25.
Non
seppe dire chi per primo giunse nell’atrio della villa, nella disperata ricerca
di qualcuno che potesse dare loro ascolto.
Quando,
comunque, Wendell vide il portone d’ingresso aprirsi di botto, e la figura di
Anthony Phillips fare la sua apparizione, il giovane non poté che esserne
felice.
Nel
vedere il giovane Spencer trafelato e pallido, Anthony temette di essere giunto
troppo tardi e, raggiunto il ragazzo, lo afferrò alle spalle, esalando:
“Christofer? Kathleen? Dove sono?!”
“Chappell
ha appena portato via Kathleen. Non ho potuto fare nulla. Stavo proteggendo i
bambini, e…”
Le
lacrime vennero indesiderate, e Wendell si odiò per questo, ma Anthony neppure
le vide.
Scosse
il capo, replicando lesto: “Non avresti comunque potuto fare alcunché, contro
di lui. E’ un assassino matricolato, Wendell. Hai fatto bene a proteggere i
bambini. Ma ora dimmi ciò che sai.”
Il
ragazzino fu lesto ad affiancarlo per raccontargli ogni cosa, mentre Phillips
si dirigeva a grandi passi verso i locali della servitù per cercare il capo
maggiordomo.
Una
volta trovatolo, gli ordinò in fretta di far sellare tutti i cavalli
disponibili e di mandare gli uomini più forti alla ricerca del conte dopodiché,
rivoltosi a Wendell, dichiarò: “Goole, hai detto, vero?”
“Sì.
Il nome era chiaro” assentì lui.
Nei
corridoi era già iniziato un via vai di persone, e Whilelmina li raggiunse di
lì a poco, pallida quanto preoccupata.
“Cos’è
successo? Bridget è terrorizzata, e Peggy è fuori di sé…” esalò la donna,
trafelata per la corsa.
“Wendell,
prenditi cura di tua madre e manda qualcuno nella nursery per Mr Grenview. Non
è il caso che le signore vengano turbate ulteriormente” si affrettò a dire
Anthony, battendogli una mano sulla spalla.
“Vorrei
venire con voi…” dichiarò il ragazzino, mogio in viso. “…ma so che vi
rallenterei. Rimarrò qui e baderò a tutti.”
“Molto
bene. Hai già dimostrato di avere la testa sulle spalle. Al resto, penserò io.
Lady Georgiana e Lady Myriam?”
“Sono…
sono tornate a casa per qualche giorno, perché?” esalò Whilelmina, ancora
turbata.
“Volevo
solo sincerarmi che fossero fuori pericolo” mormorò l’uomo, rivolgendosi poi a
Wendell. “Vai, ora. A tuo fratello baderò io.”
Ciò
detto, corse via, il mantello umido di neve che sventolava alle sue spalle,
mentre la casa era percorsa da persone sempre più fuori controllo.
Non
potendo fare altro, Wendell prese su di sé quell’onere e, dopo aver ordinato al
capo maggiordomo di richiamare all’ordine la servitù, la fece riunire
nell’atrio.
Lì,
mise al corrente i presenti di ciò che era successo, oltre a quello che avrebbe
potuto succedere nelle ore successive.
Poiché
Chappell si stava dirigendo a Goole assieme a Kathleen, le persone di guardia
al palazzo vennero reindirizzate ai loro compiti originari.
Anthony
e gli uomini più capaci stavano già andando alla ricerca del conte perciò, per
avere notizie, non avrebbero potuto che attendere.
Ciò
detto, Wendell congedò tutti e, rivoltosi alla madre, mormorò: “Spero solo che
a Christofer non succeda nulla. Non voglio fare il conte.”
Whilelmina
gli sorrise e, dopo avergli carezzato la guancia con una mano lievemente
tremante, esalò: “Andiamo dai bambini. Non devono rimanere senza la loro
famiglia.”
“Sì, maman.”
***
Cavalcavano
da ore e, pur se le parole sibilline di Barnes gli erano parse strane, aveva
pensato bene di non prenderle sotto gamba.
Il
suocero poteva pensare di lui quel che voleva, ma sembrava davvero redento, per
lo meno sul conto di Chappell.
Attendere
che qualcosa si muovesse, però, era davvero snervante, specialmente sapendo
Kathleen a casa, mentre lui era a cavallo per i boschi limitrofi la villa.
Quando
infine giunsero nei pressi del mulino, la squadra di battitori si fermò, alcuni
discesero dai cavalli mentre altri staccarono dalle selle gli otri per bere.
Battere
i boschi non sarebbe servito a molto, senza sapere bene dove – e cosa –
cercare.
Erano
troppo estesi, e troppe persone percorrevano quei sentieri, durante l’inverno.
Suo
suocero, però, aveva insistito perché uscissero entrambi nella cerca,
sottolineando anche che l’attendente di Kathleen fosse presente, e in attesa di
ordini.
William
non si era rifiutato e, anzi, aveva accettato di parlare con Barnes in separata
sede, tornando poi da Christofer ombroso e teso.
In
quel momento di pausa, il conte tornò a scrutare il viso imperscrutabile del
cognato, chiedendosi per l’ennesima volta cosa si fossero detti i due uomini.
Lo
scrocchiare della neve sotto gli zoccoli di un cavallo, portò però Christofer a
volgere lo sguardo alla sua sinistra.
Nel
ritrovarsi Norbert Ford al fianco – uno dei battitori del barone – il conte
mormorò: “Avevate bisogno di qualcosa, Mr Ford?”
“Solo
di parlarvi in separata sede, milord. Dovrei mettervi a conoscenza di alcune
cose sul barone, e non vorrei ci udisse” sussurrò l’uomo, reclinando un poco il
capo verso di lui.
Accigliandosi
leggermente, Christofer assentì e, dopo essere disceso da Zeus – che rimase
diligentemente fermo – seguì il battitore verso gli alberi.
Barnes
non diede adito di averli visti e, in mezzo a quella confusione di uomini e
cavalli, il conte non se ne stupì.
Quando,
infine, ebbero raggiunto la prima fila di piante oltre la radura, Harford si
fermò, intrecciò le braccia sul torace e chiese: “Ebbene, Mr Ford, di cosa
volevate parlarmi?”
L’uomo
si volse imbracciando una pistola e, sorridendo divertito, chiosò: “Chappell
aveva ragione… siete così prevenuto nei confronti di vostro suocero, che
credereste a qualsiasi maldicenza su di lui.”
Irrigidendosi
a quella vista, ma restando fermamente calmo, Christofer replicò: “Peter, eh?
Siete dunque uno dei suoi?”
“Di
certo, non uno degli uomini del barone, pur se lui scioccamente lo crede”
ghignò l’uomo, avanzando di un passo.
Un
cane venne tirato e Ford, impallidendo leggermente, fece per muoversi in
risposta a quel sordido suono.
Una
voce, però, gli intimò il contrario.
“Non
un solo respiro, vile. Non permetto che si minacci così Sua Signoria.”
La
voce di William si levò protettiva intorno al conte che, sorpreso, lo vide
comparire assieme a Barnes da dietro un albero.
Anch’egli
armato, andò a mettersi sul fianco destro del battitore, mentre William coprì
il sinistro, senza mai perdere di vista la sua preda.
Leggermente
più tranquillo, Christofer disarmò l’uomo e, dopo aver puntato a sua volta la
pistola contro Ford, dichiarò: “Chi pensavate
di aver scioccamente imbrogliato?”
“Come
sapevate?” ringhiò il battitore, fissando rabbioso il barone.
“Forse,
Chappell pensava di aver gabbato il primo
dei miei investigatori, ma non ho mai lasciato che fosse solo una persona, a
cercarlo. Solo, non sapevo di preciso quali sarebbero state le sue mosse, fino all’altro
giorno.”
Il
barone sogghignò, prima di aggiungere: “Mai pensare che nelle stalle non ci sia
nessuno, oltre i cavalli.”
Ford
si accigliò maggiormente e Barnes, rivolgendosi a Christofer per la prima
volta, dichiarò: “Li hanno sentiti mentre decidevano come liberarsi di voi,
Harford, così ho pensato che portarvi fuori da palazzo, controllato a vista da
chi potevate fidarvi ciecamente, fosse il sistema migliore per evitare vittime
collaterali… e scoprire chi fossero i traditori.”
“Kathleen…”
mormorò il conte, annuendo.
Ricordava
fin troppo bene quando, quasi un anno addietro, aveva rischiato di perdere la
moglie per il colpo a tradimento di Peter Chappell.
Annuendo,
il barone allora si rivolse a William, asserendo: “So che vi fidate
completamente di questo giovane, così ho pensato fosse la persona giusta per
guardarvi le spalle.”
Ecco, dunque, ciò che si erano
detti!, pensò tra sé
il conte.
William
assentì all’indirizzo di Christofer e, rivolto poi al battitore, sibilò: “I
nomi dei traditori, per cortesia, o non esiterò a spararvi. Io non ho nessun
buon nome da proteggere, messere.”
“Non
risolverete nulla, ormai” ghignò l’uomo, fissandoli alternativamente con aria
soddisfatta.
“Che
intendete dire?” si informò Christofer, aggrottando la fronte.
“Il
vostro battere continuamente i boschi non è servito a nulla, milord… solo a tenervi lontano dal
palazzo mentre il vostro peggior nemico compiva indisturbato la sua vendetta”
rise sardonico Ford, irridendolo con lo sguardo. “Fossi in voi, farei chiudere
i passaggi segreti del maniero, se non volete spifferi nella notte…”
Christofer
impallidì visibilmente mentre William, preso l’uomo per la collottola, lo
sospingeva con violenza contro una pianta, ringhiando: “La verità, feccia! O
giuro su Dio che vi ucciderò seduta stante!”
“Per…
per ogni volta in cui voi uscivate e controllavate un’area di bosco, noi
avvertivamo Chappell della vostra posizione, finché…” balbettò l’uomo, facendo
fatica a parlare a causa della stretta di William.
“Finché?”
lo incitò l’attendente, fissandolo furioso.
“Avete
lasciato sguarnito un fianco, e loro hanno potuto agire…” gracchiò il
battitore.
Il
suono di un corno lacerò l’aria, in quel momento e William, non avendo bisogno
di sapere altro, per il momento, colpì con forza l’uomo, facendolo svenire.
Nel
frattempo, la squadra di ricognizione estrasse preventivamente i fucili dai
foderi da sella, mentre Christofer e gli altri uscivano dal bosco.
Dalla
direzione opposta alla loro, di gran carriera e coi cavalli spinti al massimo
consentito, giunse infine Anthony Phillips, al seguito di una decina di uomini.
Nel
vederli, interruppe la corsa del suo destriero, scese al volo dalla cavalcatura
e, raggiunto che ebbe Christofer, esalò: “Kathleen! L’ha presa!”
Il
conte afferrò un braccio dell’amico, in parte per reggersi, in parte per dare
corporeità a quell’incubo e, pallido come un morto, esalò: “Come? Spiegati
meglio!”
“Non
c’è tempo! Hanno ore di vantaggio, su di noi. Ti spiegherò strada facendo.”
Ciò
detto, sospinse Harford verso Zeus, mentre William raggiungeva in fretta il suo
cavallo, e Barnes il proprio.
Il
resto dei battitori salì a cavallo altrettanto velocemente e Anthony, nel
mettersi a fianco dell’amico, asserì: “Era come temevo. Grenview era coinvolto,
anche se non so ancora bene come. Ha aiutato Chappell a trovare una breccia
all’interno di Green Manor. Sapevi
che il palazzo aveva dei passaggi segreti nascosti nei muri?”
“Affatto”
ringhiò Christofer, mettendo il cavallo al trotto.
“Beh,
a quanto pare, invece, Grenview non solo ne era al corrente, ma ha spifferato
tutto a Chappell, portandolo direttamente all’interno del maniero, mentre voi
eravate impegnati qui” spiegò succintamente Anthony, scuro in viso.
“I
bambini?” esalò a quel punto Christofer, terrorizzato.
Scuotendo
il capo, l’amico replicò: “Stanno entrambi bene. Da quel poco che mi ha
spiegato Wendell, erano con lui, quando è giunto Chappell. Kathleen gli ha
fatto capire di rimanere nascosto, e così ha fatto.”
Poi,
lanciando uno sguardo ansioso in direzione di William, aggiunse: “Teneva
prigioniera una delle tue cameriere… Bridget McNamara.”
Subito,
Christofer fissò il volto di William divenire terreo, ma Anthony si affrettò a
dire: “Sta bene, a parte una giusta dose di shock, una ferita lieve al viso e
tanta, tantissima rabbia. Penso che, se avesse sottomano quel lestofante, in
questo momento, basterebbe lei a eliminarlo.”
“Non
mi stupirebbe affatto” ringhiò il conte. “Che altro sappiamo?”
“Wendell
mi ha detto che Chappell ha parlato di Goole. Se raggiunge il porto, potrebbero
andare in qualsiasi luogo d’Europa ma, così a caso, oserei dire che si
dirigeranno in Francia.”
“Francia?”
esalò per la prima volta Barnes, rimasto in religioso quanto terrificante silenzio
fino a quel momento.
“Ho
scoperto un po’ di cose, mentre mi trovavo a Londra per indagare su Grenview, e
pare che il ragazzo fosse invischiato con più di una persona, e per diversi
affari non proprio leciti. Uno di questi, riguardava il barone Gordon-Lewis… e
la vendita di notizie a Napoleone” dichiarò Anthony, calando la mannaia senza
alcun preavviso.
Christofer
sobbalzò sorpreso e Barnes, imprecando tra i denti, sentenziò: “Le entrate di
Gordon-Lewis derivavano dai proventi di questa vendita illecita, dunque!”
“Esattamente,
Barnes, e non solo lui era coinvolto. Ora non voglio tediarvi con i
particolari, perché dobbiamo pensare ad altro, ma la rete era talmente
capillare e così ben radicata che, quando il quadro mi è apparso completo, ne
sono rimasto io stesso meravigliato” asserì Anthony, disgustato.
“Goole,
hai detto, vero?” mormorò Christofer, fissando l’amico con sguardo risoluto.
Anthony
lo squadrò per un attimo prima di ghignare in risposta, e dire: “Stai pensando
quello che io penso tu stia pensando?”
“Tu
che dici?”
Phillips si guardò intorno, assentì e infine
disse: “Se ci lasciamo indietro le cavalcature più lente, e viaggiamo leggeri,
potremmo farcela in poco tempo. Sono più di venti miglia e, considerando la
neve e le strade disagiate, arriveremo a notte fonda.”
“Nessun
problema. Zeus se ne fa un baffo, della neve. Non è vero, ragazzone?” dichiarò
Christofer, battendo una mano sul collo del suo stallone.
Il
cavallo nitrì orgoglioso, e Anthony non poté che ridere.
“Molto
bene, allora, io e te andremo avanti, mentre…” cominciò col dire Phillips,
prima di venire interrotto.
William
replicò lapidario: “Dove va Sua Signoria, vado io.”
“E io
seguirò voi. Si sta parlando di mia figlia” aggiunse Barnes.
In
quel momento, Christofer guardò i due uomini, notò la somiglianza innegabile
del loro sguardo adamantino e, per un istante, desiderò mandarli al diavolo
entrambi.
Ma
sapeva bene quanto avessero ragione, quanto fossero valide le loro
argomentazioni, perciò si limitò a dire: “L’andatura sarà sostenuta quanto
pericolosa. Ve la sentite?”
William
sbuffò irritato e Barnes, fissandolo sarcastico, replicò: “Andavo a cavallo
quando voi non eravate ancora stato messo al mondo, Harford.”
Christofer
preferì non ricordargli che, proprio l’estate precedente, era caduto dalla sua
cavalcatura durante una battuta di caccia così, assentendo, esclamò: “Ebbene,
signori, qui ci separiamo!”
I
battitori protestarono, molti vollero unirsi al gruppo, ma Christofer fu
perentorio.
Sarebbero
andati loro quattro, mentre gli altri sarebbero tornati a Green Manor.
Ciò
detto, Christofer dirottò Zeus in direzione di Goole e, mettendo il cavallo al
trotto veloce, pregò solo di fare in tempo.
Non
avrebbe permesso per nessun motivo che Peter gli portasse via per sempre
Kathleen.
***
Imbavagliata
all’interno della carrozza dove era stata caricata alcune ore prima, Kathleen
fissò astiosa la figura di Peter, seduto accanto a lei sul divanetto.
Non
aveva parlato per tutta la durata del viaggio, limitandosi a tenerle puntata
contro la pistola, un sorriso lascivo dipinto sul volto.
Ora
che la notte era calata, e le luci di una cittadina erano visibili attraverso
il tessuto sottile delle tende, Kathleen si chiese se fossero infine giunti a
Goole.
La
carrozza alfine rallentò, e la giovane percepì i pattini delle slitte scivolare
su neve più bagnata.
Dovevano
trovarsi in una delle vie principali, dove il nevischio era maggiormente
schiacciato.
All’improvviso,
però, le luci sparirono, i rumori si fecero soffocati, e lei comprese di
trovarsi al chiuso.
Ovunque
fossero giunti, erano nascosti alla vista dei curiosi.
Lì, la
porta della carrozza si aprì e due mani robuste la fecero scendere con
malagrazia.
Qualsiasi
idea di replicare a tanta maleducazione le morì dentro, quando vide chi l’aveva
afferrata.
L’uomo
che la tratteneva era alto come una montagna, e altrettanto robusto. Impossibile
avere la meglio su di lui.
“Portala
nella mia stanza, Carl, e non torcerle un capello. Ma tienila d’occhio. Non è
una donna come le altre” gli ordinò Peter, ghignando nello scendere a sua volta
dalla carrozza.
L’energumeno
fece come ordinatogli e Kathleen, strattonata e trascinata a forza, venne
condotta all’interno di un’abitazione in legno e pietra a due piani, in cui
brillavano diverse luci oltre le finestre aperte sul cortile.
Non
impiegò molto a comprendere dove
fosse finita.
Le
donne discinte che incontrò lungo le scale parlarono da sole, così come
l’ambiente ovattato e gli odori dolciastri e ripugnanti che le solleticarono il
naso.
Alcune
di loro reclinarono il capo, nel vederla legata e imbavagliata, forse
desiderose di non essere messe in mezzo a qualche guaio.
Una di
loro, però, la fissò per bene e, dopo aver accennato una risatina, discese le
scale e sparì alla sua vista.
Chissà,
forse l’idea di vedere una nobildonna legata come un salame, l’aveva
rallegrata.
Vagamente
indispettita da quel totale disinteresse da parte delle donne che incrociarono
sul loro cammino, Kathleen borbottò un’imprecazione contro il bavaglio.
Carl,
però, parve udirla, perché rise e borbottò: “Non sapevo che le lady
imprecassero.”
Lei lo
fissò arcigna ma, quando l’omone aprì la porta della stanza dove sarebbe stata
confinata, le forze le mancarono.
In
quel posto era contenuto di tutto, tranne qualcosa che le ricordasse un
ambiente sano e salubre.
Portandola
contro la parete ove si trovavano degli anelli in acciaio, Carl la legò
strettamente a uno di essi dopodiché, tronfio, si accomodò su una ottomana.
Il
legnò scricchiolò sotto il suo peso, ma resse.
Kathleen,
però, pregò che la poltroncina crollasse sotto di lui. Almeno, si sarebbe fatto
male.
Guardandosi
intorno frenetica, la ragazza notò alcuni attrezzi contundenti che sarebbero
stati perfetti per difendersi… se solo non fosse stata legata alla parete.
Carl
ne seguì lo sguardo e, ghignando, dichiarò: “Il padrone aveva ragione. Non
siete la solita ragazzina annacquata dell’alta nobiltà. Avete nerbo.”
“Siete
francese?” gli domandò lei, accigliandosi. “Vous avez un accent très épais.”
Carl
rise e, annuendo, asserì: “Anche
acculturata. Bene.”
“Perché
un francese si trova qui, nel bel mezzo dell’Inghilterra?” domandò ancora
Kathleen, divincolandosi con i polsi.
Le
corde erano maledettamente strette.
Poggiando
gli avambracci sulle cosce, l’uomo mormorò sardonico: “Perché una lady inglese
si trova in un postribolo nei pressi di un porto?”
Lei
fece una smorfia, ma si impose di stare calma.
Avrebbe
dovuto farsi un male del diavolo, per liberarsi e, soprattutto, avrebbe dovuto
tenerlo occupato, ma poteva farcela.
Doveva farcela.
***
“… e
questo è tutto. Sono stata di aiuto, milord?” domandò speranzosa la giovane
Milly, poggiando una mano sul fianco procace.
“Ma
naturalmente, mia cara. So sempre di chi fidarmi, quando vengo qui” assentì
Anthony, offrendole due monete d’oro, che la ragazza fece sparire nel corpetto
dell’abito succinto prima di svanire nella notte.
“Non
voglio neppure sapere come fai a conoscerla” borbottò Christofer, ancora scioccato
dagli eventi che avevano preceduto quell’incontro.
Non
solo erano giunti a Goole prima del previsto – sia Barnes che William si erano
dimostrati ottimi cavallerizzi – ma, con grande sorpresa del conte, Anthony si
era diretto senza indugi verso un’abitazione in particolare, quasi stesse
andando a colpo sicuro.
Lì,
aveva chiesto di una ragazza e, una dopo l’altra, aveva fatto la stessa cosa in
ogni locanda del porto.
O
postribolo.
O
bisca clandestina.
Alla
fine, erano giunti a conoscere ciò che interessava loro; l’ubicazione di
Chappell.
Restava
solo da capire come affrontare la situazione, visto che il loro nemico era ben
protetto, e aveva nelle sue mani una donna alla quale tutti loro tenevano
molto.
Anthony
ghignò di fronte all’aria aggrottata dell’amico, e replicò: “Ammettilo, invece,
che vuoi sapere perché conosco persone così… singolari.”
“Non
le definirei a questo modo, ma parla. In effetti, dubito arriverò a domattina
senza sapere la verità sul tuo conto. Dopotutto, sei uno dei padrini dei miei
figli. Vorrei sapere davvero a chi li
ho affidati” dichiarò il conte, sospirando.
Controllando
la sua riserva di pallottole, oltre che di polvere da sparo, Anthony disse
distrattamente: “Devo ricordarti qual è il mio ruolo, al Ministero della
Guerra? E, forse, rammentarti che ero a mia volta una spia, anni addietro?”
“Vuoi
dirmi che… che sono tutte spie?” gracchiò Christofer.
Persino
Barnes e William parvero interdetti.
“Affatto,
amico mio…” replicò Anthony, divertito suo malgrado da quell’ipotesi. “… ma
sono ottimi informatori e, nel caso te lo stessi chiedendo, avere informatori
nei porti principali della madre patria è di grande aiuto, quando stai cercando
dei contrabbandieri. Nel nostro caso, come vedi, è stato vitale.”
“E la corona
paga per questo?”
“Per
niente. Ma non mi piace sfruttare la gente per avere notizie, e non dare nulla
in cambio” scrollò le spalle Phillips, sistemando la sua pistola all’interno
della tasca del suo pastrano.
“Pagate
di tasca vostra?” borbottò Barnes, vagamente sorpreso.
“Sì, barone.
Precisamente. Che siano una puttana, o un lattaio, valgono il prezzo di una
moneta, per ciò che mi offrono… e per ciò che rischiano” assentì l’uomo,
rivolgendo ora la sua attenzione alla parte anteriore del postribolo dove si
trovava Kathleen.
“Come
intendi agire, quindi?” tornò al dunque Christofer.
“Ci
sono due vie, amico mio. Il retro, da cui è possibile accedere tramite quella
tettoia, e la porta principale. Poiché sono il più abile a destreggiarmi, sarò
io che entrerò per primo e…”
“Scordatelo”
lo interruppe Christofer, lapidario. “Si sta parlando di mia moglie, perciò
entrerò io per primo, e lo farò alla mia maniera.”
Indispettito,
Anthony replicò: “Non siamo a Eton, Christofer, e non stai tornando da una
serata alla locanda.”
“Ma
sono il miglior scalatore che tu conosca, ammettilo” ghignò il conte, azzittendolo.
“Risalirò la tettoia e prenderò il carceriere di Kathleen di sorpresa, mentre
voi vi occuperete di Peter che, grazie ai buoni uffici di Milly, sappiamo
essere impegnato al tavolo da gioco.”
“Io
verrò con voi, milord. Se quello che ha detto la ragazza è vero solo per metà,
avrete bisogno di una mano” intervenne William, risoluto.
Christofer
lo fissò per un attimo, assentì e infine disse: “Barnes, voi dovrete stare in
disparte, perché Chappell conosce fin troppo bene il vostro volto.”
“Cosa
volete che faccia?” domandò a quel punto, ben sapendo di non poter fare altro
che ascoltarli.
Christofer
aveva dannatamente ragione. Se Peter lo avesse visto, avrebbe capito ogni cosa.
“Mi
guarderete le spalle, nel caso in cui Chappell avesse un asso nella manica. Ve
la sentite, barone?” intervenne a quel punto Anthony.
Barnes
si limitò ad annuire.
A quel
punto, i quattro uomini si divisero in due gruppi e si diressero verso il
postribolo, ben decisi a chiudere una volta per tutte quella faccenda.
Peter
Chappell non sarebbe uscito vivo da quella casa.