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Autore: ellephedre    02/04/2009    19 recensioni
Come è nata la relazione tra Usagi e Mamoru? Una commedia romantica con punte di divertimento, ambientata appena dopo la saga di Ail e Anne e prima dell'arrivo della Luna Nera.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Sailor Moon - Dentro di noi Note: ho deciso; saranno quattro capitoli. Ancora uno alla fine. Risposte alle recensioni in fondo, grazie mille a chi ne lascia :)


DENTRO DI NOI

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


'Yuna!'
La ragazza smette di correre.
Lui le si avvicina da dietro. 'Non hai lasciato che finissi, perché sei scappata?'
Grosse lacrime cadono dagli occhi di lei. Si volta, ma non riesce a guardarlo.
'Come fai a chiedermi perché? Stavi dicendo a tutta la classe che hai vinto la tua scommessa, no?'
Tenta nuovamente di scappare, ma lui le afferra un braccio. E la stringe contro di sé.
Lei ha gli occhi spalancati contro il suo petto.
'Stavo per dire che sono stato uno stupido ad accettare quella scommessa. Io... tu mi piaci veramente, Yuna.'
Le prende il viso tra le mani.
Si guardano negli occhi.

Si baciano, in un disegno a due pagine.
....
....


Mamoru era... perplesso.
Chiuse lo shoujo manga: la storia era finita.
A parte il bacio finale, non capiva cosa ci fosse di romantico nella trama: il protagonista maschile, prima della scommessa, non aveva mai guardato la ragazza e, dopo, aveva iniziato ad interessarsi a lei principalmente perché si era dimostrata carina e accomodante.
Non era detto, ma gli sembrava chiaro.
Aveva sperato di trovare uno spunto per capire meglio cosa potesse desiderare Usagi, ma dubitava che desiderasse vedersi ignorata per tutto il tempo, solo per poi ricevere una dichiarazione finale saltata fuori dal nulla.
Eppure il manga sembrava esserle piaciuto in libreria; ricordava ancora quello sguardo... strano. Forse lei non lo aveva letto per bene, visto che erano rimasti lì giusto per una ventina di minuti.
O forse le erano piaciuti i disegni. Supponeva che la mangaka avesse una certa abilità.
O magari ancora, semplicemente, aveva dei gusti diversi dai suoi.
O forse... rigirò il manga in una mano. Forse quello era il tipo di storie che piacevano alle ragazze. Storie in cui venivano sorprese dall'idea di poter far innamorare di sé qualcuno di prima inavvicinabile, quando per tutto il tempo avevano coltivato un'infatuazione per il ragazzo in questione, un interesse che era parso senza speranza, almeno all'inizio.
Beh, il manga glielo avrebbe regalato, era stata sua intenzione farlo fin da quando lo aveva comprato.
Comunque, se la sua ultima idea era giusta, non aveva niente a che fare con la loro situazione: se c'erano due parole che Usagi non aveva mai associato in passato, erano il nome di lui e 'infatuazione'.
Prese a guardare il soffitto.
Anche se...
All'improvviso, sorrise.



Usagi non stava più in sé dalla gioia.
Erano passati solo due giorni dall'ultima volta che lo aveva visto, ma Mamoru le mancava già così tanto.
Prese la borsa e si diresse di corsa verso la porta.
«Usagi?»
«Oh, ciao mamma. Sto uscendo, tornerò tardi.»
«Come? Aspetta, torna qui.»
Tornò indietro, entrando in cucina. «Sono un po' in ritardo.»
«Per cosa? È domenica, non c'è scuola.»
«Lo so, è che ho un... sì, voglio dire, sono... »
Sua madre si abbasso per guardarla meglio. «Quello è... rossetto?»
«Eh?» Sentì il viso in fiamme. «No, no, solo un po' di lucidalabbra. Non... non si nota troppo, vero?» Non voleva essere troppo sfacciata con il suggerimento.
Sua madre iniziò a ridere sommessamente. «No, si vede solo da vicino. Hai un appuntamento?»
Ma perché non riusciva a smettere di arrossire? «... sì.»
«Sono molto contenta per te, Usagi-chan. È un bravo ragazzo?»
«Oh sì, bravissimo.» Mamoru e bravura erano due parole profondamente legate.
«Bene. Un giorno fammelo conoscere.»
Annuì. «Certo. Allora vado, ciao, mamma!»
«Ciao. Divertiti!» Ikuko urlò l'ultima parola: Usagi era praticamente già scappata.
Sorrise. Quell'entusiasmo, per lei completamente nuovo, era tipico del primo amore.
La sua bambina stava crescendo. Si sentì travolgere dalla tenerezza.
Kenji entrò in cucina. «Hmm, che buon odore cara. Era Usagi prima?»
«Sì. Oggi è uscita con... delle amiche.»
Se avesse saputo, anche Kenji sarebbe stato travolto, ma da furiosissime crisi di pianto isterico.
Appena nel precedente compleanno di Usagi aveva suggerito di regalarle una bambola Ken per completare la sua raccolta. Dubitava che avrebbe preso bene sapere che la loro bambina aveva iniziato a interessarsi a modelli in carne ed ossa.
Era meglio introdurlo all'idea con estrema lentezza.

Usagi fece un paio di giravolte su se stessa e una signora, passandole accanto, ridacchiò.
Cercò di trattenersi per non attirare troppo l'attenzione, ma... quello poteva essere il giorno del suo primo bacio!
Oh sì, lo voleva talmente tanto.
Smise di avanzare e iniziò ad arrossire sempre di più.
L'idea si era fatta strada dentro di lei dopo il loro ultimo appuntamento. Lui l'aveva accompagnata a casa e, quando si erano salutati, all'improvviso... non sapeva spiegare come fosse accaduto, ma gli aveva guardato la bocca e aveva pensato che erano fidanzati e che lui si sarebbe potuto avvicinare e che lei avrebbe potuto alzare un po' la testa e... ahhh!
Era arrossita come una sciocca e non era più riuscita a guardarlo in faccia. Mamoru o non aveva capito o aveva pensato che lei fosse una ragazzina.
E così non poteva andare avanti, no, no. Ora era mentalmente preparata!
Riprese a camminare.
Come sarebbe successo?
Beh... non ne aveva idea, per quanto avesse passato ormai parecchio tempo a rimuginarci su.
Lei e Mamoru ora erano molto più in sintonia rispetto a due settimane prima, ma tutti i modi in cui aveva sempre sognato di venire baciata sembravano molto lontani da quelli che avrebbe scelto lui.
Camminavano di sera, tenendosi per mano. Lui all'improvviso si fermava e delicatamente la spingeva con le spalle ad un muro. Poi, senza dire una parola, si abbassava su di lei e-
No.
'Io trovo che tu sia la ragazza più bella che io abbia mai visto.' Lei arrossiva, non riuscendo però a staccare lo sguardo da quello di lui. 'Per favore, esci assieme a me?'... '... sì.' I loro sguardi erano incatenati l'uno all'altro. Senza potersi controllare, avvicinarono i visi e-
No.
'Io ti amo, Usagi.' Lei gli saltava tra le braccia, stupita da quella dichiarazione improvvisa. Non avrebbe mai immaginato che... e invece ora lui le prendeva il mento, sollevandoglielo e avvicinandosi a lei, fino a che-
No, no e no.
Quello non era Mamoru. Si trattava solo di fantasie che aveva avuto per tanti mesi, ben prima di immaginare qualcuno di preciso nel ruolo del ragazzo che l'avrebbe baciata.
Mamoru non si sarebbe mai comportato così; lui era più riservato e poi non avrebbe mai detto certe... cose.
Si bloccò in mezzo al marciapiede.
Già... lui ancora non le aveva detto che l'amava.
Era certa che Mamoru l'amasse, però... le sarebbe piaciuto tanto sentirglielo dire.
Cercò di non prendersela: in fondo lui era molto... timido.
Pensarci le causò una piccola risata. Sì, Mamoru non amava le manifestazioni d'affetto pubbliche o esagerate. Ad esempio, non aveva problemi a tenerle la mano, ma a volte lo aveva visto guardarsi intorno con aria imbarazzata quando lei insisteva per camminare a braccetto. Un po' si era risentita, pensando che magari si vergognasse di lei, e una volta si era staccata del tutto: se per lui doveva essere un fastidio, allora potevano anche stare lontani! Non era stata una strategia studiata per fargli cambiare idea, ma lui, prendendole la mano, si era scusato e si era avvicinato fino a farle capire che voleva ritornare nella posizione di prima. Lo aveva accontentato volentieri.
Guardò il cielo con aria pensosa.
Sì, nei loro appuntamenti aveva imparato qualcosa: poteva trovare il modo di fargli fare quello che voleva, di tanto in tanto.
Tornò ad avanzare, girando l'angolo.
Beh, comunque non voleva domandargli di farle una dichiarazione. Non avrebbe saputo da dove cominciare, ma soprattutto voleva che lui ci arrivasse da solo.
Doveva solo stare attenta a non dirlo lei per prima, già una volta aveva quasi rovinato quell'importante passaggio e non poteva di nuovo fare lo stesso errore. Su quel punto si sentiva intransigente: doveva essere lui a dichiararsi per primo. Se lei lo avesse anticipato, Mamoru si sarebbe sentito in dovere di rispondere di conseguenza e allora non sarebbe stata una dichiarazione spontanea, sincera.
Sospirò.
No, sincera sì. Mamoru non avrebbe mai mentito su una cosa simile.
Però... sbuffò. Non era chiedere troppo, no, volere che lo dicesse prima lui?
No, non lo era. Annuì con la testa.
Poi... beh, poteva invece fargli capire che le sarebbe piaciuto tanto, ma davvero tanto, che lui la baciasse.
Sorrise. Su quel punto non c'erano problemi. In quei due giorni le era già sembrato di pazientare per anni, non voleva più aspettare.
E magari... si immaginò che le dichiarasse il suo amore dopo il bacio.
Sì.
Sì, riusciva ad immaginare benissimo una scena simile. Riusciva a pensare al viso di lui vicino al suo, le loro labbra staccate dopo il bacio, mentre la guardava e apriva la bocca per dirle... arrossì di nuovo, in modo meno violento, più dolce.
Sarebbe stato perfetto, se fosse accaduto così.
Accelerò il passo.



«Che cos'è?»
Mamoru la osservò aprire il sacchetto che le aveva appena dato. «Aprilo.»
Aveva già capito che ad Usagi piacevano molto le sorprese. Quando lei tirò fuori il manga, la sentì rilasciare un'esclamazione di incredulità.
«Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averlo.»
«Oh... è bellissimo.»
Il manga? Non proprio. Ah, no, si riferiva al regalo.
Usagi gli rivolse un sorriso felice.
Aveva un modo di sorridere che, da solo, riusciva a farlo stare meglio, a fargli capire che c'erano migliaia di cose belle al mondo, ma che lui era abbastanza fortunato da averne una solo per sé.
Usagi gli buttò le braccia al collo.
Lui attese con una sorta di trepidazione quello che sapeva sarebbe venuto e, appena dopo, sentì il tocco leggero delle labbra di lei sulla faccia.
«Grazie tantissime, Mamo-chan. È proprio un bel regalo.» Si staccò, senza lasciargli il tempo di ricambiare il gesto.
Lui inspirò inconsciamente, tentando invano di risentire almeno il profumo della guancia di lei.
Avrebbe dovuto essere più deciso: era solo un bacio sulla guancia.
Eppure non riusciva ad immaginare di abbassarsi all'improvviso e semplicemente... farlo.
Non in pieno giorno, non in mezzo a tutta quella gente. Però, quando era lei a cominciare, semplicemente smetteva di pensarci.
Corrugò la fronte e si raddrizzò sul bordo della fontana su cui si erano seduti. Erano paure da mocciosi alle prime cotte.
«... ho detto qualcosa di sbagliato?»
Si girò. «No. Non è... niente. C'è un posto che voglio farti vedere.»

Usagi stringeva il manga tra le mani, contro il petto. Non voleva ancora metterlo nella borsa.
Che cosa... dolce. Lui aveva visto quel manga solo per pochi attimi e ben due settimane prima, eppure le aveva portato proprio il volumetto giusto. La copertina doveva essergli rimasta in mente, ma ricordarsi un particolare del genere era talmente tenero.
Oh, Mamoru era proprio il miglior fidanzato del mondo!
Ridacchiò tra sé, non riuscendo a pensare ad altro.
Lui si girò a guardarla, un sopracciglio inarcato. «Se non guardi dove metti i piedi, finirai col cadere.»
Forse non proprio il migliore.
Tirò fuori la lingua e l'espressione vagamente sorpresa di lui sfociò in una risata. «Scusa.»
Lei avanzò velocemente, annullando la breve distanza tra loro e iniziando a camminare accanto a lui. «Non lo fai apposta, vero?» Se ne sorprendeva lui stesso, era chiaro. E non era la prima volta, lo aveva notato.
Lui scosse la testa. «Temo di no.»
Doveva trovarla ancora buffa, in fondo; non avrebbe dovuto stupirsene. Cercò di trovare il lato positivo. «Facciamo che la prossima volta aggiungi anche il Testolina Buffa alla fine. Potrebbe essere un nome affettuoso.» Quell'idea era uscita dal nulla e non le sembrò proprio buonissima. Ma se lui lo diceva in un certo modo... sì, poteva diventare persino una cosa romantica.
«Come Mamo-chan per te.»
«Non sembri entusiasta.»
«Ma no. Potrebbe essere una buona idea.»
«Sai» iniziò a sorriderle. «Credo che non ce ne sia bisogno. C'è già un nome con cui penso a te; userò quello.»
Un nome con cui-? Gli si aggrappò al braccio, tirandoglielo e fermandolo. «Quale?»
«Usa... ko.»
Si sciolse, letteralmente.
Le idee migliori le aveva sempre lui.
Ed era il fidanzato migliore del mondo.

O forse no.
Sbadigliò davanti all'ennesimo incomprensibile oggetto tecnologico.
Si ricompose non appena Mamoru si avvicinò anche lui alla teca. Lo sentì leggere il cartellino. «Nasa - TPS, thermal protection system.»
Che in linguaggio umano era?
Mamoru contemplò il pezzo. «Questa mostra è piena di oggetti incredibili, è molto raro vedere campioni di questo tipo. Volevo venire qui da diverso tempo ma mi piaceva l'idea che venissi anche tu con me.»
Oh. L'aveva portata lì per condividere con lei una sua passione. Si sentì un verme per non essere riuscita ad apprezzare il gesto che fino a quel momento; decisamente era lei ad essere una pessima fidanzata.

«Ti stavi annoiando?» le chiese all'improvviso lui, sorridendo.
«No, no... solo...» si portò una mano dietro alla testa e rise, «Non ne capisco molto.»
Mamoru si rese conto che avrebbe dovuto pensarci prima: vagare tra le stanze della mostra senza conoscere il significato degli oggetti esposti doveva essere stato di un tedio difficilmente sopportabile. Si abbassò un poco verso di lei, indicando con la testa il pezzo accanto a loro. «Questo è un campione del rivestimento esterno di uno Shuttle, i veicoli spaziali americani. Ricopre per intero la struttura della nave e impedisce al calore prodotto dal sole e dalla velocità di bruciare tutto ciò che c'è all'interno: motori, cabine... piloti. Per ottenere questa lega ci sono voluti anni di tentativi, di fallimenti, ma gli scienziati che ci hanno lavorato hanno continuato a provarci e alla fine hanno ottenuto quello che volevano. Un tempo noi tutti non avremmo mai immaginato di poter guardare il nostro pianeta dall'alto, invece, ora, grazie ad un rivestimento come questo, voliamo nello spazio.»
Usagi si ritrovò a osservare quello che poco prima le era sembrato un qualunque pezzo di metallo. «Allora è la forma dei sogni.»
Mamoru si voltò verso di lei, colpito.
«Le persone hanno tanti sogni diversi. Per gli uomini di cui hai parlato» appoggiò un dito sul vetro, «questa è la forma che ha preso il loro sogno. Una forma che sta permettendo il sogno di tanti altri.» Sorrise tra sé. «Hai ragione, è speciale.»
Mamoru rimase per un lungo attimo in silenzio, non riuscendo a produrre un commento più intelligente di quello che lei aveva appena tirato fuori.
Infine la portò verso un altro pezzo, sicuro che sarebbe stata capace di mettere a fuoco un'altra verità che a lui non sarebbe mai venuta in mente.

«Oh, è fantastico!»
Usagi osservò la grande distesa erbosa della collina che scendeva ai loro piedi. Non riusciva nemmeno a contare quante persone fossero sdraiate sull'erba, a leggere, a parlare, a rilassarsi. I bambini giocavano e gli innamorati stavano distesi l'uno accanto all'altra. Iniziò a saltellare e afferrò il braccio di Mamoru. «Facciamolo anche noi!»
Lo trascinò di corsa fino ad un punto libero e si lasciò cadere morbidamente sul terreno, mettendo le mani sopra la testa.
Mamoru la osservò ridendo, ancora in piedi. Poi si sistemò vicino a lei.
Usagi chiuse gli occhi, sentendo una calda brezza sulla pelle. «Si sta così bene.»
«Sì» concordò lui.
Rimasero ad osservare le nuvole che solcavano lentamente il cielo, come a dare il tempo di ammirarle.
Forse era perché Usagi si trovava lì con lui, ma a Mamoru non avevano mai infuso tanta pace. E, in quella bella giornata, in cielo c'era proprio ogni tipo di nuvola. «Quegli stratocumuli hanno delle forme davvero interessanti. Anche se» alzò un braccio, puntando la parte sinistra del cielo, «i cirri più alti che si intravedono appena hanno una consistenza e un colore più vari.»
Usagi scoppiò a ridere. «Credo che tu abbia appena parlato di nuvole, ma non ho capito niente.»
Mamoru la vide girare appena la testa verso di lui, sorridendo con una dolcezza che era solo sua.
«Sai tantissime cose. Insegnami. Quelle bianche e batuffolose lì a destra cosa sono?»
Le parlò della conformazione, dell'altezza, dei tanti nomi delle nuvole, tutto il tempo sapendo di non essere mai stato tanto orgoglioso di se stesso come quando lei lo guardava con ammirazione.
Alla fine, Usagi non trattenne un'esclamazione di meraviglia. «Wow. È incredibile pensare che possano stare ad altezze tanto diverse. Sembrano tutte dipinte nel cielo, come su un quad- ah!» Una bambina le saltò su una gamba, di corsa.
Usagi la seguì con lo sguardo, voltando completamente la testa, mentre quella e un altro bambino più piccolo si rincorrevano nel tentativo di strapparsi dalle mani un palloncino.
Sorrise, ma, all'improvviso, la sua attenzione fu attirata da qualcosa che stava nell'erba, molto più vicino a lei.
«Ahhhh!» Scattò di lato, girandosi a cercare Mamoru e finendogli addosso con le mani che gli martellavano sul petto. «Mandalo via, mandalo via!!»
Mamoru alzò lo sguardo oltre Usagi, cercando di capire di cosa di stesse parlando. Scorse una cavalletta che saltava via, allontanandosi da loro. «È scappata.»
«Sei sicuro?»
«Sì.»
Anche così Usagi girò con circospezione solo la testa, non osando avvicinarsi a dove si era trovata prima. Dopo un lungo attimo, capì che quell'insetto era proprio sparito. Tirò un sospiro di sollievo. «Grazie mille.»
«Non ho fatto niente.»
Fu solo in quel momento che si accorse che il respiro che lui aveva emesso con quell'ultima parola le era finito su una guancia. Immobilizzò lo sguardo sulla prima cosa che i suoi occhi si trovarono davanti: la bocca di Mamoru.
Oh.
Non si mosse. Non si allontanò, né si avvicinò.... non lo aveva fatto nemmeno lui.
Piano, con incredibile lentezza, alzò lo sguardo. E dopo il naso dritto, dopo la guancia, vide finalmente i suoi occhi; di un blu che non era più solo blu, ma il colore della notte più profonda.
Non stava più respirando. Percepì, con chissà quale senso, un lieve movimento: del proprio corpo o del suo, non ne aveva idea. Chiuse gli occhi, preparandosi alla sensazione più-
BAM!
Per poco non saltò in aria. Incredula, si girò mentre accanto a loro arrivava uno dei due bambini di prima, in lacrime. «Il mio palloncino!!!»
Il suo palloncino?
E il suo bacio? Iniziò a sentire la tentazione di piangere pure lei.
La bambina più grande si unì a loro, indicando il fratello con un dito accusatore. «È stata colpa tua!» La sua attenzione sembrò venir catturata da qualcosa di molto più interessante; sul piccolo volto si dipinse un grosso sorriso entusiasta, «Vi stavate baciando!»
Lei e Mamoru si staccarono in un quarto di secondo netto, rimettendosi in piedi.
Un uomo arrivò di corsa. «Mizuko! Ti avevo detto di non correre col palloncino!»
«Ma l'ha rotto lui!»
L'uomo si abbassò a prendere in braccio il ragazzino piangente. «Lui è più piccolo di te.» Si rivolse a loro due. «Scusate.» Ridacchiò. «Mia figlia ha una fissazione per i baci.» Prese per mano la bambina e annuì, come se tutto fosse stato risolto. «Continuate pure.» Si allontanò con i figli.
Molti istanti dopo, Usagi era ancora completamente paralizzata, con addosso un sorriso stupidamente mortificato.
«Ah...»
Si girò con scatti legnosi verso la voce di Mamoru.
«T-ti porto a casa?»
Con un paio di scricchiolii, la sua testa riuscì ad annuire.

Disastro, un completo disastro.
Mamoru continuò a pensarlo fino a che non arrivarono al muretto dietro la casa di Usagi.
Come aveva potuto reagire in modo tanto stupido?
E ancora lo stava facendo! Ancora non le aveva detto una sola parola oltre il minimo necessario, si era limitato a scambiarsi con lei un paio di sguardi impacciati. Da moccioso alla prima cotta.
Usagi si fermò prima di girare l'angolo e ritrovarsi davanti alla porta di casa sua.
Gli aveva detto che suo padre poteva non essere pronto alla novità di lei con un fidanzato e lui l'aveva trovato quasi divertente, ma aveva capito.
La osservò mentre ancora non riusciva a guardarlo. Infine, la sentì emettere un lungo sospiro, che in quel momento gli sembrò di rassegnazione e delusione.
No, lui non era un moccioso alla sua prima cotta. Era un uomo con la prima donna che amava.
La afferrò piano per entrambe le braccia. «Mi dispiace.»
Usagi rilasciò un sorriso, incontrando il suo sguardo. «... È stato imbarazzante, vero?»
Lui annuì con riluttanza. «La prossima volta non sarà così.» Riuscì a infonderle nello sguardo ciò che aveva voluto: speranza e felicità.
La lasciò con un braccio, usandolo per rovistare nella tasca laterale dei pantaloni. «C'è una cosa che volevo darti oggi.»
Lo sguardo di lei si abbassò, incuriosito.
Lui tirò fuori un paio di chiavi e gliele porse. Furono accettate su un palmo.
«Sono le chiavi del mio appartamento. Questa è per il portone di sotto e questa-» si fermò, colpito dall'espressione attonita di lei.
«Le chiavi di casa tua?» la sentì ripetere.
«Sì.»
Lei le prese nell'altra mano, toccandole con la delicatezza riservata ad un raro tesoro.
Gli si gettò addosso all'improvviso, stringendogli il torace in una morsa che si poteva definire mortale, deliziosamente mortale.
Ridendo, la avvolse anche lui contro di sé, abbassandosi fino a poterle parlare quasi all'orecchio. «Così puoi entrare quando vuoi, anche quando non ci sono.»
Usagi annuì contro il suo petto. Quando si allontanò per guardarlo, lui le prese la faccia tra le mani. «Non piangere.»
Lei scosse la testa, piano. «No, sono lacrime di gioia. Sono una sciocca, ma sono troppo felice.» Gli prese il volto tra le dita, fino a che lui non sentì il freddo delle chiavi sulla guancia. «Ti amo, Mamo-chan.»
Respirare sembrò non avere più importanza. Con la parte di mente che ancora gli funzionava, notò lo sguardo di Usagi che si posava sulle chiavi. «Ti amo tantissimo.»
E lei era tutto per lui.
Tutto quanto.
Le asciugò gli occhi e le ciglia di lei si abbassarono; tornò a guardarlo come se non potesse farne a meno.
Nemmeno lui riusciva a immaginare come avesse fatto a vivere senza di lei per tanto tempo.
Le sfiorò le labbra con un dito.
Gli occhi di lei si spalancarono appena e il rossore le imporporò le guance.
Non era imbarazzo, era calore d'amore.
Si sentì circondare il collo dalle sue braccia e si abbassò fino ad avere la fronte contro la sua.
Chiusero gli occhi nello stesso momento.
«CRIIIIIIIIIIIIIIK! THUMP!»
Usagi si voltò, senza più parole o espressioni, verso la sua vicina di casa. Aveva sbattuto con la bicicletta sul proprio muretto.
Era una signora di sessant'anni molto simpatica e la conosceva da quando era nata, ma in quel momento l'avrebbe squartata viva.
«Ah, ciao Usagi-chan.» Almeno sembrava imbarazzata. «Scusa se...» Guardò in molte direzioni, ma anche in quella della casa di lei.
... cavolo.
Si alzò in punta di piedi, fino a poter appoggiare un bacio sulla guancia di Mamoru. Con lo sguardo gli fece capire che per lei era tutto a posto, per quanto potesse esserlo in quel momento. «Devo parlare con-... per-... »
Lui annuì. «Ho capito. Ciao... Usako.»
Le uscì un sospiro e lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava.
Fece una breve corsa verso la vicina che si stava preparando a entrare dentro il proprio giardino con la bicicletta. Le tenne aperto il cancello. «Signora Shizaki, ecco... so cosa sta pensando, ma lui non-»
«Bimba mia» la interruppe lei con affetto. «Dubito che tu sappia a cosa sto pensando.»
«No?» domandò Usagi, con cautela.
«Non ti devi preoccupare, non lo dirò ai tuoi genitori. Perché vedi... stavo pensando che quarant'anni fa facevo la stessa cosa con mio marito, davanti alla mia vecchia casa.» Le sorrise. «Però il tuo ragazzo è più carino.» Abbassò la voce con fare cospiratore., «Ma non dirlo al signor Shizaki.»
Usagi proruppe in una risata.
«Scusami per averti interrotto, piuttosto. Per il resto, sta' tranquilla.»
«Grazie mille.» Usagi terminò di ridacchiare. «Grazie davvero.» Si girò e corse verso casa sua.

Quella notte, rimase a fissare il soffitto.
Due volte!
D.u.e v.o.l.t.e!
Le era sembrato quasi che le loro labbra si toccassero e invece...
Sospirò, rigirandosi nel letto e cercando di prendere sonno.
All'improvviso, qualcosa colpì la finestra.
Usagi si alzò per controllare e, quando fu abbastanza vicina, vide una rosa dietro al vetro. Spalancò le ante e scrutò l'orizzonte, senza però scorgere nessuno.
Sorrise, scuotendo la testa e prendendo in mano il fiore; aveva già i petali al naso quando si rese conto che sul gambo c'era un foglio piegato più volte su se stesso.
Si buttò sul letto e accese la lampada sul comodino.

Voglio davvero farlo.
E voglio davvero dirtelo.
Presto.

Si sdraiò sulla schiena, appoggiandosi il messaggio sul cuore, la parte di lei che quelle parole erano già riuscite a toccare.
Ridacchiò e corse a chiudere la finestra. Ributtandosi sotto le coperte, spense la luce.
Domani doveva arrivare prestissimo.



CONTINUA...

Risposte alle recensioni:
luisina - sì, ho cercato di avvicinarmi allo stile dell'anime, per accentuare il lato leggero e divertente. Va un po' in contrasto con le altre due storie che ho in ballo in questo momento; era quello il mio scopo. Non ti preoccupare per avermi fatto notare gli errori: per me quello che conta è che il testo sia al meglio e se non ci sono arrivata da sola a vedere gli errori, che lo facciano altri è solo un aiuto. Per gli altri complimenti, è sempre un onore sentir dire cose come queste.
chichilina - no, purtroppo Facebook non mi ha. :) Grazie per il commento sulle storie scelte.
Sailor Uranus - sono contenta di averti trasmesso l'incertezza delle prime fasi del rapporto tra questi due. Grazie anche a te per i complimenti.
bunny1987 - accontentata :) Spero ti sia piaciuto
luciadom - sapere di riuscire ad emozionare è qualcosa che ogni autore vuole sentirsi dire. Grazie per averlo voluto rimarcare con parole così belle. Spero ti piaccia anche questo capitolo.
maryusa - qui finalmente Mamoru si era deciso, ma a quanto pare non era destino (o mio volere :) ) Divina, addirittura. :)
Ami_mercury - spero lo sia anche questo capitolo; devo ammettere che mi piace un po' più dell'altro, forse perché ho trovato un paio di soluzioni narrative che considero azzeccate.
ISA1983 - grazie per ogni parola. In questo capitolo mi sono concentrata più su un rapporto già un minimo consolidato, perché appunto sono già usciti insieme un po' di volte. Curiosità soddisfatta anche per te. :)


   
 
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