrigidì  -forse è meglio che vada, si è fatto tardi- fece per alzarsi con sguardo scontroso verso di lui.
-no ti prego,  mi piaci, tu, io… non andare, o se vuoi va bene, ma torna, per favore..non lasciarmi solo-
Sembrava sincero, sembrava tenerci veramente, certo che sarebbe tornata, ma non voleva dargliela vinta, non era ancora il momento.
-Torno se mi prometti che mangerai qualcosa con me la prossima volta-
-questo è un ricatto Swan, ma va bene, hai un cellulare? Posso chiamarti?-
-no, non ne ho uno-
-oh, allora aspetterò che chiamerai tu-
-va bene, allora io vado.. a presto Jones- dicendo questo, lui le affero’ la mano prima di uscire  gliela strinse, lei si girò gli si avvicinò alla guancia e gli diede un bacio lieve, poi sfilò la mano dalla presa ed uscì velocemente dalla stanza.
 
 
Fece qualche passo e poi sospirò, quel ragazzo era veramente sfortunato, forse sfigato era la parola piu corretta, ma le piaceva davvero, era bello, era gentile, ed aveva quello sguardo ammaliante che la faceva sentire sempre osservata da dentro.
-Signorina Swan?- disse una voce autoritaria proveniente dalle scale
-signor Jones?-
-tutto bene, la vedo turbata-
-no tutto bene-
-le ha chiesto di tornare?-
-si..non dovrei?- si era messa sulla difensiva, sarà stato anche l’uomo più buono del mondo ma lo zio di Killian incuteva timore.
-si che deve farlo – disse sorridendo  -mi sembra che Killian sia felice di vederla, prego, da questa parte la accompagno alla macchina.-
 
 
***
 
 
Un paio di  giorni dopo Emma ricevette un cellulare nuovo,  la presero in giro per queste attenzioni, ma era gelosia.
La sera di quel giorno iniziò a scambiarsi messaggi con Killian, ed iniziò ad essere felice.
 
 
***
 
 
Quando non c’erano emergenze, e negli ultimi tempi ce ne erano state anche troppe, o quando non c’erano crisi notturne ed anche queste ultimamente erano all’ordine della sera, Killian doveva subire una visita approfondita del suo stato di salute, ogni mese, del suo cuore, della sua mano, del fatto che non mangiava, delle flebo di cui pensava di non liberarsi mai piu.. E della noia mortale che tutto questo portava, compreso l’essere sballottolato nel letto e rigirato come un calzino.
 
Quel giorno, alla consueta visita, erano passate due settimane tranquille in cui il dottore aveva costantemente chiamato ma felicemente sorpreso di sapere ogni volta che tutto sembrava andare per il meglio.
 
-Killian, sarò chiaro, non posso toglierti la flebo, ancora-
-non importa- disse disinteressato, ma inaspettatamente sorridente.
-sorridi, è un buon segno, chi ti ha restituito il sorriso?-
Il ragazzo non disse nulla, guardò imperterrito il cellulare evitando lo sguardo del dottore
-una ragazza- intervenne Eithan sogghignando vedendo il nipote arrossire, era un buon segno davvero, sperava potesse distoglierlo dai suoi pensieri e ridargli la forza di ricominciare, sembrava una ragazza alla mano, simpatica ed affidabile, sperava con tutto se stesso che questo potesse veramente smuovere il ragazzo e farlo riprendere.
 
-oggi vi vedete tu e la tua Emma?-
-non è la mia Emma, è Emma e basta-
-dai sto giocando, sono contento se esci un pochino e magari se mangiassi qualcosa in più.... Sai cibo vero.. un pochino..- disse lo zio passandogli una leggera pacca sulla spalla.
-perche non la porti a mangiare in qualche bel ristorante? – disse sedendosi sul letto
-è piccola, poi non voglio uscire, zio..Io non mi sento, non sono pronto-
-ragazzo, prima ti rimetti in forze, prima potrai portarla fuori a cena sulle tue gambe, se è questo che ti preoccupa, fidati, sulle tue gambe è una gran bella cosa- gli fece l’occhiolino dandogli un buffetto sulla guancia, si alzò ed uscì dalla stanza col dottore.
 
Killian abbassò  lo sguardo, sbuffò e si arrese
-ci proverò- disse più a se stesso che allo zio appena uscito, poi prese il cellulare .
 
I due ragazzi si vedevano ormai con regolarità, lei passava da lui dopo la scuola, facevano merenda insieme, o meglio lui provava, anche se la nausea lo assaliva praticamente subito dopo il primo morso di qualsiasi cosa.
Lei era veramente una boccata d’aria fresca per il suo umore, a volte la stupiva con dolci particolari a volte con quelli che aveva capito dall’espressione del suo viso quello che adorava di piu, o semplicemente del cioccolato caldo con cannella, libri nuovi, cover per il cellulare, ascoltavano musica, leggevano e progettavano una vita che lui ancora non credeva di voler vivere veramente.
 
 
Il tempo passava, gennaio era finito, la loro amicizia sembrava consolidata, il ragazzo decise di regalarle un san Valentino speciale.
Romantico come avevano sognato sulle pagine dei libri di casa.
Da un po’ ormai  aveva provato a mangiare qualcosa tutti i giorni, con scarsi risultati, ma almeno stava provando.. “sulle tue gambe è una gran bella cosa” non riusciva a togliersi quelle parole di testa.
 
Le mandò messaggi sparsi durante i giorni precedenti, facendo le domande più disparate sperando di portarla fuori pista…
“Emma, quando è il tuo compleanno?”
“ad ottobre Jones è lontano ancora”
“ceneresti con me Swan?”
“è un appuntamento?”
“è una cena, allora ceneresti con me, stasera?”
“ma oggi è San Valentino”
“bingo Swan”
“ci sarò,a che ora?”
“ti mando a prendere, ne sono felice,a dopo tesoro”
 
 
Emma guardava quell’ultimo messaggio continuamente e rileggeva quella parola nella sua mente tesoro, la chiamava tesoro a volte e lei si sentiva amata.
Di solito Killian non scriveva mai la mattina, sapeva che lei era a scuola, si sentivano la sera e prendevano accordi per vedersi, non si vedevano tutti i giorni, ogni tanto, ma era sufficiente, già,si sentiva amata. Era bello.
 
 
Alle 18 si presentò l’autista di Killian, scese dalla macchina la cameriera con un pacco, una scatola di Tiffany per l’esattezza,che non passò inosservata a nessuno dei ragazzi, Emma si sentì ardere dentro dalla felicità e dall’imbarazzo.
La cameriera la seguì nella sua stanza, la aiutò a vestirsi, le acconciò i capelli ed uscì con lei verso la macchina alle 18.50 in punto.
In macchina Emma trovò un mazzo di rose rosa, perfettamente intonate con il vestito, un biglietto verde acqua, intonato con la sua cintura, le scarpe la borsa e la collana, si sentiva sopraffatta e si sentiva principessa.. E tutto questo la stava spaventando, aveva paura di cadere nel baratro, di restare da sola, aveva paura.
Quasi scese dalla macchina se l’autista non le avesse chiuso lo sportello al volo.
 
 
 
Entrarono in un grande cancello fiorato, era sbalordita, non sembrava un ristorante, dove la stavano portando?
Sembrava un giardino botanico, una serra con mille fiori colorati, luci soffuse a lume di candela illuminavano il vialetto di ingresso della piccola serra ottocentesca, era un sogno?
Killian era lì,in piedi, davanti a lei, le aprì lo sportello e le prese la mano cosi come vedeva fare alla tv agli eventi mondani.
-ciao Swan, sei incantevole- disse sorridendo ammaliato dalla bellezza della ragazza, le prese un ricciolo dorato, lo spostò indietro e si avvicinò per darle un bacio sulla guancia, sussurrandole
-presto tesoro, prendimi il braccio e sostienimi, potrei caderti addosso da un momento all’altro e potrei non chiederti scusa trovandolo piacevole, a proposito hai un profumo buonissimo-
Emma sorrise
-Jones, non puoi saltarmi addosso, non sei credibile, rimetti qualche muscolo e poi ne riparleremo- disse ammiccando con il cuore in gola dall’emozione.
-vai piano Emma, altrimenti ti cadrò ai piedi nel vero senso della parola-
-oh quasi vorrei vederti-
Killian si fermò, si girò verso di lei ed accorciò già la breve distanza tra loro
-siamo audaci questa sera Swan, mi piace-
La fissava con quegli occhi limpidi e calmi, sembravano un mattino d’estate, come poteva essere cosi bello, non sapeva cosa aspettarsi, anche a lei piaceva lui, ma.. erano.. no era tutto un sogno.
 
Cenarono nella piccola serra, sembrava un caffè di Parigi, uno di quelli che lei aveva visto su pinterest e dove avrebbe voluto fare colazione prima o poi, molto romantico e intimo, la cena era perfetta, Emma non aveva mangiato mai cose cosi buone, Killian non aveva toccato quasi nulla, anzi non aveva toccato nulla se non quel che lei gli passava dalla sua forchetta, pochi bocconi, ma aveva paura si sentisse male, entrambi erano timorosi, entrambi non volevano rovinare una serata spensierata come quella.
 
Ad un certo punto il cameriere fece cenno a Killian, era ora, doveva ritirarsi per la consueta routine serale di flebo, medicazioni, torture, tristezze e tutto ciò che aveva dimenticato in quelle 3 ore passate con la “sua” Emma.
 
Comparve la sedia a rotelle, lei se ne accorse vedendo semplicemente la luce del cielo spegnersi di fronte a lei.
-Killian, se ti rimetti in forze potrai mandare a quel paese quella sedia! Coraggio capitano, mi hai promesso un viaggio sulla tua nave, ci conto, ti credo, e non vorrei perdermelo-
Killian le sfiorò le labbra con le sue, si allontanò per guardarla quasi subito
-ti prometto che ci proverò, se tu, se tu sarai con me-
-sempre-
 
Si sedette sulla sua sedia, la accompagnò alla macchina
-la prossima volta ti accompagno a casa-
-la prossima volta verrai a mangiare un panino al fastfood- gli disse sorridendo
-accetto la sfida Swan-
 
Aspettò che la macchina uscisse dalla sua vista, poi si rilassò sulla sedia sentendosi scivolare via come una goccia d’acqua spazzata dal vento e chiuse gli occhi.



angolo dell'autrice: ciao a tutti, vi confesso che non mi piace come sta venendo fuori questa storia, prima di pubblicare ulteriormente ho pensato parecchio se farlo o meno.. vorrei scrivere molte cose ma non ho trovato il modo giusto di farlo, e di far trasparire quel che vorrei :-(
mi sono un po' depressa.
comunque vi ringrazio di passare di qui a leggere, riceve notizie fa sempre e bene e mi date una mano a capire dove sbaglio.
quindi grazie di tutto e spero di non deludervi troppo.

baci
E.
 
   
 
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