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Autore: Mary P_Stark    01/04/2016    3 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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11.
 
 
 
 
 
 
L'arrivo alla villa di campagna dei Barnes fu funestato da una fitta nevicata, e dal sibilare sinistro del vento proveniente da nord.

Quando la famiglia di Christofer mise piede nell'abitato, l'umore di tutti era incline a eguagliare il tempo atmosferico.

Solo Georgiana, la madre di Kathleen, si presentò nell’atrio d'ingresso per salutarli, dopo essere stata prontamente avvertita dalla servitù del loro arrivo.

Abbracciato che ebbe la figlia, ringraziò calorosamente Christofer per averle riportato il figlio e per aver taciuto sulle intemperanze del suocero.

Ciò detto, la baronessa si rivolse a Whilelmina, asserendo: “Sono così felice che sia venuta anche tu! Era da tempo che non venivi qui!”

“Non avrei mai mancato di esserci, Georgiana” le sorrise Whilelmina, battendole affettuosamente una mano sul braccio.

“E tu, giovane Wendell… invidio sempre di più i tuoi capelli, lo sai? Tiziano avrebbe pianto di delizia, nel vedere questa tonalità perfetta” asserì Georgiana offrendo la mano a Wendell, che lui baciò dopo un aggraziato inchino e un sorriso.

Dopo aver sorriso all’educato figliolo, Whilemina domandò alla padrona di casa: “Chi saranno gli invitati, se posso chiedere, Georgiana?”

“In quanto nostri vicini, mio marito ha pensato bene di invitare i Chappell e i Phillips. Oltre a lord e lady Chappell, inoltre, sono giunti qui anche il figlio minore, Peter, e il maggiore, Gregory, assieme alla sua sposa e al figlioletto primogenito. Per lo meno, Randolf avrà qualcuno con cui giocare. L'erede di Gregory, Wilfred, ha quasi l'età del nostro piccolo campione.”

Avendo tenuto d’occhio la moglie per tutto il tempo, Christofer domandò con garbo, ma ben deciso a ricevere una spiegazione: “Perché ho l'impressione che nessuna di voi sia lieta della presenza dei Chappell alla cena di Natale?”

Perché, quando Georgiana aveva fatto il nome dei Chappell, Kathleen aveva aggrottato la fronte?

“Oh, non dovete pensare questo, Christofer” replicò lesta Georgiana. “Solo... beh...”

“I Chappell, così come lord Gregory, sono persone adorabili, ma Peter è un tipo piuttosto... particolare” intervenne la moglie, lasciandogli intendere ben altro, dal suo sguardo ombroso.

Il conte preferì non indagare oltre e, rivolgendo un sorriso delizioso alla loro ospite, disse: “Credo che ci ritireremo nelle nostre stanze per prepararci per stasera. Il viaggio, per quanto breve, è stato piuttosto disagevole a causa del maltempo, e credo che un po' di riposo prima di cena sia preferibile.”

“Ma naturalmente! I domestici dovrebbero aver già portato i vostri bagagli ai piani superiori, e le stanze sono già state debitamente riscaldate. Vi accompagno” assentì Georgiana, sorridendo al genero.

Kathleen lanciò un'occhiata interrogativa all'indirizzo della madre, ma lei si limitò a far finta di nulla.

Era evidente che la mancanza del padre fosse dovuta a un motivo più che serio, ma la madre pareva non essere intenzionata a parlargliene.

Per lo meno, non davanti a Christofer, Whilelmina e Wendell.

Quando ebbero infine raggiunto le loro stanze, Kathleen vide Gwen impegnata nel sistemare l'abito per la cena sull'ampio letto a baldacchino.

Nel rendersi conto della presenza della madre alle sue spalle, però, congedò la cameriera personale con un sorriso di scuse.

Desiderava rimanere sola per capire cosa stesse succedendo.

In piedi accanto al camino, le mani strette tra loro e un'espressione dubbiosa dipinta sul viso, Kathleen attese che la madre fosse abbastanza sicura di sé per parlare.

Quando però lo fece, ciò che udì la fece sobbalzare di sorpresa, oltre che di sgomento.

“Non è possibile, madre! Che state mai dicendo?!” esalò Kathleen, gli occhi sgranati per lo stupore.

Scuotendo infelice il capo, Georgiana replicò amaramente: “Spero sinceramente di sbagliarmi, ma ciò che ho udito non poteva essere frainteso. Peter è ancora infatuato di te e, a quanto pare, tuo padre non è più così in disaccordo con lui come un tempo, specialmente ora che ha scoperto che le sue rendite sono aumentate.”

Accigliandosi, Kathleen la bloccò sul nascere e sibilò: “Questo cosa dovrebbe significare? Sono sposata davanti a Dio e agli uomini e, per nessun motivo al mondo, abbandonerò mio marito. Per un uomo villano e incivile come Peter, poi, non vorrei un matrimonio neppure se fossi ancora nubile. Piuttosto, la morte!”

“Kathleen, ti prego!” esalò sconvolta la madre, impallidendo di fronte alle sue parole così dure.

“Sono maritata con Christofer, ho generato con lui un figlio che, per volere di Dio, ora è in Paradiso, ... come potete anche solo pensare che io faccia i bagagli per andarmene tra le braccia di un altro uomo? Sarebbe immorale, impossibile e assurdo! Mio marito è vivo e vegeto, di certo non ha nessunissima intenzione di ripudiarmi e, anche se fosse, io non mi rimetterei mai più alla decisione di mio padre, per ciò che riguarda il mio futuro. Mai più, è chiaro?!”

Quell'arringa così feroce, sibilata tra i denti come se la giovane stesse brandendo una spada per difendersi, fece indietreggiare di qualche passo Georgiana.

Sbigottita, fissò sinceramente sorpresa la figlia, sconvolta dalla sua veemenza.

“Sono sicura che, quando si renderà conto della follia del suo pensiero, capirà di aver illuso inutilmente il nostro ospite. E’ del tutto chiaro che tuo marito non ti ripudierebbe mai…” cercò di rassicurarla la madre, sorridendo tremante. “Devi comprenderlo… da quando Andrew è morto, non vede le cose con lucidità, e imputa ingiustamente Christofer di ogni colpa. Sono comunque sicura che, col tempo, gli passerà.”

Kathleen sbuffò aspra, decisamente incredula all’idea che il padre potesse cambiare parere su suo marito, o su qualsiasi cosa in generale.

Non era mai stato uomo incline ad ammettere i proprie errori e, fin da quando aveva saputo di William, non aveva mai accettato che potesse aver tradito la moglie.

No, quell’uomo non sarebbe mai cambiato, e avrebbe sempre tentato il tutto e per tutto per far soffrire lei e Christofer.

“Dite solo questo, a mio padre. Se a mio marito verrà inferto anche un solo graffio durante la nostra permanenza qui, non solo lo ripudierò come genitore, ma chiederò espressamente di essere estromessa dalla famiglia. Non desidero essere la figlia di un uomo che congiura alle spalle di mio marito! Piuttosto, lavorerò come modista in un negozio, ma non accetterò mai più il suo giogo sulle mie spalle!”

“Oh, tesoro, non pensare neppure una cosa del genere” esalò Georgiana, sconvolta dalle parole della figlia. “Inoltre, tuo padre non potrebbe mai concepire anche solo l’idea di fare del male a Christofer.”

“Per quale altro motivo invitarci, madre, visto che mio padre ha espresso, fin dal suo ritorno, l'odio che cova nei confronti di mio marito?” le ritorse contro Kathleen, dispiaciuta suo malgrado di dover parlare a quel modo a sua madre, che lei amava sinceramente. “Inoltre, non ha mai fatto mistero di detestarlo, e di aver accettato le offerte del conte solo per mero interesse.”

“E' stata Myriam a chiederlo espressamente” ammise a quel punto Georgiana, sorprendendo la figlia. “Sa di essersi comportata male, con voi, ma era il dolore a parlare, e ora desidera sinceramente vedere Christofer e parlare con lui, oltre che scusarsi con te.”

Kathleen annuì debolmente e Georgiana, sfiorandole debolmente un braccio, aggiunse: “Non credere che tuo padre sia solo un mostro, cara. Il dolore prende sempre forme diverse, lo sai.”

“Lo farò quando si rivolgerà a me e a mio marito con rispetto e, finora, non l'ha fatto. Con il vostro permesso, ora chiederò a Gwen di aiutarmi con l'abito.”

Vistasi congedata, Georgiana salutò la figlia con un bacio sulla guancia e infine se ne andò dalla stanza, lasciando un'addolorata Kathleen accanto al camino.

Non era quello che aveva sperato quando, quella mattina, erano partiti di buon'ora per recarsi alla casa dei Barnes.

Assurdamente, aveva sperato che suo padre si fosse ravveduto dalla sua assurda idea di incolpare Christofer della morte di Andrew.

A quanto pareva, tutto ciò era ben lungi dall'avverarsi.

Anzi, dopo gli insulti ricevuti per aver perso il bambino, ora voleva usare a proprio vantaggio il suo dolore per concepire un'altra sordida alleanza.

Liberarsi della scomoda presenza di Christofer doveva essere un pensiero fisso, per suo padre, visto quanto pareva essersi immerso nei suoi stessi intrighi.

Beh, non solo suo padre avrebbe trovato l'Arcivescovo di Cantherbury contro di lui, ma anche la figlia.

Non era più la piccola Katie, troppo timida anche solo per aprire bocca.

Ora era una moglie, una donna dotata di una volontà propria, e avrebbe lottato con le unghie e con i denti per la propria libertà di opinione.

Quando Gwen tornò e la aiutò ad abbigliarsi, Kathleen si ripromise di affrontare a testa alta il padre.

Non aveva nulla di cui vergognarsi e, soprattutto, nulla di cui temere.

Il suo matrimonio era più che valido e nessuno avrebbe potuto contestarlo, neppure Iddio stesso.
 
***

La presenza degli zii, Constantin e Mathilde, non aiutò di certo Kathleen a tranquillizzarsi.

Ricordava ancora troppo bene il modo in cui l'uomo l’aveva trattata, ma Christofer fu per lei più di una spalla, fu un'autentica fortezza entro cui rifugiarsi.

Salutò perciò i numerosi invitati con compostezza ed educazione, rimanendo sempre accanto al marito, che la sostenne col suo braccio, oltre che con la sua presenza.

Quando infine Myriam si avvicinò loro assieme al piccolo Randolf, una paffuta versione in miniatura di Andrew, per un momento l'ansia si sciolse.

La donna abbracciò calorosamente Kathleen, e lasciò che Christofer le baciasse con deferenza una mano prima di reclinare penitente il capo e mormorare: “Mi scuso profondamente, cognato, per averti ingiustamente colpevolizzato per la morte di mio marito. Il dolore ha parlato per me, ma non era ciò che pensavo.”

“Non vi sono colpe, Myriam cara, e Iddio sa quanto amassi anch'io Andrew. Sento la sua mancanza ogni giorno” asserì con calore Christofer, sfiorandole una spalla con la mano.

Myriam gli sorrise tremula prima di far avvicinare un poco Randolf e mormorare al piccolo: “Randy, non saluti lo zio?”

Il bimbo, forse intimorito dall'altezza del conte, forse dal bastone che portava alla mano, si strinse spaventato alle gonne della madre.

Christofer allora, lasciato il bastone alla moglie, si inginocchiò a terra per sorridergli generosamente e, con voce tenera, mormorò: “Ciao, piccolo Randy. Non so se ti ricordi di me. Eri così piccolo, l'ultima volta che ti vidi!”

Il bambino, pur guardingo, studiò con attenzione il volto sorridente che gli stava innanzi e, biascicando stentatamente, gorgogliò: “Zio Chittoffer?”

L'uomo si allargò in un sorriso di aperto orgoglio, nel sentire il suo nome storpiato da quella dolce voce di contralto.

Avrebbe potuto sbagliarsi, ma forse anche Andrew aveva avuto la sua stessa voce, quando aveva avuto l’età del figlio.

Annuendo, allargò le braccia perché si avvicinasse a lui e, con tutto se stesso, cercò di trattenere le lacrime.

Dopo un istante, il bimbo assentì e si lasciò prendere in braccio dall'uomo che, un po' goffamente, si rimise in piedi tenendo tra le solide braccia il nipote.

Ora tutto sorridente e lieto per quella nuova posizione elevata, il bambino gli tastò la faccia con interesse e gli domandò: “Papà non è con te?”

“No, tesoro. Non c'è, mi spiace” mormorò contrito il conte, lanciando un'occhiata a Myriam, che scosse tristemente il capo.

Il bimbo non era ancora al corrente della morte del padre. Ed ecco spiegato il motivo per cui, in casa, nessuno indossava le gramaglie per il lutto.

Pur dispiaciuto, Randy gli domandò ancora: “Ma vai via, poi?”

“Rimango qui con la zia, la mamma e te” replicò allora Christofer, accigliandosi subito dopo, quando vide comparire in fondo al salone la figura imponente e fiera del barone Barnes.

Myriam se ne avvide a sua volta e, impallidendo leggermente, mormorò: “Su, tesoro, scendi dalle braccia dello zio. Andiamo a giocare con il piccolo Wilfred.”

“Ma io voio ttare con lo zio...” si lagnò il bambino, afferrando Christofer alla cravatta perché la madre non lo portasse via.

“Giocherò con te più tardi, Randy. Ora vai, tranquillo” lo rabbonì l'uomo, consegnandolo tra le braccia di Myriam, che lo ringraziò silenziosamente.

Nel riaggiustarsi la cravatta, il conte mormorò poi alla moglie: “Perché ho la sensazione che vostro padre non sia felice di vedermi?”

“Ve lo spiegherò più tardi. Per ora, mantenete il controllo e basta” lo ammonì Kathleen, facendosi di ghiaccio quando vide il padre raggiungerli con il solito cipiglio stampato in viso.

“Vedo che avete avuto la sfacciataggine di accettare l’invito di mia nuora” esordì senza troppi complimenti il barone, lanciando uguali occhiate gelide a entrambi i giovani.

“Myriam desiderava una festa in famiglia per il figlio, per cui non vedo perché non accontentarla” replicò lesta Kathleen, a testa alta e senza alcuna inflessione nella voce.

“Le permettete di parlare per voi, Harford? A tal punto vi siete rammollito?”

Il commento velatamente offensivo del barone non sconvolse affatto Christofer che, pacato, si limitò a dire: “Ritengo che mia moglie abbia un'intelligenza così sottile da comprendere quando può, e quando non può intervenire. E, se posso osare l’ardire, questo era uno dei momenti migliori in cui parlare al mio posto.”

“Siete sempre stato uno sbruffone, Harford. Avrei dovuto pensare meglio a quel maledetto accordo, prima di darvi mia figlia, specialmente in considerazione degli eventi che sono seguiti.”

Kathleen strinse il braccio del marito con forza ma il conte, imperturbabile, replicò: “Vi riferite alle vostre infamanti accuse nei confronti di vostra figlia? Sì, credo anch'io che siate stato palesemente scortese nei suoi confronti, specialmente considerando il rischio corso dalla di lei persona, e il dolore che le ha percosso il cuore in quei momenti così tragici.”

Barnes si accigliò a quelle parole, che grondarono educazione solo all'apparenza e, stizzito, ribatté: “Mi riferivo a voi e a vostro padre! Quanto a ciò che ho detto a mia figlia, ne avevo tutto il diritto, visto che sono suo padre e...”

Interrompendolo con un gesto imperioso della mano, Christofer replicò serafico quanto lapidario: “Da quando è divenuta mia moglie, sono io ad avere pieno diritto su di lei, non voi, Barnes. E se mia moglie lo vorrà, vi sfiderò a duello per averla insultata, poiché sarebbe nel mio pieno diritto. Qualora non abbiate compreso, ve lo dirò ora e mai più. Kathleen è mia, e mia soltanto. Nessun uomo potrà più vantare diritti su di lei, neppure dopo la mia morte, poiché sarà così ricca e potente da non aver bisogno della protezione di nessun uomo.”

Il barone si accigliò – e così pure Kathleen, che lo fissò stranita – già pronto a ribattere alle sue minacce, ma l'arrivo di lord Chappell e della moglie evitò il disastro.

Il giovane erede del ducato si congratulò con Christofer, per essere tornato quasi indenne dalla guerra.

Con un sorriso, poi, gli chiese informazioni sul campo di battaglia che, in quanto menomato a una mano, aveva bellamente evitato.

Suo malgrado, il conte si intrattenne con Gregory mentre Kathleen, praticamente rapita da Chelsea, la moglie, si ritrovò nel crocchio ristretto delle donne, riunite accanto al camino.

La cena venne servita meno di mezz'ora dopo, e fu in quel mentre che fece la sua comparsa Peter.

Secondogenito dei Chappell e fiero rappresentante dei dragoni di Sua Maestà il re, apparve nella sala imbandita come se fosse stato il sovrano in persona.

Entrò con passo baldanzoso nel salone, l'alta uniforme rossa a risvolti verde smeraldo a far risaltare le ampie spalle.

I calzoni, neri al pari degli alti stivali al ginocchio, disegnavano gambe muscolose e forti, che divorarono letteralmente la distanza che lo separava dagli invitati.

Battendo fieramente i tacchi dinanzi al padrone di casa, il giovane si inchinò leggermente per salutare Barnes che, sorridente, lo accolse come il figliol prodigo.

Di tutt'altro avviso furono i genitori, che lo salutarono molto più freddamente e così pure Gregory, che si limitò a un cenno del capo.

Peter parve imperturbabile a quella fredda accoglienza da parte della famiglia e, con un'intimità davvero inconsueta quanto fastidiosa, baciò la cognata su una guancia.

Con tono più che udibile, poi, asserì: “Diventate sempre più bella, Chelsea. Oserei dire che mio fratello è fin troppo fortunato, ad avervi come consorte.”

Gregory lo fulminò con lo sguardo e il fratello, ridacchiando nel levare alte le mani, si andò ad accomodare accanto a Constantin Campbell, fratello minore del barone Barnes.

Questi, lo salutò con un cenno del capo e un sorriso.

Fu a quel punto che Peter si avvide della presenza di Kathleen e Christofer e, ammiccando all'indirizzo della donna, celiò: “E voi, fulgida creatura! Sono lieto che abbiate potuto raggiungerci per queste festività natalizie.”

“Capitano” mormorò compita la contessa.

“La vostra gamba, Harford? Ho saputo che siete stato ferito a Trafalgar” si informò allora Peter, imperterrito.

“Migliora a vista d'occhio, Capitano Chappell, grazie. In che acquartieramento siete stato destinato? Noto che  fate parte del reggimento dei dragoni” replicò serafico Christofer.

“Oh, non sono stato così fortunato da scendere in battaglia. Sono sempre stato a Londra, a difendere i confini di Buckingam Palace, o al Ministero della Guerra. Avrei preferito di gran lunga partecipare al conflitto ma, visto che Napoleone ha pensato bene di non arrendersi, forse ciò accadrà, prima o poi” motteggiò Peter, sogghignando con aria spavalda.

Il conte preferì non commentare in merito.

L’odore della battaglia e il suo gelido bacio li rammentava ancora troppo bene, per desiderarli come compagni di notte.

Avrebbe portato per sempre sul corpo i segni di quella follia e forse, solo col tempo, sarebbe riuscito a liberarsi dei mille incubi che infestavano le sue notti.

Non avrebbe mai desiderato tornare in battaglia, e trovava difficile credere che quel pomposo damerino agognasse a brandire una spada.

O rischiare di spargere il proprio sangue per la patria.

Non ce lo vedeva proprio.
 
***

Christofer stava sistemando un ciocco di legno con un alare quando, dalla porta in comune con la stanza di Kathleen, giunse un quieto bussare.

“Avanti” mormorò l’uomo, accomodandosi sul divano dinanzi al fuoco.

La moglie fece il suo ingresso con passo silenzioso, una pesante vestaglia di velluto color porpora e oro ad avvolgerle fino ai piedi il corpo perfetto.

Il marito la invitò ad accomodarsi e lei, con un mezzo sorriso, asserì: “Giocate ancora con il fuoco, Christofer?”

“Ho imparato a domarlo” replicò lui, ammiccando. “Vi posso servire qualcosa? Ho trattenuto nelle mie stanze una buona bottiglia di Porto ma, se preferite, chiamerò qualcuno per farci portare qualcosa dalle cucine.”

“No… il Porto andrà benissimo” assentì la giovane, lo sguardo fisso sulle fiamme sfrigolanti.

Christofer ne servì mezzo bicchiere per entrambi e, dopo aver porto il bicchiere alla moglie, centellinò il proprio, ammirandone le sfumature sanguigne alla luce altalenante del fuoco.

Kathleen fu più parca di gesti.

Ne ingollò un sorso prima di relegare il bicchiere nell’abbraccio delle sue mani leggermente tremanti e, torva, sentenziò: “Peter… il Capitano Chappell è un folle.”

L’uscita della moglie lo sorprese non poco e, scrutandola con attenzione, dichiarò: “Ho notato che, al solo nominare il figlio minore dei Chappell, vi siete irrigidita e stasera, a cena, non sembravate a vostro agio. Vi ha importunato in qualche modo?”

Sprezzante, Kathleen mormorò: “Sarebbe più facile dire le volte in cui non l’ha fatto. Andrew fu sul punto di piantargli un coltello in gola, quando lo trovò nelle stalle di casa nostra. All’epoca avevo undici anni, se non erro, e il maledetto si trovava assieme alla famiglia in visita presso di noi. Quel giorno, era nascosto nel box accanto a quello del mio cavallo. Uscì quando mi sentì arrivare e, prima che io potessi scappare, mi schiacciò contro la porta della stalla per rubarmi un bacio. Rise, quel vile!”

I chiari occhi di Kathleen fiammeggiarono d’ira a stento trattenuta, e Christofer si ritrovò a desiderare di stringere tra le dita il collo del giovane Chappell.

“Mi disse di calmarmi, che non mi avrebbe fatto del male, che voleva solo un bacio innocente da me… ma i suoi occhi dicevano ben altro.”

Il tono duro e lapidario della giovane trasmise al marito tutto il suo livore.

“Ero ancora piccola per capire appieno cosa succedesse tra un uomo e una donna, ma non ero tranquilla. Gli pestai un piede per allontanarlo da me e lui, urlando per il male, fece per schiaffeggiarmi. Andrew glielo impedì e lo gettò a terra. Era venuto per uscire con me a cavallo e, per fortuna, vide ogni cosa. Lo colpì ripetutamente al viso e, quando anche Gregory si presentò nella stalla e mi vide seduta a terra e con le lacrime agli occhi, comprese.”

Christofer si limitò ad annuire, non sentendosi davvero in grado di parlare coerentemente, in quel momento.

Probabilmente, avrebbe solamente imprecato, finendo così con il turbare Kathleen.

“Gregory mi strinse a sé, cullandomi per calmarmi e, nel frattempo, pregò Andrew di non uccidere Peter. Quando mio fratello si fermò, Gregory fissò malissimo Peter e gli intimò di tornare nelle sue stanze e di stare in silenzio. Miracolosamente, gli diede ascolto. Gregory poi raccontò di essersi accapigliato col fratello per una sciocca questione, e tutto morì lì. In seguito, feci sempre in modo di non trovarmi mai sola con lui e, per diverso tempo, lui non tentò più un approccio ma, alcuni mesi fa…”

Deglutendo a fatica, Kathleen si morse il labbro inferiore prima di reclinare il capo e mormorare: “Io e William lo incontrammo durante una passeggiata a cavallo. Si trovava a casa in licenza, per far visita ai genitori. Ironizzò sul mio modo di cavalcare con una sella da uomo e, nel guardare William… beh, vi lascio immaginare il resto.”

“Dovrei strangolarlo seduta stante, quel bastardo!” ringhiò Christofer, ingollando una dose generosa di Porto prima di accomodarsi al fianco della moglie.

Avvolte le spalle della giovane con un braccio, la scosse gentilmente e asserì: “Dovete solo dirmelo, e io lo ucciderò per voi.”
Kathleen scoppiò in una risatina nervosa e, nello scuotere il capo, si volse a scrutare il volto risoluto del marito.

“Non voglio vi macchiate del suo sangue. Non ne varrebbe la pena. Lasciamo pure che si comporti da sciocco. Ora sono abbastanza forte per sopportarne le battute, ma volevo conosceste i motivi che mi hanno spinta a reagire a quel modo, alla notizia della sua presenza.”

“Non dovete difendervi da sola, Katie. Ci sono io, per questo” le rammentò gentilmente, sfiorandole la punta del naso con un dito.

Un lento sorriso balenò sul viso della moglie che, annuendo, mormorò: “Lo so. Ma non voglio ugualmente che sprechiate del tempo con lui.”

“Dovrei impiegarlo solo per voi?” ironizzò Christofer, ammiccando.

Lei annuì, asserendo con candore: “Per chi altri?”

Il conte rise sommessamente nell’annuire e, dopo averle deposto un bacio leggero sulla tempia, le domandò: “A parte questo increscioso argomento, avete altro che vi turba, o di cui vorreste parlarmi?”

Kathleen fu sul punto di parlargli del breve colloquio avuto con la madre, ma non le parve il caso.

Già l’aver saputo dei suoi trascorsi con Peter, aveva irritato il marito.

Se fosse anche venuto a sapere delle mire del padre, avrebbe dato in escandescenze.

Non c’era bisogno di angustiarlo.

In fondo, lei non aveva nessuna intenzione di venir meno ai suoi voti matrimoniali, e Christofer era ben lungi dall’essere in fin di vita, o deciso a scacciarla.

Se Dio glielo avesse concesso, sarebbe rimasta sua moglie per molti decenni ancora.







Note: A quanto pare, Barnes ha scelto un modo davvero subdolo per ferire la figlia e il genero. Non ha potuto impedire a nuora e moglie di invitare gli Spencer, ma ha trovato comunque il sistema di rendere loro la vita difficile e, di sicuro, Peter ci ha messo del suo, per irritare la coppia.
Ma sarà vero che Barnes agogna alla scomparsa di Christofer dalla vita della figlia, o il suo è solo un gioco crudele ma, a conti fatti, innoquo? E Peter la penserà allo stesso modo? Si presterà a questo gioco senza alcun premio finale, o penserà di ottenere ciò che ha sempre bramato, in un modo o nell'altro?
Lo scopriremo presto, e non mancheranno le sorprese!
  
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