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Autore: Mary P_Stark    02/07/2016    3 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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25.

 

 

 

 

Non seppe dire chi per primo giunse nell’atrio della villa, nella disperata ricerca di qualcuno che potesse dare loro ascolto.

Quando, comunque, Wendell vide il portone d’ingresso aprirsi di botto, e la figura di Anthony Phillips fare la sua apparizione, il giovane non poté che esserne felice.

Nel vedere il giovane Spencer trafelato e pallido, Anthony temette di essere giunto troppo tardi e, raggiunto il ragazzo, lo afferrò alle spalle, esalando: “Christofer? Kathleen? Dove sono?!”

“Chappell ha appena portato via Kathleen. Non ho potuto fare nulla. Stavo proteggendo i bambini, e…”

Le lacrime vennero indesiderate, e Wendell si odiò per questo, ma Anthony neppure le vide.

Scosse il capo, replicando lesto: “Non avresti comunque potuto fare alcunché, contro di lui. E’ un assassino matricolato, Wendell. Hai fatto bene a proteggere i bambini. Ma ora dimmi ciò che sai.”

Il ragazzino fu lesto ad affiancarlo per raccontargli ogni cosa, mentre Phillips si dirigeva a grandi passi verso i locali della servitù per cercare il capo maggiordomo.

Una volta trovatolo, gli ordinò in fretta di far sellare tutti i cavalli disponibili e di mandare gli uomini più forti alla ricerca del conte dopodiché, rivoltosi a Wendell, dichiarò: “Goole, hai detto, vero?”

“Sì. Il nome era chiaro” assentì lui.

Nei corridoi era già iniziato un via vai di persone, e Whilelmina li raggiunse di lì a poco, pallida quanto preoccupata.

“Cos’è successo? Bridget è terrorizzata, e Peggy è fuori di sé…” esalò la donna, trafelata per la corsa.

“Wendell, prenditi cura di tua madre e manda qualcuno nella nursery per Mr Grenview. Non è il caso che le signore vengano turbate ulteriormente” si affrettò a dire Anthony, battendogli una mano sulla spalla.

“Vorrei venire con voi…” dichiarò il ragazzino, mogio in viso. “…ma so che vi rallenterei. Rimarrò qui e baderò a tutti.”

“Molto bene. Hai già dimostrato di avere la testa sulle spalle. Al resto, penserò io. Lady Georgiana e Lady Myriam?”

“Sono… sono tornate a casa per qualche giorno, perché?” esalò Whilelmina, ancora turbata.

“Volevo solo sincerarmi che fossero fuori pericolo” mormorò l’uomo, rivolgendosi poi a Wendell. “Vai, ora. A tuo fratello baderò io.”

Ciò detto, corse via, il mantello umido di neve che sventolava alle sue spalle, mentre la casa era percorsa da persone sempre più fuori controllo.

Non potendo fare altro, Wendell prese su di sé quell’onere e, dopo aver ordinato al capo maggiordomo di richiamare all’ordine la servitù, la fece riunire nell’atrio.

Lì, mise al corrente i presenti di ciò che era successo, oltre a quello che avrebbe potuto succedere nelle ore successive.

Poiché Chappell si stava dirigendo a Goole assieme a Kathleen, le persone di guardia al palazzo vennero reindirizzate ai loro compiti originari.

Anthony e gli uomini più capaci stavano già andando alla ricerca del conte perciò, per avere notizie, non avrebbero potuto che attendere.

Ciò detto, Wendell congedò tutti e, rivoltosi alla madre, mormorò: “Spero solo che a Christofer non succeda nulla. Non voglio fare il conte.”

Whilelmina gli sorrise e, dopo avergli carezzato la guancia con una mano lievemente tremante, esalò: “Andiamo dai bambini. Non devono rimanere senza la loro famiglia.”

“Sì, maman.”

***

Cavalcavano da ore e, pur se le parole sibilline di Barnes gli erano parse strane, aveva pensato bene di non prenderle sotto gamba.

Il suocero poteva pensare di lui quel che voleva, ma sembrava davvero redento, per lo meno sul conto di Chappell.

Attendere che qualcosa si muovesse, però, era davvero snervante, specialmente sapendo Kathleen a casa, mentre lui era a cavallo per i boschi limitrofi la villa.

Quando infine giunsero nei pressi del mulino, la squadra di battitori si fermò, alcuni discesero dai cavalli mentre altri staccarono dalle selle gli otri per bere.

Battere i boschi non sarebbe servito a molto, senza sapere bene dove – e cosa – cercare.

Erano troppo estesi, e troppe persone percorrevano quei sentieri, durante l’inverno.

Suo suocero, però, aveva insistito perché uscissero entrambi nella cerca, sottolineando anche che l’attendente di Kathleen fosse presente, e in attesa di ordini.

William non si era rifiutato e, anzi, aveva accettato di parlare con Barnes in separata sede, tornando poi da Christofer ombroso e teso.

In quel momento di pausa, il conte tornò a scrutare il viso imperscrutabile del cognato, chiedendosi per l’ennesima volta cosa si fossero detti i due uomini.

Lo scrocchiare della neve sotto gli zoccoli di un cavallo, portò però Christofer a volgere lo sguardo alla sua sinistra.

Nel ritrovarsi Norbert Ford al fianco – uno dei battitori del barone – il conte mormorò: “Avevate bisogno di qualcosa, Mr Ford?”

“Solo di parlarvi in separata sede, milord. Dovrei mettervi a conoscenza di alcune cose sul barone, e non vorrei ci udisse” sussurrò l’uomo, reclinando un poco il capo verso di lui.

Accigliandosi leggermente, Christofer assentì e, dopo essere disceso da Zeus – che rimase diligentemente fermo – seguì il battitore verso gli alberi.

Barnes non diede adito di averli visti e, in mezzo a quella confusione di uomini e cavalli, il conte non se ne stupì.

Quando, infine, ebbero raggiunto la prima fila di piante oltre la radura, Harford si fermò, intrecciò le braccia sul torace e chiese: “Ebbene, Mr Ford, di cosa volevate parlarmi?”

L’uomo si volse imbracciando una pistola e, sorridendo divertito, chiosò: “Chappell aveva ragione… siete così prevenuto nei confronti di vostro suocero, che credereste a qualsiasi maldicenza su di lui.”

Irrigidendosi a quella vista, ma restando fermamente calmo, Christofer replicò: “Peter, eh? Siete dunque uno dei suoi?”

“Di certo, non uno degli uomini del barone, pur se lui scioccamente lo crede” ghignò l’uomo, avanzando di un passo.

Un cane venne tirato e Ford, impallidendo leggermente, fece per muoversi in risposta a quel sordido suono.

Una voce, però, gli intimò il contrario.

“Non un solo respiro, vile. Non permetto che si minacci così Sua Signoria.”

La voce di William si levò protettiva intorno al conte che, sorpreso, lo vide comparire assieme a Barnes da dietro un albero.

Anch’egli armato, andò a mettersi sul fianco destro del battitore, mentre William coprì il sinistro, senza mai perdere di vista la sua preda.

Leggermente più tranquillo, Christofer disarmò l’uomo e, dopo aver puntato a sua volta la pistola contro Ford, dichiarò: “Chi pensavate di aver scioccamente imbrogliato?”

“Come sapevate?” ringhiò il battitore, fissando rabbioso il barone.

“Forse, Chappell pensava di aver gabbato il primo dei miei investigatori, ma non ho mai lasciato che fosse solo una persona, a cercarlo. Solo, non sapevo di preciso quali sarebbero state le sue mosse, fino all’altro giorno.”

Il barone sogghignò, prima di aggiungere: “Mai pensare che nelle stalle non ci sia nessuno, oltre i cavalli.”

Ford si accigliò maggiormente e Barnes, rivolgendosi a Christofer per la prima volta, dichiarò: “Li hanno sentiti mentre decidevano come liberarsi di voi, Harford, così ho pensato che portarvi fuori da palazzo, controllato a vista da chi potevate fidarvi ciecamente, fosse il sistema migliore per evitare vittime collaterali… e scoprire chi fossero i traditori.”

“Kathleen…” mormorò il conte, annuendo.

Ricordava fin troppo bene quando, quasi un anno addietro, aveva rischiato di perdere la moglie per il colpo a tradimento di Peter Chappell.

Annuendo, il barone allora si rivolse a William, asserendo: “So che vi fidate completamente di questo giovane, così ho pensato fosse la persona giusta per guardarvi le spalle.”

Ecco, dunque, ciò che si erano detti!, pensò tra sé il conte.

William assentì all’indirizzo di Christofer e, rivolto poi al battitore, sibilò: “I nomi dei traditori, per cortesia, o non esiterò a spararvi. Io non ho nessun buon nome da proteggere, messere.”

“Non risolverete nulla, ormai” ghignò l’uomo, fissandoli alternativamente con aria soddisfatta.

“Che intendete dire?” si informò Christofer, aggrottando la fronte.

“Il vostro battere continuamente i boschi non è servito a nulla, milord… solo a tenervi lontano dal palazzo mentre il vostro peggior nemico compiva indisturbato la sua vendetta” rise sardonico Ford, irridendolo con lo sguardo. “Fossi in voi, farei chiudere i passaggi segreti del maniero, se non volete spifferi nella notte…”

Christofer impallidì visibilmente mentre William, preso l’uomo per la collottola, lo sospingeva con violenza contro una pianta, ringhiando: “La verità, feccia! O giuro su Dio che vi ucciderò seduta stante!”

“Per… per ogni volta in cui voi uscivate e controllavate un’area di bosco, noi avvertivamo Chappell della vostra posizione, finché…” balbettò l’uomo, facendo fatica a parlare a causa della stretta di William.

“Finché?” lo incitò l’attendente, fissandolo furioso.

“Avete lasciato sguarnito un fianco, e loro hanno potuto agire…” gracchiò il battitore.

Il suono di un corno lacerò l’aria, in quel momento e William, non avendo bisogno di sapere altro, per il momento, colpì con forza l’uomo, facendolo svenire.

Nel frattempo, la squadra di ricognizione estrasse preventivamente i fucili dai foderi da sella, mentre Christofer e gli altri uscivano dal bosco.

Dalla direzione opposta alla loro, di gran carriera e coi cavalli spinti al massimo consentito, giunse infine Anthony Phillips, al seguito di una decina di uomini.

Nel vederli, interruppe la corsa del suo destriero, scese al volo dalla cavalcatura e, raggiunto che ebbe Christofer, esalò: “Kathleen! L’ha presa!”

Il conte afferrò un braccio dell’amico, in parte per reggersi, in parte per dare corporeità a quell’incubo e, pallido come un morto, esalò: “Come? Spiegati meglio!”

“Non c’è tempo! Hanno ore di vantaggio, su di noi. Ti spiegherò strada facendo.”

Ciò detto, sospinse Harford verso Zeus, mentre William raggiungeva in fretta il suo cavallo, e Barnes il proprio.

Il resto dei battitori salì a cavallo altrettanto velocemente e Anthony, nel mettersi a fianco dell’amico, asserì: “Era come temevo. Grenview era coinvolto, anche se non so ancora bene come. Ha aiutato Chappell a trovare una breccia all’interno di Green Manor. Sapevi che il palazzo aveva dei passaggi segreti nascosti nei muri?”

“Affatto” ringhiò Christofer, mettendo il cavallo al trotto.

“Beh, a quanto pare, invece, Grenview non solo ne era al corrente, ma ha spifferato tutto a Chappell, portandolo direttamente all’interno del maniero, mentre voi eravate impegnati qui” spiegò succintamente Anthony, scuro in viso.

“I bambini?” esalò a quel punto Christofer, terrorizzato.

Scuotendo il capo, l’amico replicò: “Stanno entrambi bene. Da quel poco che mi ha spiegato Wendell, erano con lui, quando è giunto Chappell. Kathleen gli ha fatto capire di rimanere nascosto, e così ha fatto.”

Poi, lanciando uno sguardo ansioso in direzione di William, aggiunse: “Teneva prigioniera una delle tue cameriere… Bridget McNamara.”

Subito, Christofer fissò il volto di William divenire terreo, ma Anthony si affrettò a dire: “Sta bene, a parte una giusta dose di shock, una ferita lieve al viso e tanta, tantissima rabbia. Penso che, se avesse sottomano quel lestofante, in questo momento, basterebbe lei a eliminarlo.”

“Non mi stupirebbe affatto” ringhiò il conte. “Che altro sappiamo?”

“Wendell mi ha detto che Chappell ha parlato di Goole. Se raggiunge il porto, potrebbero andare in qualsiasi luogo d’Europa ma, così a caso, oserei dire che si dirigeranno in Francia.”

“Francia?” esalò per la prima volta Barnes, rimasto in religioso quanto terrificante silenzio fino a quel momento.

“Ho scoperto un po’ di cose, mentre mi trovavo a Londra per indagare su Grenview, e pare che il ragazzo fosse invischiato con più di una persona, e per diversi affari non proprio leciti. Uno di questi, riguardava il barone Gordon-Lewis… e la vendita di notizie a Napoleone” dichiarò Anthony, calando la mannaia senza alcun preavviso.

Christofer sobbalzò sorpreso e Barnes, imprecando tra i denti, sentenziò: “Le entrate di Gordon-Lewis derivavano dai proventi di questa vendita illecita, dunque!”

“Esattamente, Barnes, e non solo lui era coinvolto. Ora non voglio tediarvi con i particolari, perché dobbiamo pensare ad altro, ma la rete era talmente capillare e così ben radicata che, quando il quadro mi è apparso completo, ne sono rimasto io stesso meravigliato” asserì Anthony, disgustato.

“Goole, hai detto, vero?” mormorò Christofer, fissando l’amico con sguardo risoluto.

Anthony lo squadrò per un attimo prima di ghignare in risposta, e dire: “Stai pensando quello che io penso tu stia pensando?”

“Tu che dici?”

 Phillips si guardò intorno, assentì e infine disse: “Se ci lasciamo indietro le cavalcature più lente, e viaggiamo leggeri, potremmo farcela in poco tempo. Sono più di venti miglia e, considerando la neve e le strade disagiate, arriveremo a notte fonda.”

“Nessun problema. Zeus se ne fa un baffo, della neve. Non è vero, ragazzone?” dichiarò Christofer, battendo una mano sul collo del suo stallone.

Il cavallo nitrì orgoglioso, e Anthony non poté che ridere.

“Molto bene, allora, io e te andremo avanti, mentre…” cominciò col dire Phillips, prima di venire interrotto.

William replicò lapidario: “Dove va Sua Signoria, vado io.”

“E io seguirò voi. Si sta parlando di mia figlia” aggiunse Barnes.

In quel momento, Christofer guardò i due uomini, notò la somiglianza innegabile del loro sguardo adamantino e, per un istante, desiderò mandarli al diavolo entrambi.

Ma sapeva bene quanto avessero ragione, quanto fossero valide le loro argomentazioni, perciò si limitò a dire: “L’andatura sarà sostenuta quanto pericolosa. Ve la sentite?”

William sbuffò irritato e Barnes, fissandolo sarcastico, replicò: “Andavo a cavallo quando voi non eravate ancora stato messo al mondo, Harford.”

Christofer preferì non ricordargli che, proprio l’estate precedente, era caduto dalla sua cavalcatura durante una battuta di caccia così, assentendo, esclamò: “Ebbene, signori, qui ci separiamo!”

I battitori protestarono, molti vollero unirsi al gruppo, ma Christofer fu perentorio.

Sarebbero andati loro quattro, mentre gli altri sarebbero tornati a Green Manor.

Ciò detto, Christofer dirottò Zeus in direzione di Goole e, mettendo il cavallo al trotto veloce, pregò solo di fare in tempo.

Non avrebbe permesso per nessun motivo che Peter gli portasse via per sempre Kathleen.

***

Imbavagliata all’interno della carrozza dove era stata caricata alcune ore prima, Kathleen fissò astiosa la figura di Peter, seduto accanto a lei sul divanetto.

Non aveva parlato per tutta la durata del viaggio, limitandosi a tenerle puntata contro la pistola, un sorriso lascivo dipinto sul volto.

Ora che la notte era calata, e le luci di una cittadina erano visibili attraverso il tessuto sottile delle tende, Kathleen si chiese se fossero infine giunti a Goole.

La carrozza alfine rallentò, e la giovane percepì i pattini delle slitte scivolare su neve più bagnata.

Dovevano trovarsi in una delle vie principali, dove il nevischio era maggiormente schiacciato.

All’improvviso, però, le luci sparirono, i rumori si fecero soffocati, e lei comprese di trovarsi al chiuso.

Ovunque fossero giunti, erano nascosti alla vista dei curiosi.

Lì, la porta della carrozza si aprì e due mani robuste la fecero scendere con malagrazia.

Qualsiasi idea di replicare a tanta maleducazione le morì dentro, quando vide chi l’aveva afferrata.

L’uomo che la tratteneva era alto come una montagna, e altrettanto robusto. Impossibile avere la meglio su di lui.

“Portala nella mia stanza, Carl, e non torcerle un capello. Ma tienila d’occhio. Non è una donna come le altre” gli ordinò Peter, ghignando nello scendere a sua volta dalla carrozza.

L’energumeno fece come ordinatogli e Kathleen, strattonata e trascinata a forza, venne condotta all’interno di un’abitazione in legno e pietra a due piani, in cui brillavano diverse luci oltre le finestre aperte sul cortile.

Non impiegò molto a comprendere dove fosse finita.

Le donne discinte che incontrò lungo le scale parlarono da sole, così come l’ambiente ovattato e gli odori dolciastri e ripugnanti che le solleticarono il naso.

Alcune di loro reclinarono il capo, nel vederla legata e imbavagliata, forse desiderose di non essere messe in mezzo a qualche guaio.

Una di loro, però, la fissò per bene e, dopo aver accennato una risatina, discese le scale e sparì alla sua vista.

Chissà, forse l’idea di vedere una nobildonna legata come un salame, l’aveva rallegrata.

Vagamente indispettita da quel totale disinteresse da parte delle donne che incrociarono sul loro cammino, Kathleen borbottò un’imprecazione contro il bavaglio.

Carl, però, parve udirla, perché rise e borbottò: “Non sapevo che le lady imprecassero.”

Lei lo fissò arcigna ma, quando l’omone aprì la porta della stanza dove sarebbe stata confinata, le forze le mancarono.

In quel posto era contenuto di tutto, tranne qualcosa che le ricordasse un ambiente sano e salubre.

Portandola contro la parete ove si trovavano degli anelli in acciaio, Carl la legò strettamente a uno di essi dopodiché, tronfio, si accomodò su una ottomana.

Il legnò scricchiolò sotto il suo peso, ma resse.

Kathleen, però, pregò che la poltroncina crollasse sotto di lui. Almeno, si sarebbe fatto male.

Guardandosi intorno frenetica, la ragazza notò alcuni attrezzi contundenti che sarebbero stati perfetti per difendersi… se solo non fosse stata legata alla parete.

Carl ne seguì lo sguardo e, ghignando, dichiarò: “Il padrone aveva ragione. Non siete la solita ragazzina annacquata dell’alta nobiltà. Avete nerbo.”

“Siete francese?” gli domandò lei, accigliandosi. Vous avez un accent très épais.

Carl rise e, annuendo, asserì: “Anche acculturata. Bene.”

“Perché un francese si trova qui, nel bel mezzo dell’Inghilterra?” domandò ancora Kathleen, divincolandosi con i polsi.

Le corde erano maledettamente strette.

Poggiando gli avambracci sulle cosce, l’uomo mormorò sardonico: “Perché una lady inglese si trova in un postribolo nei pressi di un porto?”

Lei fece una smorfia, ma si impose di stare calma.

Avrebbe dovuto farsi un male del diavolo, per liberarsi e, soprattutto, avrebbe dovuto tenerlo occupato, ma poteva farcela.

Doveva farcela.

***

“… e questo è tutto. Sono stata di aiuto, milord?” domandò speranzosa la giovane Milly, poggiando una mano sul fianco procace.

“Ma naturalmente, mia cara. So sempre di chi fidarmi, quando vengo qui” assentì Anthony, offrendole due monete d’oro, che la ragazza fece sparire nel corpetto dell’abito succinto prima di svanire nella notte.

“Non voglio neppure sapere come fai a conoscerla” borbottò Christofer, ancora scioccato dagli eventi che avevano preceduto quell’incontro.

Non solo erano giunti a Goole prima del previsto – sia Barnes che William si erano dimostrati ottimi cavallerizzi – ma, con grande sorpresa del conte, Anthony si era diretto senza indugi verso un’abitazione in particolare, quasi stesse andando a colpo sicuro.

Lì, aveva chiesto di una ragazza e, una dopo l’altra, aveva fatto la stessa cosa in ogni locanda del porto.

O postribolo.

O bisca clandestina.

Alla fine, erano giunti a conoscere ciò che interessava loro; l’ubicazione di Chappell.

Restava solo da capire come affrontare la situazione, visto che il loro nemico era ben protetto, e aveva nelle sue mani una donna alla quale tutti loro tenevano molto.

Anthony ghignò di fronte all’aria aggrottata dell’amico, e replicò: “Ammettilo, invece, che vuoi sapere perché conosco persone così… singolari.”

“Non le definirei a questo modo, ma parla. In effetti, dubito arriverò a domattina senza sapere la verità sul tuo conto. Dopotutto, sei uno dei padrini dei miei figli. Vorrei sapere davvero a chi li ho affidati” dichiarò il conte, sospirando.

Controllando la sua riserva di pallottole, oltre che di polvere da sparo, Anthony disse distrattamente: “Devo ricordarti qual è il mio ruolo, al Ministero della Guerra? E, forse, rammentarti che ero a mia volta una spia, anni addietro?”

“Vuoi dirmi che… che sono tutte spie?” gracchiò Christofer.

Persino Barnes e William parvero interdetti.

“Affatto, amico mio…” replicò Anthony, divertito suo malgrado da quell’ipotesi. “… ma sono ottimi informatori e, nel caso te lo stessi chiedendo, avere informatori nei porti principali della madre patria è di grande aiuto, quando stai cercando dei contrabbandieri. Nel nostro caso, come vedi, è stato vitale.”

“E la corona paga per questo?”

“Per niente. Ma non mi piace sfruttare la gente per avere notizie, e non dare nulla in cambio” scrollò le spalle Phillips, sistemando la sua pistola all’interno della tasca del suo pastrano.

“Pagate di tasca vostra?” borbottò Barnes, vagamente sorpreso.

“Sì, barone. Precisamente. Che siano una puttana, o un lattaio, valgono il prezzo di una moneta, per ciò che mi offrono… e per ciò che rischiano” assentì l’uomo, rivolgendo ora la sua attenzione alla parte anteriore del postribolo dove si trovava Kathleen.

“Come intendi agire, quindi?” tornò al dunque Christofer.

“Ci sono due vie, amico mio. Il retro, da cui è possibile accedere tramite quella tettoia, e la porta principale. Poiché sono il più abile a destreggiarmi, sarò io che entrerò per primo e…”

“Scordatelo” lo interruppe Christofer, lapidario. “Si sta parlando di mia moglie, perciò entrerò io per primo, e lo farò alla mia maniera.”

Indispettito, Anthony replicò: “Non siamo a Eton, Christofer, e non stai tornando da una serata alla locanda.”

“Ma sono il miglior scalatore che tu conosca, ammettilo” ghignò il conte, azzittendolo. “Risalirò la tettoia e prenderò il carceriere di Kathleen di sorpresa, mentre voi vi occuperete di Peter che, grazie ai buoni uffici di Milly, sappiamo essere impegnato al tavolo da gioco.”

“Io verrò con voi, milord. Se quello che ha detto la ragazza è vero solo per metà, avrete bisogno di una mano” intervenne William, risoluto.

Christofer lo fissò per un attimo, assentì e infine disse: “Barnes, voi dovrete stare in disparte, perché Chappell conosce fin troppo bene il vostro volto.”

“Cosa volete che faccia?” domandò a quel punto, ben sapendo di non poter fare altro che ascoltarli.

Christofer aveva dannatamente ragione. Se Peter lo avesse visto, avrebbe capito ogni cosa.

“Mi guarderete le spalle, nel caso in cui Chappell avesse un asso nella manica. Ve la sentite, barone?” intervenne a quel punto Anthony.

Barnes si limitò ad annuire.

A quel punto, i quattro uomini si divisero in due gruppi e si diressero verso il postribolo, ben decisi a chiudere una volta per tutte quella faccenda.

Peter Chappell non sarebbe uscito vivo da quella casa.

 

  
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