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Autore: Natsumi92    27/03/2016    4 recensioni
DESTIEL
Un AU nel quale Dean è un ex alcolista proprietario di una tavola calda, Sam è uno studente di legge incapace di notare il modo in cui Jessica lo guarda, e Cas? Beh, Cas mette sottosopra il mondo di Dean e forse, solo forse, gli dà un motivo per avere un po' di fede.
L'amore della durata di una vita raccontato attraverso un battito cardiaco.
Traduzione dell'opera originale "999 days from now" di Dear Collectress
Attenzione: *Major Character Death, Angst, menzione di precedenti abusi di alcol e droga e abbandono di minore*
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jessica Moore, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 3: DIAGNOSI
 
Nota dell'autrice: Se non l'avete già fatto, leggete i warnings e i tags. Io vi ho avvisati. Ci risentiamo a fine capitolo.

Nota della traduttrice: Ragazzi forze e coraggio, buona lettura, ci risentiamo a fine capitolo.
 
 
 
GIORNO 477
 
«Tuo fratello si sta comportando in modo strano. Più strano del solito»

Le parole di Jess non permisero a Dean di distogliere l’attenzione dalle scartoffie che stava faticosamente compilando. Gestire una piccola impresa poteva davvero essere una spina nel fianco. «Quindi? Che c’è di nuovo?» disse a Jess.

La cameriera lasciò cadere la scatola chiusa delle decorazioni di Natale sul pavimento e si fiondò giù dalla sedia per essere di fronte a Dean. Incrociò le braccia al petto. «Pensavo potessimo andare d’accordo, sai? Visto che ho lentamente superato la mia stupida cotta, credevo potessimo rimanere amici e poi oggi, oggi non mi ha parlato nemmeno una volta.» si lamentò Jess.

«Che schifo.» la tassa che doveva pagare all’Agenzia delle Entrate era ancora del 7,50%, o era aumentata di nuovo? «Jess, la tassa è ancora del sette-punto-cinque percento?» le chiese.

«Davvero?»

«Cosa?»

«È tutto quello che hai da dire?»

«Beh cosa vuoi che ti dica?» Jess era una maledetta studentessa universitaria, e non riusciva a gestire un Sam offeso? Non era un suo problema.

«Io voglio un consiglio riguardo tuo fratello.» esplose lei.

«Sì, Sam è uno strano idiota. No, non ho idea del perché ti stia riservando il trattamento del silenzio.» le disse Dean. Stava passando una giornata di merda: si era svegliato con la caraffa del caffè vuota, quella mattina aveva trovato una multa sul parabrezza dell’Impala (la vigilessa gli aveva davvero scritto buone feste sul retro), e si era dimenticato di pagare l’IVA mensile, ciò significava che si ritrovava con 250$ dollari in più da pagare. Era uno di quei giorni nei quali avrebbe solo voluto tracannare una bottiglia e dimenticare tutto. Ma quella non era un’opzione, non più.

«Beh, ma perché mi sta riservando il trattamento del silenzio?»

«Non lo so. Perché non glielo vai a chiedere e mi lasci fottutamente in pace così posso lavorare?»

«Perché non vai a fare in culo e muori?» sputò di getto, e uscì dal suo ufficio, continuando a dare di matto.

Grande. Perfetto. Almeno adesso avrebbe potuto lavorare in santa pace.

Il cellulare vibrò. Un messaggio da Cas: Come stai oggi Dean? 11:24 a.m.

Onestamente? Aveva dormito di merda, i piedi gli facevano male, e la tosse non voleva saperne di andarsene. Jess era arrabbiata con lui, Sam non parlava con nessuno e ogni volta che si sedeva per controllare il libro contabile, qualcuno lo interrompeva nel bel mezzo dei calcoli. Aveva ricominciato da capo sei volte. Sei cazzo di volte.

Da Cas: stanotte prova a dormire con i piedi sollevati su un cuscino. Questo dovrebbe alleviare il dolore 11:27 a.m.

Naturalmente Cas era ancora un maledetto tesoro mentre lui si comportava come un cazzone.

Da Cas: [foto allegata] 11:28 a.m.

Uh. Un gatto vestito da taco.

Da Cas: ti piacerebbe fare un taco-incontro? 11:28 a.m.

Da Cas: mio fratello mi aveva assicurato che fosse una battuta divertente 11:28 a.m.

Da Cas: per quello che vale, un anziano signore mi ha appena vomitato sulle scarpe 11:29 a.m.

A Cas: ma che schifo! 11:29 a.m.

Da Cas: erano nuove. Provo un po’ di disappunto. 11:30 a.m.

A Cas: meglio le scarpe del trench 11:31 a.m.

Da Cas: l’uomo non sarebbe sopravvissuto per raccontarlo 11:32 a.m.

Da Cas: a proposito, ho apprezzato molto quel film sui pirati. Possiamo rivederlo? 11:33 a.m.

A Cas: sì certo 11:33 a.m.

Da Cas: devo tornare a lavoro adesso. 11:33 a.m.

A Cas: ci sentiamo dopo. E non uccidere quelli che ti vomitano addosso 11:34 a.m.

Da Cas: sembro un santo quando faccio la parte del diavolo 11:35 a.m.

A Cas: ????? 11:35 a.m.

Da Cas: è Riccardo III. Shakespeare. 11:36 a.m.

A Cas: vai a lavorare, mi stai distraendo 11:36 a.m.

Da Cas: [foto allegata] 11:37 a.m.

Da Cas: spero che la tua giornata possa migliorare 11:37 a.m

L’uomo gli aveva mandato un selfie, con indosso il suo trench, e con una palla rossa al posto del naso, in stile Patch Adams[1]. Dean sorrise al telefono e gli rispose: torna al lavoro, stupido. 11:39 a.m.

Dean continuò a ridere stupidamente allo schermo del telefono, finché Sam non entrò nel suo ufficio cinque minuti dopo. «Ehi.» disse suo fratello prima di gettare il suo lungo corpo sul divanetto, arricciandosi in posizione fetale.

Istinto di fratello maggiore su allarme rosso. «Che è successo?» Dean chiese a Sam.

«Niente.»

«Niente?»

«Niente. Posso rimanere semplicemente seduto qui, uhm, a fare niente? Ho bisogno di una pausa dallo studio.»

«Va bene.» disse Dean. Tornò alle sulle scartoffie. Aveva davvero bisogno di fare affidamento sull’online banking, perché la matematica non era mai stata il suo forte. Anche se era davvero tentato di andare a chiedere scusa a Jess, così che lei potesse occuparsi della contabilità, decise di accendere la radio per riempire l’ufficio di rock classico, e tornò a digitare le stringhe di numeri sulla calcolatrice. Non guardò Sam nemmeno una volta. Se avesse avuto bisogno di parlare, avrebbe potuto farlo quando voleva.

Servirono esattamente sette minuti al Bigfoot, prima di scoppiare.

«Si tratta di Jess.» iniziò Sam. «Beh, uhm, in particolare di me e Jess. Voglio chiederle di uscire ma, ehm, non so come fare.»

Dean fu tentato dal gettare le braccia al cielo e gridare un “Alleluja! Sam ha visto la luce!” Ma l’istinto gli disse che Sam non l’avrebbe apprezzato. Invece, annuì e gli disse di continuare. Meglio lasciare che Sammy vuotasse il sacco, così Dean avrebbe potuto trovare un modo carino per dirgli di piantarla di fare il gattino spaventato e di andarsi a prendere la ragazza.

Sam apriva e chiudeva le mani, un segno di nervosismo che aveva avuto fin da quando era piccolo. Dean l’aveva sempre preso in giro dicendogli che fosse un desiderio inconscio di avere qualcuno a cui stringere la mano. Sam gli rispondeva sempre di stare zitto.

«Tu la conosci meglio di me… e probabilmente le piaci anche di più. Cosa dovrei fare? Cosa le piacerebbe?» la voce di Sam era carica di incertezza.

Jess avrebbe apprezzato che Sam facesse l’uomo e andasse a prenderla. Così gli disse di invitarla a cena. Semplice e diretto. A Jess sarebbe piaciuto.

Sam non sembrava convinto, ma lo stava ascoltando. Il suo corpo si sporse in avanti, e negli occhi non c’era solo una richiesta di aiuto, ma era come se stesse chiedendo il permesso. Dean conosceva i suoi sguardi – avendolo cresciuto, sapeva quando suo fratello voleva qualcosa – ma questa volta era diverso. Sam non gli stava chiedendo un passaggio o di prendere in prestito il suo giubbotto di pelle, gli stava chiedendo il permesso per uscire con una ragazza, e quella era una cosa che Sam non aveva mai fatto prima. Dean si accorse che Jess era la prima ragazza per la quale Sam mostrasse più di un casuale interesse, da quando si erano trasferiti dal Nebraska (e se doveva proprio essere onesto con se stesso, da quando lui era entrato in riabilitazione). Si schiarì la voce. «Ascolta, Sammy. Posso farti una domanda?»

«Certo.»

«Perché vuoi uscire con Jess?»

Le mani di Sam si fermarono e si posarono sulle ginocchia, stabili e calme. «Mi fa ridere,» ammise, «e non so, negli ultimi mesi abbiamo lavorato davvero molto insieme. Quando non lavoriamo, studiamo entrambi qui. Se avessi passato così tanto tempo con te, ti avrei già ucciso. Ma lei… io non vedo l’ora di lavorare se lei è qui. È come se i miei giorni fossero vuoti senza di lei, mi capisci?»

Sì, Dean lo capiva.

«Ma allora non sarebbe più sensato, che ne so, che lei entrasse ufficialmente a far parte della tua vita?» disse Dean.

«E se mi dicesse “no”?»

Ah. Ecco qua. Signore e Signori, Dean Winchester vi presenta l’ossessionante paura di Sam di essere rifiutato, portata a galla da quella testa di cazzo di Mr. John Winchester.

Dean si fermò e tirò fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni. Prese una venti sgualcita e la mise nelle mani del fratello.

Sam fissò la banconota come se fosse fatta di pelle umana. «Perché me la stai dando?» chiese.

«Ti pago 20$ per andare a chiedere a Jess di uscire.»

«Perché?»

«Quando eri piccolo ed eri troppo spaventato per fare qualcosa, tipo arrampicarti su un albero o dire una parolaccia, io ti davo un dollaro, ricordi?»

«E cosa avrebbe a che fare con questo?»

«Non avrai mai il cuore di Jess, a meno che tu non tiri fuori i cojones e le chiedi di uscire.»

«Oh, capisco. Okay. Sì, posso farlo.» si alzò in piedi e si stirò la maglietta. «Augurami buona fortuna.»

«Rompiti una gamba. Oh, e Sammy? Lei è davvero una ragazza fantastica. Non capisco cosa ci veda in te.»

«Fesso.»

«Puttana.»

Afferrò il suo telefono, spingendo momentaneamente di lato la calcolatrice, e scrisse un sms a Cas: indovina cosa sta per fare Sam 12:20 p.m.

Sapeva che Cas stava lavorando, perciò non si aspettò una risposta immediata. E non si aspettò nemmeno di vedere Jess fiondarsi letteralmente nel suo ufficio come una tempesta, dicendo: «Ok, tuo fratello è letteralmente inciampato sui suoi piedi mentre cercava di allontanarsi da me. Ti prego digli di crescere. Oh, e ha rotto due tazze.»

Oh, avrebbe adorato raccontare quella storia a Cas. «Come ha fatto ad inciampare?»

Jess era carina, anche quando aveva l’aria seccata. Disse, «Mi era tra i piedi mentre stavo sparecchiando i tavoli, continuando a farneticare riguardo il sushi. Così gli ho chiesto di spostarsi, e davvero, per la fretta di allontanarsi da me è maledettamente inciampato e ha urtato le due tazze che avevo tra le mani. Grazie a dio non erano piene di caffè, altrimenti mi sarei incazzata il doppio.»

Dean si morse il labbro inferiore cercando di trattenere una risata. «Dimmi che è caduto di faccia a terra.»

«No,» disse Jess, «è atterrato sul didietro. Perché ti importa?»

Dean scoppiò a ridere. In un’incontrollabile ondata di divertimento a discapito di suo fratello. Più tardi, quando l’avrebbe raccontato a Cas, lui gli avrebbe senz’altro detto che non era bello ridere a spese di suo fratello. Ma dannazione Sam avrebbe fatto la stessa cosa a parti inverse. Dean continuò a ridere finché non avvertì i polmoni bruciare alla ricerca di ossigeno, al punto che iniziò a tossire mentre la sua trachea cercava disperatamente di incanalare aria. Jess, probabilmente impietosita dal suo problema respiratorio, si inginocchiò tra le sue gambe e gli disse di respirare lentamente; quello era un altro piccolo dettaglio che gli ricordava Mary Winchester, che riusciva a mantenere la calma davanti a crisi di qualsiasi genere. Quando riuscì a riprendere fiato, la ringraziò e le strinse la mano. La sua mano era piccola e delicata, e quei due aggettivi non li avrebbe mai usati per descrivere la sua personalità.

«Mi vuoi dire cosa c’è di così divertente?» gli chiese lei. Stava sorridendo, ma Dean poté notare la sincera preoccupazione che aleggiava sul suo viso, nei suoi occhi, nella sua voce.

«Sicuro. Tu e Sam siete degli idioti.» i suoi occhi si scurirono come facevano quando era arrabbiata. Prima che lei potesse dire qualcosa, lui continuò, «Quello era Sam che stava per invitarti a cena. Un appuntamento. Ha bisogno di lavorare sul suo approccio ma lui. vuole. invitarti. a. uscire.» Si assicurò di pronunciare ogni parola lentamente e in maniera definita, come facevano quei coglioni della motorizzazione con quelli che non parlavano inglese. Come se, davvero, parlare lentamente potesse in qualche modo essere utile per capire una lingua straniera. Che deficienti.

«Oh.» disse lei.

Attimo di pausa.

«OH.» il suo sorriso raggiunse gli occhi, e Dean si appuntò nella memoria che quella era la cosa più bella che avesse mai visto, subito dopo il guidare Baby attraverso il parco di Redwood. «Io, ehm, devo andare.» Lei volò fuori dal suo ufficio, ma ci ritornò due minuti dopo. «Immagino se ne sia andato.» disse lei, delusa.

«Tu hai un telefono, lui ha un telefono…»

E il sorriso tornò. «Oh, già. Beh, vado a chiamarlo.»

Cinque minuti dopo il suo cellulare squillò. Un messaggio.

Da Sammy: sabato porto Jess a mangiare sushi. Posso prendere in prestito la tua giacca di pelle? 12:33 p.m.

A Sammy: congratulazioni per l’appuntamento. E diavolo no. 12:34 p.m.

Dean finì di lavorare alle sue scartoffie in un tempo record, così da poter sorprendere Cas nella pausa pranzo per raccontargli tutta la storia. A Dean non infastidiva più il fatto che la sua vita fosse diventata degna di un film smielato.

 
GIORNO 540
 
Da Ellen: Jo mi ha detto che hai un giovanotto. 4:18 p.m.

Da Ellen: Voglio conoscerlo. 4:19 p.m.

A Ellen: Jo ti ha mentito. 4:48 p.m.

A Ellen: l’hai già conosciuto 4:51 p.m.

 
GIORNO 602
 
«Ho bisogno di quindici minuti, amico, e poi sarò pronto. Fa come se fossi a casa tua.»

Cas era nel suo appartamento. Non era un grosso problema. Lui e Sam avevano invitato lì un sacco di amici (bugia) tante volte (mai) e non sempre si avvisavano l’un l’altro della presenza di persone in casa (un’altra bugia). Dean non gli aveva detto che Cas sarebbe passato dopo il lavoro, semplicemente perché Sam era fuori per un appuntamento con Jess, che sarebbe andato avanti per diverse ore. Mostrò a Cas come usare il televisore e poi sparì nel bagno per lavarsi via da dosso la salsa barbecue che il nuovo chef gli aveva “accidentalmente” versato addosso (Jess aveva insistito dicendo che il nuovo ragazzo, Michael, sapeva fare il suo lavoro, ma Dean pensò che quel ragazzino avrebbe dovuto avere la parola “coglione” stampata in fronte).

Dean si ricordò, mentre era nudo sotto la doccia, e cercava di lavarsi via l’odore di barbecue, che era il “giorno degli asciugamani”. Ciò significava che Sam quella mattina aveva tolto tutti gli asciugamani dal bagno per metterli a lavare. Ciò significava che Dean avrebbe dovuto fare la corsa-nudo-senza-asciugamano dal bagno alla camera da letto, attraversando il soggiorno. Non era un grosso problema. Cas aveva già visto la maggior parte del suo corpo, anche se non tutto. In una volta. Okay, così avrebbe dovuto chiedere a Cas di portargli un asciugamano.

Inoltre ciò ricordò a Dean un film smielato, quello nel quale Sandra Bullock e Ryan Reynolds si accorgono della reciproca attrazione sessuale dopo essersi incontrati nudi nel corridoio. Avrebbe ucciso Sam e Jess per avergli fatto guardare Ricatto d’amore (anche se in quella situazione, lui era molto più Ryan Reynolds, piuttosto che Sandra, grazie tante).

Quando finì la doccia, aprì la porta del bagno quanto bastava per infilare fuori la testa e gridare, «Ehi Cas! Ehm, potresti portarmi un asciugamano?»

Cas apparve di fronte la porta, e il tipo indossava ancora il suo trench, nonostante Dean gli avesse mostrato dove fosse l’appendiabiti. «Dov’è l’armadio della biancheria?» gli chiese l’uomo.

Dean indicò un armadio in fondo al corridoio, accanto la porta della stanza di Sam, «Quello. Nel ripiano superiore.» Dean trovò adorabile il fatto che Cas doveva mettersi in punta di piedi per raggiungere la pila di asciugamani grigi. Cas gli porse l’asciugamano attraverso la fessura della porta, e Dean se la avvolse attorno ai fianchi. Quando aprì del tutto la porta, Cas era ancora in piedi in mezzo al corridoio. Ogni pelo sul corpo di Dean scattò sull’attenti, magnetizzato dalla presenza dell’uomo dai capelli scuri. «Uhm, Cas, spazio personale?» disse ridendo, ma in maniera forzata, e se ne accorsero entrambi.

Gli occhi di Cas rimasero incollati dove aveva infilato il lembo dell’asciugamano per chiuderlo, all’altezza dell’osso del suo bacino. Dean deglutì. Lui non riusciva a capire la maggior parte delle stranezze di Cas, ma questo? Questo riusciva a capirlo. Conosceva Cas da più di un anno ormai, ed erano stati amici per la maggior parte del tempo, in una lenta progressione da sconosciuti a conoscenti ad amici ad amici che si parlano/si scrivono ad ogni risveglio. Se Dean non avesse avuto una lunga lista di motivi per non farlo, avrebbe definito quel momento come il passo successivo, quello nel quale lui si sarebbe avvicinato di più e avrebbe preso le mani di Cas nelle sue e, dio, quelle mani erano abbastanza per fargli perdere la sanità mentale. Le sue mani erano mosse dalla disperazione di raggiungerle, toccarle, sentirle come non era riuscito a fare per molto tempo. Un tempo dannatamente lungo. «Cas,» sussurrò. E non seppe se quel sussurro significasse un avvertimento, un invito o una confessione.

Gli occhi del suo amico carezzavano il corpo di Dean. Non in maniera lasciva e sensuale, come aveva fatto Jo Harvelle prima che lui la baciasse, o in maniera morbida e ad-occhi-di-cerbiatto come facevano le sue ex ragazze quando lui le preparava la cena. Gli occhi di Castiel scivolavano giù verso la sua anima, giudicandola e lasciandolo insoddisfatto per far sì che ne desiderasse ancora. A chiunque altro l’avesse guardato così, se ne sarebbe uscito con un commento sprezzante -- del tipo “Ti piace ciò che vedi?” oppure “Fai una foto, durerà più a lungo” – ma non con Cas.

«Dean, io --» iniziò Cas. Si schiarì la gola. Dean guardò il suo pomo d’Adamo. Realizzò quanto Cas fosse nervoso. Cas era nervoso e non trovava un modo per uscire da quella situazione di stallo fatta di sguardi carichi di sesso. E Dean nemmeno.

La mano di Cas si mosse in avanti, le sue dita percorsero il bordo dell’asciugamano dove era nascosto, in un modo quasi spettrale, l’osso del bacino di Dean. «Dean,» sussurrò l’altro. Lui non sapeva cosa fare, cosa dire, così le dita di Castiel tracciarono la sua anca in maniera un po’ più decisa, facendo sì che le sue unghie graffiassero la pelle di Dean. Sarebbe stato così facile per lui fare un piccolo passo avanti, per afferrare Castiel e stringerselo addosso, mescolando i loro respiri, i loro corpi.

Quel momento fu spezzato quando la porta dell’ingresso si aprì. «Dean?» lo chiamò Sam, «Sei a casa?»

Nel frangente che andava dall’apertura della porta di ingresso all’arrivo di Sam nel corridoio dove si trovavano il per lo più nudo fratello e il suo amico col trench, Dean vide comparire due opzioni: 1. nascondersi nel bagno o 2. stare lì imbarazzatamente immobile finché Sam non gli avesse chiesto chi fosse il suo “amico” e sperare di avere una risposta decente da dargli.

Vinse l’opzione numero due.

Dean ascoltò suo fratello parlare mentre si muoveva per l’appartamento. A quanto pare Jess non si sentiva molto bene e avevano posticipato il loro appuntamento e chiese a Dean di ordinare la pizza per guardare il match di boxe alla tv. «Oh,» disse Sam quando vide il per lo più nudo Dean insieme a Cas. La mano di Cas era ancora poggiata sull’asciugamano di Dean.

Dean si strinse l’asciugamano addosso come se ne valesse della sua vita. «Oh ehi Sammy.»

«Uhm, ehi.» disse Sam. «Lui chi è?»

«Già, presentaci, Dean.» disse Cas. Era un ghigno quello che Cas stava provando a nascondere?

«Cas, lui è Sam, mio fratello.» disse Dean. «Sam, lui è Cas, il mio… il mio ragazzo.»

Cas fece quell’arco perfetto con le sopracciglia. «È un piacere conoscerti, Sam. Dean non fa altro che parlare di te.» disse. Tolse la mano dall’asciugamano di Dean, e la porse a suo fratello.

Gli occhi di Sam si spalancarono mentre seguivano il movimento della mano di Cas. Assomigliava ad un rospo. Ma Sam gliela strinse comunque.
«Mi piacerebbe dire che Dean mi ha parlato di te.» disse Sam dopo aver riacquistato un po’ di compostezza. «Dimmi un po’, a te piace il caffè macchiato?» lanciò a Dean uno sguardo che diceva chiaramente “Ora capisco tutto, subdolo coglione”.

Fanculo. Dean li interruppe e si affettò a dire, «Vado a vestirmi.» informando i due.

«Sicuro che sia necessario?» disse Sam. Fece l’occhiolino a Cas, e sì, era arrivato proprio il momento che Sam se ne andasse. Dean colpì due volte il lato del proprio naso, che nel codice dei Winchester significava “Va’ via, ho da fare”.

«Credo che andrò a portare a Jess un po’ di zuppa. Uhm, sì, tornerò tra qualche ora… già. Diciamo tre ore.»

Dean girò attorno a Cas e a suo fratello e tornò nella sua stanza per vestirsi. Sperò che per quando sarebbe uscito da lì, gli ultimi cinque minuti non fossero mai esistiti o che almeno sperò che il pavimento potesse inghiottirlo.

Il cellulare vibrò. Un messaggio da Sam.

Da Sammy: non stai per dirmi una stronzata del tipo ero-appena-uscito-dal-bagno, vero? 6:27 p.m.

A Sammy: no 6:28 p.m.

Da Sammy: non posso credere che tu non me l’abbia detto 6:29 p.m.

Da Sammy: io ti ho parlato di Jess 6:31 p.m.

Da Sammy: lo sapevo che il macchiato non era per te 6:32 p.m.

Da Sammy: Jess lo sa? 6:33 p.m.

Da Sammy: Ellen lo sa? 6:34 p.m.

Da Sammy: dean? 6:35 p.m.

Da Sammy: sei incazzato vero? 6:36 p.m.

Da Sammy: sembra un tipo a posto 6:37 p.m.

Dean spense il suo cellulare.

Uscì dalla sua stanza completamente vestito, e trovò Cas seduto sul divano. Sam se n’era andato. Cas si era finalmente tolto il suo trench e l’aveva messo sull’appendiabiti. Dean sapeva che quello significava che Cas si sentiva a suo agio in casa sua. Si sedette accanto a lui, troppo vicino forse, e le loro ginocchia si sfiorarono. Sapeva quale domanda stava per fargli Cas, e non era sicuro quale risposta avrebbe voluto sentire davvero il suo amico.

«Dean, perché hai mentito a tuo fratello?» chiese Cas.

Ed eccola lì, la domanda del secolo.

«Non sono il tuo ragazzo,» continuò Cas, «Io sono… ero il tuo medico, anche se ritengo che possiamo considerarci amici.» Cazzo, quegli occhi blu erano troppo intensi quando parlava con tutta quella serietà.

Dean si rifiutò di guardare Cas. Semplicemente non poteva.  Non con quegli occhi. Se l’avesse fatto, non sarebbe riuscito a dire ciò di cui aveva bisogno, e Cas meritava la verità. «Sam è la mia vita.» disse Dean. «Ci sono stato per lui sin dal giorno in cui è nato. E siamo stati io e lui per tanto tempo – non guardarmi così – devo dirlo.» Dean tirò un respiro profondo e immaginò che l’ossigeno extra l’avrebbe aiutato in qualche modo a dire quello che sapeva doveva essere detto. Perché aveva mentito? «Come potrei dire a Sam,» disse, «che la persona che ha passato la sua vita a prendersi cura di lui, presto non ci sarebbe stata più?»

«Lo puoi dire, Dean.» disse Cas, «È giusto così.»

No, davvero non lo era.

«Come faccio a dirgli che sto morendo?» dirlo ad alta voce lo rendeva reale, il conto alla rovescia stava iniziando sul serio. Se Dean avesse pianto solo un po’, Cas non ci avrebbe fatto caso.

«Stai provando a proteggerlo.» disse Cas.

«Credo di sì,» disse Dean. Sorrise, ma entrambi sapevano che si trattava di un sorriso vuoto. Molti dei suoi sorrisi lo erano ormai. «Soprattutto non voglio che lui mi soffochi. Voglio godermi il tempo con lui. Glielo dirò, solo non ora.»

«Ti capisco.» disse Cas. «Non posso dire che avrei fatto la stessa cosa, se fossi stato in te.»

Rimasero in silenzio per parecchio tempo, finché Dean non si rese conto che c’era un’altra confessione da fare. Era arrivato il momento che facesse quel passo. Non aveva molto da perdere. «Non era del tutto una bugia,» disse.

Per un minuto, pensò che Cas non l’avesse sentito.

«Sai che non dovremmo farlo. Ci sono delle regole. C’è un regolamento.»

Dean si mise a ridere, per davvero questa volta. «Non ho tempo per preoccuparmene.» disse, ma ciò che intendeva realmente era che se avesse avuto più tempo, non sarebbe stato lì seduto accanto Cas. Aveva un tempismo pessimo, lo sapeva, e tutto quello era così maledettamente ironico. Dio, così fottutamente ironico! Il suo tempo stava scadendo e ancora una volta, quando era con Cas, sentiva come se avesse tutto il tempo del mondo a disposizione.

Nicholas Sparks avrebbe potuto guadagnarci milioni sui momenti smielati che stavano succedendo nella vita di Dean. Era lì, seduto accanto all’uomo per il quale il suo cuore batteva, e quell’uomo era lo stesso che gli aveva detto che presto il suo cuore non avrebbe battuto più. Prese la mano di Castiel poi, e la strinse nella sua. Il calore delle dita di Castiel si irradiò in lui, riscaldandolo dentro e fuori, raggiungendo anche parti che Dean non sapeva esistessero. «Non me ne importa un accidente delle regole. Le regole sono fatte per essere infrante, comunque.» e poi baciò Cas.

Quando si staccarono, minuti – o erano decadi? – dopo, Cas disse, «Il tuo tempismo è orribile.»

«Lo so.»

Cas lo baciò di nuovo, e per un momento, Dean dimenticò il fatto che stesse per morire.

 
GIORNO 125 – La prima volta che Dean incontrò Cas
 
C’erano poche cose che Dean odiava di più degli studi medici (al momento gli veniva in mente solo JarJar Binks[2]). Le sedie di plastica della sala d’attesa gli facevano addormentare il culo, i programmi che trasmetteva la televisione erano maledettamente noiosi (Dr. Phil[3] non era un vero dottore comunque) e l’addetto alla reception lo guardava male ogni volta che tirava fuori il suo telefono per giocare a Plant vs Zombie. Le ultime settimane erano state un carosello di appuntamenti dal medico e bugie per evitare di dire a Sam dove andasse realmente. Oggi, gli aveva detto che stava andando a tagliarsi i capelli; suo fratello sembrava prenderla veramente male quando Dean gli diceva il modo in cui il barbiere usava i suoi strumenti.

Questo era il quarto appuntamento in molte settimane e il terzo medico. Il primo dottore dopo aver dato un’occhiata alla sua storia medica l’aveva indirizzato da uno specialista; e lo specialista l’aveva indirizzato da un chirurgo. E adesso era lì, nella clinica del dottor Castiel Novak (nome strano), M.D.[4], ad intorpidirsi il culo mentre aspettava che un cazzone in camice bianco trovasse del tempo per lui. C’era una donna seduta di fronte a lui, con la pelle pallida e giallognola; gli ricordava la lampadina del suo ufficio, che lampeggiava ogni minuto.

«Signor Winchester?»

Dean scattò. L’infermiera gli fece cenno di seguirla e prese i suoi parametri vitali – peso, pressione sanguigna, tutte quelle stronzate – e lo lasciò solo in una sala d’esame. Sulla carta da parati erano rappresentati dei cuccioli. Probabilmente per calmare i pazienti ed evitare che venissero presi dal panico. C’era una pila di riviste ad un angolo della stanza, con i bordi tutti sgualciti per essere stati letti troppe volte. Dean fu tentato dal leggere Soap Opera Digest; aveva sentito che Dr. Sexy aveva una nuova fiamma, ma prima che potesse farlo, la porta della stanza si aprì e il dottore entrò.

Se Dean avesse incrociato il Dr. Novak per strada, gli sarebbe passato oltre senza dargli una seconda occhiata. Il dottore era attraente, certo, ma in quello strano modo nerd come lo erano solo persone come Sam. Era muscoloso ma magro, alto ma non troppo, e le sue labbra erano un po’ troppo piccole e gli angoli dei suoi occhi erano stranamente piegati all’ingiù. Quando guardò il dottore negli occhi per la prima volta, il blu intenso colpì Dean come un pugno nello stomaco, e Dean modificò immediatamente la sua lista mentale di cose che l’avevano sorpreso: #1, gli occhi del Dr. Novak e il modo in cui non voleva più guardare altro.

«Buon pomeriggio, signor Winchester, sono il Dr. Novak. Come sta oggi?» disse il dottore. La sua voce, che Dean si aspettava che fosse nitida e tagliente, era bassa, grave ed era un mix tra le fusa e un ringhio.

Dean aveva davvero bisogno di uscire di più.

«Sto bene, doc. Sono pronto per avere il suo via libera e tornare al lavoro.»

«Che cosa fa?»

«Sono proprietario di un ristorante.»

«Oh?»

«Sì, si chiama Dive Burger. Sono piuttosto impegnato all’ora di pranzo, quindi se può prescrivermi una medicina o qualsiasi altra cosa così che possa andarmene, sarebbe meglio.» disse Dean.

Il Dr. Novak si accigliò. «Mi dispiace, signor Winchester,» disse, «temo che questo potrebbe richiedere parecchio tempo.»

Beh, non presagiva nulla di buono.

Il dottore si sedette di fronte a Dean. Avvicinò la sua sedia, così tanto da far sì che le loro ginocchia si sfiorassero. «Signor Winchester,» iniziò.

«Mi chiami Dean.»

«D’accordo, Dean. Credo che tu possa apprezzare l’onestà: non posso aiutarti in nessun modo.» disse il Dr. Novak. La voce del dottore non assomigliava più alle fusa, era come se avesse appena pronunciato la sua sentenza di morte.

Quando Dean non rispose, il dottore continuò. «Sei stato mandato qui dalla Dr. August perché lei credeva che io avrei potuto aiutarti in qualche modo. Nella maggior parte dei casi, la tua situazione si può gestire. Ma l’infiammazione reumatica del cuore è molto rara, davvero rara negli Stai Uniti, in realtà, e sono piuttosto perplesso su come abbia fatto a resistere così a lungo.»

Sia Dean che il Dr. Novak sapevano quanto la malattia si fosse insidiata nel suo cuore, come diceva esattamente la sua cartella clinica, alla quale Dean aveva dato di nascosto un’occhiata quando la Dr. August non stava prestando attenzione. Era scritto, “la febbre reumatica è stata trattata probabilmente con negligenza durante l’infanzia, ed è progredita in un’infiammazione reumatica del cuore e in una stenosi mitralica. Si sospetta la presenza di ipertensione polmonare e insufficienza cardiaca della parte destra. Fare riferimento al Dr. Novak per un consulto cardiotoracico.” Dean aveva memorizzato quelle parole e le aveva tradotte in un qualcosa di molto più semplice: era malato perché suo padre era stato un vero disastro come genitore.

«Cosa sai dell’infiammazione reumatica del cuore?» gli chiese il dottore.

La Dr. August era stata molto disponibile a riguardo. Dean sapeva così tanto della sua condizione che poteva scriverci un dannato articolo su Wikipedia. Così, mentre blaterava di tutto quello che sapeva della progressione dalla febbre reumatica all’infiammazione reumatica del cuore, il Dr. Novak mantenne un completo interesse, anche se Dean sapeva che lui aveva già sentito tutte quelle informazioni milioni di volte. Quando Dean terminò la sua lunga spiegazione, il medico disse, «Dean, possiedi già un’ampia comprensione della tua condizione, ma prima di discutere su ciò che succederà d’ora in avanti, devo chiederti se hai qualcuno che desideri avere al tuo fianco. Non sarà una conversazione facile, e alcuni pazienti sentono la necessità di un sostegno da parte di un membro della famiglia o di un coniuge. Hai qualcuno che posso chiamare per te?»

Dean scosse la testa. «No, nessuno.» Non voleva infastidire Sam per questo, non ora che stava preparando gli esami di fine semestre.

«Ne sei certo?» il volto del dottore era pieno di una misurata neutralità, ma i suoi occhi erano un oceano di preoccupazione.

«Sì, doc. Facciamolo e basta.»

Il Dr. Novak tirò fuori un block notes e iniziò a disegnarci sopra. La penna del dottore faceva di movimenti rapidi, costanti e decisi; quei movimenti erano chiaramente confortevoli per lui. Le sue mani erano graziose, ma da così vicino Dean poté notare delle piccole crepe sul dorso delle mani del dottore – probabilmente causate dal fatto che le lavasse spesso per le operazioni. «Sai cos’è questa?» chiese il dottore, interrompendo il flusso di pensieri di Dean.

Dean scrutò il foglio. «Sembra una pompa del carburante.» replicò. L’aspetto non era proprio quello di una pompa – Dean aveva visto immagini meno accurate sulle riviste di motori e di ingegneria alle quali era abbonato mensilmente.

Il medico annuì. «Il cuore è simile ad una pompa del carburante nel suo modo di trasferire e pressurizzare il fluido vitale, una sorta di pompa idraulica. Ma il cuore è un sistema a circuito chiuso, a differenza della pompa del carburante, e ciò dipende dal fluido che pompa come carburante e ossigeno.» Il dottore disegnò velocemente un cuore umano stilizzato accanto alla pompa di benzina, e mostrò a Dean dove erano collocate le pompe, le valvole e le cavità, in ciascuno dei due. Aveva tutto molto più senso rispetto alle spiegazioni che gli avevano dato i precedenti due medici, o quel noioso articolo su Web MD.[5] «Ora mi puoi dire cosa succede quando la pompa del carburante ha bisogno di essere rimpiazzata nella tua auto?» chiese il dottore.

«Il motore si brucia o la macchina perde potenza quando acceleri.» rispose Dean.

Il dottore annuì senza dire nient’altro.

«Sta cercando di dirmi che il mio cuore è messo male, vero, doc?» La domanda non necessitava di una risposta, ora che Dean ricordava tutte le volte nelle quali il suo cuore accelerava quando saliva una rampa di scale, o i giorni nei quali non riusciva quasi a respirare dopo il suo jogging mattutino o i giorni in cui si svegliava completamente esausto. Il Dr. Novak stava confermano ciò che Dean già sapeva.

«Questo perché la tua condizione è peggiorata dato che non hai eseguito alcun trattamento finora, provocando un’insufficienza cardiaca destra e un’ipertensione polmonare.» spiegò il medico.

Insufficienza cardiaca destra. Ipertensione polmonare. La Dr. August l’aveva accennato, gli aveva detto che ci sarebbe stata la possibilità di “aumenti di pressione” e “inspessimento dei vasi polmonari” e “diminuzione di ossigeno nel flusso sanguigno”. Avrebbe dovuto prestare più attenzione al significato di quelle parole. «Non si potrebbe, sa, rimpiazzarlo?» chiese Dean. Si portò una mano al petto, indicando il cuore.

Gli occhi del dottore si ammorbidirono. «Mi dispiace molto, signor Winchester – Dean – ma la chirurgia non è più tra le opzioni. Lo scopo del trapianto sarebbe quello di prevenire l’insufficienza cardiaca, ma siamo ben oltre quella fase. In più, l’ipertensione polmonare non permette che il trapianto di cuore abbia successo, ma anche se fosse possibile farlo, la tua storia medica passata avrebbe fatto sì che finissi in fondo alla lista per le donazioni.»

Quindi, in sostanza, l’alcolismo di Dean stava per ucciderlo, dopo tutto. Sam aveva ragione.

«Quindi cosa, il mio cuore sta semplicemente cedendo?»

Il dottore sembrò davvero angosciato mentre diceva, «Per farla breve, sì.»

Rimasero in silenzio a lungo, e Dean ne fu grato così poteva mettere in ordine i suoi pensieri. Non poteva essere vero, che sarebbe morto così giovane. Morire era per le persone che avevano vissuto a lungo e avevano fatto tutto quello che volevano, non per Dean, che non aveva nemmeno mai visitato la foresta di Redwood o Las Vegas. Quando il Winchester parlò di nuovo, chiese, «Quanto tempo?»

 Quanto tempo aveva per dirlo a Sam? Quanto tempo mancava affinché il dolore diventasse così costante da fargli desiderare che tutto quello finisse quanto prima? Per quanto tempo poteva ancora prendersi cura di se stesso? Quanto tempo?

«Dai due ai cinque anni. Ogni caso è diverso.» Le parole dovevano sembrare stoiche e preparate, ma erano scosse dal tono grave della voce del dottore, e Dean capì di non essere l’unico in quella stanza a desiderare di poter dimenticare tutto e scappare via. Ma dove sarebbe potuto andare? Non poteva dirlo a Sam, non ancora, non se non riusciva neanche ad ammetterlo a se stesso. E Dio, immaginare lo sguardo che avrebbe fatto Sam una volta scoperto tutto, l’avrebbe ucciso seduta stante. No, non l’avrebbe detto a Sam. Non ancora, non finché non avesse davvero dovuto dirlo. Non sapeva cosa dire.

Cosa avrebbe dovuto fare in una situazione del genere? Avrebbe dovuto piangere? Avrebbe dovuto dare la colpa ad un dio che non credeva esistesse o sperare in un miracolo? Avrebbe dovuto sentirsi scombussolato da tutta quella faccenda? Invece chiese, «Come faceva a sapere che avrei compreso tutto grazie alla pompa del carburante?»

Il dottore sorrise, e che il mondo possa essere dannato se la frase “un sorriso che riesce ad illuminare tutta la stanza” non avesse attraversato la mente di Dean. «Hai una macchia di olio di motore sulla manica sinistra,» disse il dottore, «e mio fratello maggiore è un ingegnere meccanico. L’ho aiutato con molti progetti, e le somiglianze tra l’ingegneria e la medicina sono inspiegabili a volte. È uno dei tanti motivi che mi hanno spinto a diventare medico.»

«Ha mai dei rimpianti?» chiese Dean. Okay, la domanda era un po’ troppo personale, ma l’uomo conosceva la meccanica e riusciva a disegnare una pompa del carburante a memoria e davvero, Dean non voleva pensare ai noiosi e insistenti tonfi che venivano dal suo petto.

«No,» disse il Dr. Novak, «non provo rimpianti perché sto provando a fare la differenza e a salvare delle persone.»

Dean sbuffò.

Il dottore tirò fuori il ricettario e ci scarabocchiò qualcosa. «Il trattamento rimane nelle mani della Dr. August, perché lei è più qualificata nel gestire i sintomi del tuo problema,» disse strappando il foglio dal blocchetto. Lo consegnò a Dean. C’era scritto un numero di telefono. «Se dovessi aver bisogno di parlare con qualcuno.» disse, «Non sarò in grado di operarti, ma posso ascoltarti, se vuoi.» Stava uscendo dalla stanza, mentre si infilava le scartoffie di Dean sotto un braccio. Era quasi fuori dalla porta, quando si voltò. «Tu non credi di meritare di essere salvato,» disse il dottore, «ma io credo di meritare di provarci.»

Quella notte, Dean non riuscì a dormire. Mandò un sms al dottore: grazie dr novak 12:04 a.m.

Il dottore rispose istantaneamente. Chiamami Castiel 12:05 a.m.

Dean aggiunse il contatto alla sua rubrica e lo salvò sotto il nome “Cas”.
 
GIORNO 670
 
Da Sammy: ho comprato i fuochi d’artificio! 4:29 p.m.

Da Sammy: quindi siamo pronti per il 4 luglio! 4:31 p.m.

A Sammy: già, cucini tu quest’anno 4:33 p.m.

Da Sammy: ma cucini sempre tu 4:34 p.m.

Da Sammy: non mi lasci mai toccare la griglia 4:34 p.m.

A Sammy: beh ora che sei un ragazzo vero con una fidanzata vera, è arrivato il momento che tu impari a cucinare come un uomo 4:38 p.m.

A Sammy: non preoccuparti te lo insegnerò io 4:39 p.m.
 
[1] Inventore della clownterapia
[2] Personaggio di Guerre Stellari
[3] Psicologo e protagonista di una serie omonima
[4] Letteralmente Dottore in Medicina
[5] Sito completamente dedicato alla salute e alla medicina

 

Nota dell'autrice: Mi dispiace davvero, davvero tanto.

Nota della traduttrice incazzata: AH LE DISPIACE, LE DISPIACE DI AVERCI ASSESTATO QUESTO COLPO BASSO!!!! Non posso fare questa vita, stavo piangendo mentre leggevo e mentre scrivevo. Ragazzi mi dispiace di avervi rovinato la pasqua, ma non potevo aspettare per pubblicare questo capitolo.
Ci risentiamo prossimamente per il capitolo 4, ora torno in posizione fetale a chiedermi chi me l'ha fatto fare.
   
 
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