Probabilmente era una cosa del tutto futile, una cosa stupida in molti avrebbero risposto se l'avesse chiesto.
Una cosa che si fa e basta, una cosa semplice.
Non era difficile, o complicata o qualcosa di arrischiato; però era una cosa che, a lui, chiedeva comunque del coraggio.
Era una cosa che si fa tutti i giorni, come alzarsi, o mangiare o andare a dormire.
Però quella cosa lo spaventava.
Era una cosa semplice. Fattibile, insomma.
Era un formicolio nello stomaco, erano le mani sudatticcie e le guance imporporite.
Erano i suoi capelli, chiari e fini come piccoli fili dorati.
Erano i suoi occhi, di quel profondo nocciola.
Era il suo sorriso.
Era solo quello.
-Hey.-
Gli sembò di averlo solo sussurrato, un piccolo, flebile suono.
-Hey.-
Però rispose, ed eccolo, eccolo!, quel così bel sorriso.
Era una cosa futile, una cosa stupida e così semplice.
Era un sorriso accennato, un breve, brevissimo ma intenso scambio di sillabe.
Però lo rese felice.
Era solo suo, quell'attimo.
Solo loro.