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Autore: _Sherazade_    12/06/2016    1 recensioni
Alina è una grande sognatrice, ma sfortunatamente, tutti i suoi sogni sono andati in fumo.
Da anni è costretta a sopportare la seconda moglie del padre, e quella nuova famiglia nella quale non è mai riuscita ad integrarsi. Lei ci ha provato, ma è stato del tutto inutile.
La giovane capisce che non può andare avanti in quella maniera, e decide finalmente di separarsi da quel nucleo tanto stretto.
Sarà però durante una piccola vacanza che la nostra protagonista riuscirà davvero a far avverare i suoi sogni.
Sospesa fra regni incantati e una realtà all'apparenza dura, riuscirá la nostra eroina a completare il suo percorso?
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iris - custode dei mondi'
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- Capitolo Quarto -


E fu così che Kalika si trasferì da me durante quei pochi giorni di assenza di mio padre e di Angelica. Temevo che sarebbe stato un inferno, ma cercai di non pensarci e di dare alla ragazza una chance. Del resto non era più una bambina.
Anche se i miei sentimenti non erano mutati, credevo ancora che le persone potessero cambiare e migliorare, e che anche Kalika potesse dimostrarsi migliore di quanto non lo era stata in passato.
La sua breve permanenza a casa mia non avrebbe cambiato le cose fra di noi, ma forse non sarebbe stata poi così sgradevole come invece temevo.
Si tratta solo di pochi giorni, continuavo a pensare, sperando che quel mantra potesse tranquillizzarmi.
- Su, sali che ti mostro la stanza. - le dissi prendendo due delle molte borse che si era portata appresso.
- Non vedevo l'ora, Alina. - disse lei sorridendo.
- Non credi di aver preso troppa roba? - nonostante la breve visita, Kalika si era portata dietro un borsone, la trousse gigante, e altre due piccole valigie. Più ovviamente l'occorrente per la scuola.
- Solo il necessario. - disse lei sorridendo e prendendo quello che rimaneva da portare in casa.


Le ore passarono incredibilmente veloci, e la ragazzina non mi creò alcun problema.
Senza che me ne accorgessi, passarono altre due giornate.
Kalika se ne era rimasta buona nell'appartamento, a fare i compiti o a svagarsi come meglio poteva, mentre io lavoravo al piano inferiore.
Zia Lilian non mi lasciò sola in quei giorni, perché sapeva bene quanto tutta quella situazione mi mettesse a disagio.
Avrei finito col fare la scena muta a cena, mettendo entrambe a disagio, così, fin dalla prima serata, si unì a noi, rallegrando la conversazione.
Parlando del più e del meno mi ricordai di alcuni impegni che avevo già preso da tempo per il giorno successivo. Li avevo completamente rimossi dalla mia testa, e constatai, con un certo disappunto, che vi avrei dovuto rinunciare, data la situazione in casa mia...
- Suvvia cara, si tratta di visite mediche, dopotutto. - mi esortò la zia. - Inoltre avevi anche appuntamento con la tua vecchia amica. Leilani, giusto? Non sarebbe carino darle buca così, all'ultimo. - mi fece l'occhiolino. - Avrete tante cose da raccontarvi.
- Ma...
- Kalika è abbastanza grande da stare da sola in casa per qualche oretta dopo la scuola. Se ci fosse bisogno di qualcosa, io sarei al piano inferiore. - Kalika annuì. Avevo dovuto aspettare parecchio per quelle visite, e non vedevo Leilani da un sacco di tempo.
Leilani era una vecchia compagna di università, di quell'unico anno che avevo frequentato. Veniva da fuori città, e aveva scelto il nostro istituto perché non solo era rinomato, ma anche l'unico della zona con quell'indirizzo di studio. Lei fu una di quelle rare persone che potei definire davvero amica. Nonostante quello, però, per una cosa o per l'altra, dopo che lasciai la facoltà, ci perdemmo di vista.
Trovare il tempo per vederci, era davvero difficile. Lei era sempre molto impegnata, oltre a studiare lavorava, e di tempo libero gliene rimaneva davvero poco. Non potevo darle buca.
- Ok. Dato che comunque anche oggi ti sei comportata bene, se vuoi, e a patto che la casa rimanga esattamente com'è adesso, puoi invitare qualche amica. - gli occhi di Kalika cominciarono a brillare. - Tornerò dopo cena, quasi in concomitanza con tua madre e papà, per questo ti lascerò qualcosa per ordinare del cibo d'asporto. Il ristorante cinese in fondo alla via è davvero molto buono, se ti va, il loro volantino è all'ingresso.
Kalika prese subito il telefono per contattare le sue amiche.
- Mi raccomando, solo qualche amica, - dissi guardandola seria, memore della sua festa di compleanno, - non tutta la scuola. - la festa era stata tranquilla, ma gli invitati erano davvero tanti. Non potevo certo permetterle di invitare tutti quei ragazzi a casa mia.
- Certo! - disse lei sorridendo e venendo ad abbracciarmi. Subito mi irrigidii, e la allontanai. - Cinquanta euro dovrebbero bastarvi... altrimenti farete colletta.
- Va benissimo, grazie Alina. Vai e divertiti! - disse lei avviandosi verso la camera. - Ah! Se fai shopping non scordarti di prendermi qualcosa. - zia Lilian sorrise.
- È pur sempre un'adolescente. Tutto ruota sempre intorno a loro.
- Lo so... - ero decisa a non rovinarmi la serata, così sorvolai su quella mancanza di tatto della cara Kalika.
Zia Lilian mi salutò dicendomi che se avessi imparato davvero a farmi scivolare tutto addosso, le cose sarebbero andate sempre più migliorando.
- Se seguirai una via più calma, non necessariamente vuol dire che ti piegherai agli altri. Semplicemente ti approccerai alla vita in un'altra maniera, e anche il tuo cuore ne gioverà.
- Speriamo, zia Lilian. Lo spero davvero. - volevo solo scrollarmi di dosso la Alina mansueta e accondiscendente che faceva sempre e solo quello che volevano gli altri, e che finiva col lamentarsi di continuo, torturando gli amici.
Mio padre telefonò proprio quando richiusi la porta.
- Ciao cara, tutto bene in casa? - notai subito una certa apprensione nella sua voce. Mi sfuggì un sorriso.
- Sì, tutto ok. Kalika si è comportata molto bene. Domani avevo degli impegni, e dato che non potevo rinunciarvi, zia Lilian mi sostituirà per il tempo necessario. - sentii sussultare dall'altro capo del telefono. Era Angelica, ma la cosa non mi turbò. Non mi disturbava il fatto che avesse fatto una chiamata col vivavoce.
- Tranquilli, anche se la zia non sarà sempre presente in casa, Kalika non sarà da sola. Dato che è abbastanza grande, ho pensato di lasciarla libera di invitare qualche amica. - per un momento non sentii nulla al telefono. - Papà?
- Trovo... - sembrava esitante, ma poi mi rispose davvero entusiasta. - Troviamo che sia un'ottima idea. Del resto non è più una bambina, starle sempre col fiato sul collo non è giusto. È bene che stia anche un po' da sola in casa. Così si responsabilizza. Ottima idea, Alina.
- Tornerò comunque prima che arriviate voi, quindi non sarà un periodo lunghissimo. Se ci fosse bisogno di qualcosa, Kalika potrà chiedere aiuto a zia Lilian, o a Casia.
- Sono certo che andrà tutto bene. - sapevo che non dovevo pronunciare il suo nome. Papà, per un momento, sembrò quasi abbattuto al solo sentir pronunciare quel nome. Ma gli passò velocemente.
- Bene, tutto a posto allora. Ci vediamo domani.
- A domani.


Un certo senso di liberazione mi stava riempiendo il cuore, tuttavia... anche se ero contenta del fatto che avrei riavuto presto la mia libertà in casa, ero rimasta colpita in positivo da Kalika.
Era ancora l'adolescente egoista che avevo sempre sostenuto fosse, ma si era comportata bene.
Dato che non l'avevo mai fatto, e non avrei avuto altre occasioni per farlo, decisi che avrei accolto la sua richiesta, facendole un piccolo regalo.
Non mi piaceva molto il modo in cui l'aveva chiesto, ma volevo comunque ringraziarla per non avermi fatto penare.


La mattinata trascorse veloce, e quelle antipatiche visite di controllo, me le lasciai finalmente alle spalle.
Fu una gioia rivedere Leilani, avevamo così tanto da raccontarci, che il tempo che avevamo a disposizione sembrava davvero pochissimo.
Leilani si era da poco fidanzata ufficialmente con un ragazzo della sua terra d'origine.
Leilani era mezza hawaiana, e coi genitori, ogni anno, si recava sulla sua isola per ritrovare i parenti e godersi la bellezza di quella terra lontana. Fu durante una di queste visite che incontrò il suo fidanzato, e dopo qualche anno di relazione, si erano decisi a sposarsi.
- Ovviamente non potevo non invitarti. - disse lei porgendomi l'invito.
- Sono così contenta per voi. Non posso crederci che fra un anno vi sposerete! - dissi con gli occhi lucidi. Ero così felice per la mia vecchia amica che non riuscivo a contenere la gioia.
- Sono certa che un giorno anche tu troverai un uomo meraviglioso come il mio Pekelo. - imbarazzata cercai di cambiare discorso.
Il mio problema era che avevo un ideale di uomo, ma era irraggiungibile. Mi ero fatta talmente coinvolgere dal mio sogno sul misterioso principe, che oramai non riuscivo a trovare più nessuno interessante.
Sapevo che era una sciocchezza, ma i miei sogni erano così reali, e anche se non riuscivo a vederlo in volto, le sensazioni che provavo erano così vivide che non potevo ignorarle. Mai con nessun altro mi ero sentita così. Per me quelle sensazioni erano l'unica cosa che avrebbe potuto farmi vacillare per un qualsiasi ragazzo. Fino a che non avessi provato qualcosa di simile, non mi sarei mai fatta incantare da nessuno.
- Grazie piuttosto per lo shopping. Sai che non me ne intendo per niente. - lei sorrise divertita.
- Oh, ma lo sai che è un piacere. Non sei affatto cambiata, hai sempre detestato “perdere tempo” nei centri commerciali.
- Ogni tanto, però... - ridemmo entrambe divertite.
- Spero che le piaceranno questi orecchini. - dissi prendendo in mano la confezione regalo che mi ero fatta fare nel negozio di bigiotteria. Erano dei cerchi particolari, con delle piccole gemme incastonate. Una volta l'avevo sentita parlare con la madre, descrivendole degli orecchini simili.
- Sono certa che apprezzerà, Alina. Credo che qualsivoglia regalo le si faccia, lei è contenta.
- Speriamo. - dissi, rimettendo via il pacchetto. Dato che Kalika ne usava tanti, le avevo preso anche dei fermagli colorati a forma di stella, glitterati e scintillanti. Erano di un arancione brillante, il suo colore preferito.
Avevo io stessa fatto un po' di acquisti per me, aiutata dalla consigliera migliore del mondo. Dovevo rifarmi il guardaroba da un bel po', e colsi l'occasione per approfittarne.
Fra una compera e l'altra, il tempo passò veloce, e la fame si fece sentire.
- Lo sai che hanno aperto una sala da tè qui vicino?
- Dici sul serio? - io adoravo il tè, e sapere che avevano aperto una sala come si deve, mi aveva fatto brillare gli occhi.
- Oh sì, e so che i pasticcini sono quelli del Plistie. - Il Plistie altro non era che una rinomata pasticceria della zona.
- Dobbiamo andarci assolutamente allora. - dissi prendendola sottobraccio. Non arrivammo alle auto però, che il mio telefono squillò. Era zia Lilian, e il mio stomaco cominciò ad attorcigliarsi: non mi avrebbe mai chiamata se non ce ne fosse stato reale bisogno.
- Ciao zia, tutto bene? Non è successo qualcosa a te o a Kalika, vero? - Accidenti, non sarei mai dovuta uscire! Una volta finite le visite avrei dovuto subito tornarmene a casa. Gli scenari peggiori cominciarono a farsi largo nella mia testa.
- No, stiamo bene, - disse lei con voce calma e pacata, - ma torna a casa. Con calma, ma torna a casa. - non poteva dirmi di stare calma.
- Cosa è successo? - dissi scandendo ogni parola, mentre l'ansia trapelava dal mio tono di voce. Cominciai anche a sudare freddo.
- Non è nulla di serio, Alina, questo te lo posso assicurare. - mi disse lei con una certezza tale nel tono, che non potei che crederle. - Vedrai appena arriverai a casa. Ti chiedo solo di venire su con calma. - Un qualcosa mi aveva fatto accendere la lampadina. Non era successo nulla di grave, semplicemente, Kalika aveva combinato qualcosa.
Qualcosa che mi avrebbe fatta davvero arrabbiare.


- Mi spiace che il nostro incontro debba finire così. - dissi con tristezza, ma devo assolutamente tornare a casa.
- Non preoccuparti, lo capisco. - disse lei abbracciandomi. - Tanto ci rivedremo presto. Sei una delle invitate più importanti per me.
Ci abbracciamo ancora e ci salutammo.
- Ora non ci resta che tornare a casa e dare una lezione a chi se lo merita. - perché non avevo dubbio alcuno che la ragazzina ne aveva combinata una delle sue e, imboccando la via di casa, ne ebbi subito la conferma.
La musica altissima che sentivo, non proveniva da un'auto, dai bar, o dal negozio di musica. Quel fastidioso frastuono, proveniva da casa mia.
- Una festa. - constatai, guardando con apprensione zia Lilian che mi aspettava davanti al negozio.
- Da quanto vanno avanti? - chiesi rossa in volto.
- Da un po’. - disse lei voltando lo sguardo. - Ho provato a ragionarci, ma come risposta hanno chiuso la porta a chiave e hanno alzato il volume. - l'unico mazzo di chiavi di casa, l'avevo io. Avrei dovuto farne una copia, e avrei dovuto farlo prima, e me ne rammaricai; ma era inutile piangersi addosso. - Per fortuna sia Casia che l'altra coppia sono fuori. Ed essendo giorno, gli altri vicini non si sono ancora lamentati. - si morse il labbro. Lo faceva quando mi diceva le mezze verità. - Non più di tanto, almeno.
- Avresti dovuto chiamarmi subito. - dissi io parcheggiando e imboccando la rampa di scale.
- Ho preferito aspettare. Speravo si calmassero e che la festa finisse.
- Ora li faccio calmare io. - dissi decisa. Non ero mai stata una persona violenta o volgare. Non era nella mia natura.
Non mi piaceva gridare o fare la figura della furia.
Ma Kalika aveva superato il limite della mia pazienza. Era una ragazzina, lo sapevo, ma non aveva il diritto di farmi questo. Non dopo avermi fatto cambiare idea su di lei.
- Vai con calma, Alina. Arrabbiarsi non servirà a molto. - cercò di farmi placare, ma era inutile.
- Io non urlerò, non subito almeno. - dissi con le mani che fremevano, - ma quei mocciosi devono uscire da casa mia.
Infilai la chiave nella toppa e con foga spalancai la porta. Non sapevo quanti fossero, ma erano dovunque, e non si accorsero di me finché non spensi lo stereo.
- Adesso, tutti voi filate fuori da questa casa o chiamo i carabinieri. - dissi con voce ferma e sguardo fisso. - Non fatemelo ripetere una seconda volta. Fuori!!! - un ragazzotto con in mano un bicchiere di birra si avvicinò a me con aria spavalda, borbottando che non ero nessuno per dire loro cosa fare.
Ancora non so quale forza strana prese possesso di me, ma allungai la mano verso il suo bicchiere, e glielo rovesciai addosso.
- Ora, volete uscire coi vostri piedi o vi ci devo sbattere fuori io coi miei? - alcuni borbottarono, ma li ignorai, e pian piano, il mio devastato appartamento, si svuotò.
Sentivo ancora della musica, ma pensai al negozio sottostante. In fondo, era pur sempre un negozio musicale.
Non vedevo Kalika però, e la cosa mi fece insospettire.
Guardai giù per la rampa delle scale, e bloccai Jennifer, la sua migliore amica.
Nemmeno lei sapeva dove Kalika si fosse cacciata, non la vedeva più da almeno una mezz'oretta. La cosa non mi piaceva per niente.
Chiamai mia zia, lei era rimasta in fondo alle scale per controllare che tutti uscissero dal condominio.
- Non hai visto Kalika, vero? - la paura era che la ragazza si fosse nascosta fra gli altri e che fosse scappata.
- No, e prima del tuo arrivo nessuno ha lasciato l'appartamento.
- Quindi è ancora dentro, sarà in... oh no! - io e zia Lilian ci guardammo. Cosa mai avrebbe potuto combinare una ragazza della sua età, in cerca di attenzioni e di ragazzi, con una casa vuota a disposizione?
Io e zia Lilian rientrammo in casa e, seguendo la flebile musica, ci ritrovammo davanti alla porta della mia stanza.
- Fa che non sia qua con qualcuno. - dissi pregando a bassa voce. Aprendo la porta trovai Kalika. Il che era un sollievo.
La trovai, sì, ma non era sola. Con lei c'era un ragazzo, erano entrambi svestiti, ed erano nel mio adorato letto.
Spensi la radio, e, con tutta la voce che avevo, gridai loro di vestirsi, e me ne uscii sbattendo la porta, sotto lo sguardo attonito di zia Lilian. Per calmarmi cominciai a sistemare il salotto, che era completamente stravolto.
Lei fece per parlarmi, ma io le feci cenno di non farlo, ero troppo furiosa per stare a sentire chiunque. Non avrei ascoltato neppure lei.
Dopo qualche minuto uscì il ragazzo, e mi fissò intimorito.
- Esci di qui. Dopo potrete sentirvi, la cosa non mi riguarda. Ma ora vattene via. - si scusò, fissò prima me, che ero intenta a rassettare, e poi zia Lilian.
- Noi non volevamo, è stato... - zia Lilian gli fece capire con delicatezza che era meglio che se ne andasse senza aggiungere altro. Probabilmente era anche un bravo ragazzo, ne aveva tutta l'aria, ma io ero troppo arrabbiata. Troppo incattivita per trattare quel ragazzino con minor durezza.
Erano cose che succedevano. Avrei tollerato una festicciola, se me l'avesse chiesto, con meno della metà delle persone che lei aveva invitato.
Se me l'avesse chiesto.
Ma non l'aveva fatto, lei si era impossessata di casa mia, prima, e della camera poi.
Quello proprio non potevo perdonarglielo.
Kalika era in lacrime. Sbucò fuori dal corridoio e mi fissava impaurita, incerta su cosa fare o dire.
- Tu, tu sei nei guai, e non sai nemmeno quanto! - ero furiosa, ma cercai comunque di essere il meno cattiva possibile.
- Scusami, io… è sfuggita al mio controllo, e poi… - disse lei balbettando, cercando in zia Lilian una sorta di sostegno. Sapeva che lei era buona, e che era l'unica al mondo che aveva davvero il potere di riportarmi alla tranquillità. Ma quella volta neppure zia Lilian sarebbe stata in grado di placarmi.
- Pensavi di avere più tempo? - aveva un “sì” stampato in faccia. Mi scappò una risatina isterica.
- Probabilmente se la festa non fosse degenerata e se non aveste fatto tutto quel casino, avresti avuto il tempo per fare i tuoi comodi, rimettere in ordine e passarla liscia. - dissi sistemando i cuscini del divano. Non riuscivo nemmeno a guardarla in faccia, tanto era il disgusto che provavo. - Non sta a me punirti, ma mi ripagherai per quello che i tuoi amici hanno rotto e anche per le lenzuola che avete usato. Puoi anche tenertele a questo punto. - sospirai e raccolsi i cocci di un antico vaso di famiglia. Non aveva un grande valore economico, ma sentimentale. - Per fortuna questo si può comunque far riparare. Non sarà più lo stesso, ma si è rotto in modo tale che possa essere ricomposto. Quello che non si può aggiustare è altro. - l'odio che mi usciva da dentro, mi spaventava quasi. - Sai, ti ho sempre reputato sciocca, egoista ed egocentrica. Proprio come tua madre. Non ti ho mai vista come mia sorella, e la mia opinione di te sembrava destinata a rimanere pessima, ma avevo notato qualcosa. Un cambiamento, e stavo cominciando a ricredermi.
Mai avrei pensato che avresti avuto una tale mancanza di rispetto nei miei riguardi. - la mia voce tremava. - Hai profanato la mia camera. Quello, - dissi indicando verso la stanza, - era il mio letto, non il tuo. Mi sarei comunque arrabbiata per le tue bugie, ma mai tanto come per il fatto che hai usato il mio letto per poter fare i tuoi comodi col tuo ragazzo.
- Ma…
- Osi anche contestare? Osi ribattere? - dissi guardandola seria. - C'è qualcosa di quanto da me affermato che non corrisponde al vero? - lei scosse la testa.
- Come immaginavo. - sospirai. Oramai avevo scaricato tutta la mia rabbia, e non rimaneva che una sorta di delusione e di noia, - Per una volta, una soltanto, ti ho dato davvero fiducia, e questo è il ringraziamento. Tra un paio di ore dovrebbe arrivare tua madre. Fa quello che vuoi, fa i compiti, naviga in rete, telefona alle amiche o al tuo ragazzo, guardati un film. Quello che vuoi. Ma non osare, non osare, per alcun motivo al mondo, rivolgermi la parola. - il mio tono fu talmente secco, che obbedì, chiudendosi in camera.
Non sistemai nient’altro, e chiesi a zia Lilian di non fare nulla. Mi scusai con lei per averle risposto a malo modo, e lei capì, anche se mi disse che ero stata un po' troppo dura nei modi.
- Non mi ha lasciato altra scelta per farle capire come stavano le cose. - dissi fissando il vuoto, mentre sprofondavo nel divano.
- Vuoi che rimanga con te?
- No, grazie. - dissi sorridendo. - Ho solo voglia che quei due arrivino e che se la portino via.
L'attesa sembrò essere infinita, ma alla fine arrivò mio padre con Angelica.
- Alina, cosa... che diamine è successo? - chiese mio padre guardandosi intorno.
- Una parte l'ho già pulita, ma volevo che vedeste cosa ha combinato la vostra Kalika.
Spiegai loro quanto successo, omettendo solo del fattaccio avvenuto in camera da letto. Non che avessi intenzione di fargliela passare liscia, decisi solo di dire una mezza verità. Io li avevo effettivamente trovati sul mio letto mentre si stavano baciando, e quello raccontai. Quello che era stato prima non era affar mio.
Non raccontai tutta la verità solo per non turbare mio padre. Non era particolarmente all’antica, ma già il solo fatto di aver dato una festa senza il mio permesso, di avermi devastato casa, e di essersi appartata per qualche bacetto nella mia stanza, era sufficiente per mandarlo in tilt.
Entrambi i coniugi si guardarono attorno, rivolgendo, per la prima volta in assoluto, uno sguardo di delusione tale verso Kalika, da farmi sentire risollevata per tutte quelle volte che avevano fatto finta di nulla.
- Ho già detto a Kalika cosa voglio: un risarcimento per le cose rotte o danneggiate, in più un completo di lenzuola nuove e un nuovo materasso.. Per come era ridotta la stanza, deduco che prima che ci entrasse Kalika, un'altra coppietta ne aveva usufruito. Ho trovato della biancheria abbandonata.
Mio padre chinò la testa, giustamente deluso e amareggiato; anche Angelica, che era rimasta incredula fino all’ammissione da parte della figlia, non l'avevo mai vista così abbattuta.
- Avevo detto a Kalika che se voleva poteva invitare qualche amica, e le avevo anche lasciato i soldi per poter ordinare la cena fuori. - dissi guardando mio padre negli occhi. - Ha fatto il passo più lungo della gamba, e qua ora non è più la benvenuta. Questa è casa mia, e cose del genere non esistono proprio. Portatela via, per cortesia.
Prima che mio padre tornasse, ero anche scesa a recuperare le borse dello shopping.
- Ricordi, - dissi rivolgendomi a Kalika, - ieri sera mi avevi chiesto un regalo. Ti eri comportata bene, e avevo deciso di premiarti. - glieli consegnai con freddezza. - Se vuoi prendili, altrimenti buttali. Fanne quello che vuoi, ma non aspettarti mai più niente da me. - lei chinò il capo.
- Ora però non ti sembra di esagerare? - mi chiese Angelica in difesa della figlia.
- Esagerare? Questa è casa mia! Io a casa vostra non ho mai fatto nulla del genere. Non portavo neanche le amiche a casa. Se voi mi aveste trovata nel vostro letto ad amoreggiare non ve la sareste presa?
- Sì, hai ragione. - ammise, ma sentivo che non aveva ancora finito di proferir parola. - Ma siete pur sempre sorelle, e tu sei la maggiore, dovresti capire!
- Fermiamoci un attimo. Lei non è mia sorella. - sottolineai bene il “non”, cercando di non arrabbiarmi più come avevo fatto al rientro a casa. - Tu non sei mia madre, ma la mia matrigna. Abbiamo passato tanti anni assieme, non posso negare di aver vissuto tanti anni con te tanti quanti ne ho vissuti con mia madre, ma non provo affetto, solo una sorta di riconoscenza perché mio padre è felice. Ho sempre cercato di non crearvi problemi, e di rispettarti come moglie di mio padre. - dissi guardandola con altezzosità. Non era da me quel comportamento. Mi sentivo come se qualcuno mi stesse, ancora una volta, infondendo il coraggio per esprimermi. - Di madre ce n’è una sola, e la mia purtroppo è morta. Se ho sopportato la vostra presenza è solo perché vedevo mio padre felice, era tornato a vivere, e per questo ve ne sono grata. Fra noi non esiste affetto, noi siamo persone che per un po’ di anni hanno dovuto vivere sotto lo stesso tetto, ma ora è finita, non sono più fra i vostri piedi. - mi fissarono con la bocca spalancata, Angelica corse in bagno a vomitare. Mi spiaceva, ma aveva toccato un tasto dolente. Era andata a cercarsela, non poteva che biasimare sé stessa.
Mio padre mi fissò con disapprovazione, raggiungendo la moglie sconvolta. A me non importava. Era stata lei a cominciare, per questo non potevano prendersela con me.
Quando tornarono dal bagno, era visibilmente scossa, e lui l’aiutò a sedersi, preoccupato come sempre.
- Mi spiace se l'hai presa in questa maniera, ma è così che la penso, e tutti noi lo sappiamo. Non avrei voluto reagire così, ma è una di quelle cose di cui non amo parlare.
- Lo so. Però io ti considero davvero come se fossi mia figlia. Noi siamo una famiglia, indipendentemente da quello che pensi, noi lo siamo davvero. Ora stai per avere un altro fratello o un’altra sorella.
Avrei voluto risponderle a tono, ma mio padre mi fulminò con lo sguardo non appena aprii la bocca per ribattere. Non aveva mai fatto così. Non potevo però tacere, così optai per una versione edulcorata di quello che era il mio pensiero.
- La mia famiglia è morta dieci anni fa in un incendio che ha consumato tutto, la casa, i ricordi e gli affetti. Non mi ha portato via solo mia madre, ma anche mio padre. - dissi sospirando. Mio padre era lì, ma l’incendio, e l’arrivo delle due, avevano portato via una parte di lui.
Eravamo tutti stravolti, e mi lasciarono sola, trascinandosi fuori dal nostro condominio.
Non appena rimasi sola, cominciai a piangere, buttando fuori tutto il nervoso che mi stavo tenendo dentro.
Zia Lilian mi sentì singhiozzare, e venne da me per consolarmi, come aveva sempre fatto in circostanze simili, stando con me fino alle prime luci dell’alba.


Avevo sempre aspettato che arrivasse un cambiamento, un’occasione davvero unica e speciale per scrollarmi di dosso tutto quello che mi aveva fatto soffrire
Eppure eccola lì l'occasione tanto attesa.
Pensavo però che sarebbe stata più motivo d'orgoglio che di vergogna. Pensavo che sarebbe stata il momento in cui mi sarei sentita libera. Eppure ero ancora schiava delle mie debolezze. Detestavo perdere il controllo, eppure non mi ero trattenuta. Volevo essere più matura e imparare a gestire in maniera migliore anche le situazioni di crisi come quella.
Un giorno sarei riuscita a diventare quel modello di donna a cui aspiravo, pensavo.
Un giorno sarei riuscita ad essere la donna che volevo diventare, ma la strada era ancora lunga.
C'era però un qualcosa di nuovo in me, qualcosa che mi aveva fatta spaventare, ma al contempo, mi aveva dato un'energia che mai, prima di allora, avevo avuto.
Sia quando avevo varcato la soglia di casa, che quando avevo fronteggiato mio padre, avevo sentito una forza misteriosa che mi aveva permesso di dire ciò che pensavo, con un impeto che mai avevo dimostrato.
Forse quella donna, quell'Alina era sempre esistita, ma non avevo mai avuto il coraggio di tirarla fuori.
Non sapevo come mai proprio in quei momenti si era palesata, ma, ogni volta che ci pensavo, il mio pensiero volava al principe dei miei sogni che mi abbracciava e mi spronava nelle notti più dure.
Anche se era solo un sogno ricorrente, quel sogno mi aveva permesso di fare un passo avanti.



 
L'angolo di Shera♥

Salve a tutti, come promesso son tornata ^_^, e in fretta.
Finalmente la parte più "noiosa" della storia è quasi finita.
So che ci sono degli, indiretti, rimandi alla fiaba su Antares (il principe del sogno, è simile, ma è diverso XD), vi assicuro però che gli sviluppi saranno completamente diversi.
Ho messo parecchia mano a questo capitolo, sia sviluppando la parte dei sogni di Alina, sia sviluppando anche altri elementi di contorno. Non essenziali, ma che servono per rendere la storia meno piatta, banale e stupida.
Fino ad ora ci siamo concentrati sulla quotidianità di Alina, della sua famiglia, e dei suoi sentimenti.
Può essere il tutto noioso, ma è una parte che serve per lo sviluppo del personaggio, e per capie meglio il suo punto di vista.
Alina è una ragazza di ventuno anni, non è perfetta, non è ancora molto matura. Ha ragione a comportarsi così, oppure è troppo irruenta ed egoista?
Questo spetta a voi deciderlo. Io ovviamente sto dalla sua XD.
Nel prossimo capitolo non arriveranno ancora i miei personaggi preferiti, ma finalmente ci siamo quasi.
Ce ne è voluta, ma le cose stanno cambiando.

Il prossimo lunedì mi tocca partire per il mare, non che la cosa mi rattristi, ma stare lontana dal pc sarà pesante (non per altro, ma perché vorrei rimettermi in pari con i racconti, e durante quei 5 giorni non potrò fare altrimenti, ahimé).
Non sarà proprio vacanza. Noi andremo giù per sistemare la roulotte e quant'altro U_U. 2 giorni per sistemare, e 2 di pausa. Venerdì si parte la mattina presto, quindi parliamo di 4 giorni effettivi.
Insomma, nulla di che, ne approfitterò per leggere, e di libri ne ho davvero tanti.
Sto finendo un libricino introduttivo all'induismo, e in lista ne ho altri (contando anche un pdf) sette.
Non mi annoierò più di tanto XD.

Spero che la storia stia piacendo (?!), se avete commenti, pareri, critiche, suggerimenti o pareri positivi, sarei felice di sentirli.
Grazie per tutto
Baci

Shera♥
  
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