Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    22/07/2016    1 recensioni
Francia, Marzo 1942 - Un piccolo caccia della Royal Air Force viene abbattuto nella campagna francese, lungo il Fronte Occidentale. Per i due piloti non c'è alcuna speranza: catturati da una brigata tedesca, torturati per informazioni su una importante azione militare degli Alleati. Allo spietato capitano Weilman si contrappone il Maggiore Erwin Smith, altrettanto desideroso di ottenere informazioni; almen fino a che qualcosa non scatterà nella mente del giovane ufficiale, portando alla luce vecchi debiti e promesse.
Aveva cercato in tutti i modi di tenere su l’aereo, tirando al massimo la cloche, sterzando ripetutamente per non costringere il piccolo caccia allo stallo, ma era stato tutto inutile: le ali non riuscivano a catturare correttamente l’aria, trapassate come erano, mentre dal motore usciva una scia di fumo nero.
La ff, a più capitoli, si propone di partecipare alla Challenge AU indetta sul forum da Donnie TZ. Prompt: Historical AU! IIWW = seconda guerra mondiale.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Farlan, Church, Hanji, Zoe, Irvin, Smith
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Prologo
 
Giugno 1916 – Verdun, Francia.
 

L’afa si era impossessata della pianura di Verdun. Erano anni che il sole non martellava tanto intensamente il confine francese: le estati precedenti erano state piovose, fresche e ristoratrici. Quell’anno, invece, nemmeno il vento spirava lungo le linee delle trincee, ormai vuote.
L’assalto tedesco era scattato in mattinata, poco prima di mezzogiorno: i carri armati erano avanzati sul terreno arido, incurante delle mine che facevano esplodere i loro cingoli, degli arti mozzati lungo il terreno insanguinato, dei soldati che cadevano morti lungo la via. Le trincee francesi avevano resistito stoicamente, impendendo ai crucchi di avvicinarsi troppo. La strategia militare della Germania era miseramente fallita e Verdun era nuovamente salva, sotto controllo dell’alleanza franco-inglese. I generali avevano, comunque, sancito una tregua, per permettere la cura dei feriti e il trasporto dei cadaveri lontano dal terreno di scontro.

Kenny sbucò dalle latrine, allacciando la cintura con un secco movimento. Dopo il combattimento, si sentiva spossato e vuoto, come ogni volta. Si ritrovava spesso a domandarsi perché combattere: non era la loro guerra, quella! Che i francesi mangia-rane se la sbrigassero da soli! Non capiva perché degli inglesi dovessero combattere in suolo straniero, per un Paese che, sin dagli albori della storia, non aveva fatto altro che rompere le balle ai sudditi di sua maestà. Poco male… ormai era lì! Lo avevano spedito al fronte due settimane prima, destinandolo alla prima linea: forse speravano di vederlo crepare alla svelta, ma… in realtà, era sopravvissuto egregiamente. Aveva una mira eccellente, era uno dei migliori cecchini dell’esercito Inglese ed  anche una spina nel fianco per gli ufficiali: troppo indisciplinato, impossibile da controllare ed incapace di eseguire gli ordini. Per questo, mandarlo in trincea era parsa un’ottima idea: l’esercito britannico si sarebbe disfatto del suo peggior elemento senza scomodità! Sarebbe bastato attendere un proiettile o una mina tedesca e… puff… arrivederci Mr. Ackerman.

Contro le aspettative, però, Kenny era sopravvissuto fino ad ora! Spossato, stanco, logorato da quella guerra, ma ancora vivo… per di più, si era impegnato al meglio nel suo ruolo in trincea: il suo fucile non falliva mai un colpo. I soldati nemici cadevano come birilli quando li puntava e per loro non c’era mai scampo: uno sparo dritto in testa o nel cuore e via… nessuno spreco di proiettili, né di risorse umane. Da solo, Kenny era in grado di svolgere il lavoro di venti cecchini. Naturalmente, i suoi commilitoni gli erano grati: benché non ne avesse alcuna intenzione, la sua mira aveva salvato molte più vite di quante ne avesse falciate. Si era guadagnato rispetto e fedeltà, tra i soldati, tanto che persino alcuni ufficiali lo invidiavano apertamente: come era possibile che quel grezzo contadinotto – capace solo a sparare alle volpi che gli rubavano le galline – fosse diventato il miglior tiratore dell’esercito inglese?

«Ehi!» una voce, alle sue spalle. Kenny si voltò, distraendosi da quei pensieri, e notando un ometto paffuto avvolto in una divisa da capitano «Che fai ancora qui? La tua squadra è stata destinata al recupero feriti e cadaveri» gli lanciò un paio di guanti da lavoro «Vedi di darti da fare»

«Seh signore…» rispose controvoglia, aspettando che il superiore si allontanasse per rifilargli un gestaccio. Che rottura di palle quella guerra. Non gli interessava e certo raccattare morti e mutilati non era proprio il suo forte. Lui i morti li creava soltanto, mica li seppelliva!

Sbuffò, infilandosi i guanti e sgusciando fuori dalla trincea. Aveva bisogno di tabacco da masticare! Avrebbe potuto chiederne al sergente Stark se gliene era rimasto da vendere, ma… quello strozzino avrebbe preteso almeno dieci sterline per una manciata di foglie! E lui non incassava la paga da svariate settimane, ormai…

Gettò una occhiata ai corpi più vicini, affinando sul volto un’espressione furba. Forse… c’era un altro modo per procurarsi del tabacco! O delle sigarette, se fosse stato fortunato! In fondo, quelle salme non avevano certo bisogno di fumare! Lui, al contrario…

Si chinò sul corpo riverso di un soldato tedesco, frugando rapidamente nelle sue tasche: doveva essere veloce e attento a non farsi scoprire; lo sciacallaggio era un reato da corte marziale e non aveva nessuna intenzione di finir fucilato da qualche parte. E per cosa, poi? Quel crucco non aveva niente addosso, se non un piccolo specchio rotondo! Kenny squadrò il proprio viso riflesso: lo sguardo chiaro incastonato nel viso giovane e vigoroso, i capelli scuri che spuntavano da sotto l’elmetto, le labbra sottili ed i denti tinti del giallo della nicotina. Malgrado gli stenti della guerra, era ancora un bell’uomo: fresco, vigoroso, piacevole. Se soltanto non avesse avuto quel brutto vizio di uccidere…
Sogghignò a quell’idea, gettando a terra il piccolo specchio e passando al corpo successivo. Niente, nemmeno lì: soltanto un libro di preghiere ed un rosario. Che se ne faceva di quella roba? Non era religioso! Gettò tutto a terra, proseguendo oltre:

«Tu… hai la faccia da ubriacone, eh…» aggiunse, accovacciandosi ad un altro uomo riverso a terra. C’era del sangue tutto attorno, una gamba spezzata e il viso immerso in una pozza d’acqua stagnante. I capelli biondi erano appiccicati alla nuca, appena visibile sotto all’elmetto  verde, dove capeggiava una croce rossa su fondo bianco «Un medico, eh? Beh… la guerra non ha risparmiato nemmeno te» sussurrò, allungando le dita per frugare nella borsa poco distante.

Trasalì, tuttavia, quando una forte mano gli afferrò il polso. Abbassò lo sguardo, incrociando quello azzurro del tedesco: il viso scarno era incorniciato da una ispida barba bionda, mentre il naso sorreggeva a stento un paio di occhiali tondeggianti.

«A-aiutami» parlava correttamente inglese il medico, senza alcuna sfumatura berlinese. Era un alleato? No! Indossava la divisa tedesca.

«Chi sei?» non era una domanda sensata, se ne rendeva conto, ma… quelle circostanze erano bizzarre. Era la prima volta che un morto lo supplicava. Sogghignò piano a quell’idea, cavando poi la Webley dalla fondina; puntò la bocca della pistola alla testa del ferito «Dovrei spararti crucco, lo sai?»

«Mi chiamo… Smith. Sono… un dottore»

«Questo lo vedo. Ma sei un dottore tedesco, quindi non ho alcun interesse a parlare con te. Stai buono, mentre ti faccio saltare le cervella»

«No… per fa-vore.»

«Perché dovrei risparmiarti? Sei solo una seccatura, per me…»

«Sono un… dottore»

«Lo hai già detto!» quel tipo lo stava snervando «Pensi che questo ti aiuterà a sopravvivere?»

«Potrei… essere d’aiuto… curare i… vostri feriti»

«Non essere ridicolo» scosse il capo «Sei moribondo, non potresti curare nessuno in queste condizioni. E… abbiamo già i nostri medici. Tu non serviresti a niente. Finiresti solo in un campo di prigionia, fino al termine della guerra… a mangiare a sbafo e grattarti la pancia tutto il giorno. È meglio se crepi, fidati»

Caricò l’arma, ma la presa sul suo polso non accennò a diminuire. Quell’uomo si stava aggrappando a lui con tutte le forze, come se non fosse un assassino, ma l’unica ancora di salvezza. Arricciò le labbra in una smorfia irritata:
«Lasciami, crucco!» ringhiò, strattonando il braccio e puntando il revolver.

«Ti prego! Ho una moglie e un figlio piccolo… se anche tu hai una famiglia, allora…»

«Non ho nessuno» lasciò scivolare l’indice sul grilletto. Non aveva nessuno, lui… o quasi. Non era sposato, non aveva figli o parenti… aveva soltanto una sorella, da qualche parte nei sobborghi di Londra. Era una fruttivendola che… arrotondava i proventi del negozio vendendo ben altro tipo di merce. Vendere verdura in tempo di guerra era difficile; accogliere uomini nel proprio letto ogni sera era, al contrario, facile e produttivo. Era così che era rimasta incinta: da uno sconosciuto. Aveva da poco partorito. Lui le aveva promesso di mandarle soldi regolarmente, per aiutarla a sostenersi, a crescere quello sgorbio senza padre; da quando avevano smesso di stipendiarlo, però, aveva interrotto ogni mantenimento. Chissà, forse sua sorella se la sarebbe cavata comunque. Oppure…

Un’idea gli saltò nuovamente alla mente:
«Ehi, crucco!» una scrollata al corpo quasi esanime dell’uomo «Sei ricco? Te la passi bene? Da quanto so… i medici tedeschi guadagnano parecchio»

Lo vide annuire:
«S-sì. Ho dei risparmi. Prendili se vuoi… voglio solo… tornare a ca-sa dalla mia famiglia»

Comprensibile, ecco. Quasi tutti i soldati volevano tornare a casa. Perché per il tedesco sarebbe dovuto essere diverso?
«Va bene, Smith… Ti porterò con me. Ti guariranno e … tornerai da tuo figlio. In cambio, ti chiedo solo di pagarmi bene per questo servizio che ti faccio. Non sei l’unico ad avere una famiglia da proteggere»

Non ottenne risposta: l’uomo era svenuto. Con uno sbuffo, Kenny se lo caricò in spalla, barcollando verso le vicine trincee. Non avrebbe avuto il suo tabacco, per oggi, ma solo un peso in meno sulla coscienza.

Già, ma… le buone azioni non si potevano fumare. Poco male: avrebbe lasciato il ferito in infermeria e poi sarebbe tornato a raccattare cadaveri; magari sarebbe stato fortunato e, questa volta, avrebbe trovato le sigarette che tanto agognava.

 


 


Angolino: Buona sera! Mi sto cimentando in una nuova piccola sfida: una AU (perchè le AU mi piacciono) sulla seconda guerra mondiale. Spulciando il forum, ho trovato una Challenge, indetta da DonnieTZ. Mi sono incuriosita subito e... innamorata dei prompt proposti. Sono tantissimi ed interessantissimi! Ho preso coraggio, dunque, decidendomi a scrivere una idea che mi frullava in testa da un po': Una AU ambientata negli anni della seconda guerra mondiale (Nello specifico, questa sarà ambientata nel 1942; solo il prologo, come avrete notato, è ambientato durante il primo conflitto ^^).
Semplicemente, mi scuso in anticipo per gli "errori storici" che sicuramente commetterò: ho cercato di documentarmi su wikipedia, ma so di non essere una grande esperta di storia XD le mie conoscenze del periodo, purtroppo, si fermano a quanto studiato a scuola ed a qualche libro della biblioteca. Però... ci provo comunque, consapevole di  "piegare", a volte, la storia vera e propria alle esigenze della mia ff. Vi chiedo, dunque, scusa per qualunque incoerenza possa esserci nel testo ^^ (quelle ed eventuali errori di battitura / ripetizioni... l'ho riletta, ma... sono cose che mi sfuggono spesso ç_ç)
Naturalmente, questo è solo il prologo - il primo capitolo lo inserirò al più presto e da lì spero di riuscire a sviluppare la trama gradualmente (e la eruri *coff coff* mi spiace, li adoro troppo *_*). l' idea è per una long-fic, che spero di riuscire a portare avanti.
Grazie per aver letto fin qui! Se avete suggerimenti e consigli, al solito, sono disponibilissima a riceverli!
ps. mi scuso anche per il doppio invio nei dialoghi, ma... altrimenti rimaneva troppo compatto il testo e non mi piaceva XD
  
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