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Autore: Mary P_Stark    03/06/2016    2 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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21.
 
 
 
 
Curiosando tra le pietanze in preparazione, Kathleen afferrò una carota già debitamente pulita e, sorridendo al capocuoco, mormorò: “Non mi sgriderete, vero, se ve la rubo?”

“Solo perché siete voi, milady, e perché le verdure fanno bene ai bambini” replicò Mr Thomasson, allungandole un piattino pulito.

Lei lo ringraziò con un sorriso ancor più accentuato e l’uomo, con un borbottio imbarazzato, tornò al suo lavoro, mentre Kathleen si sistemava a uno dei tavoli della cucina.

Fin da quando si era svegliata, aveva cercato di evitare in ogni modo Christofer;  finire nelle cucine le era parso il sistema migliore per non incontrarlo.

Ma cosa le era successo, la notte precedente?

Cosa le era venuto in mente di rinfacciargli la loro prima notte di nozze?

Possibile che fosse così infantile da non poterci passare sopra, visto quanto lui era cambiato?

Visto quanto l’amava?

Non era in fondo questo, ciò che aveva sempre desiderato? L’amore e la devozione di Christofer?

Ebbene, ora non solo aveva tutto questo, ma aspettavano anche un figlio insieme.

Eppure, erano bastate poche parole velenose da parte di una ragazza gelosa, per farle montare dentro una rabbia che non sapeva di aver trattenuto in sé.

Dio, si era comportata in maniera così meschina, con lui!

“Vi sentite bene, contessa? Sembrate un po’ pallida” mormorò qualcuno accanto a lei.

Sobbalzando leggermente, Kathleen levò lo sguardo a inquadrare il viso morbido e dolce di Christine Knight.

“Oh, Miss Knight. Siete voi! No… sto… sto bene…” cercò di sorridere, pur non riuscendovi molto bene.

Si era sempre dichiarata desiderosa di parlare con la madre di William ma, a onor del vero, non ne aveva mai avuto il coraggio.

Come avrebbe potuto affrontare la donna che suo padre aveva rovinato, e che poi aveva lasciato sola e con un figlio in grembo?

Sì, l’aveva condotta a casa dei cugini e, se c’erano persone buone e generose, erano i Conroy, eppure… eppure non le era mai parso abbastanza.

Vi erano così tante cose da dire, così tante cose da farsi perdonare, e non sapeva da dove iniziare.

Sorridendole indulgente, Christine le disse: “Se mi permettete, potrei accompagnarvi in giardino a prendere un po’ d’aria. Credo vi farà bene.”

Poi, rivolgendosi al cuoco, dichiarò le sue intenzioni prima di offrire il braccio alla sua signora.

Kathleen non poté rifiutarsi – non avrebbe mai rifiutato nulla, a quella donna – e, seguendola lungo uno dei corridoi della servitù, sbucarono infine nel piccolo giardino.

L’esterno soleggiato la fece sorridere spontaneamente e Christine, annuendo, dichiarò: “Ecco. Questo è il volto che dovrebbe avere una donna che sta per diventare madre. Sorridente.”

Lappandosi le labbra, Kathleen mormorò: “Miss Knight, io…”

“Vi sono molto grata per avermi portato il mio William. E’ bello poter passare un po’ di tempo con lui” la precedette Christine, sorridendo.

Per Kathleen fu troppo. Si piegò sulle mani della donna, afferrandole con le proprie per poi poggiarvi la fronte in una muta supplica.

“Mi dispiace… mi dispiace così tanto…” sussurrò la giovane, tremando per le immense colpe del padre, che lei aveva fatto ricadere sulle proprie spalle.

“Oh, no, no… milady, non dovete dire una cosa del genere” si affrettò a mormorare Christine, facendola risollevare e poi battendo affettuosamente le mani sulle braccia di Kathleen. “Voi non avete colpa di nulla. E io ho William.”

“Però…”

Scuotendo il capo, la donna replicò: “Fui una sciocca e un’illusa, a cedere alle lusinghe di vostro padre ma, da quell’errore, ebbi in dono William. Penso di essere stata fortunata, non credete?”

Kathleen si limitò ad annuire, non potendo dire nulla in merito a questo.

Nessuno avrebbe potuto controbattere a una simile affermazione.

“Non pensiate mai che io vi ritenga responsabile per le sue azioni, milady. Non lo farei neppure in mille anni. Voi e vostro fratello siete stati più che generosi, con me e William, e il mio cuore ha pianto quando ho saputo di Andrew. Era un così caro giovane!”

“Vi ammirava molto” mormorò Kathleen, sorridendo appena. “E, se penso a voi, allora so che il sacrificio di mio fratello è valso a proteggere una persona buona e generosa.”

Christine le batté affettuosamente una mano sul braccio, replicando: “Il piccolo Randolf somiglia molto al padre.”
“Sì, e io e Myriam siamo già pronte a legarlo, se mai si farà scapestrato come Andrew” sorrise divertita Kathleen.

Christine non ebbe il tempo di replicare, che gli strilli allegri di Randolf giunsero alle loro orecchie.

Evidentemente, doveva trovarsi all’altro angolo della villa, sotto il bovindo.

Sorridendo allegra, Kathleen disse: “Andiamo a vedere cosa sta combinando.”

“Con piacere” assentì la donna, seguendola.

Non appena oltrepassarono l’angolo del palazzo, Randolf le inquadrò subito e strillò felice, agitando le manine.

“Zia Kathleen! Vieni! La palla!”

Lasciato il fianco di Christine, Kathleen si avvicinò correndo al nipote, mentre Myriam era accomodata su una delle sedie da giardino, all’ombra del porticato.

Non appena ebbe raggiunto Randolf nei pressi della fontana, si piegò in ginocchio per sollevarlo da terra… e quella fu la sua salvezza.

Un colpo di fucile fischiò vicino alla sua testa, sbriciolando un angolo della fontana e mettendo tutti in allarme.

All’urlo spaventato di Randolf seguì quello di Myriam, già pronta a balzare in piedi per raggiungere figlio e cognata.

Rannicchiata contro la fontana, il bimbo stretto tra le braccia e gli occhi sgranati per la paura, Kathleen fissò dapprima Christine, intimandole di restare ferma, poi urlò: “Myriam, corri in casa e chiama Christofer. Vai!

La donna si trattenne ancora un istante, ma fece quanto ordinatole, dopodiché Kathleen esclamò: “Christine, rientrate immediatamente e chiedete aiuto!”

“Zia…” singhiozzò Randolf, stringendosi a lei.

“Non temere… ce la caveremo” sussurrò Kathleen, baciandolo sui capelli.

La fontana era abbastanza ampia per proteggerli? Il colpo di fucile doveva essere partito dal parco che si estendeva alle spalle di Grosvenor Square, non v’erano dubbi.

Ma il cecchino era ancora lì? Attendeva forse un suo passo falso, o era già sparito?

Ma, soprattutto, perché aveva sparato proprio a loro?

Stringendosi maggiormente al petto Randolf, giurò a se stessa che niente e nessuno avrebbe fatto del male al figlio di suo fratello.

Aveva perso il padre in guerra. Null’altro gli sarebbe accaduto.

Sperò soltanto che qualcuno giungesse presto in loro aiuto, perché non sapeva davvero come mettere in pratica quei propositi.

Serrando gli occhi, Kathleen mormorò: “Dio, ti prego, ti prego…”

Un secondo colpo fendette l’aria, mandando in briciole un altro pezzo di fontana, e Randolf strillò.

“Ssst, non urlare, tesoro… non urlare” sussurrò Kathleen, tappandogli la bocca, dove gocciolarono grandi lacrime di paura.

Il cecchino voleva stanarli, sperando forse in un loro movimento inconsulto, dettato dalla paura.

Beh, avrebbe dovuto aspettare molto, questo era sicuro.
 
***

Ancora stentava a crederci.

Un’imprecazione gli salì alle labbra, ma la frenò sul nascere.

Non voleva spaventare Randolf ancor più di quanto già non lo fosse.

Sembrava passata un’eternità, eppure erano trascorse solo due ore da quella che avrebbe potuto diventare un’autentica tragedia.

Quando Myriam era corsa in casa, pallida come un cencio, urlando il suo nome, Christofer si era sentito afferrare da una paura a lui ben nota.

La paura di perdere Kathleen.

Lo sparo che Peter aveva riservato per lui, e che la moglie tanto coraggiosamente aveva preso su di sé, era tornato nella sua memoria come un colpo di maglio ben assestato.

Aveva afferrato Myriam alle spalle, bloccando la sua corsa sfrenata, chiedendole concitatamente cosa stesse succedendo.

Christofer aveva temuto un mancamento, un imprevisto problema con il bambino ma no… sarebbe stato troppo semplice.

Il secondo sparo l’aveva fatto riprendere dallo stordimento e, dopo aver ordinato a Myriam di restare in casa, era corso verso il porticato.

Lì, stesa a terra assieme a Randolf, riparati soltanto dalla slanciata figura della fontana del giardino, aveva visto Kathleen.

Lacrime avevano solcato il suo viso, ma nei suoi occhi aveva letto solo una feroce determinazione alla vita.

Gli stessi occhi di Andrew, la loro stessa forza.

Christofer aveva urlato, agghiacciato al solo pensiero che le parole dell’amico fossero foriere di una ulteriore tragedia.

Se fosse nata maschio, Kathleen sarebbe stata come me…

Se Kathleen si fosse mossa, se avesse tentato di sfidare colui che li aveva spinti a nascondersi…

Ma lei non aveva dato ascolto alla tempesta che il marito aveva scorto nel suo sguardo.

Si era limitata a stringere maggiormente a sé Randolf e, rendendosi finalmente conto della sua presenza, aveva annuito all’indirizzo di Christofer.

Era stato a quel punto che, dal piano superiore, era giunto un altro sparo, stavolta in direzione del cecchino.

“Portatela via, Vostra Grazia!” aveva gridato William, e un altro colpo di fucile era seguito al suo ordine.

Christofer era stato lesto a sfruttare quella momentanea copertura e, tenendosi basso, si era mosso verso moglie e nipote per condurli in salvo, facendo loro da scudo.

Kathleen aveva immediatamente passato Randolf al marito e, tenendosi al suo braccio, aveva corso assieme a lui fino a raggiungere l’interno del palazzo.

Lì, Myriam era corsa ad abbracciare il figlio mentre Christofer aveva stretto a sé la moglie, piangendo lacrime di sollievo.

Erano occorsi diversi minuti prima che la servitù si calmasse, e Christofer ritrovasse la lucidità necessaria per inviare uno dei valletti a Bow Street per chiamare la polizia.

E ora, in uno dei salotti del palazzo, intento a raccogliere le loro deposizioni, un agente in divisa stava domandando loro informazioni circa possibili mandanti.

“L’unico che mi venga in mente è Peter Chappell, ex dragone dell’esercito britannico, che ha già una taglia sulla sua testa. Ha un contenzioso particolare con la mia famiglia, e ha già attentato una volta alla vita di mia moglie” espose Christofer, passandosi una mano sulla nuca con evidente nervosismo.

Ma perché ora? E perché Kathleen?

A voler essere onesti, il colpo che aveva ferito la moglie era stato esploso per uccidere lui. Quindi, perché attentare alla vita di Katie?

Però, chi altri avrebbe potuto commettere un atto del genere?

“Nessun altro, milord? Un parente scontento della vostra recente eredità del titolo? Un …” tossicchiando, l’agente mormorò contrito: “… un debito di gioco? Scusate la domanda, ma devo essere accurato.”

“Non vi preoccupate” lo liquidò in fretta Christofer, gesticolando con una mano. “Per quanti difetti io possa aver avuto in passato, il gioco d’azzardo non è mai stato tra questi. No, nessun debito. Quanto ai parenti scontenti, sa Iddio quanti ve ne siano, perciò dovrei darvi una lista assai lunga e, forse, del tutto fuorviante.”

Annuendo, l’agente richiuse il suo taccuino, sorrise a Myriam e Kathleen, diede una carezza a Randolf, che sorrise un poco e infine disse: “Mi consulterò con il mio comandante, e avvieremo subito le indagini. Nel frattempo, faremo appostare due uomini di fronte al palazzo.”

“Non vi disturbate. Partiremo entro stanotte per tornare a York. Non rischierò la vita di mia moglie un solo giorno di più, qui a Londra. Mi invierete i risultati della vostra indagine direttamente a Green Manor, nello Yorkshire” decretò Christofer, lapidario.

“Ah… oh, sì, certo. Come desiderate, milord. Avviserò il mio comandante, allora” assentì sorpreso l’agente, prima di volgere lo sguardo verso la porta, quando questa si aprì di scatto.

Sull’entrata, fece la sua comparsa Anthony che, trafelato e chiaramente reduce da una cavalcata a spron battuto, esalò sconvolto: “Sono arrivato appena ho saputo… Kathleen?”

Sorridendo all’amico mentre Christofer tranquillizzava l’agente, lady Spencer assentì all’indirizzo di Anthony che, un attimo dopo, lanciò un’occhiata terrorizzata a Myriam.

Lei accennò un sorriso tremulo e Randolf, sceso che fu dalle braccia della madre, corse dall’uomo ed esclamò: “Zio Tony! Volevano fare male a me e alla zia!”

Anthony allora lo accolse tra le braccia, sollevandolo da terra e stringendolo a sé.

Affondato il viso contro la sua spalla, l’uomo mormorò roco: “Ma tu hai protetto la zia, vero? Tu sei un bravo e forte ometto.”

Il bimbo annuì e l’uomo, carezzandogli il capo più e più volte, asserì: “Kathleen non avrebbe potuto avere protettore migliore.”

Mentre Randolf, finalmente, si lasciava andare a un pianto liberatorio, Anthony squadrò per un momento l’agente di Bow Street prima di dire: “Scusatemi per l’irruzione. Sono Anthony Phillips, figlio del duca Thornton di York. Sono un amico di famiglia. E, prima che vi venga in mente di chiedermelo, ero al Ministero della Guerra, quando è successo il misfatto, in riunione con altri venti membri del Consiglio.”

L’agente sorrise divertito, annuendo, e replicò: “Non mi sarei azzardato a domandarvelo, visto quanto vi è affezionato il bambino, ma grazie comunque per la precisazione.”

Lanciato poi uno sguardo al padrone di casa, l’agente aggiunse: “Mi accommiato, pregandovi di rimanere all’interno dell’abitato finché non sarete pronti per la partenza. Nel frattempo, farò comunque venire quei due agenti, perché possiate muovervi in relativa tranquillità, almeno tra le vie di Londra. Avete abbastanza battitori, per il rientro?”

“Sì, agente. Non temete. E grazie” assentì Christofer, chiamando uno dei valletti perché lo accompagnasse alla porta.

Rimasto solo con la famiglia, il conte sospirò pesantemente e Anthony, rimettendo a terra Randolf, domandò sorpreso: “Ve ne andate?”

“Sì, e passeremo a prendere Wendell a Eton. Non lascerò un solo membro di questa famiglia lontano da casa” dichiarò Christofer, con un tono che non ammetteva repliche.

Kathleen assentì, e così pure Myriam.

Fu Anthony a replicare.

“Voi dovete raggiungere York il prima possibile. Baderò io a recuperare Wendell a Eton, poi mi stazionerò a Green Manor finché questa faccenda non sarà terminata” lo informò con una certa ironia l’amico, sorprendendolo non poco. “Dovrai sopportare la mia compagnia per un po’.”

“E il tuo lavoro al Ministero?”

“Possono fare a meno di me, per qualche mese. Inoltre, ho inviato delle spie sul Continente per cercare di capire come diavolo faccia Napoleone ad anticipare i nostri attacchi e, prima di tre mesi almeno, non saranno di ritorno. Spero davvero che, per quel periodo, avremo già risolto quest’incresciosa situazione” gli spiegò Anthony, torvo in viso.

“Non posso chiederti tanto” scosse il capo Christofer, restio ad accettare il suo aiuto.

“Non è negoziabile, mi spiace” lo liquidò l’amico, strizzando l’occhio a Randolf, che sorrise.

“Noi andremo a prendere Wendell, allora” dichiarò a quel punto Myriam, sorprendendo tutti. “Tu pensa a Kathleen, Christofer. Questo spavento davvero non le serviva.”

“Sono qui, comunque, se qualcuno non l’avesse notato. Nessuno chiede la mia opinione?” borbottò la diretta interessata, ancora accomodata su un divanetto.

“No” dissero in coro Myriam e Christofer, facendola adombrare.

Anthony le sorrise comprensivo, dandole una pacca sulla spalla.

“Sono due tipacci, eh?”

“Di lungo corso” assentì mogia Kathleen. “Non mi aspettavo nulla di diverso, da loro.”
 
***

Abbracciando la cognata, Myriam mormorò: “Mi raccomando. Non pensare a quello che è successo, e bada solo al tuo bambino. E’ la cosa più importante.”

“Un solo mese. Ho passato qui un solo mese, e già devo rientrare. Si vede che non sono destinata a passare le mie estati al Sud” ironizzò Kathleen, baciando la cognata sulla guancia. “Fate attenzione, mi raccomando. Anche se so che Anthony è con voi, voglio che tu presti la massima attenzione.”

Myriam la fissò torva, e dichiarò: “Non ce l’avevano con Randolf… né con me.”

“Lo so” assentì la contessa, lasciandola salire sulla carrozza, dove già si trovavano Anthony, Randolf e la dama di compagnia di Myriam.

Le due cognate si lanciarono un lungo, ultimo sguardo prima di salire sulle rispettive carrozze.

I battitori a cavallo furono i primi a partire e, mentre la luna faceva capolino oltre i tetti di Londra, i due veicoli partirono.

Lasciando che Porthia prendesse in braccio Randolf perché riposasse, Myriam si rivolse ad Anthony e mormorò: “Cosa ne pensi? Di tutta questa situazione, intendo.”

“Non è opera di Chappell, questa è una certezza. A quest’ora, Kathleen sarebbe morta, se la mano fosse stata la sua. Quell’uomo ha sicuramente più mira di quanta ne abbia dimostrata il nostro ignoto cecchino” dichiarò lapidario l’uomo, dopo essersi sincerato che il piccolo Barnes dormisse saporitamente.

Beata innocenza! I bambini erano davvero in grado di superare qualsiasi angustia!

Annuendo, Myriam sospirò e ammise: “Temevo l’avresti detto. Quindi, siamo a un punto morto.”

“Siamo al punto in cui tu devi occuparti solo di tuo figlio, mentre Bow Street si premurerà di pensare alle indagini. Io mi dovrò solo sincerare che il tutto avvenga nel migliore dei modi” decretò Anthony, accavallando le lunghe gambe, abbracciate da comodi calzoni di pelle chiara e stivali neri al ginocchio.

Myriam sorrise ironica nonostante tutto, e replicò: “Detto da bravo generale quale tu sei.”

“Non sono un generale, amica cara. Solo, rispettosamente, un passacarte dello Stato con un buon naso per le informazioni” ironizzò a quel punto Anthony, omaggiandola di un delicato cenno del capo.

“Il giorno in cui sarai solo un passacarte, il sole sorgerà a nord e le stelle si vedranno di giorno” gli rinfacciò Myriam, accigliandosi leggermente. “Non pensare che non sappia realmente quali siano stati i tuoi compiti, fino a un anno fa, Vento Nero.”

Anthony la fissò impassibile, un accenno di sorriso sul bel volto ombreggiato da leggera barba castano dorata.

La donna attese qualche attimo ma, alla fine, sbuffò irritata e sibilò a bassa voce per non svegliare il figlio: “Andiamo, Anthony! A me puoi dirlo! Se lo sa tua madre, posso saperlo anch’io!”

“Mia… madre? Che diamine vai dicendo, donna?” borbottò l’uomo, accigliandosi leggermente.

“Ah! Allora è vero! Sei tu la spia che ha salvato quella guarnigione in Andalusia!” lo accusò Myriam, puntandogli contro il dito come se fosse stato sotto processo.

Porthia sorrise debolmente, di fronte al comportamento della padrona, ma non disse nulla.

Sospirando esasperato, Anthony si passò una mano tra i capelli e, fissandola bieco, mormorò: “Come può saperlo, mia madre?”

“Non sottovalutare il potere di una donna determinata” gli rammentò lei, sorridendo appena. “Ha fatto ubriacare il generale McKormick e, alla fine, lo ha fatto parlare.”

Anthony se ne uscì con un’imprecazione spagnola che Myriam fece finta di non comprendere e, sorridendo alla sua dama di compagnia, motteggiò: “Gli uomini sanno essere straordinariamente sciocchi, credendo che noi non usiamo il cervello.”

La governante ridacchiò a quel commento, mentre l’uomo si atteggiava a lesa maestà.

Myriam, allora, lo squadrò da sotto le ciglia e aggiunse: “Non pensare che io sia meno inventiva di tua madre, perché ti sbaglieresti di grosso. La verità, Anthony.”

“Cosa cambierebbe, se lo sapessi? Non vado fiero di molte delle cose che ho fatto, e dirti la verità non renderebbe più belle molte delle azioni in cui mi sono dovuto cimentare” sbottò a quel punto lui, tamburellando nervosamente le dita su un ginocchio.

Tornando seria, Myriam bloccò quella mano con la propria e Porthia fece del proprio meglio per diventare trasparente.

“Per quanto tempo sei stato il Vento Nero?”

Tornando a irrigidirsi, Anthony replicò: “Sapere tutto non porterà a nulla di buono, mia cara.”

Lei, allora, strinse maggiormente la sua mano su quella dell’uomo e insistette con lo sguardo, se non con le parole.

“Quando compii diciotto anni e terminai i miei studi a Eton, rinunciai al Gran Tour in Europa per un altro genere di… pellegrinaggio per gli Stati europei.”

“Anthony…” ansò Myriam, sgomenta.

Lui sorrise appena, asserendo mestamente: “Non mi trovavo da Almack’s per caso, l’anno in cui ci rivedemmo. Stavo seguendo una pista che portava fino ai salotti bene di Londra, e a un barone nello specifico. Tu fosti… una sorpresa, per me.”

Indurendo lo sguardo, Myriam ritirò la mano per nasconderla tra le falde dell’abito, e mormorò livida: “Il tuo corteggiamento, quindi… ti servì come mascheramento?”

“Mai! E dovresti saperlo!” sibilò per contro Anthony, serio al pari suo. “Ma rammenti la mattina in cui non passai a prenderti per la Promenade e, al mio posto, giunse Andrew?”

“Sì” assentì semplicemente lei, fissandolo con feroce intensità.

“Mi stavano ricucendo un fianco, tentando di evitare che mi dissanguassi sul mio stesso letto. Inviai un messaggero da Andrew, dicendogli del nostro appuntamento e pregandolo di prendere il mio posto. Gli dissi che rinunciavo a te, per sempre.”

Le labbra di Myriam tremarono, ma Anthony non seppe dire se per la paura, o lo sdegno.

“Mi… mi avete passato dall’uno all’altro… come un pacchetto postale?”

“Nessuno dei due avrebbe mai fatto una cosa simile, Myriam. Ma ammettilo, che vita avrei potuto offrirti, non sapendo neppure se sarei riuscito a sopravvivere a quella ferita? E in seguito, cos’altro avrei potuto darti? Un’esistenza in cui ero sempre in pericolo? Andrew sapeva soltanto che ero spesso via, ma neppure lui immaginava i perché delle mie assenze. O, per lo meno, spero che non lo sapesse.”

Rise mestamente, aggiungendo: “Mi diede del folle, quando gli dissi che rinunciavo a farti la corte, asserendo che lui non sarebbe stato altrettanto altruista, con me. E ti conquistò, alla fine.”

“Ti amavo.”

Anthony chiuse un istante gli occhi, a quelle parole, ma riuscì ugualmente a replicare: “Ma amavi anche Andrew.”

“Sì. E sapevo che, nel bene e nel male, lui avrebbe amato non solo me, non solo i nostri eventuali figli, ma anche qualcun altro… qualcos’altro” ammise Myriam, lanciando uno sguardo oltre il finestrino.

Le vie di Londra si erano ormai diradate e, nell’oscurità della notte, tutto sembrava lontano, indistinto, perso in un limbo.

Si lappò le labbra, terminando di dire: “Andrew è sempre stato un’anima avventurosa. Inoltre, si era innamorato del mare, durante il suo lungo viaggio in Europa assieme a Christofer. Ne parlava con un tale entusiasmo! Aveva desiderato con tutto se stesso non essere l’erede dei Barnes, così da potermi sposare su una piccola isola delle Antille e stabilirsi lì, per fare il pescatore o il cercatore di ostriche. Ti pare possibile?”

“Mi pare molto da Andrew” sorrise mestamente Anthony.

“Già. Ma io amavo questo suo lato avventuriero e un po’ folle. Nelle sue avventure a occhi aperti, eravamo sempre assieme. Ma poi venne la guerra, e… e lui cambiò” mormorò Myriam, reclinando il viso. “Litigammo furiosamente, quando mi disse di volersi arruolare.”

“In molti presero questa decisione” le fece notare l’amico.

“Molti non sono lui” sottolineò la giovane. “So che è ingiusto ed egoistico ma, in quel momento, mi interessava salvare lui.”

“Chi non l’avrebbe fatto, Myriam? Non puoi biasimarti per questo.”

“Gli dissi che poteva partire, che io accettavo la sua decisione, ma lo feci per lui, non perché lo credessi veramente e, forse, questo mio sentimento negativo lo ha ucciso” singhiozzò, portandosi una mano alla bocca per soffocare quei sospiri strazianti.

“Myriam, non dire mai più una cosa simile!” esclamò soffocato Anthony. “Non hai alcuna colpa, per la morte di Andrew.”

“Se avessi messo più cuore nelle mie parole, forse lui…lui sarebbe stato più…”

“Ssst” la azzittì gentilmente l’amico, sfiorandole una spalla con la mano. “La guerra ha ucciso Andrew, non il tuo giusto desiderio di salvarlo da pericoli immani.”

“Se hai rinunciato a me perché pensavi di non potermi dare un futuro, perché hai poi sposato Emily?” lo accusò a quel punto Myriam, tornando a fissarlo con livore.

Punto sul vivo, lui si irrigidì e disse: “Pensai erroneamente che avere in moglie una donna che non amavo, mi sarebbe bastato. Avrei avuto un erede, la mia famiglia sarebbe stata felice e io avrei potuto continuare a servire nell’ombra il mio Paese.”

“Il Paese!” sbottò lei, irritandosi ancor di più. “Perché pensate che al re possa interessare qualcosa, delle vostre vite? Lui non vi ha affatto a cuore, o non manderebbe tanti baldi giovani alla morte!”

“Non posso parlare per gli altri, ma io non lo faccio per il re” le replicò semplicemente lui, sorprendendola. “L’ho fatto per la mia famiglia, per i miei amici… per te. Questo, mi spingeva a essere il migliore nel mio campo. Ma non potevo averti e, al tempo stesso, tenerti al sicuro.”

Myriam non resistette.

Si allungò verso di lui e lo schiaffeggiò.

Porthia trasalì, ma fece convenientemente finta di dormire. Quelli, non erano discorsi per lei.

Anthony accettò il ceffone senza colpo ferire, ma per Myriam non fu sufficiente.

Strinse le mani a pugno sulla stoffa delicata dell’abito e sibilò: “Siete tutti così… orgogliosi e testardi! Perché non chiedesti mai la mia opinione!?”

Lui non rispose e Myriam neppure si aspettò da Anthony un qualche tipo di replica.

Sapeva che non ne avrebbe ricevute.

Spazientita, volse lo sguardo verso la notte e, senza più dire nulla, tentò di prendere sonno.

Invano, naturalmente.
 
***

“Pensi sia stato saggio lasciarli andare da soli?” mormorò a un certo punto Christofer, notando gli occhi ancora desti della moglie.

“Porthia è con loro, e così pure Randolf. Non si uccideranno tra loro, questo è certo” replicò Kathleen, massaggiandosi il ventre con fare distratto.

Il marito sorrise appena, ma disse: “Neppure lo pensavo. Temevo, piuttosto, che … beh, che…”

La moglie lo guardò divertita, e replicò: “Che Anthony si esponesse, o il contrario?”

“Il contrario?” mormorò sorpreso lui, fissandola dubbioso.

“Myriam amava Anthony. Questo lo so per certo, perché si confidò con me, a suo tempo, circa la sua indecisione. Poi, di punto in bianco, lui rinunciò al corteggiamento in modo piuttosto brusco, e questo la fece indispettire. E Andrew ne approfittò, ovviamente. Inoltre, tra lei e mio fratello, c’era sempre stata molta intesa, per cui…”

Basito, Christofer asserì: “Non penserò mai più di saper capire le donne. Quindi, pensi che l’affetto reciproco potrebbe sbocciare nuovamente?”

“Non lo so e, più di tutto, rimane il fattore Emily. Finché Anthony non la trova, facendole firmare le carte del divorzio, lui non può risposarsi.”

“Potrebbe dichiararla pazza… dopotutto, non sarebbe una bugia” ironizzò lui, facendo sorridere la moglie.

“Emily è più che pazza, è una ladra egoista e ipocrita.  Ha accettato la corte di Anthony solo per poter avere accesso ai suoi denari. Sapeva benissimo che lui la stava sposando solo per avere un erede… che non gli ha dato” sottolineò Kathleen con lucida sicurezza.

“Non voglio chiederti come sai queste cose…” tentennò Christofer.

“Le donne parlano, nei salotti di campagna” sottolineò lei, sorridendo maliziosa prima di piegare il capo verso il basso. “Oh… qualcuno si è svegliato.”

Allungata una mano, afferrò quella del marito per poggiarla sul suo ventre e Christofer, sgranando gli occhi, esalò: “Nostro… figlio…”

Kathleen annuì e, concentrandosi su quel tocco lieve e ritmico, asserì: “Pensiamo solo a lui, o a lei. Il resto si sistemerà. Siamo passati in inferni ben peggiori, io e te.”

“Avrei preferito risparmiartene qualcuno, per essere sinceri.”

“Eri lì a salvarmi, assieme a mio fratello. E’ stato sufficiente, per me.”

“Cerca di riposare un po’, Katie. Baderò io al tuo sonno” le propose lui, sollevandole gentilmente le gambe perché poggiasse i piedi sul divanetto.

Lei allora gli sorrise, stese le gambe e si appoggiò contro la sua spalla.

“Scusami, per ieri notte” mormorò poi la donna, chiudendo gli occhi.

“Non devi scusarti di nulla. Desidero solo che il tuo cuore sia libero da ombre.”

Poi, con un sorriso, aggiunse: “E credimi, lo rifarei altre mille volte. Essere il tuo giocattolo sessuale è qualcosa di… estremamente appagante.”

Kathleen, allora, rise appena e sussurrò: “Degenerato.”

“Non lo nego” assentì lui, dandole un bacio sulla tempia. “Dormi, mia adorata moglie. Il nuovo giorno ci apparirà più sereno, te lo prometto.”

Nel vederla prendere sonno, sperò sinceramente di non aver detto una bugia.







Note: Come vi avevo detto, l'idillio non sarebbe durato... fortunatamente, stavolta, nessuno si è fatto male, ma è chiaro che il tempo passato a Londra può dirsi terminato, almeno agli occhi di Christofer, che preferisce prendersi cura di Kathleen a York, dove conosce meglio le persone che lo circondano.
Scopriamo anche parte del passato di Anthony e Myriam, cosa li abbia legati - e separati - e perché il primo sia così impegnato al Ministero della Guerra. Non è un semplice passacarte, ma ha avuto un passato come spia, e ora ne gestisce di sue, per conto della Corona.
Myriam, comunque, non è affatto felice che Anthony abbia deciso del loro futuro senza consultarla, a suo tempo, e reagisce con non poca energia.
Secondo voi, lo perdonerà? E perdonerà se stessa, per i sensi di colpa che prova nei confronti di Andrew, per la lite che ebbero prima della sua partenza?
  
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