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Autore: Jules_Weasley    07/06/2016    8 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO VENTICINQUE – Brindisi




Benché fossero le sette e piovesse a dirotto, Diagon Alley non si era affatto svuotata. Semplicemente, i volti si erano tramutati in tanti ombrelli, sotto ai quali, a capo chino, si nascondevano le persone – proprio come stavano facendo loro. Chiunque li avesse guardati avrebbe visto due ragazzi incamminarsi nella pioggia, senza una direzione precisa, sotto un eccentrico ombrello giallo.

L'attenzione di Hermione fu attratta, per un istante, da una bambina che saltava deliberatamente dentro una pozzanghera – con conseguente e prevedibile irritazione di quello che doveva essere il padre. La scena la fece sorridere.

"Perché ho la sensazione che tu non stia ascoltando?" borbottò Draco, immusonendosi. In effetti, aveva bellamente ignorato le ultime parole del biondo.

"Scusa" fece lei, riservandogli un sorriso imbarazzato. "Stavi dicendo?"

"Che se sei così poco interessata al tuo cavaliere, potrei dare retta a mia madre".

"Mh?" Hermione aggrottò le sopracciglia.

"Come ti stavo dicendo, ha accennato alla nostra frequentazione" le comunicò.

"Ah sì, questo l'avevo sentito" Hermione non osava immaginare cosa poteva aver detto Narcissa Malfoy. Lo sguardo sospettoso che gli rivolse fece sorridere Draco.

"Sarò sincero..." esordì Draco, ed Hermione si sentì in dovere di fermarlo.

"Non è che potresti risparmiarmi gli insulti pesanti?" chiese gentilmente. "Non che la cosa mi tocchi, ma sono molto stanca e non ho voglia di indignarmi". Draco rise.

"Ho detto sincero, non scortese" precisò.

"Meglio così" disse sollevata, rilassando visibilmente il corpo. In effetti non sentiva alcun interesse reale per il parere di Narcissa; aveva imparato da tempo come fosse inutile affannarsi per l'approvazione di qualcuno a cui non si tiene o che non si stima minimamente. Da ragazzina, invece, soffriva per la disapprovazione di chiunque – perfino degli estranei. Probabilmente, tutta la storia della sanguesporco l'aveva aiutata, in quel senso, a ignorare determinate opinioni.

"Niente di che" le riferì. "Ha detto che questa 'cosa' tra di noi può continuare".

Hermione poteva immaginarla, Cissy, coi suoi capelli biondi raccolti in uno chignon, un' elegante ed austera veste di velluto verde e gli occhi stretti a fessura, puntati sulle foto dei giornali scandalistici con quei ridicoli titoli. L'ultimo era stato, se non ricordava male, La Sanguemarcio e il Purosangue.

"Beh, poteva andare peggio... accetta le tue scelte, non trovi?" disse in un tono che voleva essere incoraggiante.

"No, non trovo" tagliò corto lui.

Non desiderava imbarcarsi in una discussione sulla propria disastrata situazione famigliare. Da quando Lucius era ad Azkaban, Narcissa era diventata più rigida di quanto già non fosse prima, quasi si sentisse in dovere di rimpiazzare il padre, come se quell'aura di austera e ipocrita durezza potesse non avesse nuociuto abbastanza alla famiglia Malfoy. L'aveva detto ad Hermione, e non intendeva ripeterglielo per la centesima volta. Non quella sera.

"Allora" riprese in tono più allegro, "dove vuoi andare?"

Hermione si fermò sotto la pioggia e riflettè. Non le passò neanche per la mente di tornare a casa; preferiva stare sotto un ombrello per tutta la notte, vagando per le stradine di Diagon Alley, pur di non affrontare quel casino che stava diventando la sua vita. Draco le aveva incasinato tutto, accidenti a lui.

Hermione si sentiva catapultata in una vita che, in un certo senso, non aveva scelto. Di tutto questo, al momento, con Draco non fece parola.

"Dunque?" ripetè Malfoy. "Tu hai in mente qualche posto?" chiese.

Hermione ci pensò su e sorrise.

"Mi affido a te: sorprendimi, Malfoy!" disse con voce giocosa. Lui sfoggiò un sorrisetto sghembo e parve riflettere prima di accettare la sfida.

Un secondo dopo, Hermione stava vorticando in aria, attaccata al braccio di Draco, diretta chissà dove.






"Allora, ti ho sorpresa?"

Hermione si guardò intorno, e dovette ammettere che sorpresa lo era per davvero. Si erano Materializzati in un vicolo alquanto buio di una Londra inequivocabilmente babbana. Gli scrosci di pioggia che scendevano dal cielo contribuivano a far sembrare il luogo ancora più buio e decisamente poco raccomandabile. Non riusciva a capire cosa ci facessero lì.

"Hai intenzione di cenare qui, stile Lily e il Vagabondo?" domandò ridendo.

"Chi diavolo sono Lily e il Vagabondo?" Draco parve piuttosto confuso; probabilmente sentir nominare uno sconosciuto cartone animato babbano l'aveva mandato in crisi.

"Ehm, è roba babbana. Era così per dire..." Non sapeva come spiegarsi, maledizione. In momenti come quelli si rendeva conto, dalle piccole cose, che sarebbe per sempre stata sospesa tra due realtà molto diverse tra loro, anche se parallele. Due realtà che, in effetti, si intersecavano solo per merito – o colpa, a seconda dei punti di vista – dei Nati Babbani. Draco aveva un'espressione talmente ignara che la fece desistere dal proposito di lanciarsi in una spiegazione minuziosa sui cartoni. Sarebbe stato per un'altra volta – magari in un altro secolo.

"Intendevo, come due randagi, per strada" si limitò a dire.

"Ovviamente no, Granger" rispose scioccato. "Per chi mi hai preso?"Hermione notò il tono oltraggiato che aveva assunto e non potè fare a meno di ridere del suo atteggiamento snob.

"Mi ero scordata di essere a cena con un Lord" lo blandì, con un sorriso talmente cortese che sconfinava nella presa in giro.

Senza attendere altro, Draco prese Hermione per mano, conducendola fuori dal vicoletto. La ragazza non si diede neppure la pena di domandare dove stessero andando.

Sbucarono in Cross Charing Road fino a raggiungere un locale, anch'esso dall'aspetto inqeuivocabilmente babbano. Draco aveva vinto la sfida: Hermione era sorpresa.

"Che ci facciamo qui?"

"Credevo volessi cenare" rispose placido, facendo cenno al maître e infilando l'ombrello gocciolante nel portaombrelli all'ingresso.

"Ma..." Nonostante fosse a conoscenza dell'appartamento che Malfoy aveva acquistato nella Londra babbana, era più che certa di non essere mai stata, in sua compagnia, in un locale che non fosse magico.

"Non ti piace?" chiese sorridendo, falso come una moneta da tre galeoni. Sapeva perfettamente il motivo che spingeva Hermione a mostrarsi stupita.

"No no, non è questo".

Tovaglie bianche e una candela su ogni tavolo, posate in argento, camerieri vestiti di tutto punto e menù che sembravano urlare: scappa a gambe levate se non vuoi spendere un occhio della testa!

Era un ristorante di classe, oltremodo raffinato, ma pur sempre babbano. Hermione era convinta che, potendo evitare locali babbani, Draco l'avrebbe fatto. Al momento si stava guardando attorno piuttosto soddisfatto.

"Solo... che ci facciamo in un ristorante babbano?"

Lui ridacchiò e non rispose finchè il cameriere non li ebbe fatti accomodare ad un tavolo appartato – per ottenerlo aveva sganciato una mancia, blaterando su quanto odiasse stare in mezzo alla calca. Come se tavoli a dieci metri l'uno dall'altro potessero creare una 'calca' di persone. Draco Malfoy e le sue fisime, parte uno.

"Sei diventata razzista, Granger?" Hermione fu tentata di tirargli un calcio sotto il tavolo, ma si trattenne.

"Veramente, il razzista tra noi sei tu" gli fece notare, arricciando il naso.

"Ma se esco con una Nata Babbana!" protestò, fingendosi offeso. "Come puoi accusarmi di una cosa simile?"

"Smettila di usare questo tono sarcastico" intimò Hermione. Malfoy, per niente impressionato dal cipiglio che aveva assunto, ghignò.

In qualche modo, nonostante la discussione con la madre, sembrava essere di buonumore. Un po' per l'atmosfera distesa che si era venuta a creare, un po' per il vino dal tasso alcolico molto elevato, Hermione si rilassò a sua volta.

"Siamo qui" disse lui ad un certo punto, "per stare soli". Hermione aggrottò la fronte e aprì le orecchie, cercando di capire meglio.

"Tralascio il fatto che ti sia deciso a replicare dopo tre quarti d'ora e due portate".

"Sono un uomo che pondera bene le risposte..." Hermione alzò gli occhi al cielo, ignorò il commento e proseguì per la propria strada.

"Ti faccio notare che siamo circondati da gente..." Si guardò intorno scorgendo tutti i tavoli occupati. Draco scosse la testa.

"Per loro non siamo nessuno. Solo un ragazzo, vestito elegantemene, e una ragazza evidentemente non altrettanto chic" la celiò. Hermione gli scoccò un'occhiataccia, che lui non raccolse. Non era colpa sua se passava la giornata al lavoro con abiti che lei riteneva confortevoli, ma che Malfoy sembrava giudicare orripilanti. Almeno lei un lavoro ce l'aveva!

"Non c'è nessuna Samantha Kaney appostata" spiegò lui. "Solo per stasera, la Salvatrice e il Mangiamorte se ne stanno a casa, e questa è una cena tra Hermione e Draco, due ragazzi normali". Si portò alle labbra un bicchiere di vino rosso; aveva l'aria più che soddisfatta. Hermione levò il calice per brindare con lui; in onore di cosa, non aveva importanza.

"Brindo a te, Granger".

"E perché mai?"

"Perché ti meriti un grazie" disse solo. Hermione rispose con un sorriso.

I due bicchieri tintinnarono e lei scorse il proprio riflesso deformato in quello del biondo. Vide se stessa, dieci anni prima, ad osservare quella scena dall'esterno; e si rese conto di quanto agli altri dovessero apparire bizzarri, Granger e Malfoy in atteggiamenti così amichevoli. Avrebbe avuto molte cose da dire, ma l'unica frase che le venne fuori risultò piuttosto buffa.

"Sei consapevole del fatto che uno che si chiama Draco, normale non lo sarà mai?" Per poco Malfoy non soffocò nel bicchiere, oltraggiato dal cinismo dell'interlocutrice. Prese il tovagliolo dalle gambe e iniziò a nascondere la tossetta dietro di esso – lei sospettò che stesse più che altro trattenendo il riso.

"Giuro" disse estremamente serio, "che non dirò mai più niente di carino in tua presenza!" Mise su un cipiglio offeso, o che pretendeva di essere tale.

"Non mi dire!" Hermione finse palesemente un tono disperato, ottenendo in risposta uno sguardo torvo.

"Smonteresti chiunque Granger, lasciatelo dire" si lagnò Draco, riprendendo a bere con espressione disgustata. Hermionè, però, fu certa che nascondesse un sorriso.






Il "solo io e te" era svanito non appena avevano rimesso piede a Diagon Alley; entrambi non avevano una bella cera. Hermione in particolare, doveva ammetterlo, aveva bevuto troppo. Malfoy aveva bevuto di più, ma a quanto pareva reggeva anche molto meglio l'alcool.

"Non ho la minima voglia di rincasare" bofonchiò la ragazza.

"Dopo una serata in mia compagnia, è più che naturale" rispose Draco, egocentrico come sempre. Almeno in quello, si poteva dire senza sbagliare che non era cambiato di una virgola in tutta la sua vita.

"Modesto, da parte tua" lo schernì. Lui minimizzò con un gesto della mano, senza darle spago. In effetti, non era mai stato modesto, e non aveva la minima intenzione di iniziare quella sera stessa.

"Non sai quello che dici: sei sbronza".

"Non lo sono!" Hermione protestò energicamente.

"Oh, si che lo sei!" rimbeccò, tanto per infastidirla.

"No" ribattè convinta.

"Sì, invece"continuò imperterrito.

"Malfoy! Io non sono sbro-sbro..."

"No, infatti" disse ironico. "Non riesci neppure a concludere la parola correttamente". Come se non bastasse, per accentuare il ridicolo della situazione, Hermione rischiò di inciampare – dimostrandosi malferma sulle proprie gambe e scatenando l'ilarità di Draco. Sbuffò, incamminandosi verso casa.

Aveva smesso di piovere e lui teneva fieramente in mano l'ombrello giallo acceso, ormai chiuso. Arrivati alla porta dell'appartamento sopra i Tiri Vispi, si girò a salutarlo, rompendo il breve silenzio che si era creato.

"Ciao, solo-Draco". La frase fu interrotta da un colpo di singhiozzo, ma, a parte questo, era almeno di senso compiuto.

Poi Hermione si sporse verso Draco e stampò un bacio casto sulle sue labbra sottili, ridacchiando. Salì le scalette che la condussero alla porta.

"E questo?" chiese sorpreso, sebbene divertito dall'espressione confusa dell'altra. Hermione scrollò le spalle ed emise una risatina, mentre già infilava la chiave nella toppa.

"Era un grazie, ovviamente" disse. Draco sorrise apertamente.

Poi Hermione voltò le spalle e aprì la porta. Prima che si chiudesse, sentì il crac della Smaterializzazione e seppe che Draco era tornato a Malfoy Manor.




Il sabato mattina Hermione rimase a poltrire a letto, nella speranza che il sole che vedeva filtrare dalla finestra della stanza non fosse destinato a finire in pioggia, come era successo il giorno prima.

Si alzò lentamente dal letto stropicciandosi gli occhi e cercando di ignorare le tempie che ancora le pulsavano per il mal di testa.

Davvero non avrei dovuto bere tutto quel vino, pensò infilando le pantofole e togliendo il pigiama.


Fred sentì sbattere qualcosa al piano superiore. Per essere un tranquillo sabato mattina Hermione era abbastanza rumorosa. La vide entrare qualche minuto dopo in cucina, con i capelli più arruffati del solito.

"Buongiorno".

"Anche a te Granger" replicò secco. Non voleva essere scortese nè litigare di nuovo; aveva deciso – dopo aver scorto un'espressione di pena sul volto di George – che avrebbe tentato di mantenere la calma il più possibile. Cercò di dirottare i propri pensieri su qualcosa che non fosse 'ieri sera è di sicuro uscita con Malfoy', e si trovò così a fissarla mentre frugava in un cassetto e ne estraeva vittoriosa un medicinale babbano che le aveva visto usare a volte.

"Mai stata così felice di vederti" mugugnò Hermione, rivolta all'aspirina. Dopotutto era stata una buona idea tenere delle medicine babbane in casa. Di certo non poteva mettersi a preparare una pozione per il mal di testa in quel momento e che in casa non ce n'era di già pronta.

"Parli anche da sola adesso?" Sentì Fred ridacchiare. Non potè dargli torto; doveva essere uno spettacolo davvero poco decoroso. Una tipa in ciabatte, maglia largotta e pantaloni scoloriti che, oltretutto, parlava con un oggetto inanimato – decisamente un terribile spettacolo.

"Parlavo con l'aspirina" sospirò; prese un bicchiere e aggiunse la pastiglia all'acqua.

"Beh, fai bene" disse Fred, intingendo un frollino nel tè. "Gli oggetti ascoltano e comprendono sicuramente più di certi esseri umani" borbottò. Si morse la lingua; ma non si era ripromesso di evitare gli screzi?

Questa era per me, pensò Hermione, ma tacque.

Mise su il tè e quando il bollitore fischiò, nessuno dei due aveva ancora aperto bocca. Non era il silenzio in sè ad essere imbarazzante, bensì tutta la serie di parole non dette che aleggiava sempre ultimamente. Fu Fred a toglierli dall'impaccio.

"Ehm, oggi a pranzo sei a casa?" Una domanda semplice, ma che comunque bastò a rinnescare una specie di conversazione tra i due. Hermione gliene fu grata.

"Veramente no" disse, e per un attimo vide passare un'ombra sul viso di Fred, così aggiunse: "Sono a pranzo da Harry e Ginny". Non ebbe il coraggio di puntare gli occhi sull'interlocutore per controllare se quell'ombra se ne fosse andata.

"Ehm" farfugliò. "Tu invece, sei qui?" E a questo punto dovette guardarlo. Era un po' che non si guardavano così, faccia a faccia, seduti in maniera civile e pacata. Negli ultimi giorni, a seconda della situazione, si erano accapigliati o ignorati. Entrambi pensarono che fosse molto bello starsene lì a sorseggiare tè senza dover litigare in casa. Ovviamente, nessuno lo disse. Secondo Fred, parlarle al momento sarebbe stato un madornale errore – a parte il fatto che non ne aveva la minima voglia –, nonostante, nel suo cuore, non avesse ancora rinunciato a lei.

"Sto per uscire; e poi starò a pranzo da George e Angelina" annunciò infine. "Probabilmente ci saranno anche Katie".

"Oh" fu la laconica risposta.

Il cervello di Hermione, spontaneamente, attivò calcoli che di matematico avevano poco. Si stava chiedendo quante possibilità ci fossero che George e Angelina avessero attirato lì Fred nella speranza di fargli riallacciare vecchi rapporti con la Cacciatrice Grifonforo. Del resto, se aveva capito bene, con quella maledetta Sally era storia vecchia.

Quindi Fred era di nuovo 'su piazza'. Peccato solo che per lei fosse tardi, a quel punto. Una fitta di gelosia si impossessò del suo stomaco, ma fu solo un momento – era una creatura raziocinante, Hermione, e sapeva bene quando poteva o non poteva permettersi di compiere un'azione. Certo, tra impedirsi di compiere un'azione e impedirsi di provare un'emozione, c'era una bella differenza.

Ad ogni modo non poteva concedersi il lusso di essere gelosa; sentiva che non ne aveva il diritto. Nonostante questa sua precipua convinzione, si rassegnò all'idea di esserlo ugualmente, quando Fred disse:

"Forse verrà anche Alicia Spinnet".

Non una, ma due donne avrebbero tentato di portarle via... E, a quanto sapeva, Alicia Spinnett* usciva con Fred a Hogwarts, quando i gemelli frequantavano l'ultimo anno. La cosa rendeva il pericolo molto più tangibile e reale.

Un momento, si disse, portarmi via cosa? Lui non è mio. Non posso impedire che vada con Bell o Spinnett o qualunque altra gli si pari davanti per strada!

"Oh, magnifico!" mentì spudoratamente. "Salutale entrambe da parte mia".

"Sarà fatto..." Fred le scoccò uno sguardo strano, a metà tra l'incuriosito e l'infastidito – Hermione pensò che dovesse aver percepito la falsità del tono. Nell'uscire, Fred si chiese quanti punti di quoziente intellettivo la Granger avesse perso stando in compagnia di Malfoy.

Non riusciva a vedere quanto quella situazione lo irritasse; non capiva? A volte sembrava che le importasse più di quanto voleva dare a vedere; ma poi, come sempre, si tirava indietro. Era tutto un 'lanciare il sasso e nascondere la mano' e lui si trovava sempre più spesso a rimpiangere i primi tempi della loro convivenza. Voleva che tutto tornasse come prima, voleva che Malfoy semplicemente sparisse dalla circolazione. Che se ne andasse così come era arrivato, perché quella storia non aveva capo nè coda.

Hermione, ignara di tutti i pensieri che occupavano la mente di Fred, fissò l'uscio ancora cinque secondi prima di decidersi a salire di sopra, dove si preparò per andare a pranzo a Grimmauld Place.







Il crepitio del fuoco che scoppiettava nel camino rallegrava l'atmosfera di Grimmauld Place, dove, nel grande salone, erano riunite diverse persone in attesa.

Hermione era tra loro, ma conosceva già la natura dell'annuncio che Ginny e Harry stavano per fare, quindi non aveva l'aspettativa che leggeva invece sui volti degli altri commensali, già provati dal pasto più che sostanzioso.

Era arrivata, quella mattina, un po' prima degli altri. Sapendo che ci sarebbero state più persone voleva rendersi utile e magari badare a Teddy mentre Harry e Ginny sbrigavano i preparativi.

Ginny le aveva aperto la porta, raggiante nel suo vestito oro pallido, che contrastava perfettamente la zazzera rossa marchio Weasley. La abbracciò calorosamente, il sorriso le andava da un orecchio all'altro, e le sopracciglia di Hermione erano già inarcate: c'era un'aria diversa in casa – qualcosa non le tornava.

Harry scese le scale con Teddy in braccio e fece un gran sorriso alla sua migliore amica, abbracciandola come non la vedesse da un anno. Hermione non trovò nulla di meglio da fare se non complimentarsi con il piccolo Ted, per i suoi capelli blu elettrico striati di viola – Tonks sarebbe stata orgogliosa di suo figlio.

Harry la pregò di sedersi sul divano e le mollò Teddy in braccio. Si avvicinò a Ginny, indaffarata, a confabulare con lei. Hermione sì senti esclusa e coinvolta allo stesso tempo, perché era certa che in qualche modo stessero parlando di lei. All'ennesimo cenno e sorrisetto, decise di dire la sua.

"Harry! Ginny!" sbottò. "Volete dirmi che succede? Ve ne state lì sognanti a guardarmi e poi confabulate e mi guardate di nuovo e... e non ci sto capendo niente". Mise Teddy accanto a sè sul divano, lasciandolo intento in una mutazione dalla bocca umana al becco di una papera, e si avvicinò ai due per sentire cosa avevano da dire.

"Parla tu, dai" disse Ginny a Harry, che a sua volta occhieggiava Hermione.

"Ma no Ginny, parla tu..."

Dopo qualche secondo di amorevoli "parla tu..." e "dillo tu, tesoro..." e simili, Hermione cominciò a preoccuparsi. Temeva una notizia scioccante – o addirittura tragica. Quello scarica-barile tra Harry e Ginny non le pareva positivo. Proprio quando si aspettava il peggio, fu la rossa a prendere parola.

"Ci sposiamo!"

"Cosa?" Hermione era basita. Quando nessuno dei due smentì dichiarando che era uno scherzo o qualcosa di simile, un sorriso enorme le si aprì sul volto.

Non che non fosse certa delle intenzioni di Ginny e Harry – aveva sempre immaginato che, prima o poi, sarebbero convolati a nozze – ma non pensava si sarebbero concretizzate così presto nel tempo.

"Oh Merlino! Ma è... è meraviglioso!" Furono queste le prime parole che riuscì a mettere insieme per congratularsi; l'emozione era tanta che perfino Hermione Granger ne era a corto.

Seguì uno sproloquio in cui le lacrime di Hermione si mischiarono a quelle di Ginny, il tutto sotto gli occhi di un incredulo Harry – l'unico modo in cui sembrava capace di esprimere i sentimenti che provava, quel giorno, era sorridere, sorridere, sorridere.

"Devi assolutamente aiutarmi a scegliere il vestito!" cominciò la sposa.

"Ovvio" replicò l'altra, euforica al pensiero. Harry cominciava davvero ad avere paura. Di lì a poco si sarebbe ritrovato casa sommersa di partecipazioni e bomboniere da scegliere, liste di nozze e vari altri ninnoli inutili che, sicuramente, sarebbero giunti come regali da parte degli invitati – e poi rimpacchettati e chiusi in soffitta. Forse un lato positivo di Grimmauld Place era l'avere tre piani a disposizione su cui spalmare ignobili carabbattole d'argento e altri fronzoli.

Alcuni, incapaci di azzeccare il gusto del destinatario, dovrebbero essere esonerati dal peso della scelta dei regali. Se presenti a un matrimonio, persone del genere sono la rovina della casa degli sposi – nella quale si possono trovare improbabili specchi con cornicioni in argento, per niente in stile con l'arredamento, o statuine a soggetto religioso, quando i proprietari sono atei. Harry era certo che gli sarebbe successo qualcosa del genere. Nel suo cervello, mentre Hermione e Ginny ciarlavano, si stava consumando tale dramma.

"Ah, Hermione" disse. "Mi stavo dimenticando". Lei si voltò a guardarlo.

"Dimmi".

"Ti andrebbe, ecco, di farmi da testimone di nozze*?" domandò. "Naturalmente l'altro sarà Ron. Per te è un problema?" Hermione archiviò subito la domanda con un 'no' secco. Non avrebbe chiesto ad Harry di scegliere tra loro, nè si sarebbe privata del piacere di fargli da testimone. Semplicemente, prima o poi lei e i Weasley al completo dovevano trovarsi sotto lo stesso tetto – e così sarebbe stato.

"Sono felice che tu abbia pensato a me".

"Sei la mia migliore amica". Si strinse nelle spalle, come se avesse detto un'ovvietà. Ginny non la smetteva di sorridere, ed Hermione prevedeva che la notizia, una volta arrivati gli altri, non sarebbe rimasta a lungo nascosta.

Invece, eccoli lì, alla fine del pasto, in attesa che Harry e Ginny sganciassero la bomba. C'erano Neville e la sua ragazza, Hannah Abbott; Luna e il suo 'promesso' Rolf Scamander; infine, Hermione – da sola. Improvvisamente il pensiero che al tavolo vi fossero tutte coppie la mise a disagio. Le passò in fretta, però.

Ginny e Harry avevano riunito gli amici a pranzo per dare la lieta novella, mentre avevano deciso che i Weasley l'avrebbero appresa il giorno seguente, una delle tante domeniche alla Tana.

"Allora Harry" disse Luna. "Siete in dolce attesa?" domandò con totale nonchalance.

"Cos.. no, Luna, no!" farfugliò Ginny, mentre Harry per poco non affogò nel bicchiere d'acqua. Come al solito la schiettezza svagata di Luna riusciva a lasciare stupiti perfino gli amici di più vecchia data. Hermione non represse un sorrisino a quel pensiero. All'inizio del loro rapporto non aveva apprezzato abbastanza quelle peculiarità che rendevano Luna – beh, Luna.

"Noi, volevamo, ehm, annunciare..." cominciò Potter. "Che ci sposiamo".

"Tutto qui" aggiunse Ginevra. Ci furono pochi secondi di sbigottimento e di silenzio.

"Tutto qui?!" urlò Neville, alzandosi per abbracciare entrambi. "Ma ti rendi conto? Si sposano!" parlava un po' a Luna e un po' a Hermione – non lo sapeva neppure lui. Contagiate dall'entusiasmo di Neville, le due si unirono al ragazzo e cinsero i due promessi sposi in un abbraccio di gruppo (che per poco non li fece morire di asfissia), immortalato da una foto scattata da Hannah Abbott.

Quella foto, Hermione, l'avrebbe inserita nel suo album come uno dei più bei ricordi. Ginny sposava Harry. Almeno questo andava come doveva andare. Una delle cose su cui contava quando era ragazzina non era una chimera, ma si stava per realizzare. La sua con Ron lo era, ma sapere che l'amore di Harry e Ginny, nato con una guerra alle porte, era saldo come le mura di Hogwarts, era un gran conforto per Hermione Granger.

"Brindiamo" propose Rolf Scamander. "Agli sposi!" Tutti ripeterono il brindisi ancora e ancora, finché non fu aperta un'altra bottiglia di champagne.

"Un brindisi a Hermione" disse Ginny infine, "che si beccherà il mio bouquet dritto in faccia!"

"Non ci provare Ginny Weasley!" la ammonì. "Non voglio sposarmi entro un anno, quindi lancialo a qualcun'altra". Ginny scosse la testa ed Hermione evitò di replicare ancora, limitandosi a sospirare.

"Beh, il brindisi lo dedichiamo comunque a te" disse, e le fece la linguaccia. Tutti levarono i calici e il tintinnio rimbombò fin troppo nella testa di Hermione – questo stava a significare una sola cosa: era di nuovo ciucca.

Riflettendoci, erano due sere di fila che qualcuno le dedicava un brindisi. Che avesse un problema con l'alcool? Probabilmente, si disse, doveva davvero rivedere le sue priorità.*













NOTE AL CAPITOLO*

1) Katie Bell e Alicia Spinnett giocavano entrambe nella squadra di Grifondoro e ho immaginato che siano rimaste molto amiche di Angelina. Alicia Spinnett, ovviamente, non è mai uscita con Fred, nei libri.

2) Per correttezza dico che in Inghilterra, a quanto so, esiste il 'best man' che è il testimone dello sposo e la 'maid of honour' ovvero la damigella d'onore della sposa. Non so se questo valga anche per i matrimoni in comune o solo per i matrimoni in chiesa. Fatto sta che quando Fleur e Bill si sono sposati, anche lì ha funzionato così. Comunque, nel caso di Ginny e Harry io ignoro bellamente la barbara legge inglese, perché Harry vuole due testimoni (come qui in Italia) e che una sia una donna, Hermione. Quindi non vi sconcertate se questa uscita di Harry è fuori dai canoni.

3) Citazione dalla Pietra Filosofale, storica scena in cui Ron dice queste parole su Hermione.






ANGOLO AUTRICE


Ciao gente!

So che mi sono fatta aspettare tantissimo. Lo studio per la stramaledetta sessione estiva, i problemi della vita, più una specie di blocco, hanno creato il mio ritardo. L'importante è che sia riuscita, faticosamente, a postare anche questo, e spero non sia male – e che qualcuno mi faccia sapere qualcosa! Inizialmente doveva essere parecchio più lungo, ma ho dovuto dividerlo, perché sarebbe venuto davvero troppo lungo.


Hermione sembra, con ogni probabilità, una pazza sclerotica (e forse lo è) ma questa storia va così: fino tipo al penultimo capitolo dovrete avere fiducia in me (fiducia che vi avviso, da ora, è malriposta, perché non sono meno matta dei personaggi lol) e nel fatto che gli interrogativi e le scene lasciate 'in sospeso' non resteranno senza risposta.

Avete appena visto il venerdì sera e il sabato, nel prossimo capitolo (che avrebbe dovuto completare il Weekend) troveremo un povero Fred Weasley alle prese con il chiasso della Tana. Non temete, poi con il lunedì tornerà il vero uomo della storia, cioè il signor Ollivander *-*

Detto ciò, questo capitolo è stato un parto, non ne sono soddisfatta appieno, ma mi farebbe piacere se donaste cinque secondi a recensire, e io in cambio mi impegno, stavolta, a pubblicare a breve.


Ringrazio come sempre chi segue/preferisce/ricorda.

Ollivander è felice e ringrazia delle 203 recensioni; volevo organizzare un festone con lui, ma mi ha preferito una bacchetta danneggiata D:


A presto,


Jules




  
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