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Autore: Gamora96    13/06/2016    4 recensioni
Talula è una semplice guaritrice, che ha dedicato la sua vita ai malati e agli infermi. Preoccuparsi per gli altri le riesce naturale, ma questo la porta spesso a trascurare se stessa. Quando la sua città verrà distrutta davanti ai suoi occhi, la giovane guaritrice si ritroverà a dover affrontare situazioni del tutto inaspettate
Dal testo: "Riuscì a sentire i forti muscoli sotto le sue squame, il vento che accarezzava le ali sottili ma robuste, il cuore stranamente pacifico della creatura che guardava il cielo con meraviglia, come se lo vedesse per la prima volta. Quella meraviglia crescente, l'amore che l'animale provava per l'aria e la libertà la commosse"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Liam non era mai stato così felice in vita sua.
Si sentiva tranquillo, sereno, rilassato.
La loro casa era piccola ma accogliente, lontana dal caos della città ma abbastanza vicina perchè potessero recarvisi in caso di necessità.
Ogni giorno, dopo il lavoro, si sedeva all'aria aperta, ascoltando i suoni della natura.
Una leggera brezza soffiava ogni pomeriggio, rendendo il caldo estivo più sopportabile.
Dopo la guerra contro la sua razza, il ragazzo ci aveva messo parecchio a riprendersi.
La paura del nemico lo aveva tormentato giorno e notte, causandogli continui incubi che gli avevano impedito di riposare. Aveva avuto paura di ritrovarsi di nuovo in pericolo, di ritrovarsi ad affrontare quelle creature orribili che lo avevano tormentato per buona parte della sua vita.
Se non avesse avuto Talula al propria fianco, probabilmente questa paura non sarebbe mai svanita. La giovane guaritrice non lo aveva mai abbandonato. Era rimasta al suo fianco, giorno dopo giorno, confortandolo, facendolo sentire a casa, facendolo sentire amato.
Grazie a lei, la paura verso quel nemico ormai lontano era svanita.
Erano anni ormai che il giovane demone non aveva uno dei suoi incubi.
Finalmente, dopo tanto tempo, si sentiva al sicuro. Non temeva più la notte. Non avvertiva più, dentro di sè, quel forte desiderio di sangue che lo aveva accompagnato per la maggior parte della sua vita.
"Non ti pare di esserti impigrito un po' troppo?" chiese Talula divertita spalancando la porta di casa e raggiungendolo sulla panca di legno vicina all'entrata.
I lunghi riccioli rossi erano ancor più luminosi di quanto se li ricordasse, così come gli occhi verdi, che dopo la battaglia contro i demoni avevano assunto una forza ed una determinazione che Liam non aveva potuto fare a meno di amare.
La donna si sporse verso di lui, sedendo sulle sue ginocchia.
L'uomo sentì le sue dita sottili passargli delicatamente tra i capelli, sfiorargli il collo scoperto.
Chiuse gli occhi quando le labbra della donna si posarono sulle sue, mozzandogli il fiato.
Erano anni ormai che lui e Talula vivevano insieme, che si scambiavano baci come quello, eppure ogni volta il cuore gli batteva forte nel petto, colmo di emozione.
Le accarezzò la schiena, seguendo le linee del suo corpo, quel corpo di cui ormai conosceva ogni minima sfumatura, poi si piegò verso il basso, baciando delicatamente la pancia della donna.
"Spero che abbia i tuoi occhi" disse Liam passando una mano sul piccolo rigonfiamento appena visibile attraverso la stoffa chiara.
Talula rise, facendogli venire i brividi.
Era così bella la sua risata. Limpida e melodiosa. Come musica.
"Io vorrei che avesse i tuoi!" rispose incrociando le braccia al petto e guardandolo divertita.
"Scherzi vero? Vorresti che avesse gli occhi di un demone?" Liam era piuttosto sorpreso dalle parole della donna. Davvero non le importava che suo figlio portasse i segni distintivi di un mostro? Di una razza che, per anni, aveva portato al mondo solo dolore e sofferenza?
"Non voglio che abbia gli occhi di un demone" disse lei prendendogli il viso tra le mani "Voglio che abbia gli occhi dell'uomo che amo"
Liam arrossì, e Talula si ritrovò a ridere di nuovo. Non avrebbe potuto desiderare una vita migliore.
La spada di luce aveva smesso di brillare da anni ormai, segno che tutto era tranquillo.
Poteva finalmente vivere la sua vita, in pace, insieme alla sua nuova famiglia.

Alec incassò la taglia in fretta, senza fare troppe domande.
L'uomo che aveva consegnato alle autorità non era stato difficile da catturare, sebbene di recente si fosse un po' arrugginito.
Erano passati quasi quattro anni da quando aveva iniziato a dare la caccia a quei criminali. La regina aveva ritirato le accuse che gli erano state rivolte anni prima, quando accecato dal desiderio di potere aveva finito per trasformarsi in un assassino, sicura che, dopo gli ultimi avvenimenti, l'uomo avrebbe smesso di fare del male.
Effettivamente aveva smesso, ma non del tutto.
Non aveva più ucciso nessuno, ma aveva iniziato a dare la caccia ai criminali come lui, per spedirli dietro le sbarre, e spesso erano necessarie le maniere forti perchè quegli individui si decidessero a seguirlo.
Era sicuro che Mia, se fosse stata ancora in vita, avrebbe approvato questa sua decisione.
Faceva tutto questo per dare una mano, per fare qualcosa di buono!
Lo faceva anche per soldi, infatti la maggior parte dei criminali a cui dava la caccia avevano grosse taglie sulla propria testa, e questo sicuramente la donna non l'avrebbe approvato, ma in fondo doveva pur vivere in qualche modo.
Quando tornò da Delfine, sedette a terra, accanto al corpo della dragonessa ma abbastanza distante da fuggire nel caso in cui questa avesse deciso di sbranarlo.
Dopo il funerale di Mia, aveva deciso di rimanere solo.
Aveva lasciato la Città Imperiale, senza dire a nessuno quale fosse la sua destinazione, e aveva lasciato andare il proprio dolore.
Aveva smesso di bere, di mangiare, di pensare.
Ogni volta che l'immagine di Mia si faceva largo nella sua mente, l'uomo si sentiva morire.
Sapeva che non era giusto quello che era accaduto, che sarebbe dovuto morire lui al posto suo, e sarebbe stato disposto a fare di tutto pur di poterla riportare indietro.
Senza di lei, senza la donna che tanto amava, vivere non aveva alcun senso.
Se Delfine non fosse apparsa, un giorno, di fronte all'uomo ormai distrutto dal dolore, questo probabilmente si sarebbe lasciato davvero morire.
La dragonessa non lo aveva lasciato in pace un solo giorno, tormentandolo perchè la smettesse di commiserarsi e iniziasse a comportarsi da uomo. Inizialmente, Alec aveva pensato che l'animale volesse solo infastidirlo, fargli pesare ancora di più la morte della sua padrona, ma poi si era reso conto che non era così.
Dietro l'atteggiamento serio e distaccato di Delfine, c'era un profondo bisogno di attenzioni.
La perdita di Mia l'aveva distrutta, le aveva fatto perdere una parte di se stessa, una parte del proprio cuore.
Si sentiva sola. Si sentiva affranta.
Alec conosceva bene quella sensazione. Sapeva bene cosa volesse dire sentirti piccoli, impotenti, soli al mondo, senza un posto in cui tornare. Sapeva cosa voleva dire perdere l'unica persona della quale gli fosse mai importato veramente, anche se, nel suo caso, era stato lui stesso a mandarla via, ben più di una volta.
Dal canto suo, Delfine non aveva mai provato una grande simpatia per quell'uomo, anzi lo aveva odiato, giorno dopo giorno, per tutto il male che aveva procurato alla sua padrona, e il suo primo impulso, quando aveva saputo che Alec l'aveva uccisa, era stato quello di farlo a pezzi.
Quando poi lo aveva visto piangere, bagnando la piccola lapide sotto la grande quercia, quel pensiero era svanito del tutto.
Mia aveva dato la vita per lui, era morta per salvarlo.
Non poteva vanificare questo suo sacrificio. Non lo avrebbe mai fatto.
Aveva cercato di aiutare Alec, spronandolo ad andare avanti, e sebbene l'uomo fosse sempre stato incredibilmente testardo, non aveva potuto nulla contro la determinazione della dragonessa, che non aveva alcuna intenzione di lasciarlo morire.
"Davvero un'ottima giornata quella di oggi" disse l'uomo mostrando il sacchetto colmo di monete di d'oro che gli era appena stato consegnato.
Delfine sbuffò, ricoprendolo di fumo nero e costringendolo a tossire.
Era solo merito suo se avevano preso quel criminale. Se l'era fatta sotto quando l'aveva vista atterrare sul terreno per sbarrargli la strada.
Mise in mostra i denti in quella che Alec aveva imparato a riconoscere come una risata, ripensando all'uomo, tremante, di fronte alla sua possente figura.
"Quando mi permetterai di volare con te?" chiese Alec all'improvviso, lasciandola senza parole.
La dragonessa si sollevò sulle zampe anteriori, utilizzando gli artigli per graffiare il terreno, ringhiando e sbuffando in direzione del compagno che si ritrovò a sorridere divertito, gli occhi chiari che riacquistavano, dopo tanto tempo, un po' della loro luce.
"Ok ok non ti agitare!" esclamò sollevandosi a sua volta e portandosi ad una distanza di sicurezza dall'enorme animale.
"Era una semplice domanda. Diamo la caccia a questi criminali da anni ormai! Credevo potessimo iniziare a considerarsi una squadra"
Delfine sbuffò di nuovo. Che bella faccia tosta aveva quello stupido umano!
Non era degno di prendere il posto di Mia, e non lo sarebbe mai stato. La donna cavaliere non sarebbe mai stata rimpiazzata. Non avrebbe mai permesso a nessun altro di cavalcarla, mai e poi mai!
Alec sorrise tristemente, lo sguardo perso nel vuoto.
Lo aveva fatto stare bene dividere i suoi ricordi della donna con quelli dell'enorme drago. Aveva potuto rivederla, osservare la sua crescita, come donna e come guerriera.
Neppure lui l'avrebbe mai rimpiazzata.

"Mio signore!" Aaron si bloccò sul posto, sentendosi chiamare. Ci aveva messo parecchio per abituarsi a quella nuova situazione.
Da quando era salito al trono, accanto alla sua amata regina, aveva dovuto spesso contenere le risate osservando i sudditi che, con tono referenziale, si rivolgevano a lui, chinando il capo in segno di rispetto.
Aveva provato a spiegare loro che non ce n'era alcun bisogno, che potevano continuare a rivolgersi a lui come avevano sempre fatto in passato, quando non era altro che un semplice soldato, al servizio di quel regno che tanto amava, ma naturalmente non era servito a molto.
Sarah lo aveva avvertito.
Lei aveva avuto a che fare con la vita di corte per tutta la vita, e sapeva molto bene come questa funzionava.
Una donna gli si avvicinò correndo. Aveva il fiato corto e il viso arrossato per via della corsa.
Dai vestiti che indossava, capì che si trattava di una delle tante cameriere che si occupavano della pulizia del palazzo.
Doveva essere nuova perchè non gli pareva di averla mai vista, e da quando era salito al trono si era impegnato affinché nessun nome sfuggisse alla sua memoria.
"Perdonatemi vostra altezza" disse la donna chinando appena il capo in segno di rispetto "Avete visto vostra figlia? La signora la stava cercando, ma non riusciamo più a trovarla"
Aaron sospirò, sollevando la mano destra per passarsi le dita fra i capelli, interrompendosi qualche secondo dopo, conscio di avere indosso la propria corona.
"Quella piccola peste potrebbe essere ovunque" disse sorridendo divertito "Non vi preoccupate. Vedrete che salterà fuori"
Congedò la donna con un gesto della mano e si diresse verso le sue stanze, attraversando uno dei lunghi corridoi dell'ala nord.
Il palazzo imperiale aveva subito diverse modifiche dall'ultima guerra, e alle volte faceva davvero fatica ad orientarsi.
Vivere in un posto così grande era davvero una tortura. Non capiva come fosse possibile che alcune persone potessero avere un simile desiderio.
Si bloccò all'istante quando una voce alle sue spalle gli intimò di fermarsi.
Un pugnale di legno gli venne puntato alla schiena, e una forte risata rieccheggiò per il lungo corridoio, facendolo sorridere.
"Questa volta ho vinto io!" esclamò la voce alle sue spalle "Sei appena morto!"
Il re si voltò immediatamente, rivolgendo alla figlia il suo migliore sorriso, guardandola con affetto infinito.
La bambina aveva corti capelli marroni, che le arrivavano fin quasi alle spalle dalla pelle chiara e delicata.
Gli occhi verdi erano identici a quelli della madre, così come le linee del suo volto e le piccole labbra dalla forma perfetta.
Avevano tutti pensato, alla sua nascita, che sarebbe stata identica in tutto e per tutto alla loro splendida regina.
Erano rimasti tutti piuttosto sorpresi quando si erano resi conto che, a parte l'aspetto esteriore, della regina non aveva assolutamente nulla.
La piccola Mia era la degna figlia di suo padre.
Testarda e capricciosa. Determinata e coraggiosa! Anche se sua madre aveva temuto che questo coraggio potesse divenire incoscienza, e metterla nei guai.
A nulla erano valsi i tentativi delle servitrici di farla apparire ai sudditi come quello che era, una futura regina.
Mia non aveva alcun interesse nel continuare la propria vita di corte. Non le piacevano gli elaborati vestiti che tentavano di farle indossare ogni volta che la bambina si trovava ad uscire dal proprio palazzo.
Sarah gli aveva parlato molto di suo padre, del modo in cui lo aveva conosciuto, del coraggio dimostrato dall'uomo in battaglia, per proteggere la città e le persone che amava, e sin da subito aveva sentito il forte desiderio di diventare come lui.
Questa sua decisione provocava in Aaron emozioni contrastanti.
Da una parte, era fiero di lei e di quello che sarebbe diventata. Era felice di avere una figlia così forte, di sapere che la sua bambina gli somigliava così tanto e che non avrebbe mai permesso a nessun uomo di comandarla, o di trasformarla in ciò che non avrebbe mai voluto essere.
Dall'altra parte, invece, aveva paura per lei, perchè la strada che aveva scelto di intraprendere sarebbe stata pericolosa, l'avrebbe messa in pericolo, e già sapeva quale fossero i rischi corsi da una donna con questo tipo di desiderio.
"Devo dire che mi hai veramente colto di sorpresa questa volta" disse Aaron scompigliandole i capelli.
Mia rise, mettendo in mostra i pochi denti da latte pronti a cadere da un momento all'altro.
"Mi sono allenata molto!" rispose esaltata dalla sua vittoria "Ormai sono così silenziosa che potrei sorprendere chiunque"
"Ma non pensi che sia sbagliato attaccare un nemico alle spalle?"
"Dipende dal nemico" rispose prontamente la bambina facendosi seria "E dalla causa per la quale si combatte"
Aaron non poté fare a meno di provare un profondo amore per quella bambina. Era così piccola, eppure così saggia. Lo rendeva estremamente orgoglioso.
Sarah adorava il suo carattere, sebbene spesso si mettesse le mani nei capelli per la preoccupazione. Era stata proprio lei a proporre ad Aaron di dare quel nome alla loro bambina, ed effettivamente non poteva essere più azzeccato.
"Sai che tua madre ti sta cercando?" disse poi il re cambiando argomento "È meglio se vai da lei prima che perda la testa"
La bambina annuì, sorridendo, prima di correre via.

Angolo dell'autore!!
E ad alla fine ce l'abbiamo fatta. Siamo giunti all'ultimo capitolo!!
Un po' mi dispiace perchè volendo avrei potuto scrivere ancora parecchio su questi personaggi, ma naturalmente una storia deve sempre avere una fine XD
Ed ora qualche curiosità!
Come vi ho detto all'inizio della storia, questa trama mi è venuta in mente grazie ad un'amica, che mi ha dato alcuni consigli sui possibili personaggi che avrei potuto inserire.
Il personaggio di Talula già esisteva, ed era comparso nella precedente storia, che aveva come protagonisti Mia ed Alec.
Il nome di Iaco, il maestro di Talula, me lo ha suggerito il mio nonnino, che a quanto pare ha una grande conoscenza in fatto di nomi XD mentre per il nome di Liam mi ci sono volute ore ed ore di riflessione (faccio davvero pena quando si tratta di scegliere dei nomi. Se un giorno avrò dei figli mi toccherà rifletterci minimo per i nove mesi necessari a partorire)
Inizialmente la trama che avevo ideato era molto più semplice, e completamente diversa.
Il protagonista era Liam, e sarebbe dovuto essere lui il proprietario della spada.
Questa gli sarebbe stata consegnata da Talula, una giovane maga a cui era stata affidata perchè fosse tenuta lontano dai demoni che tanto la desideravano.
Sarebbero comunque stati presenti i vecchi personaggi, ovvero Sarah, Aaron, Delfine, Mia ed Alec, ma avrebbero avuto ruoli un po' diversi.
Ad esempio, mentre nella storia che avete letto Talula è stata addestrata in breve tempo da Aaron, nella precedente versione Liam sarebbe stato addestrato da Mia.
I caratteri dei nuovi personaggi sarebbero stati totalmente differenti. Liam era .... beh ... un mocciosetto buono a nulla, mentre Talula era egocentrica e severa XD
Sin dall'inizio, comunque, avevo deciso che uno dei personaggi sarebbe dovuto morire. Non volevo che fosse tutto troppo scontato, e volevo cercare di creare una storia che sarebbe stata anche commovente oltre che un pochino sanguinaria.
La scelta è ricaduta subito sulla coppia Mia-Alec, con numerosissime varianti. In una variante era solo Mia a morire, in un'altra variante solo Alec e in alcune questi due personaggi morivano insieme, e i loro corpi venivano ritrovati vicini sul campo di battaglia. Addirittura in alcune versioni era Delfine a morire, nel tentativo di proteggere Mia, oppure ad ucciderla, così come ha fatto Alec in uno dei capitoli conclusivi. In qualunque caso sarebbe stato tragico scrivere questo tipo di capitolo, e non è stato affatto facile uccidere Mia, che era il personaggio al quale ero più legata.
Naturalmente la figlia di Aaron e Sarah non poteva che essere chiamata in quel modo, in onore di questa eroina, mentre il figlio di Liam e Talula sarebbe probabilmente stato un maschietto.
Detto questo, ringrazio ancora una volta tutti coloro che hanno letto e recensito la mia storia e spero tanto che vi sia piaciuta e che il finale sia stato soddisfacente.
Spero di rivedervi prossimamente, non appena deciderò di iniziare qualcosa di nuovo :D
Grazie di cuore e alla prossima ;)
   
 
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