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Autore: pandafiore    18/06/2016    6 recensioni
[Post-Epilogo] {Per il momento incompleta.}
Capitol City si è ribellata.
La Paylor è morta, e, con essa, ogni speranza di un futuro felice per i distretti.
Gli anni sono passati, le cose sono tutte cambiate, il mondo è di nuovo sottosopra; tutto è diverso, tutto è come prima, ma in particolare una cosa è tornata: gli Hunger Games.
Chi vi parteciperà?
Beh, per la prima volta vedrete degli Hunger Games con personaggi che non vi aspettate, perché, a partecipare a questa nuova Edizione saranno proprio loro: i figli dei tributi sopravissuti.
I figli di Peeta e Katniss.
I figli di Johanna, Finnick, e molti, molti altri.
Chi vincerà?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.

 

Ti voglio bene.





Il nostro carro nero avvolto nelle fiamme si ferma giusto di fronte all'alta postazione del presidente Cruel, che, non appena il pubblico si placa - e noi, dopo una sua occhiataccia, spegniamo il fuoco -, inizia a fare il suo discorso:-Popolo di Panem, benvenuti!- La voce calda, ma irritante. -Benvenuti anche voi, tributi, ai 76esimi Hunger Games!- Le tonalità più profonde tuonano, mentre la folla impazza.
Continua con qualche capitolina parola di commiato, ma sono troppo sconvolto per ascoltare oltre; sconvolto, sì, perché non mi sembra possibile che questa gente si diverta con noi, con il nostro sangue.
Eppure c'è da crederci, anche perché molto presto vedranno anche il mio di sangue... scaccio velocemente questo pensiero con una scrollata di testa, perché io non voglio morire. Non voglio proprio. Forse questa volta Capitol non ha capito che la nostra non è una mente sommessa e condizionabile, perché noi siamo nati in un periodo di pace, non siamo da sempre loro schiavi. Per mamma e papà era diverso; gli Hunger Games erano praticamente una routine annuale, credo. Ma quest'anno non andrà così. Quest'anno non ho intenzione di abbassare facilmente la testa al loro volere.

Stringo forte la mano di Daisy e la alzo verso il cielo; uniti, sì, uniti. Perché uniti siamo più forti.
Gli altri tributi, ognuno sul proprio carro, fanno esattamente il mio stesso gesto, e sollevano le mani intrecciate, facendo zittire momentaneamente il presidente, che ci scruta con aria omicida. Poi riprende il discorso, come se nulla fosse, e volge lo sguardo al pubblico, ignorandoci; il problema è che il pubblico non ci ignora affatto, anzi è estasiato da questo nostro legame. La solita stupidità capitolina, insomma.

***

Sono passati due giorni dalla sfilata, ed oggi ci sarà l'intervista con Caesar Flickerman.
Quest'anno è stato deciso che ci intervisteranno a coppie, mi hanno riferito, perché molti di noi sono fratelli e sorelle - non tutti - ed è sembrato più appariscente fare così. Contenti loro...
Sbuffo, mentre Effie continua a fare ritocchi sul mio vestito, saltellando un po' da me e un po' da Daisy. Lancio un'occhiata a mia sorella che, al contrario di quanto mi aspettassi, mi sorride dolcemente e non brontola quanto me. Sorrido anch'io, allora, perdendomi in quel blu oltremare delle sue iridi.

Finalmente Effie passa al trucco, quindi posso sedermi, e, dopo un'infinità di tempo passato da Daisy, arriva anche da me. Non so quanto ci sia da truccare un ragazzo, ma mi abbandono alle sue abili mani e alla sua voce capitolina, fidandomi ciecamente.

Dopo tre ore, siamo dietro le quinte dello spettacolo capitolino, con la voce di Caesar che ci rompe i timpani da quanto è potente.
Ascolto solo ciò che mi interessa ascoltare; inizialmente qualche sprazzo per quanto riguarda i Favoriti.
Dal distretto Due ci sono figli di vincitori un po' datati, che non ricordo nella storia degli Hunger Games; eppure la loro prestanza fisica è fenomenale e, al contempo, temibile. Quando sento che lui si chiama Snaker penso sia il nome più adatto: ha una faccia da serpe peggio di quella che aveva Snow.

Dal distretto Tre, quello di BeeTee, ci sono un certo Traesor, figlio di quel genio dell'informatica costretto a tornare nel suo distretto natale proprio per la Mietitura, ed una ragazza bruttina, con la faccia un po' da patata. Ne dimentico immediatamente il nome.

Rimango invece molto colpito dalla ragazza che, assieme a Finch, si presenta per il distretto 4; Cassandra Storming, una ragazza giovane che si potrebbe scambiare per la sorella minore di Finch, in quanto gli assomigli molto, dagli occhi di mare, ai capelli di quel particolare biondo ramato. È molto bella, ma sembra un po' sulle nuvole, mentre guarda tutto con aria sognante e annuisce ad ogni affermazione di Finch. È proprio quest'ultimo a sorprendermi, con una frase che mi trafigge il cuore: -E pensare che, in fondo, il sacrificio di mio padre non è servito a niente.- Sussurra con un sorriso amaro sulle labbra, abbassando lo sguardo. Il pubblico capitolino che lacrima in fazzolettini di seta ricamati mi fa infuriare; lo hanno ucciso loro, il padre di Finch, non dovrebbero versare nemmeno una lacrima!
-C'è qualcosa che vorresti dire a tuo padre, che sicuramente è qui con noi, anche se non lo vedi?- Domanda Caesar, e Finch annuisce, rivolgendosi alle telecamere:-Papà. Io voglio vincerli per te, questi Hunger Games. Per te. Ma sappi che, se dovessi perdere, nulla ti farebbe più onore, papà. Perché qui a Capitol non riusciranno a cambiarmi; perché se avrò degli amici in quell'Arena, io darò la vita per loro, proprio come tu hai fatto per i tuoi. E chiaro?- Le ultime parole sono dette con lacrime stantie e ferme che gli fanno brillare ancora di più gli occhi verde acqua.
È molto leale, come persona, Finch. Non sta mentendo, è ovvio che non lo sta facendo. È sicuramente importante per lui vincere, ma lo è ancor di più rendere onore al padre, dando la vita per una buona causa proprio come ha fatto lui.
Mi asciugo con un dito la parte esterna dell'occhio che minacciava di far cadere lacrime, e attendo con impazienza che arrivi il mio turno.

Nel frattempo Ambra, la figlia di Johanna, quando è il turno del suo distretto, inizia a gridare insulti e suo fratello Rage che tenta di calmare e trattenere quella furia mi fa scappare un sorriso.

I tributi dell'Undici avranno tra i trenta e i quarant'anni, entrambi dalla pelle scura, e molto seri. Non farebbero molta paura però, se i loro corpi non fossero praticamente armadi.

Arriva il nostro turno. Stringo la mano fredda di Daisy e, incerto, mi incammino con lei sul palco. Gli applausi per noi sono molto abbondanti, a scrosciate proprio, ma Caesar pare decisamente freddo e distaccato. Lo prenderei sul serio, se non fosse per i suoi ridicoli capelli viola, con inserti di svariate piume variopinte.
Ci pone una sfilza di domande serie, che non farebbero commuovere nemmeno il più sensibile dei capitolini, facendoci così perdere praticamente ogni sponsor... gli avranno sicuramente dato direttive dall'alto per agire così.
Non so cosa fare, non so davvero cosa fare, così compio la prima cosa che mi salta in testa, sorprendendo molti: prendo il microfono dalla mano salda di Caesar e me lo porto alle labbra. Seppur imbarazzato, raduno tutta la capacità di parlare che papà mi ha donato, e intraprendo un discorso che stia in piedi:-Buonasera a tutti!- Esclamo sorridendo e il pubblico rompe quel monotono silenzio di prima con strepiti e grida d'entusiasmo. -Sappiamo tutti di chi siamo figli io e mia sorella...- Annuncio, guardando quest'ultima. Il pubblico torna zitto, ma crea un silenzio diverso, un silenzio curioso. -Della ragazza di fuoco!- Grido, percependo Caesar fremere al mio fianco, sicuramente per la mia presa di posizione che sta mandando in estasi i capitolini. -E allora, miei cari, volevamo mostrarvi che non siamo da meno dei nostri genitori, anzi! Daisy, perfavore, alzati e fai una piroetta.- Sorrido, e vedo mia sorella ubbidirmi, indecisa. Ho sentito Effie dirle che doveva farlo, ma se Caesar continuava con la sua intervista non ce ne sarebbe stata l'occasione. Il conduttore è ammutolito sulla sedia, scuro in volto. Non sono questi i suoi piani. Ed io sorrido.

Daisy inizia piano a voltare su se stessa, con i suoi piccoli tacchetti, ed ecco che, lentamente, il vestito prende fuoco, sorprendendoci piacevolmente tutti; sapevo che Effie non avrebbe fallito, e la vedo sorridere tra il pubblico, mentre mi manda un bacio con la mano guantata di raso bianco.

Quando mia sorella si ferma, il suo vestito non è tramutato in nessuna pericolosa e minacciosa Ghiandaia Imitatrice; è semplicemente rimasto intatto, nonostante le fiamme. Bello, rosso e vaporoso, dà risalto alla carnagione chiara della sua indossatrice, ora colorita per l'imbarazzo.

Restituisco soddisfatto il microfono a Caesar, che ci intima di andarcene, ma non posso ignorare le grida e l'euforia che abbiamo suscitato nel pubblico. Un piccolo cenno di mano prima di andarmene, e giuro di vedere qualche ragazzina svenire, tra le sedie.

Zio Haymitch si complimenta con me, ma non evita di volgere un sorrisetto sghembo ad Effie, che ci raggiunge trotterellando sui suoi tacchi vertiginosi color prugna. Ha fatto un ottimo lavoro, in quanto neo-stilista.

La nostra gioia si spegne quando dallo schermo vediamo salire sul palco gli ultimi tributi; quelli del distretto Tredici.
Sono deboli e rachitici, soprattutto la figlia della Coin, la quale però non manca di cattiveria quando Caesar la interpella. Una frase ci spiazza tutti, dai miei genitori, agli zii, a me e mia sorella.
-Cara, dovrai combattere contro i figli di colei che ha ucciso tua madre. Ne sarai all'altezza?- Domanda Caesar, e sento già i brividi sulla schiena.
-Non vedo l'ora si vendicare mia madre. Sono assetata di sangue.- Seppur queste parole siano pronunciate con una flemma ed un animo molto stanchi, non possono non farci accapponare la pelle. Guardo Daisy, più spaventata di me, e la abbraccio. Deve stare tranquilla, ci sarò io a proteggerla. E, quando glielo dico, la sento sciogliersi tra le mie braccia.

***

Ci siamo, è arrivato il momento. Mi blocco davanti alla cabina di vetro, voltandomi un'ultima volta verso mia madre; papà è andato da Daisy.
Stringo forte a me il suo esile corpo, e le sussurro all'orecchio che andrà tutto bene.
-Ho pensato che i vostri Alleati potrebbero essere Finch e l'altra del Quattro... credo siano utili.- Mormora, puntando le sue iridi grigie su di me. Annuisco. Lo penso anch'io.
-Ryan, questa tuta che vi hanno dato è... è impermeabile. Quindi c'è di sicuro molta acqua. Sai nuotare, te la caverai, okey?- Prendo tra le dita la tuta che mi hanno fatto indossare e in effetti, palpandola, sembra una muta da sub, di quelle che mantengono il calore corporeo.
-Trova un arco. Trova acqua potabile. E vincerai. Chiaro?- Annuisco di nuovo, mentre ho ancora dieci secondi per salire sulla piattaforma.
Prendo la sua mano minuta e familiare tra le dita, e, stringendola, me la porto all'altezza del cuore. -Ti voglio bene, mamma.- Sussurro, chiudendo gli occhi e mollando la presa sulla sua pelle. Entro nella cabina e riapro gli occhi, perso in quelle iridi grigie.
-Anch'io, Ryan...- Sono le sue ultime parole, molto contenute, prima che i vetri si chiudano. Però, una volta separati dalla parete trasparente, mia madre grida ancora qualcosa e, nonostante sia molto offuscato come suono, capisco cosa sta dicendo anche solo guardando il suo labbiale. Ripete una frase, sempre una frase, battendo sul vetro in modo convulso e disperato, con le lacrime agli occhi. -Vinci per me, Ryan. Tu puoi vincere, Ryan! Vinci. Vinci!- Poi il nulla.

Il silenzio assordante, dopo le urla strazianti di una madre, è quasi doloroso.
Ed è odioso fino a quando non vengo sospinto su fino alla luce, una luce così forte che mi fa stropicciare gli occhi dal fastidio.

Metto a fuoco la vista, identifico mia sorella non lontana da me, qualche pedana più in là, e le annuisco. Poi vedo gli altri tributi e, infine, ciò che mi circonda.

E, immediatamente, quello che vedo attorno alla mia pedana, mi sconvolge.



~
Buonasera! O buonamattina? O buonanotte? Non so, è l'una di notte, e io sto aggiornando! I miei livelli di follia sono strabilianti a volte, dico davvero.
Perdonate eventuali errori di battitura, domani mattina dò loro un'occhiata non appena mi sveglio, va bene? Ora ho troppo, troppo sonno.
Spero che il capitolo, dopo tanta attesa, vi sia piaciuto. C'è il discorso del presidente Cruel, ci sono le interviste e... inizia l'Arena! Leggete bene l'ultima frase e spero vi lasci un pelo col fiato sospeso; sarà un'Arena particolare!
Grazie infinite a tutti voi, un abbraccio,
una mezza addormentata pandafiore

   
 
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