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Autore: Natsumi92    25/03/2016    2 recensioni
DESTIEL
Un AU nel quale Dean è un ex alcolista proprietario di una tavola calda, Sam è uno studente di legge incapace di notare il modo in cui Jessica lo guarda, e Cas? Beh, Cas mette sottosopra il mondo di Dean e forse, solo forse, gli dà un motivo per avere un po' di fede.
L'amore della durata di una vita raccontato attraverso un battito cardiaco.
Traduzione dell'opera originale "999 days from now" di Dear Collectress
Attenzione: *Major Character Death, Angst, menzione di precedenti abusi di alcol e droga e abbandono di minore*
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jessica Moore, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 2: PARAMETRI VITALI
 
 
GIORNO 316

Duecento miglia e tre termos di caffè dopo, Dean decise di dare un’occhiata ai suoi sms mentre si trovava all’interno dell’Impala. Aveva un promemoria per un appuntamento – cancellato –, un sms da una ex – cancellato – e circa una dozzina di messaggi da suo fratello e da Jess, gli unici che gli importava davvero leggere.

Da Sammy: amico, so che avevi bisogno di un giorno libero, ma dovevi scegliere PROPRIO il Lunedì? 6:23 a.m.

Da Sammy: Jess è davvero un orso a prima mattina. Come fai a sopportarla ogni giorno??? 6:36 a.m.

Da Jess: tuo fratello è inutile, ma carino. 7:02 a.m.

Da Sammy: ehi ma chi mette i cetriolini nell’omelette? Cmq dove tenere i condimenti? Ho paura a chiederlo a Jess prima di mezzogiorno 7:38 a.m.

Da Jess: tuo fratello ha appena provato a cercare i cetriolini sotto al lavandino. Idiota. 7:41 a.m.

Da Jess: lasciami di nuovo sola con tuo fratello e mi licenzio. 8:29 a.m.

Da Sammy: provo a prendermi una pausa. Hai cambiato la psw del wifi? 9:04 a.m.

Da Sammy: seriamente, ho bisogno della psw!!! 9:10 a.m.

Da Sammy: Jess non vuole dirmi la psw! Ma perché l’hai assunta 9:12 a.m.

Da Jess: la nuova psw del wifi è jessèilsignoresupremo 9:13 a.m.

Da Sammy: devo davvero mettermi a studiare, amico. Diglielo tu a lei 9:17 a.m.

Lasciare quei due da soli a dirigere la tavola calda non era stata né la migliore né la peggiore idea che Dean avesse mai avuto in fatto di affari, ma come Sam si ostinava a ripetere, a volte anche il boss ha bisogno di una pausa. Scrisse velocemente un sms a Sam: non ho cambiato io la psw. Meglio se non fai arrabbiare Jess. Mentre a Jess scrisse semplicemente: alla grande.

Lui era a circa 150 miglia di distanza da Crescent City e dal Parco nazionale di Redwood. Ellen avrebbe descritto quel piccolo viaggio come "una semplice passeggiata attraverso il paese”. Guidare attraverso la parte settentrionale della California era così diverso da come lo era farlo nel Nebraska. Il Nebraska era solo terreni pianeggianti e cielo aperto, mentre la California era fatta di montagne, spiagge e sole. L'ultima volta che aveva fatto un viaggio lungo in auto era stato quando lui e Sam si erano trasferiti in California quasi cinque anni prima. Ricordò il lungo percorso che attraversava il Nebraska, il Kansas e il Colorado. In quelle strade, pianure o no, non c'era molto da fare tranne che ammirare i campi di grano o le foreste, e pensare. Ripensò alla più grande palla di spago del mondo[1], ai cerchi nel grano che dicevano, "L'aborto è omicidio" o "Gesù è l'unica via", ma il più delle volte pensava a Sam, che amava il grande cielo riempito solo da soffici nuvole, e il Nebraska era famoso proprio per quello. Si chiedeva spesso perché Sam avesse scelto un’università così lontana da quel posto che amava tanto.

Lungo la Route 101, i ricordi iniziarono a riaffiorare man mano che proseguiva, e le miglia misuravano la lunghezza dei suoi pensieri. Al Miglio 64, vi trovò il ricordo di quando mangiava delle more cantando “Hey Jude” con sua madre. Quella notte, si era infilato silenziosamente nel suo letto, e le aveva chiesto se potessero chiamare il nuovo bambino “Ringo”[2]. Al Miglio 89, ripensò al giorno nel quale capì che la parola “cancro” significava che Mary Winchester non avrebbe più potuto preparare la crostata di mele. Al Miglio 107, trovò la prima volta che assegnarono dei compiti a casa a Sam, ovvero fare un disegno riguardante la sua famiglia. Nel disegno erano rappresentate solo due persone. Al Miglio 118, ripensò al suo primo bacio a Jo Harvelle. Lei in cambio gli regalò un occhio nero e la sua amicizia. E poi, a circa venti miglia da Crescent City, un ricordo di suo padre fece capolino da una nuvola che aveva la forma del Pi greco.

Aveva da poco imparato a calcolare l’area del cerchio, aveva nove anni, forse dieci, e la sua insegnante, Mrs. Ciotta, aveva chiamato suo padre per un incontro genitori-insegnanti. Lui era seduto in fondo alla classe, ed era impegnato a calcolare l’area di una maxi-pizza e quella di un frisbee mentre gli adulti parlavano tra loro. Dean non sarebbe dovuto essere presente, ma John dopo aver fissato Mrs. Ciotta negli occhi e abbassato la voce, disse, “Mi dispiace, signora, ma non smetto mai di tenerlo d’occhio da quando sua madre è scomparsa qualche anno fa. Mi capisce, vero?”. Mrs. Ciotta ammorbidì il suo sguardo amorevole. “Ma certo.” aveva risposto, “Lei è un buon padre per Dean. Non molti uomini si sarebbero assunti una tale responsabilità.”

Dean non ricordava più di cosa avessero parlato la sua insegnante e suo padre, ma ricordava perfettamente che quella fu la prima volta nella quale si rese conto che John e Sam avevano le stesse fossette sulle guance quando sorridevano. Fu una delle poche volte che Dean vide suo padre sorridere, dopo la morte di Mary Winchester, e prima che l’alcol e l’indifferenza verso i propri figli prendessero il sopravvento. Per il resto di quell’anno scolastico, Mrs. Ciotta chiese notizie sul suo “caro padre” quasi una volta a settimana, anche quando aveva smesso di andare agli incontri genitori-insegnanti. Si chiese perché quel ricordo fosse emerso proprio ora, dato che non ripensava a Mrs. Ciotta da quasi dieci anni. Probabilmente i ricordi vengono fuori come se fossero dei venditori porta-a-porta, e tu non puoi far altro che accettarli, per poi richiudergli la porta in faccia.

Quando fu a meno di dieci miglia dalla sua destinazione, desiderò che quelle strade fossero un po’ più libere e che il limite di velocità fosse più alto, così da poter schiacciare liberamente il piede sull’acceleratore dell’Impala. Da quando viveva lì, era passato molto tempo da quando aveva sentito l’ultima volta le ruote dell’auto rimanere attaccate all’asfalto come se fosse un salvagente, con la forza centripeta che era l’unica cosa che gli teneva il culo incollato al sedile, mentre svoltava velocemente ad una grande curva. Era passato tanto tempo da quando si era sentito così vivo mentre guidava, finché poi l’auto dello sceriffo che lampeggiava nello specchietto retrovisore, non lo fece tornare con i piedi per terra.

Si fermò poi davanti all’ingresso del Parco Nazionale di Redwood[3], per dare di nuovo un’occhiata al suo cellulare. Immaginò che non ci sarebbe stato segnale vicino al parco, ma nonostante fosse il suo giorno libero, voleva sapere cosa stessero combinando Jess e Sam.

Trovò due sms da Sam, tre da Jess, e uno rispettivamente da Cas e da Ellen.

Da Sammy: il tuo sistema di archiviazione non ha senso 12:01 p.m.

Da Sammy: adesso capisco perché hai assunto Jess. Dovresti darle un aumento. 12:13  p.m.

Da Jess: tuo fratello è ancora inutile. Può essere carino quanto vuole, ma non basta 12:22 p.m.

Da Jess: guardare Sam che serve ai tavoli è come osservare un Bigfoot. Non credo ai miei occhi 12:28 p.m.

Da Jess: tuo fratello prepara dei milkshake migliori dei tuoi. 12:32 p.m.

Da Ellen: goditi la guida e l’aria fresca. Chiamami dopo. 12:37 p.m.

Da Cas: passi il tuo tempo libero guidando senza meta? Sembra piuttosto controproducente. 12:43 p.m.

Beh, sembrava che Sam e Jess se la sapessero cavare benissimo anche senza di lui, dopo tutto.

A Jess: non dirglielo. Ha già un ego smisurato.  12:51 p.m.

A Sammy: non ringraziarmi per la lezione su come preparare i milkshake, eh. 12:51 p.m.

A Ellen: certo mama E. 12:52 p.m.

A Cas: è più per il viaggio, non per la destinazione. E poi, io non ho mai criticato i tuoi hobby. 12:53 p.m.

Cas rispose quasi immediatamente: in realtà non mi hai mai chiesto come passo il mio tempo libero. 12:54 p.m.

Cas doveva essere in pausa. Dean notò la malinconia che trasmetteva la foresta di fronte a sé, e gli iniziarono a prudere le mani per la voglia di riaccendere il motore. E andarsene.

A Cas: tu avresti del tempo libero? Credevo non facessi nient’altro che lavorare :P  12:55 p.m.

La faccina forse era un po’ troppo flirtante, ma Dean aveva inviato il messaggio senza pensarci troppo.

Da Cas: sì, ho dei giorni liberi. E sono molti di più dei tuoi, comunque   12:57 p.m.

Dean si sentì un po’ in colpa. Dava per scontato che quando Cas non lavorava, passava il tempo con uno dei suoi fratelli. O con Dean. E secondo Cas, la seconda opzione era sempre preferibile alla prima.

A Cas: ok quindi cosa FAI nei giorni liberi? (quando non ti godi la mia fantastica presenza) :P  12:58 p.m.

Ma da quando usava le faccine così spesso?

Da Cas: vieni al St. Ann e te lo mostrerò. 12:59 p.m.

A Cas: la chiesa? 12:59 p.m.

Da Cas: sì. 1:00 p.m.

L’ultima volta che Dean aveva messo piede in una chiesa, sua madre era ancora viva. Il suo funerale lo celebrarono al cimitero. “Dio non l’ha salvata,” aveva detto suo padre, “perché dovrei pagare per una messa in chiesa, se a Dio non importa?”

Era una delle poche cose su cui Dean era d’accordo con John Winchester.

A Cas: sono a Crescent City adesso. Volevo vedere gli alberi. 1:01 p.m.

Da Cas: quindi c’entra la destinazione, allora. Il tuo hobby non è così inutile dopo tutto. 1:02 p.m.

A Cas: già non so. Mi è sempre piaciuto guidare. È la cosa che più si avvicina a volare. Che mi dici del tuo di hobby? 1:03 p.m.

Da Cas: che intendi? Ti ho detto dove trovarmi. 1:03 p.m.

A Cas: oh quindi è così :P 1:04 p.m.

Okay, quindi le faccine nei messaggi per Cas erano diventate un vizio.

Da Cas: credo di sì 1:05 p.m.

A Cas: quindi passi il tempo libero in chiesa. Strano. 1:06 p.m.

Cas non rispose. Dean immaginò (sperò) che fosse tornato al lavoro. Entrambi avevano sempre accuratamente evitato i discorsi sulla religione, anche se Dean sapeva che Cas prestava servizi del genere ogni settimana. Non che a lui importasse che Cas fosse cristiano; molte delle persone che conosceva lo erano, incluso Sam. Semplicemente a lui infastidivano gli sguardi che i credenti gli lanciavano quando ammetteva di non credere in niente, come se avesse la lebbra o qualcosa del genere. Una mancanza di credo religioso non indica certo l’assenza di moralità. O almeno era quello che aveva detto Sam all’ultimo Evangelista che aveva bussato alla loro porta.

Dannato saputello.

Il suo cellulare vibrò. Un altro sms.

Da Cas: parlami degli alberi. 1:09 p.m.

Dean mise in moto l’auto e si diresse verso l’ingresso del parco.
 
GIORNO 345

Da Sammy: perché c’è una macchina per l’espresso nel nostro appartamento? 10:32 a.m.

A Sammy: ho sentito che la caffeina aiuta contro la sindrome premestruale 11:17 a.m.

Da Sammy: fesso 11:31 a.m.

A Sammy: puttana 11:38 a.m.
 
GIORNO 375

Dean si sentiva come se fosse in caduta libera. La crescita della sua amicizia con Cas – gli incontri una volta a settimana per un caffè, i pranzi occasionali, le ore passate a convincere Cas che non tutto il lavoro si svolge dietro una scrivania – aveva raggiunto il limite di velocità.

Dean non poteva cadere più velocemente di così, e non sapeva nemmeno se avesse un paracadute ad attutirne la caduta.

Erano ventisette giorni che non vedeva Cas. Non che stesse tenendo il conto. Avevano messaggiato continuamente per settimane, ma una volta Cas era fuori città e poi era Dean ad essere fuori città, e poi Ellen era in città e poi di nuovo Cas era fuori città. Dean aveva capito in fretta che cercare di coordinare i loro impegni era come perdere una partita a Tetris.

Il giorno libero successivo, Dean scrisse un messaggio a Cas: spiaggia oggi? 5:16 a.m.

Era presto, dannatamente presto, ma la gamba sinistra di Dean a furia di sbattere si era beccata un crampo. E si trovava già a bere il suo terzo caffè.

Da Cas: ma è quasi Ottobre 5:31 a.m.

Rispose: E quindi? 5:32 a.m.

Da Cas: ci vediamo lì. Porta il caffè. 5:33 a.m.

A Cas: Macchiato extra-dolce? 5:34 a.m.

Da Cas: sì per favore. Con caramello. 5:35 a.m.

Un’ora più tardi, dopo aver parlato a Sam di un concerto che si sarebbe tenuto a San Francisco (gli aveva detto che i concerti di mattina sono tutt’altra cosa), Dean entrò nel parcheggio del Gray Wale Cove State Beach[4]. Era stato uno dei primi posti che lui e Sam avevano visitato quando si erano trasferiti in California, ed era diventato uno dei preferiti di Dean. Mai da quando avevano lasciato lo stato del Nebraska, Sam aveva insistito così tanto per vedere l’Oceano Pacifico, in tutti quegli anni da quando si erano trasferiti.

Quando Dean ripensava a quel giorno, poteva ancora sentire le risatine poco virili che aveva emesso Sam, quando le dita dei suoi piedi avevano toccato l’acqua fredda del mare per la prima volta. Poteva ancora vedere il panico diramarsi sul suo volto quando si era reso conto di non poter vincere contro le onde, e i suoi occhi che si erano illuminati quando aveva visto una balena emergere dall’orizzonte dell’oceano. Guardandosi alle spalle, Dean si chiese come sarebbero stati quei momenti se li avessero condivisi con la loro mamma. O con loro padre. Lo faceva arrabbiare, in maniera irrazionale, ripensare a come sarebbero potute andare diversamente le loro vite, a come sarebbero stati quei viaggi se avessero prenotato per quattro invece che per due. La rabbia esplose, come un lampo scintillante, ma proprio come un lampo, sparì velocemente, lasciandogli solo una scia carbonizzata di solitudine e angoscia.

Ma quella sensazione non era niente paragonata alla rabbia che montava dentro Dean, quando ripensava alle sedie vuote ai loro compleanni, ai Natali o ai matrimoni che dovevano ancora venire. Tutto quello non era fottutamente giusto né per lui, né per Sam, e si chiese di nuovo chi avesse fatto incazzare nella vita precedente, per meritarsi così tanta merda.

Quando Dean riconobbe un familiare cumulo di capelli scuri dall’altra parte del parcheggio, decise di lasciare il passato alle spalle a marcire. Aveva cose più importanti di cui preoccuparsi, come ad esempio portare a Cas il suo caffè macchiato ed evitare che diventasse disgustosamente tiepido. Mandò un breve messaggio a Jess per assicurarsi dello stato della tavola calda, e un altro a Sam, dicendogli di essere gentile con Jess. Non che Sam avesse bisogno di un promemoria, comunque.

Portò le gambe fuori dall’Impala e si diresse verso il suo amico. «Ehi.» gli disse, mentre gli metteva il caffè tra le mani.

«Ciao, Dean.» rispose Cas, con la voce ruvida di uno che si era appena svegliato. Mosse il termos che Dean gli aveva dato e poi prese un sorso. «Mmmmmmh» disse leccandosi le labbra. «È delizioso.»

«L’ho, uh, fatto io.»

«Non sapevo fossi anche un barista provetto.»

«Non lo sono.» disse Dean. «Ho preso una macchina per espresso, e ho pensato che avrei dovuto imparare ad usarla.» Si strinse nelle spalle.

«È piuttosto buono.» fece una pausa. «Lo sapevi che la temperatura media dell’oceano è di 55 gradi?»

Naturalmente solo Cas poteva sapere merda a caso come quella. «No che non lo sapevo.» rispose Dean. «Dimmi di più.»

«In media, un adulto raggiunge lo stato ipotermico nel giro di una o due ore a quella temperatura. La speranza di sopravvivere è – aspetta, per caso eri sarcastico?»

Dean scoppiò a ridere, avvertendo come la risata raggiungesse ogni parte del suo corpo. Quel piccolo strano uomo (anche se “piccolo” era soggettivo dato si sentiva lui stesso così quando era vicino a quel Gigantor di Sam) non smetteva mai di stupirlo con le sue perle di conoscenza lanciate a caso. La prima volta che erano andati a prendersi il caffè insieme, Cas gli aveva detto che la “cartilogenofobia” era la paura delle ossa.

Dean era ancora orgoglioso di se stesso, dato che quella volta si era astenuto dal fare battute imbarazzanti sulle ossa.

«A volte mi chiedo perché siamo amici.» sbuffò Cas, prendendo un lungo sorso della sua bevanda. Lo sguardo di protesta sul volto del suo amico, fece ridere di nuovo Dean.

«Me lo chiedo ogni giorno.» rispose Dean. Ma solo lui sapeva di averlo detto scherzosamente.

Cas non disse niente, non che si aspettasse diversamente. Una volta Cas gli aveva raccontato che da bambino, era silenzioso in maniera anormale. Dean non gli aveva fatto pressioni per parlarne, perché aveva come l’impressione che non era una storia divertente, ma sentiva come se Cas non fosse una persona che parlasse con tutti. Credeva che se qualcuno gli avesse chiesto che ore fossero, Cas sarebbe stato sfuggente come lo era una tartaruga che si ritira nel suo guscio.

Senza dire una parola, Cas si avviò verso la baia, e anche se era metà Settembre e Cas era un sud-californiano di nascita, descrisse l’aria come “assolutamente gelida”. Era ancora così presto, che il sole non si era alzato del tutto da dietro la linea dell’orizzonte e la nebbia abbracciava ancora la costa, come una coperta fatta di tenebre e mistero. La nebbia rendeva l’aria ancora più fredda, e Cas si strinse di più nel suo trench, come un bambino che cerca calore nella sua coperta preferita. L’uomo dai capelli scuri si piazzò in mezzo alla spiaggia, e dopo essersi tolto le scarpe, infilò le dita nella sabbia.

Dean si stava letteralmente sciogliendo, perché tutto quello a cui riusciva a pensare era che il cielo grigio, che rendeva gli occhi di Cas di un blu cristallizzato, e il rombo sordo delle onde del mare, erano lo sfondo perfetto per il loro primo bacio.

Lui si buttò sulla sabbia accanto al suo amico, e per un tempo indefinito rimasero così, fermi e in silenzio. Fino a dieci anni prima, Dean non sarebbe stato capace di stare lì fermo. Avrebbe corso, saltato, provato a fare surf, non fregandosene un accidente della possibile ipotermia.

Il suo cellulare cinguettò. Un sms da Jess.

Da Jess: tutto bene alla tavola calda. Sam non ha ancora bruciato niente. Un giorno mi dirai che cosa combini nei tuoi giorni liberi. 7:01 a.m.

«Jess?» chiese Cas.

«Già.» disse Dean. Fece scivolare il suo telefono di nuovo in tasca, leggermente infastidito dal fatto che Jess avesse rovinato quel momento.

Cas iniziò a disegnare sulla sabbia, le sue dita tracciavano dei simboli che Dean non conosceva o che non capiva, la lingua unica di Castiel. Una lingua che Dean avrebbe voluto parlare. «Hai mai letto “Harold e la matita viola”?» chiese Cas.

«No.» replicò Dean. «Non è un libro per bambini?»

Cas annuì e poi spiegò a Dean la trama. A quanto pare Harold era un bambino che voleva passeggiare al chiaro di luna, ma la luna non c’era, così prese un pastello viola e la disegnò, andando poi a creare un intero mondo con quel colore grazie alla sua immaginazione. Era strano che a Cas potesse piacere un libro del genere, e poi Dean desiderò che sua madre fosse ancora viva per poter leggere a lui e Sam.

«Qual è il punto, Cas?»

Cas continuò a disegnare nella polvere, lunghi e sinuosi riccioli che sembravano delle molle per bambini. «Harold sapeva che il mondo è quello che noi creiamo, anche se hai a portata di mano un solo pastello.»

«Non ti seguo.»

«Tu hai detto che ti chiedi perché siamo amici: il motivo è perché noi disegniamo il nostro mondo, e io ho disegnato te nel mio.»

«Merda, Cas.» imprecò Dean. «È roba profonda, amico.»

«Harold e la matita viola è un libro “profondo”. Ho imparato molte cose preziose leggendolo.»

Dean si aspettava che il libro preferito di Cas potesse essere un tomo sugli schemi di migrazione delle api nell’emisfero occidentale oppure una prolissa biografia di Peter Ganine, l’inventore delle paperelle di gomma. In un angolino della mente di Dean, vi era un elenco con tutte le cose che l’avevano sorpreso nella sua vita. #64 il falsetto di Sam. #40 la collezione di tacchi alti di Ellen. #29 Jess che parla fluentemente lo spagnolo. #17 l’attrazione che aveva per “Zio Jesse” della serie Gli amici di papà. L’elenco era slittato ed era cambiato nel tempo, ma c’era un costante #1 da nove mesi ormai: Castiel Novak.

«Perché proprio quel libro?» chiese Dean.

Cas si rilassò sulla sabbia. «Perché no?» disse. «Perché è per bambini? Non l’ho letto finché non sono cresciuto, e trovo tuttora che il suo messaggio sia molto commovente.» Chiuse gli occhi. Dean immaginò che Cas stesse orchestrando una sinfonia nella sua mente che seguisse il ritmo della marea.

Dannazione, era davvero cotto.

«Qual è il tuo libro preferito?» chiese Cas. I suoi occhi erano ancora chiusi.

«1984[5].» rispose lui. «L’hai letto?»

«Un libro sulla censura, sull’estremo nazionalismo e sulla manipolazione psicologica? No, non l’ho letto.» rispose Cas. «Preferisco i libri spiritualmente e emozionalmente positivi.»

«È molto più di quello.» protestò Dean.

Cas aprì gli occhi. Alzò un sopracciglio, un segno distintivo che Dean avrebbe voluto saper fare. «Davvero? Dimmi di più.» biascicò lui.

«Si tratta, sai, di ribellarsi al Grande Capo. Combattere per i propri diritti, per il libero arbitrio. Quella roba lì.»

Cas ridacchiò. La risata scosse le sue spalle. «È strano come i nostri interessi riflettano le nostre personalità.» disse lui. «Il modo in cui riflettono le nostre storie personali. Il tuo libro preferito mi ha detto di te molto di più, di quello che ho appreso nel primo mese di conoscenza.»

Quello che aveva detto Cas era vero, ora che Dean ci faceva caso. Non sapeva molto dell’infanzia di Cas, ma quello che non sapeva non era abbastanza. Il libro preferito di Cas poteva avere senso quando Dean pensava che il suo migliore amico fosse un polpo farcito.

«Il libro preferito di Sam è “I fratelli Karamazov”[6]. Che mi sai dire su di lui?»

Apparentemente, quello non diceva molto, a giudicare da quanto Cas disse in merito. I due uomini continuarono a scherzare e a ridere a lungo, dopo che il sole si era fatto spazio nella nebbia, finché non furono interrotti dal suono incessante del telefono di Dean.

Da Sammy: sapevi che Jess è single? 11:11 a.m.

Dean si appuntò mentalmente di prendere a schiaffi suo fratello.

Il suo cellulare squillò di nuovo.

Da Sammy: come fa una ragazza come lei ad essere single? È fantastica 11:12 a.m.

«È di nuovo Jess?» chiese Cas.

Dean scosse la testa. «No, è Sam.» gli mostrò il cellulare. «Credo che l’abbia finalmente notata.»

«Era ora.» mormorò Cas.

A Sammy: davvero? E l’hai capito tutto da solo? 11:14 a.m.

«Magari potresti facilitargli le cose.» suggerì Cas.

«Intendi tipo appuntamento combinato? Nah. Non è nel mio stile.» Entrambi sapevano fosse una bugia, perché Dean lasciava spesso Sam e Jess da soli alla tavola calda, per “facilitare le cose”.

Dean non era in servizio quel giorno, comunque. Spense il telefono e trascorse il resto della giornata a cercare di capire quale angolazione del sorriso di Cas gli piacesse di più.
 
GIORNO 422

«Alzati. Hai bisogno di farti una vita.»

Sam alzò lo sguardo dallo schermo del laptop che aveva fissato nelle ultime quattro ore. Libri di legge, appunti legali e talmente tanti post-it da far rabbrividire gli ambientalisti, erano sparsi tutti attorno al minore dei Winchester.

«Va’ via, Dean. Sto lavorando ad un caso.» disse Sam.

«Davvero? E quando devi consegnarlo?»

Sam si strinse nelle spalle. «La prossima settimana, credo.»

Dean raggiunse suo fratello e chiuse il portatile. Ignorò le cose davvero poco carine che gli stava dicendo Sam, protestando. Poi lui gli disse che studiare così tanto era da sfigati. Sam lo insultò chiamandolo “mamma chioccia”. Dean gli disse “YOLO”[7] e gli tirò un paio di jeans addosso.

La discussione finì quando Sam si infilò svogliatamente il cappotto dopo che Dean gli aveva promesso di pagargli una birra. O tre.

«Devi lasciarti andare.» disse Dean. «Divertirti. Trovare una ragazza.»

Sam arrossì. Oh, quello era un argomento delicato. «L’ho trovata una ragazza.»

«Quindi? Come sta andando? Hai intenzione di fare qualcosa in proposito?» Dean non attese la risposta di Sam, e prese il proprio cellulare dalla tasca, iniziando a digitare un sms a Jess: sto andando a bere qualcosa con Sam. Vuoi venire?

«Che stai facendo?» gli chiese Sam.

«Sto invitando Jess.» rispose Dean.

«Perché?»

«Perché è nostra amica e ha bisogno di divertirsi anche lei.»

«Oh.» rispose Sam. Guardò Dean come se stesse mettendo insieme dei pezzi di un puzzle. «Stai invitando qualcun altro?»

«No. Dovrei?» Dean si sentì notevolmente in difficoltà, perché entrambi sapevano cosa Sam stesse davvero chiedendo. Sam pensava che Dean avesse una fidanzata segreta, ma come avrebbe reagito se avesse saputo la verità? Dean pensò di invitare Cas, ma lui era sempre al lavoro, e davvero, Dean non sapeva ancora come spiegare cosa fosse Cas per lui. Un amico? Sì, ma era solo quello, Dean? Sapeva che Cas avrebbe detto che stava facendo una cosa ridicola, che non poteva “quantificare ciò che in realtà andrebbe solo qualificato”. Qualunque dannata cosa significasse. Inoltre, quella poteva essere finalmente la sera nella quale Sam avrebbe fatto la sua prima mossa, conquistando la ragazza. Anche se ancora non se ne rendeva conto.

Arrivò un sms da Jess: certo. Dove ci vediamo? 8:28 p.m.

«Jess verrà.» confermò Dean.

Gli occhi di Sam si spalancarono leggermente dal panico. «Uhm, vado a cambiarmi.» balbettò. «Torno subito.» Si infilò nel corridoio dell’appartamento e poi chiuse con forza la porta della sua camera.

«Maledetta principessina,» mormorò. Dean si buttò sul loro logoro-ma-comodo divano. Scrisse a Jess l’indirizzo del bar e poi accese la televisione. Non c’era nulla, a parte dei notiziari e delle repliche dei Simpson, che era piuttosto sicuro di non voler guardare. Lasciò al telegiornale – la Russia agiva come un’idiota ancora una volta – e scrisse un messaggio a Cas: Ehi, come butta?

A Cas ci vollero pochi minuti per rispondere, e nel frattempo Sam era venuto fuori non una, non due, ma tre volte con magliette diverse, rimanendo sempre insoddisfatto delle scelte. Dean lo definì una ragazzetta adolescente, e Sam se ne andò sbattendo di nuovo la porta.

Nessuno poteva dire che non fosse immaturo.

Quando controllò di nuovo il suo cellulare, trovò tre messaggi di Cas.

Da Cas: il modo più accurato per rispondere alla tua domanda sarebbe quello di dirti che non ho nulla da buttare al momento. 8:32 p.m.

Da Cas: però mi rendo conto che probabilmente non era quello che intendevi 8:33 p.m.

Da Cas: sono a casa. Com’è andata la tua giornata oggi, Dean? 8:33 p.m.

Dean sbuffò. Niente lo divertiva quanto gli sms che gli mandava Castiel. Eccetto forse l’episodio di Seinfeld dove quel ragazzo non voleva dar loro la zuppa. Quello sì che era un gran bell’episodio.

A Cas: è andata bene. Sto per uscire con Sam e Jess a bere. 8:34 p.m.

A Cas: loro bevono. Io guido.  8:34 p.m.

Dopo quel giorno che Dean chiamava “l’Incidente del Frullato”, aveva passato diversi mesi a provare a convincere Sam che non c’era nessun rischio quando usciva da solo. Non aveva davvero nessuna intenzione di ricascarci, ma come faceva a far sì che Sam gli credesse? Sarebbe stato più facile che i film di Twilight vincessero degli Oscar. Dean immaginò che Sam avesse acconsentito ad andare al bar quella sera, solo per potergli tirare un pugno in faccia se avesse osato ordinare anche due dita di whiskey.

Da Cas: sta attento. 8:37 p.m.

A Cas: come sempre. 8:37 p.m.

Da Cas: festeggerai Halloween stasera? 8:38 p.m.

A Cas: no usciamo solo a bere. Stai lavorando al tuo hobby super segreto? :P  8:39 p.m.

Da Cas: no, non oggi. Credo che ci lavorerò domani, comunque. 8:40 p.m.

Da Cas: e non è “super segreto”, puoi venire al St. Ann quando vuoi a vedere quello che faccio. 8:41 p.m.

Sam riapparve in salotto indossando una camicia a quadri, dei jeans, e degli scarponi da trekking. Lo sguardo sul volto di suo fratello era un ghigno ebete che diceva “che adorabile cucciolo felice del suo primo giro in auto!”. Non che avesse mai detto a Sam che lo trovava adorabile. Infatti, decise di prenderlo in giro. «Adesso sembri un bifolco del Nebraska.» lo canzonò Dean.

«Sta’ zitto.»

«Spero che a Jess piacciano i ragazzi che odorano di granoturco.»

«Stai zitto, Dean.»

«No, davvero. La flanella ti sta proprio bene. Fa molto ragazzo-della-porta-accanto che incontra una pornostar Canadese.»

Sam fece una smorfia. «Ti prego non dirlo mai più.» lo supplicò. «Possiamo andare adesso?»

«Certamente.» Dean raccolse le chiavi dell’auto e il suo cellulare. «Dopo di te.» disse, facendogli segno con un braccio. Mentre Sam usciva dal loro appartamento davanti a lui, Dean gli scattò una foto e la allegò ad un messaggio: indossa la stessa camicia che indossava ieri. Cretino :D

Da Cas: e tu non glielo dirai, vero? 8:45 p.m.

«Con chi stai messaggiando?» chiese Sam.

«Con la farmacia. La prescrizione del tuo Buscofen è pronta.»

Sam gli rivolse un ringhio e se ne andò via. Suo fratello aveva davvero bisogno di fare sesso.

Dean aveva scelto il bar dopo aver dato un’occhiata su Yelp, ed era uno di quei posti che servivano birra artigianale, e ciò era fantastico, perché Dean era interessato a permettere lo sviluppo delle piccole imprese e blablabla, ma l’aveva anche scelto perché serviva cibo biologico e tutte quelle stronzate da hipster.

Sam l’avrebbe odiato, perché l’unica cosa che Sam odiava più degli hipster erano i clown. (Sam una volta gli aveva fatto la ramanzina per un’ora intera, riguardo il suo notevole livello di coglionaggine, dopo uno scherzo sui clown)

La settimana precedente, durante la loro biennale guerra di scherzi, Sam per vendicarsi aveva cambiato il messaggio in segreteria sul cellulare di Dean. Tutti quelli che avevano chiamato per lasciargli un messaggio erano stati accolti da “Casa dei Dolori e dei Piaceri di Dean Winchester. Al momento sono un po’ impegnato con la frusta, quindi siete pregati di lasciare nome, numero e livello di dolore che riuscite a sopportare.” Dean non se ne accorse per quattro giorni. L’ultimo messaggio ricevuto fu una risata di Ellen della durata di sei minuti.

Dean non riusciva a contenere l’eccitazione mentre camminavano lungo la Number 90 – Dean notò che era il nome della strada --, finché Sam non entrò per primo nel bar. Il barista, che indossava degli skinny jeans, dei baffi da fine ottocento e un cardigan alla Mr. Rogers[8], si complimentò con Sam per la sua camicia a quadri, dicendogli quanto fosse “completamente all’ultimo grido”.

La faccia di Sam era un misto di orrore e confusione. Davvero senza prezzo.

«Dean.» gemette lui. «Ma dove siamo?»

«Guardati attorno, Sammy-boy. E usa le abilità induttive che hai imparato a scuola.»

«Credo che tu voglia intendere “deduttive”.»

«Sì, quello che è.»

Il barista fece saltare lo sguardo da uno all’altro, insicuro su come comportarsi con i due fratelli. «Posso portarvi qualcosa da bere?»

«Uhm --  credo che…» iniziò Sam.

«Ha mai pensato di scuotere i baffi e pianificare il dominio del mondo?» chiese Dean all’uomo. «O di legare delle donzelle-in-difficoltà ai binari di un treno?»
Sam sospirò, visibilmente risentito dall’idea di passare la serata nella terra degli hipster. «Prenderò una pinta di quello che vuole, alla spina.» disse al barista. Poi si rivolse a Dean. «Ottima mossa.»

Sam allungò al barista una banconota in più di 20$ per far sì che Dean non bevesse nulla di più forte del semplice caffè, e anche se lui gli aveva giurato che non fosse necessario, fu segretamente contento di ciò, così non avrebbe avuto nessuna tentazione. Jess arrivò dieci minuti dopo di loro, con indosso un abito corto sportivo che metteva in mostra delle gambe che avrebbero fatto morire di invidia anche le Rockette[9]. Dean le rivolse un fischio di approvazione, per poi ricevere una gomitata nelle costole da Sam e un’occhiata truce da Jess. Lui rispettava i sentimenti che suo fratello provava per lei, ma stava così dannatamente bene vestita in quel modo. «Se indossassi vestiti del genere anche al lavoro, faremmo facilmente un sacco di soldi.» le disse Dean.

«Beh, tu non hai abbastanza soldi per permetterti un’accusa contro le molestie sessuali.» rispose lei. «Ma immagino tu stia cercando di farmi dei complimenti, anche se in modo molto fastidioso.» Jess scosse i lunghi capelli biondi, portandoli indietro sulle spalle. Dean avrebbe raccontato più tardi a Castiel del modo in cui gli occhi di Sam erano schizzati fuori dalle orbite. Si sedette su uno sgabello, mettendo in mostra le lunghe gambe. Sam impallidì, e Dean si chiese se sarebbe svenuto da un momento all’altro. «Quindi siamo qui per bere, ragazzi? Beh, se non Dean, immagino io e te, Sammy-boy.» Lei ordinò due bicchierini di Tequila e rivolse a Sam un’occhiata maliziosa. «In alto i bicchieri,» disse lei, «chi perde si occupa del turno di mattina per una settimana.»

Il povero Sammy non aveva alcuna chance.

Ci volle un’ora, tre shottini di Tequila e una pinta di birra per far sì che Sam iniziasse a rispondere al flirt di Jess seriamente, invece di annuire e basta. La band che si chiamava “Heroes of Yesterday” (o qualunque fosse il loro merdoso nome) aveva finito di suonare l’ennesima canzone sull’amore non corrisposto e sulle albe al mare. Il bar era mezzo pieno, e Dean sorseggiava il suo virgin Cuba Libre (aka una coca-cola), mentre decise di scrivere a Cas, il quale aveva iniziato a gestire a distanza l’appuntamento combinato dei due.

Da Cas: probabilmente dovresti evitare che ci vadano giù pesante con i liquori 10:48 p.m.

Da Cas: Sam le sta chiedendo ancora della sua famiglia? Alle donne non piace parlarne 10:49 p.m.

A Cas: Sam davvero non sta facendo nulla. E Jess non fa altro che parlare 10:50 p.m.

Dean ordinò un’altra coca-cola dal barista, che sembrò visibilmente offeso dal fatto che continuasse ad ordinare roba con un alto contenuto di fruttosio, e valutò la situazione. Jess era vivace, loquace e civettuola. Sam? Dean aveva visto alberi mostrare più emozioni. Il suo telefonò suonò. Un altro messaggio da Cas: forse è arrivato il momento di aiutarli? 10:53 p.m.

In passato, Dean ci avrebbe provato malamente con Jess,per far sì che Sam acquistasse dei punti. Anche adesso, era tentato di pagare un qualche tizio dai pantaloni stretti quanto il culo di Satana affinché offrisse un drink a Jess, per far ingelosire Sam. Avrebbe funzionato (probabilmente), ma Sam (sicuramente) se la sarebbe presa a morte con lui, ed era già stato arrabbiato con Dean abbastanza per una vita intera. O forse due.

A Cas: che cosa devo fare? 10:55 p.m.

Da Cas: incoraggiarlo a mostrare i suoi sentimenti a Jess. 10:57 p.m.

Grande. Come avrebbe dovuto farlo?

Da Cas: parla con lui 10:58 p.m.

Okay, poteva farlo. Scese dallo sgabello e disse a Sam che stava andando fuori a fumarsi una sigaretta. Come era prevedibile, Sam lo seguì all’esterno del bar, mostrandogli la faccia accigliata e stronza da “non ti permetterò di farlo”.

«Dean! Ne abbiamo parlato. Me lo hai promesso. Niente più alcol, niente più sigarette, niente --»

«Rilassati, amico.» rispose lui. «Volevo solo allontanarmi da Jess per un secondo.»

«Perché?»

«Così possiamo parlare di lei.»

«Oh.» Sam vacillò leggermente, e forse aveva bevuto troppo alcol per sostenere una conversazione del genere. Ma Dean ci provò lo stesso, perché Jess era sola all’interno del bar, e il tempo ha denaro. O è denaro. In qualunque modo si dicesse.

Dean batté una mano sulla spalla di suo fratello, che scattò verso l’alto. «Sammy, arriva un momento nel quale, uhm, non devi far altro che agire. E questo è quel momento.»

«Ehm, okay?» la faccia di Sam rifletteva la sua confusione.

«Jess, Sam. Sto parlando di Jess.»

«Oh, uhm, okay. Ehm, sì.»

Dean sospirò. «Okay quindi hai bevuto o troppo oppure troppo poco, a seconda dei punti di vista. Ora ascoltami: Jess è una ragazza maledettamente fantastica, e se tu non porti subito il tuo culo da Bigfoot di là e non le offri da bere, pagherò oro per far sì che la parola “cacasotto” sia ricamata su ogni tua maglietta.»
La bocca di Sam si spalancò come se fosse uno stoccafisso. Dean gli fece un favore e gliela chiuse. «Torna là dentro, e divertiti.» Spinse suo fratello all’interno del bar. Sam inciampò, e iniziò ad attraversare il locale come se fosse una stella marina gigante.

Oops.

Quando tornarono all’interno del locale, Jess non era più seduta allo sgabello. La videro sulla pista da ballo (Dean sospettò che lei avesse spostato qualche sedia e qualche tavolo per farsi più spazio) fare la mossa dell’Electric Slide. Gli Yo-yo Psicotici (o qualunque fosse il nome di quella band) avevano messo su un mix di canzoni, delle quali Jess stava seguendo il ritmo. Forse non tutte le band hipster facevano musica di merda, dopo tutto.

Quando Jess li notò, scivolò nella loro direzione e afferrò Sam per un braccio, trascinandolo sulla pista da ballo con lei. Jess non lo sapeva, ma l’ultima volta che lui aveva ballato (undici anni prima più o meno), si era slogato la caviglia così male che non aveva potuto camminare per giorni. E così, Jess stava insegnando a Sam dei passi di danza? Era davvero un grosso problema per il minore dei Winchester.

C’erano stati alcuni momenti, nei lunghi trentatrè anni di Dean, nei quali aveva provato nient’altro che un senso di speranza, come quando il giudice era sul punto di dare a Ellen l’affidamento dei due fratelli, o quando stava camminando lentamente verso l’uscita del centro di riabilitazione, o quando uno sconosciuto gli disse che “non sono le ali a rendere tale un angelo”. Ma guardando Sam e Jess, felici e sorridenti, sulla pista da ballo, beh, lui sperò che i due potessero guardarsi per sempre in quel modo stupidamente innamorato.

Fece un video ai due che ballavano in mezzo alla pista, e lo allegò ad un messaggio per Cas: guarda questi due idioti :)

Da Cas: era ora. Credi che le chiederà di uscire? 11:19 p.m.

A Cas: se non lo fa, è davvero un cretino 11:20 p.m.

 
[2] Sembra stupido specificarlo, ma Hey Jude è una canzone dei Beatles e Ringo Starr è uno dei membri.
[3] Foto qui
[4] Foto qui
[5] George Orwell
[6] Fëdor Dostoevskij
[7] You Only Live Once, ovvero “Si vive una volta sola”
[9] Loro
 
Nota della traduttrice: Buon salve, come va? Allora, questo capitolo l'ho tradotto prima del tempo, dato che era formato principalmente da scambi di sms, e ne sono stata davvero felice. Comunque, non trovate che la scena sulla spiaggia sia stata davvero sublime? Inutile, questi due fanno scintille in ogni fanfic, non c'è nulla da fare. 
Ho dato un'occhiata al prossimo capitolo, e inizia con un bel WARNING ANGST da parte dell'autrice, quindi posso solo immaginare che per i prossimi quattro capitoli ne vedremo delle belle (si fa per dire belle, perché soffriremo come cani).
BTW, ci vediamo al prossimo aggiornamento, spero di pubblicarlo per la fine della prossima settimana, anche se la vedo dura dato che è un altro capitolone immenso. Alla prossima! SognatriceNotturna
   
 
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