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Autore: Nene_92    05/07/2016    11 recensioni
[Interattiva - conclusa]
La Seconda Guerra Magica è finita da anni e la pace prospera sia nel mondo magico che in quello babbano. Ma una nuova minaccia si prospetta all'orizzonte: creature oscure si stanno muovendo nell'ombra, creature che il mondo magico ha sempre ignorato, anzi, dimenticato. 
Ad occuparsene è sempre stata una famiglia sola: i Grimm, discendenti di Jacob e Wilhelm, i famosi fratelli delle fiabe horror babbane, in realtà appartenenti ad una delle famiglie purosangue più antiche del mondo magico. Una famiglia di cacciatori.
Ma forse anche loro se ne sono scordati...
(per i fan di Grimm: Nick Burkhardt e co iniziano ad apparire dal capitolo 10 bis - Luna Piena --> gli episodi narrati terranno conto di ciò che è successo fino alla quarta stagione, poi si discosteranno dalla serie. In ogni caso, se ci dovessero essere possibili SPOILER avviserò capitolo per capitolo. ;) )
[ la storia fa parte della serie "Grimm" ]
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimm'
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27 - L'inghippo
- Dopo la festa - 



Notte tra sabato 15 e domenica 16 Marzo 2021, Hogwarts



Virginia si allontanò dalla festa mano nella mano con Caos.
Ormai erano tutti talmente ubriachi da non riuscire più a distinguere chi stesse lavorando al bar e la maggioranza aveva iniziato a crearsi i cocktail autonomamente.
Michael, avendo visto come si stava evolvendo la serata, aveva preferito ritornare in Sala Comune.
E Caos aveva preferito allontanarsi con lei. Non aveva più senso la sua presenza alla festa. Non quando il grado alcolico era talmente alto da non far più distinguere ai vari studenti la differenza tra una scarpa e una sciarpa.
"Vieni con me, ti mostro un posto." Le aveva sussurrato misterioso all'orecchio, prima di trascinarla via.
Avevano girato per così tanti corridoi che, più di una volta, la Tassorosso si era convinta che in realtà il ragazzo la stesse trascinando a caso per il Castello. Oppure che si fossero persi.
Per questo rimase sorpresa quando lui, dopo aver aperto l'ennesima porta, le disse "Okay, siamo arrivati." E dolcemente la guidò all'interno della stanza.
Virginia, divorata ormai dalla curiosità, avanzò di qualche passo, sorpassando la porta. Si aspettava un'aula, magari un po' particolare.

Invece si ritrovò di colpo nel bel mezzo della foresta, illuminata leggermente dal manto stellato. *

"Wow!" Esclamò guardandosi attorno incuriosita.
Com'era possibile? Era sicura di non aver abbandonato il Castello. Il ragazzo l'aveva fatta per caso entrare in un passaggio segreto senza che se ne fosse accorta? 

"Ti piace?" Chiese lui avvicinandosi e attirandola a sè. Virginia ne approfittò per stringersi subito a lui e Caos non perse l'occasione per iniziare a baciarla.
"Come l'hai trovato questo posto?" Domandò lei, quando si staccarono l'uno dall'altro.
"Segreto..." Fu la risposta, seguita da una strizzatina d'occhio "e magia, ovviamente."
La Tassorosso gli circondò il collo con le braccia. E lui approfittò subito della posizione per baciarla di nuovo.

Ma era un bacio molto diverso dal solito e questo la ragazza lo avvertì da subito.
Lo avvertì dalla dolcezza che ne trasparì, lo avvertì da come le mani di Caos avevano iniziato ad accarezzarla e le sue labbra a baciarla, sempre più esigenti.
Lo avvertì da come, pian piano, lui la stesse guidando a terra, senza però mai staccarsi dalla sua bocca.
Lo avvertì da come, pian piano, iniziò a spogliarla, dandole però il tempo di tirarsi indietro, se avesse cambiato idea.
Ma lei decise di andare avanti.

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Domenica 16 Marzo 2021, Hogwarts


Lex raggiunse di buon'ora la sala comune dei Serpeverde quella mattina e si sorprese leggermente dello spettacolo che le si parò davanti.
Michelangelo - nonostante fosse un Grifondoro - era rannicchiato sul divano, mentre dormiva accanto al gemello, che aveva la testa inclinata all'indietro: era a sua volta profondamente addormentato.
Poche poltrone più in là, sempre addormentata ma con appena un po' più di compostezza, c'era Federica. Aveva le braccia incrociate sul tavolo davanti a lei e usava la propria borsa come cuscino.
Caitriona dovette trattenere a stento una risata, indecisa se svegliarli oppure se lasciarli lì a dormire - magari avrebbe potuto scattare loro una foto e solo dopo svegliarli.
Alla fine optò per la prima ipotesi: se lei avesse dormito anche solo per cinque minuti in una di quelle posizioni le si sarebbe indolenzito il collo. Non poteva proprio pensare che magari loro ci avevano dormito sopra anche tutta notte.
Era, ovviamente, convinta che le cose non fossero andate in quel modo: probabilmente i ragazzi erano tornati da pochissimo ed erano crollati lì in attesa che venisse l'orario della colazione.
In ogni caso li svegliò.

"Lex" Fu il borbottio di Michelangelo. "Cosa ci fai nella mia stanza?" Evidentemente era ancora nel mondo dei sogni.
"Veramente" Lo contraddisse lei divertita "Sei tu che sei nella mia Sala Comune."
"Uhm, che mal di testa!" Fu invece il commento di Federica, mentre apriva lentamente gli occhi. La luce le sembrava troppo fastidiosa. E meno male che si trovavano nei sotterranei!
"'Giorno Lex!" Fu invece il commento pimpante di Raphael. Stranamente, era il più arzillo dei tre. Evidentemente la cura "o l'alchool o Gabriela" stava iniziando a dare i suoi frutti.
"Ma che ci faccio qui?" Domandò a quel punto Michelangelo confuso.
"Ah non chiederlo a me!" Borbottò Federica stropicciandosi gli occhi. "Quando sono arrivata voi due non c'eravate... o se c'eravate ero troppo stanca per ve... ve... vedervi!" Formulò soffocando uno sbadiglio.
"E io vi ho trovato scendendo adesso." Trillò Lex, sempre più divertita dalla situazione: Raphael sobrio e Michelangelo ubriaco?
"Mic semplicemente 
sei crollato sul tavolo verso le tre di mattina. Quindi scusami tanto, ma ero troppo stanco e non avevo le forze per trascinare il tuo prezioso culo fino alla torre dei Grifoni." Fu la risposta di Raphael che chiuse il discorso di quella strana domenica mattina.

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Daniel si trovava in una situazione poco chiara... e anche molto scomoda.
Era a metà del corridoio del sesto piano e aveva di fronte a sè Gretel che stava accusando tre ragazzini del quarto anno - Corvonero - di averla spintonata a terra senza motivo. Gli accusati invece affermavano l'esatto contrario: era stata lei ad averli fatti volare a terra.
Se da una parte il Caposcuola non aveva motivo di credere che Gretel potesse mentire - e i tre erano già stati beccati più di una volta in comportamenti tipicamente da bulli - dall'altra si chiedeva per quale motivo avessero deciso di prendere di mira proprio lei: mettersi contro ad una Grimm, perdipiù sorella della Caposcuola? Era letteralmente un suicidio per gli studenti di Hogwarts.

All'improvviso, una voce a lui sin troppo nota si intromise, facendolo voltare. "Cosa Merlino sta succedendo qui?" Gli sembrava quasi un deja vu: Eleonore - come ogni volta in cui c'era sua sorella di mezzo - era comparsa in mezzo al corridoio, sbucata apparentemente dal nulla.
"Era quello che stavo cercando di capire." Si limitò a rispondere con una scrollata di spalle, mentre vedeva la Corvonero lanciargli un'occhiata inceneritrice.

Non ne poteva più di quella situazione. Ce l'aveva con lui per cosa, adesso?


"Mi hanno buttata a terra." Emerse la voce di Gretel mezzo secondo dopo, indicando con un cenno della testa i tre ragazzi incriminati, facendo così partire immediatamente le loro proteste.
La Caposcuola fece scorrere lo sguardo sulla scena, zittendo le lamentele sul nascere con un'occhiataccia. Alla fine incrociò gli occhi con l'ex fidanzato. "Mi sembra una situazione molto semplice Daniel. Cos'è che devi capire, esattamente?" Chiese in tono piatto. "Voi tre siete in punizione."
"Ma non è andata così!" Si lamentò uno dei ragazzi.
"Silenzio!" Ordinò però lei, prima di prendere la sorella per le spalle e iniziare a pilotarla verso l'altra parte del corridoio. "Ti riaccompagno alla torre." Borbottò al suo indirizzo.
Daniel contò mentalmente fino a dieci prima di allungare il passo per raggiungerla. "Elenore, aspetta!" Provò a richiamarla. Vedendo che non si fermava, allungò il braccio per afferrarle un polso, mossa che però lei scansò. In ogni caso si fermò, girandosi verso di lui. "Cosa vuoi ancora?" Chiese fissandolo dritto negli occhi.

Mossa sbagliata per entrambi.

Il ragazzo tentennò per un momento. Non solo perchè, per un attimo, in quegli occhi si era perso, ma anche per quello che stava per dirle. Sapeva già che si sarebbe arrabbiata. Molto.  "Non dovresti ascoltare anche la loro versione prima di assegnare punizioni?" Decise di domandare alla fine, con tono deciso. 
Vide la ragazza sbattere le palpebre perplessa, in un riflesso di ciò che stava facendo in quel momento anche la sorella minore. "Non capisco..." Iniziò con tono confuso "Stai forse mettendo in dubbio la mia capacità di giudizio? Oppure... stai dando a mia sorella della bugiarda?" Chiese aumentando leggermente il tono di voce. "Ah no, aspetta, ci sono!" Continuò sarcasticamente. "Io sono una bugiarda, quindi anche mia sorella lo è. Non ti fidi di me, quindi non ti fidi neanche di lei. Io ti ho fatto soffrire" Adesso la sua voce era gelida "quindi adesso vuoi vendicarti su di lei!" Concluse furibonda.
Daniel, davanti all'infondatezza di quelle accuse, perse la pazienza.

Non ne poteva davvero più.


Gliel'aveva già detto di essersi pentito di quelle parole. Aveva cercato di farglielo capire in tutti i modi, ripetendolo in tremila toni diversi: dall'arrabbiato - dopo l'ennesime litigata  - al disperato - quando l'aveva letteralmente supplicata di tornare con lui, di dargli un'altra possibilità. Eppure la ragazza sembrava scordarsene ogni volta.
"Oh ma certo!" Iniziò ad urlare a sua volta "Ruota tutto attorno a te vero? Ma ti rendi almeno conto delle stronzate che dici?" Continuò furibondo. "Non ho detto che Gretel è colpevole e loro innocenti, ho solo detto che, essendo noi due Caposcuola, dovremmo ascoltarli entrambi! Essere imparziali è il nostro ruolo! O hai già scordato tutto quello che tu mi hai spiegato ad inizio anno, quando ho ricevuto la spilla?"

Gretel in quel momento avrebbe voluto solo sprofondare da qualche parte e sparire. Sentiva le mani della sorella che le artigliavano le spalle, unico vero segno che ne tradiva il nervosismo. E si sentiva profondamente in colpa per quell'ennesimo litigio tra i due. Era colpa sua. Era tutta colpa sua. Però non riusciva a dire una parola. Era letteralmente paralizzata.

"Quindi quando mio fratello mi ha creduto subito, ti è andato bene - perchè ti ha tirato fuori dai guai - ma se io credo a mia sorella è un problema? Cosa fai? Cambi versione a seconda di chi ti trovi davanti o a seconda di cosa ti fa comodo?" Strillò Eleonore in risposta.
Daniel strabuzzò gli occhi. "Davvero hai ripescato un episodio di sette anni fa?" Domandò incredulo. "Ero un bambino!"
"Avevi esattamente la sua età!" Sibilò lei. "Però lì non ti ho visto chiedere ad Hans di ascoltare anche la loro versione dei fatti! In quella occasione ti è andato più che bene che mio fratello abbia creduto direttamente a me, senza indagare oltre, nonostante fossero dei Serpeverde. E questi tre" continuò indicando i ragazzi con un cenno della testa, i quali, più o meno come Gretel, assistevano attoniti e in silenzio al litigio "sono della mia Casa. Quindi spetta a me decidere. Tu puoi andare."
Non era un consiglio. Era un'ordine mascherato.
E il Tassorosso lo capì molto bene. Non ci sarebbe stato verso di smuoverla dalle sue convinzioni. "D'accordo." Si arrese alla fine sospirando. "Ma sappi che stai sbagliando tutto."
Deluso e amareggiato per la situazione - che lo stava ormai facendo impazzire - le voltò le spalle, preferendo allontanarsi. Se fosse rimasto lì un secondo più non avrebbe risposto di se stesso.

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Anastasia interruppe i suoi passi nel corridoio, sentendo la voce di Fabian che la chiamava.
Lentamente, si girò verso di lui, mentre avvertiva una strana sensazione invaderle la bocca dello stomaco. Non sapeva neanche lei cosa provava esattamente.
Si ricordava perfettamente ciò che era successo la sera prima, ma ciò che non sapeva era se se lo ricordasse anche lui.
In tal caso avrebbe dovuto informarlo o fare finta di nulla?
E nel caso in cui anche lui se lo fosse ricordato, cosa ne avrebbe pensato? Certo, erano diventati molto amici in quell'ultimo periodo ma...

"Ehy!" La salutò lui con un sorriso. "Stavo andando dall'altra parte quando ti ho vista."
"Ciao." Fu la risposta incerta, mentre il cuore iniziava a batterle all'impazzata. Ricordava? Non ricordava?
Il Tassorosso sembrò leggerle nel pensiero. "In realtà ti ho fermato non solo per salutarti, ma anche per parlarti di... ieri sera." Iniziò titubante.
Il cuore della Corvonero, a quelle parole, fece una capriola.
"Ricordi tutto anche tu vero?" Continuò lui.
Nonostante la gola ormai secca, la ragazza riuscì a balbettare un "Cosa ricordi?"
"Questo." Rispose lui prima di farsi coraggio, afferrarle il viso e baciarla di nuovo. "E spero tanto di non essermelo solo sognato." Aggiunse prima di riprendere a baciarla.

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Brian, dopo aver trangugiato il contenuto del bicchiere che gli aveva appena passato Page, appoggiò il calice sul tavolino che aveva di fronte a sè nella Sala Comune dei Corvonero.
"Sicura che non fosse veleno?" Chiese con tono disgustato, facendo ridacchiare Micah, che sedeva sul divanetto insieme alla fidanzata.

Quella mistura aveva un sapore davvero orribile.


La ragazza rise a sua volta scuotendo la testa. "Giuro che non lo è." Asserì incrociando le dita nel tipico segno di giuramento. "E poi me l'hai chiesto tu un qualcosa che aiutasse la tua gola."
Il cantante annuì, mentre si passava la mano sul collo. "Questo non toglie che il sapore resti comunque schifoso." Commentò. "Senza offesa eh! Tu rimani comunque una pozionista abilissima! Io non ce l'avrei mai fatta a preparare questa mistura strana in cinque minuti."

La sera prima aveva forse leggermente esagerato a cantare e per quel motivo la gola gli dava fastidio. Ma presentarsi in infermeria per chiedere quella soluzione avrebbe di sicuro attirato domande sconvenienti, che volevano tutti evitare. Perciò non aveva potuto far altro che rivolgersi alla compagna. Sperando che lei potesse essere in grado di aiutarlo.

"E' la migliore sulla piazza!" Confermò Micah, facendo passare un braccio sulle spalle della fidanzata e attirandola verso di sè.
"Vedrai che serviranno solo cinque minuti per far sì che agisca. Abbi fede!" Lo incoraggiò lei. "Poi, appena avrà agito, potrai anche metterti a fare un altro concerto se vorrai!" Concluse con una leggera strizzata d'occhio.
"Ma anche no! Non ne voglio più sapere per almeno due mesi!" Fu la risposta ironica di Brian. "Se proprio volete, ne possiamo riparlare per la festa di fine anno, ma non prima."
"In ogni caso, davvero complimenti per ieri sera." Commentò Micah, sorridendo pigramente all'indirizzo dell'altro ragazzo. "Quando Page mi ha detto quanto eri bravo non ci volevo credere, ma ieri sera ho dovuto cambiare idea."
"Piano con i complimenti, se no mi fai diventare rosso!" Commentò divertito Brian, portandosi una mano davanti al viso, fingendo di arrossire.

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"Milly so cosa stai facendo e ti ringrazio, ma davvero, non ce n'è bisogno." Esordì Michael.
La ragazza, per tutta risposta, sbattè le palpebre. "Ehm... come?" Domandò alla fine.
"Inutile che fingi. Guarda che lo so, ma ripeto: non serve." Continuò lui serafico.
"Davvero non so di cosa tu stia parlando." Continuò lei stringendosi le spalle.
Il Tassorosso sospirò, mentre un leggero sorriso gli increspava le labbra. "Lo so che tutti voi ragazzi vi siete messi d'accordo per non lasciarmi mai da solo." Iniziò a spiegare.
Davanti alla faccia perplessa della ragazza, che sembrava quasi volergli domandare solo tramite l'espressività come facesse a saperlo, rispose "Ho sentito Daniel mentre ne parlava con Lex, Francisco e Micah, mentre si dividevano i turni tra i vari studenti delle diverse case. E so che oggi tocca a te."
Nonostante tutto, la ragazza provò a negare. "Ma che stai dicendo? Probabilmente hai capito male!" Provò a contraddirlo.
Però il ragazzo scosse la testa. "Ripeto, siete molto dolci a farlo. Ma non dovete. Anche se molto lentamente, mi sto riprendendo. Non ho bisogno dei baby sitter, devo tornare a potermi reggere solo sulle mie gambe. Quindi, per favore, non sentirti obbligata a passare la giornata con me."
Davanti alla completa sorpresa della ragazza - di certo Milly non si aspettava minimamente che Michael potesse accorgersene e chiedere spiegazioni così apertamente - il Tassorosso le si avvicinò per depositarle un bacio in fronte. "Grazie Mils, a te e a tutti voi. Ma davvero, di' loro che non ce n'è bisogno. Devo tornare a vivere, ma devo riuscirci da solo."
Poi le voltò le spalle e si diresse a passo tranquillo verso la biblioteca.

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* è possibile che molti di voi non l'abbiano riconosciuta, ma l'aula alla quale mi riferisco è stata usata nel 5° libro dal centauro Fiorenzo per la sua lezione di divinazione, quando sostituì la Professoressa Cooman

Lo so che il titolo fa schifo, ma non mi veniva in mente altro. Il capitolo è un po' di passaggio, ma a suo modo è comunque fondamentale per le dinamiche che portano verso la fine di questa storia (e per eventuali errori abbiate pietà! Sto pubblicando all'1 di notte!)

Ci vediamo settimana prossima! ;)

  
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