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Autore: Ilarya Kiki    14/03/2016    3 recensioni
Stavano appunto per uscire, quando Maka e Kid sentirono qualcosa.
Un lieve cambiamento, una leggera presenza.
Si voltarono entrambi, insieme, e accanto alla scalinata deforme del silos più vicino videro un’alta figura vestita di nero.
Li guardava, mesta. La disordinata chioma rosata si muoveva nel vento libera e leggera come i fiocchi di neve.
Maka la riconobbe, e il suo cuore perse un battito. Poi chiamò il suo nome.
“Chrona!?”
Non fecero nemmeno in tempo a sbattere le ciglia, che la figura era già svanita nel vento, come un fantasma.

Ambientata dopo la fine del manga.
Se qualcuno per caso mi segue da un po', può considerare questa storia come il seguito spirituale (e soprattutto ufficiale) di Just A Simple Story About A Crazy Little Girl, ma può tranquillamente essere letta così com'è, per conto suo.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Crona, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Kurona, the Dark One.'
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Epilogue.

A new beginning.

 

La giornata scelta per la cerimonia si era rivelata una meravigliosa mattina di sole.
L’aria splendeva sui tetti della città di Death City, ormai quasi del tutto ricostruiti, mentre questi restituivano roventi il calore che il sole scaricava su di loro con zaffate di rosso tepore, e le scale dell’Accademia per Maestri e Armi Demoniache brulicavano di persone abbigliate con abiti estivi.
In realtà, inizialmente non era stata prevista una eccessiva affluenza di pubblico per quella particolare cerimonia, ma pareva che oltre agli studenti della scuola anche gran parte dei cittadini era interessata ad assistervi, forse anche solo per curiosità, o forse per accertarsi con in propri occhi che quello che tutti raccontavano stesse accadendo per davvero.
Di fatto la folla era fitta e rumorosa, ma a Maka non importava un granché.
A lei andava bene così.
In fondo, lei aveva occupato un posto in prima fila, dove nessuno aveva la possibilità di spintonarla, e inoltre da lì, in cima alle scale, poteva percepire la brezza fresca che scendeva da qualche parte a nord rendendo l’atmosfera più respirabile: a dire la verità, poi, le voci e i battimani che giungevano da dietro le sue spalle la riempivano di orgoglio e contentezza. Tsubaki e Black*Star – ancora con il gesso al braccio – sembravano condividere il suo umore gaio, in piedi di fianco a lei tra gli altri maestri d’elite, nonostante il sole facesse soffrire parecchio il povero ninja che si sentiva il braccio dentro ad una sauna di sudore.
“Chi si sarebbe mai aspettato che sarebbe successa una cosa del genere?” chiese Tsubaki con accento allegro, forse per la settima volta, spostandosi un ciuffo di capelli setosi da davanti agli occhi blu.
“Eh. – rispose Maka, forse per l’ottava – Che ti devo dire. Io ve l’ho sempre detto che Chrona è straordinaria.”

 

Era passato un mese da quando Viverna era stato sconfitto, e da quando la ricostruzione di Death City era iniziata: era stato un periodo estremamente laborioso dove ognuno aveva avuto il suo bel daffare per sistemare le cose dopo quanto accaduto. Kid era stato sommerso di impegni per i progetti edili e burocratici e così i professori avevano dovuto lavorare il doppio per continuare a gestire la scuola senza subire ulteriori rallentamenti coi programmi (anche perché si stavano avvicinando gli esami). Tra le altre cose, ovviamente, c’erano state infinite riunioni per capire cosa fare con le due streghette e con il secondo Kishin. Insomma, erano tutti molto stressati ed ora, in quella mattina di sole, iniziavano a sentirsi come in vacanza.
Per quanto riguarda le streghe, finalmente erano studentesse a pieno diritto, iscritte alla scuola in modo ufficiale: naturalmente si era dovuto rifare tutto daccapo considerato il fatto che l’iniziativa di inserimento non era stata altro che un trucchetto progettato da Viverna per conquistare la città. Ah, e poi c’era stata un’aggiunta: una piccola strega pareva aver raggiunto l’età giusta per unirsi al progetto, ed era arrivata giusto qualche giorno prima dal Giappone, accompagnata dal suo – vero, stavolta! – tutore. Il tutore in questione altri non era che Black*Star, e la streghetta di cui si sta parlando è la piccola Angela, la strega camaleonte.
Maka sorrise osservando le tre streghe che se ne stavano sedute sulla balconata della terrazza della scuola per riuscire a vedere sopra le teste dei presenti, con Cariddi che faceva di tutto per assicurarsi che non precipitassero di sotto: sembrava che Amber e Angela si fossero trovate simpatiche vicendevolmente all’istante, e adesso non vedevano l’ora di diventare compagne di banco. Questa novità sembrava aver rincuorato un po’ la piccola mutaforma per la perdita di Carrie, anche se bastava solo ancora nominarla per spingere Amber in un pianto disperato; Maka comunque era sicura che presto l’amarezza sarebbe passata e si sarebbe trasformata in un ricordo dal sapore agrodolce, dopotutto quelle erano solo bambine. Anche Em – ni era lì con loro, da qualche parte: lui era stato dimesso dall’ospedale solo da poco, non tanto per la gravità della ferita ma perché c’era la concreta possibilità che il ragazzo fosse stato infettato dal sangue nero. Maka sperava con tutto il suo cuore che non fosse quello il caso, ricordando tutte le difficoltà che aveva dovuto affrontare con Soul, ma sapeva che, anche se il peggio si fosse rivelato realtà, Em – ni sarebbe stato capace di combatterlo; era un ragazzo forte e coraggioso.
Per quanto riguardava Chrona, invece, si era discusso tantissimo, lei presente. Certo, era il Kishin, e certo, la sua fedina penale era tutto tranne che pulita, ma alla fine era stato deciso che confinarla o rinchiuderla in prigione non sarebbe stata l’idea più vantaggiosa, e quindi…

 

In un attimo tutta la folla fece silenzio.
Sotto la luce abbagliante del sole, il secondo Kishin avanzò a passi lenti verso il sommo Shinigami, che la attendeva in piedi di fronte alle porte della scuola avvolto nel suo mantello.
La sua maschera lasciava scoperto per metà il suo volto giovane e fiero, sollevata da un lato, esponendo alla vista i suoi luminosi occhi dorati – aveva rinunciato ad indossarla in modo canonico parecchi anni prima, considerando quanto gli dava fastidio il fatto che non riuscisse mai a stare dritta… tanto valeva lasciarla storta in modo deliberato.
Chrona si fermò di fronte a lui, circondata dal resto dei professori, e stese un braccio: un fiotto di sangue nero eruttò dalle sue scapole e si materializzò nella sua spada di acciaio scuro e temprato a due palmi, Ragnarok, stretta con energia tra le sue dita bianche.
Con un movimento ampio la fece ondeggiare nell’aria, e la posò di piatto sui palmi, protendendola in avanti.
Io – proclamò a voce alta, mantenendo un tono fermo e deciso, anche in presenza di tutte quelle persone a guardarla – Chrona Gorgon, Maestra di Spada Demoniaca e secondo Kishin, ti offro la mia lama, Sommo Shinigami. Nella mia vita precedente ho peccato e cerco redenzione, prendo sulle spalle il peso delle mie azioni offrendoti il me stessa. Ti prego, accetta questa offerta: la mia spada è al tuo servizio.
Dopo qualche attimo di silenzio assoluto, Kid allungò la mano e prese Ragnarok, sollevandola alta sulla folla.
La tua offerta è accertata. Da oggi questa spada combatterà per difendere l’Ordine e l’Equilibrio in questo mondo, che le sue imprese cancellino i crimini che macchiano il suo passato!
Kid abbassò la spada e tutta la folla presente scoppiò in un rumoroso applauso.
Chrona si chinò per riavere la sua arma, con le guance sorridenti invase da un profondo color viola.

 

La luce calda delle sei del pomeriggio entrava orizzontale dalle finestre della casa di Maka, riscaldando gli occupanti del divano e delle poltrone in soggiorno mentre sorseggiavano tè dalle loro tazzine e sgranocchiavano biscotti alla cannella. Era stato un piacevole pomeriggio.
Kid aveva insistito per invitare anche Cariddi alla loro rimpatriata, e anche se all’inizio si era sentita un po’ a disagio adesso rideva tranquillamente anche lei alle battute di Black*Star e di Patty, appollaiata sul bracciolo del divano con tazza e piattino sulle ginocchia per mancanza di spazio.
Erano tutti insieme nel salotto di Maka, di nuovo, come facevano quando erano ancora ragazzini.
“…e alla fine, come tutte le peggiori disavventure, finisce tutto tarallucci e vino.” Commentò Soul addentando un biscotto, stravaccato sulla sua poltrona, e lanciando un’occhiata alle due Gorgoni.
“Vino? Perché Chrona, che ci hai messo nel tè?” chiese Patty colta nel vivo, e tutti i presenti scoppiarono a ridere.
Maka si sentiva felice. Si spanciò dalle risate quando la sua ragazza sputò tutto il tè che stava bevendo subito dopo l’uscita di Patty, lavandosi completamente la gonna blu che indossava, e pensò che gli eventi non avrebbero potuto finire meglio di così. O forse no, forse Em – ni poteva risparmiarsi il sangue nero e Carrie poteva essere ancora con loro, ma comunque quello era un finale che le piaceva.
Gli altri le avevano raccontato per filo e per segno tutto quello che era successo da quando Carrie, plagiata dalla magia e dalla volontà di Viverna, aveva imposto su di lei l’incantesimo per sottrarle l’anima e intrappolarla nel bracciale ,quando era andata a trovare la sua classe di streghette dopo aver messo in prigione Cariddi. Lei in realtà aveva avuto qualche percezione di quello che le stava avvenendo intorno da dentro lo stregone, ma le fece piacere sentirselo raccontare comunque.
Ora portava ancora il bracciale magico al polso: il metallo grezzo e appena lavorato le stringeva la pelle poco sotto a dove era ancora visibile il sigillo che, di fatto, aveva legato la sua anima all’artefatto magico, creando uno strano stile stregonesco parecchio pacchiano, ma che in fondo non le dispiaceva. Cariddi le aveva raccomandato di non levarsi il bracciale per almeno tre mesi, per permettere alla sua anima di rilegarsi per bene e in modo definitivo al suo corpo. Questa condizione non la disturbava troppo e lei d’altronde non aveva subito nessun fastidio, a parte i primi giorni subito dopo il risveglio, dove il corpo rigido le aveva causato parecchi problemi con la riabilitazione e aveva sentito freddo a tutte le ore anche sotto cinque strati di coperte e con un corpo umano tiepido a contatto col suo; meno male che era finito tutto in fretta e si era ripresa completamente in meno di una settimana.
“Ragazzi, ragazzi scusate, ho una domanda seria.”
Kid cercò di interrompere i cori di risa, e si rivolse direttamente a Maka, indicandola col dito:
“Ormai è passato più di un mese da quando me lo sto chiedendo ma siamo sempre stati incasinati, ma ora mi sembra un buon momento. – fece una breve pausa - …Ma si può sapere come avete fatto voi ragazze, quando eravate dentro Viverna, con… insomma, come avete fatto a…?”
“…a non finire morta?” lo aiutò Maka, che prendeva la questione con una certa leggerezza. Sapeva benissimo quanto la sua temporanea scomparsa avesse fatto preoccupare i suoi amici, ma desiderava che anche loro smettessero di star male così tanto per colpa sua, dato che in fondo era finito tutto bene e lei non ne aveva mai dubitato.
In effetti, come aveva detto Kid, nessuno aveva avuto ancora occasione (o coraggio) di fare quella domanda: tutti quindi si zittirono per l’interesse e guardarono la ragazza intenti. Lei, tanto per stuzzicarla un po’, indicò Chrona seduta al suo fianco, ancora intenta ad asciugarsi i vestiti coi tovaglioli.
“È colpa sua, in realtà, chiedete a lei. È stata lei che ha insistito.”
“Emh… - farfugliò il secondo Kishin assumendo il colore di una prugna matura - …non, non è stato facile.”
“E dai Chrona, non puoi fare così dopo la tua performance di stamattina!” la incoraggiò Black*Star.
“Beh… - proseguì lei - … in realtà io, quando mi sono fatta mangiare da Viverna, ormai avevo deciso di arrendermi. Sapevo che avrei perso il controllo dopo aver detto l’ultimo addio a Maka e non volevo diventare un mostro come Ashura… quindi la mia intenzione era quella di perire insieme allo stregone quando voi l’avreste ucciso. Ci siamo incontrate, e Maka mi ha detto che non avrebbe accettato un destino tanto crudele, così mi ha chiesto di sopravvivere e di portarla con sé, assorbendola io a mia volta.”
Maka sorrise e le passò un braccio attorno alle spalle. All’improvviso l’atmosfera si era fatta parecchio cupa – cosa poco strana considerato il fatto che stava parlando Chrona la-depressione-è-contagiosa Gorgon – ma tutti pendevano dalle sue labbra comunque.
“… io però ho pensato… sì, probabilmente è la cosa migliore da fare, così staremo insieme per sempre in un certo senso. Però… non è giusto. Se questo deve avvenire, avverrà fra tanto, tanto tempo, perché Maka ha solo diciotto anni, e una vita intera da vivere. Non sarebbe giusto privarla del diritto di godersi i suoi anni, e poi… beh, io vorrei stare al suo fianco.”
Maka la strinse con il braccio.
“…ho usato il potere del Brew per trasferire la sua anima di nuovo nel bracciale, e ho cercato con tutta me stessa di non assorbirla, nel breve periodo in cui sono stata costretta a farmene carico. È stato… complicato, ma per fortuna ci sono riuscita prima che fosse troppo tardi.”
Rimasero tutti in silenzio per qualche momento ad assorbire il racconto, gettando Chrona, che non aveva più niente da dire, in un mutismo molto violaceo di imbarazzo, finché Soul ruppe il ghiaccio:
“Ma certo che ci sei riuscita. – disse, sarcastico – L’anima di Maka è parecchio indigesta. Parlo io che sono stato la sua arma per anni.”
Una ciabatta volò attraverso il soggiorno colpendo in testa la Falce della Morte e tutta la stanza scoppiò a ridere di nuovo.
“Okay, basta, dichiaro un brindisi!” esclamò Kid alzandosi improvvisamente in piedi e portando verso il cielo la sua tazzina di tè.
“Brindiamo alla nuova era di armonia che ci attende, con lo Shinigami e il Kishin che lavorano fianco a fianco!”
“Cin cin!” risposero gli amici.
“Brindiamo a noi che, nonostante tutto, siamo ancora qua tutti insieme a sparare cretinate!”
“Cin cin!”
“Brindiamo a noi – mormorò Maka all’orecchio di Chrona - …e alla mia vita al tuo fianco.”
“Cin cin.” Rispose l’interessata, col volto sempre più simile ad una violetta di stagione.

 

“Cin cin!” ripetè Patty per la terza volta completamente a caso in mezzo al baccano, chiedendosi sul serio se non ci fosse stata una certa gradazione alcolica nel tè di tutti.

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End.




Zona Autrice *e qui parte la musica dei titoli di coda*

Buon lunedì ragazzi, eccoci finalmente giunti alla fine di questo viaggio!
Arrivati a questo punto mi sento di ringraziarvi tutti, ciascuno di voi, per aver letto questa storia lunghissima e, in qualche modo, esservi emozionati insieme a me;
per me questa storia ha significato molto, sia come coinvolgimento emotivo sia come conferma per le mie capacità, dato che non sono mai riuscita a portare a termine un progetto tanto corposo come questo, prima! 
Mi mancherà questa storia, devo ammetterlo.
Spero che vi sia piaciuta, e se è stata capace di trasmettervi almeno una risatina, un sospiro o anche solo un sorriso, allora sono riuscita nello scopo che mi ero prefissata. 
Scrivetemelo pure, se avete voglia!
Detto questo vi saluto, bellissimi.
Alla prossima storia.
Un abbraccione!

Kiki

ps.
La canzone che ho linkato come sottofondo ai "titoli di coda" è How, di Regina Spektor: sinceramente mi parla moltissimo di Maka e Chrona, e solo immaginarmela come canzone finale per la fine del manga mi fa salire una lacrimuccia. Non ci posso fare nulla, sono una sentimentalona.

  
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