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Autore: Schully    18/07/2016    1 recensioni
Capitoli in revisione.
Mi sono messa a pasticciare dopo un finale di metà stagione mooolto deludente... se vi piace sognare forse questa storia fa per voi... premetto che l'ho scritta e pubblicata... non le ho dato il tempo di riposare sono troppo arrabbiata se c'è qualcosa da aggiustare dite son tutta orecchi.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finché c’è vita c’è speranza
 


Ho deciso che è meglio fermarsi per la notte, mancano ancora un paio d’ore prima che il sole lasci il posto alle stelle, ma per non correre rischi è meglio fermarsi ora. Mi guardo intorno per studiare la situazione, quando Eugene mi si avvicina e, con gli occhi bassi e voce timorosa, dice:
«Siamo troppo esposti qui, nel caso ci avessero seguito, ci vedrebbero immediatamente, suggerisco di addentrarci tra le carcasse, in modo da nasconderci un po’, tra l’altro potremmo trovare cose utili rovistando in giro.» Quasi mi viene da ridere notando da chi viene il suggerimento. Allora non è così inutile come pensavo! Comincio a comprendere Abraham per avergli creduto. Gli do una pacca sulla spalla e mi rivolgo agli altri:
«Credo sia meglio nasconderci, facciamoci largo tra queste macchine e usiamole come scudo, nel frattempo cercate cose utili» dico indicando le prime file di mezzi abbandonati. Ho notato poco più avanti un’autobotte ribaltato che fa al caso nostro.
 
Ci abbiamo messo un’ora buona a sgomberare il passaggio e sistemare i nostri mezzi tra le altre auto, compreso l’antifurto di Beth. Porca vacca non la facevo così in gamba! Dal poco che ho capito, si è sbarazzata da sola del suo rapitore, questo ci ha permesso di scappare, però sia lei che Daryl non parlano dell’accaduto, si sono trincerati dietro un silenzio ostinato sia verso loro stessi che verso di noi. È palese che il loro rapporto sia cresciuto e che da semplice tolleranza sia diventato qualcosa di più. Prima, mentre eravamo in macchina, ho sorriso divertito di fronte all’imbarazzo di Daryl, sembrava davvero un fottuto adolescente alle prime armi, forse neanche io ero così impacciato le prime volte. Dopo, però, quando ho visto l’intensità nel suo sguardo, ho capito quanto questa cosa tra loro sia seria. Che farebbe Hershel? Darebbe il suo consenso? Cosa devo fare io? Anche perché credo che mio fratello abbia bisogno d’aiuto. Intravedo con la coda dell’occhio Carol che mi guarda e non riesco a capire il perché, ma so che lei conosce l’esatta forma dei miei pensieri. Senza parlare guarda prima Beth e poi Daryl, dopodiché scuote la testa in un gesto rassegnato, infine si rivolta e mi sorride maliziosa; “già, la natura farà il suo corso” è quello che leggo nei suoi occhi. Poco più in là, Michonne gioca con Carl e Judith. Guardando fiero verso le due donne, penso:
“Che farei senza di voi, ragazze? Nulla! Sarei perduto!”    
 
Come ho promesso, faccio il primo turno di guardia sono salito sulla carcassa dell’autobotte per avere una visuale migliore, ma l’autostrada è troppo ampia perché da qui riesca a vedere tutte le eventuali minacce. Forse è meglio coprire il perimetro in due, uno dal lato sud e uno dal lato nord dell’accampamento. Non faccio in tempo a finire il pensiero che Carol mi chiama:
«Rick, da quella parte tieni d’occhio se arrivano i Wolwes, ok! Ma se da quell’altra arrivano gli erranti che facciamo?» Mi domanda con un ghigno dipinto sul volto. Questa donna è sempre un passo avanti a me, penso compiaciuto.
«Hai ragione, dobbiamo formare delle coppie per i turni di guardia, aspetta che scendo» le rispondo. Quando arrivo al centro dell’accampamento Carol è già pronta, ha scritto i nomi di tutti su dei foglietti e sento la sua voce chiara che spiega:
«I turni saranno di due ore per ciascuna coppia, a partire da adesso! Che ore sono Rick?»
«Le dieci» rispondo controllando l’ora sul orologio di mio nonno. Carol riprende la parola:
«Grazie. I turni finiranno quando sbaraccheremo domani. Io e Rick siamo esonerati in quanto copriremo il primo turno di guardia, mentre Judith e Carl sono esonerati in quanto troppo giovani…» Carl protesta interrompendo Carol:
«Ok, Judith, è troppo piccola, ma io?» Non ho bisogno nemmeno di intervenire che la protesta di mio figlio è sedata da Michonne e Carol: la prima gli posa una mano sulla spalla, mentre la seconda gli lancia un’occhiata degna di Lori:
«Tu dovrai proteggere tua sorella; è già un impegno molto importante, mi pare. Comunque, come stavo dicendo, gli altri peschino pure, prima le signore» e così facendo porge il barattolo alle donne del gruppo. Non so cosa voglia dimostrare ma questa volta voglio darle fiducia, se pensa che questo gioco possa alleviare la tensione, perché no? La prima ad infilare la mano nel barattolo è Sasha, la ritira con il suo foglietto stretto tra le dita e dopo poco esclama:
«Abraham, tu sei con me! Secondo turno.» Fa un cenno verso tutti noi e si defila, sono contento che sia in coppia con Abe, è fin troppo arrabbiata, lui saprà contenerla. Tara è la seconda che pesca e finisce in coppia con Michonne. Maggie becca il foglietto col suo nome, lo butta via ridendo e ci riprova: al secondo tentativo le capita in sorte Eugene; gli batte il cinque e si ritira per riposare. Rosita scaccia in malo modo la mano di Beth per pescare prima di lei e finisce con Daryl per l’ultimo turno della notte; Beth e Glenn dovranno dare loro il cambio.
«Credo sia tutto!» Continua gioviale Carol guardando padre Gabriel, il cui nome è rimasto solitario. Prima che tutti partano a fare il loro dovere, li richiamo ancora una volta all’ordine:
«Vi ricordo che domattina voteremo se andare avanti o tornare indietro per cercare un percorso migliore. Di fronte abbiamo l’ignoto, è vero, ma io sono propenso ad andare avanti, sappiamo cosa ci attende alle nostre spalle. Guardatevi dentro e scegliete, da domani non si torna indietro» do un bacio a Judith e un buffetto a Carl. Sono pronto, qualsiasi cosa accada.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Rosita sta pulendo il suo fucile, quando io mi avvicino. Mi siedo accanto a lei e dico tutto d’un fiato:
«Rosita, ho bisogno di un favore» lei si volta e mi guarda con espressione interrogativa,
«so che tu ed io non abbiamo socializzato molto e che non siamo grandi amiche, ma, vedi, io…»
«Vedi di venire al punto, non ho tutto il giorno» mi risponde stando sulle sue.
«Ecco, io… io ho bisogno che tu mi svegli… sì, che tu mi svegli quando inizia il tuo turno di guardia, devo… Ho bisogno di parlare con una persona, e… come dire… ho bisogno di privacy.»
«Ok, ok, non c’è bisogno di farla tanto lunga, ti sveglio all’inizio del mio turno, va bene!» Risponde alzandosi. Mentre si ripulisce dalle foglie secche e dal terriccio, continua:
«Comunque, se vuoi il mio consiglio, dovresti parlare meno e agire di più: sei giovane e bella, saltagli addosso e falla finita, no?»
«Scusa? A chi è che dovrei saltare addosso?» Rispondo rossa come un peperone.
«A Daryl, no? Se ne sono accorti anche i sassi!» Risponde ridacchiando mentre se ne va.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Quando Carol si è presentata con carta, penna e barattolo, ho già capito dove voleva andare a parare, ha cercato di incastrarmi in un qualche turno notturno con Beth. “Gne gne strega, ti è andata male, sono finito con Rosita, contenta?” Penso. Mentre la guardo con aria di sfida, lei mi si avvina con finta nonchalance:
«Che c’è, Daryl? Devi dirmi qualcosa?»
«Non abbocco, Carol, sono vecchio per questi giochetti!» Rispondo indispettito. Lei continua a fissarmi come se cadesse dalle nuvole:
«Giochetti? Quali giochetti, Daryl? Reputi la nostra sicurezza uno stupido giochetto?» Si porta una mano alla bocca fingendosi scandalizzata, «ne sono dispiaciuta» continua con la sua recita.
«Hai deciso di farmi incazzare?» Le sputo in faccia a pochi centimetri dal viso. I suoi occhi azzurri mi scrutano e un ghigno le solca le labbra:
«Sì, se questo serve a farti ammettere la verità!» Risponde fissandomi.
«Che cazzo ne sai tu, stronza? Eh? Cosa cazzo ne sai? Vai a fare da mammina a qualcun altro, invece che rompere i coglioni a me! Io non ne ho bisogno!» Eccolo qua, il vero me, alla fine è uscito allo scoperto, penso mentre mi allontano arrabbiato.
«Ti conosco meglio di tutti, è inutile che neghi l’evidenza.» Mi urla dietro, mentre mi allontano sempre più. «Lei ti ha cambiato!»
Cosa vogliono da me? Cosa cazzo vogliono? Che ammetta di essere umano? Di avere dei sentimenti? Cristo, non ne sono capace… mi accascio su me stesso e piango, sto piangendo…Non mi ricordavo più che sapore avessero le lacrime, forse l’ultima volta che ho pianto per davvero è stato quando credevo di aver perso Beth ma, ora sono di nuovo tangibili, reali. Le sento che mi bagnano le guance, arrivano alle mie labbra sono salate e amare, “Cristo” dopotutto sono un essere umano anch’io. Le sento che mi bagnano le guance, arrivano alle mie labbra, sono salate e amare. “Cristo” dopotutto sono un essere umano anch’io.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Rick mi ha dato ascolto, ho suggerito che fossimo troppo esposti e lui mi ha dato retta, incredibile! Forse dovrei renderlo partecipe delle mie paure, delle mie scoperte. Ho sentito dei fruscii nelle onde radio, degli strani eco, ritorni di segnale; non è nulla di chiaro, non ho nessuna prova, però… sento che qualcuno ci ascolta. Cosa diamine faccio? Ho paura che se ne parlassi ora, la prenderebbero per l’ennesima cazzata di Eugene e che non le darebbero il giusto peso. Magari sto davvero prendendo un granchio, magari sono normali ritorni di segnale dovuti al fatto che le frequenze ora sono libere, ma se non fosse così? Se succedesse qualcosa che io avrei potuto prevenire, come mi sentirei? Pensa, Eugene, pensa, ci sarà pur qualcosa che… “Eureka!” C’è qualcosa che posso tentare per ottenere le prove che qualcuno ci ascolta, il problema è che non so quanto ci metterò.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Rosita è venuta a svegliarmi come promesso, aspetto qualche minuto e poi mi alzo per seguirla a distanza e capire dove si sarebbero posizionati lei e Daryl. Cerco di muovermi il più silenziosamente possibile, ma Maggie mi vede e curiosa mi domanda:
«Dove stai andando, Betty?» Erano anni che non usava quel nomignolo. Vedo il suo sguardo preoccupato e colpevole, forse teme che io stia per riversarle tutta la mia rabbia contro, ma non ho né tempo, né voglia. Lei ha fatto una scelta seguendo Abraham, e io posso scegliere di non rispondere, di far finta di non averla nemmeno udita. Quindi continuo imperterrita nel mio cammino, quando lei mi afferra per il braccio e mi costringe a voltarmi:
«So che sei arrabbiata con me, hai tutte le ragioni per esserlo… non ti ho tenuto al sicuro, ero la più grande, ci si aspettava da me che fossi pronta… ma… non lo sono stata. Perdonami, Beth. Vorrei poter tornare indietro e impedire tutto quanto».  Il mio sguardo si carica di un cipiglio infastidito, perché cancellare tutto quanto significherebbe cancellare anche quello che c’è stato tra me e Daryl, e io non voglio assolutamente. Lei se ne accorge e con sguardo dolce continua:
«Bhe, magari non proprio tutto. Gli ho sentito dire che avrebbe controllato il lato nord, fossi in te la mia passeggiata la farei da quelle parti. Non ti dirò buona fortuna… Ti dico stai attenta!» La guardo e sento che le mie labbra si stanno aprendo in un sorriso. Ormai è tutto perdonato, tra di noi è sempre stato così; bastava il nulla per farci litigare, ma anche meno per far pace. Mi inoltro nella direzione indicatami, quando la voce di mia sorella mi richiama:
«Hey, Betty… buona fortuna!» Ride maliziosa mentre mi allontano.
 
Daryl sta al bosco come un topo sta al formaggio, non posso fare a meno di notare, mentre osservo l’oggetto della mia ossessione fare la guardia appollaiato sul ramo basso di una quercia nei pressi del nostro accampamento. La luna che filtra tra i rami lo illumina donando riflessi argentei alla sua figura e formando quasi un’aurea angelica intorno a lui; il mio angelo dannato.
Probabilmente si è già accorto della mia presenza e sta fingendo di non notarmi. Se quello che vuole è giocare sporco, ok, chi sono io per contraddirlo? Continuo a camminare il più silenziosa possibile fino ad arrivare ai piedi dell’albero dove se ne sta appollaiato a non più di un metro da terra, fisso il mio sguardo sul suo viso e mi accorgo che ha gli occhi chiusi e che sembra perso in riflessioni senza fine. La sua fronte è corrucciata e la linea delle labbra è tirata in una smorfia ansiosa. Mi lascio scappare un sorriso, forse non mi ha visto davvero. Quale migliore occasione per vendicarmi un po’? Lentamente poggio un piede su uno snodo dell’albero, attenta ad ogni scricchiolio, mi isso piano afferrando un ramo sopra la mia testa e finalmente mi ritrovo col viso alla stessa altezza di quello dell’arciere; sono talmente vicino che posso vedere ogni ruga, ogni increspatura della sua pelle ruvida. Confesso che il mio intento era quello di arrivargli vicino per potergli dire: “BUUU!!” E per una volta prenderlo alla sprovvista, magari farlo anche spaventare. “Tsk” che illusa! Mi ritrovo a fissare il suo volto con la gola secca, consapevole che prima o poi aprirà gli occhi e io sarò in trappola.
«Se continui a fissarmi così mi consumo» esclama con ancora gli occhi chiusi. Io mi perdo nelle tonalità della sua voce e nella carezza del suo fiato sulla mia pelle, consapevole però del fatto che non ha ancora aperto gli occhi, come se la mia vicinanza lo spaventasse.
«Non è mai morto nessuno per i troppi sguardi» rispondo senza accorciare le distanze. Anzi, poso una mano sul tronco accanto al suo capo.
«Beth» mi ammonisce cercando di allontanarmi; di fronte alla mia risolutezza spalanca gli occhi e li fissa nei miei. Io ne rimango totalmente soggiogata, ogni pensiero razionale va a farsi friggere di fronte a quello sguardo: è così… così indifeso, doloroso. Con una mano prova ancora a scostarmi da lui facendo pressione sulla mia spalla.
«Beth» ripete ancora, cercando di allontanarmi. Io metto anche l’altra mano sul tronco nel tentativo di intrappolarlo. Sono in equilibrio precario, infatti il mio piede scivola e sto quasi per cadere, quando due braccia forti mi stringono sostenendomi. Affondo il viso nel suo petto, respirando il suo odore e mentre cerco nuovamente con il piede lo snodo dell’albero, mi stringo con più forza a lui.
«Vedi?! Non puoi fare a meno di proteggermi!» Esclamo risoluta, scostandomi dal suo petto per poterlo guardare negli occhi. Lui cerca di nascondersi:
«Stavi cadendo, è stato istintivo»
«Puttanate, Daryl.»
«Modera il tono, ragazzina!» Sgrano gli occhi offesa.
«Non sono una ragazzina, Carl è un ragazzino, io… io… sono una donna, fattene una ragione!» Gli rispondo cercando di tenergli testa. «Una donna per cui provi attrazione, è inutile che lo neghi, non sono così ingenua, sai? In macchina tu volevi baciarmi» gli urlo in faccia «e poi anche prima… ho visto, sai, il lampo con cui mi guardavi, insomma…» non mi dà il tempo di finire che s’intromette nel discorso:
«Tu vaneggi! Stupida puttanella, non hai capito un cazzo! Sii grata che non ti consideri una donna ma solo una stupida ragazzina, non hai idea…»
«Idea di cosa, Daryl? Dell’amore? Dell’attrazione? Quello che non ne ha nessun’idea sei tu.» Dico triste mentre scendo dall’albero. Il calore del suo corpo non mi ha ancora abbandonato, quando sento Daryl che afferra il mio braccio e lo strattona violentemente per tirarmi verso di lui.
«Hai il potere di farmi andare fuori di testa» sussurra, probabilmente senza volerlo. Infatti, subito dopo, la maschera di freddezza è sul suo viso e simultaneamente lascia il mio braccio come se il solo contatto lo avesse bruciato.
«Ah! Io, eh?» Dico quasi balbettando.
«Cosa?» Risponde confuso.
«Sono io che mando fuori di testa te e non il contrario, vero? Tu e i tuoi stupidi cambi d’umore! Tu e il tuo stupido orgoglio! E poi la ragazzina sarei io? Questa sì che è bella.» Per una volta è rimasto senza parole, uno a zero per me. Un grugnito contrariato gli scappa dalle labbra, è quasi buffo con la sua aria da burbero. Mi scappa da ridere, non riesco a trattenermi e mi lascio sfuggire un sorrisino divertito. Daryl mi guarda intensamente, all’improvviso sono nervosa, mi sento nuda sotto i suoi occhi, istintivamente arrossisco. Lui continua a fissarmi e fa un passo verso di me, la vicinanza dei nostri corpi ora è davvero minima. Sono consapevole di essere rossa come un peperone e che probabilmente il battito del mio cuore sia udibile per miglia, “che richiami un’orda intera” penso, non m’importa. Siamo uno di fronte all’altra, lui prende la mia mano e sento che intreccia le sue dita con le mie. Il suo sguardo è sempre fisso su di me e mi toglie l’aria.
«Sei tornata indietro» la sua non è una domanda, è una affermazione.
«Sì, tornerò sempre indietro per te» rispondo. Stringo la sua mano più forte che posso per trasmettergli tutto il mio amore.
«Perché?» Chiede malizioso, guardandomi negli occhi a un centimetro dalle mie labbra.
«Umm, umm» rispondo citandolo e sfidandolo allo stesso tempo, anche perché confesso di essere a corto di parole. Lui sembra apprezzare, perché si apre in un sorriso spontaneo:
«Hai imparato bene, Signorina Green» dice prima di fiondarsi sulle mie labbra.
 
Continua…
   
 
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