Epilogue.
A new beginning.
La giornata scelta per la cerimonia si era
rivelata una meravigliosa mattina di sole.
L’aria splendeva sui tetti della città di
Death City, ormai quasi del tutto ricostruiti, mentre questi
restituivano
roventi il calore che il sole scaricava su di loro con zaffate di rosso
tepore,
e le scale dell’Accademia per Maestri e Armi Demoniache
brulicavano di persone
abbigliate con abiti estivi.
In realtà, inizialmente non era stata
prevista una eccessiva affluenza di pubblico per quella particolare
cerimonia,
ma pareva che oltre agli studenti della scuola anche gran parte dei
cittadini
era interessata ad assistervi, forse anche solo per
curiosità, o forse per
accertarsi con in propri occhi che quello che tutti raccontavano stesse
accadendo per davvero.
Di fatto la folla era fitta e rumorosa, ma a
Maka non importava un granché.
A lei andava bene così.
In fondo, lei aveva occupato un posto in
prima fila, dove nessuno aveva la possibilità di
spintonarla, e inoltre da lì,
in cima alle scale, poteva percepire la brezza fresca che scendeva da
qualche parte
a nord rendendo l’atmosfera più respirabile: a
dire la verità, poi, le voci e i
battimani che giungevano da dietro le sue spalle la riempivano di
orgoglio e
contentezza. Tsubaki e Black*Star – ancora con il gesso al
braccio – sembravano
condividere il suo umore gaio, in piedi di fianco a lei tra gli altri
maestri
d’elite, nonostante il sole facesse soffrire parecchio il
povero ninja che si
sentiva il braccio dentro ad una sauna di sudore.
“Chi si sarebbe mai aspettato che sarebbe
successa una cosa del genere?” chiese Tsubaki con accento
allegro, forse per la
settima volta, spostandosi un ciuffo di capelli setosi da davanti agli
occhi
blu.
“Eh. – rispose Maka, forse per l’ottava
–
Che ti devo dire. Io ve l’ho sempre detto che Chrona
è straordinaria.”
Era passato un mese da quando Viverna era
stato sconfitto, e da quando la ricostruzione di Death City era
iniziata: era
stato un periodo estremamente laborioso dove ognuno aveva avuto il suo
bel
daffare per sistemare le cose dopo quanto accaduto. Kid era stato
sommerso di
impegni per i progetti edili e burocratici e così i
professori avevano dovuto
lavorare il doppio per continuare a gestire la scuola senza subire
ulteriori
rallentamenti coi programmi (anche perché si stavano
avvicinando gli esami).
Tra le altre cose, ovviamente, c’erano state infinite
riunioni per capire cosa
fare con le due streghette e con il secondo Kishin. Insomma, erano
tutti molto
stressati ed ora, in quella mattina di sole, iniziavano a sentirsi come
in
vacanza.
Per quanto riguarda le streghe, finalmente
erano studentesse a pieno diritto, iscritte alla scuola in modo
ufficiale:
naturalmente si era dovuto rifare tutto daccapo considerato il fatto
che
l’iniziativa di inserimento non era stata altro che un
trucchetto progettato da
Viverna per conquistare la città. Ah, e poi c’era
stata un’aggiunta: una
piccola strega pareva aver raggiunto l’età giusta
per unirsi al progetto, ed
era arrivata giusto qualche giorno prima dal Giappone, accompagnata dal
suo –
vero, stavolta! – tutore. Il tutore in questione altri non
era che Black*Star,
e la streghetta di cui si sta parlando è la piccola Angela,
la strega
camaleonte.
Maka sorrise osservando le tre streghe che
se ne stavano sedute sulla balconata della terrazza della scuola per
riuscire a
vedere sopra le teste dei presenti, con Cariddi che faceva di tutto per
assicurarsi che non precipitassero di sotto: sembrava che Amber e
Angela si
fossero trovate simpatiche vicendevolmente all’istante, e
adesso non vedevano
l’ora di diventare compagne di banco. Questa
novità sembrava aver rincuorato un
po’ la piccola mutaforma per la perdita di Carrie, anche se
bastava solo ancora
nominarla per spingere Amber in un pianto disperato; Maka comunque era
sicura
che presto l’amarezza sarebbe passata e si sarebbe
trasformata in un ricordo
dal sapore agrodolce, dopotutto quelle erano solo bambine. Anche Em
– ni era lì
con loro, da qualche parte: lui era stato dimesso
dall’ospedale solo da poco,
non tanto per la gravità della ferita ma perché
c’era la concreta possibilità
che il ragazzo fosse stato infettato dal sangue nero. Maka sperava con
tutto il
suo cuore che non fosse quello il caso, ricordando tutte le
difficoltà che
aveva dovuto affrontare con Soul, ma sapeva che, anche se il peggio si
fosse
rivelato realtà, Em – ni sarebbe stato capace di
combatterlo; era un ragazzo
forte e coraggioso.
Per quanto riguardava Chrona, invece, si era
discusso tantissimo, lei presente. Certo, era il Kishin, e certo, la
sua fedina
penale era tutto tranne che pulita, ma alla fine era stato deciso che
confinarla o rinchiuderla in prigione non sarebbe stata
l’idea più vantaggiosa,
e quindi…
In un attimo tutta la folla fece silenzio.
Sotto la luce abbagliante del sole, il
secondo Kishin avanzò a passi lenti verso il sommo
Shinigami, che la attendeva
in piedi di fronte alle porte della scuola avvolto nel suo mantello.
La sua maschera lasciava scoperto per metà
il suo volto giovane e fiero, sollevata da un lato, esponendo alla
vista i suoi
luminosi occhi dorati – aveva rinunciato ad indossarla in
modo canonico
parecchi anni prima, considerando quanto gli dava fastidio il fatto che
non
riuscisse mai a stare dritta… tanto valeva lasciarla storta
in modo deliberato.
Chrona si fermò di fronte a lui, circondata
dal resto dei professori, e stese un braccio: un fiotto di sangue nero
eruttò
dalle sue scapole e si materializzò nella sua spada di
acciaio scuro e temprato
a due palmi, Ragnarok, stretta con energia tra le sue dita bianche.
Con un movimento ampio la fece ondeggiare
nell’aria, e la posò di piatto sui palmi,
protendendola in avanti.
“Io – proclamò a voce
alta,
mantenendo un tono fermo e deciso, anche in presenza di tutte quelle
persone a
guardarla – Chrona Gorgon, Maestra di Spada
Demoniaca e secondo Kishin, ti
offro la mia lama, Sommo Shinigami. Nella mia vita precedente ho
peccato e cerco
redenzione, prendo sulle spalle il peso delle mie azioni offrendoti il
me
stessa. Ti prego, accetta questa offerta: la mia spada è al
tuo servizio.”
Dopo qualche attimo di silenzio assoluto, Kid
allungò la mano e prese Ragnarok, sollevandola alta sulla
folla.
“La tua offerta è accertata. Da oggi
questa
spada combatterà per difendere l’Ordine e
l’Equilibrio in questo mondo, che le
sue imprese cancellino i crimini che macchiano il suo passato!”
Kid abbassò la spada e tutta la folla
presente scoppiò in un rumoroso applauso.
Chrona si chinò per riavere la sua arma, con
le guance sorridenti invase da un profondo color viola.
La luce calda delle sei del pomeriggio
entrava orizzontale dalle finestre della casa di Maka, riscaldando gli
occupanti del divano e delle poltrone in soggiorno mentre sorseggiavano
tè
dalle loro tazzine e sgranocchiavano biscotti alla cannella. Era stato
un
piacevole pomeriggio.
Kid aveva insistito per invitare anche
Cariddi alla loro rimpatriata, e anche se all’inizio si era
sentita un po’ a
disagio adesso rideva tranquillamente anche lei alle battute di
Black*Star e di
Patty, appollaiata sul bracciolo del divano con tazza e piattino sulle
ginocchia per mancanza di spazio.
Erano tutti insieme nel salotto di Maka, di
nuovo, come facevano quando erano ancora ragazzini.
“…e alla fine, come tutte le peggiori
disavventure, finisce tutto tarallucci e vino.”
Commentò Soul addentando un
biscotto, stravaccato sulla sua poltrona, e lanciando
un’occhiata alle due
Gorgoni.
“Vino? Perché Chrona, che ci hai messo nel
tè?” chiese Patty colta nel vivo, e tutti i
presenti scoppiarono a ridere.
Maka si sentiva felice. Si spanciò dalle
risate quando la sua ragazza sputò tutto il tè
che stava bevendo subito dopo l’uscita
di Patty, lavandosi completamente la gonna blu che indossava, e
pensò che gli
eventi non avrebbero potuto finire meglio di così. O forse
no, forse Em – ni
poteva risparmiarsi il sangue nero e Carrie poteva essere ancora con
loro, ma
comunque quello era un finale che le piaceva.
Gli altri le avevano raccontato per filo e
per segno tutto quello che era successo da quando Carrie, plagiata
dalla magia
e dalla volontà di Viverna, aveva imposto su di lei
l’incantesimo per sottrarle
l’anima e intrappolarla nel bracciale ,quando era andata a
trovare la sua
classe di streghette dopo aver messo in prigione Cariddi. Lei in
realtà aveva
avuto qualche percezione di quello che le stava avvenendo intorno da
dentro lo
stregone, ma le fece piacere sentirselo raccontare comunque.
Ora portava ancora il bracciale magico al
polso: il metallo grezzo e appena lavorato le stringeva la pelle poco
sotto a
dove era ancora visibile il sigillo che, di fatto, aveva legato la sua
anima
all’artefatto magico, creando uno strano stile stregonesco
parecchio pacchiano,
ma che in fondo non le dispiaceva. Cariddi le aveva raccomandato di non
levarsi
il bracciale per almeno tre mesi, per permettere alla sua anima di
rilegarsi
per bene e in modo definitivo al suo corpo. Questa condizione non la
disturbava
troppo e lei d’altronde non aveva subito nessun fastidio, a
parte i primi
giorni subito dopo il risveglio, dove il corpo rigido le aveva causato
parecchi
problemi con la riabilitazione e aveva sentito freddo a tutte le ore
anche
sotto cinque strati di coperte e con un corpo umano tiepido a contatto
col suo;
meno male che era finito tutto in fretta e si era ripresa completamente
in meno
di una settimana.
“Ragazzi, ragazzi scusate, ho una domanda
seria.”
Kid cercò di interrompere i cori di risa, e
si rivolse direttamente a Maka, indicandola col dito:
“Ormai è passato più di un mese da
quando me
lo sto chiedendo ma siamo sempre stati incasinati, ma ora mi sembra un
buon
momento. – fece una breve pausa - …Ma si
può sapere come avete fatto voi ragazze,
quando eravate dentro Viverna, con… insomma, come avete
fatto a…?”
“…a non finire morta?” lo
aiutò Maka, che
prendeva la questione con una certa leggerezza. Sapeva benissimo quanto
la sua
temporanea scomparsa avesse fatto preoccupare i suoi amici, ma
desiderava che
anche loro smettessero di star male così tanto per colpa
sua, dato che in fondo
era finito tutto bene e lei non ne aveva mai dubitato.
In effetti, come aveva detto Kid, nessuno
aveva avuto ancora occasione (o coraggio) di fare quella domanda: tutti
quindi
si zittirono per l’interesse e guardarono la ragazza intenti.
Lei, tanto per
stuzzicarla un po’, indicò Chrona seduta al suo
fianco, ancora intenta ad
asciugarsi i vestiti coi tovaglioli.
“È colpa sua, in realtà, chiedete a
lei. È
stata lei che ha insistito.”
“Emh… - farfugliò il secondo Kishin
assumendo il colore di una prugna matura - …non, non
è stato facile.”
“E dai Chrona, non puoi fare così dopo la
tua performance di stamattina!” la
incoraggiò Black*Star.
“Beh… - proseguì lei - … in
realtà io,
quando mi sono fatta mangiare da Viverna, ormai avevo deciso di
arrendermi.
Sapevo che avrei perso il controllo dopo aver detto l’ultimo
addio a Maka e non
volevo diventare un mostro come Ashura… quindi la mia
intenzione era quella di
perire insieme allo stregone quando voi l’avreste ucciso. Ci
siamo incontrate,
e Maka mi ha detto che non avrebbe accettato un destino tanto crudele,
così mi
ha chiesto di sopravvivere e di portarla con sé,
assorbendola io a mia volta.”
Maka sorrise e le passò un braccio attorno
alle spalle. All’improvviso l’atmosfera si era
fatta parecchio cupa – cosa poco
strana considerato il fatto che stava parlando Chrona
la-depressione-è-contagiosa
Gorgon – ma tutti pendevano dalle sue labbra comunque.
“… io però ho pensato…
sì, probabilmente è
la cosa migliore da fare, così staremo insieme per sempre in
un certo senso.
Però… non è giusto. Se questo deve
avvenire, avverrà fra tanto, tanto tempo,
perché Maka ha solo diciotto anni, e una vita intera da
vivere. Non sarebbe
giusto privarla del diritto di godersi i suoi anni, e poi…
beh, io vorrei stare
al suo fianco.”
Maka la strinse con il braccio.
“…ho usato il potere del Brew per trasferire
la sua anima di nuovo nel bracciale, e ho cercato con tutta me stessa
di non
assorbirla, nel breve periodo in cui sono stata costretta a farmene
carico. È
stato… complicato, ma per fortuna ci sono riuscita prima che
fosse troppo
tardi.”
Rimasero tutti in silenzio per qualche
momento ad assorbire il racconto, gettando Chrona, che non aveva
più niente da
dire, in un mutismo molto violaceo di imbarazzo, finché Soul
ruppe il ghiaccio:
“Ma certo che ci sei riuscita. – disse,
sarcastico – L’anima di Maka è parecchio
indigesta. Parlo io che sono stato la
sua arma per anni.”
Una ciabatta volò attraverso il soggiorno
colpendo in testa la Falce della Morte e tutta la stanza
scoppiò a ridere di
nuovo.
“Okay, basta, dichiaro un brindisi!”
esclamò
Kid alzandosi improvvisamente in piedi e portando verso il cielo la sua
tazzina
di tè.
“Brindiamo alla nuova era di armonia che ci
attende, con lo Shinigami e il Kishin che lavorano fianco a
fianco!”
“Cin cin!” risposero gli amici.
“Brindiamo a noi che, nonostante tutto,
siamo ancora qua tutti insieme a sparare cretinate!”
“Cin cin!”
“Brindiamo a noi – mormorò Maka
all’orecchio
di Chrona - …e alla mia vita al tuo fianco.”
“Cin cin.” Rispose l’interessata, col
volto sempre
più simile ad una violetta di stagione.
“Cin cin!” ripetè
Patty per la terza volta
completamente a caso in mezzo al baccano, chiedendosi sul serio se non
ci fosse
stata una certa gradazione alcolica nel tè di tutti.
End.
Zona Autrice *e qui parte la musica dei titoli di coda*
Buon
lunedì ragazzi, eccoci finalmente giunti alla fine di questo
viaggio!
Arrivati a questo punto mi sento di ringraziarvi tutti, ciascuno di
voi, per aver letto questa storia lunghissima e, in qualche modo,
esservi emozionati insieme a me;
per me questa storia ha significato molto, sia come coinvolgimento
emotivo sia come conferma per le mie capacità, dato che non
sono mai riuscita a portare a termine un progetto tanto corposo come
questo, prima!
Mi mancherà questa storia, devo ammetterlo.
Spero che vi sia piaciuta, e se è stata capace di
trasmettervi almeno una risatina, un sospiro o anche solo un sorriso,
allora sono riuscita nello scopo che mi ero prefissata.
Scrivetemelo pure, se avete voglia!
Detto questo vi saluto, bellissimi.
Alla prossima storia.
Un abbraccione!
Kiki
ps.
La canzone che ho linkato come sottofondo ai "titoli di coda"
è How, di Regina Spektor: sinceramente mi parla moltissimo
di Maka e Chrona, e solo immaginarmela come canzone finale per la fine
del manga mi fa salire una lacrimuccia. Non ci posso fare nulla, sono
una sentimentalona.