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Autore: FlameWolf    15/05/2016    4 recensioni
STORIA INTERATTIVA
È sempre la stessa storia ormai da vent'anni. Ogni primavera ci cantano la stessa ninna nanna, ci illudono che è per il nostro bene e noi cadiamo uno dopo l'altro come mosche. È una mattanza, ma non possiamo farci niente.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Sorpresa, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Giorno 5,mattina

Rose Green, tributo del distretto 12, arena

Apro gli occhi a fatica, ma vengo subito accolta da un intenso dolore all'altezza dello zigomo destro. La testa mi gira e sento l'impellenza di vomitare. Anche la schiena è tutta un dolore. Provo a muovermi, ma non ci riesco. Sento come se qualcosa mi stringesse tutto il corpo. Abbasso lo sguardo e capisco di essere completamente legata. Sono confusa, non capisco. Era tutto tranquillo ieri notte, avevo lasciato Achille di guardia e... Achille! Dov'è? Provo ad urlare il suo nome, ma ricevo come risposta solamente delle risate crudeli. Di fronte a me ci sono quattro persone: tre ragazzi e una ragazza magra molto familiare. Ho già visto quegli occhi azzurri come il ghiaccio, quei capelli rossi e corti e quel tic che la porta a leccarsi di frequente il lato destro della bocca. Esattamente come è famigliare questa sensazione di puro orrore unita all'impotenza.
Vorrei gridare, ma dalla mia bocca esce solo un timido: “Dov'è Achille?”
E' uno dei ragazzi a rispondermi beffardo “Adria, l'hai colpita troppo forte!” No, non può essere! Lei è morta! È stata uccisa l'anno scorso! Cosa ci fa qui? Mi agito ancora di più nel tentativo di liberarmi, ma finisco solamente per cadere per terra scatenando maggiore ilarità fra i miei aguzzini.
“Non credevo che fossi uno spasso di tale portata Aloe!” Aloe? Mia sorella! Io sono Rose! Cosa volete da noi? Lasciatemi, lasciatemi! Non voglio morire! Vi siete già presi lei, non basta?
“Credo voglia dirci qualcosa” osserva il ragazzo moro dell'uno, forse quello più acuto del gruppo. Gli altri tre si zittiscono all'istante, ma il loro silenzio è solamente provocatorio. Lo vedo dai loro occhi e dai loro sorrisi. Vogliono solo giocare e io sono il loro topo. Vorrei mandarli a quel Paese, ma non posso. La mia voce è scomparsa nel nulla. Il mio corpo non risponde più ai miei comandi, sono doppiamente prigioniera.
“Qualcuno ti ha mangiato la lingua, mocciosetta? Oh, oh! Adria potremo iniziare da quella!” propone saltellando uno di loro, quello con una cicatrice sul mento, con un'insana euforia. Dalla mia bocca sfugge un singhiozzo, mentre avverto il mio cuore iniziare a battere più velocemente. Anche il mio respiro inizia a velocizzarsi e in breve in ritrovo ad iperventilare. Inizio a piangere, ma non voglio supplicarli, sarebbe inutile. Esseri senza cuore come questi non mi ascolterebbero. Non devo urlare, non devo darli questa soddisfazione. Devo resistere, ti prego resisti.
“Dobbiamo proprio farlo? Ammazziamola e basta” propone il moro come da copione
“E quando ci capiterò di nuovo di giocare all'allegro chirurgo con un vero corpo?” risponde sadica Adria, passando lentamente la lama del machete su dito “Sono d'accordo con Chester, inizierò dalla lingua: così almeno avrai una valida ragione per non rispondere. Ragazzi aiutatemi ad aprirle la bocca”. I quattro si avvicinano a me con aria più o meno eccitata. Nonostante i miei buoni propositi finisco per urlare con tutte le mie forze.

“Rose! Rose!”

Mi sveglio di scatto, coprendomi istintivamente il volto con le braccia. Di nuovo quell'incubo, di nuovo Aloe. Mi sveglio sempre nello stesso punto, ovvero quello in cui mio padre obbliga me e mio fratello ad andarcene dalla stanza. Quella volta però commissi un grave errore: mi voltai nell'assurda speranza che arrivasse qualcuno a salvarla, ma invece vedetti solamente il machete calare sul suo volto. Ancora non riesco a capacitarmi che qualcuno abbia potuto ucciderla in quel modo così barbaro. Era così buona... e mi manca così tanto. Quell'immagine mi tormenta ancora oggi insieme alla decapitazione di Donna, alle grida di Connor, al sacrificio di Norma... a quanti altri dovrò dire addio ancora? Quanto dolore dovrà ancora affrontare? Quante altre volte dovrò sentirmi così debole ed incapace?
“Ancora tua sorella?” mi chiede Achille preoccupato. Annuisco con calma, stringendomi fra le mie stesse braccia. “Non ti permetterò di fare una fine del genere, stai tranquilla” Accenno un breve sorriso come ringraziamento. Non so cosa farei senza di lui. Achille c'è sempre stato per me, è l'unico di cui mi possa fidare. È la sola ragione per la quale non sono ancora del tutto impazzita. Il mio solo supporto. Non posso di certo dire la stessa cosa di Cosmo. Per me lui è un'incognita. Ho passato gli ultimi quattro giorni ad osservare il suo fiore (ormai quasi completamente distrutto), senza venirne mai a capo. Lo tiro fuori dalla tasca e l'osservo di nuovo in maniera quasi ossessiva. Mi ero ripromessa di sbugiardarlo davanti a tutti, per impedire che qualcun altro vivesse le stesse esperienze di Aloe od Erica o di qualunque altro tributo che abbia avuto la sfortuna di incontrarlo, ma nello stesso tempo se lo facessi perderei di sicuro la possibilità di ottenere aiuti dagli sponsors. Potrei denunciarlo in punto di morte, ma non sono sicura che mi sarà data questa possibilità. Non posso sapere se la mia morte sarà lenta come quella di mia sorella. “La vedi quella bambina? Ne ho viste tantissime come lei, una delle quali identica come una goccia d'acqua” La voce di Cosmo mi ritorna in testa all'improvviso. Il nostro primo incontro, quello in cui ebbi la conferma che tutte le voci che giravano su di lui erano vere. Cosa avrà provato mentre guardava morire tutte quelle persone? Avrà mai provato un minimo di rimorso? No... che sciocchezza vado a pensare, a lui interessa solo mantenere il suo lavoro.
La consapevolezza mi colpisce in pieno come uno schiaffo. Se sopravvivessi, quel posto lo prenderei io. Se diventassi veramente la vincitrice dei 21° giochi, sarei io la prossima mentore del distretto 12. Non uscirò mai viva di qui, non me lo permetterà. Non ha mai avuto intenzione di aiutarmi e io ci sono cascata in pieno, come una scema. Come ho potuto essere così stupida? A pensare che stavo perfino rinunciando alla mia missione per salvarlo! Stringo forte le mani a pugno, cercando di trattenere una rabbia che non avevo mai provato prima. No.... non è rabbia, è odio! È un fiume in piena che mi travolge e mi toglie in fiato. Non ho mai provato nulla del genere, non pensavo neppure di esserne capace! Cosmo non è diverso dalle varie Adria, è un mostro, e solo io ho il coraggio di fare quello che deve essere fatto. Sono stata troppo gentile finora. Anche Aloe lo era, e ciò non l'ha risparmiata da quell'orrenda fine.
“Rose, che hai? Stai tremando” mi dice Achille, ma lo sento a malapena. Cerco con lo sguardo la prima telecamera e mi rivolgo ad essa, cercando di mostrami forte e determinata.
“Ho un pettegolezzo che amerete molto, Capitol. Riguarda il mio mentore, perché deve proprio capirlo che non sono una bambina come tutte le altre”.

 

Spencer Triangle, tributo del distretto 6, arena

Introduco con gioia l'aria dentro i polmoni. Che bello tornare a respirare come sempre! Il mondo odora d'erba, di funghi e di pioggia, e io sono ancora vivo. Ho resistito, mi sono aggrappato alla vita con tutte le mie forze e ne è valsa la pena: ieri mattina è arrivato il medicinale. Avevo intravisto all'ultimo il piccolo paracadute argentato e mi ero trascinato a fatica per raggiungerlo. Al suo interno una piccola siringa con un contenuto trasparente, la vita stessa. Me la sono infilata nel braccio senza esitare, sperando che funzionasse in quel modo perché non ne avevo la più pallida idea. In qualche modo la fortuna mi ha sorriso e ho potuto assistere all'alba di un nuovo giorno.
Rispetto a ieri la temperatura è nuovamente calata ed è un bene. Mi auguro che piova, queste nuvole promettono bene. Ne ho un disperato bisogno, ho finito le scorte d'acqua e la sete sta iniziando a farsi prepotente. La bocca è secca, la gola mi brucia parecchio e sono senza liquidi da nemmeno ventiquattr'ore. Deve essere stato per colpa delle febbre, ne sono certo.

Deve esserci una fonte d'acqua da qualche parte, o a questo punto nell'arena ci sarebbero molti più morti... a meno che non siano tutti amati dagli sponsors quanto me. Non avrei mai pensato di ricevere tanti doni. Inizio a pensare di avere sul serio qualche possibilità di tornare a casa.
Decido di procedere verso Sud perché il terreno sia in pendenza. Mi sembra di ricordare che al corso di sopravvivenza ci hanno detto di guardare anche l'inclinazione del terreno per trovare dell'acqua. Spero di trovare un fiume, così potrò trovare anche del cibo. Ho visto in un film che si possono catturare i pesci anche a mani nude, magari con un po' di esercizio posso anche riuscirci. Forse potrei anche mangiarlo crudo: ho visto a Capitol alcuni stuzzichini a base di pesce crudo che erano deliziosi. Stan ne andava letteralmente pazzo. Era sempre lì a mangiarli, se non stava a sbavare sul davanzale di qualche giovane accompagnatrice. Forse è meglio di no però, mangiare cose crude è pericoloso, soprattutto in un posto come questo. Osservo il cielo cupo e minaccioso, se accedessi un fuoco potrebbero anche non notarlo. Potrei rischiare... in fondo la temperatura sta calando e non mi dispiacerebbe scaldarmi un po'.
Dopo un ora di cammino non ho ancora trovato la fonte d'acqua, ma gli incontri sempre più frequenti con scoiattoli ed altri piccoli roditori mi consola, sono sicuro di starmi avvicinando alla mia meta.
Un urlo di dolore proveniente da poco lontano mi distrae però dalla mia missione. La voce è femminile e famigliare e ci impiego un po' di tempo per collegarla a quella di Stacey. Mi blocco non sapendo bene cosa fare. Non sento alcun suono di cannone, qualsiasi cosa sia successa deve essere ancora viva. Forse è ferita e bisognosa d'aiuto. Cosa mi ferma allora? Non ha senso quest'astio che provo nei suoi confronti, Stacey non è suo padre, non c'entra nulla con la morte di mia madre, all'epoca era solo una bambina. Non sono nemmeno sicuro che sappia cosa sia successo anni fa. E' innocente, non ho diritto di avercela con lei o non sarei diverso da quei capitoli che ci hanno condannati tutti a morte per azioni compiuti dai nostri genitori e dai nostri nonni.
Decido dunque di dirigermi verso di lei. La trovo poco dopo, sdraiata per terra, madida di sudore e tremante. I suoi capelli castani sono sporchi e pieni di nodi e puzza terribilmente. Non posso di certo criticarla però, non credo di essere messo molto meglio.
"Spencer..." borbotta lei a fatica, mordendosi talmente forte il labbro da farlo sanguinare. L'osservo meglio e finalmente capisco la causa della sua sofferenza. Il suo piede destro è chiuso dentro una tagliola, con spuntoni metallici infilati dentro la sua caviglia.
"Cavolo" mi limito a commentare vedendo la complessità della sua situazione
"Finiscimi, muoviti" mi ordina trattenendo un nuovo urlo di dolore. La sua richiesta mi lascia spiazzato, non ci avevo neppure pensato a questa possibilità: ho realizzato che aveva bisogno di aiuto e sono corso da lei, tutto qui. E' stato così illogico il mio pensiero? Non è naturale cercare di aiutare un tuo simile in difficoltà? Io non capisco.
Decido di cercare nella zona un bastone abbastanza robusto che riesca a fare leva sulla trappola, in modo da liberarla. Ne trovo uno utile ai piedi di una quercia e ritorno da lei a grandi passi. Nel vedermi armato, Stacey chiude gli occhi aspettando il peggio, ma rimane sorpresa, quasi scoinvolta, nel vedere che ho deciso di aiutarla.
"Perché?" mormora incredula con gli occhi spalancati
"Non esistono motivi per voler aiutare qualcuno. Ho deciso di salvarti e lo farò, sono stato chiaro?" replico facendo leva con tutte le mie forze sul bastone finchè non si rompe. Cazzo, devo prenderne un altro. Mi alzo e cerco in tutta fretta una nuova leva,sperando che Stacey possa resistere nel frattempo. Sento addosso il suo sguardo, non mi molla neanche per un istante. Non credo che si aspettasse un atto del genere in un posto come questo. Posso capirla in parte, ma non posso tradire i miei ideali, gli stessi che aveva mia madre. Sono loro che fanno di me la persona che sono, non volterò loro le spalle.
Al terzo tentativo riesco finalmente ad ottenere qualche risultato e la trappola si muove abbastanza per permetterle di trascinare fuori la caviglia. Quando il piede è completamente fuori, lascio la presa e cado a terra per il contraccolpo. Sono di nuovo completamente sudato, ma Stacey è salva, anche se ferita. Mi trascino pigramente verso di lei per osservare meglio il danno, quando sento una fitta improvvisa al fianco sinistro. Il dolore è talmente forte da bloccarmi il respiro. Mi giro e intravedo il pugnale di Stacey piantato sulla mia carne. I suoi occhi serrati e rabbiosi potrebbero tranquillamente uccidermi da soli. La mia testa è attraversata da una sola parola:tradimento. Cerco di afferrale il braccio e di allontanarla, ma è più veloce di me: toglie il pugnale e mi colpisce nuovamente, questa volta al petto. Crollo a terra privo di forze, mentre la mia bocca si riempie del sapore metallico del sangue. Stacey mi sovrasta e mi colpisce una terza e una quarta volta.
"Tu ti credi migliore di tutti noi, vero?" una quinta volta "Chissà se ti sentirai così fiero di te anche da morto. Noi siamo nemici, non dovevi dimenticarlo, stronzo. Hai avuto la tua possibilità, ora tocca a me". Non riesco a realizzarlo, anche se sono consapevole che tutto questo ha una sua logica, eppure... Ad ogni colpo il senso di tutto questo sfugge via sempre più lontano, diventa meno vivido, sempre più... più... com'era quella parola? Io non ho più... mamma, ti sei sentita come me?

 

Harriet Dates, tributo del distretto 3, arena

Mi aggrappo con forza al ramo, salvandomi così da una rovinosa caduta. Mi sono fatta male al braccio, ma almeno sono tutta intera. Non dovevo probabilmente arrampicarmi così in alto, ma temevo di essere scoperta. Sono sicura che i favoriti mi stiano dando appositamente la caccia, mi vogliono di certo fare secca alla prima occasione. Posso capirli, anch'io nella loro situazione sarei imbufalita come un toro. Cioè, credo, non ho mai visto un toro.
Poteva essere la mia unica possibilità e l'ho sfruttata. Gli sponsors sono dalla mia parte, quelle bombe molotov facevano proprio al caso mio. Chissà quanto avranno speso per farmele avere. Le ho usate tutte per far esplodere la cornucopia, in fondo non potrei mai usarle qui nella foresta, sarebbe troppo pericoloso. Non posso di certo farmi coinvolgere in un incendio. Inoltre erano di un materiale fragile, con grosse probabilità si sarebbero infrante durante il cammino. E poi erano solo tre... no, ho fatto bene. Se ne utilizzavo di meno rischiavo di fallire la missione e di rinunciare a quella preziosa alleanza per nulla.
Cosa farò adesso però? Ci sono ancora dieci persone davanti a me, quasi tutte più forti e veloci. Devo trovare un modo per sfuggire a loro e per nutrirmi. Sul secondo punto non dovrei avere grossi problemi, me la sono cavata prima di entrare nell'alleanza e inoltre ho un po' di scorte nello zaino: una bottiglia d'acqua, qualche galletta di riso, della frutta secca, due mele verdi, una confezione di zuppa e anche una coperta. Ho preso anche un coltello a serramanico, più per darmi un po' di sicurezza che per altro. Non so utilizzare delle armi, ma non volevo pentirmene in caso si rivelassero fondamentali in futuro.
La cosa più intelligente da fare ora è trovare il famoso fiume. Dovrebbe essere a Sud della cornucopia. So che i favoriti bazzicano da quelle parti, ma è l'unica fonte d'acqua che conosca qua dentro, non durerò a lungo se non riempio la mia bottiglia. Posso al massimo cercare un corso più lungo per raggiungere la meta, sperando di non incappare in nessuno. In seguito dovrò trovare un rifugio, temo che possa piovere di nuovo. Questa volta non avrà la possibilità di accendere un fuoco in pieno giorno per scaldarmi. Sarebbe bello se trovassi qualcosa come una grotta, anche perché non so se sono in grado di costruirmi un rifugio rudimentale, nè se avrò abbastanza tempo per farlo.
Scendo con cautela dall'albero, stando attenta a dove mettere i piedi. Mi sento un po' goffa, non sono fatta per cose del genere, sono sicura che Kate se la stia ridendo a casa. Il fatto che sia viva e vegeta mi rincuora parecchio, spero tanto di poterla riabbracciare, siamo come sorelle io e lei. Mi manca tanto... dannazione! Mi fermo e sbatto il piede a terra con forza. Non devo farmi distrarre in questo modo, devo rimanere concentrata. Occhi aperti e vigili, sempre, così come ci hanno insegnato al distretto 3. Il mio cervello è la mia unica arma, non posso commettere errori così stupidi.
Mi guardo intorno per cercare di recuperare la concentrazione, quando noto un laccio mobile per terra, in bella vista. Male, decisamente male. Sono dentro il territorio di caccia di qualcuno. Tendo le orecchie cercando di sentire se ci sia qualcuno nei pareggi, ma non avverto niente. Mi muovo di soppiatto stando attenta a non calpestare nulla o a fare rumore. Proprio quando credo di essermi allontanata abbastanza noto una nuova trappola a terra. Rispetto alla precedente è nascosta meglio ed è anch'essa riservata per piccoli animali. Al centro c'è un'esca, un cracker per la precisione, e sembra molto più complessa della precedente. Chiunque l'abbia fatta se ne intende parecchio. Devo assolutamente uscire da questa zona. Provo a tornare indietro, ma neanche quindici minuti dopo sono costretta ad abbandonare l'dea: mi sembra di sentire il lontanaza l'eco della voce profonda di Lawrence. Mi sembra di capire che l'unica strada percorribile sia quella ad Est. Inghiotto della saliva e cerco di calmarmi, ma è piuttosto inutile: le mie mani continuano a sudare ho i nervi a fior di pelle. Sto iniziando a diventare paranoica, ho seriamente paura di incontrare qualcuno. Nel giro di mezz'ora avverto anche l'orribile sensazione di essere osservata. Inizio a sudare ancor più di prima e a guardarmi intorno freneticamente. Non mi piace per niente questa situazione. Vorrei tornare indietro, ma ho paura di essere beccata da Lars e i suoi. Mi sento in trappola, ma non so come uscirne. Decido di tirare fuori il coltello per prepararmi al peggio.
Inizio a correre verso l'unica strada possibile, quando la mia attenzione è catturata da un buffo oggetto a forma di pecora. Sto per avvicinarmi per osservarlo meglio, ma mi blocco all'improvviso pensando che sia l'ennesimo tranello. Senza perderlo di vista, come se temessi che si potesse trasformare in un ibrido da un momento all'altro, faccio due passi alla mia destra finché non sento la terra mancarmi da sotto i piedi. Ruzzolo giù per una buca profonda un paio di metri, finché non avverto un dolore accecante sotto il ginocchio. Il mio urlo si blocca poco sopra ai polmoni. Osservo tremante la gamba e noto che è trafitta da un palo acuminato, sporco di quello che sembrano feci. Dalla mia bocca esce un grido strozzato e lotto con tutte le forze per non svenire. Mi allungo verso la ferita, ma ogni movimento mi procura una nuova agonia. Mi aggrappo al palo, e provo a smuoverlo, nonostante il dolore. Devo provarci però, non posso rimanere bloccata qui. Stringo i denti, ma niente. Sono troppo debole, non ce la faccio. Il dolore è troppo forte... io... mi sento mancare. Il mondo intorno a me diventa improvvisamente nero. L'ultima cosa che riesco a vedere è un passerotto che vola via dal suo ramo.

 

Sidney Baxter, tributo del distretto 5, arena

Apro gli occhi controvoglia e vengo accolta da una luce smorzata. Quando è albeggiato il sole? Non ricordo neppure di essermi sdraiata. Fanculo, sto iniziando a perdere il controllo sul mio corpo e non va affatto bene. Non ricordo neppure quando è stata l'ultima volta che ho dormito come si deve. Il mio corpo ne sta risentendo pesantemente: sono stanca, faccio fatica a mantenermi concentrata, gli occhi mi si chiudono senza che io lo voglia e mi sento la testa pesante. Per fortuna ho Iv con me che funge da sveglia. Niente o nessuno potrebbe cogliermi di sorpresa. L'averlo con me si sta rivelando più positivo di quanto pensassi: anche se non sa cacciare ed è uno stupidotto, funge da sentinella ed attira gli sponsor come le api al miele. Come se avesse capito che stavo pensando a lui, Iv mi viene incontro scondizionante in cerca di attenzioni e di cibo. Non ho niente con me, però. Potrei resistere anche un altro giorno senza cibo, ma non Iv. L'ho viziato troppo e devo pagarne le conseguenze. Mi alzo in piedi a fatica pensando a un modo per potermi procurare del cibo: le piante sono fuori discussione, non ne conosco neanche mezza. Semplicemente al cinque non ce ne sono tantissime e non ho mai dovuto impararle. Potrei sempre usare Iv come cavia per testare la loro velenosità, ma preferirei di no. Non voglio privarmene. Lui è mio. Mi resta la caccia a questo punto. Proprio ieri ho creato una trappola sfruttando i bastoni, i sassi e la gomma da masticare che avevo trovato dentro lo zaino. Non so quanto possa essere efficace, ma valeva la pena provare. Finora non c' è cascato nessuno dentro, ma tanto non ho nulla di meglio da fare. Non avevo mai costruito trappole prima, mi sono dovuta basare solamente su ciò che avevo letto distrattamente da qualche parte e sulle mie nozioni di fisica.
Decido di avviarmi verso la trappola con Iv al seguito. Mi ricordo perfettamente dove l'avevo posizionata: terzo cipresso a sinistra dopo la roccia trapezoide, posizionato fra quell'albero altissimo ricoperto di licheni e quel grosso ramo caduto a causa della pioggia dell'altro giorno. Impossibile perdersi, solo un idiota a livello di Clifford ce la farebbe.

La trappola è scattata, e al suo interno ci trovo un topo grassottello. Tiro un sospiro di sollievo, va ben oltre alle mie aspettative. Temevo di rimanere senza niente data l'improbabilità della trappola. Se avessi avuto materiale migliore forse me la sarei cavata meglio. Ora devo trovare un modo per cuocerlo senza segnalare al resto dei tributi la mia postazione. Un vento freddo inizia a soffiare verso la mia direzione portando con sè un inteso odore di bruciato. Tutto ciò mi riporta a ieri sera, quando avevo intravisto un forte bagliore provenire dalla zona della cornucopia. Potrei giurare che c'è stato un incendio da quella parte. Mi domando cosa sia successo, qualcosa mi dice che i tributi abbiano litigato parecchio fra di loro, sia che l'incendio sia stato doloso o meno. Potrebbe anche darsi che si siano separati. Se non sbaglio esiste un metodo di cottura utilizzando il resto di un falò, potrei approfittarne. Se ci sono favoriti nei dintorni posso sempre darmela a gambe. L'importante è muoversi con cautela, silenziosa come un gatto. Sarebbe bello se Iv fosse in grado di andare in avanscoperta da solo, ma sono sicura che di fronte a un mio possibile ordine starebbe tutto il tempo a guardami immobile, con quei suoi grandi occhioni da schiocco.
“Se fai il bravo oggi si mangia, mi hai capito?” Per tutta risposta Iv inizia ad abbaiare contento. Mi piego su di lui in tutta fretta e gli tappo il muso con la mano. “Vedo che non hai capito nulla come al solito. Non dobbiamo farci individuare” Sillabo l'ultima parte con forza, in una vana illusione di farmi capire dal mio personale ammasso di pulci. Che sciocca che sono a sprecare il mio tempo così.
“Andiamo, Iv” gli ordino mentre mi addentro verso Sud.
Un quarto d'ora prima di arrivare prendo Iv in braccio in modo da prevenire qualche sua folle idea. Conoscendolo sarebbe in grado di fare la festa a gente come Lars o all'energumeno del due. Procedo con calma, stando attenta a non farmi sentire. I miei passi sono leggeri e sto bene attenta a non calpestare nulla.
Al mio arrivo non intravedo o sento nessuno. La cornucopia argentata è macchiata di nero e non ha nulla dello splendore che avevo intravisto durante il bagno di sangue. Al suo interno ci sono solo ceneri ed oggetti carbonizzati. In una sola nottata è andato perso un pezzo di paradiso. Appoggio a terra Iv e cerco all'interno qualcosa di utile, ma non c'è veramente nulla. Le fiamme hanno divorato senza pietà qualsiasi cosa. Immergo il topo nelle ceneri ancora calde, vicino a una cassa che sta ancora finendo di bruciare. Iv si avvicina ad annusare la preda e mi vedo costretta a riprenderlo in braccio, nonostante i suoi tentativi di ribellione. In fondo Iv è pur sempre un animale, l'istinto di sopravvivenza la starà facendo andare in matti. Occorre resistere però, mangiarlo crudo potrebbe essere troppo pericoloso. E' tutto sotto controllo: cercare cibo, mettersi al riparo, evitare contatti e non avere pietà. L'arena ha poche regole e bisogna rispettarle se si vuole uscire vivi. Direi che la sto cavando piuttosto bene, non vedo l'ora di godermi i soldi della vittoria. Nell'attesa mi accorgo che la temperatura sta iniziando a precipitare. Mi infilo la felpa che ho preso a Charlie e mi avvicino di più braci per scaldarmi meglio. Non soffro particolarmente il freddo, anzi, ma il vestiario si sta rivelando insufficiente per il clima. Dalla mia bocca fuoriesce del vapore e mi stringo addosso Iv per non farle patire il gelo improvviso.
Proprio allora mi rendo conto che sta precipitando qualcosa dal cielo. Mi scorgo fuori dal tettuccio della cornucopia ed intravedo dei pezzi di ghiaccio cadere copiosamente a terra facendo un gran rumore: grandine. Per un momento mi dimentico come si respira. Il ghiaccio precipita inesorabilmente senza che io possa far nulla in proposito.
"Smettila! Smettila" grido verso il cielo con rabbia. I chicchi iniziano a farsi più violenti e il vento li porta in parte dentro. Trattengo a stento un urlo e mi rifiugio in fondo alla cornucopia coprendomi le orecchie con le mani. Per quanto mi sforzi però, avverto lo stesso il fragore della caduta, il freddo pungente e la paura. La odio, la odio! Smettila! Smettila!
Iv si colloca preuccopato accanto a me, forse anche per cercare calore, e si acciambella sul mio grembo. Lo stringo a me con forza, sperando con tutte le forze che questa tortura finisca.

 

 

 

 

 

'Sera! E siamo a -11! Ci siamo lasciati Spencer che non poteva fare una fine diversa da questa. Appena letto la sua scheda aveva già immaginato un finale del genere. Harriet è invece è ancora viva anche se dentro alla “bocca del lupo”, durerà? Non durerà? Rose non può più ufficialmente ricevere Sponsors. Per aiutarla però si può sempre sfruttare Achille, quindi non è male così profondo. Sono stata gentile in questi due ultimi capitoli, dal prossimo si procedere di in due in due. Fino ad esaurimento scorte.

Alla prossima!

 

 

Alleanze:

Favoriti: Lawrence (distretto 1) e Lars (distretto 4)

Foglie d'autunno (o sfavoriti): Rose (distretto 12) ed Achille (distretto 2)

Gli improbabili: Killian (distretto 12) ed Abe (distretto 10)

Solitari: Emma (distretto 1), Harriet (distretto 3), Sidney (distretto 5), Stacey (distretto 6) ed Ane (distretto 11)

 

 

Morti

12° Spencer, tributo del distretto 6 (5 pov), ucciso da Stacey

 

Feriti

Harriet (trafitta alla gamba, svenuta)

Tutti (più o meno infreddoliti)

  
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