Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: _Greta98_    08/06/2016    0 recensioni
È vero che il destino è già scritto? Eppure siamo noi ad avere le redini della nostra vita in mano eppure per Luce non è così.
Sono appena trascorsi tre mesi di vacanze estive ed è ormai ora di tornare alla solita noiosa vita scolastica eppure non sembra essere più così, il destino ha in serbo qualcosa per Luce, iniziano ad accadere eventi strani che le incutono terrore, lei non sa cosa sta succedendo e soprattutto chi sono Alex e Daniel entrati inaspettatamente a far parte della sua vita, e perché Marco, una sua vecchia fiamma, è tornato in città? Che cosa vogliano da lei? Presto capirà che qualcosa sembra essere cambiato in lei, intuirà che c'è qualcosa che la tiene legata ad Alex e a Daniel, saprà capire cosa e scegliere?
Un turbine di sentimenti: odio, amore e paura la travolgerà, si troverà coinvolta in qualcosa più grande di lei, avrà il coraggio di mettersi in gioco e combattere per tornare ad avere quella vita normale che tanto amava o rischierà il tutto per tutto per scoprire che cosa sta succedendo?
Luce deve scegliere che strada proseguire con sicurezza perché una volta intrapresa non potrà mai più tornare indietro.
Una vita piena di scelte.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mi sveglio puntuale con una forte emicrania, prendo un’aspirina per alleviare almeno in parte il dolore.
Vedo il led del cellulare illuminarsi a intermittenza, mi siedo sul divano ancora un po’ addormentata.
Sblocco lo schermo e guardo il mittente: Alex.

“Attenta Angelo, se mi insulti potrei baciarti ancora e non solo.”

<< Non solo >>
Guardo un punto indefinito davanti a me, prendendo a torturarmi il labbro inferiore, cosa intende? Scuoto leggermente la testa come a scacciare via quelle parole dalla mia mente.
Sospiro impercettibilmente.
Mi alzo facendo la solita routine mattutina prima di andare a scuola, questa mattina sicuramente passerà Maddalena, per non farla stancare troppo passo la scopa e faccio il letto.
Appena ho fatto prendo tutto l’occorrente per la mattinata, apro la porta di casa e spalanco gli occhi.
<< Cosa ci fai davanti casa mia? E come fai a sapere che vivo qui? Sembri uno stalker o forse lo sei! >> Lo accuso contrariata dal fatto che ha invaso il mio territorio: Casa mia.
Alex scoppia a ridere realmente divertito.
<< Angelo, non ti basta insultarmi? Ora mi dai anche dello stalker? >>
Sbuffo sbattendo la porta alle mie spalle, mi incammino ignorandolo.
Prendo una sigaretta dal mio pacchetto semi-nuovo, la porto alla bocca poggiandola delicatamente sulle labbra, aspiro il dolce veleno che velocemente inizia a pervadermi.
Alex si avvicina a me come un leone alla sua preda e con lo stesso effetto di un elefante in compagnia di un topo in una vetreria mi toglie dalle labbra la sigaretta.
<< Che cazzo fai? >> La mia sopportazione è al limite anzi, con lui credo che la parola pazienza si sia auto-cancellata dal mio vocabolario.
<< Angelo, non dovresti fumare, fa male e poi non si addice a una creatura dolce come te. >> Mi accarezza la guancia con il dorso della mano, dentro mi sciolgo come un ghiacciolo lasciato per troppo tempo al sole.
<< Sei così bella che in confronto a te tutto è niente >>
<< Perché ti comporti così con me? >> Interrompo la magia creatasi << Cioè, mi conosci da un giorno e ti comporti come se fossi il mio ragazzo, ti sei insinuato nella mia vita e nella mia mente, riesci a mandare in confusione tutto, soprattutto i miei sentimenti >> Forse l’ultima frase non avrei dovuto dirla, mi mordo il labbro inferiore come a cancellare l’ultima frase.
<< Angelo, ho l’impressione di conoscerti da sempre, ecco perché mi comporto così. >> La stessa sensazione che ho io nei suoi confronti.
<< Ma questo non ti da il consenso di comportarti in questa maniera e di causarmi tali sensazioni >> Mi allontano bruscamente da lui portando lo sguardo sulle mie Converse che sono diventate improvvisamente interessanti.
<< Luce! >> Il tono autoritario che ha usato sembra non presumere niente di buono, alzo lentamente gli occhi per incontrare le sue pozze nere, dolci pozze nere dove poter affogare << E che sensazioni ti causo? >>
Mi rifiuto a rispondere a questa domanda perché neanche io lo so, lo vorrei abbracciare e baciare fino allo sfinimento e allo stesso tempo tempestarlo di pugni... e tutto questo in un solo giorno? Ci manca solo che inizio ad affermare di aver visto una mucca guidare un camion con doppio rimorchio, e dopo il reparto di psichiatria avrò una nuova paziente.
<< Okay, non vuoi rispondere, te lo concedo >> Da dove viene fuori tutta questa gentilezza? << Se andassimo per gradi mi concederesti una chance? >>
<< Chi ti dice che io voglia provarci con te e non con Marco? >>
<< Non mi sembra che tu abbia obbiettato ieri e poi lo hai detto anche tu, quando sei con me non capisci più nulla e questo dovrà pur significare qualcosa, non credi? >> Astuto il ragazzo, lo devo ammettere.
Avvampo pericolosamente sia per la rabbia sia per l’imbarazzo, non saprei dire quale delle due sia più forte.
<< Questo non significa niente! >> Lo guardo furiosa.
<< Sicura? >> Mi istiga e mettergli le mani addosso.
“ Alex, non provocarmi!” Penso.
<< Sì >> Mento.
<< Angelo >> Ride divertito. << Io non ti lascio andare così facilmente,tanto meno frequentare un altro ragazzo >>
Spalanco gli occhi e gli tiro una sonora sberla, il suono sordo rimbomba e la sua guancia si tinge di rosso.
Alex mi guarda sbalordito mentre si accarezza il punto dove la mia mano si è posata con una forza tale che non credevo di avere, senza aspettare una risposta o un gesto da parte sua mi volto con l’intenzione di andare a scuola con passo svelto.
<< Continuerai a fuggire così Angelo? >>
Ignoro la sua spavalderia e continuo per la mia strada, dopo un paio di minuti mi fermo, non ho molta resistenza nonostante abbia praticato atletica leggere un paio di anni fa, anzi con molta probabilità l’ho abbandonata per questo motivo.
<< Angelo, sei già stanca? >>
<< Non ti è bastato lo schiaffo di prima? >> Mi volto per fronteggiarlo nonostante sia affaticata.
<< Dimmi, per non farmi insultare ti devo baciare, per non farmi schiaffeggiare? >> Il suo tono ha assunto una nota perversa mentre nei suoi occhi sgorgo uno scintillio malizioso.
<< Vaffanculo! >> Sbotto, ora ne ho abbastanza! << Smettila di seguirmi e di comportarti come se fossi di tua proprietà, non sono un fottuto oggetto ne una ragazza facile, se cerchi qualcuna di loro vai altrove >>
<< Luce! >> Il tono della sua voce è furioso. << Io non ho mai pensato che tu fossi una facile, te l’ho detto ieri, mi intrighi e non intendo mollare la presa, questa volta non permetterò a nessuno di mettersi in mezzo, non ora >>
Le sue parole continuano a rimbombarmi nella testa: Intrigante, non intendo mollare la presa, mettersi in mezzo, non ora.
Barcollo leggermente intontita, che Elena abbia ragione? Che sia vero che Alex è interessato a me?
<< Luce! >> Una voce famigliare e allegra alle mie spalle mi risveglia dai miei pensieri riportandomi con i piedi a terra. << Tutto bene? >> Mi volto per vedere Marco chinarsi per darmi un innocente bacio sulla guancia, sento alle mie spalle Alex irrigidirsi.
Gli occhi preoccupati di Marco indugiano su di me per poi spostarsi su Alex.
<< Come mai quella guancia rossa, Alex? >> Vedo gli angoli della bocca di Marco alzarsi verso l’alto.
<< Niente, Luce mi ha tirato uno schiaffo, niente di grave >> Sposta lo sguardo su di me sorridendo.
Cretino!
<< E come mai lo ha fatto? >> Indugia lo sguardo su di me.
<< Perché se lo meritava. >> Rispondo prima che Alex possa commettere qualche stronzata o farmi incazzare. << Te che ci fai qui? >>
Rimango di spalle ma dopo una manciata di secondi mi volto verso Marco e mi addolcisco.
<< Jogging >> Sorride.
Solo ora noto che indossa una tuta, la T-shirt nera attillata mette in evidenza il corpo e i muscoli delle braccia sembrano essere state scolpite da uno scultore professionista.
Sposto lo sguardo sul suo volte, sorride notevolmente, mi ha beccata mentre lo contemplavo! Merda che vergogna.
Alex tossisce per attirare la nostra attenzione, mi volto per vederlo mentre si passa una mano tra i capelli.
<< Angelo, adesso dovremmo andare, lo sai che tra dieci minuti iniziano le lezioni? >> Sorride mentre mette le mani nelle tasche posteriori dei jeans strappati.
<< COSA?!?! >> Urlo.
Non posso fare tardi il secondo giorno di scuola, è fuori discussione, non è da me, guardo l’orologio e con angoscia crescente ammetto che Alex ha ragione, inizio ad agitarmi.
<< Angelo. >> La voce di Alex è dolce e comprensiva, come se gli facessi pena. << Ti accompagno a scuola. >> Indica una moto alle sue spalle, una Yamaha rosso fuoco, una bellissima e pericolosa moto.
Poggio le mani sui fianchi e inizio a torturarmi il labbro inferiore pensando ai pro e ai contro, la proposta è allettante, non sono mai salita su una simile bellezza, intendiamoci, la moto, continuo a fissarla mentre nella mia mente prendono vita i contro... e se facessimo un incidente e rimanessi gravemente ferita?
<< Angelo, andrà tutto bene. >> Afferma Alex come se mi avesse letto nella mente.
<< E va bene! >> Sistemo meglio lo zaino sulle spalle, non vorrei che si staccasse magicamente mentre siamo in corsa << Però diamoci una mossa >>
Alex sorride, credo proprio di averlo preso contro piede.
<< Allora andiamo Angelo >>
<< Ci vediamo Marco >> Mi alzo sulle punte dei piedi e gli lascio un leggero bacio sulla guancia.
Alex prende due caschi e me ne passa uno.
<< Dimmi un po’, avevi progettato tutto? >> Inarco un sopracciglio per sottolineare il fastidio che questa cosa mi ha causato.
Alex si sistema sulla moto, allaccia il giubbetto in pelle che gli fascia il corpo in maniera impeccabile, indossa il casco nero e si gira verso di me.
I miei pensieri prendono una nota poco dignitosa, Alex è terribilmente sexy in queste condizioni, mi mordo il labbro inferiore.
<< Vuoi un invito ufficiale? >>
Prendo il casco e cerco di infilarmelo nella maniera meno impacciabile possibile, Alex sembra divertirsi nel guardarmi combattere con quell'aggeggio.
Prendo un bel respiro e salgo, prima che la mia mente possa formulare qualsiasi tipo di pensiero Alex mi afferra il braccio destro e se lo porta all'altezza dell’addome.
Un misterioso calore mi avvolge espandendosi in tutto il corpo, ma più di tutto il mio viso va a fuoco come se qualcuno lo avesse immerso nella benzina e poi lanciatoci sopra un fiammifero.
<< Angelo, tieni forte a me con entrambe le mani o rischi di farti seriamente male. >> Il tono della sua voce trasmette preoccupazione, non me lo faccio ripetere due volte.
Mi stringo al suo corpo, le spalle larghe e la schiena mi coprono la visuale, il mio petto è schiacciato contro il suo, chiudo gli occhi.
Un minuto dopo stiamo sfrecciando in autostrada, apro gli occhi ma non vedo nulla, a mala pena sento il vento che mi sfiora.
Riprendo la calma e cerco di scorgere un qualsiasi segnale che Alex mi stia portando veramente a scuola, vedo la vecchia fabbrica abbandonata, sì, ha sta mantenendo la parola data.
Per tutto il tragitto non parlo e lui segue il mio esempio, scorgo l’uscita per arrivare a scuola, ancora un paio di minuti e rimetterò i piedi a terra, però il destino vuole che non sia così.
Alex, infatti, salta l’uscita e continua a correre a gran velocità sulla strada.
<< Che stai facendo? L’uscita era... >>
<< Lo so. >> Risponde secco aumentando la velocità.
<< Alex rallenta! >> Terrorizzata stringo di più le braccia intorno a lui.
<< Non temere, rallenterò solo se mi prometti che non ti vedrai con quel Marco >>
<< Cosa?! >> Sbotto.
<< Angelo, promettilo! >> Accelera sempre di più, la paura inizia a farsi sentire, lo sapevo che non dovevo salire su questa macchina infernale, Sento il volto inumidirsi dalla lacrime mentre alzo la testa oltre la spalla di Alex, stiamo sfiorando i 220 km/h.
<< Va bene! Sì! Ora rallenta ti prego! >> Urlo disperata, sento il vento farsi più leggero fino a placarsi del tutto.
Alex si è fermato in un’aria di sosta., scendo dalla moto tremante, non riesco neanche a trattenermi in piedi, lui si toglie il casco.
Mi volto appoggiandomi al guard rail e levo il casco mentre mi guarda divertito.
<< Angelo, suvvia, non è stato poi tanto male >>
<< “Non è stato poi tanto male”!? Sei un cretino senza un minimo di cervello! Potevamo ammazzarci solo perché il tuo smisurato ego di merda non vuole che io mi veda con altri ragazzi! >>
Sono sconvolta e non trattengo la rabbia, è come se dentro le mie vene il sangue ribolla ad una temperatura così alta che neanche l’inferno brucia tanto.
<< Ehi! Calmati, avevo tutto sotto controllo, sono anni che la guido sono abituato a correre tanto >>
Alex scende dalla moto, il suo volto è cambiato, il divertimento sfuma lasciando posto alla preoccupazione.
<< Non me ne importa un cazzo! Non c’eri solo tu sulla moto, io ero dietro di te! Non mi importa se sei abituato a correre a una tale velocità! >>
La pazienza e la calma sono rimaste qualche chilometro più indietro e cercano di raggiungermi a passo d’uomo.
<< Angelo, sei sconvolta e ne hai pienamente ragione, ma non è successo nulla, non avrei mai lasciato che ti accadesse qualcosa e non ti avrei mai fatto salire se non fosse stato sicuro, non credi? >>
Mi afferra il volto tra le mani mentre i miei occhi iniziano a lacrimare per l’emozione troppo forte, istintivamente mi butto tra le sue braccia e lo stringo forte.
<< Sei uno stupido! >> Grido mentre cerco di ritrovare un po’ di contegno infatti che la mia dignità dopo questa azione si è sotterrata.
<< Lo so, e mi dispiace >> Stringe le sue braccia intorno al mio gracile corpo. << Non pensavo che ti avrei causato una reazione simile, non era mia intenzione >>
Annuisco mentre sento ancora quell'odore, sigaretta e menta, un mix letale.
<< Vuoi che ti porti a casa? >> Mi scosta leggermente guardandomi negli occhi.
<< No, voglio andare a scuola >> Prendo un lungo respiro, mi ripulisco il volto e con mani tremanti mi infilo il casco.
<< Frema, faccio io. >> Alex lo allaccia vedendo la mia difficoltà. << Sei sicura? >>
<< Sì, non voglio iniziare a fare delle assenze. >> Il tono deciso che ha assunto la mia voce sorprende anche me. << Però non andare veloce altrimenti mi lancio dalla moto! >>
Alex scoppia a ridere.
<< Tranquilla Angelo, andrò piano, se manterrai la promessa, voglio sentirtelo dire >>
Alza il mento in alto a far intendere che è superiore.
<< Alex le vuoi buscare? >> Affermo fissandolo negli occhi.
Il suo volto si scurisce e per un attimo rimaniamo in silenzio, un silenzio tombale, quasi ultraterreno.
Immobile davanti a me con la mascella contratta dalla rabbia valuta se lasciarmi qui, mandarmi a quel paese, provocarmi o continuare a fare il muto, prendo io l’iniziativa, siamo sempre noi donne a prendere le redini in mano.
<< Alex, tu non puoi piombare nella mia vita in questo modo e pretendere tutto ciò che ti passa per la testa... >> Sospendo la frase per vedere che effetto hanno queste miei parole su di lui, ma niente resta impassibile << Io non ti conosco e tu non conosci me, sembra che veniamo da due mondi differenti >>
<< Ma non ti è dispiaciuto baciarmi ieri >>
<< A chi non piacerebbe un bacio come quello? >> Alzo le braccia al cielo. << Alex quello che voglio dire è... >>
<< Luce a me non frega un cazzo di ciò che tu vuoi dire, tu mi appartieni e io appartengo a te, poi anche pensare che sono uno stronzo possessivo o quello che vuoi, ma questo non cambia le cose e non voglio più tornare a discutere su questa storia. >>
Si volta senza lasciarmi concludere la frase.
<< Ma chi ti credi di essere? >> Cerco di nascondere il tono irritato ma fallisco, questo ragazzo riesce a farmi saltare ogni singolo nervo del corpo.
Ignora completamente ciò che ho appena detto e rimonta sulla moto. << Hai cinque secondi per salire dopodiché sgommo via >>
Inizia a contare alla rovescia e io mi sbrigo a salire sulla sua vettura.
Per tutto il tempo di arrivo da dove eravamo fino alla scuola non pronuncio una parola, indispettita da come Alex si dimostra essere.
Trenta minuti di ritardo, entro nell'atrio indiavolata, dovevo arrivare in tempo e invece per colpa sua ho fatto una clamorosa figuraccia, non si può far ritardo il secondo giorno, non è da me.
Mi siedo sulle poltrone consapevole che sono costretta a entrare un’ora dopo ed a portare la giustificazione, so già cosa scriverci “Una certa testa di cazzo di nome Alex Hall mi ha quasi uccisa con la sua vettura”.
Parli del diavolo spuntano le corna.
<< Scusa. >> Passa la mano sui capelli ribelli e schiacciati dal casco. << Non volevo farti perdere un’ora >>
Ah ecco, la scusa è per questo, mica dal comportamento che ha avuto.
<< E poi, volevo anche scusarmi per come mi sto comportando con te. >> Alza gli occhi e li inchioda ai miei, mi sento vuota per come mi osserva.
Questa non me l’aspettavo.
<< Scuse accettate. >> Balbetto mentre lo continuo a guardare, ma che cosa mi prende? Un attimo prima sono furiosa quello dopo mi rimbecillisco perché i guarda in quel modo? Da cane bastonato? << Vorrei sapere perché ti comporti così >>
Sorride spostando lo sguardo, adesso se ne uscirà con una sua battutina.
<< Lo vuoi sapere seriamente, Angelo? >>
Annuisco.
<< Bene >> Prende una sedia e la posiziona di fronte a me, si siede e le nostra si sfiorano, una scarica elettrica attraversa per intero il mio corpo. << Di solito tutte le ragazze cadono ai miei piedi, tu no. Luce, non prenderla come un “Allora per te sono solo una sfida” >> Il tono con cui dice l’ultima frase non fa che farmi ridere.
<< Stavo dicendo, io voglio seriamente provarci con te, come ti ho detto il primo giorno, sei intrigante, voglio vedere fino a che limite posso spingermi per riuscire a conquistarti, non è un gioco che sia chiaro, perché la prima cosa che mi ha colpito di te, non è stata la bellezza di cui sei dotata ma il carattere. >> Prende un lungo respiro. << Sei determinata, forte, testarda e non hai paura di niente e nessuno, non vuoi farti mettere i piedi in testa da nessuno e ammiro un tale atteggiamento, sotto-sotto sono sicuro che si nasconde una Luce dolce, adorabile e che è capace d’amare, io voglio trovare la vera te, Angelo, quello che sto cercando di farti capire è che mi hai fatto innamorare di te dal primo momento che hai posato quei zaffiri su di me >>
Passano interminabili secondi e io non so cosa dire, la bocca leggermente socchiusa e gli occhi spalancati.
<< Se non sai cosa dire non parlare, dammi solo una possibilità >>
Vedo il suo pomo d’Adamo andare giù mentre stringe le mani l’una dentro l’altra, segno che anche lui è nervoso.
Annuisco leggermente, la mia gola, le mie labbra e la bocca sono asciutte, anche se volessi non riuscirei a dire neanche una lettera.
Mentre lo vedo sorridere penso che tutti ci meritiamo una seconda possibilità, che nonostante si abbiano fatto azioni poco consono tutti meritano avere un’altra opportunità per rimediare, spero di non aver fatto uno madornale sbaglio a fidarmi delle parole di Alex, ma dai suoi occhi trasudava serietà.
La campanella mi distoglie dai miei pensieri, appena mi alzo Alex afferra la mia mano.
<< Grazie Angelo >>
   
 
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